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domenica 16 ottobre 2022

Pazzia dilagante?

«Winston, come fa un uomo a esercitare il potere su un altro uomo?»
Winston rifletté. «Facendolo soffrire» rispose.
«Bravo, facendolo soffrire. Non è sufficiente che ci obbedisca. Se non soffre, come facciamo a essere certi che non obbedisca alla nostra volontà ma alla sua? Potere vuol dire infliggere dolore e umiliazione. 
Potere vuol dire ridurre la mente altrui in pezzi che poi rimetteremo insieme nella forma che più ci parrà opportuna. Progresso, nel nostro mondo, significherà progredire verso una forma di sofferenza più grande. 
Non ci sarà forma alcuna di amore, ad eccezione dell'amore per il Grande Fratello. 
Non ci sarà forma alcuna di riso, ad eccezione della risata di trionfo sul nemico sconfitto. 
Non ci sarà forma alcuna di arte, di letteratura e di scienza. 
Se vuoi un'immagine del futuro, pensa a uno stivale che calpesti un volto umano in eterno.»

da: 1984, George Orwell

 
«La verità non ha nulla a che fare con le opinioni che si possono avere. 
Una verità la si conosce oppure non la si conosce. 
Come non vi può essere discussione sulla somma degli angoli di un triangolo, allo stesso modo non si può discutere a proposito delle verità superiori. 
Nelle questioni che riguardano la conoscenza è quindi impossibile seguire un principio democratico perché esso non ha fondamento alcuno».

- Dr. Rudolf Steiner - 
Berlino 16 dicembre 1904 (O.O. N° 93)
 
Ricordo che un tempo, quando qualcuno riceveva un conto di luce o gas di migliaia di Euro, si parlava "di bolletta pazza" ed i giornali ne davano risalto dando per scontato che l'errore sarebbe stato sanato.
Oggi pare che la pazzia, al potere ormai da due anni e sette mesi, sia dilagante e purtroppo accettata da tutti come una nuova normalità.
Far pagare luce e gas uno sproposito è un evidente attacco alla vita delle persone, e chi minimizza è un incosciente.
Mi chiedo cosa altro avrebbe dovuto fare il cosiddetto governo dei "migliori " per essere messo alla sbarra in un processo per alto tradimento, visto che ancora ci sono coloro che lo difendono e che attribuiscono ad altri la responsabilità di scellerate decisioni.
Vi stanno togliendo ogni diritto, a poco a poco, e non dite niente, anzi, quasi quasi approvate perché vi hanno fatto credere che ogni sacrificio sia per un fantomatico bene comune che in realtà è a vantaggio solo di qualcuno e questo qualcuno non siete certo voi.
 
- Stefano Burbi - 
  
Hans Andersen Brendekilde,1902,  "Il sentiero boschivo"


Buona giornata a tutti :-)


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lunedì 18 maggio 2020

da: "La fattoria degli animali" di George Orwell (1945)

Il libro

I particolari concreti della vicenda mi vennero in mente il giorno in cui allora vivevo in un piccolo villaggio) vidi un bambino di dieci anni che spingeva per un angusto viottolo un enorme cavallo da tiro, frustandolo ogni volta che cercava di voltarsi. Mi colpì l'idea che se animali come quello riuscissero ad acquistare coscienza della propria forza saremmo impotenti contro di loro, e che gli uomini sfruttano gli animali in modo analogo a come i ricchi sfruttano i proletari. Presi allora ad analizzare la teoria marxista dal punto di vista degli animali

George Orwell (1945)



Il signor Jones, della Fattoria Padronale, aveva serrato i pollai per la notte, ma era troppo ubriaco per ricordarsi di chiudere gli sportelli. Con il cerchio di luce della sua lanterna che gli ballava intorno caracollò per l'aia, si scalciò via gli stivali sulla porta di dietro, si verso un ultimo bicchiere di birra dal barile nel retro cucina, e salì in camera da letto, dove la signora Jones stava già russando.

