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domenica 13 aprile 2014

L'elemosina - dom Prosper Guéranger -



"L'elemosina contiene tutte le opere di misericordia verso il prossimo; e i santi Dottori della Chiesa l'hanno all'unanimità raccomandata, come il complemento necessario del Digiuno e della Preghiera durante la Quaresima. È una legge stabilita da Dio, alla quale egli stesso ha voluto assoggettarsi, che la carità esercitata verso i nostri fratelli, con l'intenzione di piacere a lui, ottiene sul suo cuore paterno lo stesso effetto che se fosse esercitata direttamente su di Lui; tale è la forza e la santità del legame col quale ha voluto unire gli uomini fra di loro. 
E, come egli non accetta l'amore di un cuore chiuso alla misericordia, così riconosce per vera, e come diretta a sé, la carità del cristiano che, sollevando il proprio fratello, onora quel vincolo sublime, per mezzo del quale tutti gli uomini sono uniti a formare una sola famiglia, il cui Padre è Dio. 
Appunto in virtù di questo sentimento, l'elemosina non è semplicemente un atto di umanità, ma s'innalza alla dignità d'un atto di religione, che sale direttamente a Dio e ne placa la giustizia.

Ricordiamo l'ultima raccomandazione che fece l'Arcangelo san Raffaele alla famiglia di Tobia, prima di risalire al cielo: "Buona cosa è la preghiera col digiuno, e l'elemosina val più dei monti di tesori d'oro, perché l'elemosina libera dalla morte, purifica dai peccati, fa trovare la misericordia e la vita eterna" (Tb 12,8-9). 
Non è meno precisa la dottrina dei Libri Sapienziali: "L'acqua spegne la fiamma, e l'elemosina resiste ai peccati" (Eccl 3,33). "Nascondi l'elemosina nel seno del povero, ed essa pregherà per te contro ogni male" (ivi 29,15). 
Che tali consolanti promesse siano sempre presenti alla mente del cristiano, e ancor più nel corso di questa santa Quarantena; e che il povero, il quale digiuna per tutto l'anno, s'accorga che questo è un tempo in cui anche il ricco s'impone delle privazioni. 
Di solito una vita frugale genera il superfluo, relativamente agli altri tempi dell'anno; che questo superfluo vada a sollievo dei Lazzari. 
Niente sarebbe più contrario allo spirito della Quaresima, che gareggiare in lusso e in spese di mensa con le stagioni in cui Dio ci permette di vivere nell'agiatezza che ci ha data. 
È bello che, in questi giorni di penitenza e di misericordia, la vita del povero si addolcisca, a misura che quella del ricco partecipa di più a quella frugalità ed astinenza, che sono la sorte ordinaria della maggior parte degli uomini. Allora, sia poveri che ricchi, si presenteranno con sentimento veramente fraterno a quel solenne banchetto della Pasqua che Cristo risorto ci offrirà fra quaranta giorni."

dom Prosper Guéranger


Fonte: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pp. 496-505



"Parlare impropriamente è l'origine delle eresie. Per questo, con gli eretici non dobbiamo nemmeno avere il linguaggio in comune, per non favorire i loro errori."


- San Girolamo - 



Quando sarete tentati...gettatevi prontamente fra le braccia della Madre di Dio, reclamando la sua protezione. Allora sarete sicuri di riuscire vittoriosi sopra i vostri nemici e li vedrete ben presto coperti di confusione.

(Santo Curato d'Ars)


Quando il pastore si cambia in lupo, tocca soprattutto al gregge difendersi. Di regola, senza dubbio, la dottrina discende dai vescovi ai fedeli; e non devono i sudditi giudicare nel campo della fede, i capi. 
Ma nel tesoro della Rivelazione vi sono dei punti essenziali, dei quali ogni cristiano, perciò stesso ch'è cristiano, deve avere la necessaria conoscenza e la dovuta custodia. 
Il principio non muta, sia che si tratti di verità da credere che di norme morali da seguire, sia di morale che di dogma. I tradimenti simili a quelli di Nestorio non sono frequenti nella Chiesa; tuttavia può darsi che alcuni pastori tacciano, per un motivo o per l'altro, in talune circostanze in cui la stessa religione verrebbe ad essere coinvolta. In tali congiunture, i veri fedeli sono quelli che attingono solo nel loro battesimo l'ispirazione della loro linea di condotta; non i pusillanimi che, sotto lo specioso pretesto della sottomissione ai poteri costituiti attendono, per aderire al nemico o per opporsi alle sue imprese, un programma che non è affatto necessario e che non si deve dare loro.

- dom Prosper Gueranger -


A volte capita di sentire qualcuno che sostiene di confessarsi direttamente con Dio…. Sì, come dicevo prima, Dio ti ascolta sempre, ma nel sacramento della Riconciliazione manda un fratello a portarti il perdono, la sicurezza del perdono, a nome della Chiesa. Il servizio che il sacerdote presta come ministro, da parte di Dio, per perdonare i peccati è molto delicato ed esige che il suo cuore sia in pace, che il sacerdote abbia il cuore in pace; che non maltratti i fedeli, ma che sia mite, benevolo e misericordioso; che sappia seminare speranza nei cuori e, soprattutto, sia consapevole che il fratello o la sorella che si accosta al sacramento della Riconciliazione cerca il perdono e lo fa come si accostavano tante persone a Gesù perché le guarisse. Il sacerdote che non abbia questa disposizione di spirito è meglio che, finché non si corregga, non amministri questo Sacramento. I fedeli penitenti hanno il diritto, tutti i fedeli hanno il diritto di trovare nei sacerdoti dei servitori del perdono di Dio.

