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sabato 20 ottobre 2018

la vita è speranza e sempre ricomincia...

Tuffarsi in  se stesse

 Certe volte viviamo all'esterno prese da cose da fare, liste da evadere, programmi da seguire, persone di cui occuparci, progetti da concretizzare…
fino a quando non ci accorgiamo che è giunta l'ora di fare un tuffo… un tuffo in noi stesse.
Proprio quando decidiamo che è giunto il momento tutto sembra fermarsi e noi ci immergiamo nel nostro mondo liquido e accogliente, caldo e avvolgente, un mondo dove i suoni giungono ovattati.
La realtà esterna si allontana come un paesaggio all'orizzonte mentre il pulsare del nostro cuore ci accompagna dentro noi stesse scandisce il nostro volteggiare in mondo interiore ricco di promesse.
Ad ogni respiro un frammento di noi si ricompone, un ricordo si ricongiunge, una carezza ci unisce e la nostra anima galleggia in uno spazio senza forma e senza tempo lo spazio della nostra interiorità ritrovata.

- Simona Oberhammer - 
da: "La via femminile"




Non piangerti addosso.
Ora non è il momento di pensare a quello che non hai.
Pensa a quello che puoi fare con quello che hai.

- Ernest Hemingway -
da: "Il vecchio e il mare"




Se sei stanco e la strada ti sembra lunga,
se ti accorgi che hai sbagliato strada,
...Non lasciarti portare dai giorni e dai tempi, Ricomincia.

Se la vita ti sembra troppo assurda,
Se sei deluso da troppe cose e da troppe persone
...Non cercare di capire il perché, Ricomincia.

Se hai provato ad amare ed essere utile,
Se hai conosciuto la povertà dei tuoi limiti,
...Non lasciar là un impegno assolto a metà, Ricomincia.

Se gli altri ti guardano con rimprovero,
Se sono delusi di te, irritati,
...Non ribellarti, non domandar loro nulla, Ricomincia.

Perché l'albero germoglia di nuovo dimenticando l'inverno,
Il ramo fiorisce senza domandare perché,
E l'uccello fa il suo nido senza pensare all'autunno,
Perché la vita è speranza e sempre ricomincia..


Buona giornata a tutti. :)

www.leggoerifletto.it






giovedì 18 ottobre 2018

"Ritengo che sia inaccettabile avallare l’idea che alcune condizioni di salute rendano indegna la vita"

III. Di fatto se oggi possiamo osservare una mobilitazione delle forze per la difesa della vita umana in diversi movimenti "per la vita", mobilitazione che è incoraggiante e fa sperare, dobbiamo tuttavia riconoscere francamente che finora più forte è il movimento contrario; l'estensione di legislazioni e di pratiche, che distruggono volontariamente la vita umana, soprattutto la vita dei più deboli: dei bambini non-nati. 
Siamo oggi testimoni di un'autentica guerra dei potenti contro i deboli, una guerra che mira all'eliminazione degli handicappati, di coloro che danno fastidio e perfino semplicemente di coloro che sono poveri e "inutili", in tutti i momenti della loro esistenza. con la complicità degli Stati, mezzi colossali sono impiegati contro le persone, all'alba della loro vita, oppure quando la loro vita è resa vulnerabile da un incidente o da una malattia e quando essa è prossima a spegnersi.
Ci si scaglia contro la vita nascente mediante l'aborto (risulta che nel mondo se ne verificherebbero da 3 a 4 milioni l'anno) e proprio per facilitare l'aborto si sono investiti miliardi nella messa a punto di pillole abortive (RU 486). Altri miliardi sono stati stanziati per rendere la contraccezione meno nociva per la donna, con la contropartita che ora gran parte dei contraccettivi chimici in commercio agiscono di fatto prevalentemente come anti-nidatori, cioè come abortivi, senza che le donne lo sappiano. 
Chi potrà calcolare il numero delle vittime di quest'ecatombe nascosta?
Gli embrioni soprannumerari, inevitabilmente prodotti attraverso la Fivet, sono congelati e soppressi, a meno che non raggiungano quei loro piccoli fratelli abortiti che vengono trasformati in cavie per la sperimentazione o in fonte di materia prima per curare le malattie, quali il morbo di Parkinson e il diabete. La Fivet stessa diventa spesso occasione di aborti perfino "selettivi" (es. scelta del sesso), qualora si verifichino indesiderate gravidanze multiple.
La diagnosi prenatale viene usata quasi di routine sulle donne cosiddette "a rischio", per eliminare sistematicamente tutti i feti che potrebbero essere più o meno malformati o malati. 
Tutti quelli che hanno la buona sorte di essere portati sino al termine della gravidanza dalla loro madre, ma hanno la sventura di nascere handicappati, rischiano fortemente di essere soppressi subito dopo la nascita o di vedersi rifiutare l'alimentazione e le cure più elementari.
Più tardi, quelli che la malattia o un incidente faranno cadere in un coma "irreversibile", saranno spesso messi a morte per rispondere alle domande di trapianti d'organo o serviranno, anch'essi, alla sperimentazione medica ("cadaveri caldi").
Infine, quando la morte si preannuncerà, molti saranno tentati di affrettarne la venuta mediante l'eutanasia.

