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lunedì 22 luglio 2024

Quando gli uomini amano.....

 Il vero amore non lascia tracce
Se tu e io siamo una cosa sola
Si perde nei nostri abbracci
Come stelle contro il sole
Come una foglia cadente può restare
Un momento nell'aria
Così come la tua testa sul mio petto
Così la mia mano sui tuoi capelli
E molte notti resistono
Senza una luna, senza una stella
Così resisteremo noi
Quando uno dei due sarà via, lontano

- Leonard Cohen -




“Penso spesso a lei, al mattino, a mezzodì, di sera, di notte, negli intermezzi, appena prima e appena dopo… e anche durante.”

- Daniel Glattauer - 



Una bella canzone ?

Tu
la sera
a casa
distesa sul letto
a basso volume
fra le mie braccia.

- Ginanni Umberto - 



Col bacio mi sembrò di berti l'anima,
non di perder la mia;
ché quando mi staccai dalla tua bocca
vacillavo come ebbro cieco,
quasi a me stesso ignoto,
senza più cuore né cervello, vuoto.

- Corrado Govoni -



Ci baciammo, ma fu più di questo.
Era come nutrirsi dopo che si ha avuto fame, bere dopo che si ha avuto sete.

- Stephen King -



“Ma tu ed io, amor mio, siamo uniti,
uniti dai vestiti alle radici,
uniti d’autunno, d’acqua, di fianchi,
fino a essere solo tu, sol io uniti...
tu e io dovevamo semplicemente amarci”

- Pablo Neruda -



“Avere un pensiero unico, assiduo, di tutte l’ore, di tutti gli attimi; non concepire altra felicità che quella, sovrumana, irraggiata dalla sola tua presenza sull’essere mio; vivere tutto il giorno nell’aspettazione inquieta, furiosa, terribile, del momento in cui ti rivedrò; nutrire l’immagine delle tue carezze, quando sei partita, e di nuovo possederti in un’ombra quasi creata; sentirti, quando io dormo, sentirti sul mio cuore, viva, reale, palpabile, mescolata al mio sangue, mescolata alla mia vita; e credere in te soltanto, giurare in te soltanto, riporre in te soltanto la mia fede, la mia forza, il mio orgoglio, tutto il mio mondo, tutto quel che sogno, e tutto quel che spero.”

- Gabriele D’Annunzio - 



Io e te,
sdraiati in un letto qualunque,
in un posto qualunque.
Uno sull’altro,
a viziarci.

- Charles Bukowski - 


Bisogna amarsi e poi....
bisogna dirselo e poi....
bisogna scriverselo e poi....
bisogna baciarsi sulla bocca,
sugli occhi e ovunque....

- Victor Hugo - 




Buona giornata a tutti. :-)


venerdì 28 giugno 2024

La felicità – Fabio Volo

 E crescendo impari che la felicità non è quella delle grandi cose.
Non è quella che si insegue a vent'anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi…
la felicità non è quella che affannosamente si insegue credendo che l'amore sia tutto o niente,...
non è quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari...
la felicità non è quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.
Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose...
...e impari che il profumo del caffè al mattino è un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.
E impari che la felicità è fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi,
e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall'inverno, e che sederti a leggere all'ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.
E impari che l'amore è fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,
e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.
E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.
E impari che tenere in braccio un bimbo è una deliziosa felicità.
E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami..
E impari che c'è felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c'è qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.
E impari che nonostante le tue difese,
nonostante il tuo volere o il tuo destino,
in ogni gabbiano che vola c'è nel cuore un piccolo-grande
Jonathan Livingston.
E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.

- Fabio Volo - 
da "Il Volo del Mattino"




“L'amo quando di notte o di mattina mi sveglio e la vedo: lei mi guarda e mi ama. E nessuno, meno di tutti io, può impedirle di amare come lei sa, a suo modo. 
L'amo quando è seduta vicino a me, e noi sappiamo che ci amiamo l'un altro...
L'amo quando stiamo a lungo soli, e io dico: che facciamo? che possiamo fare? 
E lei ride. 
L'amo quando s'arrabbia con me e d'improvviso, in un batter d'occhio, il suo pensiero e le sue parole diventano aspri, dice: “Smettiamo, mi dai fastidio”; e dopo un minuto già mi sorride timidamente. 
L'amo quando lei non mi vede e non sa che ci sono, e io l'amo a modo mio.”