(Papa Francesco, Udienza del 20 novembre 2013)







Buona giornata a tutti :-)




lunedì 7 aprile 2014

Le dieci regole per la Pace (dai discorsi del venerabile Pio XII)


1. La Pace è sempre Dio. Dio è la Pace. 
2. Solo gli uomini che chinano la testa davanti a Dio, e davanti a Lui piegano le proprie ginocchia, sono capaci da dare al mondo una vera, giusta e permanente pace. 
3.Unitevi, gente onesta, per avere la vittoria della fratellanza in Cristo, e con essa il recupero del mondo.
4. Liberatevi dalle menzogne e dal rancore e fate che la verità e la carità regnino supreme.
5. Affermate la dignità e l’ordine della vera libertà nel vivere, e avrete la pace.
6. Date aiuto generosamente ai bisognosi: lo Stato allo Stato, la gente alla gente, al di sopra ed oltre tutti i confini nazionali. 
7. Assicurate il diritto alla vita e l’indipendenza a tutte le nazioni, grandi e piccole, potenti e deboli, e avrete la pace.
8. Lavorate insieme verso una profonda integrazione di quella giustizia suprema che riposa nel dominio “divino” ed è preservata da ogni capriccio umano.
9. La Chiesa stabilita da Dio come la roccia della vera fratellanza umana e della pace, non potrà mai andare d’accordo con coloro che adorano gli idoli della violenza brutale e della menzogna. 
10. Preparatevi a fare sacrifici per ottenere la pace. Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra.
Papa Pio XII




Il riconoscimento dei propri peccati è autentico
soltanto quando l'uomo ne soffre.


- Anselm Grun -



Buona giornata a tutti :-)






venerdì 4 aprile 2014

San Luigi Orione e il matricida -

«La misericordia dì Dio è più grande del cielo, è più grande del mare; la misericordia di Dio è più grande dei nostri peccati. 
Tanti anni fa, predicavo le missioni a Castelnuovo Scrivia. Castelnuovo si può dire che è stato il mio campo di battaglia: spesso vi predìcai per feste, novene, quaresìmali e vi feci pa­recchie missioni, tanto che ero chiamato "il predicato­re". Allora ero più giovane e forte: facevo quattro prediche al giorno e alla sera confessavo per ore e ore. E la gente mi voleva bene, e anche adesso ci vo­gliamo bene; quelli di allora sono morti ma, forse per il ricordo del po' di bene che là si è fatto, ora ci ri­cordano ancora volentieri.
A Castelnuovo mi avvenne, dunque, questo fatto. Era arrivata l'ultima sera di predicazione, che finiva per la festa dell'Immacolata. 
Avevo parlato, quella sera, sulla confessione: la chiesa, che è più grande del duomo di Tortona, lunga uguale ma più larga, era piena: tutta una testa. Durante la predica, non so neppur io come, o senza che me ne fossi accorto, perché non avevo mai pensato ad una simile cosa, mi uscì una espressione alla quale non avevo prima ri­flettuto. 
Dissi: "Se anche qualcuno avesse messo il veleno nella scodella di sua madre e l'avesse così fatta morire, se è veramente pentito e se ne confessa, Dio, nella sua infinita misericordia, è disposto a per­donargli il suo peccato...".
Finita la predica, mi fermai a confessare fino a mezzanotte; poi andai in sacrestia e là c'era altra gen­te che voleva confessarsi; c'erano altri confessori, ma tutti volevano confessarsi da me, sapevano che avevo la manica larga..., e poi perché tanti amano confessar­si da un forestiero: dal parroco o dal curato, che li conoscono, non vanno a dire certi peccati... 
Al matti­no c'era già stata la comunione quasi generale, ma alla sera, dopo la benedizione col crocifisso, ritornan­do in sacrestia, il predicatore trovò che ancora c'era­no tanti uomini che, toccati dalla grazia di Dio, dal­l'ultima predica, si volevano confessare. Sicché finii di confessare molto tardi. Dovevo tornare a Tortona perché avevo da insegnare, da far scuola: in quel tempo facevo scuola d'italiano ai nostri ragazzi. Ben­ché stanco, mi avviai sulla strada che da Castelnuovo Scrivia viene a Tortona.
Il tempo era pessimo: si era d'inverno e c'era al­l'intorno tutto coperto di neve, la neve era alta, anzi nevicava. 
Io m'incamminai, a piedi, si capisce.... a quell'ora non c'era più il tram; ed io del resto facevo spesso quei nove-dieci chilometri a piedi. Avvolto nel mio mantello, uscii dal paese senza che si vedesse anima viva: erano tutti a letto, era notte alta, ero solo sulla strada. 
Ed ecco che, fuori dal paese, vedo muo­versi davanti a me un'ombra nera, che si avvicinava verso il mio sentiero, da in mezzo al bianco della neve. 
Era l'una dopo la mezzanotte. Era un uomo ammantellato, avvolto in un tabarro, con il cappello calcato sulla testa: camminava anche lui verso Tortona, ma in un modo che sembrava aspettasse qualcuno. Ogni tanto si voltava indietro e mi accorsi che l'aspettato ero io.
"Basta, chissà che cosa mi va a capitare, che cosa vorrà!?". Pensai che fosse un cascinaio che tornava a casa dalla chiesa. "Vorrà forse derubarmi...: che cosa mi può prendere?..." 
Soldi veramente non ne avevo, perché andavo alla leggera...; se facevo la strada a piedi, era perché non avevo cinque lire per una carrozzella, oppure volevo risparmiarle per comperare il pane ai miei ragazzi: certo ne avevo pochi...; avevo al più alcune lire: tutt'al più gli avrei dato quelle. Tuttavia un certo timore l'avevo... Vi ricordate don Abbondio, quando incontrò i bravi? Anch'io feci l'esame di coscienza per vedere se avessi peccato contro qualcuno: dei peccati ne trovai, ma non di quelli che chiamassero vendetta dagli uomini. Come fare? Case, allora, in quel tratto di strada, non ce n'erano; ora vi sono, ma furono fabbricate dopo.
In breve, perché camminavo svelto, raggiunsi l'uo­mo e, passandogli accanto, gli diedi la buona notte, pieno però di paura nel cuore, temendo che quel viandante fosse un poco di buono. 
Lo salutai per pri­mo: "Buona notte, brav'uomo!".
Qualche momento dopo, però, mi sentii chiamare; mi voltai e quello disse: "Reverendo, vorrei dirle una parola...". "Siete anche voi di viaggio? Andate a Tortona?...", dissi subito anch'io. "Veramente no ...". "Allora aspettate qualcuno forse? Avete forse bisogno di qualche cosa?". "Veramente sì ...". Aveva detto due volte "veramente". Veramente no, veramente sì. "Ci siamo", pensai. "Senta, mi disse finalmente, lei è don Orione? è lei il predicatore? quello che ha predicato in chiesa stasera?", "Sì, brav'uomo...". 
L'avevo chia­mato, capite, per la seconda volta, brav'uomo.
Egli continuò: "Io ho sentito la sua ultima predica: lei questa sera ha detto una parola...". "Che parola?". "Lei stasera ha parlato della confessione, della mise­ricordia di Dio...". "Sì...". "Ecco, vorrei sapere se quello che ha detto questa sera è proprio vero". "Ma sicuro! Credo di non aver detto nulla che non si trovi nel Vangelo. Io ho detto che il sacramento della con­fessione è stato istituito da Gesù Cristo; che dopo la sua resurrezione ha soffiato sugli apostoli dicendo: Ricevete lo Spirito Santo: a coloro ai quali rimettere­te i peccati, saranno rimessi...".
Io pensavo che egli volesse sapere se fosse vero che la confessione è stata istituita da Nostro Signore. "No, questo; non è questo che voglio sapere...". "Che cosa allora?". 
"Io ero alla predica... Ma lei crede pro­prio a quello che predica, che ha detto?". "Quello che predico, risposi, lo credo e, se non lo credessi, non lo predicherei". "Vorrei sapere, insistette l'altro, se è proprio vero che, se anche uno avesse messo il veleno nella scodella di sua madre, potrebbe essere ancora perdonato del suo grande peccato...". 
Però non mi ricordavo proprio di aver detto quelle parole; tut­tavia gli dissi: "Ma sì che è vero! Basta che sia vera­mente pentito, domandi perdono al Signore e si con­fessi; qualunque peccato, per quanto grosso sia, sarà perdonato; se è pentito, ci sarebbe per lui misericor­dia e perdono...". "Allora, disse, io sono proprio quel­lo che ha messo il veleno nella scodella di mia ma­dre: vi era discordia fra mia moglie e mia madre, ed io ho ucciso mia madre... Posso ottenere perdono? ...". E si mise a piangere.
Mi raccontò la sua storia, e poi mi si gettò ai pie­di: "Padre, mi confessi, mi confessi: io sono proprio quello della scodella...". Poi soggiunse: "Da quel momento non ho avuto più pace. Sono tanti anni...". 
Pensate che quell'uomo aveva potuto portare sem­pre con sé il suo terribile segreto; la giustizia umana nulla sapeva; nessuno aveva mai dubitato di nulla su di lui, ma il rimorso c'era... Era già di età. Quanto dico me lo disse fuori di confessione: nessuno potrà mai individuare quella persona, che credo sarà morta. 
"Ebbene, gli dissi subito, confortandolo, per l'autorità ricevuta da Dio, io vi posso rimettere questo peccato. È tanto tempo che non vi confessate?". "Da allora non mi sono più confessato". "Venite qua".
Mi avvicinai ad un paracarro, levai il cappello di neve che c'era sopra: anche per terra spazzai un po' di neve e dissi sedendomi sul paracarro: "Venite qua, confessate tutte le vostre colpe dall'età della ragione fino ad ora, confessate anche quel peccato di aver messo il veleno nella scodella di vostra madre".
Si inginocchiò e poi si confessò piangendo e gli diedi l'assoluzione; poi si alzò e mi abbracciava e stringeva, sempre piangendo, e non sapeva staccarsi da me, tanta era la consolazione da cui era inondato... Anch'io piansi e lo baciai in fronte e le mie lacrime si confondevano con le sue... Volle accompagnarmi fino quasi a Tortona e, solo per le mie insistenze, tornò finalmente indietro, ed io continuai la mia stra­da con una grande consolazione, con una gioia nel cuore che mai uguale provai nella mia vita. Io non so di dove fosse, se del paese o delle cascine; veniva alla predica molta gente anche dalle cascine.
Di lui non seppi più nulla. Arrivai a Tortona tutto bagnato; quella notte mi levai le scarpe e mi gettai sul letto, e sognai... Che cosa sognai?... Sognai il cuore di Gesù Cristo; sentii il cuore di Dio, quanto è grande la misericordia di Dio...»

