Visualizzazione post con etichetta poesia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta poesia. Mostra tutti i post

domenica 22 luglio 2018

Vieni a me - Alejandro Jodorowsky

«Amare significa, in ogni caso, essere vulnerabili. 
Qualunque sia la cosa che vi è cara, il vostro cuore prima o poi avrà a soffrire per causa sua, e magari anche a spezzarsi. 
Se volete avere la certezza che esso rimanga intatto, non donatelo a nessuno, nemmeno a un animale. 
Proteggetelo avvolgendolo con cura in passatempi e piccoli lussi; evitate ogni tipo di coinvolgimento; chiudetelo col lucchetto nello scrigno, o nella bara del vostro egoismo. 
Ma in quello scrigno - al sicuro, nel buio, immobile, sottovuoto - esso cambierà: non si spezzerà; diventerà infrangibile, impenetrabile, irredimibile.

L’alternativa al rischio di una tragedia è la dannazione. L’unico posto, oltre al cielo, dove potrete stare perfettamente al sicuro da tutti i pericoli e i turbamenti dell’amore è l’inferno.
Sono convinto che il più sregolato e smodato degli affetti contrasta meno la volontà di Dio di una mancanza d’amore volontariamente ricercata per autoproteggerci».



da: Clive Staples Lewis, I quattro amori, Jaca Book, Milano, 2001, pp. 111-112




Le sofferenze familiari, come gli anelli di una catena, si ripetono di generazione in generazione finché un discendente acquista consapevolezza e trasforma la sua maledizione in una benedizione.

- Alejandro Jodorosky - 




Vieni a me come brezza senz'uscita
per nascere in ciò che dalla ferita scaturisce
là dove non è più possibile nidificare
Umile e silenziosa t'abbandoni al torrente
libera non ti dici ma sai sorridere quando non chiedi
perchè tutto hai perso tranne te stessa
Entrando nel piacere ombra su ombra
io della tua pelle vuota, tu dell'oblio della mia anima
come sopravvissuti di tutte le guerre
ogni carezza è un uccello miracoloso
ogni bacio un parto
ogni orgasmo un Eden nel nulla...

- Alejandro Jodorowsky -
(Di ciò di cui non si può parlare)

Edward Dufner (1872 – 1957), Summer Evening - det.


Buona giornata a tutti. :-)










domenica 1 luglio 2018

da: "La luna blu, il percorso inverso dei sogni" - Massimo Bisotti

Cosa vuol dire essere unica?
L’unica ti abiterà tutti gli scompartimenti aperti di un incontro inesorabile, persino quelli chiusi e quelli sconosciuti.
E tu vorrai sapere come riconoscerai l’unicità? Perderai il sonno. Sconvolgerai i tuoi progetti.
Vaneggerai proposte d’eternità, improvviserai dichiarazioni d’insana follia, avrai lo stomaco invaso da un’ansia innaturale.
Metterai una croce al centro esatto di quel te che credevi di conoscere, mentre cadranno le cose che pensavi di sapere.
Guiderai di fretta, in autostrada perché avrai bisogno di correre, di fendere l’aria con la mano fuori dal finestrino, di accendere una sigaretta, la radio, i sensi, di ascoltare musica trovandoci il suo nome, in tutta, senza sosta, infedele ai tuoi momenti per cause completamente estranee alla ragione.
Lei ti agiterà gli eventi, butterà fuori gli attimi, turberà le tue gracili certezze, ridisegnerà i sospiri, i brividi e l’immaginazione, ti lascerà giocare l’anima con la notte, per perderla e sdraiarti sul vento e le sue lucciole, lascerai che dorma dove vuole, che torni quando vuole, tanto saprai sempre dove va e quando torna quasi ti dispiacerà.
Inventerai un colore nuovo per farla addormentare, le cullerai i pensieri coprendola con attenzioni leggere.
Inizierai a spiare dietro le nuvole i suoi silenzi parlanti come se non t’importasse niente del cielo limpidissimo che hai sempre amato a dismisura, solo segnali onnipresenti nel desiderio che sale, che proverai a bloccare per poi cedere in un sospiro di benedetta e indecente liberazione.
Sparirai, annullerai gli appuntamenti.
Tutto quello che potrai avere non sarà quel che vuoi avere.
Tutti ti vedranno ma tu non ci sarai più. E gli altri saranno troppo lontani per accorgersi di quanto tu sia vicino a lei soltanto, troppo vicino a lei, troppo lontano dal resto, senza mai fartene accorgere, riconoscerai un profumo mai sentito dentro la tua stanza.
Affonderai le mani in una condizione interiore di bellezza totalizzante e ti perderai nel groviglio di una presenza semplice con l’illusione buona di potere finalmente sopravvivere ad un “per sempre”.