- Lev Tolstoj –
“I diari”


La felicità è un sentimento segreto, esclusivo, inquisitorio, dolcissimo e supremamente crudele. Vi si sta arroccati come in un palazzo di ferro e cemento, dalle grandi vetrate; nello stesso tempo è un riflesso sull’acqua che non solo la brezza, ma l’ombra di un passante può alterare….
La felicità non si narra. 
Si può appena, come la pioggia scorrendo a rivoli sui vetri traccia e scancella delle figurazioni, annotare i momenti salienti che ci consentono di intravederla. E un’altra cosa so della felicità: che essa è muta.

- Vasco Pratolini -
da “La costanza della ragione”




Buona giornata a tutti. :-)



lunedì 16 ottobre 2023

In contatto - Anselm Grün

 Buon Dio, ti ringrazio
per questo nuovo giorno.
Non mi sento ancora del tutto
sveglio per affrontare tutto ciò
che mi sarà richiesto di fare oggi.
Confido però che tu stenda su di me
la tua mano protettrice
e mi dia lo slancio necessario
per il nuovo giorno.
Restami vicino, oggi,
affinchè compia i passi giusti.
Affinchè capisca che cosa mi è d’aiuto oggi
e come posso impegnarmi per la vita.
Aprimi la vita.
Fammi entrare in contatto con la vita,
con me stesso,
ma anche con le persone che incontro.
Togli il velo che talvolta copre
la mia vita, facendomi vegetare.
Voglio vivere da sveglio,
con tutti i sensi.
Voglio gustare la bellezza della vita.
Voglio contribuire a far sì che
per i miei amici oggi sia un giorno
più bello, colorato e allegro.
Benedicimi, perché oggi possa essere
una benedizione per gli altri.

- Anselm Grün - 

Fonte: “Entra in contatto” , Anselm Grün, Ed. Paoline 2005, pagg. 10,11



 La bellezza di cui facciamo l'esperienza nel mondo si trasforma in una traccia lasciata da Dio in questo mondo, perché nonostante tutti i dubbi e l'incredulità della nostra fede possiamo tornare sempre ad avere un'intuizione di Lui e a farne esperienza.  

- Anselm Grün -
da: “Bellezza” Ed. Queriniana



 Attraverso l'amore, la bellezza nascosta viene alla luce. L'amore trasfigura l'altro. O, in altre parole: la persona che amo viene trasfigurata. In lei avviene ciò che è avvenuto in Gesù sul monte Tabor. D'improvviso il suo volto brilla come il sole. Viene in superficie l'essenziale. Si fa visibile la bellezza originaria.  

- Anselm Grün -
da: “Bellezza” Ed. Queriniana



 Se scopro in una persona un po' dell'amore che non si fa schiacciare nemmeno dalla morte, vedo il mistero della bellezza di cui parla Giovanni. 
Non mi rifugio in un mondo di bell'estetismo. 
Guardo la realtà del mio mondo così com'è e vi riconosco ugualmente la gloria di Dio, su cui la violenza e le crudeltà umane non hanno potere. 

- Anselm Grün -
da: “Bellezza” Ed. Queriniana


Buona giornata a tutti. :-)