- San Luigi Orione -



Il bene comune lo costruisce ciascuno di noi giorno per giorno, il famoso bene comune rimane un appello astratto se non viene compreso nella sua genesi personale.
Questo nesso tra particolare ed il tutto è qualcosa che abbiamo dentro al sangue: tenere sempre conto di tutto dentro il particolare.





Donaci, Gesù, la forza di mettere da parte l'orgoglio e ristabilire prontamente la comunione ogni volta che qualche incomprensione, parola, ferita, insinua la tagliente e dolorosa lama della divisione nella nostra anima. 
Aiutaci, Gesù, a perdonare subito il torto che crediamo di aver ricevuto e a farci perdonare quello che certamente abbiamo fatto, per non permettere al rancore di avvelenare il nostro cuore. 
Rendici, Gesù, strumenti di comunione là dove siamo stati tentati dalla divisione. 
Consentici, Gesù, di essere piccoli strumenti della Tua misericordia.
Insegnaci, Gesù, ad essere perfetti nella comunione in Tuo nome.
Amen.





Buona giornata a tutti.:-)

mercoledì 25 settembre 2013

Come e quando agisce Satana - Don Raul Salvucci -


Il più grande problema che di secolo in secolo ha turbato i sonni di chi intende oc­cuparsi di queste realtà è comunque quello di capire COME E QUANDO.

Si può raggiungere la certezza che ci siano realmente realtà spiritiche o non si tratti invece di autentiche malattie. È que­sta difficoltà di fondo che induce molti a dubitare dell'esistenza di questa realtà, scaricando ingiustamente tutto sulle ma­lattie mentali o nervose.

Avendo con la mia esperienza di oltre venti anni seguito direttamente, e a volte per lungo tempo, migliaia di casi, ho potu­to raccogliere ricorrenti e costanti indica­zioni per poter offrire alle persone soffe­renti alcuni spunti che ritengo validi e si­curi per la diagnosi delle presenze malefi­che. 
Le mie indagini non sono basate su in­tuizioni particolari, di cui sono assoluta­mente dotato, e neppure su particolare sen­sibilità che consenta, tastando il corpo del paziente, di scoprire la presenza delle ne­gatività. 
Uso invece dei test di ricerca che sono accessibili a tutti e che ognuno che lo voglia può fare comodamente su se stesso. IL "FAI DA TE"

È oggi molto ricercato. I tre capitoli che seguono sono un tentativo, spero utile e positivo, di trasportarlo nel tetro e miste­rioso mondo dell'occulto, dove sembrano, rari e introvabili, esperti sicuri per il diffi­cile rebus.

