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giovedì 4 luglio 2024

Straniero - Charles Baudelaire

 Dimmi, enigmatico uomo, chi ami di più? Tuo padre, tua madre, tua sorella o tuo fratello?
- Non ho né padre, né madre, né sorella, né fratello.
- I tuoi amici?
- Usate una parola il cui senso mi è rimasto fino ad oggi sconosciuto.
- La patria?
- Non so sotto quale latitudine si trovi.
- La bellezza?
- L’amerei volentieri, ma dea e immortale.
- L’oro?
- Lo odio come voi odiate Dio.
- Ma allora che cosa ami, meraviglioso straniero?
- Amo le nuvole… Le nuvole che passano… laggiù… Le meravigliose nuvole!

- Charles Baudelaire -



L'amore mio mi chiede

L'amore mio mi chiede:
"Qual è la differenza tra me e il cielo?"
La differenza è che
 
se tu ridi, amore mio,
io mi dimentico il cielo.

- Nizar Qabbani -




I Liberi Pensatori sono coloro che sono disposti a usare le loro menti senza pregiudizio e senza timore di comprendere cose che si scontrano con le proprie usanze, privilegi, o credenze. 
Questo stato d'animo non è comune, ma è essenziale per il pensiero giusto. 
Dove è assente, la discussione tende a diventare peggio che inutile. 

- Lev Tolstoj - 



Dammi mille baci e poi cento,
poi altri mille e poi altri cento,
e poi ininterrottamente ancora altri mille e altri cento ancora.
Infine, quando ne avremo sommate le molte migliaia,
altereremo i conti o per non tirare il bilancio
o perché qualche maligno non ci possa lanciare il malocchio,
quando sappia l’ammontare dei baci.


- Catullo - 




Buona giornata a tutti :-)

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venerdì 28 giugno 2024

La felicità – Fabio Volo

 E crescendo impari che la felicità non è quella delle grandi cose.
Non è quella che si insegue a vent'anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi…
la felicità non è quella che affannosamente si insegue credendo che l'amore sia tutto o niente,...
non è quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari...
la felicità non è quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.
Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose...
...e impari che il profumo del caffè al mattino è un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.
E impari che la felicità è fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi,
e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall'inverno, e che sederti a leggere all'ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.
E impari che l'amore è fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,
e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.
E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.
E impari che tenere in braccio un bimbo è una deliziosa felicità.
E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami..
E impari che c'è felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c'è qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.
E impari che nonostante le tue difese,
nonostante il tuo volere o il tuo destino,
in ogni gabbiano che vola c'è nel cuore un piccolo-grande
Jonathan Livingston.
E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.

- Fabio Volo - 
da "Il Volo del Mattino"




“L'amo quando di notte o di mattina mi sveglio e la vedo: lei mi guarda e mi ama. E nessuno, meno di tutti io, può impedirle di amare come lei sa, a suo modo. 
L'amo quando è seduta vicino a me, e noi sappiamo che ci amiamo l'un altro...
L'amo quando stiamo a lungo soli, e io dico: che facciamo? che possiamo fare? 
E lei ride. 
L'amo quando s'arrabbia con me e d'improvviso, in un batter d'occhio, il suo pensiero e le sue parole diventano aspri, dice: “Smettiamo, mi dai fastidio”; e dopo un minuto già mi sorride timidamente. 
L'amo quando lei non mi vede e non sa che ci sono, e io l'amo a modo mio.”

- Lev Tolstoj –
“I diari”


La felicità è un sentimento segreto, esclusivo, inquisitorio, dolcissimo e supremamente crudele. Vi si sta arroccati come in un palazzo di ferro e cemento, dalle grandi vetrate; nello stesso tempo è un riflesso sull’acqua che non solo la brezza, ma l’ombra di un passante può alterare….
La felicità non si narra. 
Si può appena, come la pioggia scorrendo a rivoli sui vetri traccia e scancella delle figurazioni, annotare i momenti salienti che ci consentono di intravederla. E un’altra cosa so della felicità: che essa è muta.

