Visualizzazione post con etichetta povertà. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta povertà. Mostra tutti i post

venerdì 8 novembre 2024

Riflessioni sulla pace - don Primo Mazzolari, San Giovanni Paolo II, Thomas Merton

 La Pace a tutti i costi – don Primo Mazzolari

Ci siamo accorti che non basta essere custodi della pace e neanche uomini di pace nel nostro intimo, se lasciamo che altri ne siano i soli testimoni. 
Come cristiani dobbiamo essere in prima linea nello sforzo comune verso la pace. Davanti per vocazione non per paura. 
Quando fa buio la lampada non la si mette sotto la tavola. 
Opponendo guerra a guerra, violenza a violenza non si fa' che moltiplicare le rovine. Invece di uno saremo in due a buttar giù, non importa se per ragioni o con animi opposti. 

Perché non ammazzo chi non è d'accordo con me, non vuol dire che io sia d'accordo con lui. 
Non l'ammazzo perché sono certo che la mia verità ha tanta verità da superare l'errore dell'altro.
La verità non ha bisogno della mia violenza per vincere.
Il cristiano è contro ogni male, non fino alla morte del malvagio, ma fino alla propria morte, dato che non c'è amore più grande che quello di mettere la propria vita a servizio del bene del fratello perduto.
Vince chi si lascia uccidere, non chi uccide. La storia della nostra redenzione si apre con la strage degli Innocenti e si chiude con il Calvario. 
Un cristiano deve fare la pace anche quando venissero meno le ragioni della pace. 

Al pari della fede, della speranza e della carità, la pace è vera beatitudine, quando non c'è tornaconto o interesse o convenienza, vale a dire quando incomincia a sembrare follia davanti al buon senso della gente ragionevole. 
Tutti si battono e si sputano addosso e aizzano gli uomini, i tuoi figli, gli uni contro gli altri.
Tutti si armano pieni di superbia.
Tutti fanno come se la pace e la guerra fossero in loro potere.

- don Primo Mazzolari - 
Fonte: Tu non uccidere, 1955


La pace esige il lavoro più eroico e il sacrificio più difficile. 
Richiede maggiore eroismo della guerra. 
Esige una maggiore fedeltà alla verità e una purezza molto più grande della propria coscienza.

- Padre Thomas Merton - 



 Dio dei nostri Padri,
grande e misericordioso,
Signore della pace e della vita,
Padre di tutti.
Tu hai progetti di pace e non di afflizione,
condanni le guerre
e abbatti l' orgoglio dei violenti.
Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù
ad annunziare la pace ai vicini e ai lontani,
a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe
in una sola famiglia.
Ascolta il grido unanime dei tuoi figli,
supplica accorata di tutta l'umanità:
mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza;
minaccia per le tue creature
in cielo, in terra e in mare.
In comunione con Maria, la Madre di Gesù,
ancora ti supplichiamo:
parla ai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli,
ferma la logica della ritorsione e della vendetta,
suggerisci con il tuo Spirito soluzioni nuove,
gesti generosi ed onorevoli,
spazi di dialogo e di paziente attesa
più fecondi delle affrettate scadenze della guerra.
Concedi al nostro tempo giorni di pace.
Mai più la guerra.






Buona giornata a tutti. :-)



lunedì 5 agosto 2024

Dai il meglio di te…e altre preghiere - Madre Teresa di Calcutta

                                                    Se fai il bene, ti attribuiranno
secondi fini egoistici
non importa, fa' il bene.

Se realizzi i tuoi obiettivi,
troverai falsi amici e veri nemici
non importa realizzali.

Il bene che fai verrà domani dimenticato.
Non importa fa' il bene.

L'onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile
non importa, sii franco e onesto.

Dà al mondo il meglio di te, e ti prenderanno a calci.
Non importa, dà il meglio di te.

