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mercoledì 23 aprile 2025

Preghiera della terza età e altre preghiere - C. Riovài

 Padre santo,
m’accorgo che la mia vita avanza e corre veloce.
Se guardo la strada percorsa,
temo che non sia stata perfetta come tu l’avresti voluta.
Di questo perdonami, Signore.
Ma soprattutto ti ringrazio
Per tutto ciò che in essa vi è stato di bene.
Questi ultimi anni o giorni che mi concedi,
siano l’estremo atto fecondo della mia vita.
Donami la serenità e la pace dell’anima.
Riempi del tuo amore misericordioso le ore della mia solitudine,
benedici coloro che amo e quanti mi fanno del bene.
Aiutami a perdonare con sincera carità.
Accetta l’offerta della mia debolezza, delle mie sofferenze,
e anche delle gioie che tu vorrai spargere sul mio cammino.
Tutto trasforma e santifica a lode del tuo nome
e a santificazione del tuo Regno.
O Maria, madre del mio Dio,
degnati di proiettare sull’ultimo tratto della mia esistenza
un riflesso della tua santità.
Offri questa mia vita a Dio Padre
e  ricevimi tra le tue braccia materne nell’ora della morte. Amen.

- C. Riovài -


Da: L’autunno è la mia primavera, I tesori della terza età - ed. Studio Domenicano



Nell'età avanzata 

O Signore, sento che la mia vita s'incammina verso il tramonto. 
Se guardo il mio passato, due sentimenti m'invadono l'animo: il pentimento e il ringraziamento. 
Signore, ti domando perdono di tutto il male che ho fatto e mi affido al tuo amore misericordioso. 
Ti ringrazio per tutti i doni di cui mi hai colmato durante la vita. 
Ti prego, conservami vivo e aperto ai problemi del mondo, capace di accettare le nuove generazioni e di rendermi ancora utile. 
Concedimi di trascorrere questi ultimi giorni nella serenità, nella pace e in buona salute. 
Ma se l'infermità dovesse colpirmi, dammi la forza di accettarla con amore. 
Ti prego per coloro che mi vogliono bene e che non mi lasciano solo. 
Sii vicino a tutti gli anziani che sono abbandonati. 
Signore, mia speranza, io vengo incontro a te.



Benedetti quelli che mi guardano con simpatia.
Benedetti quelli che comprendono il mio camminare stanco.
Benedetti quelli che parlano a voce alta per minimizzare la mia sordità.
Benedetti quelli che stringono con calore le mie mani tremanti.
Benedetti quelli che si intessano della mia lontana giovinezza.
Benedetti quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi già tante volte ripetuti.
Benedetti quelli che comprendono il mio bisogno di affetto.
Benedetti quelli che mi regalano frammenti del loro tempo.
Benedetti quelli che si ricordano della mia solitudine.
Benedetti quelli che mi sono vicini nella sofferenza.
Beati quelli che rallegrano gli ultimi giorni della mia vita.
Beati quelli che mi sono vicini nel momento del passaggio.
Quando entrerò nella vita eterna mi ricorderò di loro presso il Signore Gesù Cristo.


























Buona giornata a tutti.:-)


sabato 4 novembre 2023

L’inverno della malattia non è l’ultima stagione della vita: c’è la primavera della Resurrezione - Papa Giovanni Paolo II

