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sabato 2 dicembre 2023

L'Angelo e la favola

 Degli angeli che calarono a frotte dal più alto dei cieli a cantare il “Gloria” sulla capanna dove nacque Gesù Bambino, uno si perse. 
Era un angelo distratto, sempre assorto nei suoi pensieri. Fu così che, quando scese sulla terra in quella notte fatale, l’angelo favolista vide, poco discosto da Betlemme, un gruppo di ragazzini che, dopo aver anch’essi fatto visita a Gesù, se ne tornavano a casa. 
Quale magnifica occasione. Sceso accanto a loro in veste di pellegrino dalla barba bianca, incominciò uno dei suoi racconti. 
Ed era l’alba quando i bambini furono costretti dalle grida delle mamme a tornare a casa, con la fantasia ed il cuore accesi da decine di meravigliose fiabe che l’anziano pellegrino aveva raccontato loro.
Il sole stava sorgendo e per Gesù iniziava la prima giornata terrestre. 
L’angelo pellegrino era in ritardo, molto in ritardo. E per di più non ricordava più, assolutamente, come si facesse a ridiventare angelo: una formula? Ma quali parole? Un pensiero chiave? Ma quale?
L’unica soluzione era andare da Gesù, chiedergli scusa e raccontargli tutto. Ma Gesù ora non era che un bimbetto in fasce, un bimbo di donna. 
E il Bimbo e la Donna, alle parole del pellegrino, non seppero proprio cosa rispondere: il Bimbo perché sorrideva soltanto e non sapeva ancora parlare; la Donna perché non conosceva che il Mistero che portava stretto al petto.
Fu così che l’angelo—pellegrino cominciò il suo girovagare terreno. 
E tanto gli piacque narrar favole ai bambini di quaggiù che il Signore, quando fu tornato nei Cieli e lo vide attorniato da bambini con gli occhi spalancati e la bocca aperta per la meraviglia, ce lo lasciò. 
Ancor oggi di tanto in tanto appare. 
E’ talmente invecchiato che la sua veste umana gli si è logorata completamente. 
Ma ben lo conoscono le mamme, quando suggerisce loro le più belle favole; ben lo conoscono i poeti, quando sussurra al loro cuore i versi più ricchi di fantasia e di colore; ed anche qualche prete, quando sente nel cuore un certo pizzicorino che lo spinge a dire — finalmente — cose meravigliose. 
Ma tutti lo conosceremo, se saremo stati buoni, nel momento del nostro volo verso il cielo. 
Quel momento buio sarà illuminato dalla Favola più bella ch’egli solo sa raccontare così bene perché così bene egli solo la conosce. 
Ci ricorderemo d’invocarlo, almeno allora?

(Riduzione da un racconto di Piero Gribaudi)













Se noi avessimo gli occhi degli Angeli nel guardare nostro Signore Gesù Cristo che è presente sull’altare e che ci guarda, come Lo ameremmo! 

 - San Giovanni Maria Vianney - Curato d’Ars - 


La pesatura delle anime. 
Lunetta della chiesa di San Biagio a Talignano (PR)

L'istante è come l'Avvento, poiché l'istante non è ancora il compimento. E se è già compiuto, perché Cristo è venuto, se l'istante porta nel suo grembo un "già", anche in questo senso è ancora attesa del compimento, o meglio, è attesa che si manifesti ciò che è già avvenuto, e che esso porta nel suo grembo.
La parola più amica dell'istante, perciò, è la parola "Avvento". E il sentimento che domina l'istante e lo fa diventare ricco di pace, carico di vigilanza e produttivo, è proprio l'attesa."

- Don Luigi Giussani - 




L’Avvento, come la Quaresima, è una stagione per la preghiera e per l’emendamento dei nostri cuori. 
Dal momento che arriva in inverno, il fuoco è un segno adatto per aiutarci a celebrare l’Avvento. 
Se Cristo sta per venire più pienamente nelle nostre vite in questo Natale, se Dio sta per incarnarsi realmente per noi, allora il fuoco dovrà essere presente nella nostra preghiera. 
Il nostro culto e la nostra devozione dovranno alimentare quel genere di fuoco nelle nostre anime che può davvero cambiare i nostri cuori. 
La nostra è una grande responsabilità per non sprecare questo tempo di Avvento.

