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venerdì 8 maggio 2015

Beato il cuore -

Beato il cuore che fa spazio a tutti dentro di sé e trova sempre al suo interno un angolino libero per l'ultimo che arriva.
Beato il cuore che non riesce a chiamare estraneo anche il più diverso, ma vive l'accoglienza come legge fondamentale, perché questo è il Vangelo.
Beato il cuore che vive un continuo "Eccomi" agli altri, a Dio e a stesso: crescerà fino alla pienezza.
Beato il cuore che si fa solidale nella verità con tutti e ciascuno, in ogni situazione, nella buona e nella cattiva salute: sarà artefice della civiltà dell'amore.
Beato il cuore che non è gonfio di sé, non si vanta, non manca di rispetto: sarà beato perché perdendo se stesso si ritrova.
Beato il cuore che si compiace della verità, della giustizia e della purezza: sarà specchio di Dio e città sul monte.
Beato il cuore che si lascia compromettere dalla sofferenza degli altri ed offre solidarietà, asilo, speranza: realizzerà l'unità dei fratelli.
Beato il cuore che non conosce il colore della pelle o la diversità delle lingue, ma solo il linguaggio degli occhi, del sorriso, del volto e della luce di Dio: sarà rigeneratore di speranza.
Beato il cuore che vive l'attenzione agli altri, la generosità, l'autenticità della vita e una presenza operosa: sarà costruttore del Regno di Dio.

Beato il cuore mite e umile, perché sarà una nuova incarnazione del Cuore di Cristo.



La fede si trasmette più per generazione che per indottrinamento.
Questo perché la parola della vita è molto più eloquente e convincente della dialettica discorsiva.
Ad ognuno di noi è affidato un numero di anime da generare alla vita con e in Cristo. Se manchiamo a questo impegno, ci saranno boccioli che non fioriranno perché non li abbiamo avvolti del calore di uno sguardo, dall’irradiazione di un sorriso, dalla cura di un silenzio che ascolta. Saremmo, in un certo senso, fautori di un “aborto” spirituale.

- Robert Cheaib - 


...L'uomo sa che non può rispondere da solo al proprio bisogno fondamentale di capire. Per quanto si sia illuso e si illuda tuttora di essere autosufficiente, egli fa l'esperienza di non bastare a se stesso. 
Ha bisogno di aprirsi ad altro, a qualcosa o a qualcuno, che possa donargli ciò che gli manca, deve uscire da se stesso verso Colui che sia in grado di colmare l'ampiezza e la profondità del suo desiderio.
L'uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l'Assoluto; l'uomo porta in sé il desiderio di Dio. E l'uomo sa, in qualche modo, di potersi rivolgere a Dio, sa di poterlo pregare......
Questa attrazione verso Dio, che Dio stesso ha posto nell'uomo, è l'anima della preghiera, che si riveste poi di tante forme e modalità secondo la storia, il tempo, il momento, la grazia e persino il peccato di ciascun orante.........

- papa Benedetto XVI - 
dalla Catechesi dell'Udienza Generale dell' 11 maggio 2011 




Buona giornata a tutti. :-)








martedì 10 marzo 2015

"Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia" - Cardinale Carlo Maria Martini

Nel contesto delle beatitudini, 'fame e sete' significano chiaramente il desiderio ardente di una giustizia che va alla radice: è la giustizia nei riguardi di Dio, la tensione a una vita pienamente conforme alla volontà divina. 
Gli affamati e assetati di questa giustizia non potranno non essere saziati dal Padre che è nei cieli.
L'invito che le parole di Gesù ci rivolgono è di desiderare per la nostra vita ciò che è veramente essenziale.
Il Cristiano, ciascuno di noi, è sollecitato ad avere fame e sete anzitutto della volontà di Dio; che si compia quanto il Signore ritiene bene e giusto - ci venga concesso quindi anche il pane materiale -, ma specialmente ogni verità e giustizia, perché si realizzi il regno dell'amore di Dio.
Per aiutarvi nella meditazione personale, mi piace recitare il commento di don Luigi Serenthà sulla quarta beatitudine: 
"Beati quelli che hanno fame e sete di fare la volontà di Dio, cioè che dicono: il mio nutrimento, il nutrimento su cui faccio crescere la mia vita, così come il corpo cresce sul pane e sul­l'acqua, non è la mia volontà, ma la volontà di Dio. Io ho fame di Dio, ho sete di lui, la sua volontà è punto di riferimento per la mia esistenza. Mi affido a Dio, lui è la mia gioia, ciò che egli mi rivela lo mangio e lo bevo con quella avidità con cui l'asse­tato e l'affamato bevono l'acqua e mangiano il pane".