 …gli anni passano in fretta; il dono della vita, nonostante la fatica e il dolore che la segnano, è troppo bello e prezioso perché ce ne possiamo stancare.
Anziano anch'io, ho sentito il desiderio di mettermi in dialogo con voi.
E lo faccio anzitutto rendendo grazie a Dio per i doni e le opportunità che mi ha elargito con abbondanza sino ad oggi.
Lo Spirito agisce come e dove vuole, servendosi non di rado di vie umane che agli occhi del mondo appaiono di poco conto.
Quanti trovano comprensione e conforto in persone anziane, sole o ammalate, ma capaci di infondere coraggio mediante il consiglio amorevole, la silenziosa preghiera, la testimonianza della sofferenza accolta con paziente abbandono!
Proprio mentre vengono meno le energie e si riducono le capacità operative, questi nostri fratelli e sorelle diventano più preziosi nel disegno misterioso della Provvidenza.
Carissimi anziani, che vi trovate in precarie condizioni per la salute o per altro, vi sono vicino con affetto.
Quando Dio permette la nostra sofferenza a causa della malattia, della solitudine o per altre ragioni connesse con l'età avanzata, ci dà sempre la grazia e la forza perché ci uniamo con più amore al sacrificio del Figlio e partecipiamo con più intensità al suo progetto salvifico.
Siamone persuasi: Egli è Padre, un Padre ricco di amore e di misericordia!
La fede illumina così il mistero della morte e infonde serenità alla vecchiaia, non più considerata e vissuta come attesa passiva di un evento distruttivo, ma come promettente approccio al traguardo della maturità piena.
Sono anni da vivere con un senso di fiducioso abbandono nelle mani di Dio, Padre provvidente e misericordioso; un periodo da utilizzare in modo creativo in vista di un approfondimento della vita spirituale, mediante l'intensificazione della preghiera e l'impegno di dedizione ai fratelli nella carità.
È bello potersi spendere fino alla fine per la causa del Regno di Dio.
Al tempo stesso, trovo una grande pace nel pensare al momento in cui il Signore mi chiamerà: di vita in vita! Per questo mi sale spesso alle labbra, senza alcuna vena di tristezza, una preghiera che il sacerdote recita dopo la celebrazione eucaristica:
- In hora mortis meae voca me, et iube me venire ad te –
- nell'ora della morte chiamami, e comanda che io venga a te –
E’ la preghiera della speranza cristiana, che nulla toglie alla letizia dell'ora presente, mentre consegna il futuro alla custodia della divina bontà.
- san Giovanni Paolo II, papa - 
dalla "Lettera agli anziani", ottobre 1999

 


 In questa tarda età risorge in me un bisogno provato da bambino. E cerco una mano che stringa la mia, un volto e una voce: sì, ho bisogno di mia madre.
Vergine Maria, madre della mia sera, a te affido i miei ultimi giorni: è una nascita nuova, un figlio ancora da partorire e condurre per mano nell'eternità beata.  

- Dario Rezza -
da: “Riflessi d'autunno”, edizioni Palumbi



... Vengo tra di voi come Vescovo di Roma, ma anche come anziano in visita ai suoi coetanei. Superfluo dire che conosco bene le difficoltà, i problemi e i limiti di questa età, e so che queste difficoltà, per molti, sono aggravate dalla crisi economica. Talvolta, a una certa età, capita di volgersi al passato, rimpiangendo quando si era giovani, si godeva di energie fresche, si facevano progetti per il futuro. Così lo sguardo, a volte, si vela di tristezza, considerando questa fase della vita come il tempo del tramonto. (...)

- Papa Benedetto XVI - 
Dal discorso alla Casa-Famiglia “Viva gli Anziani” della Comunità di Sant’Egidio, Novembre 2012



“Gli anziani apportano la memoria e la saggezza dell’esperienza, che invita a non ripetere stupidamente gli stessi errori del passato. Fa bene agli anziani comunicare saggezza ai giovani, e fa bene ai giovani raccogliere questo patrimonio di esperienza e di saggezza, e portarlo avanti, per il bene delle rispettive famiglie".

- Papa Francesco - 
da "Evangelii Gaudium"


Per gli anziani

O Dio eterno,
che nel passare degli anni rimani sempre lo stesso,
sii vicino a coloro che sono anziani.
Sebbene il loro corpo si indebolisce,
fa' che il loro spirito sia forte,
perché con pazienza possano sopportare le stanchezze
e le afflizioni e, alla fine,
andare incontro alla morte con serenità
in unione con Gesù nostro Signore. Amen.