- Edward Hays - 
Sacerdote contemplativo cattolico, Nebraska - U.S.A.



Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 27 febbraio 2020

Alfabeto del buon Cristiano - Don Giuseppe Tomaselli

 «O anima pia, se hai la possibilità, trascrivi questo alfabeto e diffondilo tra i conoscenti». 

A. Ama Iddio; ma per amarlo sinceramente, devi pure amare il prossimo tuo come te stesso. 

B. Benedici il Nome del Signore. Non bestemmiare e non dare ad altri motivo di bestemmiare.

C. Cerca di fare opere buone. Morendo lascerai denari piaceri e tutto; porterai con te soltanto le opere buone. 

D. Due sono le strade dell’eternità: una conduce al Paradiso e l’altra all’inferno… Per quale di esse sei incamminato? …Pensaci seriamente! 

E. Evita i compagni cattivi. Senza neanche accorgertene, frequentandoli diventerai cattivo pure tu. Ti pentirai un giorno ma forse troppo tardi. 

F. Fuggi i cinema e i teatri immorali. Fuggi i balli scandalosi e la moda indecente. Cinema, balli e moda, hanno sepolto prima nel vizio e poi nell’inferno tante anime.

G. “Guai a chi dà scandalo” – dice Gesù Cristo. Sei stato ad altri motivo di scandalo con discorsi o azioni? Piangi a lacrime di sangue e ripara il male prima di presentarti al tremendo giudizio di Dio! 

H. Hai libri cattivi? Distruggili presto! Un libro cattivo in casa è come un serpente velenoso nel letto. 

I. Imita i buoni. Non tralasciare di fare il bene per paura della critica altrui. 

L. Le cure del tuo corpo sono tante, eppure esso andrà a marcire in una fossa. Perché non hai almeno la stessa cura dell’anima tua? 

M. Metti ogni diligenza per santificare la festa. Fa’ riposare il corpo dal lavoro e ricrea la tua anima con pratiche religiose. 

N. Non chi dice: “Signore, vi amo!” – andrà in Paradiso, ma chi fa la volontà di Dio, praticando i suoi comandamenti. 

O. Ogni anno, almeno nella Pasqua, confessati e fa’ la Santa Comunione. Se tralasci questo, non meriti il nome di Cristiano. 

P. Prima di coricarti pensa: «Se morissi questa notte, come si troverebbe l’anima mia?». 

Q. Quando una grave malattia ti cogliesse, non ritardare a chiamare il medico dell’anima che è il Sacerdote, come non ritardi a chiamare il medico del corpo. 

R. Ricordati che subito dopo questa vita comparirai davanti a Gesù Cristo per essere giudicato e rendergli conto di tutto, anche delle parole oziose. 

S. Se il demonio ti tenta a peccare, pensa che sei alla presenza di Dio e non fare niente che sia disdicevole al divino cospetto. 

T. Tieni questa norma: degli altri parla sempre bene; se c’è da parlare male taci. 

U. Uno dei vizi più comuni e più detestabili è il parlare disonesto e vergognoso; con esso si fa male all’anima propria e a quella degli altri. 

V. Vuoi salvarti?...Fuggi le occasioni di peccato, cioè le persone ed i luoghi, che ti spingono fortemente al male. 

Z. Zela il bene dell’anima tua; ma fa’ pure qualche cosa per salvare le anime altrui. Se avrai salvato un’anima, avrai predestinato la tua.


- don Giuseppe Tomaselli -



Trovasi chi dice: 

Mi confesserei... ma mi confondo a pensare i peccati; non saprei da dove incominciare e,... siccome la Confes­sione è una cosa abbastanza seria, preferi­sco non farla, anziché farla male, trala­sciando qualche peccato! -

Ragionamento falso! Per avere il perdo­no dei peccati, basta confessarsi come me­glio è possibile. I peccati dimenticati senza colpa propria, restano perdonati indiretta­mente.

Tuttavia chi prova la detta difficoltà, può dire al Confessore: Padre, aiutatemi voi con delle domande nella ricerca dei miei pec­cati! - Ben volentieri il Ministro di Dio si presterà a quest'atto di carità.