- Vasco Pratolini -
da “La costanza della ragione”




Buona giornata a tutti. :-)



sabato 24 luglio 2021

Chi intralcia la strada a se stesso non è in grado di proseguire - Anselm Grün

Se per me la ricchezza è ciò che conta di più
calcolerò il tempo in termini di denaro
invece di donare
ciò che ho, ciò che sono.
Se per me il potere è ciò che conta di più
calcolerò il mio agire in termini di successo
invece di mettermi al servizio
di coloro che hanno bisogno di me.
Se per me la sicurezza è ciò che conta di più
calcolerò il desiderio in termini di comprensione
invece di lasciare spazio dentro di me
al buio e alla sofferenza.
Se per me la felicità è ciò che conta di più
calcolerò il desiderio in termini di rischio
invece di compiere il primo passo
laddove le strade sono bloccate.
Se per me il focolare domestico è ciò che conta di più
calcolerò l'invito a partire in termini di insicurezza
invece di affrontare l'ignoto
con atteggiamento vivace e curioso.
Se per me le relazioni sono ciò che conta di più
calcolerò l'addio in termini di tristezza
invece di andarmene
per lasciare spazio al nuovo.
Se per me le abitudini sono ciò che conta di più
calcolerò le richieste in termini di disagio
invece di provare con interesse il nuovo
e mettermi così alla prova.
Se per me sono io ciò che conta di più
allora mi sarò d'impiccio da solo
invece di partire pieno di vigore
per trovare me stesso.
Se per me è Dio ciò che conta di più
allora mi abbandono
mi dono
vivo.

- Anselm Grün -





Qualità dell’Uomo

Una delle superstizioni più frequenti e diffuse è che ogni uomo abbia solo certe qualità definite, che ci sia l'uomo buono, cattivo, intelligente, stupido, energico, apatico, eccetera.
Ma gli uomini non sono così.
Possiamo dire di un uomo che è più spesso buono che cattivo, più spesso intelligente che stupido, più spesso energico che apatico, e viceversa: ma non sarebbe la verità se dicessimo di un uomo che è buono o intelligente, e di un altro che è cattivo, o stupido.
E invece è sempre così che distinguiamo le persone. Ed è sbagliato.
Gli uomini sono come i fiumi: l'acqua è in tutti uguale e ovunque la stessa, ma ogni fiume è ora stretto, ora rapido, ora ampio, ora tranquillo, ora limpido, ora freddo, ora torbido, ora tiepido.
Così anche gli uomini.
Ogni uomo reca in sé, in germe, tutte le qualità umane, e talvolta ne manifesta alcune, talvolta altre, e spesso non è affatto simile a sé, pur restando sempre unico e sempre se stesso.

- Lev Nikolaevič Tolstoj - 


Quando nel Padre nostro preghiamo che Dio non ci induca in tentazione, il significato è un altro.
La parola greca è «peirasmós», che significa in primo luogo confusione. 
La vera tentazione del male è quindi la confusione. 

- Anselm Grün -
da: “Affrontare e trasformare il male”





Il Dio buono e misericordioso ti benedica

Il Dio buono e misericordioso ti benedica, 
ti avvolga della sua presenza d'Amore e di guarigione. 
Ti sia vicino quando esci e quando entri, 
ti sia vicino quando lavori. Faccia riuscire il tuo lavoro. 
Ti sia vicino in ogni incontro e ti apra gli occhi 
per il mistero che risplende in te in ogni volto umano. 
Ti custodisca in tutti i tuoi passi. 
Ti sorregga quando sei debole. 
Ti consoli quando ti senti solo. 
Ti rialzi quando sei caduto. 
Ti ricolmi del suo Amore, della sua bontà e dolcezza 
e ti doni libertà interiore. 
Te lo conceda il buon Dio, 
il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. 
Amen.


- Anselm Grün -



Buona giornata a tutti. :-)



