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venerdì 7 aprile 2017

Il silenzio - Madeleine Delbrêl

Il silenzio non ci manca, perché lo abbiamo.
Il giorno in cui ci mancasse,
significherebbe che non abbiamo saputo prendercelo.
Tutti i rumori che ci circondano
fanno molto meno strepito di noi stessi.
Il vero rumore è l'eco che le cose hanno in noi.
Non è il parlare che rompe inevitabilmente il silenzio.
Il silenzio è la sede della Parola di Dio, e se, quando parliamo,
ci limitiamo a ripetere quella parola, non cessiamo di tacere.
I monasteri appaiono come i luoghi della lode
e come i luoghi del silenzio necessario alla lode.
Nella strada, stretti dalla folla, noi disponiamo le nostre anime come altrettante cavità di silenzio dove la Parola di Dio può riposarsi e risuonare.
In certi ammassi umani dove l'odio, la cupidigia,
l'alcool segnano il peccato, conosciamo un silenzio da deserto
e il nostro cuore si raccoglie con una facilità estrema
perché Dio vi faccia risuonare il suo nome: «Vox clamans in deserto».

- Madeleine Delbrêl - 



Non si può incontrare Gesù per conoscerlo, amarlo, imitarlo, senza un ricorso concreto, costante e ostinato al Vangelo; senza che questo ricorso faccia intimamente parte della nostra vita.

- Madeleine Delbrel -



Amo quello che saresti
il giorno in cui fossi Tu.
Aspetto quello che faresti
O Tu, che saresti te stesso.

Tu ben sai che, se ti amo,
è per scoprire te stesso
e che a me nulla importa di me.

Io posso attorno alla terra
incontrare il mondo intero;
rimarrei però solitaria
senza il Tu che Tu sei
e che vuoi dimenticare.

- Madeleine Delbrel - 

Buona giornata a tutti. :-)







venerdì 24 marzo 2017

da: Richiami del deserto – Padre Andrea Gasparino

Certe volte il silenzio accende la carità.
C’è un silenzio che viene da Dio e porta a Dio, ma c’è un silenzio che viene dall’egoismo e porta all’egoismo.
Non deve uscire dalla mia bocca ciò che non uscirebbe se fosse presente quella persona di cui parlo.
Di fronte a una mormorazione non ho il diritto di lasciar correre, perché non posso lasciar correre un’ingiustizia.
Se critico con viltà devo riparare. Non è un atto di generosità, ma semplicemente un preciso dovere di coscienza.
A volte, esprimendo un giudizio cattivo o almeno negativo su un responsabile, distruggo la confidenza e la stima: se me ne rendo conto ho una colpa davanti a Dio, ho sulla coscienza  l’obbligo di una riparazione che spesso purtroppo …. non si ripara più.
La carità esige che io indovini i bisogni degli altri.
Se non si sta attenti, l’orgoglio ferito porta a immancabili peccati contro la carità.
Facendo la carità ai poveri posso violare la carità: mancando loro di rispetto, violando la loro libertà, giudicandoli.
Non mi è lecito disprezzare nessuno, nemmeno il più peccatore.
Chi è ironico è soggetto a gravi mancanze di carità.
Chi è ironico sovente è rispettato da tutti ma amato da nessuno.
Posso non comprendere tutti, ma devo rispettare tutti.
Chi per temperamento o per abitudine è portato alla finzione, porta in sé un grave ostacolo alla carità.
L’amicizia non è un male, è un bene, è un dono di Dio, posso farne un mezzo che mi porta a lui o un mezzo che mi allontana da lui.
L’amicizia vera non è fatta di infingimenti e di segreti.
L’amicizia che mi porta a dimenticare gli altri non è amicizia buona.
L’amicizia che distoglie dalla preghiera e dall’intimità con Dio è amicizia di cattiva lega.
L’amicizia vera è fatta di sacrificio.
L’amicizia vera non è gelosa né esclusivista.
L’amicizia vera fortifica il cuore nella fedeltà a Dio e nell’amore al prossimo.
Bisogna perdonare anche quando il perdono è impossibile.
Ecco un testo importante per la vita comune, contenuto nella regola di Taizè: 