- Don Giuseppe Tomaselli, sacerdote ed esorcista salesiano -




IL VERO MOTIVO PER CUI MOLTI NON SI CONFESSANO

Il motivo vero per cui tanti e tanti non vogliono confessarsi, è il non aver voglia di rimettersi sulla buona strada, cioè di la­sciare il peccato o di riparare il male fatto.

- Confessarmi? Giammai! Dovrei finire di fare imbrogli nel commercio, anzi dovrei riparare il danno recato! Certo il Prete mi dirà questo. Non mi conviene farlo e quin­di... non mi confesso!

- Confessarmi? Neanche per sogno! Ho incolpato innocentemente il prossimo di una grave mancanza. Se mi confesserò, il Sacerdote mi imporrà di disdirmi per rida­re l'onore tolto. Ma questa umiliazione non voglio averla; perciò... non mi confesso!

- Confessarmi? Mai più! Se non perdo­no, non posso essere perdonato. Ho un ne­mico e l'odio a morte; confessandomi, do­vrei togliere l'odio; e siccome non voglio fa­re ciò, non mi confesso!


-  Don Giuseppe Tomaselli, sacerdote ed esorcista salesiano -



IMPORTANZA DELL'ISTRUZIONE NELLE COSE DIVINE

Per essere responsabili della violazione della Legge di Dio, è necessario che prima si sappia essere una data cosa proibita a comandata.

- Adunque, dirà alcuno, è meglio nona istruirsi nei divini Precetti, così non si è re­sponsabili della trasgressione! –
Ciò non è lecito, poichè l'ignoranza colpevole della Legge di Dio è peccato contro il primo Co­mandamento.

- Don Giuseppe Tomaselli, sacerdote ed esorcista salesiano - 







Buona giornata a tutti. :-)


sabato 25 gennaio 2020

Chi è più soggetto alla tentazione - San Giovanni Maria Vianney (curato d'Ars)

"Chi sono dunque coloro che subiscono di più la tentazione? 
Sono senza dubbio gli ubriachi, i mormoratori o gli spudorati che si gettano alla cieca nelle lordure, o l’avaro, che pensa solo ad arricchirsi in ogni modo, direte voi. No, non sono affatto costoro; al contrario, il demonio li disprezza, o meglio, li protegge perché possano fare il male per il maggior tempo possibile, dal momento che più a lungo essi vivranno, più i loro cattivi esempi trascineranno le anime all’inferno. 
Infatti, se il demonio avesse incalzato troppo fortemente questo vecchio impudico, egli, per i suoi vizi, avrebbe accorciato i suoi giorni di quindici o vent’anni e quindi avrebbe avuto meno tempo per indurre a peccare questa vergine, della quale ha violato il fiore della verginità; o questa giovane che ha gettato nel più infame pantano dei peccati contro la purezza. 
Non avrebbe avuto il tempo di iniziare al male quel giovane, che forse vi resterà avviluppato fino alla morte. 
Se il demonio avesse indotto quel ladro a rubare in modo sfrenato, già da tempo sarebbe incorso nel patibolo, e non avrebbe avuto l’opportunità di trascinare qualche altro nel suo vizio. 
Se il demonio avesse sollecitato quest’ubriaco a riempirsi di vino fino all’orlo, già da tempo sarebbe morto nella crapula; invece, prolungando i suoi giorni, riuscirà a trascinare molti altri col suo cattivo esempio. 
Se il demonio avesse tolto la vita a questo musicista o a questo maestro di ballo o a questo cabarettista, quanta gente in loro assenza avrebbe scampato il pericolo, mentre se quelli restano in vita, si dannerà per loro. Sant’Agostino ci insegna che il demonio non tormenta troppo queste persone, ma, al contrario, li disprezza e sputa loro addosso. 
Ma, mi dirai, chi sono dunque quelli che il demonio preferisce tentare? Ascolta attentamente, amico mio. 
Sono proprio coloro che si mostrano più pronti, con l’aiuto di Dio, a sacrificare ogni cosa per la salvezza della loro povera anima; che sanno rinunciare a tutto ciò che, sulla terra, gli altri ricercano con ansia e con ardore. E non è solo un demonio che li tenta, ma sono milioni quelli che gli piombano addosso, per farli cadere nei loro lacci. Eccovi un esempio. 
La storia racconta che San Francesco d’Assisi era riunito un giorno con tutti i suoi religiosi, in un grande campo dove erano state costruite delle piccole capanne di giunchi. San Francesco, vedendo che facevano penitenze così straordinarie, ordinò che gli fossero portati tutti gli strumenti di penitenza, e li ammassò come si fa con la paglia. C’era lì un giovane a cui il buon Dio aveva fatto la grazia di vedere il suo angelo custode. Egli vedeva, da una parte, questi buoni religiosi che non potevano saziarsi mai di fare penitenza, e dall’altra, il suo buon angelo custode, gli fece vedere una assemblea di diciottomila demoni, che tenevano consiglio per trovare il modo di travolgere questi religiosi con la tentazione. 
Ci fu un demonio che disse: “Voi non capite niente; questi religiosi sono troppo umili, (ah! bella virtù!), troppo distaccati da se stessi, troppo attaccati a Dio. Essi hanno un superiore che li guida così bene, che è impossibile poterli vincere. Aspettiamo che il superiore muoia, e allora tenteremo di introdurre in mezzo a loro, dei giovani che non hanno una vera vocazione, e che li spingeranno a rilassarsi, e in tal modo saranno nostri”. Qualche tempo dopo, entrando in città, vide un demonio tutto solo, seduto alla porta della città, per tentare tutti quelli che vi abitavano. 
Il santo giovane chiese al suo angelo custode, perché, per tentare quei religiosi occorrevano tante migliaia di demoni, mentre per una intera città ce n’era solo uno e anche seduto oziosamente. 
Il suo buon angelo gli rispose che la gente del mondo non ha affatto bisogno di tentazioni, perché ci pensa da sola a trascinarsi verso il male, mentre i religiosi si comportano bene, nonostante tutte le trappole e le battaglie che il demonio procura loro."