Dei "12 sintomi" delle presenze ma­lefiche, di essi i primi tre sono 
fonda­mentali, nel senso che se non vi sono tutti e tre, non c'è maleficio; al contrario se ci so­no tutti e tre si può avere la certezza che il maleficio vi sia.

Nei tre capitoli che seguiranno ripor­terò per intero i "tre segni" fondamentali di cui sto parlando, rimandando poi al li­bro stesso per avere la conoscenza e la spiegazione degli altri dieci segni che qui non vengono riprodotti.

Primo sintomo: l'attacco notturno contro il sonno

La testa viene colpita incessantemente di giorno e di notte. Ma l'attacco fonda­mentale e più decisivo, per la distruzione della mente (psiche) e di riflesso poi di tut­to il corpo, viene inferto nella notte, perché durante la passività del sonno le forze del male possono agire più comodamente.

Strumenti ordinari di tali disturbi sono gli oggetti fatturati che vengono immessi nei cuscini, in modo che il contatto diretto con la testa renda più forte ed efficace la loro radiazione malefica.

I sintomi nei disturbi del sonno sono: difficoltà ad addormentarsi, risvegliarsi presto e non prendere più sonno, avere in­cubi, sognare cioè cose brutte e angoscian­ti che si esprimono con forza nella mente generando spavento, come sensazioni di cadere dall'alto, guidare una macchina che non si riesce a controllare, vivere una si­tuazione paurosa dalla quale non c'è via di scampo.

È tale la forza di questi incubi che spes­so risvegliano il paziente lasciandolo in uno stato di paura e di sconvolgimento. Questi sintomi possono presentarsi tut­ti o solo in parte, secondo la costituzione dei vari organismi.

Quel che conta, per capire se sono fatti naturali o no, è quello di guardare alle con­seguenze che si riscontrano quando la not­te finisce: quando è ora di alzarsi per af­frontare gli impegni della giornata, ci si sente più stanchi e sfiniti di quando si è andati a letto. Il sonno non solo non è stato riposante, ma ha creato un senso di sfini­tezza generale su tutto il corpo, per cui non ci si vorrebbe alzare. Alzandosi, diventa difficilissimo affrontare e portare avanti i normali impegni che prima si facevano con una certa soddisfazione, poiché ora di­ventano una ininterrotta tortura.

Perché questo accanimento nella notte?

Nella testa c'è la centralina di tutti i co­mandi che regolano e ordinano il movi­mento di tutte le parti del corpo. La fun­zionalità di questo centro di comando e di controllo è assicurata dal ricambio che av­viene durante il periodo del sonno: quando si perde in quantità notevole il sonno, non si ha più la potenza per agire normalmente. Perciò l'attacco sistematico al sonno, è il principio di distruzione della vita ed elimina gradualmente nel soggetto colpito la possibilità di ogni resistenza all'azione demolitrice degli spiriti del male. L'attacco all'organo centrale della nostra vita psichica e vegetativa apre la porta al potere di trascinare una persona dove si vuole.

Effetti dei disturbi del sonno. Quando tutte le notti, senza interruzione si subisce una tale violenza, non è soltanto il fisico a subirne le conseguenze, ma anche soprattutto la resistenza psichica a crollare, con una catena di conseguenze che non è facile catalogare. Provo tuttavia a fa me un elenco:

- perdita della personalità e della libertà per il proprio comportamento. Dopo la devastazione del recupero che un buon sonno dovrebbe offrire, si indebolisce la capacità di controllo e di autonomia, cosicché gli influssi spiritici fanno da padroni.

Così si spiega, per esempio, la completa inversione di tendenza del bravo marito che si sente stranamente attratto dalla donna estranea che ricorre a questi mezzi.

Un marito ottimo, sereno e affettuose attaccatissimo ai figli, molto legato alla moglie, di colpo non si riconosce più. Non ama più, non vede più i figli, soffre di star in casa, si chiude in se stesso, sembra inebetito, non dorme più i suoi sonni tranquilli, tradisce un interno contrasto.

È come se una forza invisibile, di cui lui stesso non capisce la provenienza, lo portasse a fare ciò che non vorrebbe.

Bisogna precisare che, in questi casi una perdita delle capacità di volere non totale come nell'ossessione diabolica, ma è talmente forte che, se non c'è un carattere consolidato unito a una difesa religiosa, non si è capaci di resistere.

Tanta comprensione e tanta delicatezza verso chi attraversa questi traumi è indispensabile per evitare il peggio;

- la mente è sconvolta.

Una continua "suggestione mentale la tiene continuamente in opera di giorno nelle ore di insonnia della notte.

Pensieri falsi, interpretazioni distorte, risentimenti, immaginazioni al di fuori di ogni realtà martellano la testa per giorni, per mesi, e alla fine riescono a imporre false certezze che al momento opportuno esplodono e diventano dirompenti, con espressioni e comportamenti incomprensibili a chi li recepisce. È un vero martirio che, quando arriva al culmine, scatena atteggiamenti violenti, rabbiosi, asociali soprattutto con i familiari e apre, purtroppo la via a ricoveri in reparti di psichiatria o a pre­scrizioni di forti dosi di psi­cofarmaci, che in questi casi non risolvono nulla, anzi at­tenuano la capacità di reagi­re alle forze del male;

- questa agitazione men­tale crea la "deconcentrazio­ne", cioè l'incapacità di fer­mare la mente per concen­trarsi sulle cose da fare. Chi lavora in ufficio non è effi­ciente e commette pericolosi errori. Il ragazzo che va a scuola non riesce ad appli­carsi, la mente fugge continuamente dalle pagine del libro e quel poco che si è letto viene subito cancellato dalla forza dei pensieri inutili che tengono banco. In genere in questi casi i genitori dicono inconsapevol­mente che non ha voglia di studiare, ma poi aiutati ad approfondire, riconoscono che il ragazzo non riesce ad applicarsi:

- la stanchezza mentale genera un senso di avvilimento che in­veste la persona: la rende abitualmente tri­ste, la porta a rinchiudersi sempre più in se stessa, le crea la sensazione che tutto stia crollando, che ormai non potrà andare più avanti. Nei momenti più acuti, tutto diven­ta più nero del nero e la catastrofe totale sembra ormai inevitabile. Questo stato a volte diviene l'anticamera del suicidio;

- la mente così turbata porta indirettamente a un altro feno­meno: la ricerca del letto, chiudendosi in camera anche nelle ore del giorno. Oggi il caso di giovani e ragazzi che gradualmen­te restringono la loro vita a questa forma solo vegetativa, rifuggendo da ogni impe­gno e dal frequentare la vita sociale, è sem­pre più frequente, man mano che dilaga maggiormente il ricorso alle forme del­l'occulto. In questi casi il letto attira sem­pre, perché nel letto o nel cuscino c'è qual­cosa di fatturato che richiama la persona, al fine di poter continuare a sprigionare su di lei la sua azione malefica anche nelle ore in cui normalmente non si dovrebbe stare a letto.

