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giovedì 29 maggio 2025

I due specchi - don Bruno Ferrero

Un giorno Satana scoprì un modo per divertirsi.

Inventò uno specchio diabolico che aveva una magica proprietà: faceva vedere meschino e raggrinzito tutto ciò che era bello e buono, mentre faceva vedere grande e dettagliato tutto ciò che era brutto e cattivo.

Satana se ne andava in giro dappertutto con il suo terribile specchio.

E tutti quelli che ci guardavano dentro rabbrividivano: ogni cosa appariva deformata e mostruosa.

Il maligno si divertiva moltissimo con il suo specchio: più le cose erano ripugnanti più gli piacevano.

Un giorno, lo spettacolo che lo specchio gli offriva era così piacevole ai suoi occhi che scoppiò a ridere in modo scomposto: lo specchio gli sfuggì dalle mani e si frantumò in milioni di pezzi.

Un uragano potente e maligno fece volare i frammenti dello specchio in tutto il mondo.

Alcuni frammenti erano più piccoli di granelli di sabbia ed entrarono negli occhi di molte persone.

Queste persone cominciarono a vedere tutto alla rovescia: si accorgevano solo più di ciò che era cattivo e vedevano cattiveria dappertutto.

Altre schegge diventarono lenti per occhiali.

La gente che si metteva questi occhiali non riusciva più a vedere ciò che era giusto e a giudicare rettamente.

Non avete, per caso, già incontrato degli uomini così?

Qualche pezzo di specchio era così grosso, che venne usato come vetro da finestra.

I poveretti che guardavano attraverso quelle finestre vedevano solo vicini antipatici, che passavano il tempo a combinare cattiverie.

Quando Dio si accorse di quello che era successo si rattristò.

Decise di aiutarli.

Disse: «Manderò nel mondo mio Figlio. È Lui la mia immagine, il mio specchio. Rispecchia la mia bontà, la mia giustizia, il mio amore. Riflette l’uomo come io l’ho pensato e voluto». Gesù venne come uno specchio per gli uomini.

Chi si specchiava in Lui, riscopriva la bontà e la bellezza e imparava a distinguerle dall’egoismo e dalla menzogna, dall’ingiustizia e dal disprezzo.

I malati ritrovavano il coraggio di vivere, i disperati riscoprivano la speranza.

Consolava gli afflitti e aiutava gli uomini a vincere la paura della morte.

Molti uomini amavano lo specchio di Dio e seguirono Gesù. Si sentivano infiammati da Lui. Altri invece ribollivano di rabbia: decisero di rompere lo specchio di Dio. Gesù fu ucciso.

Ma ben presto si levò un nuovo possente uragano: lo Spirito Santo.

Sollevò i milioni di frammenti dello specchio di Dio e li soffiò in tutto il mondo.

Chi riceve anche una piccolissima scintilla di questo specchio nei suoi occhi comincia a vedere il mondo e le persone come li vedeva Gesù: si riflettono negli occhi prima di tutto le cose belle e buone, la giustizia e la generosità, la gioia e la speranza; le cattiverie e le ingiustizie invece appaiono modificabili e vincibili.

Lo ha assicurato Gesù: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro difensore che starà sempre con voi, lo Spirito della verità».

- don Bruno Ferrero -



PREGHIAMO INSIEME:

Siamo davanti a Te Dio della fedeltà e dell’amore in questo tempo di dolore e fatica.

Abbiamo vissuto un tempo in cui è mancato il respiro ai malati e a chi ha vissuto in casa soffrendo paura e angustia per i propri cari, per il lavoro, per i più deboli.

Vieni Spirito, respiro di vita.

Donaci nuova forza nella prova.

Siamo davanti a Te Dio della creazione e della tenerezza.

In questo tempo abbiamo compreso maggiormente che l’agire irresponsabile dell’umanità verso il creato è causa di male per tutti.

Vieni Spirito, soffio della creazione, che come colomba hai covato le prime acque.

Donaci sguardo di custodia e rispetto per il dono del creato.

Siamo davanti a Te, Dio dell’alleanza e della liberazione.

In questo tempo hanno sofferto maggiormente gli esclusi, i marginali, gli invisibili delle nostre società, i carcerati, i profughi.