(S. Giovanni M. Vianney)



Gli spiriti cattivi si manifestano in tutt’altro modo che gli Angeli: irradiano una luce torbida, come un riflesso, sono pigri, stanchi, sognanti, malinconici, arrabbiati, selvaggi, rigidi e passivi, oppure leggermente mobili e passionali. Ho notato che questi spiriti sprigionano gli stessi colori che avvolgono gli uomini durante le sensazioni dolorose, provenienti da situazioni di sofferenze estreme e travagli dell’anima. 
Sono gli stessi colori che avvolgono i martiri durante la trasfigurazione della gloria del martirio. 
Gli spiriti cattivi hanno visi affilati, violenti e penetranti, si insinuano nell’animo umano come fanno gli insetti quando sono attratti da determinati odori, sulle piante o sui corpi. 
Questi spiriti penetrano dunque negli animi risvegliando negli esseri ogni genere di passione e pensieri materiali. 
Il loro scopo è di separare l’uomo dall’influsso divino gettandolo nelle tenebre spirituali.


- Beata Anna Caterina Emmerick - 




«Dio sempre ci perdona! Non si stanca di perdonare! Noi dobbiamo non stancarci di andare a chiedere perdono. ‘Ma, padre, a me dà vergogna andare a dire i miei peccati…’. Ma, guarda, le nostre mamme, le nostre donne dicevano che è meglio diventare una volta rosso e non mille volte giallo! E tu diventi rosso un volta, ti perdona i peccati e avanti. Anche i sacerdoti devono confessarsi, anche i vescovi: tutti siamo peccatori. Anche il Papa si confessa ogni quindici giorni, perché il Papa anche è un peccatore! E il confessore sente le cose che io gli dico, mi consiglia e mi perdona, perché tutti abbiamo bisogno di questo perdono. A volte capita di sentire qualcuno che sostiene di confessarsi direttamente con Dio…. Sì, come dicevo prima, Dio ti ascolta sempre, ma nel sacramento della Riconciliazione manda un fratello a portarti il perdono, la sicurezza del perdono a nome della Chiesa».


