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domenica 9 giugno 2019

Preghiera nel giorno di Pentecoste (18 maggio 1986) - san Giovanni Paolo II

L'Origine della Festa di Pentecoste

Pentecoste significa letteralmente: cinquantesimo (giorno) dalla Pasqua (latinamente Quinquagesima). Pentecoste è una parola di origine greca che quindi significa 50 giorni dopo la Pasqua, pente = cinque. 
È per definizione una festa mobile, dipendente dalla data della Pasqua.
L'origine della festa è ebraica e si riferisce allo Shavuot (letteralmente: settimane), celebrato sette settimane dopo la Pasqua Ebraica, iniziando a contare dal secondo giorno di Pasqua, il 16 di Nisan. 
La festività ebraica era legata alle primizie del raccolto e alla rivelazione di Dio sul Monte Sinai, dove Dio ha donato al popolo ebraico la Torah. Le sette settimane corrispondono al periodo dell'Omer, un periodo di lutto in memoria di disgrazie accadute al popolo di Israele che termina con la festa di Lag Ba Omer, e Shavuot vuole essere una festa gioiosa per il dono della Torah.
A Pentecoste la Chiesa fa festa per il dono dello Spirito Santo, promesso da Gesù ai suoi discepoli. 
Per i cristiani, La Pentecoste non è un episodio della storia della salvezza cristiana è piuttosto il mistero permanente della vita della Chiesa. 
Pentecoste è il compimento del mistero pasquale di Cristo. L'evangelista Giovanni, nel vangelo, e l'evangelista Luca, nella prima lettura, ci offrono due racconti complementari: Giovanni racconta l'effusione dello Spirito nella sera stessa di Pasqua, quando il Signore si manifestò ai discepoli riuniti; Luca colloca il dono dello Spirito nella festa del 50mo giorno. Sembra che questi 50 giorni (tra la Pasqua e l'arrivo dello Santo Spirito) furono necessari per misurare con il tempo la pienezza di questa presenza e poter annunciarla con franchezza a tutti i popoli. 
Lo spirito santo è La Terza Persona (dopo il Padre e il Figlio) che viene costituire la Santissima Trinità. 
Si festeggia quindi la forza che ha risuscitato il Cristo dalla morte. 
Si chiude con la Pentecoste il ciclo liturgico della Pasqua.



Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc. 4,18-19)

Sopra di me è lo Spirito, dunque è intimo con me
e sante sono le Sue operazioni in me.
Mi ha consacrato
mi ha mandato
per i poveri, cioè tutti noi e specie coloro che sono scartati,
a proclamare
liberazione, quella vera,
la vista ai ciechi,
libertà dalle catene di ogni forma e tipo
e questi sono i tempi nuovi, non ve ne accorgete?

“E non contristate lo Spirito Santo di Dio, col quale siete stati sigillati per il giorno della redenzione.” (Efesini 4:30).

Se dunque tutti questi sono gli effetti
dell'intimità con lo Spirito,
perché contristarlo?


  
Lo Spirito Santo, dando vita e libertà, dona anche unità. 
Sono tre doni, questi, inseparabili tra di loro. A Nicodemo che, nella sua ricerca della verità, viene di notte con le sue domande da Gesù. Egli dice: Lo Spirito soffia dove vuole (Gv 3, 8). Ma la volontà dello Spirito non è arbitrio. È la volontà della verità e del bene. Perciò non soffia da qualunque parte, girando una volta di qua e una volta di là; il suo soffio non ci disperde ma ci raduna, perché la verità unisce e l’amore unisce. Lo Spirito Santo è lo Spirito di Gesù Cristo, lo Spirito che unisce il Padre col Figlio nell’Amore che nell’unico Dio dona ed accoglie. Egli ci unisce talmente che san Paolo poteva dire una volta: Voi siete uno in Cristo Gesù (Gal 3, 28).

- papa Benedetto XVI -
omelia alla Veglia di Pentecoste, Piazza San Pietro, 3 giugno 2006



Permettici di parlare
tutte le lingue
del mondo contemporaneo:
della cultura e della civiltà,
del rinnovamento sociale,
economico e politico,
della giustizia e della liberazione,
dell’informazione
e dei mezzi della comunicazione sociale.
Permettici di annunziare ovunque
e in ogni cosa le grandi opere tue.
Discenda il tuo Spirito!
Rinnovi la faccia della terra,
mediante «la rivelazione dei figli di Dio».