Buona giornata a tutti. :-)


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giovedì 2 novembre 2023

Bagaglio del ritorno - Wislawa Szymborska

 Un settore di piccole tombe al cimitero.
Noi, i longevi, lo oltrepassiamo furtivi,
come i ricchi oltrepassano i quartieri dei poveri.
Qui giacciono Zosia, Jacek e Dominik,
prematuramente sottratti al sole, alla luna,
al mutare delle stagioni, alle nubi.
Non molto hanno messo nel bagaglio del ritorno.
Frammenti di viste
in numero non troppo plurale.
Una manciata d’aria con una farfalla in volo.
Un sorso di amaro sapere sul gusto della medicina.
Piccole disobbedienze,
una delle quali mortale.
L’allegro inseguimento d’una palla per strada.
Pattinare felici sul ghiaccio sottile.
Quello laggiù e quella accanto, e quelli di lato:
prima che riuscissero a crescere fino alla maniglia,
a guastare un orologio,
a fracassare il loro primo vetro.
Malgosia, di anni quattro,
due dei quali distesa a guardare il soffitto.
Rafalek: gli mancava un mese ai cinque anni,
e a Basia le feste di Natale
con la nebbiolina del fiato nel gelo.
Che dire poi di un giorno di vita,
di un minuto, di un secondo:
buio, s’accende una lampadina, di nuovo buio?

Kosmos Makros Chronos Paradoxos
Nell'infinità dell'universo, il tempo è un paradosso

- Wislawa Szymborska - 


Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. 
O un giardino piantato col nostro sudore. 
Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l'albero o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là. 
Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno, purché si cambi qualche cosa da ciò che era prima in qualcos'altro che porti poi la nostra impronta. 
La differenza tra l'uomo che si limita a tosare un prato e un vero giardiniere sta nel tocco, diceva. 
Quello che sega il fieno poteva anche non esserci stato, su quel prato; ma il vero giardiniere vi resterà per tutta una vita.

- Ray Bradbury -
da: Fahrenheit 451, 1953




E' così desolante lasciare incompleto un lavoro che in realtà non sarà mai completato; è così de­solante abbandonare i compagni che si logorano accanto a noi.
E' normale che uno si ostini a tener duro, spossandosi.
Eccomi dunque, o Signore, per un certo tempo o per sempre, non so, fuori combattimento.
Sia fatta la tua volontà!
So che siamo sempre dei servi inutili; tu puoi suscitare coloro che proseguiranno e faranno molto me­glio, mentre l'essenziale è amarti e continuare ad amare intensamente i propri fratelli, quando pa­re impossibile poter essere utili per loro.
L'arre­sto dell'azione non comporta l'arresto del deside­rio, e il desiderio espresso in preghiera non è inefficace.
Tu sai realizzare le cose anche con le preghiere di coloro che non possono far altro che pregare.
Affido a te il mio desiderio, affinché i miei compagni non si scoraggino, affinché nuovi compagni si aggiungano al loro sforzo, affinché questi facciano molto meglio di quanto avevano pensato quando ero uno di loro.
Se a te piace che la mia partenza sia seguita da decadenza, da sbandamento, da soppressione, ho fiducia che tutto questo sarà in vista di un gran bene, affin­ché ne venga qualcosa di meglio.
Tu solo sai ciò che è meglio, e io mi affido a te, o Signore.

- Padre Louis Joseph Lebret -
Fonte: Breviario della Terza età, don FerdinandoBay, Ed. Salcom, gennaio 1989


Buona giornata a tutti. :-)




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domenica 3 ottobre 2021

Niente arriva più inaspettato della vecchiaia - Card. Giacomo Biffi

È la prima volta che mi capita di prendere la parola in una circostanza come questa, e trovo qualche difficoltà. Forse la cosa più semplice è che tenti di esprimere con semplicità i sentimenti che oggi sono più vivi nel mio animo. 
Penso di poter contare sulla comprensione dei miei ascoltatori e sull’atteggiamento misericordioso di quanti hanno voluto amichevolmente essermi accanto per questa celebrazione, tanto più che siamo nella casa della Madonna di San Luca, dove la nostra madre carissima ci mette tutti a nostro agio come sempre.