Chi è soggetto a queste cose deve tener presente la regola che nel letto e nella ca­mera ci deve stare il meno possibile. Deve cercare invece di evadere dalla casa, uscire all'aperto, cambiare ambiente, creare rap­porti sociali e di incontro.

Secondo sintomo: gravi disturbi allo stomaco

Degli oggetti fatturati fatti ingerire e che poi rimangono nello stomaco ho già parlato qua e là in altri articoli, spiegando le tecniche del maleficio e rispondendo al­le domande al riguardo.

Qui voglio sottolineare l'importanza fondamentale del fatto. La fattura opera sulla vittima per mezzo di influssi negativi prodotti da soggetti fisici, preparati prece­dentemente con riti propiziatori nei labo­ratori dei maghi.

Si comprende facilmente che più l'og­getto fatturato è vicino come distanza e presente come continuità di tempo alla persona, più è efficace l'azione malefica. Quindi gli oggetti possono essere mes­si nella casa o nei dintorni immediati di casa, nel laboratorio o nell'ufficio, dentro l'auto, nei cuscini.

Ma in ogni caso dato che la gente si muove, il contatto con queste cose viene continuamente interrotto e a volte per tem­pi lunghi: in ufficio non ci si sta sempre, nella casa o nell'auto neppure, sul cuscino la testa ci riposa solo nelle ore della notte.

La carica più efficace è quindi quella di piazzare il fatturato all'interno del corpo stesso: così, più che vicino, è al di dentro e la continuità non si interrompe mai neppu­re per qualche minuto. L'oggetto può esse­re di minuscole proporzioni, sia di materia solida che liquida e non è difficile creare occasioni per cui una persona possa man­giare o bere qualcosa preparato allo scopo.

Una persona che faceva "manovalan­za" per un mago, poi convertitasi, mi ha raccontato di una delle pratiche che ha vi­sto fare in laboratorio.

Dalla donna che voleva ottenere un le­game d'amore con un uomo, si faceva por­tare il sangue delle mestruazioni.

Lo essiccava e lo fatturava, quindi lo scioglieva in acqua e il liquido veniva ini­ettato con la siringa dentro i cioccolatini che all'interno hanno la parte molle o con­tengono liquori; poi in qualche modo fini­vano per essere offerti all'uomo.

Questa testimonianza è sicura.

Se però non trovano un modo naturale di farli abboccare all'amo, agiscono in mo­do preternaturale per mezzo di spiriti come ordinariamen­te fanno con la roba che si trova dentro i cuscini.

L'oggetto nello stomaco agisce ininterrottamente 24 ore su 24, i sintomi che pos­sono svelarne la presenza so­no principalmente:

- difficile digestione, senso di pieno allo stomaco per cui si pensa di non dover mangiare, a volte anche diffi­coltà o ripugnanza a ingerire cibi (anoressia), dolori e pe­santezza, conati di vomito ri­petuti e anche violenti a se­guito dei quali spesso non esce niente, se non un po' di saliva, altre volte escono co­se strane: questo è segno po­sitivo di liberazione;

- riflessi negativi sul fun­zionamento dell'intestino provocati dall'a­zione devastante sulla digestione;

- un sintomo particolare, che può sembrare un po' strano, è un'ondata di 
an­goscia che parte dallo sterno e sale fino al­la gola e alla testa.

Sono molti i pazienti che avvertono momenti di pessimismo più nero, che 
ge­nerano attimi di supremo sconforto, ab­biano origine proprio da qualcosa che par­te dallo stomaco e arriva alla testa per via esterna.

In questi casi oltre all'uso di bere acqua santa e di condire i cibi con olio e sale be­nedetti, giovano anche il mangiare poco e con frequenza e l'uso moderato di farmaci che aiutano la digestione.

Ritorna sempre la domanda di come sia possibile, nel continuo passare del cibo nello stomaco, che queste piccole parti­celle malefiche rimangano per anni e anni ferme nello stomaco.

Un film sulle apparizioni di Lourdes, che ha avuto un gran successo qualche an­no fa, si apriva con la solenne affermazio­ne: "Per coloro che credono tutto è possi­bile, per coloro che non credono nessuna spiegazione è sufficiente".

Cosi è: per chi crede a queste cose, an­che per questo fatto è possibile una spiega­zione. Se si pensa che queste particelle di cibo ingerite sprigionano potenzialità ne­gative ininterrottamente 24 ore su 24 come si è detto, si può anche comprendere che parte di questa energia venga utilizzata perché il materiale resti posizionato là do­ve si trova, mentre l'altro cibo, finita la di­gestione, passa all'intestino.

Quando l'azione potente della presenza dello Spirito Santo, nella vita del credente che fa un sincero cammino di Fede, ridurrà gradualmente la potenza malefica di que­ste particelle, esse non avranno più nep­pure la forza per rimanere nello stomaco e usciranno per via intestinale come gli altri cibi.

Il mondo dell'occulto è come l'elettro­nica: chi non ne conosce i punti base come i bit, i chips, gli input, non potrà mai spie­garsi la multiforme operatività di aggeggi così piccoli.

Il mondo dell'occulto ha alcune realtà fondamentali; una volta comprese e accet­tate, si spiega tutto.

Per coloro che invece negano tutto a priori e in blocco, con la frasetta degna del­le intelligenze più elevate: "Ma che sono queste cretinate!", nessuna spiegazione è sufficiente. Pastori della Chiesa e laicisti illuminati, copritevi sempre dietro tale es­pressione: la beatitudine accordata agli ignoranti sarà sempre con voi.

Terzo sintomo: avversione al sacro

Una volta accettato il principio esposto sopra, che soltanto una barriera religiosa può contrastare il male con tutte le sue sva­riate manifestazioni, resta evidente che satana farà di tutto perché la persona che vuol colpire si allontani gradualmente da ogni pratica religiosa, sia individuale che collettiva.