- Massimo Bisotti -

Fonte: "La luna blu - Il percorso inverso dei sogni", ed. LIT libri in tasca




Mi piacciono le donne che non si sono stancate di volere un amore che sazi la loro fame d'immenso. 
Quelle che hanno ancora voglia di risposte urgenti, risposte d'amore.
Quelle che hanno voglia di guardare un cielo sempre diverso, strane nuvole a cui disegnare forme di certezze e soprattutto piedi per sfidare la parola tardi.
Quelle che si sono rotte le braccia per far quadrare il bilancio di abbracci mancati, spaccate le labbra nell'attesa snervante di baci mai dati ma ora sanno che noi siamo qui per colmare quella fame d'immenso.
Noi a far rumore nei loro sogni per farle svegliare con il cuore felice. 
Noi per vederle ogni giorno nuove, se pur le stesse e ogni giorno innamorarci di nuovo. 
Amo le donne belle davvero, di una bellezza inarrivabile nemmeno da chi usa la bellezza per mestiere, perché negli occhi avranno il sorriso di chi sfida la vita, con l'umiltà di vincerne unicamente il dolore. 
E lo faranno e sapranno farlo al di là di noi ma restando con noi daranno una luce diversa anche ai nostri occhi e saremo più belli, saremo migliori.
E tu, se mi troverai, sarai Miss Anima nel mio mondo.

- Massimo Bisotti -





"Dovrei fare la raccolta differenziata delle cose da dire e di quelle da non dire.
Ma ciò che è giusto non sempre è meglio.
Mescolo sempre." 

- Massimo Bisotti -






"Se solo tu potessi davvero voltarti per guardare indietro ti accorgeresti di milioni di persone che non ti hanno mai visto e non ti volteresti più. 
Devi guardare avanti per vedere un volto che riconosci e non indietro. 
Quel che è rimasto indietro ha smesso di riconoscerti, quel che è rimasto indietro non voleva guardarti abbastanza".

- Massimo Bisotti -





Buona giornata a tutti. :-)




lunedì 25 giugno 2018

da: "Cime e valli della vita" - Anselm Grùn

Già da ragazzo ho visto le ascensioni in montagna come esercizio alla disciplina. 
Erano un simbolo del fatto che sono io a prendere in mano la mia esistenza e a darle for­ma, che sono io a stabilire le mete e anche ad arrivarci. 
Ciò che sentivo istintivamente da ragazzo l'ho ritrovato poi in Viktor E. Frankl, lo psicoterapeuta viennese, che era anche un appassionato alpinista. In un discorso una volta disse che l'alpinista «è in concorrenza e in rivalità soltanto con una persona e quella persona è lui stesso. Pretende qualco­sa da se stesso, esige qualcosa da se stesso»
Frankl parla poi del fatto che l'essere umano ha bisogno della tensione interiore, tra se stesso e una meta che si prefigge.
Quando, in un'escursione in montagna, stabiliamo una meta, creiamo in noi una sana tensione, che ci fa bene. 
Se esigiamo sempre troppo poco da noi stessi, spesso nella nostra vita si insinua la sensazione di mancanza di senso. 
L'assenza di una meta impedisce che sviluppiamo davvero le energie che sono racchiuse in noi. La meta, però, deve essere scelta in maniera adeguata. 
Se ci poniamo obiettivi troppo ambiziosi, pretendiamo troppo da noi stessi. 
Se però non osiamo nulla, il viaggio della vita perde energia. 
La meta conferisce al nostro camminare una dinamica in­teriore che ci fa bene.