Il primo sentimento che avverto è la sorpresa. Mi pare sia stato Trotzkj a dire che niente arriva più inaspettato della vecchiaia. È proprio vero: anche da giovani si sa che al mondo ci sono i vecchi; ma a quell’età si guarda ai vecchi come a una popolazione lontana e inconfrontabile, press’a poco come quando si pensa agli eschimesi o ai watussi. Nessuno si rende davvero conto che si diventerà come loro e si entrerà nel loro numero.
Naturalmente a poco a poco ci si persuade; e allora subentra un secondo stato d’animo, tutto signoreggiato dai ricordi. Non avendo più davanti a noi un avvenire prevedibile da colmare mentalmente con le nostre attese e i nostri progetti, si è sospinti a guardare indietro, a ripercorrere il tempo andato, e si comincia ad abbandonarsi alle rievocazioni.
Passano e ripassano davanti alla nostra memoria tutti gli anni che si sono succeduti. E qui si fa un’altra scoperta: la catena degli avvenimenti, dai quali siamo stati condizionati e plasmati, appare ai nostri occhi determinata quasi interamente dalla casualità.
Troppe combinazioni, troppe esperienze fatte, troppi incontri che hanno colmato la mia vicenda mi si rivelano oggi in tutta la loro occasionalità. 
Se fossi nato altrove, o anche solo in un altro angolo della mia città; se mi fossi imbattuto in frequentazioni differenti; se avessi avuto altri insegnamenti e altri esempi di vita; se fossi stato coinvolto in altri accadimenti, è indubbio che non avrei pensato, giudicato, agito come poi mi è avvenuto di agire, di giudicare, di pensare; e adesso sarei diverso da quello che sono. 
È un pensiero che per un momento m’inquieta. Ma solo per un momento, perché è sùbito vinto e superato dalla verità di un Dio che - se esiste, come esiste - non può che essere il Signore dell’universo, della storia e dei cuori, cui niente sfugge di mano: tutto obbedisce al suo disegno di salvezza e di amore.
Alla luce di questa persuasione ogni pagina di qualsivoglia biografia riceve un’altra lettura, anche della mia (come è ovvio). 
Tutto ciò che sulle prime mi era sembrato contingente e fortuito mi si manifesta perciò come frutto di un progetto mirato: un progetto eccedente ogni mia immaginazione e del tutto gratuito, liberamente formulato da colui che è l’Eterno.

Il caso, come si vede, non esiste. Ma allora (mi domando) come mai il Signore consente che gli occhi dell’uomo, quando non sono superiormente illuminati, lo vedano così dominante e quasi onnipresente nella creazione di Dio? 
C’è, credo, una risposta plausibile: la casualità è soltanto il travestimento assunto da un Dio che vuol passeggiare in incognito per le strade del mondo; un Dio che si studia di non abbagliarci con la sua onnipotenza e col suo splendore.

Quando si arriva qui, ogni pensiero e ogni esame lasciano il posto alla contemplazione stupita dell’incredibile e arcana benevolenza del “Padre della luce”, dal quale “discende ogni buon regalo e ogni dono perfetto” (cfr. Gc 1,17). 
Ogni sentimento è allora naturalmente trasceso e più radicalmente inverato in quello onnicomprensivo ed esauriente della riconoscenza.
Questa di stasera è per me davvero una “eucaristia”, nel significato più intenso del termine, che tocca e fa vibrare il mio essere in tutte le sue fibre. Oggi, “grazie” diventa per me la parola che riassume tutte le altre; la parola cui (se è compresa bene) non c’è più niente da aggiungere. E sono lieto di poterla pronunciare ed elevare al cielo in questo santuario, così caro al nostro popolo bolognese che qui da secoli viene ad aprire il suo cuore, a chiedere, a implorare e alla fine a ringraziare, appunto.
Certo il mio canto di gratitudine e di lode è difettoso e inadeguato. 
Ma siete venuti in molti ad aiutare il mio povero “grazie”. 
Il Signore vi benedica: voi, miei fratelli nell’episcopato che anche in quest’ora non mi avete lasciato solo, voi presbiteri che per tanti anni avete generosamente collaborato con me, voi carissimi diaconi, voi tutti che oggi m’incoraggiate con la vostra presenza e il vostro affetto. 
Il Signore vi benedica tutti e vi ricompensi come sa fare lui.