- Madre Teresa di Calcutta -

30 luglio 1990


Non cercate Gesù in terre lontane: lui non è là.
E' vicino a voi. E' con voi.
Basta che teniate il lume acceso e lo vedrete sempre.
Continuate a riempire il lume con piccole gocce d'amore.

 
- Madre Teresa di Calcutta -



Signore, quando ho fame,
dammi qualcuno che ha bisogno di cibo;
quando ho un dispiacere,
mandami qualcuno da consolare;
quando la mia croce diventa pesante,
fammi condividere la croce di un altro;
quando non ho tempo,
dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento;
quando sono umiliato,
fa che io abbia qualcuno da lodare;
quando sono scoraggiato,
mandami qualcuno da incoraggiare;
quando ho bisogno della comprensione degli altri,
dammi qualcuno che ha bisogno della mia;
quando ho bisogno che ci si occupi di me,
mandami qualcuno di cui occuparmi;
quando penso solo a me stesso,
attira la mia attenzione su un'altra persona.
Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli,
che in tutto il mondo vivono poveri ed affamati.
Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano,
e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia.

- Madre Teresa di Calcutta -


La santità non è un lusso per pochi, ma un semplice dovere per ciascuno di noi.

- Madre Teresa di Calcutta -




Buona giornata a tutti. :-)

lunedì 29 gennaio 2024

da: "La città della gioia" - Dominique Lapierre

"...Un giovane volontario europeo passò allora tra i letti reggendo una catinella. 
Madre Teresa lo chiamò. Gli additò il morente . "Amalo" gli ingiunse. 
"Amalo con tutte le forze" . 
Consegnò al giovane le sue pinze e le bende. e si allontanò guidando Paul Lambert verso uno spazio vuoto tra la corsia degli uomini e quella delle donne dove c'erano un tavolo e un banco. 
Al muro era appeso un testo incorniciato . 
Era una poesia indù che Lambert lesse ad alta voce:

Se hai due pezzi di pane
Danne uno ai poveri
Vendi l'altro
E compra dei giacinti
per nutrire la tua anima.

Poi espose il suo progetto di lebbrosario per la Città della gioia.
"Very good Father, very good" disse Madre Teresa con il suo pittoresco accento, miscuglio di slavo e di bengalese. "You are doing God's work."
- Lei fa un lavoro voluto da Dio. D'accordo, le manderò tre sorelle abituate a curare i lebbrosi. -
Mentre faceva scorrere lo sguardo sulla corsia piena di corpi stesi soggiunse:
"Ci danno talmente di più di quello che noi diamo a loro".
Una giovane suora si era avvicinata e le parlava a bassa voce.
C'era bisogno di lei da un'altra parte.
"Good bye Father " disse. "Venga a dirci la messa una di queste mattine."
Paul Lambert era sconvolto . 

"Tu sia benedetta, Calcutta, poichè nella tua sventura hai generato dei santi."

da:  Dominique Lapierre, " La città della gioia"



 "C'è un tempo per tutti gli esseri; ma è un tempo che non è uguale per tutti. 
Il tempo delle cose non è il tempo degli animali, e quello degli animali non è il tempo degli uomini! E al di sopra di tutto e diverso da tutti c'è il tempo di Dio che tutti li riassume e li supera. 
Il cuore di Dio non batte secondo il ritmo del nostro cuore. 
Il suo movimento è quello della sua misericordia eterna che si espande nel tempo e non invecchia mai. 
È molto difficile per noi avere accesso a questo tempo divino; eppure soltanto là noi possiamo trovare la pace ". 