- Anselm Grùn -
da: "Cime e valli della vita" - ed. Queriniana


Lungo la strada ci imbattiamo sempre nei nostri limi­ti, a volte ci rendiamo conto che la strada non prosegue. 
Allora bisogna trovare un nuovo orientamento. 
Della vita fanno parte esperienze di picco e valli di mediocrità, ascese faticose e addii pieni di malinconia. 
Posso camminare da solo e allora mi ritrovo a confronto con me stesso. Ma mi piace anche camminare in compagnia, in particolare con i miei fratelli e le mie sorelle. Fa bene camminare insieme, sostenersi a vicenda, incoraggiarsi o, semplicemente, met­tersi a chiacchierare.
Già i filosofi greci sviluppavano le loro idee più impor­tanti camminando. 
E così il camminare è anche sempre fonte di ispirazione. 
Spesso camminando mi vengono nuove idee che in seguito, prima o poi, mi piace mettere per iscritto. Ma non uso mai il tempo delle camminate per annotarmi i pensieri. Non tengo un diario. E durante la vacanza rinuncio a qualsiasi forma di scrittura. 
Mi ab­bandono esclusivamente al camminare e all'osservare, alle conversazioni e alle pause.

- Anselm Grùn -
da: "Cime e valli della vita" - ed. Queriniana



La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell’al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.
La vita non é uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla é più bello, più vero della vita.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.

- Nazim Hikmet - 



Buona giornata a tutti. :-)




sabato 23 giugno 2018

Parliamo di alba con Tiziano Terzani, Paul Verlaine

In India si dice che l'ora più bella è quella dell'alba,
quando la notte aleggia ancora nell'aria
ed il giorno non è ancora pieno,
quando la distinzione fra tenebra e luce non è ancora netta
e per qualche momento l'uomo, se vuole, se sa fare attenzione,
può intuire che tutto ciò che nella vita gli appare in contrasto,
il buio e la luce, il falso ed il vero
non sono che due aspetti della stessa cosa.

Sono diversi, ma non facilmente separabili,
sono distinti, ma "non sono due".

Come un uomo ed una donna,
che sono sì meravigliosamente differenti
ma che nell'amore diventano Uno.

- Tiziano Terzani - 
da: "Un altro giro di giostra"



Sempre camminerò per queste spiagge tra la sabbia e la schiuma dell'onda. L'alta marea cancellerà l'impronta e al vento svanirà la schiuma. 
Ma sempre spiaggia e mare rimarranno.
- Khalil Gibran -


Poiché l’alba si accende, ed ecco l’aurora,
poiché, dopo avermi a lungo fuggito, la speranza consente
a ritornare a me che la chiamo e l’imploro,
poiché questa felicità consente ad esser mia,

facciamola finita coi pensieri funesti,
basta con i cattivi sogni, ah! Soprattutto
basta con l’ironia e le labbra strette
e parole in cui uno spirito senz’anima trionfava.

E basta con quei pugni serrati e la collera
per i malvagi e gli sciocchi che s’incontrano;
basta con l’abominevole rancore! Basta
con l’oblìo ricercato in esecrate bevande!

Perché io voglio, ora che un Essere di luce
nella mia notte fonda ha portato il chiarore
di un amore immortale che è anche il primo
per la grazia, il sorriso e la bontà,

io voglio, da voi guidato, begli occhi dalle dolci fiamme,
da voi condotto, o mano nella quale tremerà la mia,
camminare diritto, sia per sentieri di muschio
sia che ciottoli e pietre ingombrino il cammino;

sì, voglio incedere dritto e calmo nella Vita
verso la meta a cui mi spingerà il destino,
senza violenza, né rimorsi, né invidia:
sarà questo il felice dovere in gaie lotte.