Possiamo raccogliere un ultimo conforto dai versetti del quarto vangelo che abbiamo ascoltato. 
Gesù morente sulla croce dice prima: “Ecco il tuo figlio”, e poi: “Ecco la tua madre” (cfr. Gv 19,26-27). E la cosa mi ha sempre colpito. Prima di preoccuparsi di affidare Maria (che resta sola) a Giovanni, si preoccupa di affidare Giovanni (che non resta solo) a Maria. Il suo primo pensiero non è per la madre sua, è per l’apostolo; e non tanto per la persona di Giovanni, che ha già una madre; una madre che è anzi lì anche lei tra le donne che sono sotto la croce (cfr. Mt 27,56), quanto per l’umanità che egli rappresenta e più specificamente per tutti coloro che, come lui, saranno nei secoli rivestiti del carisma apostolico. 
Il Figlio di Dio, Redentore e Signore di tutti, ce lo ha garantito: il sacerdozio ministeriale è posto sotto la singolare protezione materna della Regina del cielo e della terra. Per questo a noi non possono mancare mai, fino all’ultimo giorno, la serenità e la speranza.
A questo proposito devo dire che, arrivato a questa età, ho imparato a dire meglio, con più senso, l’ultima parte dell’Ave Maria (superando la mia anteriore superficialità e spensieratezza):

“Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell’ora della nostra morte.
Amen”.

 Omelia del Card. Giacomo Biffi per gli ottant'anni 
(Basilica di San Luca - 13 giugno 2008)





13 giugno 1928, Milano - 11 giugno 2015 Bologna

«A una data età nessuno di noi è quello a cui madre natura lo destinava; ci si ritrova con un carattere curvo come la pianta che avrebbe voluto seguire la direzione che segnalava la radice, ma che deviò per farsi strada attraverso pietre che le chiudevano il passaggio».

- Italo Svevo- 
da: “La coscienza di Zeno”


«Più invecchio anch’io, più mi accorgo che l’infanzia e la vecchiaia non solo si ricongiungono, ma sono i due stati più profondi in cui ci è dato vivere. 
In essi si rivela la vera essenza di un individuo, prima o dopo gli sforzi, le aspirazioni, le ambizioni della vita. […] 
Gli occhi del fanciullo e quelli del vecchio guardano con il tranquillo candore di chi non è ancora entrato nel ballo mascherato oppure ne è già uscito. 
E tutto l’intervallo sembra un vano tumulto, un’agitazione a vuoto, un inutile caos per il quale ci si chiede perché si è dovuto passare».

– Marguerite Yourcenar –
da: “Archivi del Nord”



 Ch'io non faccia di professione il vecchio, 
o Signore ch'io non sia uno scarto di vesperali memorie.
 Conservatore sì ma capace di imparare ancora; 
autoritario un po' ma teso ad avere più amore che potere; 
abitudinario per necessità 
ma che il mio orologio non segni sempre la stessa ora; 
impotente ma non imbecille; 
pensionato ma non disoccupato: 
che il futuro non sembri un lontano passato.  