Questo è il terzo dei tre segni fonda­mentali per giudicare se si è colpiti da azi­oni malefiche; è di grande importanza per­ché fa comprendere più a fondo come la reale via di liberazione non passa attraver­so iniziative esterne alla persona, ricercate negli operatori della magia o anche nei mi­nistri della Chiesa.

Cercare affannosamente una mano san­ta, che dall'esterno tolga questo male, è normalmente l'impegno principale di chi si sente colpito da fenomeni preternaturali.

Ho letto da un esposto esteso da un esorcista francese, che il fatto che lo aveva maggiormente sorpreso era che, tra le tan­te persone che aveva ricevuto, non ce n'era stata una sola che fosse arrivata da lui col pensiero di dover fare lei stessa qualcosa per essere liberata. Tutti avevano la preci­sa sensazione che dovevano trovare qual­cuno che avesse il potere di spazzare via il male allo stesso modo con cui il dentista strappa via il dente malato. E così anche in Italia.

È importante perciò che in presenza di questi disturbi, il paziente scopra che ha subìto una sottile ma sistematica difficoltà nell'incontro con Dio.

Comincerà allora a rendersi conto che soltanto con un graduale ritorno alla prati­ca religiosa potrà raggiungere la libera­zione.

"Da quanto tempo hai incominciato ad avvertire questi fenomeni strani?".

"Da quanto tempo hai incominciato a distaccarti dalla pratica religiosa?". Sono queste le due domande che rivol­go successivamente alle persone con cui tratto, per aiutarle a convincersi di questa realtà. Cercando di ricostruire l'inizio dei mali e quello del distacco dalla religione, scoprono con sorpresa che coincidono e comprendono il significato di questa coin­cidenza. Capire poi che la ripresa della vita religiosa sia la via migliore per difendersi, scaturisce come conseguenza logica.

Esaminiamo ora nei particolari i prin­cipali aspetti dell'avversione al sacro:

- distacco graduale per chi in qualche modo è praticante. Si incomincia spesso con pensieri vaghi sulla Fede: forse non è vero niente, se Dio è Amore perché c'è tan­to male, a che serve pregare e andare in Chiesa...

- mille motivi si sommano gradual­mente per non far trovare più il tempo per pregare personalmente o per andare in Chiesa;

- come ci si mette a pregare, la testa parte. Si stabilisce, per esempio, alla sera, prima di andare a letto, di recitare alcune preghiere tra le più comuni. Si inizia, ma dopo un po' ci si accorge che la mente se ne è andata altrove, le preghiere stabilite non sono state dette perché, come un colpo di spugna porta via lo scritto dalla lavagna, così qualcosa di invisibile ha cancellato il programma fissato;

- disagio a stare in Chiesa e a parteci­pare comunque a preghiere comunitarie. Dato che la preghiera fatta insieme ad altri è sempre più efficace, è anche perciò la più ostacolata. Stando insieme in Chiesa per le celebrazioni liturgiche si possono sentire sensazioni di stanchezza, di nausea, di confusione mentale, di svenimento.

Sentiamo spesso dire ai pazienti: "Io in Chiesa non è propriamente che non ci va­do, ma non mi sento di stare con gli altri, preferisco perciò intrattenermi un po' quando non c'è nessuno".

- La stessa difficoltà si trova per le partecipazioni alle preghiere nei gruppi ecclesiali. La prima volta che le persone vengono da me, se avverto che c'è veramente qualcosa di malefico, chiedo 1'impegno a partecipare a qualcuna delle diverse riunioni di preghiera che facciamo per queste situazioni.

L'adesione in genere c'è, ed è anche sincera, in vista di una possibile guarigione. Ma le metto subito in guardia, specialmente quando il caso ha una certa gravità: "Stai attento che da solo, almeno le prime volte, non ce la farai a venire; perciò accordati con qualche persona di famiglia qualche conoscente per venire insieme".

Anche il rapporto con il Sacerdote esorcista non è bene che sia tenuto completamente segreto; senza l'aiuto di qualche familiare o di qualche persona amica il cammino per un avvicinamento maggiore a Dio sarà stroncato da satana fin dall'inizio, in mille maniere diverse.

Sono quattro i sintomi principali che disturbano la preghiera in questi casi: 1) mente non riesce a concentrarsi per via continue distrazioni; 2) una strana voglia di sbadigliare senza interruzione; 3) il bisogno di ridere, di ridere tanto; 4) una sonnolenza profonda che non si riesce a vincere.

Una volta cercavo di liberare con l'esorcismo una signora colpita da un maleficio. Nonostante fosse molto religiosa seria e tanto desiderosa di guarigione, non riusciva a trattenersi dal ridermi forte in faccia e se ne scusava con me provando tanta angoscia.

Ma noi che siamo del mestiere sappiamo, anche attraverso gli indemoniati, che quello di riderci in faccia è uno degli atteggiamenti più comuni degli spiriti del male. Testoni proprio questi diavoli!

Nonostante tutte le legnate che hanno ricevuto in duemila anni da Sacerdoti e il Signore Gesù, non hanno ancora imparato il proverbio che dice: "Ride bene chi ride per ultimo". La Madonna vince sempre.

Don Raul Salvucci - esorcista



"Chi non prega il Signore, prega il diavolo! Quando non si confessa Gesù Cristo si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio!"

(Papa Francesco nell'Omelia della Santa Messa pro Ecclesia del 14.03.2013)


Con i colori di questa fede semplice,
tutto brillava per lui, sole ed erbacce.
Lui guardò; ed ecco Nostra Signora,
stava alta e passava sicura sull'erba
come un cavaliere sul suo destriero.
Il suo volto era la parola piana
del coraggioso che parla e decide,
i colori vivi della sua veste
erano più di una bella notizia.

G.K. Chesterton - La ballata del cavallo bianco - Libro I (La visione del Re).



"Le tentazioni contro la fede e la purità è merce offerta dal nemico, ma non temerlo se non con il disprezzo. Finchè egli strepita è segno che non ancora si è impossessato della volontà"

(Padre Pio - Epist. III, p. 422s.)