Vieni Spirito, legame della comunione, apri menti e cuori a scelte di giustizia e di solidarietà verso chi è più vulnerabile.

Siamo davanti a Te, Dio della comunione e della pace.

Anche in questo tempo sono continuate le guerre, la produzione e il commercio di armamenti.

Vieni Spirito, dono della comunione e della mitezza, suscita profeti che sappiano indicare oggi il sogno di spezzare le spade per farne aratri, di piegare le lance per farne falci. Siamo davanti a Te, Dio della speranza.

In questo tempo abbiamo vissuto la fatica delle relazioni, ci siamo spesso rinchiusi in egoismi, non siamo stati attenti a costruire comunità.

Vieni Spirito, sorgente di tutti i doni. Scalda i nostri cuori. Rendili capaci di gesti di accoglienza, di attenzione ai volti, di coltivare parole buone.


Buona giornata a tutti :-)

www.leggoerifletto.it


martedì 20 maggio 2025

Le cose che non hai fatto - don Bruno Ferrero

Ricordi il giorno che presi a prestito la tua macchina nuova e l'ammaccai? 
Credevo che mi avresti uccisa, ma tu non l'hai fatto.
E ricordi quella volta che ti trascinai alla spiaggia, e tu dicevi che sarebbe piovuto, e piovve?
Credevo che avresti esclamato: "Te l'avevo detto!". Ma tu non l'hai fatto.
Ricordi quella volta che civettavo con tutti per farti ingelosire, e ti eri ingelosito?
Credevo che mi avresti lasciata, ma tu non l'hai fatto.
Ricordi quella volta che rovesciai la torta di fragole sul tappetino della tua macchina?
Credevo che mi avresti picchiata, ma tu non l'hai fatto.
E ricordi quella volta che dimenticai di dirti che la festa era in abito da sera e ti presentasti in jeans?
Credevo che mi avresti mollata, ma tu non l'hai fatto.
Sì, ci sono tante cose che non hai fatto.
Ma avevi pazienza con me, e mi amavi, e mi proteggevi.
C'erano tante cose che volevo farmi perdonare quando tu saresti tornato dal Vietnam. Ma tu non l'hai fatto.
Ma tu non sei tornato.

Una regola d'oro: passeremo nel mondo una sola volta. Tutto il bene, dunque, che possiamo fare o la gentilezza che possiamo manifestare a qualunque essere umano, facciamoli subito.
Non rimandiamolo a più tardi, né trascuriamolo, poiché non passeremo nel mondo due volte.

- don Bruno Ferrero - 


𝙄𝙡 𝙜𝙞𝙪𝙙𝙞𝙯𝙞𝙤 𝙘𝙧𝙞𝙩𝙞𝙘𝙤 𝙣𝙤𝙣 𝙚̀ 𝙥𝙚𝙘𝙘𝙖𝙩𝙤. 𝙀' 𝙤𝙗𝙗𝙡𝙞𝙜𝙖𝙩𝙤𝙧𝙞𝙤

𝙇𝙞𝙣𝙙𝙤𝙩𝙩𝙧𝙞𝙣𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙚̀ 𝙞𝙢𝙢𝙤𝙧𝙖𝙡𝙚, 𝙞𝙢𝙥𝙚𝙙𝙞𝙨𝙘𝙚 𝙞𝙡 𝙜𝙞𝙪𝙙𝙞𝙯𝙞𝙤 𝙘𝙧𝙞𝙩𝙞𝙘𝙤, 𝙖𝙩𝙩𝙚𝙣𝙩𝙖 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙨𝙖𝙘𝙧𝙖 𝙡𝙞𝙗𝙚𝙧𝙩𝙖̀ 𝙙𝙚𝙡 𝙧𝙞𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙥𝙧𝙤𝙥𝙧𝙞𝙖 𝙘𝙤𝙨𝙘𝙞𝙚𝙣𝙯𝙖𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙨𝙚 𝙚𝙧𝙧𝙤𝙣𝙚𝙖”.

Papa Leone -17 Maggio 2025


Nella vita bisogna sempre cercare di fare quello che amiamo e quando le circostanze, talvolta drammatiche, lo rendono impossibile, bisogna imparare ad amare quello che si fa.