- Dario Rezza - 
 da: "Riflessi d'autunno" Ed. Palumbi


mercoledì 19 maggio 2021

Bellezza - Erma Bombeck

È anemica, ha una spalla più bassa dell'altra e si mangia le unghie. 
È la donna più bella che io abbia mai visto. 
Ci ha messo più di sessant'anni a diventare così. Il processo per ottenere quel genere di bellezza non può essere accelerato.
Le rughe sulla faccia se le è guadagnate... una alla volta. 
Quella ostinata all'angolo della bocca, che diventava più profonda a ogni «No». 
Quelle sottili sulla fronte, che fecero la loro misteriosa comparsa quando le nacque il primo figlio. 
Ora ha gli occhi protetti da lenti, ma le zampe di gallina si vedono lo stesso. Gli occhi sono giovani, vivaci, irrequieti. 
Sono occhi maturi, che riflettono la storia di una vita. 
Occhi che hanno luccicato di gioia, che si sono riempiti di lacrime di dolore, che si sono serrati all'improvviso per la rabbia, occhi brucianti per il sonno perduto. 
Ora sono limpidi e penetranti, e ti guardano dritto in faccia.
E quel gonfiore diffuso? I bambini troppo stanchi per camminare che bisognava portare in braccio dalla nonna, i sacchetti della spesa da trasportare dalla macchina alla cucina. Ora viene mantenuto dalla vita sedentaria, dal frigorifero pieno e dalla TV.
Il doppio mento viene con l'uso, ci vogliono anni a perfezionarlo. A volte lo si vede solo di profilo, ma c'è. 
Le donne viziate non hanno il doppio mento.
Lo fanno sparire con creme e massaggi. Questo mento invece c'è sempre stato, a sostenere la testa ciondolante quando vegliava in poltrona, la notte, china a lavorare a maglia, a pregare.
Le gambe sono ancora belle, ma il passo è stanco. 
Sono state le corse per prendere l'autobus, le lunghe ore in piedi quando lavorava ai grandi magazzini, le cadute per insegnare alla figlia ad andare in bicicletta. L'incavo delle ginocchia è viola. 
Le mani? Sono piccole, solcate da vene, hanno tremato, accarezzato, si sono rovinate nell'acqua, con i detersivi, le tinture, le schegge, sono state morsicate, piagate, ma non si può fare a meno di restare colpiti quando ci si accorge che l'anulare si è rimpicciolito portando l'anello nuziale. Ci vuol tempo, e altro, per rimpicciolire un dito.
L'altro giorno ho guardato a lungo, attentamente mia madre, e le ho detto: «Mamma, non ti ho mai visto così bella».

«Mi curo molto», è stata la secca risposta.


- Erma Bombeck -





Sono belle le donne mature,
quelle che accolgono
sui loro visi le tracce lasciate dal tempo.
Donne che non si ostinano
a voler apparire perennemente giovani.
Donne dignitose che si accettano come sono,
che curano se stesse e loro interiorità.
Sembrano preziosi ricami le loro rughe,
che un alito di vento improvviso
ha inciso sul volto sorridente.
Sono ricordi, illusioni, delusioni, gioie, sogni.
Sono libri scritti da antichi monaci amanuensi le loro rughe,
ricche di gioventù che sembra recente,
di amore mai spento,
di fuoco sempre acceso sotto il sottile strato di cenere.
Bello guardare dalla finestra dalla vita
l’ennesimo giorno di sole e di aria fresca
per non dimenticare le antiche primavere.
E’ bello leggere tra le rughe
il sorriso di sempre, l’attimo ormai vissuto,
il ricordo sempre vivo, la passione mai sopita.
Grazie al cuore che non è mai stanco di emozioni,
grazie alla vita che non smette mai di sorprendere.

- Agostino Degas -





Essere giovani vuol dire tenere aperto l'oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro. 

- Bob Dylan - 





Buona giornata a tutti. :-)


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martedì 18 maggio 2021

Speranza - Gianni Rodari

Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza.
"Speranza a buon mercato!"
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.
E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.


- Gianni Rodari -




"Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile, dire qualche parola ragionevole..."

- Johann Wolfgang Goethe - 





Si può realizzare qualsiasi cosa si decida di fare. Si può agire per cambiare e controllare la vita. E il percorso che si compie è la vera ricompensa.

- Amelia Earhart -




La storia di Rose

Rose era una ragazza di 87 anni che si era iscritta al college. Davanti allo stupore dei più giovani colleghi sorrideva, e di fronte alle domande dei professori, rispondeva con la calma della sua età. Ogni lezione si trasformava in un confronto tra la teoria dei libri e la pratica della sua lunga vita. 
Rose si laureò a pieni voti e, tutti furono concordi nel far fare a lei il discorso di commiato. Spiegò il perché della sua scelta. 
Si era sposata giovanissima, aveva avuto tre figli, li aveva cresciuti, si era occupata del marito malato, era rimasta vedova e aveva cresciuto i nipoti. Quando tutti avevano preso la loro strada era venuto il suo tempo. Il suo tempo di essere giovane. Rose, una settimana dopo morì serenamente. 
Al suo funerale parteciparono duemila studenti e tutto il corpo docente. 
E tutti indossavano una maglietta con il motto di Rose “Si è sempre in tempo ad essere giovani”. Grazie Rose, e grazie a tutte le Rose che ogni giorno abbiamo a fianco.






Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: Buon viaggio!


- Gianni Rodari -




Buona giornata a tutti. :-)


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