- Eloi Leclerc -
da:  La sapienza di un povero


Abbiamo bisogno di scoprire Dio. 
Dio non può essere trovato nel frastuono e nell’inquietudine. 
Dio è amico del silenzio. Osservate anche la natura: alberi e fiori crescono nel silenzio; guardate le stelle, la luna, il sole come si muovono in silenzio. 
Non è forse la nostra missione quella di dare Dio ai poveri? 
Non un Dio morto ma un Dio vivo, un Dio amante. 
Più viviamo nella preghiera silenziosa più possiamo dare nella nostra vita attiva. Abbiamo bisogno di silenzio per essere in grado di arrivare alle anime. La cosa essenziale non è ciò che noi diciamo, ma ciò che Dio dice a noi e attraverso di noi. 
Tutte le nostre parole saranno inutili se non vengono dall’anima. Le parole che non danno la luce di Dio aumentano le tenebre.

- Madre Teresa di Calcutta -




Una volta, un mendicante venne da me e mi disse: "Tutti ti danno qualcosa. Anch'io voglio darti qualcosa". E mi offrì dieci paisa. Se avessi accettato il denaro, lui non avrebbe avuto nulla da mangiare, ma se non lo avessi fatto, lo avrei reso infelice. 
Lo accettai. E, dentro di me, sentii che quel regalo aveva più valore del premio Nobel, perché egli aveva dato tutto ciò che aveva. 
Sul suo viso, vidi la Gioia di donare. 

(Madre Teresa)





Buona giornata a tutti. :-)


seguimi sulla mia pagina YouTube

                                   https://www.youtube.com/c/leggoerifletto 

domenica 19 marzo 2023

I Have the Dream - Don Tonino Bello

Carissimo Giuseppe, la domanda la giro a te, che te ne intendi: se, cioè, la razza dei sognatori sia utile all’umanità oppure va combattuta, proprio per quella carica di fuga che il sogno sembra favorire. Quando me la son sentita rivolgere io, me la son cavata con una citazione di lusso: "Troppi uomini pratici mangiano il pane intriso col sudore della fronte del sognatore". 
Ti piace? È di Kahil Gibran, un poeta delle tue parti, libanese per la precisione. Il quale, nello scriverla, deve aver pensato a te. Anzi, la frase mi sembra così pertinente con la tua storia, che potrebbe far benissimo da titolo ai capitoli trentasette e seguenti della Genesi, in cui si racconta del tuo mestiere di inguaribile sognatore. 
Dei dodici, eri il figlio prediletto di Giacobbe. E si capisce perché: gli eri nato in vecchiaia. Tra le tante attenzioni, quando eri ancora giovanetto, tuo padre volle confezionarti lui stesso una tunica dalle maniche lunghe. 
Non l’avesse mai fatto! Ogni volta che, con quell’abito firmato, comparivi in mezzo ai fratelli sbracati sotto gli ardori della canicola, li facevi crepare d’invidia. Un giorno, il vaso traboccò per via di certi sogni che ti mettesti a raccontare. 
Tutto elegante, che sembravi uscito da una "boutique" di via Veneto, parlavi di covoni di grano che si inchinavano davanti al tuo e di undici stelle che, insieme col sole e con la luna, si prostravano di fronte a te. 
I tuoi fratelli, allora, non ne poterono più. Che il vecchio padre, rincitrullito dall’arteriosclerosi, stravedesse per te, potevano anche sopportarlo. Ma che tu, servendoti dei sogni, ti mettessi a prevedere future egemonie su di loro, era proprio il colmo. 
Se ti avessero potuto ammazzare con una randellata, l’avrebbero fatto seduta stante. Comunque, pensarono bene di rinviare la vendetta a un’occasione più propizia. Per il momento si limitarono a mandarti un sacco di accidenti a te, alla tua tunica, ai tuoi sogni. E chi sa che non scrissero sui muri sotto casa, perché tuo padre potesse vedere: abbasso il visionario! La storia sappiamo tutti come andò a finire. Che quei praticoni dei tuoi fratelli, grevi di asprigni sudori di campo, dopo aver complottato per farti fuori: Ecco, il sognatore arriva! 
Orsù uccidiamolo...così vedremo che ne sarà dei suoi sogni! 
Ti vendettero a dei mercanti ismaeliti, i quali ti condussero in Egitto dove facesti fortuna. Finché un giorno in Egitto, essendo scoppiata la carestia, non ci arrivarono anche loro, morti di fame, alla ricerca disperata di frumento. 
E, senza saperlo, finirono col mangiare il pane che proprio tu, grazie a una irresistibile carriera originata dalla tua esperienza in materia di sogni, eri riuscito a mettere da parte. Morale della favola? Non bisogna sparare sui sognatori. Perché, a dispetto di ogni realismo scientifico che pretende di far tenere a ogni costo i piedi per terra, coloro che oggi camminano con la testa per aria saranno gli unici ad aver ragione domani. Grazie, sognatore.