- card. Joseph Ratzinger, papa Benedetto XVI - 
Concistoro straordinario del 1991, svolto ufficialmente in veste di Prefetto della Congregazione.




«Non me ne importerebbe se le staminali servissero a guarire il mio cancro anzi i miei cancri. Dio sa se amo vivere, se vorrei vivere più a lungo possibile. Sono innamorata, io, della vita. Ma a guarire i miei cancri iniettandomi la cellula d'un bambino mai nato mi parrebbe d'essere un cannibale. 
Davvero non v'è limite all'incoerenza dei voltagabbana. 
Un tempo gli odierni cultori del cannibalismo urlavano che era crudele sacrificare gli animali nei laboratori. 
Ora invece accettano che le cavie siano i nostri figli mai nati. 
Accettano che le cellule di queste nuove cavie vadano ad arricchire le ditte farmaceutiche il cui cinismo supera quello dei mercanti d'armi, accettano che gli embrioni vengano squartati come bovi nelle macellerie per ricavarne tessuti e organi da vendere come si vendono i pezzi di ricambio per un'automobile. 
Ormai le cavie siamo anche noi. 
Una donna che subisce un'estrazione di un ovulo è certamente una cavia. 
Una che per restare incinta se lo fa impiantare, lo stesso, grazie a una scienza che è sempre più tecno-scienza, grazie a una medicina che è sempre più tecno-medicina, quindi sempre più disumana.»

- Oriana Fallaci -




“Il vero significato della legge naturale si riferisce alla natura propria e originale dell'uomo, alla «natura della persona umana», che è la persona stessa nell'unità di anima e di corpo, nell'unità delle sue inclinazioni di ordine sia spirituale che biologico e di tutte le altre caratteristiche specifiche necessarie al perseguimento del suo fine. 
«La legge morale naturale esprime e prescrive le finalità, i diritti e i doveri che si fondano sulla natura corporale e spirituale della persona umana. Pertanto essa non può essere concepita come normatività semplicemente biologica, ma deve essere definita come l'ordine razionale secondo il quale l'uomo è chiamato dal Creatore a dirigere e a regolare la sua vita e i suoi atti e, in particolare, a usare e disporre del proprio corpo». 
Ad esempio, l'origine e il fondamento del dovere di rispettare assolutamente la vita umana sono da trovare nella dignità propria della persona e non semplicemente nell'inclinazione naturale a conservare la propria vita fisica. Così la vita umana, pur essendo un bene fondamentale dell'uomo, acquista un significato morale in riferimento al bene della persona che deve essere sempre affermata per se stessa: mentre è sempre moralmente illecito uccidere un essere umano innocente, può essere lecito, lodevole o persino doveroso dare la propria vita (cf Gv 15, 13) per amore del prossimo o per testimonianza verso la verità. 
In realtà solo in riferimento alla persona umana nella sua «totalità unificata», cioè «anima che si esprime nel corpo e corpo informato da uno spirito immortale», si può leggere il significato specificamente umano del corpo. 
In effetti le inclinazioni naturali acquistano rilevanza morale solo in quanto esse si riferiscono alla persona umana e alla sua realizzazione autentica, la quale d'altra parte può verificarsi sempre e solo nella natura umana. Rifiutando le manipolazioni della corporeità che ne alterano il significato umano, la Chiesa serve l'uomo e gli indica la via del vero amore, sulla quale soltanto egli può trovare il vero Dio. 
La legge naturale così intesa non lascia spazio alla divisione tra libertà e natura. Queste, infatti, sono armonicamente collegate tra loro e intimamente alleate l'una con l'altra”.