- Simone Olianti 

Suor Ivana Rigoni

Buona giornata a tutti :-)











domenica 20 aprile 2025

Una vita solitaria - don Bruno Ferrero

Figlio di una ragazza madre, era nato in un oscuro villaggio. Crebbe in un altro villaggio, dove lavorò come falegname fino a trent'anni. Poi, per tre anni, girò la sua terra predicando.

Non scrisse mai un libro.

Non ottenne mai una carica pubblica.

Non ebbe mai né una famiglia né una casa.

Non frequentò l'università.

Non si allontanò più di trecento chilometri da dov'era nato.

Non fece nessuna di quelle cose che di solito si associano al successo.

Non aveva altre credenziali che se stesso.

Aveva solo trentatré anni quando l'opinione pubblica gli si rivoltò contro. I suoi amici fuggirono. Fu venduto ai suoi nemici e subì un processo che era una farsa. Fu inchiodato a una croce, in mezzo a due ladri.

Mentre stava morendo, i suoi carnefici si giocavano a dadi le sue vesti, che erano l'unica proprietà che avesse in terra. Quando morì venne deposto in un sepolcro messo a disposizione da un amico mosso a pietà.

Due giorni dopo, quel sepolcro era vuoto.

Sono trascorsi venti secoli e oggi egli è la figura centrale nella storia dell'umanità.

Neppure gli eserciti che hanno marciato, le flotte che sono salpate, i parlamenti che si sono riuniti, i re che hanno regnato, i pensatori e gli scienziati messi tutti assieme, hanno cambiato la vita dell'uomo sulla terra quanto quest'unica vita solitaria.

Al tempo della propaganda antireligiosa, in Russia, un commissario del popolo aveva presentato brillantemente le ragioni del successo definitivo della scienza. Si celebrava il primo viaggio spaziale. Era il momento di gloria del primo cosmonauta, Gagarin. Ritornato sulla terra, aveva affermato che aveva avuto un bel cercare in cielo: Dio proprio non l'aveva visto. Il commissario tirò la conclusione proclamando la sconfitta definitiva della religione. Il salone era gremito di gente. La riunione era ormai alla fine.

"Ci sono delle domande?".

Dal fondo della sala un vecchietto che aveva seguito il discorso con molta attenzione disse sommessamente: "Christòs ànesti", "Cristo è risorto". Il suo vicino ripeté, un po'più forte: "Christòs ànesti". Un altro si alzò e lo gridò; poi un altro e un altro ancora. Infine tutti si alzarono gridando: "Christòs ànesti", "Cristo è risorto".

Il commissario si ritirò confuso e sconfitto.

Al di là di tutte le dottrine e di tutte le discussioni, c'è un fatto. Per la sua descrizione basterà sempre un francobollo: "Christòs ànesti". Tutto il cristianesimo vi è condensato. Un fatto: non si può niente contro di esso.

I filosofi possono disinteressarsi del fatto. Ma non esistono altre parole capaci di dar slancio all'umanità: "Gesù è risorto".

- don Bruno Ferrero -



 “Accetta Gesù Risorto nella tua vita. Anche se sei stato lontano, fa’ un piccolo passo verso di Lui: ti sta aspettando a braccia aperte” 

- Papa Francesco - 



Tanti auguri di una Pasqua serena, a tutti quanti, amici ed amiche che mi seguite da così tanti anni :-)

Un abbraccio.

Stefania


 