Ma torniamo in Egitto, dove, all’improvviso, smettesti di sognare per conto tuo, e cominciasti a fare l’interprete dei sogni per conto terzi. 
Dunque: inizialmente le cose si misero abbastanza bene, perché andasti a finire, come uomo di fiducia, nella casa di un pezzo grosso della corte. 
La corte vera, però, fu quella che ti fece la moglie del principale. 
Poverina, bisogna capire anche lei :eri bello di forma e avvenente di aspetto e non seppe resistere al tuo fascino. Finché un giorno, avendo tu respinto energicamente certe sue spudorate profferte, si sentì ferita nell’orgoglio di donna e, girando la frittata, fu lei che ti accusò di violenza presso il marito. 
Il quale non si fece pregare due volte e ti spedì per direttissima in prigione. 
In quel tempo, come oggi da noi a San Vittore, le patrie galere dovevano traboccare di detenuti eccellenti, se è vero che, tra gli altri, c’erano anche il capo dei coppieri e il capo dei panettieri del faraone. 
Due gerarchi di tutto rispetto. 
Con la differenza, però, che essi erano andati a finire in carcere, non per storie di bustarelle, ma per aver contestato in pubblico la prepotenza del re. 
Una notte, l’uno e l’altro fecero un sogno così strano, che la mattina seguente alla tua domanda perché mai avessero quella faccia da funerale, essi risposero: Abbiamo fatto un sogno e non c’è chi lo interpreti! 
Quella frase mi rotola sull’anima come un macigno. 
Perché sintetizza il grido di tutti gli oppressi. 
Di tutti i prigionieri del regime. 
Di tutti i violentati dai sistemi di potere. 
Di tutte le vittime dei palazzi. 
Di tutti coloro, cioè, che abitano i sotterranei della storia, ai quali l’ingiustizia subìta non impedisce di sognare, ma che non trovano sulla loro strada gente capace di decifrare i loro sogni. 
Quella frase mi scomoda, perché mi fa capire quanto sia sacrilego il mio scettico sorriso di fronte alle utopie dei poveri, nella cui anima, anche d’inverno, fioriscono grappoli di speranze, con tutte le variazioni sul tema del celebre "I have the dream" di Martin Luther King: 
"Ho il sogno che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi schiavisti saranno capaci di sedere insieme alla tavola della fratellanza. 
Ho il sogno che un giorno anche lo stato del Mississippi, uno stato soffocante per l’afa dell’oppressione, sarà trasformato in un’oasi di pace e di giustizia. Ho il sogno che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per il contenuto del loro carattere. 
Ho il sogno...". 
Quella frase mi torna in mente ogni volta che, a uno a uno, se ne vanno i vecchi profeti, e all’orizzonte non si vedono discepoli che ne ereditino il mantello, e lasciano sia pure per poco lo sgomento del vuoto, e i poveri sembrano rimanere più soli. 
Allora, ti confesso, anche a me nasce un sogno nel cuore: quello di una Chiesa più audace, che si decida a scendere nelle carceri degli uomini e, organizzando la speranza degli ultimi, smetta di essere la notaia dell’ineluttabile, e divenga finalmente ministra dei loro sogni. I have the dream!