E poiché, per cullare le lentezze della via,
canterò arie ingenue, io mi dico
che lei certo mi ascolterà senza fastidio;
e non chiedo, davvero, altro Paradiso.

- Paul Verlaine -




Buona giornata a tutti. :-)






venerdì 22 giugno 2018

Il tempo passa e ripassa - Charles Singer

Il tempo  passa e ripassa,
ma per un momento fermo il tempo.

E attendo che venga tu, Signore.
Ho corso, parlato, lavorato,
aiutato, giocato, pianto
e il tempo è passato.
Il tempo passa e ripassa,
ma per un momento fermo il tempo.
E attendo che venga tu, Signore.
La mia giornata è un mosaico,
sparpagliato in mille pezzi.
Ho fermato   tutto per tutto riunire.
Ho chiuso la mia bocca
e le mie parole riposano.
Ho ordinato i miei utensili e riposto i miei libri.
I miei pensieri sono liberi e le mie mani   distese.
Mi siedo e sono pronto ad ascoltare.
Il tempo passa e ripassa,
ma per un momento fermo il tempo.
Tu Signore sei lì. Mi aspetti.
Mi siedo e ti consacro il mio tempo.

- Charles Singer -



Dimmi spesso che mi ami, con parole, gesti e azioni.
Non credere che lo sappia già.
Forse ti sembrerò imbarazzato e negherò di averne bisogno,
ma non credermi, fallo lo stesso.
Prenderemo del tempo per guardarci in faccia e parlarci come al principio.
Prenderemo del tempo perché ritorni la tenerezza.

- Charles Singer -


Buona giornata a tutti. :-)



giovedì 21 giugno 2018

Poesie per l'estate, Umberto Saba, Giorgio Caproni, Arthur Rimbaud


Notte d’estate

Dalla stanza vicina ascolto care
voci nel letto dove il sonno accolgo.
Per l’aperta finestra un lume brilla,
lontano, in cima al colle, chi sa dove.
Qui ti stringo al mio cuore, amore mio,
morto a me da infiniti anni oramai.

Umberto Saba  – 

ma bonne nuit préférée ...

Vento di Prima Estate

A quest’ora il sangue
del giorno infiamma ancora
la gota del prato,
e se si sono spente
le risse e le sassaiole
chiassose, nel vento è vivo
un fiato di bocche accaldate
di bimbi, dopo sfrenate
rincorse.

 Giorgio Caproni – 

Edward Dufner (1872-1957), Sera d'estate



Sensazione

Le sere blu d’estate, andrò per i sentieri
graffiato dagli steli, sfiorando l’erba nuova:
ne sentirò freschezza, assorto nel mistero.
Farò che sulla testa scoperta il vento piova.
Io non avrò pensieri, tacendo nel profondo:
ma l’infinito amore l’anima mia avrà colmato,
e me ne andrò lontano, lontano e vagabondo,
guardando la Natura, come un innamorato.

- Arthur Rimbaud – 

Summer at the Coast of France
Tavik Frantisek Simon (1877-1942), 



Buona estate 😃



martedì 19 giugno 2018

Donne appassionate - Cesare Pavese

Le ragazze al crepuscolo scendendo in acqua,
quando il mare svanisce, disteso. Nel bosco
ogni foglia trasale, mentre emergono caute
sulla sabbia e si siedono a riva. La schiuma
fa i suoi giochi inquieti,lungo l'acqua remota.


Le ragazze han paura delle alghe sepolte
sotto le onde, che afferrano le gambe e le spalle:
quant'è nudo, del corpo. Rimontano rapide a riva
e si chiamano a nome, guardandosi intorno.
Anche le ombre sul fondo del mare, nel buio,
sono enormi e si vedono muovere incerte,
come attratte dai corpi che passano. Il bosco
è un rifugio tranquillo, nel sole calante,
più che il greto, ma piace alle scure ragazze
star sedute all'aperto, nel lenzuolo raccolto.
Stanno tutte accosciate, serrando il lenzuolo
alle gambe, e contemplando il mare disteso
come un prato al crepuscolo. Oserebbe qualcuna
ora stendersi nuda in un prato? Dal Mare
balzerebbero le alghe, che sfiorano i piedi,
a ghermire e ravvolgere il corpo tremante.
Ci son occhi nel mare, che traspaiono a volte.