Preghiera prima di confessare e confessarsi
Preghiera a San Michele Arcangelo  - Papa Leone XIII

San Michele Arcangelo,
difendici nella battaglia:
sii tu nostro sostegno contro la perfidia
e le insidie del diavolo.
Che Dio eserciti il suo dominio su di lui
te ne preghiamo supplichevoli.
E tu, o principe della milizia celeste,
con la potenza divina,
ricaccia nell'inferno Satana
e gli altri spiriti maligni
che errano nel mondo per perdere le anime.

Amen.

Buona giornata a tutti :-)

www.leggoerifletto.it


giovedì 25 aprile 2013

Considera la tua dignità, sei creatura di Dio, non schiava del tuo corpo - Don Dolindo Ruotolo


Sei creatura di Dio, sei creatura nobilissima, un’anima unita al corpo per glorificare Dio, per arricchirti di meriti e per ricevere un premio eterno.

Non sei dunque lo zimbello o il trastullo degli uomini corrotti.
Sei parte del Corpo Mistico di Gesù Cristo, puoi esserne un membro vivo, e vuoi ridurti come un povero arto putrefatto? 

Se vivi del mondo, vivi di corruzione, e dov’è allora la gloria che il Redentore ti ha donato a prezzo del suo Sangue?

Devi dare la prevalenza allo spirito: non puoi vivere in adorazione del tuo corpo e nella dimenticanza della tua anima.

La tua anima, vivificata dalla grazia divina, dev’essere nel tuo corpo come fuoco che investe la materia per darle una nobile forma; dev’essere come sole che riscalda le acque limacciose di una palude per cambiarle in puro vapore che sale verso il cielo, trasformandosi poi in candidi fiocchi di neve; deve dominare il corpo e ridurlo in obbedienza, perché sia strumento per arrivare a Dio e non ostacolo sul tuo cammino.
Che cosa avvilente, per te, concentrarti talmente nella cura del corpo da rendertene schiava, e da farlo apparire quasi non più come opera di Dio, ma come opera tua!

Ogni moda, ogni ornamento immodesto, tu li usi per mostrare la “tua” bellezza, o meglio: la bellezza artificiale che riesci a imbastire col trucco; e così, invece di glorificare Dio nei suoi doni, lo offendi con le tue colpe, e diventi un misero strumento stonato, un groviglio di spine che non fioriscono ma pungono e avvelenano, fuoco che non riscalda ma devasta. Sei forse sulla terra per avvilirti così?

Tu invece sei in cammino verso la vita eterna, il tuo cammino è breve, la tua meta è vicina, il giudizio di Dio è prossimo, e devi pensare che al corpo si apre la tomba e all’anima deve aprirsi il Cielo.



“Quando pensate al vostro abbigliamento - disse Pio XI - pensate anche, o donne, a come vi ridurrà la morte!”.

E’ un pensiero che deve scolpirsi nell’anima, poiché è assolutamente insensato curare ciò che si dissolve a danno di ciò che sopravvive in eterno; 
è da incoscienti distrarsi in futilità e distrarre gli altri quando è in gioco l’affare più importante della vita, quello della salvezza eterna; 
è pazzia compromettere il supremo interesse dell’anima propria e di quella degli altri per una stupida vanità.
L’apostolo Pietro ti ricorda: “Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico,

il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare.

Resistetegli saldi nella fede” (1 Pt 5,8-9).

E tu, donna cristiana, ti ostini a vestirti e a comportarti in modo così provocante da diventare il più valido aiuto del tuo nemico?
Come puoi sentirti tranquilla dopo aver scandalizzato qualcuno o molti con la tua immodestia, sapendo che forse hai compromesso per sempre la pace dei cuori e la salvezza delle anime?
Perché devi vestirti. Dio ti veste e il Demonio ti spoglia.


Quando l’uomo era innocente, prima del peccato originale, non aveva bisogno di coprire il suo corpo, perché tutto in lui era così ordinato e così elevato in Dio che la grazia lo ammantava di splendore e la sua stessa carne traspirava innocenza.
Dopo il peccato, Dio misericordiosamente lo rivestì, perché la sua povera mente, annebbiata e sconvolta, e il suo povero cuore, deviato dal proprio fine, fossero aiutati a non concentrarsi sulla materia.
Lo sguardo dell’uomo, che aveva ormai smarrito l’immensità del Cielo e si era concentrato sulla propria vita terrena, sarebbe stato sconvolto dalla visione del corpo, per questo Dio volle che il corpo fosse coperto.

Tu dunque ti devi vestire per nascondere la carne, non per mostrarla, ti devi vestire per ricordarti che sei di Dio e che sei tempio dello Spirito Santo.
Dio veste la sua creatura, e Satana la spoglia, perché essendo spirito immondo, prova gioia in tutto ciò che è degradante.

Con certi abiti indecenti, tu ti strappi di dosso il manto che ti ha dato il Signore tuo Salvatore e segui Satana che cerca la tua rovina.
Dio si diletta tra i gigli della purezza e Satana tra le brutture del peccato; e tu vuoi deludere il tuo Signore per compiacere Satana?
Una donna immodesta è, per le strade, un trofeo che il diavolo sbandiera contro la Redenzione, per mezzo della quale siamo stati rivestiti di grazia e di purezza.
Una donna scandalosa porta il segno della più disgustosa schiavitù, poiché non obbedisce a Dio, al Papa, ai Sacerdoti, ma obbedisce a Satana e ai vili manovratori della moda che le impongono ciò che vogliono.

E’ sconcertante!

E’ pronta a portare in piena estate la pelliccia e ad andare scollacciata d’inverno, o con le gonne corte, comunque esposta al freddo, se la moda glielo impone.

Magari si trova a disagio, ma obbedisce come fosse una schiava.

E’ il più degradante rinnegamento della propria dignità e della propria libertà.
Non devi dire dunque, o povera creatura di Dio, che non puoi portare gonne sufficientemente lunghe perché ti danno fastidio; poiché se a importi di portarle lunghe fosse la moda tu non esiteresti a farlo. Ti condanni con le tue stesse abitudini.

Parole dure ma verissime.


Vestendo in maniera immodesta, torni indietro di venti secoli : ricopri
 gli usi selvaggi dei popoli barbari che la Chiesa liberò dalle loro degradazioni; non sei più una cristiana, ma una tentatrice, una donna di tutti in una pubblica prostituzione.
Sono parole dure, ma reali e verissime!