giovedì 18 febbraio 2021

Il leone e il cagnolino - Lev Tolstòj

Londra, c’era una mostra di bestie feroci e, per entrare a visitarle, si poteva pagare, oppure portare dei cani e dei gatti, da dare in pasto alle belve.
Un tale ebbe voglia di vedere le belve: acchiappò per la strada un cagnolino e lo portò al serraglio. L’uomo fu lasciato entrare e il cagnolino fu preso e gettato nella gabbia in pasto al leone. Il cagnolino si mise la coda fra le zampe e si ritirò in un angolo della gabbia. Il leone gli s’accostò e lo fiutò.
Il cagnolino si coricò sulla schiena, alzò le zampette e agitò la coda. 
Il leone gli diede un tocco con la zampa e lo rivoltò. Il cagnolino saltò su e restò seduto dinanzi al leone sulle zampette posteriori. Il leone lo guardava fisso, piegava la testa ora di qua, ora di là, e non lo toccava. 
Quando il padrone delle belve gettò al leone la carne, il leone ne strappò un boccone e lo lanciò al cagnolino. Quando la sera il leone si mise a dormire, il cagnolino gli si stese accanto e gli posò la testa sulla zampa. 
Da quel giorno, il cagnolino visse sempre dentro la gabbia del leone, e il leone non lo toccava, mangiava e dormiva con lui e, certe volte, perfino ci giocava insieme.
Una volta, un signore venne a visitare il serraglio e riconobbe il proprio cagnolino: disse che il cagnolino era suo, e chiese al padrone del serraglio che glielo restituisse. Il padrone acconsentì, ma come provarono a chiamare il cagnolino per estrarlo dalla gabbia, il leone s’incollerì e si mise a ruggire. 
Così seguitarono a vivere insieme, leone e cagnolino, un anno intero, nella stessa gabbia. Un brutto giorno, il cagnolino s’ammalò e morì.
Il leone smise di mangiare, stava sempre a fiutare il cagnolino, a leccarlo, a smuoverlo con la zampa. Quand’ebbe capito che era morto, d’improvviso diede un balzo, drizzò la criniera, cominciò a battersi la coda sui fianchi, poi si slanciò contro la parete della gabbia e si mise a mordere i chiavistelli e il piancito (pavimento ndt). Per tutta la giornata si dibatté, girò su e giù per la gabbia, e continuò a ruggire; alla fine s’accovacciò accanto al cagnolino morto e si quietò. Il padrone andò per portar via la bestiola morta, ma il leone non permetteva a nessuno di accostarsi. Allora, il padrone pensò che il leone avrebbe scordato il suo dolore se gli si fosse dato un altro cagnolino come quello e gli mise nella gabbia un cagnolino vivo; ma subito il leone lo sbranò in mille pezzi. Poi, abbracciò con le zampe il cagnolino morto, e così rimase disteso cinque giorni. Il sesto giorno il leone morì.

- Lev Tolstòj - 
da: Racconto dal vero



Il bene è in tutti: troppo spesso manca solo il coraggio di usarlo. 

- Lev Tolstoj -





"Il dolore è parte della vita. A volte è una parte grande, e a volte no, 
ma in entrambi i casi, è una parte del grande puzzle, della musica profonda, del grande gioco. 
Il dolore fa due cose: ti insegna e ti dice che sei vivo. 
Poi passa e ti lascia cambiato. E ti lascia più saggio, a volte. 
In alcuni casi ti lascia più forte. In entrambe le circostanze, il dolore 
lascia il segno, e tutto ciò che di importante potrà mai accadere 
nella tua vita lo comporterà in un modo o nell'altro."


- Jim Butcher -






Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo.

- Italo Calvino -




Buona giornata a tutti :-)


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domenica 23 febbraio 2020

Bisogna strappare la gioia - Vladimir Majakovskij

Che il tempo
esploda dietro a noi
come una selva di proiettili.
Ai vecchi giorni
il vento
riporti
solo
un garbuglio di capelli.
Per l’allegria
il pianeta nostro
è poco attrezzato.
Bisogna
strappare
la gioia
ai giorni futuri.
In questa vita
non è difficile
morire.
Vivere 
è di gran lunga più difficile. 

A Sergej Esenin

Vladimir Majakovskij - 



L’ autunno della vita si prepara in primavera coltivando quegli atteggiamenti, smussando quelle spigolature e alimentando quelle risorse che permettono di anticipare un futuro sereno e costruttivo. 
Chi non svolge il compito di potatura, di semina e fertilizzazione del proprio terreno in primavera, rischia di trovarsi in autunno senza raccolto o magari di raccogliere solo frutti acerbi o corrosi dal tarlo. 
Con il rischio di prendersela con Dio per torti subiti o terreni infecondi.



L'acqua della sorgente dice all'uomo:

Io do le mie acque, per nulla, ai pellegrini che si fermano qui assetati e stanchi. Fa' tu lo stesso coi tuoi fratelli; fa' del bene a tutti, dona quello che hai al prossimo, con lieto cuore e senza condizioni; non chiedere agli uomini in cambio dei tuoi benefici né gratitudine né ricompensa, pago soltanto di vivere nella gioia della tua bontà.