- Papa Francesco all'Udienza Generale del 20 novembre 2013 - 




“L’anima si trascina nel peccato come uno straccio trascinato nel fango. Nel peccato la nostra anima è rognosa, marcia. Fa pena. Noi commettiamo i peccati come si beve un bicchiere d’acqua, senza timori, né rimorsi, affondiamo in questo fango, vi marciamo come talpe, per mesi, per anni!
Una persona che è nel peccato è sempre triste. Anche se all’esterno ostenta allegria e felicità. E’ tutta una finzione, una sceneggiata. Non c’è niente che la possa appagare in profondità. Questi poveri peccatori saranno dunque sempre infelici, in questo mondo e nell’altro”.

- Santo Curato d'Ars -





domenica 21 ottobre 2018

Il buon Dio perdonerà solamente coloro che avranno perdonato - Santo Curato d'Ars

Il buon Dio perdonerà solamente coloro che avranno perdonato: è la legge.
I santi non nutrono né odio, né astio; essi perdonano tutto, anzi, ritengono sempre di meritare, per le offese che hanno arrecato al buon Dio, molto di più del male che viene loro fatto.
I cattivi cristiani, invece, sono vendicativi.
Quando si odia il proprio prossimo, Dio ci restituisce questo odio: è un atto che si ritorce contro di noi.
Un giorno dicevo ad una persona: “Ma allora non desidera andare in paradiso, dato che non vuole vedere quell’uomo!” - “Oh, sì che voglio andarci,tuttavia cercheremo di stare lontani l’uno dall’altro, in modo da non vederci”.
Non avranno di che preoccuparsi, poiché la porta del paradiso è chiusa all’odio. In paradiso non esiste il rancore.
Per questo, i cuori buoni e umili, che sopportano le ingiurie e le calunnie con gioia o indifferenza, cominciano a godere del loro paradiso in questo mondo; coloro, invece, che serbano rancore sono infelici: hanno l’espressione preoccupata ed uno sguardo che sembra divorare ogni cosa attorno a sé.
Ci sono persone che, in apparenza devote, se la prendono per la minima ingiuria, per la più piccola calunnia.

Si può essere santi da fare miracoli ma, se non si ha la carità, non si andrà in paradiso.

L’unico modo per spiazzare il demonio, quando questi suscita in noi sentimenti di odio verso coloro che ci fanno del male, è pregare subito per loro. Ecco come si riesce a vincere il male con il bene, ed ecco cosa significa essere santi.


- Omelia del Santo Curato d'Ars -



Quando predichi, tu che ne hai fatto una professione, pensa sempre alla persona più povera, nascosta dietro i tuoi uditori, a quella la cui vita è precipitata nel gelo e che viene a ricercare presso i credenti di che riscaldare la sua fede intirizzita. 
Rivolgiti, nell'assemblea che ti ascolta, a colui la cui salvezza dipende da questa parola, a colui che non ha più che Gesù Cristo, il Verbo, divenuto carne, per rialzare la testa, a colui che viene a cercare le briciole che si lasciano ai cagnolini.  

- Anne Lécu - 



“Il buon Dio avrà perdonato ad un peccatore pentito più presto che non avrà fatto una madre a ritrarre il suo figlioletto dal fuoco.”

- Santo Curato d'Ars -


Buona giornata a tutti. :)













martedì 7 agosto 2018

dagli scritti del Santo Curato d'Ars

Che cosa fa Nostro Signore nel sacramento del suo amore? 

Egli ci dona il suo buon cuore per dimostrarci il suo amore. 

Questo cuore emana una tale tenerezza e misericordia da travolgere come un fiume in piena tutti i peccati del mondo. 

Dopo aver ricevuto i sacramenti, quando sentiamo l’amore di Dio diminuire, facciamo subito la comunione spirituale!... 

Quando non possiamo andare in chiesa, volgiamoci verso il tabernacolo. 

Non ci sono muri che fermino il buon Dio. 

Noi possiamo ricevere il buon Dio soltanto una volta al giorno; un’anima infiammata d’amore è paga del desiderio di riceverlo continuamente Figli miei se ci rendessimo conto del valore della santa comunione, eviteremmo le più piccole colpe per avere la fortuna di farla più spesso. 

Conserveremmo la nostra anima sempre pura agli occhi di Dio...


- Santo Curato d'Ars -





Nostro Signore è là, nascosto, in attesa che andiamo a trovarlo e gli rivolgiamo le nostre domande. 