“Il prendere in giro le persone è un veleno della vita comune, è una cosa perfida, perché in questo modo sono lanciate in faccia verità che non si osano dire a tu per tu. E’ anche una cosa bassa , perché rovina la persona di un fratello davanti agli altri.”
- Padre Andrea Gasparino -
Fonte: "Richiami del deserto” di Andrea Gasparino, Ed. Paoline, pagg, 21,22,23


"Se volete imparare a pregare, salvatevi dalla preghiera parolaia, come si fa? Voi dovete arrivare alla preghiera di ascolto, che si fa silenzio e ascolta Dio. Se la preghiera non è amore, non è preghiera di qualità" 

- Padre Andrea Gasparino - 



"Siamo talmente indaffarati a godere i beni della vita che non ci rimane più il tempo per essere riconoscenti a Dio di quello che abbiamo." 

- Padre Andrea Gasparino - 


Buona giornata a tutti. :-)





domenica 22 gennaio 2017

Armonizzare la preghiera con le difficoltà della vita - Ignacio Larrañaga

Si sente la gente dire: io non ho tempo per pregare... sebbene lo desideri, non ho un attimo per fermarmi... è molto difficile per tutti gli impegni che ho... è così difficile pregare.
E allora che fare?
Per armonizzare la preghiera con la lotta della vita bisogna riflettere che la fede e la vita con Dio sarà un’avventura dello spirito, dove si incomincia a lasciare da parte le regole del senso comune, i calcoli delle probabilità, il bisogno di cercare spiegazioni, per entrare, attraverso il proprio mondo interiore, nel mondo della fede nuda e pura.
Sarà necessario, in primo luogo, trovare spazi di silenzio, per stare soli e guardare dentro se stessi. 
Sappiamo bene che non è facile, però se facciamo esercizi adeguati per calmarci e lasciare fuori il mondo esteriore, fatto di rumori e distrazioni che turbano la quiete e ci portano via la calma, staremo avanzando su questo cammino.
Inoltre se siamo fisicamente tesi è conveniente “sciogliere” queste tensioni nervose, perché producono una situazione che ci conduce in uno stato generale di allerta e agitazione. 
Conquistata questa condizione di pace e tranquillità, l’ultimo passo verso il mondo dello spirito è silenziare il piano mentale; questa è la cosa più difficile e decisiva. 
Ogni desiderio, ogni ricordo deve scomparire, come se potessimo, in un istante, cancellare una lavagna scritta.
E’ questo mondo esteriore, sia fisico che mentale, quello che impedisce l’incontro fecondo con Colui che sappiamo che ci ama incondizionatamente. Fare questi esercizi di silenziamento prima di pregare è un processo cruciale per le giornate agitate di oggi, da raccomandare alla maggioranza delle persone.
Il modo di pregare che stiamo proponendo, per ottenere che la preghiera sia una preghiera profonda e trasformante, è quel genere di conversazione nella quale si parla con un amico fino all’intimità, esso ci permette di sperimentare questo rapporto di amicizia, a tu per tu con uno che sappiamo che ci ama. 
E’ la nostra stessa vita che andiamo confidandogli e, proprio come ad un amico, a Lui raccontiamo le nostre vicende, ci presentiamo alla presenza di Dio con tutto un carico di difficoltà e problemi.
Questo incontro con Dio mette in moto un motore generatore di forze interiori e, sotto il suo influsso, andiamo scorgendo i conflitti che ci si presentano di giorno in giorno, e andiamo riempiendoci della mansuetudine, la pazienza e l’accoglienza che abbiamo ricevuto da Lui in quel dialogo faccia a faccia. Lui ci aiuta a vedere l’essenziale e a lasciar correre senza protestare i successi che successi non sono, dandoci sempre la possibilità di optare liberamente sul come agire. 
Ascoltare Dio nell’intimità riempie di gioia il cuore, ci insegna a godere e ad essere grati del bello nella nostra vita.


- Padre Ignacio Larrañaga - 



Dove sei?