- Lev Tolstoi -



Buona giornata a tutti :-) 

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sabato 1 febbraio 2020

Solo una bacca – don Bruno Ferrero

Il piccolo stagno sonnecchiava perfettamente immobile nella calura estiva.
Pigramente seduto su una foglia di ninfea, un ranocchio teneva d'occhio un insetto dalle lunghe zampe che stava spensieratamente pattinando sull'acqua. Presto sarebbe stato a tiro e il ranocchio ne avrebbe fatto un solo boccone, senza tanta fatica.
Poco più in là, un altro minuscolo insetto acquatico, un ditisco, guardava in modo struggente una graziosa ditisca. Non aveva il coraggio di dichiararle il suo amore e si accontentava di ammirarla da lontano.
Sulla riva a pochi millimetri dall'acqua un fiore piccolissimo, quasi invisibile, stava morendo di sete. Proprio non riusciva a raggiungere l'acqua, che pure era così vicina. Le sue radici si erano esaurite nello sforzo.

Un moscerino invece stava annegando; era finito in acqua per distrazione. Ora le sue piccole ali erano appesantite e non riusciva a risollevarsi, e l'acqua lo stava inghiottendo.
Un pruno selvatico allungava i suoi rami sullo stagno. Sulla estremità del ramo più lungo, che si spingeva quasi al centro dello stagno, una bacca scura e grinzosa, giunta a piena maturazione, si staccò e piombò nello stagno.
Si udì un "pluf!" sordo, quasi indistinto, nel gran ronzio degli insetti.
Ma dal punto in cui la bacca era caduta in acqua, solenne e imperioso, come un fiore che sboccia, si allargò il primo cerchio nell'acqua, lo seguì il secondo, il terzo, il quarto...
L'insetto dalle lunghe zampe fu carpito dalla piccola onda e messo fuori portata dalla lingua del ranocchio.
Il ditisco fu spinto verso la ditisca e la urtò: si chiesero scusa e si innamorarono.
Il primo cerchio sciabordò sulla riva e un fiotto d'acqua scura raggiunse il piccolo fiore che riprese a vivere.

Il secondo cerchio sollevò il moscerino e lo depositò su un filo d'erba della riva, dove le sue ali poterono asciugare. 

Quante vite cambiate per qualche insignificante cerchio nell'acqua.

- don Bruno Ferrero -
Fonte: Cerchi nell'acqua  di don Bruno Ferrero, Ed. ElleDiCi




«Una delle superstizioni più frequenti e diffuse è che ogni uomo abbia solo certe qualità definite, che ci sia l'uomo buono, cattivo, intelligente, stupido, energico, apatico, eccetera.
Ma gli uomini non sono così.
Possiamo dire di un uomo che è più spesso buono che cattivo, più spesso intelligente che stupido, più spesso energico che apatico, e viceversa: ma non sarebbe la verità se dicessimo di un uomo che è buono o intelligente, e di un altro che è cattivo, o stupido.
E invece è sempre così che distinguiamo le persone. Ed è sbagliato.
Gli uomini sono come i fiumi: l'acqua è in tutti uguale e ovunque la stessa, ma ogni fiume è ora stretto, ora rapido, ora ampio, ora tranquillo, ora limpido, ora freddo, ora torbido, ora tiepido. Così anche gli uomini.
Ogni uomo reca in sé, in germe, tutte le qualità umane, e talvolta ne manifesta alcune, talvolta altre, e spesso non è affatto simile a sé, pur restando sempre unico e sempre se stesso.»

- Lev Nikolaevič Tolstoj -



Buona giornata a tutti. :-)







venerdì 6 settembre 2019

Le tre domande - Lev Tolstoj

 Un giorno, un certo imperatore pensò che se avesse avuto la risposta a tre domande, avrebbe avuto la chiave per risolvere qualunque problema:

• Qual è il momento migliore per intraprendere qualcosa?
• Quali sono le persone più importanti con cui collaborare?
• Qual è la cosa che più conta sopra tutte?