domenica 13 aprile 2025

Il grande burrone - don Bruno Ferrero

 Un uomo sempre scontento di sé e degli altri continuava a brontolare con Dio perché diceva: "Ma chi l'ha detto che ognuno deve portare la sua croce? Possibile che non esista un mezzo per evitarla? Sono veramente stufo dei miei pesi quotidiani!" 
Il Buon Dio gli rispose con un sogno. 
Vide che la vita degli uomini sulla Terra era una sterminata processione. Ognuno camminava con la sua croce sulle spalle. Lentamente, ma inesorabilmente, un passo dopo l'altro. Anche lui era nell'interminabile corteo e avanzava a fatica con la sua croce personale. 
Dopo un po' si accorse che la sua croce era troppo lunga: per questo faceva fatica ad avanzare. "Sarebbe sufficiente accorciarla un po' e tribolerei molto meno", si disse, e con un taglio deciso accorciò la sua croce d'un bel pezzo. Quando ripartì si accorse che ora poteva camminare molto più speditamente e senza tanta fatica giunse a quella che sembrava la meta della processione. 
Era un burrone: una larga ferita nel terreno, oltre la quale però cominciava la "terra della felicità eterna". Era una visione incantevole quella che si vedeva dall'altra parte del burrone. 
Ma non c'erano ponti, né passerelle per attraversare. Eppure gli uomini passavano con facilità. 
Ognuno si toglieva la croce dalle spalle, l'appoggiava sui bordi del burrone e poi ci passava sopra. 
Le croci sembravano fatte su misura: congiungevano esattamente i due margini del precipizio. 
Passavano tutti, ma non lui: aveva accorciato la sua croce e ora era troppo corta e non arrivava dall'altra parte del baratro. Si mise a piangere e a disperarsi: "Ah, se l'avessi saputo...".

La croce è l'unica via di salvezza per gli uomini, l'unico ponte che conduce alla vita eterna.

- don Bruno Ferrero -

da:  Cerchi nell'Acqua, ElleDiCi


Immagine dalla pagina Frate Indovino

I piedi di Giuda

Carissimi,
è più facile parlare delle labbra di Giuda che dei suoi piedi. Tutto a causa di quel bacio naturalmente. Un tradimento che suscita reazioni emotive, una vigliaccata che non lascia estraneo nessuno. Non c’è che dire: quelle di Giuda sono labbra scomode per tutti. Se non altro perché stanno a ricordarci che anche noi ci portiamo sulla bocca la possibilità di darlo ogni giorno, un bacio infame del genere. I suoi piedi invece benché sospesi sul vuoto di un crepaccio non destano emozioni. Provocano solo ribrezzo. Sembrano il punto fermo di un discorso che ha finito di coinvolgere l’interlocutore, sono l’epilogo di una esistenza sbagliata. Il fotogramma finale di una storia infelice, l’estremo dettaglio di una prova fallita. Eppure quei piedi sono stati lavati da Gesù. Con la stessa tenerezza usata per Pietro, Giovanni, Giacomo. Sono stati asciugati dalle sue mani col medesimo trasporto d’amore espresso per tutti. I piedi di Giuda come i piedi degli altri. Anche se più degli altri per paura o per imbarazzo hanno vibrato sotto lo scroscio dell’acqua. Gesù se n’è dovuto accorgere. Tant’è che qualche istante più tardi ha fatto riferimento a quei piedi: “colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno”. 

Non importa sapere se il destino finale di Giuda sia stato di salvezza o di perdizione. Sono affari del Signore: l’unico capace di accogliere fino in fondo il mistero della libertà umana e di comporne le scelte, anche le più assurde, nell’oceano della sua misericordia. A noi tocca solo entrare nella logica del servizio, di fronte alla quale non esiste ambiguità di calcagni che possa legittimare il rifiuto o la discriminazione.

Carissimi fratelli, se Giuda è il simbolo di chi nella vita ha sbagliato in modo pesante, il gesto di Cristo curvo sui suoi piedi ci richiama a rivedere giudizi e comportamenti nei riguardi di coloro che secondo gli schemi mentali sono finiti sui binari morti di una esistenza fallimentare. Di chi è finito fuori strada per colpa propria o per malizia altrui. Di chi ha calpestato i sentimenti più puri. Di chi ha ripagato la tenerezza con l’ingratitudine. Di chi ha deviato dalle rotte della fedeltà promessa. Di chi ha infranto le regole di una amicizia giurata. Di chi ha spezzato i legami di una comunione antica. Di chi non ce l’ha fatta a seguire Gesù fino al calvario. Di chi dai chiarori del cenacolo è precipitato nella notte della strada. Di chi non ha avuto fortuna ed ha abdicato per debolezza o per ingenuità ai progetti della gioventù. Sui piedi di questi fratelli col divieto assoluto di sollevare lo sguardo al di sopra dei loro polpacci, noi, i protagonisti di tradimento, abbiamo l’obbligo di versare l’acqua tiepida della preghiera, dell’accoglienza e dell’accredito generoso di mille possibilità di ravvedimento. Lavare e asciugare i piedi di Andrea che se n’è andato con un’altra donna, lasciando moglie e figli senza far sapere più nulla e ora è disperato. Lavare e asciugare i piedi di Marisa che ha smesso di studiare, è scappata di casa, si buca sistematicamente, si è ammalata di AIDS ed ha prostrato la famiglia nella vergogna. Purificati da un lavacro di amore quei piedi non potranno fare a meno di orientarsi verso la casa del Padre. Ringraziamo il Signore, perché al cappio della disperazione che stringe la gola ci fa sostituire il cappio di un asciugamano che stringe i fianchi col nodo scorsoio della speranza.