domenica 19 marzo 2023

I Have the Dream - Don Tonino Bello

Carissimo Giuseppe, la domanda la giro a te, che te ne intendi: se, cioè, la razza dei sognatori sia utile all’umanità oppure va combattuta, proprio per quella carica di fuga che il sogno sembra favorire. Quando me la son sentita rivolgere io, me la son cavata con una citazione di lusso: "Troppi uomini pratici mangiano il pane intriso col sudore della fronte del sognatore". 
Ti piace? È di Kahil Gibran, un poeta delle tue parti, libanese per la precisione. Il quale, nello scriverla, deve aver pensato a te. Anzi, la frase mi sembra così pertinente con la tua storia, che potrebbe far benissimo da titolo ai capitoli trentasette e seguenti della Genesi, in cui si racconta del tuo mestiere di inguaribile sognatore. 
Dei dodici, eri il figlio prediletto di Giacobbe. E si capisce perché: gli eri nato in vecchiaia. Tra le tante attenzioni, quando eri ancora giovanetto, tuo padre volle confezionarti lui stesso una tunica dalle maniche lunghe. 
Non l’avesse mai fatto! Ogni volta che, con quell’abito firmato, comparivi in mezzo ai fratelli sbracati sotto gli ardori della canicola, li facevi crepare d’invidia. Un giorno, il vaso traboccò per via di certi sogni che ti mettesti a raccontare. 
Tutto elegante, che sembravi uscito da una "boutique" di via Veneto, parlavi di covoni di grano che si inchinavano davanti al tuo e di undici stelle che, insieme col sole e con la luna, si prostravano di fronte a te. 
I tuoi fratelli, allora, non ne poterono più. Che il vecchio padre, rincitrullito dall’arteriosclerosi, stravedesse per te, potevano anche sopportarlo. Ma che tu, servendoti dei sogni, ti mettessi a prevedere future egemonie su di loro, era proprio il colmo. 
Se ti avessero potuto ammazzare con una randellata, l’avrebbero fatto seduta stante. Comunque, pensarono bene di rinviare la vendetta a un’occasione più propizia. Per il momento si limitarono a mandarti un sacco di accidenti a te, alla tua tunica, ai tuoi sogni. E chi sa che non scrissero sui muri sotto casa, perché tuo padre potesse vedere: abbasso il visionario! La storia sappiamo tutti come andò a finire. Che quei praticoni dei tuoi fratelli, grevi di asprigni sudori di campo, dopo aver complottato per farti fuori: Ecco, il sognatore arriva! 
Orsù uccidiamolo...così vedremo che ne sarà dei suoi sogni! 
Ti vendettero a dei mercanti ismaeliti, i quali ti condussero in Egitto dove facesti fortuna. Finché un giorno in Egitto, essendo scoppiata la carestia, non ci arrivarono anche loro, morti di fame, alla ricerca disperata di frumento. 
E, senza saperlo, finirono col mangiare il pane che proprio tu, grazie a una irresistibile carriera originata dalla tua esperienza in materia di sogni, eri riuscito a mettere da parte. Morale della favola? Non bisogna sparare sui sognatori. Perché, a dispetto di ogni realismo scientifico che pretende di far tenere a ogni costo i piedi per terra, coloro che oggi camminano con la testa per aria saranno gli unici ad aver ragione domani. Grazie, sognatore.