Dove sei? Non vedo il tuo volto.
Eppure ci sei.
I tuoi raggi rimbalzano in mille direzioni.
Sei la Presenza nascosta.
Tu mi penetri, mi avvolgi, mi ami.
Fa' di me una viva trasparenza
del tuo essere e del tuo amore.

- Ignacio Larranaga - 





Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Improvvisamente un'immensa pesantezza è caduta su di me,
e non so dove fuggire.
Non ho più voglia di vivere.
Dove sei Signore?
Trascinato senza vita, verso un deserto immobile,
soltanto ombre circondano le mie frontiere.
Come posso uscirne?
Pietà di me, mio Dio...
Come una città assediata,
mi circondano, mi opprimono,
mi soffocano l'angoscia,
la tristezza, l'amarezza, l'agonia.
Come si chiama tutto questo?
Nausea? Tedio della vita?
Non ti dimentico, Gesù,
Figlio di Dio e servo del Padre,
che là, nel Getsemani, il tedio e l'agonia
ti oppressero fino a farti versare lacrime e sangue.
Una pesante tristezza di morte inondò la tua anima,
come un mare amaro... Ma tutto passò!
Io so, che anche la mia notte passerà.
So che squarcerai queste tenebre, mio Dio,
e domani spunterà la consolazione.
Cadranno le grosse mura e di nuovo potrò respirare.
La mia anima sarà visitata e tornerà a vivere.
Grazie, mio Dio, perché tutto è stato un incubo,
soltanto l'incubo di una notte che è già passata.
Adesso donami pazienza e speranza.
E si compia in me, la Tua volontà, mio Dio. Amen.

- Ignacio Larrañaga -


Buona giornata a tutti. :-)






venerdì 2 dicembre 2016

La favoletta di Don Camillo - Giovannino Guareschi


Don Camillo raccontò questa favoletta:
«Un feroce lupo pieno di fame girava per la campagna e arrivò a un gran prato recinto da una altissima rete metallica. Dentro pascolavano tranquille le pecorelle. Il lupo girò tutt’attorno per vedere se qualche maglia si fosse allentata nella rete, ma non trovò buchi.
Scavò con le zampe per fare un buco nella terra e passar sotto la rete, ma ogni fatica fu vana. Tentò di saltare la siepe, ma non riusciva neppure ad arrivare a metà. Allora si presentò alla porta del recinto e gridò: “Pace! Siamo tutti creature di Dio e dobbiamo vivere secondo le sue leggi!”.
Le pecorelle si appressarono e allora il lupo disse con voce ispirata: “Viva la legalità! Finisca il regno della violenza! Facciamo una tregua!”. “Bene!”, risposero le pecorelle. “Facciamo una tregua!”.
Il lupo si accucciò davanti alla porta del recinto e passava il tempo cantando. Ogni tanto si levava e andava a brucare l’erba ai piedi della rete metallica. “Uh! Guarda, guarda!”, si stupirono le pecore. “Mangia l’erba anche lui, come noi! Non ci avevano mai detto che i lupi mangiano l’erba!…”.
“Io non sono un lupo!”, rispose il lupo. “Io sono una pecora come voi. Una pecora di un’altra razza”. Poi spiegò che le pecore di tutte le razze avrebbero dovuto fare causa comune.
“Perché”, disse alla fine, “non fondiamo un Fronte Pecorale Democratico? Io ci sto volentieri e non pretendo nessun posto di comando. È ora che ci uniamo contro chi ci tosa, ci ruba il latte e ci manda al macello!”.
“Parla bene!”, osservarono alcune pecore. “Bisogna fare causa comune!”.
E aderirono al Fronte Pecorale Democratico e, un bel giorno, aprirono le porte.
Il lupo, diventato capo del piccolo gregge, cominciò, in nome dell’Idea, la epurazione di tutte le pecore antidemocratiche e le prime furono quelle che gli avevano aperto la porta.
Alla fine l’opera di epurazione terminò, e quando non rimase più neppure una pecora il lupo esclamò trionfante: “Ecco finalmente il popolo tutto unito e concorde! Andiamo a democratizzare un altro gregge!”»