È là nel sacramento del suo amore che sospira ed intercede continuamente presso il Padre per i peccatori. 

È là per consolarci; per questo dobbiamo andare a trovarlo spesso. 

Quanto gli è gradito anche solo un quarto d’ora rubato alle nostre occupazioni, alle sciocchezze di ogni giorno, per andare a fargli visita, a rivolgergli una preghiera, a consolarlo di tutte le ingiurie che riceve! 

Quando vede le anime pure avvicinarglisi con fervore, egli sorride loro... 

E che immensa felicità proviamo in presenza di Dio, quando siamo soli ai suoi piedi, davanti al santo tabernacolo! 

Figli miei, quando vi svegliate di notte, trasportatevi subito in spirito davanti al tabernacolo e dite a Nostro Signore: «Mio Dio, eccomi! Vengo ad adorarti, lodarti, benedirti, ringraziarti, amarti, tenerti compagnia con gli angeli!..».


- Santo Curato d'Ars -



Quando siamo di fronte il Santissimo Sacramento, anziché guardare in giro, chiudiamo gli occhi ed apriamo il cuore: il buon Dio aprirà il suo, Noi andremo a lui ed egli verrà a noi, noi per chiedere e lui per ricevere; sarà come un respiro che passa dall’uno all’altro.  

La comunione ha sull’anima lo stesso effetto di un colpo di soffietto su un fuoco che comincia a spegnersi, ma dove c’è ancora molta brace: si soffia e il fuoco si ravviva. 

Dopo che abbiamo fatto la comunione, l’anima viene a trovarsi nel balsamo dell’amore come l’ape tra i fiori. 

Nel giorno del giudizio, vedremo brillare la carne di Nostro Signore attraverso il corpo glorioso di coloro che l’avranno ricevuto degnamente sulla terra, come si vede brillare dell’oro in mezzo al rame o dell’argento in mezzo al piombo.


- Santo Curato d'Ars -



martedì 3 luglio 2018

Lavorare per il cielo - Dalle omelie di San Giovanni Maria Vianney


Molti sono i cristiani, figli miei, che non sanno assolutamente perché sono al mondo… “Mio Dio, perché mi hai messo al mondo?”. “Per salvarti”. “E perché vuoi salvarmi?”. “Perché ti amo”.
Com’è bello conoscere, amare e servire Dio! 
Non abbiamo nient’altro da fare in questa vita. 
Tutto ciò che facciamo al di fuori di questo, è tempo perso. 
Bisogna agire soltanto per Dio, mettere le nostre opere nelle sue mani… Svegliandosi al mattino bisogna dire: “Oggi voglio lavorare per te, mio Dio! Accetterò tutto quello che vorrai inviarmi in quanto tuo dono. 
Offro me stesso in sacrificio. Tuttavia, mio Dio, io non posso nulla senza di te: aiutami!”.
Oh! Come rimpiangeremo, in punto di morte, tutto il tempo che avremo dedicato ai piaceri, alle conversazioni inutili, al riposo anziché dedicarlo alla mortificazione, alla preghiera, alle buone opere, a pensare alla nostra miseria, a piangere sui nostri peccati! 
Allora ci renderemo conto di non aver fatto nulla per il cielo.
Che triste, figli miei! La maggior parte dei cristiani non fa altro che lavorare per soddisfare questo “cadavere” che presto marcirà sotto terra, senza alcun riguardo per la povera anima, che è destinata ad essere felice o infelice per l’eternità. 
La loro mancanza di spirito e di buon senso fa accapponare la pelle!
Vedete, figli miei, non bisogna dimenticare che abbiamo un’anima da salvare ed un’eternità che ci aspetta. 
Il mondo, le ricchezze, i piaceri, gli onori passeranno; il cielo e l’inferno non passeranno mai. Stiamo quindi attenti!
I santi non hanno cominciato tutti bene, ma hanno finito tutti bene. 
Noi abbiamo cominciato male: finiamo bene, e potremo un giorno congiungerci a loro in cielo. 