Ma torniamo in Egitto, dove, all’improvviso, smettesti di sognare per conto tuo, e cominciasti a fare l’interprete dei sogni per conto terzi. 
Dunque: inizialmente le cose si misero abbastanza bene, perché andasti a finire, come uomo di fiducia, nella casa di un pezzo grosso della corte. 
La corte vera, però, fu quella che ti fece la moglie del principale. 
Poverina, bisogna capire anche lei :eri bello di forma e avvenente di aspetto e non seppe resistere al tuo fascino. Finché un giorno, avendo tu respinto energicamente certe sue spudorate profferte, si sentì ferita nell’orgoglio di donna e, girando la frittata, fu lei che ti accusò di violenza presso il marito. 
Il quale non si fece pregare due volte e ti spedì per direttissima in prigione. 
In quel tempo, come oggi da noi a San Vittore, le patrie galere dovevano traboccare di detenuti eccellenti, se è vero che, tra gli altri, c’erano anche il capo dei coppieri e il capo dei panettieri del faraone. 
Due gerarchi di tutto rispetto. 
Con la differenza, però, che essi erano andati a finire in carcere, non per storie di bustarelle, ma per aver contestato in pubblico la prepotenza del re. 
Una notte, l’uno e l’altro fecero un sogno così strano, che la mattina seguente alla tua domanda perché mai avessero quella faccia da funerale, essi risposero: Abbiamo fatto un sogno e non c’è chi lo interpreti! 
Quella frase mi rotola sull’anima come un macigno. 
Perché sintetizza il grido di tutti gli oppressi. 
Di tutti i prigionieri del regime. 
Di tutti i violentati dai sistemi di potere. 
Di tutte le vittime dei palazzi. 
Di tutti coloro, cioè, che abitano i sotterranei della storia, ai quali l’ingiustizia subìta non impedisce di sognare, ma che non trovano sulla loro strada gente capace di decifrare i loro sogni. 
Quella frase mi scomoda, perché mi fa capire quanto sia sacrilego il mio scettico sorriso di fronte alle utopie dei poveri, nella cui anima, anche d’inverno, fioriscono grappoli di speranze, con tutte le variazioni sul tema del celebre "I have the dream" di Martin Luther King: 
"Ho il sogno che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi schiavisti saranno capaci di sedere insieme alla tavola della fratellanza. 
Ho il sogno che un giorno anche lo stato del Mississippi, uno stato soffocante per l’afa dell’oppressione, sarà trasformato in un’oasi di pace e di giustizia. Ho il sogno che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per il contenuto del loro carattere. 
Ho il sogno...". 
Quella frase mi torna in mente ogni volta che, a uno a uno, se ne vanno i vecchi profeti, e all’orizzonte non si vedono discepoli che ne ereditino il mantello, e lasciano sia pure per poco lo sgomento del vuoto, e i poveri sembrano rimanere più soli. 
Allora, ti confesso, anche a me nasce un sogno nel cuore: quello di una Chiesa più audace, che si decida a scendere nelle carceri degli uomini e, organizzando la speranza degli ultimi, smetta di essere la notaia dell’ineluttabile, e divenga finalmente ministra dei loro sogni. I have the dream!

Ed eccoci giunti al terzo atto della tua carriera, che ti vide interprete non più dei tuoi sogni, e neppure dei sogni degli ultimi, ma interprete dei segni inviati dal cielo ai potenti della terra. Mi riferisco alla ben nota storia delle vacche grasse e delle vacche magre, che apparvero in sogno al faraone, con la simmetrica riproposizione, nel corso della stessa notte, delle spighe piene e delle spighe vuote. Un rompicapo preoccupante per il re e per tutta la sua corte. Quali presagi si nascondevano sotto i simboli di quelle sette vacche floridissime, divorate in un baleno da altrettante vacche, orride e macilente, comparse tra i giunchi del Nilo? E quale lettura dare al sogno delle sette spighe, turgide e splendenti, inghiottite all’improvviso da altrettante spighe vuote e bruciate dal vento? Fu così che si ricordarono di te, che marcivi in prigione. Qualcuno parlò delle tue abilità divinatorie, e al faraone che volle interpellarti di persona, tu spiegasti il mistero senza frasi di comodo. Gli dicesti che vacche grasse e spighe gonfie rappresentavano l’abbondanza dei beni e lo sperpero delle risorse ambientali, di cui gli Egiziani, se non si fosse intervenuti per tempo, avrebbero pagato lo scotto con durissimi anni di carestia, simbolizzati appunto dalle vacche magre e dalle spighe vuote. Poi aggiungesti, con accenti profetici, che bisognava correre ai ripari. Che bisognava ridurre i consumi. Che era necessario cambiare la politica sull’impiego delle energie. Che era indispensabile frenare la corsa allo spreco. Che non era possibile portare avanti i folli parametri del dispendio dei beni naturali non rinnovabili a cui la terra veniva sottoposta. Che, insomma, solo con una intelligente strategia di recupero delle risorse, e con un forte programma di risanamento dei guasti ambientali, si poteva preservare il futuro dalla tragedia della fame. Tu almeno, dai sotterranei della storia (oggi si direbbe: dai Sud della terra), dalla parte degli ultimi, dalle postazioni dei diseredati, le cose le vedevi così. Il faraone diede ascolto alla voce dei poveri. E fu la salvezza per tutti. Caro Giuseppe, come sono cambiati i faraoni di oggi! Non sono più disponibili a dare ascolto ai profeti del sottosuolo. Sorridono sui loro vaticini. E non sanno che farsene delle loro previsioni sui disastri dell’habitat o sui buchi dell’ozono, sull’effetto serra o sulle piogge acide, sulle deforestazioni dell’Amazzonia o sul degrado atmosferico, sulle scorie radioattive o sull’inquinamento delle acque, sull’abuso della biotecnologia o sulla desertificazione della terra... 
Gli interpreti dei sogni ci sono ancora oggi. Ma sono ridotti a funzione di grillo parlante. 
Per i potenti, quello che conta è stabilire il primato dell’economia sull’uomo, preferire la salvaguardia del mercato alla salvaguardia della natura, difendere il sistema consolidato della finanza sul patto generazionale che ci obbliga a consegnare ai posteri una terra abitabile. 
Ti è giunta eco di "Eco 92" di Rio de Janeiro? 
Hai sentito le tesi allucinanti dei moderni faraoni? Anche lì si è agitato lo spettro delle vacche magre. E sai qual è stata la risposta? "Ma quali vacche magre d’Egitto"!