Liberamente tratto da uno scritto di don Tonino Bello


Buona giornata a tutti :-)


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venerdì 7 marzo 2025

Via con il vento - don Bruno Ferrero

 Nel prato di un giardino pubblico, con il tiepido sole della primavera, in mezzo all'erba tenera, erano spuntate le foglie dentellate e robuste dei Denti di Leone. 
Uno di questi esibì un magnifico fiore giallo, innocente, dorato e sereno come un tramonto di maggio. 
Dopo un po' di tempo il fiore divenne un "soffione": una sfera leggera, ricamata dalle coroncine di piumette attaccate ai semini che se ne stavano stretti stretti  al centro del soffione.
E quante congetture facevano i piccoli semi. Quanti sogni cullava la brezza alla sera, quando i primi timidi grilli intonavano la loro serenata.
"Dove andremo a germogliare?".
"Chissà?".
"Solo il vento lo sa".
Un mattino il soffione fu afferrato dalle dita invisibili e forti del vento. 
I semi partirono attaccati al loro piccolo paracadute e volarono via, ghermiti dalla corrente d'aria.
"Addio... addio", si salutavano i piccoli semi.
Mentre la maggioranza atterrava nella buona terra degli orti e dei prati, uno, il più piccolo di tutti, fece un volo molto breve e finì in una screpolatura del cemento di un marciapiede. 
C'era un pizzico di polvere depositato dal vento e dalla pioggia, così meschino in confronto alla buona terra grassa del prato.
"Ma è tutta mia!", si disse il semino. 
Senza pensarci due volte, si rannicchiò ben bene e cominciò subito a lavorare di radici.
Davanti alla screpolatura nel cemento c'era una panchina sbilenca e scarabocchiata. Proprio su quella panchina si sedeva spesso un giovane. Era un giovane dall'aria tormentata e lo sguardo inquieto.
Nubi nere gli pesavano sul cuore e le sue mani erano sempre strette a pugno.
Quando vide due foglioline dentate verde tenero che si aprivano la strada nel cemento. Rise amaramente: "Non ce la farai! Sei come me!", e con un piede le calpestò.
Ma il giorno dopo vide che le foglie si erano rialzate ed erano diventate quattro.
Da quel momento non riuscì più a distogliere gli occhi dalla testarda coraggiosa pianticella. Dopo qualche giorno spuntò il fiore, giallo brillante, come un grido di felicità.
Per la prima volta dopo tanto tempo il giovane avvilito sentì che il risentimento e l'amarezza che gli pesavano sul cuore cominciavano a sciogliersi. 
Rialzò la testa e respirò a pieni polmoni. Diede un gran pugno sullo schienale della panchina e gridò: "Ma certo! Ce la possiamo fare!".
Aveva voglia di piangere e di ridere. Sfiorò con le dita la testolina gialla del fiore.
Le piante sentono l'amore e la bontà degli esseri umani. Per il piccolo e coraggioso Dente di Leone la carezza del giovane fu la cosa più bella della vita.

Non chiedere al Vento perché ti ha portato dove sei.
Anche se sei soffocato dal cemento, lavora di radici e vivi.

Tu sei il messaggio.


- don Bruno Ferrero -
da: "Solo il vento lo sa" di Bruno Ferrero, ed. Elledicì


Stranezze

Mentre camminavo per strada con l'ombrello aperto perché piovigginava, piano, piano si affaccia il sole. 
Che strana cosa, mi sono detto; di solito quando piove non si vede il sole; quando c'è il sole, di solito non piove. Eppure ora piove e c'è anche il sole. Chissà perché? 
Mi sono dato questa risposta: "Dio manda l'acqua per amore; manda pure il sole per amore. Proprio nel suo eccesso d'amore manda e pioggia e sole inspiegabilmente anche insieme". 
Di solito le stranezze, gli eccessi, sono propri degli innamorati.