Ed eccoci giunti al terzo atto della tua carriera, che ti vide interprete non più dei tuoi sogni, e neppure dei sogni degli ultimi, ma interprete dei segni inviati dal cielo ai potenti della terra. Mi riferisco alla ben nota storia delle vacche grasse e delle vacche magre, che apparvero in sogno al faraone, con la simmetrica riproposizione, nel corso della stessa notte, delle spighe piene e delle spighe vuote. Un rompicapo preoccupante per il re e per tutta la sua corte. Quali presagi si nascondevano sotto i simboli di quelle sette vacche floridissime, divorate in un baleno da altrettante vacche, orride e macilente, comparse tra i giunchi del Nilo? E quale lettura dare al sogno delle sette spighe, turgide e splendenti, inghiottite all’improvviso da altrettante spighe vuote e bruciate dal vento? Fu così che si ricordarono di te, che marcivi in prigione. Qualcuno parlò delle tue abilità divinatorie, e al faraone che volle interpellarti di persona, tu spiegasti il mistero senza frasi di comodo. Gli dicesti che vacche grasse e spighe gonfie rappresentavano l’abbondanza dei beni e lo sperpero delle risorse ambientali, di cui gli Egiziani, se non si fosse intervenuti per tempo, avrebbero pagato lo scotto con durissimi anni di carestia, simbolizzati appunto dalle vacche magre e dalle spighe vuote. Poi aggiungesti, con accenti profetici, che bisognava correre ai ripari. Che bisognava ridurre i consumi. Che era necessario cambiare la politica sull’impiego delle energie. Che era indispensabile frenare la corsa allo spreco. Che non era possibile portare avanti i folli parametri del dispendio dei beni naturali non rinnovabili a cui la terra veniva sottoposta. Che, insomma, solo con una intelligente strategia di recupero delle risorse, e con un forte programma di risanamento dei guasti ambientali, si poteva preservare il futuro dalla tragedia della fame. Tu almeno, dai sotterranei della storia (oggi si direbbe: dai Sud della terra), dalla parte degli ultimi, dalle postazioni dei diseredati, le cose le vedevi così. Il faraone diede ascolto alla voce dei poveri. E fu la salvezza per tutti. Caro Giuseppe, come sono cambiati i faraoni di oggi! Non sono più disponibili a dare ascolto ai profeti del sottosuolo. Sorridono sui loro vaticini. E non sanno che farsene delle loro previsioni sui disastri dell’habitat o sui buchi dell’ozono, sull’effetto serra o sulle piogge acide, sulle deforestazioni dell’Amazzonia o sul degrado atmosferico, sulle scorie radioattive o sull’inquinamento delle acque, sull’abuso della biotecnologia o sulla desertificazione della terra... 
Gli interpreti dei sogni ci sono ancora oggi. Ma sono ridotti a funzione di grillo parlante. 
Per i potenti, quello che conta è stabilire il primato dell’economia sull’uomo, preferire la salvaguardia del mercato alla salvaguardia della natura, difendere il sistema consolidato della finanza sul patto generazionale che ci obbliga a consegnare ai posteri una terra abitabile. 
Ti è giunta eco di "Eco 92" di Rio de Janeiro? 
Hai sentito le tesi allucinanti dei moderni faraoni? Anche lì si è agitato lo spettro delle vacche magre. E sai qual è stata la risposta? "Ma quali vacche magre d’Egitto"!