- san Giovanni Paolo II -


Buona giornata a tutti. :-)



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mercoledì 22 maggio 2019

Il tuo cuore lo porto con me - Edward Estlin Cummings

Il tuo cuore lo porto con me
Lo porto nel mio
Non me ne divido mai.
Dove vado io, vieni anche tu, mia amata;
qualsiasi cosa sia fatta da me,
la fai anche tu, mia cara.
Non temo il fato
perché il mio fato sei tu, mia dolce.
Non voglio il mondo, perché il mio,
il più bello, il più vero sei tu.
tu sei quel che luna sempre fu
e quel che un sole sempre canterà sei tu
Questo è il nostro segreto profondo
radice di tutte le radici
germoglio di tutti i germogli
e cielo dei cieli
di un albero chiamato Vita,
che cresce più alto
di quanto l’anima spera,
e la mente nasconde.
Questa è la meraviglia che le stelle separa.
Il tuo cuore lo porto con me,
lo porto nel mio.

- Edward Estlin Cummings -




"Gli sposi ci tengono davvero che i loro figli nascano da genitori puri? 
Poniamo dentro di noi il senso che il corpo umano è chiamato alla resurrezione e che dovremmo preoccuparci di mantenere la sua dignità? 
Sapremo renderci conto che la sessualità umana è la prova di una fiducia, addirittura inaudibile, dimostrata da Dio all’uomo e alla donna e ci adoperiamo noi a non deludere questa fiducia? Abbiamo presente che ogni uomo è una persona e che non è lecito ridurre l’altro a un ruolo di oggetto, che si può guardare con concupiscenza, o che viene semplicemente usato? 
I fidanzati costruiscono la loro futura unione matrimoniale, nel modo in cui questo va fatto: cioè, iniziando a costruire l’unione di spirito? 

Lavorano gli sposi sull’approfondimento della loro unione matrimoniale - nonostante tutta la fatica, ed anche le oggettive difficoltà, che la vita porta con sé, nonostante le varie deficienze di cui tutti e due sono portatori? 
Ricordano essi che al momento del loro matrimonio davanti all'altare  il Cristo stesso si è impegnato ad essere sempre con loro, ad essere la loro luce e la loro forza? 
Ci tengono davvero gli sposi che questa presenza divina di Cristo colmi la loro vita matrimoniale e familiare? 
Davanti a Dio pongo queste domande a tutte le famiglie cattoliche, a tutti gli sposi, a tutti i genitori» 

- san Giovanni Paolo II -


L’amore porta alla luce 

le qualità elevate e nascoste di un amante, 

ciò che vi è in lui di raro ed eccezionale. 

Così trae in inganno su ciò che in lui 

rappresenta la norma.


- Friedrich Nietzsche - 






L’amore non muore mai di morte naturale. 
Muore per abbandono, per negligenza, per cecità, per averlo dato per scontato. 
Per non essere stato coltivato. 
Le omissioni sono più letali degli errori consumati.



- Anais Nin -







Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso. 



Auguri alla mia splendida figlia Laura nel giorno del suo compleanno.


www.leggoerifletto.it

www.efuseraefumattina.blogspot.com


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venerdì 17 maggio 2019

Diletta Madre – San Luigi Maria Grignion da Monfort

O Maria, la luce della tua fede diradi le tenebre del mio spirito; 
la tua profonda umiltà si sostituisca al mio orgoglio; 
la tua sublime contemplazione ponga freno alle mie distrazioni; 
la tua visione ininterrotta di Dio riempia la mia mente della sua presenza; l’incendio di carità del tuo cuore dilati e infiammi il mio, così tiepido e freddo; le tue virtù prendano il posto dei miei peccati; 
i tuoi meriti siano il mio ornamento presso il Signore.

Infine, carissima e diletta Madre, fà, se è possibile, 

che io non abbia altro spirito che il tuo 
per conoscere Gesù Cristo e i suoi voleri; 
che io non abbia altra anima che la tua per lodare e glorificare il Signore; 
che io non abbia altro cuore che il tuo per amare Dio, 
con puro e ardente amore come te.
Amen.



Virgo Potens


Maria viene a vivere nell’anima.

"Un’infinità di ottimi effetti produce nell’anima questa devozione fedelmente praticata [darsi interamente a Maria e per mezzo di lei a Gesù].

Il principale tra essi è che Maria viene a vivere nell’anima in modo che non è più l’anima che vive, ma è Maria che vive in essa e che viene a essere, per cosi dire, l’anima della stessa anima.

E quale meraviglia non opera Maria quando per una grazia veramente ineffabile viene ad essere Regina di un’anima?

È l’operatrice delle grandi meraviglie e lavora soprattutto nei cuori, e molte volte all’insaputa dell’anima stessa, poiché se questa si accorgesse di quanto avvie­ne in lei si esporrebbe al pericolo di perdere, a causa della vanità, questa sua bellezza.