- Don Tonino Bello -
Tratto da: “Ad Abramo e alla sua Discendenza”


Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica dalle lunghe maniche. 
I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente. 
Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancora di più. (...) I suoi fratelli andarono a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. Allora Giuseppe andò in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan. 
Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire. Si dissero l’un l’altro: "Ecco, il sognatore arriva! Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in qualche cisterna! Poi diremo: una bestia feroce l’ha divorato! Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni !". (...) Il suo padrone si accorse che il Signore era con lui e che quanto egli intraprendeva il Signore faceva riuscire nelle sue mani. (...)
Ora, in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del re d’Egitto, che erano detenuti nella prigione, ebbero tutti e due un sogno, ciascuno il suo sogno, che aveva un significato particolare. 
Alla mattina Giuseppe venne da loro e vide che erano afflitti. Allora interrogò gli eunuchi del faraone che erano con lui in carcere nella casa del suo padrone e disse: "Perché quest’oggi avete la faccia così triste?". Gli dissero: "Abbiamo fatto un sogno e non c’è chi lo interpreti".

(...) Al termine di due anni, il faraone sognò di trovarsi presso il Nilo. 
Ed ecco salirono dal Nilo sette vacche, belle di aspetto e grasse e si misero a pascolare tra i giunchi. Ed ecco, dopo quelle, sette altre vacche salirono dal Nilo, brutte di aspetto e magre, e si fermarono accanto alle prime vacche sulla riva del Nilo. Ma le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche belle di aspetto e grasse. E il faraone si svegliò. Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco sette spighe spuntavano da un unico stelo, grasse e belle. Ma ecco sette spighe vuote e arse dal vento d’oriente spuntavano dopo quelle. Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Poi il faraone si svegliò: era stato un sogno. 
Alla mattina il suo spirito ne era turbato, perciò convocò tutti gli indovini e tutti i saggi dell’Egitto. Il faraone raccontò loro il sogno, ma nessuno lo sapeva interpretare al faraone. (...)
Allora il faraone convocò Giuseppe. Lo fecero uscire in fretta dal sotterraneo ed egli si rase, si cambiò gli abiti e si presentò al faraone. (...) 
Allora Giuseppe disse al faraone: "Il sogno del faraone è uno solo: quello che Dio sta per fare, lo ha indicato al faraone. Le sette vacche belle sono sette anni e le sette spighe belle sono sette anni: è solo un sogno. E le sette vacche magre e brutte, che salgono dopo quelle, sono sette anni e le sette spighe vuote, arse dal vento d’oriente, sono sette anni: vi saranno sette anni di carestia. 
È appunto ciò che ho detto al faraone: quanto Dio sta per fare, l’ha manifestato al faraone. Ecco stanno per venire sette anni, in cui sarà grande abbondanza nel paese d’Egitto e la carestia consumerà il paese. 
(Gen. 37,3-5.12.17-20 ; 40,5-8; 41,1-8.14.25-30)




"Per i poveri anche una sagrestia può bastare! Solo allora potremo celebrare liturgie vere e riti credibili. 
E le ostie consacrate avranno finalmente il gusto del grano e il sapore della libertà".