- Padre Andrea Panont - 
Da: “Chi ha paura di Dio?” Ed. Mimep-Docete



Dio ci chiede di amarlo, mettendo in moto quello che ci ha donato, niente di più, nessun sacrificio, nessun olocausto; chiede intelligenza, forza e cuore, tutto ciò che possediamo!

da: "Gioia infinita. Quaresima e Pasqua 2016" 
























Buona giornata a tutti. :-)


domenica 23 febbraio 2025

La visita - don Bruno Ferrero

Un giorno, in una parrocchia, arrivò un messaggio direttamente dal Paradiso.
«Questa sera verrò a farvi visita. Gesù».
Il parroco si affrettò ad annunciarlo a tutti e la gente arrivò in massa per vederlo.
Tutti si aspettavano da Gesù una bella predica, ma egli si limitò a sorridere al momento delle presentazioni e disse: «Buonasera».
Erano tutti disposti a ospitarlo per la notte, soprattutto il parroco, ma egli rifiutò gentilmente l’invito e disse che avrebbe trascorso la notte in chiesa.
Cosa che tutti approvarono.
Egli se ne andò senza far rumore l’indomani mattina presto, prima che venissero aperte le porte della chiesa.
Quando tornarono, il parroco e gli altri scoprirono che la chiesa era stata oggetto di atti di vandalismo.
Dovunque sulle pareti era scarabocchiata una parola.
Sempre la stessa: attenzione.
Non un solo angolo era stato risparmiato: le porte, le finestre, le colonne, il pulpito, l’altare, persino la Bibbia che stava sul leggio.
Attenzione.
Incisa a grandi e piccole lettere, con i pennarelli, a penna, con lo spray e dipinta in tutti i colori possibili.
Dovunque l’occhio si posasse, si potevano scorgere le parole: «Attenzione, attenzione, attenzione, attenzione, attenzione, attenzione...».
Diceva: «Gerusalemme, se tu sapessi, almeno oggi, quel che occorre alla tua pace! Ma non riesci a vederlo!» (Luca 19,41-42).
Gesù piange sul nostro mondo.
Piange sulla Palestina, l’Indonesia, l’Iraq, l’Italia.
Piange sui nostri paesi dove regnano l’indifferenza, l’ingiustizia, la violenza.
Piange su tutti quelli che vanno in chiesa, ma pensano ad altro...
Quando fu vicino alla città, Gesù la guardò e si mise a piangere per lei.

- don Bruno Ferrero -


“ Mangiavano “
.
Quale sarà mai stata la colpa, l’errore di quelli che vissero al tempo di Noè o di Lot?
Forse il fatto che bevevano, che mangiavano? No!
Che si ammogliavano e si maritavano? No!
Il fatto che compravano e vendevano oppure che piantavano e costruivano? No!
Allora cos’è che viene rimproverato da Gesù a quelle generazioni?
Il fatto che erano così presi e assorbiti dalle cose che facevano, dai loro interessi, che non si accorsero di nulla.
Mangiare, bere, sposarsi, comprare, vendere, costruire… non sono in se stesse azioni malvagie, anzi sono le più normali e ordinarie occupazioni della vita.
Il problema è che erano così presi da tutte queste cose che nessuno si accorse di nulla.
Qualcuno avrà pur visto Noè costruire l’arca e gli avrà anche chiesto qualcosa. Eppure - dice la versione secondo San Matteo - nessuno si accorse di nulla.
È incredibile. Ma come mai?
Erano tutti presi dalla loro vita, dalle loro cose, che furono colti assolutamente impreparati, di sorpresa.
Questo è il primo dato importante: troppo presi da ciò che è effimero, tanto da non accorgersi di ciò che è essenziale.
Qual è il motivo che sta alla radice di questo essere “troppo presi” al punto da non accorgersi di nulla?
Il motivo radicale è il peccato, inteso anche come ‘peccati concreti’, particolari, ma ancor più come un essere tutti incentrati su sé stessi e non su Dio.
Ai tempi di Noè e di Lot, si viveva una vita senza Dio, come se Dio non esistesse. Da qui poi derivavano tutti i tipi di peccati.
Il Signore ci invita a recuperare il senso della nostra esistenza, ciò che è veramente importante.
Il mangiare, il bere, lo sposarsi, il comprare, il vendere, il costruire, il piantare sono tutte cose che passano.
Ciò che resta per sempre sono il modo e il senso, che ci hanno guidati in tutte queste cose.
Questo è essenziale!
Ecco perché di due persone che stanno facendo la medesima azione, si dice che una verrà presa e l’altra lasciata. Perché a fare la differenza non è tanto il ‘cosa’ si fa e nemmeno semplicemente il ‘come’ lo si fa, ma quello c’è dentro e dietro a quella azione che si compie o si omette di compiere.
“Dove o Signore?”. Dove ognuno si trova!
La nostra esistenza, infatti, si gioca lì ed è lì che il Signore è presente ogni istante: dove ciascuno si trova!