Maria è la Vergine feconda, in tutte le anime in cui va a vivere fa germogliare la purezza di cuore e di corpo, la rettitudine delle intenzioni e abbondanti opere buone.

Non credere che Maria, la più feconda delle pure creature che giunse al punto di pro­durre un Dio, rimanga inoperosa in un’anima fedele.

Sarà proprio ella che farà vivere l’anima incessantemente per Gesù Cristo, e farà vivere Gesù nell’anima:

“Figlioli miei, che io di nuovo partorisco, finché non sia formato Cristo in voi” (cf Gal 2,20).

Come nel venire al mondo Gesù volle essere frutto di Maria, cosi lo è egualmente per ciascuna anima; e in quelle in cui Maria può abitare più liberamente si vede meglio come è suo frutto e capolavoro. (…)

Essendo Dio venuto al mondo, la prima volta, nell’umiltà e nel nascondimento per mezzo di Maria, non si potrebbe affermare che per mezzo di Maria verrà anche la seconda volta per regnare in tutti, come attende la Chiesa, e per giudicare i vivi e i morti?

Nessuno sa come e quando avverrà; ma so che Dio, i cui disegni si innalzano sui nostri più che il cielo sulla terra, verrà nel tempo e nel modo meno sospettato dagli uomini, compresi i più versati e competenti in Sacra Scrittura, la quale in questo punto resta molto oscura.

Io però credo anche, che negli ultimi tempi, e forse più presto di quel che si pensa, Dio susciterà grandi uomini pieni dello Spirito Santo e dello spirito di Maria per mezzo dei quali questa divina Sovrana farà grandi meraviglie sulla terra, per distruggervi il peccato e stabili­re nel mondo corrotto il regno di Gesù Cristo suo Figlio."

- San Luigi Maria Grignion da Monfort -
Da “La vera e perfetta devozione”, di San Luigi M. Grignion de Montfort (1673-1716), (nn. 55-59).



Poiché al momento della resa dei conti ti dovrai pentire di non avere impiegato bene questo tempo nel servizio di Dio, perché ora non lo ordini e non lo impieghi come vorresti aver fatto in punto di morte?


 - San Giovanni della Croce - 




"Chiediamo a Maria, di ottenerci il dono della fortezza in ogni vicenda della vita e nell’ora della morte". 


- san Giovanni Paolo II -



 Ave Maria

E te ne vai, Maria, fra l’altra gente
che si raccoglie intorno al Tuo passare,
siepe di sguardi che non fanno male,
nella stagione di essere madre.


Sai che fra un’ora forse piangerai
poi la Tua mano nasconderà un sorriso:
gioia e dolore hanno il confine incerto,
nella stagione che illumina il viso.

Ave Maria, adesso che sei donna,
ave alle donne come Te, Maria,
femmine un giorno per un nuovo amore,
povero o ricco, umile o Messia.

Femmine un giorno e poi madri per sempre,
nella stagione che stagioni non sente.

- Fabrizio De André -




Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 25 aprile 2019

Amicizia - Jorge Luis Borges

Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,
Però posso ascoltarli e dividerli con te
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro
Però quando serve starò vicino a te
Non posso evitarti di precipitare,
Solamente posso offrirti la mia mano
Perchè ti sostenga e non cadi
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei
Però gioisco sinceramente quando ti vedo felice
Non giudico le decisioni che prendi nella vita
Mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi
Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
Però posso offrirti lo spazio necessario per crescere
Non posso evitare la tua sofferenza,
Quando qualche pena ti tocca il cuore
Però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere
Solamente posso volerti come sei ed essere tuo Amico.
In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico
In quel momento sei apparso tu...
Non sei né sopra né sotto né in mezzo
non sei né in testa né alla fine della lista
Non sei ne il numero 1 né il numero finale e
Tanto meno ho la pretesa
Di essere il 1° il 2° o il 3° della tua lista
Basta che mi vuoi come amico
Non sono gran cosa,
Però sono tutto quello che posso essere.

- Jorge Luis Borges -




Ogni amico costituisce un mondo dentro di noi, 
un mondo mai nato fino al suo arrivo, ed
è solo tramite questo incontro che nasce un nuovo mondo.

- Anaïs Nin -


Il mio obiettivo è l'amicizia con il mondo intero, e io posso conciliare il massimo amore con la più severa opposizione all'ingiustizia.

- Mahatma Gandhi -


Chi trascura di educare il proprio figlio all'amicizia, 
lo perderà non appena avrà finito di essere bambino. 