Quell'ignota straniera, che nuotava di notte
sola e nuda, nel buio quando la luna,
è scomparsa una notte e non torna mai più.
Era grande e doveva esser bianca abbagliante
perchè gli occhi, dal fondo del mare, giungessero a lei.



- Cesare Pavese -

Henrietta Rae (1859-1928), The Sirens

Fu allor, che degli abissi biancheggianti
Le nereidi marine erser le ciglia,
E allo strano spettacolo i sembianti
Teneano immoti da la meraviglia.
Allor fu, che mortale occhio i raggianti
Corpi fruì dell’equorea famiglia,
E mirò delle ninfe alme l’aspetto
Nude, fuor delle spume, a mezzo il petto.

Gaio Valerio Catullo

Josef Ringeisen (1906-1998), Nereiden




Buona giornata a tutti. :-)







domenica 17 giugno 2018

Ti ringrazio, o Signore, per le profondità del mare - don Tonino Bello

Penso che fra tutti i documenti della chiesa, sin da quando si è cominciato a designarli con le prime parole latine, non ce ne sia uno che abbia la sua ouverture così perfetta come quella della Gaudium et Spes. 
Si direbbe che vi abbiano posto mano i poeti più che i teologi, e che la prima stesura sia stata scritta non su quelle carte severe degli esperti di scienze divine, ma sulle agili righe di un pentagramma musicale. 
Sì, perché sembra l'attacco a piena orchestra di una sinfonia, le cui note scuotono l'aria, ora con irrefrenabili vibrazioni di festa, ora col ritmo simmetrico della fuga, ora con le tenui cadenze dell'elegia.
"Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore". 
Con queste parole, il 7 dicembre 1965, la chiesa planava dai cieli della sua disincarnata grandezza e sceglieva di collocare definitivamente il suo domicilio sul cuore della terra.
E' come se avesse annullato di colpo la barriera di secolari distanze, accettando di diventare coinquilina degli stessi condomini abitati dai comuni mortali. 
Ha rinunciato spontaneamente per sempre a quella zona di rispetto creatale da antichi prestigi: non per timore della sua solitudine, ma preoccupata della solitudine degli uomini.
Con quel preludio solenne, diga squarciata dai pensieri di Dio, la chiesa sembra dire al mondo così: "D'ora in poi le tue gioie saranno le mie; spartirò con te il pane amaro delle identiche tristezze, mi lascerò coinvolgere dalle tue stesse speranze, e le tue angosce stringeranno pure a me la gola con l'identico groppo di paura".
Noi tuoi figli ti diciamo grazie, chiesa, perché ci aiuti a ricollocare le nostre tende nell'accampamento degli uomini. 
Perché non ci isoli nei recinti dell'aristocrazia spirituale. 
Perché nel piano urbanistico della città terrena non pretendi per i discepoli di Cristo suoli privilegiati per la loro edilizia.
Grazie, perché riscoprendo la legge dell'incarnazione che condusse il Maestro ad abitare in mezzo a noi ti sei decisa a vivere con gli uomini una condiscendenza a tutto campo. 
Perché rinunci ai fili spinati della riserva di caccia. 
Perché alla categoria del sacro, che seleziona spazi e tempi da dedicare ala Signore, preferisci la categoria della santità, che permea di presenza divina anche le fibre più profane dell'Universo.
Ma grazie, soprattutto, per quella notizia inaspettata, stupenda, che ci dai col fremito dei lieti annunci: quando affermi, cioè, che le gioie degli uomini sono anche le gioie del cristiano, e che tra le une e le altre, caduto il sospetto della contrapposizione, corre il filo doppio della simpatia.
E' incredibile. Eravamo abituati a condividere solo i dolori del mondo. 
Una lunga dottrina ascetica ci aveva allenati a farci carico esclusivamente delle sofferenze dell'umanità. 
Eravamo esperti nell'arte della compassione. Nelle nostre dinamiche spirituali aveva esercitato sempre un fascino irresistibile il cireneo della croce. Ma i maestri di vita interiore non ci avevano mai fatto balenare l'idea che ci fossero anche i cirenei della gioia.
Ed ecco ora lo sconvolgente messaggio: le gioie genuinamente umane, che fanno battere il cuore dell'uomo, per quanto limitate e forse anche banali, non sono snobbate da Dio, né fanno parte di un repertorio scadente che abbia poco da spartire con la gioia pasquale del Regno.
La felicità per la nascita di un amore, per un incontro che ti cambia la vita, per una serata da trascorrere con gli amici, per una notizia sospirata da tempo. per l'arrivo di una creature che riempie la casa di luce, per il ritorno del padre lontano, per una promozione che non ti aspettavi, per la conclusione a lieto fine di una vicenda che ti ha fatto penare a lungo... questa felicità fa corpo con quella che sperimenteremo nel Regno.
E' contigua col brivido dell'eternità, che proveremo nel cielo, l'estasi che ti coglie davanti alle montagne innevate, alle trasparenze di un lago, alle spume del mare, al mistero delle foreste, ai colori dei prati, ai turgori del grano, ai profumi dei fiori, alle luci del firmamento, ai silenzi notturni, all'incanto dei meriggi, al respiro delle cose, alle modulazioni delle canzoni, al fascino dell'arte.
E' parente stretta con le sovrumane gioie dello spirito l'umanissima gioia che ti rapisce di fronte al sorriso di un bambino, al lampeggiamento degli occhi di una donna, agli stupori di un'anima pulita, alla letizia di un abbraccio sincero, al piacere di un applauso meritato, all'intuizione di cose grandi nascoste dietro i veli dell'effimero, alla fragilità tenerissima di cui si riveste la bellezza, al sì che finalmente ti dice la persona dei tuoi sogni.
"Non vi è nulla di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore".
Ma che cosa è questa rivelazione improvvisa che annuncia coincidenze arcane tra le gioie degli uomini e le gioie dei discepoli di Gesù?
Colpo di scena o colpo di genio? Forse è solo colpo di grazia!