Non appena la luce della camera si spense, in tutti i fabbricati della fattoria ci fu un gran fermento e un frullo d'ali. Durante il giorno era corsa voce che la notte prima il vecchio Maggiore, il verro premiato per la classe Middle White, aveva fatto uno strano sogno, e che voleva riferirlo agli altri animali. Era stato deciso che appena il signor Jones si fosse levato di torno si sarebbero ritrovati tutti nel grande granaio. -

- George Orwell -


Il vecchio Maggiore (come veniva abitualmente chiamato, anche se il nome con cui aveva partecipato ai concorsi era La Beltà di Willingdon) godeva di una reputazione così alta nella fattoria, che pur di ascoltare cos'aveva da dire chiunque era pronto a perdere un'ora di sonno. A un'estremità del grande granaio, su una specie di piattaforma rialzata, il Maggiore era già adagiato sulla sua lettiera di paglia, sotto una lanterna appesa a una trave. Aveva dodici anni, e negli ultimi tempi si era un po' ingrossato, ma rimaneva un maiale dall'aspetto maestoso, con un'aria saggia e benevola nonostante non gli fossero state tagliate le zanne. In breve tempo incominciarono ad arrivare gli altri animali, che si accomodarono ognuno alla sua maniera.

- George Orwell -



«L'uomo è la sola creatura che consuma senza produrre: non fa il latte, non depone le uova, è troppo debole per tirare l'aratro, non può correre abbastanza veloce per prendere i conigli.

Eppure è il signore di tutti gli animali. Li fa lavorare, dà loro lo stretto indispensabile perché non muoiano di fame, e tiene tutto il resto per sé. Il nostro lavoro coltiva la terra, il nostro letame la fertilizza, e tuttavia non c'è uno di noi che possegga qualcosa oltre alla propria pelle. Voi mucche che vedo davanti a me, quante migliaia di galloni di latte avete prodotto nell'ultimo anno? E cos'è successo a quel latte che avrebbe dovuto svezzare aitanti vitelli?

Ogni sua goccia è finita nelle gole dei nostri nemici. E voi galline, quante uova avete deposto nell'ultimo anno, e quante di quelle uova sono diventate pulcini? Tutte le altre sono finite al mercato per il guadagno di Jones e dei suoi uomini. E tu, Trifoglio, dove sono i quattro puledri che hai partorito, e che sarebbero dovuti essere il sostegno e la gioia della tua vecchiaia? Sono stati tutti venduti al compimento di un anno, e non ne rivedrai più nessuno,

In cambio dei tuoi quattro travagli e di tutte le fatiche nei campi, cos'hai avuto oltre al cibo strettamente indispensabile e un posto nella stalla?

- George Orwell -



«Ho ancora qualcosa da dirvi. Lo ripeto, ricordatevi sempre il vostro impegno di inimicizia verso l'uomo e tutte le sue abitudini. Tutto ciò che cammina su due gambe è un nemico. Tutto ciò che cammina su quattro gambe, o ha delle ali, è un amico.

E ricordatevi anche che combattendo contro l'uomo non dobbiamo finire per assomigliargli:

anche quando lo avrete sconfitto, non imitatene i vizi. Nessun animale dovrà mai abitare in una casa, o dormire in un letto, o indossare abiti, o bere alcolici, o fumare tabacco, o maneggiare denaro, o darsi al commercio. Tutte le abitudini dell'uomo sono malvagie. E soprattutto, nessun animale dovrà mai esercitare la tirannide nei confronti del proprio simile. Deboli o forti, ingenui o scaltri, siamo tutti fratelli. Nessun animale dovrà mai uccidere un altro animale. Tutti gli animali sono uguali.

- George Orwell -



Carissimi amici ed amiche,
oggi, 18 maggio 2020, in Italia, riaprono quasi tutte le attività. Non possiamo ancora viaggiare tra regione e regione, ma si aprono spiragli .... 
Insomma ... si può affermare che i semafori della vita non saranno tutti verdi nello stesso momento e le stelle non si allineeranno mai. 
Le condizioni nelle quali viviamo non saranno mai perfette come le vorremmo, ma abbiamo una certezza: l’universo non cospira contro di noi, ma nemmeno ... si impegna per renderci le cose facili.
Si riparte. Coraggio!
Buona giornata a tutti. :-)
Stefania





martedì 13 agosto 2013

Una sbarra tra i ricchi e i poveri - don Primo Mazzolari -

Dicono tutti che è l'ora dei poveri, sotto nomi diversi di "povera gente", "massa lavoratrice", "proletariato". Di quest'ora che mi fa pensare all'evangelico "è giunto il momento, ed è questo" (Giovanni, 4, 23), nessuno se ne rallegra al pari di un prete, che, nonostante il "si dice", con la povera gente vive veramente gomito a gomito in campagna e alla periferia, e vede come tira e quanto patisce:  ma non vorrei che un giorno i poveri, arcistufi di tante e sviscerate concorrenti dichiarazioni di amore, dicessero a questi e a quelli:  "vogliateci un po' meno bene e trattateci un po' meglio".