- Fratelli di San Francesco - Monteveglio


Buona giornata a tutti :-)







La Vita di Lama Gangchen

Un ragazzino e suo padre passeggiavano tra le montagne. 
All’improvviso il ragazzino inciampò, cadde e, facendosi male, urlò:“AAAhhh!!!” 
Con suo gran stupore il bimbo sentì una voce venire dalle montagne che ripeteva: “AAAhhh!!!”
Con curiosità, egli chiese: “Chi sei tu?”
E ricevette la risposta: “Chi sei tu?”
Dopo il ragazzino urlò: “Io ti sento! Chi sei?”
E la voce rispose: “Io ti sento! Chi sei?”
Infuriato da quella risposta egli urlò: “Codardo!”
E ricevette la risposta: “Codardo!”
Allora il bimbo guardò suo padre e gli chiese: “Papà, che succede?”
Il padre gli sorrise e rispose :”Figlio mio, ora stai attento:”
E dopo l’uomo gridò: “Tu sei un campione!”
La voce rispose: “Tu sei un campione!”
Il figlio era sorpreso ma non capiva.
La Vita, come un’eco, ti restituisce quello che tu dici o fai.
La vita non è altro che il riflesso delle nostre azioni.”

Allora il padre gli spiegò: “La gente chiama questo fenomeno ECO ma in realtà è VITA.

Se tu desideri più amore nel mondo, devi creare più amore nel tuo cuore;
Se vuoi che la gente ti rispetti, devi tu rispettare gli altri per primo.
Questo principio va applicato in ogni cosa, in ogni aspetto della vita; la Vita ti restituisce ciò che tu hai dato ad essa.
La nostra Vita non è un insieme di coincidenze, è lo specchio di noi stessi.
Non cercare di cambiare la tua vita, cambia il tuo atteggiamento verso la vita.

Riflessioni:

Ci sono eventi sui quali possiamo intervenire e altri sui quali non abbiamo alcun controllo. In entrambi i casi la vita è comunque un riflesso delle nostre azioni. Nel primo caso decidiamo in prima persona cosa fare e nel secondo abbiamo sempre modo di scegliere come reagire a quell’evento.

Lama Gangchen -


Un pezzo di legno 

Una giovane coppia entrò nel più bel negozio di giocattoli della città.
L’uomo e la donna guardarono a lungo i colorati giocattoli allineati sugli scaffali, appesi al soffitto, in lieto disordine sui banconi.
C’erano bambole che piangevano e ridevano, giochi elettronici, cucine in miniatura che cuocevano torte e pizze.
Non riuscivano a prendere una decisione.
Si avvicinò a loro una graziosa commessa.
“Vede,” spiegò la donna, “noi abbiamo una bambina molto piccola, ma siamo fuori casa tutto il giorno e spesso anche di sera.”
“È una bambina che sorride poco.” continuò l’uomo.
“Vorremmo comprarle qualcosa che la renda felice,” riprese la donna, “anche quando noi non ci siamo…
Qualcosa che le dia gioia anche quando è sola.”
“Mi dispiace,” sorrise gentilmente la commessa “ma noi non vendiamo genitori!”

- don Bruno Ferrero - 


Buona giornata a tutti :-)