- Giovannino Guareschi -
Fonte: da “Don Camillo e il suo gregge”


Non si può vaticinare niente in forma compiuta. 
Nessuno è in grado di vedere in modo preciso, ma quello che si può dire è che l'avventura umana non può durare all'infinito. 
Per l'uomo la catastrofe deriva dal fatto che non può rimanere solo. Non c'è persona che possa rimanere sola con se stessa. 
Oggi tutti quelli che dovrebbero vivere con se stessi si affrettano ad accendere il televisore o la radio. 
Io credo che se un governo sopprimesse la televisione, gli uomini si ammazzerebbero gli uni con gli altri per la strada, perché il silenzio li terrorizzerebbe. 
In un lontano passato, le persone rimanevano molto più in contatto con se stesse, per giorni, per mesi, ma oggi non è più possibile. 
Perciò si può dire che la catastrofe si sia già verificata, il che significa che noi viviamo in modo catastrofico.

- Emil Cioran - 
da: "Un apolide metafisico" 



«Ma prima o poi ci sarà una nuova generazione di giovani che svegliandosi dal torpore, nel quale il potere li ha intrappolati, rovisteranno nelle soffitte impolverate dei loro genitori e troveranno uno zaino e un sacco a pelo e a questo punto andranno “lungo la strada” a riprendere il cammino interrotto».

- Jack Kerouac -




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venerdì 18 novembre 2016

Se tu non parli - Rabindranath Tagore

Se tu non parli
riempirò il mio cuore del tuo silenzio
e lo sopporterò.
Resterò qui fermo ad aspettare come la notte
nella sua veglia stellata
con il capo chino a terra
paziente.
Ma arriverà il mattino
le ombre della notte svaniranno
e la tua voce
in rivoli dorati inonderà il cielo.
Allora le tue parole
nel canto
prenderanno ali
da tutti i miei nidi di uccelli
e le tue melodie
spunteranno come fiori
su tutti gli alberi della mia foresta.

- Rabindranath Tagore -



Ti prego:
non togliermi i pericoli,
ma aiutami ad affrontarli.
Non calmar le mie pene,
ma aiutami a superarle.
Non darmi alleati nella lotta della vita,
eccetto la forza che mi proviene da te.
Non donarmi salvezza nella paura,
ma pazienza per conquistare la mia libertà.
Concedimi di non essere un vigliacco 
usurpando la tua grazia nel successo,
ma non mi manchi la stretta della tua mano 
nel mio fallimento.
Quando mi fermo stanco sulla lunga strada
e la sete mi opprime sotto il solleone;
quando mi punge la nostalgia di sera
e lo spettro della notte copre la mia vita,
bramo la tua voce, o Dio,
sospiro la tua mano sulle spalle.
Fatico a camminare per il peso del cuore
carico dei doni che non ti ho donati.

Mi rassicuri la tua mano nella notte,
la voglio riempire di carezze,
tenerla stretta: i palpiti del tuo cuore
segnino i ritmi del mio pellegrinaggio.

- Rabindranath Tagore - 



Non è stato un martello a rendere le rocce così perfette,
ma l’acqua, con la sua dolcezza, la sua danza, il suo suono.