- Charles Péguy -


Per il Sacramento dell'Amicizia

O Signore,
fa’ che tutti possano comprendere
che l’amicizia è sacramento
perché tu sei nostro Amico.
Fa’ che tutti possano conoscere
la gioia dell’amicizia con te,
in modo che possano essere amici
di tutti gli uomini
e di tutte le donne
in cammino sulle strade del mondo
e della vita.
Amen.

- San Giovanni Paolo II, papa -



mercoledì 17 aprile 2019

Il martirio di Rabbi Akiva

Secondo il Talmud, per cercare di eliminare per sempre l’Ebraismo, il governo Romano proibì ai Maestri Ebrei di insegnare la Torah.
Tuttavia, Rabbi Akiva si rifiutò di seguire questo decreto e fu catturato e condannato a morte.
Mentre il torturatore gli bruciava la pelle, il Rabbino sorrideva e recitava le preghiere della sera, collegandosi così con il sacrificio serale nel Tempio di Gerusalemme.
I suoi discepoli volevano risparmiargli quell’ultimo sforzo: “Maestro, ora però sei dispensato!”.
Ma Rabbi Akiva disse:
«Per tutta la vita mi sono tormentato a causa del verso:
“Amerai il Signore tuo Dio con tutta l’anima”, con il mio ultimo respiro, e mi sono sempre chiesto quando sarei stato capace di adempiere questo precetto, ed ora che finalmente posso adempierlo, non dovrei farlo?»
Allora egli cominciò a recitare lo Shemà:
“Ascolta Israele, Hashem è il nostro Dio, Hashem è uno” (Shemà Yisrael, Hashem Elohenu Hashem Echad) e morì mentre pronunciava l’ultima parola.
Si racconta che in quel momento una voce dal Cielo proclamò:
«Tu sei beato Akiva, il tuo respiro si è spento con “Echad”. Tu sei beato Akiva, avrai una parte nel Mondo Avvenire.»

(Questo racconto si trova nel Talmud Bavlì, Berachot 61b)


Caravaggio, La negazione di S. Pietro

Decisivo nella vicenda fu quello che avvenne nella notte tra il giovedì e il venerdì della Passione. 
Cristo, condotto fuori della casa del sommo sacerdote, fissò Pietro negli occhi. L’apostolo, che lo aveva appena rinnegato tre volte, folgorato da quello sguardo, comprese tutto. 
Gli tornarono alla mente le parole del Maestro e si sentì trafiggere il cuore. “E uscito, pianse amaramente”. 
Il pianto di Pietro ci scuota nell’intimo, sì da spingerci ad un’autentica purificazione interiore. 