- mons. Tonino Bello -
Missione. Anche tu!, 70-72



«...c'è un passo splendido di San Marco che ha una colorazione cromatica straordinaria. 
Quando Gesù moltiplica il pane da dare alla folla si presenta un bambino con cinque pani e due pesci. 
Dice San Marco: “Allora Gesù diede ordine ai discepoli di far sedere tutti quanti sull’erba verde”. 
Solo San Marco riporta quell’aggettivo “verde”. 
E’ bellissimo! Sembra quasi che il Signore Gesù, prima di consacrare l’Eucarestia, voglia far restituire alla Terra ciò che le appartiene, su questo tappeto verde, che profuma di menta, di basilico e che si impregna anche dei profumi del forno.»

- don Tonino Bello -



Ti ringrazio, o Signore,
per le profondità del mare,
che mi hai dato come dimora.
Per le valli sconfinate di alghe e di madrepore
che mi hai date come compagne.
Per la moltitudine dei pesci,
che mi guizzano velocemente d’intorno.
Per l’incanto del paesaggio,
fatto miracolosamente sbocciare
dai raggi del sole.
Per il misterioso silenzio
degli abissi
che Tu hai creato
mentre ti libravi sulle acque.
Grazie, Signore,
per gli aculei pungenti che mi hai dato,
a difesa dagli attacchi
di tutti gli abitatori del mare.
Grazie,
per l’onore che mi dai
quando l’uomo,
fatto a tua immagine,
violando il segreto degli abissi,
mi coglie
per assaporare sulla sua mensa
il mio profumato corallo.

+ Vostro, don Tonino Bello


Buona giornata a tutti. :-)