L'allarme è (...) per timore di un possibile baratto - purtroppo già in atto un po' ovunque - tra una "primogenitura e un piatto di lenticchie" (cfr. Genesi, 25, 29ss.).
La colpa però di una simile tentazione, se si vuol essere onesti e non pesare soltanto su chi ha fame, ricade in gran parte su coloro che li hanno lasciati nella necessità. 

Quand'uno non ne può più, come pretendere che ragioni da uomo e misuri se il baratto gli convenga o no? Molto più che da questa parte, la nostra, ove c'è la "promessa" della primogenitura, ci sono parecchi cui non importa affatto la primogenitura, si fan belli di essa al solo scopo di tener indietro coloro che offrono ai poveri il piatto di lenticchie. 
Il piatto di lenticchie è prelevato su quello che credono di avere, mentre la primogenitura può divenire un comodo pretesto di resistenza al comunismo.
E molti preti abboccano e ringraziano tali infidi e poco onorevoli alleati, dimenticando che non sono i comunisti che ci perdono, ma la povera gente, la quale rimane qual era, senza "primogenitura" e senza "lenticchie", mentre i ricchi si pappano queste e credono di avere diritto pur su quella, quasi non fosse stato detto:  "È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli" (Matteo, 19, 24).
I poveri vanno amati "Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità" (1 Giovanni, 3, 18) come poveri, cioè come sono, senza far calcoli sulla loro povertà, senza pretesa o diritto di ipoteca, neanche quella di farli cittadini del Regno dei Cieli, molto meno dei proseliti. Cittadini del Regno dei Cieli i poveri sono già per diritto di chiamata evangelica. 
La carità di ogni specie non c'è bisogno che renda:  è feconda e perfetta in sé quand'è vera carità.(continua)


(don Primo Mazzolari)

estratto dall' antologia Il prete di "Adesso" (Roma, Rogate, 2009, pagine 141,) a cura di Leonardo Sapienza



Colpevole di avere spirito critico
Colpevole di solidarietà
Colpevole di volersi istruire
Colpevole d'umanità
Colpevole di pensare
Colpevole di credere nella democrazia
Colpevole di volere altro



E il guaio caratteristico è questo, che meno quattrini si hanno e meno ci si sente disposti a spenderli in cibo sano. Un milionario può apprezzare a colazione, la mattina, succo d'arancia e biscotti leggeri; un disoccupato no[...] Quando si è disoccupati, quando cioè non si mangia abbastanza, e si è tormentati, annoiati e depresso, non si ha voglia di mangiare tediosi cibi sani. Si ha voglia di qualcosa un po' "stuzzicante". [...] I risultati di tutto ciò sono visibili in una degenerazione fisica [...]

- George Orwell -


Non vi è nulla che possa sconfiggere un popolo virtuoso che ami veramente Dio

- Plinio Correa de Oliveira -


Preghiera della sera

Padre mio, ora che le voci tacciono
e i clamori sono spenti, qui, ai piedi del letto,
la mia anima si eleva fino a te per dirti:
credo in te, spero in te,
ti amo con tutte le mie forze.
Gloria a te, o Signore!
Metto nelle tue mani la fatica e la lotta,
le gioie e le delusioni del giorno che è passato.
Se i nervi mi hanno tradito,
se gli impulsi egoistici mi hanno dominato,
se ho lasciato spazio al rancore o alla tristezza,
perdono, Signore!
Abbi pietà di me.
Se sono stato infedele,
se ho pronunciato parole vane,
se mi sono lasciato trascinare dall’ impazienza,
se sono stato una spina per qualcuno,
perdono, Signore!
Ti ringrazio, Padre mio,
perché sei stato fresca ombra
che mi ha coperto durante tutto il giorno.
Ti ringrazio perché invisibile,
affettuoso, avvolgente,
mi hai assistito come una madre,
durante queste ore.
Signore, manda l’angelo della pace
in questa casa.