La moda immodesta ti rende praticamente la donna di tutti, e gli sguardi avidi degli uomini ti degradano tutte le volte che si posano su di te con desideri impuri, così che tu diventi come una donna di strada, offrendoti, per tua colpa, allo sguardo torbido di uomini viziosi, e torni a casa carica di colpe e di iniquità.

Sei stata vestita di Spirito Santo nella Cresima, come puoi ora vestirti dello spirito osceno di certa moda? Se tu fossi uno scheletro, mostreresti le tue ossa inaridite? No, perché faresti orrore agli uomini. Pensa che andando in giro coperta da quel manto di immoralità, sei lo scheletro di una creatura redenta e santificata, e fai orrore a Dio e agli angeli suoi.
Se tu andassi in piena estate col cappotto, o con la pelliccia e con la sciarpa e l’ombrello aperto, saresti ridicola, perché appariresti come un’anomalia nella stagione estiva.

Ora, con un vestito immodesto tu non sei un’anomalia rispetto alla stagione, ma lo sei rispetto alla Legge di Dio; puoi essere in perfetta sintonia con la stagione serena e col sole che scalda, ma sei in perfetto contrasto col cielo dell’anima.

Copri il tuo corpo pensando a Gesù Crocefisso.


Tu dici: “Io soffro molto il caldo, ho bisogno di andare vestita leggera, ho bisogno del fresco”.

Con questo ragionamento potresti ridurti come gli zulù dell’Africa e crederti giustificata.

Ma allora perché anche d’inverno, quando c’è freddo, pur essendo quasi assiderata, vai in giro mezza nuda se la moda te lo comanda?
Hai bisogno di fresco? Ma non sai che la penitenza è un dovere e ti è necessaria per salvarti? Gesù l’ha detto chiaramente: “Se non fate penitenza, perirete tutti allo stesso modo” (cfr.: Lc 13, 3).
Anche se fosse una cosa innocente andare con le braccia completamente scoperte, senza un po’ di maniche (il che non è!), non puoi coprirle almeno un po’ per spirito di penitenza? Ed è una penitenza grave coprirti il petto? L’esperienza e la stessa scienza dimostrano che la nudità non difende dal caldo, perché mette la pelle a diretto contatto con l’aria surriscaldata e coi raggi del sole.
Ma anche se non fosse così, non sai importi un piccolo sacrificio per amore di Gesù, crocifisso per tuo amore?

Quali segni di riconoscenza stai dando a Lui che ti ha redenta con così tanto dolore?

Se tu lo vedessi con i tuoi occhi, ancora vivo ma morente sulla croce e ti chiedesse uno straccio per coprire la sua nudità piagata, glielo negheresti?

Tu sei parte del suo Corpo Mistico, e quando ti vesti in modo immodesto sei una parte di Lui coperta dell’obbrobrio a cui lo condannarono i suoi crocifissori.

Egli ti chiede di coprirti, di nascondere quell’ignominia, e tu non ascolterai la voce del Signore crocifisso? Non vedi come sanguina quel Corpo Divino?

Ha voluto essere tutto una piaga per potersi coprire se non altro di sangue, del suo Sangue, come fosse un vestito che lo proteggeva dagli sguardi curiosi e impuri di chi stava intorno alla sua croce.

Fino a questo punto ha amato la purezza! E tu avrai il coraggio di rinnovargli nel tuo corpo l’obbrobrio e la sofferenza della nudità?
Copri il tuo corpo, rivestiti di purezza e lenirai le piaghe di Gesù; mostrati veramente cristiana, e dimostrerai così che quel Sangue divino non è stato inutile per te! 

Tu puoi anche non capire certi ragionamenti sulla modestia che ti vengono fatti, ma non puoi non capire la bellezza di un’offerta fatta al tuo Signore crocifisso.

Ecco, donagli, in unione alle sue sofferenze, il sacrificio di sopportare un po’ di caldo e la penitenza di una rinuncia, fallo per amore e collabora con Lui alla salvezza delle anime, per le quali ha versato il suo Sangue, cercando almeno di non scandalizzarle.
Quale legge della moda può equivalere alla legge dell’amore e della riconoscenza che devi a Gesù Cristo? 

Come puoi esitare a sacrificarti davanti alla sua Croce?


(don Dolindo Ruotolo)



Ma noi sappiamo leggere questi gesti, queste parole, questi segni con la semplicità, il cuore e la mente di papa Francesco? Forse no, i media soprattutto: dobbiamo riconoscere che siamo intossicati dall’ ideologismo. Volete un esempio?
Nei primi due giorni di pontificato, papa Francesco per due volte mette in guardia dal diavolo e subito salta fuori il solito grande giornale a spiegare che la cosa “va interpretata” (insomma “il diavolo” sarebbe una questione simbolica o una personificazione e bla bla bla).

Invece quando il Papa parla del diavolo intende proprio il diavolo. Punto e basta. E così quando ripete che senza Gesù Crocifisso nulla ha senso. Neanche fare gli attivisti di cause sociali e umanitarie o l’essere cardinali.

Lo ha detto proprio a loro: “Noi possiamo camminare quanto vogliamo, possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo a Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ong pietosa, ma non la Chiesa, sposa del Signore”. E così “succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno i castelli di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza”. 

Anche Francesco d’Assisi stupiva. Perché era cristiano? No. A quel tempo tutti erano cristiani. Ma Francesco aveva qualcosa di particolare: tutto quel che lui era, diceva e faceva rimandava all’umanità di Gesù. La ricordava.

Lui era così commosso dall’umanità del Figlio di Dio e ne aveva così pieni il cuore, la mente e gli occhi che tutti, incontrandolo, si commuovevano di lui e quindi dell’umanità di Gesù.

- Antonio Socci -




Una confessione è più potente di un esorcismo

"Quando il nostro spirito è buio, vive nelle tenebre e nel peccato, il diavolo ha maggiore spazio di manovra. Per questo occorre confessarsi spesso. La confessione riporta l'uomo nella Luce.
Una confessione è più potente di un esorcismo, perchè la confessione di schianto riporta l'uomo alla Luce, alla Grazia di Dio e contro un uomo in grazia di Dio, Satana non può fare nulla.
La confessione distrugge il male. Lo annienta. E gira l'uomo verso la Luce, verso il bene."

- Padre Gabriele Amorth - 



Il diavolo non si vince con la spada ma con la Parola di Dio: 
perciò taccia la lingua dell' uomo, parli la Parola di Dio.

- Sant' Ambrogio -