- Rabindranath Tagore -





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domenica 16 ottobre 2016

Regola fondamentale del Silenzio -

Silenzio  è  il  custode  della  giustizia. 
Nel  Silenzio  e  nella  speranza  starà  la  loro  fortezza. 
Sarà  necessario  guardarsi  con molta  attenzione  dal  parlar  molto  poiché  è scritto  (e  gli  esempi  sono  numerosi):  “Nel  molto  parlare  non  manca  la colpa, chi frena le labbra è prudente” (Proverbi 10,19). 
Inoltre chi è sconsiderato nel parlare ne sentirà danno. 
Chi  parla  molto  ferisce  la  sua  anima. 
Il  Signore  dice:  “Di  ogni  parola  infondata  gli  uomini  renderanno  conto nel  giorno  del giudizio”  (Matteo  12,36).  
Per  questo  motivo  ciascuno  pesi  le  sue  parole  e  metta  giusti  freni  alla sua  bocca  per  non scivolare e cadere a causa della sua lingua: la caduta sarà insanabile e mortale. 
Ciascuno,  dunque,  custodisca  la  sua  condotta  per  non  peccare  con  la lingua  e  si  sforzi  di  osservare  con  diligenza  ed attenzione il Silenzio che è custode della giustizia! 
Ricordiamo  sempre  ciò  che  il  Signore  dice  nel  Vangelo:  “Chi  vuol  essere grande  tra  voi  si  farà  vostro  servitore  e  chi  vuol essere  il  primo  tra  voi sarà  il  servo  di  tutti”  (Marco  10,43-44).
Se  qualcuno  vorrà  dare  di  più  il  Signore  stesso,  al  suo ritorno, lo ricompenserà. Tuttavia si usi quella discrezione chi è “maestra di ogni virtù”. Se non credi ascolta il Silenzio e troverai la risposta Maria  Ausiliatrice desidera  il  risveglio  della  fede  che  è  sentimento  della  singola  persona prima  ancora  di  diventare  motore di  una  comunità. 
Se  non  si  è  convinti dell’apparizione  oppure  non  si  possiede  ancora  il dono  della  fede  non  ci si  deve sentire esclusi da questo movimento perché, al contrario, si è al centro dell’azione di Maria Santissima. 
E’  bene  ricordare  che:  “Quando  però  verrà lo  Spirito  di  verità,  egli  vi guiderà  alla  verità  tutta  intera….  “  (Gv 16,13);  si deve  avere  il  coraggio di  ascoltare  la  propria  coscienza  più profonda  al  riparo  da  giudizi esterni affrettati:  si  darà  così tempo e modo allo Spirito Santo di agire e “sbloccare” le nostre posizioni più rigide. 
“Ecco, il Signore  passò.  Ci  fu  un  vento  impetuoso…  ma  il  Signore  non era  nel vento.  
Dopo  il  vento  ci  fu  un  terremoto,  ma il  Signore  non  era  nel terremoto. Dopo  il  terremoto  ci  fu  un  fuoco,  ma  il  Signore  non  era  nel fuoco.

Dopo  il  fuoco  ci  fu  il mormorio di un vento leggero….” (1Re 19,12) 
Può  capitare  anche  a  chi  crede  all’apparizione  di  faticare  a  capirne alcuni  aspetti;  nel  silenzio  della  preghiera  personale  si potranno cogliere le risposte preziose dello Spirito Santo alle proprie domande.




Se ami la verità sii amante del silenzio che, come il sole, ti illuminerà in Dio. Il silenzio ti libererà dalla falsa conoscenza e ti aprirà a Dio stesso.

- Isacco di Ninive - 
Un'umile speranza, Qiqajon



Non abbiamo spaventato Dio

Silenzio.
Attesa.
Sì: non abbiamo spaventato Dio.
Nonostante le nostre guerre, le nostre urla, i nostri schiamazzi inutili non abbiamo spaventato Dio.
Nonostante gli sprechi, gli scandali e la tecnocrazia non abbiamo spaventato Dio.
Nonostante la fame, l'ignoranza, l'inadeguatezza della nostra povera umanità non abbiamo spaventato Dio.
Silenzio.
Attesa.
Ma ne sei sicuro?
Sì: nonostante l'uomo si sia abituato a tutto, perfino a se stesso, non abbiamo spaventato Dio.
Ancora una volta si apre la notte del tempo, ancora una volta Lui non rinuncia a farsi piccolo, a spezzarsi per poterci accompagnare, di nuovo, su quei frantumati sentieri che abbiamo minato, su cui ci smarriamo, su quei sentieri che in salita, a fatica, percorriamo.
Silenzio.
Attesa.
Grazie, Signore, per essere quella unità che tanto ci manca, anche quest'anno.
Con tutto il cuore, che la carezza dell'eterno sorrida al tuo tempo.

- Luca Peyron -


Buona giornata a tutti. :-)