Buona giornata a tutti. :-)




lunedì 12 agosto 2013

Grassa.... - Joanne Kathleen Rowling -

Grassa.. di solito è il primo insulto che una ragazza rivolge a un’altra quando vuole ferirla; ricordavo di averlo visto succedere sia quando andavo a scuola sia tra le adolescenti.
Così ho ricordato com’è strano e malsano l’insulto grassa.
.. Voglio dire, grassa è davvero la cosa peggiore che possa essere una persona..?
Essere grassi è peggio che essere vendicativi.. gelosi.. superficiali.. vanitosi.. noiosi.. o crudeli...?
No, per me no... ma del resto, che ne so io delle pressioni sociali sulla magrezza?
Vengono indicati come esempi da imitare quelle celebrità le cui più grandi imprese sono unghie perfettamente smaltate, le cui uniche aspirazioni sembrano essere farsi fotografare con nove vestiti diversi in una sola giornata, la cui unica funzione nel mondo sembra essere il sostegno del commercio di borse dal prezzo esorbitante e di cagnolini grossi come ratti. Forse tutto questo sembra comico o di poca importanza, ma non è così.
Si tratta di quello che le ragazze vogliono essere, di quello che suggeriscono loro di essere e di come si sentono per essere come sono ed in un mondo ossessionato dalla magrezza mi preoccupa, perché non voglio ci siano cloni emaciati con l’ossessione di se stesse e con la testa vuota.
Vorrei ragazze indipendenti... interessanti... idealistiche... gentili... caparbie... originali... divertenti...
C’è un migliaio di cose, prima di “magre”.

(Joanne Kathleen Rowling)


Il paradiso non dovrebbe essere qualcosa di remoto, posto altrove, perso da qualche parte nell'ignoto; il paradiso dovrebbe dispiegarsi via via lungo tutto il cammino. (Osho)


Dipinto: (Botero)

“È bella” mormorò Winston.
“Ha i fianchi larghi almeno un metro” disse Julia. 
“ È il suo modo di essere bella”


- George Orwell - 1984




Viviamo in un mondo dove tutti si accorgono che sei dimagrito o ingrassato, e non che sei triste.



Buona giornata a tutti. :-)







martedì 6 agosto 2013

Il valore del lavoro (1913) - Charles Péguy -

Un tempo gli operai non erano servi.
Lavoravano.
Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore.
La gamba di una sedia doveva essere ben fatta.
Era naturale, era inteso. Era un primato.
Non occorreva che fosse ben fatta per il salario,
o in modo proporzionale al salario.
Non doveva essere ben fatta per il padrone,
né per gli intenditori, né per i clienti del padrone.
Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura.
Una tradizione venuta, risalita da profondo della razza,
una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia
fosse ben fatta.
E ogni parte della sedia fosse ben fatta.
E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con
la medesima perfezione delle parti che si vedevano.
Secondo lo stesso principio delle cattedrali.
E sono solo io - io ormai così imbastardito - a farla adesso tanto lunga.
Per loro, in loro non c'era neppure l'ombra di una riflessione.
Il lavoro stava là. Si lavorava bene.
Non si trattava di essere visti o di non essere visti.
Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto.

(Charles Péguy)

Come schiavi lavorarono gli animali per tutto quell'intero anno. Ma nel loro lavoro erano felici: non si lamentavano né di sforzi né di sacrifici, ben sapendo che quanto facevano era fatto a loro beneficio e a beneficio di quelli della loro specie che sarebbero venuti dopo di loro, e non per l'uomo infingardo e ladro. 

(George Orwell)



Il lavoro intellettuale strappa l'uomo alla comunità umana. Il lavoro materiale, invece, conduce l'uomo verso gli uomini. 

(Franz Kafka)


I nostri padri come i nostri nonni erano nemici dello Stato perché lottavano per l'umanizzazione del lavoratore. 
Che cosa siamo noi oggi? 
Noi vendiamo il nostro «essere umano» per denaro, noi crediamo addirittura quando ci si dice il lavoratore è il più caro fanciullo della democrazia; ma, compagni, ciò è soltanto prima delle elezioni. Cosa siamo in realtà nei quattro anni che corrono tra un'elezione e l'altra? 

(Max von der Grùn)

Buona giornata a tutti. :-)