- Don Tonino Bello -
Tratto da: “Ad Abramo e alla sua Discendenza”


Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica dalle lunghe maniche. 
I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente. 
Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancora di più. (...) I suoi fratelli andarono a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. Allora Giuseppe andò in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan. 
Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire. Si dissero l’un l’altro: "Ecco, il sognatore arriva! Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in qualche cisterna! Poi diremo: una bestia feroce l’ha divorato! Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni !". (...) Il suo padrone si accorse che il Signore era con lui e che quanto egli intraprendeva il Signore faceva riuscire nelle sue mani. (...)
Ora, in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del re d’Egitto, che erano detenuti nella prigione, ebbero tutti e due un sogno, ciascuno il suo sogno, che aveva un significato particolare. 
Alla mattina Giuseppe venne da loro e vide che erano afflitti. Allora interrogò gli eunuchi del faraone che erano con lui in carcere nella casa del suo padrone e disse: "Perché quest’oggi avete la faccia così triste?". Gli dissero: "Abbiamo fatto un sogno e non c’è chi lo interpreti".

(...) Al termine di due anni, il faraone sognò di trovarsi presso il Nilo. 
Ed ecco salirono dal Nilo sette vacche, belle di aspetto e grasse e si misero a pascolare tra i giunchi. Ed ecco, dopo quelle, sette altre vacche salirono dal Nilo, brutte di aspetto e magre, e si fermarono accanto alle prime vacche sulla riva del Nilo. Ma le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche belle di aspetto e grasse. E il faraone si svegliò. Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco sette spighe spuntavano da un unico stelo, grasse e belle. Ma ecco sette spighe vuote e arse dal vento d’oriente spuntavano dopo quelle. Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Poi il faraone si svegliò: era stato un sogno. 
Alla mattina il suo spirito ne era turbato, perciò convocò tutti gli indovini e tutti i saggi dell’Egitto. Il faraone raccontò loro il sogno, ma nessuno lo sapeva interpretare al faraone. (...)
Allora il faraone convocò Giuseppe. Lo fecero uscire in fretta dal sotterraneo ed egli si rase, si cambiò gli abiti e si presentò al faraone. (...) 
Allora Giuseppe disse al faraone: "Il sogno del faraone è uno solo: quello che Dio sta per fare, lo ha indicato al faraone. Le sette vacche belle sono sette anni e le sette spighe belle sono sette anni: è solo un sogno. E le sette vacche magre e brutte, che salgono dopo quelle, sono sette anni e le sette spighe vuote, arse dal vento d’oriente, sono sette anni: vi saranno sette anni di carestia. 
È appunto ciò che ho detto al faraone: quanto Dio sta per fare, l’ha manifestato al faraone. Ecco stanno per venire sette anni, in cui sarà grande abbondanza nel paese d’Egitto e la carestia consumerà il paese. 
(Gen. 37,3-5.12.17-20 ; 40,5-8; 41,1-8.14.25-30)




"Per i poveri anche una sagrestia può bastare! Solo allora potremo celebrare liturgie vere e riti credibili. 
E le ostie consacrate avranno finalmente il gusto del grano e il sapore della libertà".

- don Tonino Bello -


"Voglio dirvi questo: non vendetevi a nessuno. Anche a costo di morire di fame. Resistete tenacemente alle lusinghe di chi pensa di manipolarvi il cervello comprandovi con quattro soldi".

- don Tonino Bello -


Buona giornata a tutti. :-)

lunedì 20 febbraio 2023

Mare nostro - Erri De Luca

 Mare nostro che non sei nei cieli
e abbracci i confini dell'isola e del mondo,
sia benedetto il tuo sale,
sia benedetto il tuo fondale.
Accogli le gremite imbarcazioni 
senza una strada sopra le tue onde,
i pescatori usciti nella notte,
le loro reti tra le tue creature,
che tornano al mattino con la pesca
dei naufraghi salvati.
Mare nostro che non sei nei cieli,
all'alba sei colore di frumento,
al tramonto dell'uva di vendemmia,
ti abbiamo seminato di annegati
più di qualunque età delle tempeste.
Tu sei più giusto della terraferma,
pure quando sollevi onde a muraglia
poi le abbassi a tappeto.
Custodisci le vite, le vite cadute
come foglie sul viale,
fai da autunno per loro,
da carezza, da abbraccio e bacio in fronte
di madre e padre prima di partire.