Sono parole molto belle, che esprimono il grande, inestingui­bile desiderio dell'uomo e la risposta promessa dal Signore a ta­le desiderio.

- cardinale Carlo Maria Martini - 




« II Signore, dicendo : " Passi da me questo calice, però non la mia, ma la tua volontà sia fatta ", dichiara che non è possibile all'uomo salvarsi senza l'amara medicina della morte; senza bere il calice dell'umiliazione e del patimento. « Gesù Cristo fu come un medico pietoso, il quale, sebbene sano, appressò per primo le labbra alla medicina amara, affinchè, sul suo esempio, gli infermi non avessero difficoltà di trangugiarla. Non diciamo, dunque: non ho voglia, non ho forza di bere il calice dei patimenti che Dio mi manda; poiché il nostro Salvatore divino fu il primo a berlo sino alla feccia »

- Sant'Agostino -



"Il Signore mi ha dato una intelligenza, una volontà, una ragione: devo farle funzionare. Se non si adoperano si arrugginiscono e si finisce per essere delle nullità, dei lombrichi che strisciano, senza un'idea buona, geniale, ardita; degli ignavi, a Dio spiacenti."

- Beato Alberto Marvelli - 







Buona giornata a tutti. :-)





martedì 24 aprile 2012

Le beatitudini della casa

Beata la casa che non estromette Dio e che anche visibilmente espone pubblicamente segni religiosi,perchè la fede è la vera fonte e il sostegno dell'autentica comune-unione.

Beata la casa in cui si prega,si ama e si ascolta la Parola, perchè in essa entrerà il Signore.

Beata la casa dove la festa è santificata, perchè i suoi abitanti si ritroveranno nella festa del Cielo.
Beata la casa in cui i figli seguono le proposte sane dei genitori e in cui padre e madre sanno essere autorevoli verso i figli senza esacerbarli, perchè in essa regnerà la serenità.

Beata la casa in cui non entrano la violenza, il discorso acido, l'intemperanza, i video violenti o la stampa banale, perchè sarà colmata di benedizioni e di pace.

Beata la casa dove i figli respirano armonia, in cui la tavola è culmine del dialogo e il letto fonte di ristoro e tenerezza, perchè in essa cresceranno cittadini del Cielo.

Beata la casa in cui gli impegni e le spese vengono decisi insieme seguendo la regola di "chi più ha, più dà"e in cui non ci si dimentica di chi non ha casa, perchè in essa cresceranno persone solidali e responsabili.

Beata la casa in cui il  "sì" è sì e il "no" è no, dove si dialoga molto senza criticare o recriminare, e dove si sorride spesso, perchè in essa regnerà la gioia.

Beata la casa in cui i figli non riducono i propri genitori in salvadanai da cui trarre il denaro, in cui nessuno è rapito dal desiderio di possedere sempre di più, nella quale si evitano continui confronti con altre famiglie, perchè non si morirà di invidia e di asfissia.

Beata la casa in cui si è reciprocamente fedeli agli impegni assunti, in cui si logorano le poltrone prendendosi del tempo per stare uniti e progettare insieme, perchè il Regno già dimora in essa!!!

   The Sermon on the Mount
  Carl Heinrich Bloch (1834-1890)
 


Credo che il mondo oggi sia sconvolto e soffra tanto, perché nei focolari domestici e nella vita famigliare c'é veramente poco amore. Non abbiamo tempo per i figli, non abbiamo tempo gli uni per gli altri, non abbiamo tempo per rallegrarci a vicenda. Oggi sembra che tutti siano in preda ad una terribile frenesia e si affannino per raggiungere mete sempre più alte e raggranellare ricchezze sempre maggiori, cosicché i figli ed i genitori hanno poco tempo da dedicare gli uni agli altri. La conseguenza è che nelle case comincia la dissoluzione della pace nel mondo.
L'amore comincia nella casa paterna, l'amore vive nella case. La sua mancanza è il motivo per cui oggi nel mondo c'é tanta sofferenza e tanta infelicità. Dobbiamo fare delle nostre case dei centri di compassione e perdonare senza fine.(Madre Teresa di Calcutta)