- San Giovanni Maria Vianney - 



La sordità spirituale

Dobbiamo rivolgere la nostra attenzione al Vangelo che racconta la guarigione di un sordo-muto da parte di Gesù. 
Anche lì incontriamo di nuovo i due aspetti dell’unico tema. 
Gesù si dedica ai sofferenti, a coloro che sono spinti ai margini della società. Li guarisce e, aprendo loro così la possibilità di vivere e di decidere insieme, li introduce nell’uguaglianza e nella fraternità. 
Questo riguarda ovviamente tutti noi: Gesù indica a tutti noi la direzione del nostro agire, il come dobbiamo agire. 
Tutta la vicenda presenta, però, ancora un’altra dimensione, che i Padri della Chiesa hanno messo in luce con insistenza e che concerne in modo speciale anche noi oggi. 
I Padri parlano degli uomini e per gli uomini del loro tempo. Ma quello che dicono riguarda in modo nuovo anche noi uomini moderni. 
Non esiste soltanto la sordità fisica, che taglia l’uomo in gran parte fuori della vita sociale. 
Esiste una debolezza d’udito nei confronti di Dio di cui soffriamo specialmente in questo nostro tempo. Noi, semplicemente, non riusciamo più a sentirlo – sono troppe le frequenze diverse che occupano i nostri orecchi. Quello che si dice di Lui ci sembra pre-scientifico, non più adatto al nostro tempo. 
Con la debolezza d’udito o addirittura la sordità nei confronti di Dio si perde naturalmente anche la nostra capacità di parlare con Lui o a Lui. 
In questo modo, però, viene a mancarci una percezione decisiva. 
I nostri sensi interiori corrono il pericolo di spegnersi. 
Con il venir meno di questa percezione viene circoscritto poi in modo drastico e pericoloso il raggio del nostro rapporto con la realtà in genere. 
L’orizzonte della nostra vita si riduce in modo preoccupante.

- papa Benedetto XVI -
 Omelia, München, 10 settembre 2006



Buona giornata a tutti. :-)




venerdì 4 agosto 2017

Atto d'amore del Santo Curato d'Ars

Io ti amo, o mio Dio,
ed il mio unico desiderio è di amarti fino all’ultimo soffio della mia vita.
Ti amo, o Dio infinitamente amabile,
e preferirei morire amandoti,
che vivere un solo istante senza amarti.
Ti amo, o mio Dio,
e desidero il cielo solo per poter avere la gioia di amarti perfettamente.
Ti amo, o mio Dio,
temo l'inferno solo perché non ci sarà mai la dolce consolazione di amarti.
O Dio mio,
se la mia lingua non può dirti continuamente che ti amo,
almeno voglio che il mio cuore te lo ripeta ogni volta che respiro.
Fammi la grazia di soffrire amandoti,
di amarti soffrendo
e di spirare un giorno amandoti
e avendo coscienza di amarti.
E più si avvicina la mia fine,
più ti scongiuro di accrescere il mio amore e di perfezionarlo.
Così sia!

- San Giovanni Maria Vianney - (il Curato d'Ars)

   Giovanni Maria Battista (Jean-Marie Baptiste) Vianney (1786 – 1859) sacerdote francese, reso famoso col titolo di "Curato d'Ars" per la sua intensa attività di parroco in questo piccolo villaggio dell’Ain.




Antifona d'ingresso
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
mi ha mandato per annunziare ai poveri il lieto
messaggio, e a risanare chi ha il cuore affranto.

Colletta
Dio onnipotente e misericordioso,
che in san Giovanni Maria Vianney
ci hai offerto un mirabile pastore,
pienamente consacrato al servizio del tuo popolo,
per la sua intercessione e il suo esempio
fa’ che dedichiamo la nostra vita
per guadagnare a Cristo i fratelli
e godere insieme con loro la gioia senza fine.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...




Le parole possono persuadere, ma gli esempi trascinano.

- San Giovanni Maria Vianney -



"Se incontrassi un prete e un angelo, saluterei prima il prete e poi l'angelo. 
Se non ci fossero preti, la Passione e la morte di Gesù sarebbero vane. A cosa serve uno scrigno pieno d’oro se nessuno può aprirlo?  
Il prete ha le chiavi del tesoro del Cielo."

- San Giovanni Maria Vianney -


Non c’è niente di più grande dell’Eucaristia.



- San Giovanni Maria Vianney -



Buona giornata a tutti. :-)