L'imperatore emanò un bando per tutto il regno annunciando che chi avesse saputo rispondere alle tre domande avrebbe ricevuto una lauta ricompensa. Subito si presentarono a corte numerosi aspiranti, ciascuno con la propria risposta. 
Riguardo alla prima domanda, un tale gli consigliò di preparare un piano di lavoro a cui attenersi rigorosamente, specificando l'ora, il giorno, il mese e l'anno da riservare a ciascuna attività. Soltanto allora avrebbe potuto sperare di fare ogni cosa al momento giusto. 
Un altro replicò che era impossibile stabilirlo in anticipo; per sapere cosa fare e quando farlo, l'imperatore doveva rinunciare a ogni futile svago e seguire attentamente il corso degli eventi. 
Qualcuno era convinto che l'imperatore non poteva essere tanto previdente e competente da decidere da solo quando intraprendere ogni singola attività; la cosa migliore era istituire un Consiglio di esperti e rimettersi al suo parere. Qualcun altro disse che certe questioni richiedono una decisione immediata e non lasciano tempo alle consultazioni; se però voleva conoscere in anticipo l'avvenire, avrebbe fatto bene a rivolgersi ai maghi e agli indovini. 
Anche alla seconda domanda si rispose nel modi più disparati. 
Uno disse che l'imperatore doveva riporre tutta la sua fiducia negli amministratori, un altro gli consigliò di affidarsi al clero e ai monaci; c'era chi gli raccomandava i medici e chi si pronunciava in favore dei soldati. 
La terza domanda suscitò di nuovo una varietà di pareri. 
Alcuni dissero che l'attività più importante era la scienza. 
Altri insistevano sulla religione. 
Altri ancora affermavano che la cosa più importante era l'arte militare. L'imperatore non fu soddisfatto da nessuna delle risposte, e la ricompensa non venne assegnata. 
Dopo parecchie notti di riflessione, l'imperatore decise di andare a trovare un eremita che viveva sulle montagne e che aveva fama di essere un illuminato. Voleva cercarlo per rivolgere a lui le tre domande, pur sapendo che l'eremita non lasciava mai le montagne e riceveva solo la povera gente, rifiutandosi di trattare con i ricchi e i potenti. 
Perciò, rivestiti i panni di un semplice contadino, ordinò alla sua scorta di attenderlo ai piedi del monte e si arrampicò da solo su per la china in cerca dell'eremita. 
Giunto alla dimora del sant'uomo, l'imperatore lo trovò che vangava l'orto nei pressi della sua capanna. 
Alla vista dello sconosciuto, l'eremita fece un cenno di saluto col capo senza smettere di vangare. 
La fatica gli si leggeva in volto. Era vecchio, e ogni volta che affondava la vanga per smuovere una zolla, gettava un lamento. 
L'imperatore gli si avvicinò e disse: "Sono venuto per chiederti di rispondere a tre domande: qual è il momento migliore per intraprendere qualcosa? Quali sono le persone più importanti con cui collaborare? Qual è la cosa che più conta sopra tutte?". 
L'eremita ascoltò attentamente, ma si limitò a dargli un'amichevole pacca sulla spalla e riprese a vangare. 