- don Tonino Bello -


"Voglio dirvi questo: non vendetevi a nessuno. Anche a costo di morire di fame. Resistete tenacemente alle lusinghe di chi pensa di manipolarvi il cervello comprandovi con quattro soldi".

- don Tonino Bello -


Buona giornata a tutti. :-)

giovedì 3 marzo 2022

Dicono che durante la nostra vita abbiamo due grandi amori - Paulo Coelho

Dicono che durante la nostra vita abbiamo due grandi amori. 
Uno con il quale ti sposerai o vivrai per sempre, può essere il padre o la madre dei tuoi figli: con questa persona otterrai la massima comprensione per stare il resto della tua vita insieme. 
E dicono che c’è un secondo grande amore, una persona che perderai per sempre. 
Qualcuno con cui sei nato collegato, così collegato, che le forze della chimica scappano dalla ragione e ti impediranno sempre di raggiungere un finale felice. 
Fino a che un giorno smetterai di provarci, ti arrenderai e cercherai un’altra persona che finirai per incontrare. 
Però ti assicuro che non passerà una sola notte senza aver bisogno di un altro suo bacio, o anche di discutere una volta in più. Tutti sanno di chi sto parlando, perché mentre stai leggendo queste righe, il suo nome ti è venuto in mente. 
Ti libererai di lui o di lei e smetterai di soffrire, finirai per incontrare la pace, però ti assicuro che non passerà un giorno in cui non desidererai che sia qui per disturbarti. 
Perché a volte si libera più energia discutendo con chi ami, che facendo l’amore con qualcuno che apprezzi.

Paulo Coelho
 da: “El Zahir” 

dipinto di  Dorina Costras

"Non aver paura della solitudine. Devi aver paura di vivere ingannandoti, guardando la realtà come ti piacerebbe fosse e non come veramente è." 

- Paulo Coelho - 
Adulterio 


Nella vita ci sono cose che tu cerchi e altre che ti vengono a cercare. Non le hai scelte e nemmeno le vorresti, ma arrivano e dopo non sei più uguale. 
A quel punto le soluzioni sono due: o scappi cercando di lasciartele alle spalle o ti fermi e le affronti. 
Qualsiasi soluzione tu scelga ti cambia, e tu hai solo la possibilità di scegliere se in bene o in male. Ecco perché non siamo chi desidereremmo essere. 
Siamo ciò che la società richiede, gli individui che i nostri genitori hanno deciso che fossimo. Ci adoperiamo per non deludere nessuno ed abbiamo un immenso bisogno di essere amati e questo ci porta, di conseguenza, a soffocare la parte migliore di noi. 
A poco a poco, la luce dei nostri sogni si trasforma nel mostro dei nostri incubi. E diventiamo schiavi delle cose non realizzate, delle possibilità non vissute.

- Paulo Coelho - 
da Adulterio 



Buona giornata a  tutti :-)
 

giovedì 26 agosto 2021

Se (Lettera ad un figlio), 1895 - Kipling Rudyard

Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno colpa.
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo però considerazione anche del loro dubbio.
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,
O essendo odiato, non dare spazio all'odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio; 
Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone; 
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo, 
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina 
E trattare allo stesso modo questi due impostori.

Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto 
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi, 
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte, 
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.

Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce, 
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio senza mai far parola della tua perdita.
 
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti, 
E a tenere duro quando in te non c'è più nulla 
Se non la Volontà che dice loro: "Tenete duro!" 

Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.

Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,

Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,

E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!

- Rudyard Kipling -


Io preferisco pensare bene della gente, perché così mi risparmio un sacco di preoccupazioni.

- Rudyard Kipling -


Non c’è peccato più grande dell’ignoranza.

- Rudyard Kipling -



Buona giornata a tutti. :-)