- Erri De Luca -



Va’ ad Ahmedabad

Va’ lungo le strade di Baroda,
va’ ad Ahmedabad,
va’ a respirare la polvere
finché non soffochi e stai male
di una febbre che nessun dottore ha mai sentito.
Non me lo chiedere
perché non ti dirò niente
sulla fame e sul dolore.
(…)
E il dolore è
quando cammino per Ahmedabad
perché questo è il luogo
che ho sempre amato
questo è il luogo
che ho sempre odiato
perché questo è il luogo
dove non mi sento mai a casa
questo è il luogo
dove mi sento sempre a casa.
Il dolore è
quando torno ad Ahmedabad
dopo dieci anni
e capisco per la prima volta
che non sceglierei mai
di viverci. Il dolore è
vivere in America
e non essere capaci
di scrivere neanche una cosa
sull’America. (…)
- Sujata Bhatt –

poetessa indiana, 1988
Traduzione di Andrea Sirotti



Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che chiedono la pace.
Mentre paghi la bolletta dell'acqua, pensa agli altri,
coloro che mungono le nuvole.
Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare i popoli delle tende.
Mentre dormi contando i pianeti, pensa agli altri,
coloro che non trovano un posto dove dormire.
Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,
coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.
Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,
e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio.

 -Mahmoud Darwish -

Kazahri al-Lawzi aw Ab'ad 
(come il fiore di mandorlo o più lontano)



Straniero e fratello

Signore
dammi l'amore per il mio tempo,
per la mia terra,
per la mia gente.
Senza l'amore, la cittadinanza è solo diritti e doveri,
la città solo un posto dove vivere,
le istituzioni solo un'autorità,
la politica solo potere e compromesso,
la nazionalità solo una distinzione tra
chi è dentro e chi è fuori,
il vicino una potenziale minaccia,
il più debole solo zavorra,
il lavoro solo soldi.
Aiutami a comprendere che davanti a Te
nessuno è senza permesso di soggiorno.
Tu, che riveli l'uomo all'uomo,
trasforma lo straniero in fratello,
i confini in porte,
le frontiere in abbraccio.




Buona giornata a tutti. :-)



giovedì 26 gennaio 2023

Adotta la famiglia umana! - dom Hélder Câmara

 Qualunque sia la tua condizione di vita,
pensa a te e ai tuoi cari,
ma non lasciarti imprigionare
nell'angustia cerchia
della tua piccola famiglia.
Una volta per tutte
adotta la famiglia umana!
Bada a non sentirti estraneo
in nessuna parte del mondo.
Sii un uomo in mezzo agli altri.
Nessun problema, di qualsiasi popolo,
ti sia indifferente.
Vibra con le gioie e le speranze
di ogni gruppo umano.
Fa' tue le sofferenze e le umiliazioni
dei tuoi fratelli nell'umanità.
Vivi a scala mondiale
o, meglio ancora, a scala universale.
Cancella dal tuo vocabolario le parole:
nemico, inimicizia, odio, risentimento, rancore...
Nei tuoi pensieri, nei tuoi desideri
e nelle tue azioni sforzati di essere
ma di essere veramente, magnanimo! 

- dom Hélder Câmara  -


Le persone ti pesano?
Non metterle sulle tue spalle.
Portale nel cuore.

- dom Hélder Câmara  -


Perché siano superate le strutture ingiuste   

Manda, Signore, il tuo Spirito,
perché Lui solo può rinnovare
la faccia della terra!
Lui solo potrà cancellare
gli egoismi,
condizione indispensabile
perché siano superate
le strutture ingiuste
che tengono milioni di esseri
in schiavitù!
Lui solo potrà aiutarci
a costruire
un mondo più umano
e più cristiano! 

- dom Hélder Câmara -


Buona giornata a tutti. :-)


iscriviti al mio canale YouTube