L'imperatore disse: "Devi essere stanco. Sù, lascia che ti dia una mano''. L'eremita lo ringraziò, gli diede la vanga e si sedette per terra a riposare. 
Dopo aver scavato due solchi, l'imperatore si fermò e si, rivolse all'eremita per ripetergli le sue tre domande. 
Di nuovo quello non rispose, ma si alzò e disse, indicando la vanga: , "Perché non ti riposi? Ora ricomincio io''. Ma l'imperatore continuò a vangare. Passa un'ora, ne passano due. Finalmente il sole comincia a calare dietro le montagne. 
L'imperatore mise giù la vanga e disse all'eremita: ''Sono venuto per rivolgerti tre domande. Ma se non sai darmi la risposta ti prego di dirmelo, così me ne ritorno a casa mia''. L'eremita alzò la testa e domandò all'imperatore: "Non senti qualcuno che corre verso di noi?".
L'imperatore si voltò. Entrambi videro sbucare dal folto degli alberi un uomo con una lunga barba bianca che correva a perdifiato premendosi le mani insanguinate sullo stomaco. L'uomo puntò verso l'imperatore, prima di accasciarsi al suolo con un gemito, privo di sensi. 
Rimossi gli indumenti, videro che era stato ferito gravemente. L'imperatore pulì la ferita e la fasciò servendosi della propria camicia che però in pochi istanti fu completamente intrisa di sangue. Allora la sciacquò e rifece la fasciatura più volte, finché l'emorragia non si fu fermata. Alla fine il ferito riprese i sensi e chiese da bere. 
L'imperatore corse al fiume e ritornò con una brocca d'acqua fresca. Nel frattempo, il sole era, tramontato e l'aria notturna cominciava a farsi fredda. L'eremita aiutò l'imperatore a trasportare il ferito nella capanna e ad adagiarlo sul suo letto. L'uomo chiuse gli occhi e restò immobile. 
L'imperatore era sfinito dalla lunga arrampicata e dal lavoro nell'orto. Si appoggiò al vano della porta e si addormentò. 
Al suo risveglio, il sole era già alto. Per un attimo dimenticò dov'era e cos'era venuto a fare. Gettò un'occhiata al letto e vide il ferito che si guardava attorno smarrito. 
Alla vista dell'imperatore, si mise a fissarlo intensamente e gli disse in un sussurro: "Vi prego, perdonatemi". "Ma di che cosa devo perdonarti?", rispose l'imperatore. 'Voi non mi conoscete, maestà, ma lo vi conosco. Ero vostro nemico mortale e avevo giurato di vendicarmi perché nell'ultima guerra uccideste mio fratello e vi impossessaste dei miei beni. Quando seppi che andavate da solo sulle montagne in cerca dell'eremita, decisi di tendervi un agguato sulla via del ritorno e uccidervi. Ma dopo molte ore di attesa non vi eravate ancora fatto vivo, perciò decisi di lasciare il mio nascondiglio per venirvi a cercare. Ma invece di trovare voi mi sono imbattuto nella scorta, che mi ha riconosciuto e mi ha ferito. Per fortuna, sono riuscito a fuggire e ad arrivare fin qui. 
Se non vi avessi incontrato, a quest'ora sarei morto certamente. Volevo uccidervi, e invece mi avete salvato la vita! La mia vergogna e la mia riconoscenza sono indicibili. Se vivo, giuro di servirvi per il resto dei miei giorni e di imporre ai miei figli e nipoti di fare altrettanto. Vi prego, concedetemi il vostro perdono''. 
L'imperatore si rallegrò infinitamente dell'inattesa riconciliazione con un uomo che gli era stato nemico. 
Non solo lo perdonò, ma promise di restituirgli i beni e mandargli il medico e i servitori di corte per accudirlo finché non fosse completamente guarito. Ordinò alla sua scorta di riaccompagnarlo a casa, poi andò in cerca dell'eremita. Prima di ritornare a palazzo, voleva riproporgli le tre domande per l'ultima volta. 
Lo trovò che seminava nel terreno dove il giorno prima avevano vangato. L'eremita si alzò e guardò l'imperatore. "Ma le tue domande hanno già avuto risposta". 
"Come sarebbe?", chiese l'imperatore, perplesso. "Se ieri non avessi avuto pietà della mia vecchiaia e non mi avessi aiutato a scavare questi solchi, saresti stato aggredito da quell'uomo sulla via del ritorno. Allora ti saresti pentito amaramente di non essere rimasto con me. Perciò, il momento più importante era quello in cui scavavi i solchi, la persona più importante ero io, e la  cosa più importante da fare era aiutarmi. 
Più tardi, quando è arrivato il ferito, il momento più importante era quello in cui gli hai medicato la ferita, perché se tu non lo avessi curato sarebbe morto e avresti perso l'occasione di riconciliarti con lui. 
Per lo stesso motivo, la persona più importante era lui e la cosa più importante da fare era medicare la sua ferita. 
Ricorda che c'è un unico momento importante: questo. 
Il presente è il solo momento di cui siamo padroni. 
La persona più importante è sempre quella con cui siamo, quella che ci sta di fronte, perché chi può dire se in futuro avremo a che fare con altre persone? 
La cosa che più conta sopra tutte è rendere felice la persona che ti sta accanto, perché solo questo è lo scopo della vita''. 

Lev Tolstoj -


Il racconto di Tolstoj sembra un brano di letteratura religiosa: non ha nulla da invidiare a qualunque testo sacro. 
Parliamo di servizio sociale, di servire la gente, l'umanità, persone che vivono in un paese lontano, di contribuire alla pace nel mondo, ma spesso dimentichiamo che le persone a cui dobbiamo dedicarci sono innanzitutto quelle che ci vivono accanto. 
Se non sapete servire vostra moglie, vostro marito, i vostri figli, come potrete servire la società? 
Se non sapete rendere felici i vostri figli, come credete di poter rendere felice qualcun altro?



Buona giornata a tutti. :-)


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