- San Giovanni Paolo II, papa -



Una domanda e un rimprovero, le parole di Gesù rivolte ai discepoli, a Pietro, a ciascuno di noi. 
Il Vangelo di oggi è stretto in questa morsa perché fuoriesca il pus che giace nascosto nei nostri cuori e nelle nostre menti. 
Pensare secondo gli uomini, ecco il veleno. 
La parola greca che nel Vangelo indica il pensiero assume una gamma di significati che ruotano attorno a quello più profondo di sapienza. La stessa che diviene astuzia nel caso del serpente. Ma indica anche la sapienza creatrice di Dio, come appare in più testi della letteratura sapienziale, dove assume il senso di giudizio, perspicacia, discernimento. 
Nei Vangeli, il termine indica spesso una sapienza capace di valutare, aspirare a una meta, prendere posizione. 
Il pensiero è dunque legato alla sapienza, che può essere secondo la carne o secondo Dio. 
E' una sorta di Dna spirituale, la molecola chiave nell'economia della cellula. Come in una catena di informazioni, nel Dna è contenuta l'informazione genetica dalla quale partono tutte le informazioni su come deve essere fatta e su cosa deve produrre una cellula. L'informazione viene poi trasmessa alle generazioni successive. 
Potremmo allora chiederci quale sapienza è all'origine dei nostri pensieri, delle aspirazioni, delle scelte e dei nostri atti. Se il nostro Dna spirituale stia scrivendo una catena carnale o una catena divina. Se in noi tutto è scomposto, frammentato, se i dubbi la fanno da padrone, oppure se si vi è un centro, un'origine che infonde pace, gioia, gratitudine. Seguiamo il Signore o lo prendiamo in disparte scandalizzati dalla Croce? Appartiene a Cristo chi ne ha lo Spirito e il pensiero. 
Pensare secondo la carne, seguirne i desideri significa essere nemici di Dio. Pietro con i suoi pensieri umani, carnali, era un nemico di Dio, sino ad identificarsi con Satana diventando così scandalo, l'inciampo sul cammino di obbedienza che il Figlio doveva percorrere. 
Il pensiero di Pietro si era posto davanti e di traverso a quello di Dio. Gesù doveva soffrire ed essere rifiutato per risorgere. Era questa la missione di Cristo, del Messia, che Pietro aveva pur riconosciuto e confessato. 
Era il Figlio dell'uomo, l'Uomo che realizzava il pensiero di Dio. 
Era la Sapienza stessa di Dio, la scandalosa Sapienza della Croce. Per questa sapienza Egli doveva donare la vita, e non era un dovere morale, ma, come suggerisce l'originale greco, era una necessità di tipo naturale. Era nel suo Dna l'amore per i propri amici e anche per i propri nemici, sino alla morte. Lui pensava un amore infinito.
Altro aveva in mente Pietro. 
Altro abbiamo in mente noi. 
Anziani, sacerdoti, scribi, sono tutte categorie che ci portiamo dentro. Costituiscono la catena del Dna dei nostri pensieri: prestigio, potere, intelligenza, religione vista e usata come un totem capace di soddisfare i nostri desideri. 
Gesù è infatti rifiutato proprio dai nostri pensieri, la cui immagine appare chiaramente nelle categorie "religiose" che storicamente lo condurranno al supplizio: 
"Sono le tre maschere dell'unico male, l'egoismo... Corrispondono alle tre concupiscenze sulle quali si struttura il mondo...e ai tre aspetti seducenti e illusori del frutto proibito, che già ad Eva parve buono, bello e desiderabile" (Silvano Fausti, Ricorda e racconta il Vangelo). 
Il veleno di satana, il Dna impazzito dei nostri pensieri. Ma proprio qui appare la salvezza, per Pietro e per ciascuno di noi. L'amore infinito di Gesù, che chiama per nome il nostro pensiero corrotto, per tirar fuori ed espellere il veleno che ci distrugge. 
Satana e Pietro, tu ed io. Satana che occulta la verità scoprendone solo un pezzettino. Satana che mostra il rifiuto e la morte e nasconde la risurrezione. E Pietro ci casca, e sgrida il Signore. 
Non ha sentito, non ha potuto ascoltare la buona notizia che il Signore aveva annunciato subito dopo quella della passione, si era bloccato alla parte che riguardava il dover soffrire; il suo pensiero inquinato gli aveva sottratto l'epilogo di Gloria. Non aveva compreso l'amore, il dover morire per risuscitare, il dover caricarsi del rifiuto e dei peccati, per cancellarli e per risorgere, garanzia del perdono e della vita eterna. Lo capirà più tardi, quando l'evento annunciato si farà carne in Lui, la carne santificata dallo Spirito di Cristo risorto. Quando il pensiero sarà, per mezzo dello Spirito Santo, lo stesso pensiero di Cristo, e guiderà la sua carne ad essere offerta in una missione identica a quella del Signore. 
La Croce che ora rifiuta sarà il suo destino, la morte con la quale glorificherà chi ha rifiutato. E così per noi. 
Esattamente quello che stiamo oggi rifiutando sarà il nostro trofeo, il candelabro sul quale brillerà la luce del Padre in noi. 
Malattie, fallimenti, rifiuti. La nostra croce. 
Per ora però, Pietro deve scendere, tornare, convertirsi. Tornare a camminare dietro Gesù. La traduzione scelta non ci aiuta a capire l'amore di Gesù verso Pietro. In greco non dice "lungi da me" ma "dietro di me". Quest'ultima è l'espressione che caratterizza il discepolo. 
Gesù vuole Pietro vicino come vuole noi con Lui, ma al nostro posto. Non ci giudica, ci illumina. Ci dice la verità svelando quello che abbiamo nel cuore e nella mente. E ci attira a sé con amore, per imparare a seguirlo, a camminare umilmente ogni giorno dietro di Lui, per conoscerlo negli eventi della vita. Seguirlo e conoscerlo nella misura in cui conosciamo noi stessi. 
Siamo oggi chiamati a pregare con San Francesco:
"Chi sei tu Signore, e chi sono io?" (Considerazioni sulle stimmate). 
Camminare con Lui per ricevere da Lui, in dono, il suo Spirito, il Dna sano della Sapienza celeste, quella della Croce, per pensare le cose secondo Dio, quelle di lassù per vivere quaggiù. 
"Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. 
“Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità" (card. Joseph Ratzinger, Omelia nella Missa pro eligendo Romano Pontifice).

- don Antonello Iapicca -



Buona giornata a tutti. :-)