- san Giovanni Paolo II, papa -



La madre di Steve Jobs ha rifiutato di abortire quando rimase incinta a 23 anni. 
Fece in modo che Steve fosse adottato in una famiglia amorevole.
Jobs, più tardi disse che era estremamente grato per il dono dell’adozione: “Ho voluto incontrare la mia madre biologica principalmente per sapere se stesse bene e per ringraziarla in quanto sono grato di non essere stato abortito.”


Oggi non avremmo avuto una delle menti più geniali che il mondo conosca.


Buona giornata a tutti. :)







lunedì 15 ottobre 2018

In te la terra e Nella tua fiamma mortale..... - Pablo Neruda

Piccola
rosa,
rosa piccina,
a volte,
minuta e nuda,
sembra
che tu mi stia in una
mano,
che possa rinchiuderti in essa
e portarti alla bocca,
ma
d'improvviso
i miei piedi toccano i tuoi piedi e la mia bocca le tue labbra,
sei cresciuta,
le tue spalle salgono come due colline,
i tuoi seni si muovono sul mio petto,
il mio braccio riesce appena a circondare la sottile
linea di luna nuova che ha la tua cintura:
nell'amore come acqua di mare ti sei scatenata:
misuro appena gli occhi più ampi del cielo
e mi chino sulla tua bocca per baciare la terra.

- Pablo Neruda - 



Nella sua fiamma mortale...

Nella sua fiamma mortale la luce ti avvolge.
Assorta, pallida dolente, così disposta
contro le antiche eliche del crepuscolo
che gira intorno a te.

Muta, amica mia,
sola nella solitudine di queste ore di morte
e piena della vita del fuoco,
pura ereditiera del giorno distrutto.

Dal sole cade un grappolo sul tuo vestito oscuro.

Le grandi radici della notte
crescono d'improvviso dalla tua anima,
e all'esterno tornano le cose in te nascoste,
così che un popolo pallido e azzurro
appena sorto da te si alimenta.

Oh grandiosa e feconda e magnetica schiava
del circolo che in nero e oro succede:
eretta, tratta e ottiene una creazione sì viva
che soccombono i fiori, ed è piena di tristezza.

- Pablo Neruda -

Jean-Honoré Fragonard (1732-1806), Les Amoureux


Buona giornata a tutti. :)







mercoledì 29 agosto 2018

"Regole del gioco per gli uomini che vogliano amare donne donne" e "Nella dolente solitudine della domenica" - Gioconda Belli -

I
L’uomo che mi ami
dovrà saper aprire il velo della pelle,
scoprire la profondità dei miei occhi
e conoscere quello che si annida in me,
la rondine trasparente della tenerezza.
II
L’uomo che mi ami
non vorrà possedermi come una mercanzia,
né esibirmi come un trofeo di caccia,
saprà stare al mio fianco
con lo stesso amore
con il quale io starò al suo.
III
L’amore dell’uomo che mi ami
sarà forte come gli alberi di ceibo,
protettivo e sicuro come quelli,
 limpido come una mattina di dicembre.
IV
L’uomo che mi ami
non dubiterà del mio sorriso
né temerà l’abbondanza dei miei capelli,
rispetterà la tristezza, il silenzio
e con carezze toccherà il mio ventre come chitarra
perché sgorghi musica ed allegria
dal profondo del mio corpo.
V

L’uomo che mi ami
potrà trovare in me
l’amaca dove riposare
il pesante fardello delle sue preoccupazioni,
l’amica con cui dividere i suoi segreti più intimi,
il lago dove nuotare
senza paura a che l’ancora del compromesso
gli impedisca di volare quando gli succeda d’essere uccello.

VI
L’uomo che mi ami
farà poesia con la sua vita,
costruendo ogni giorno
con lo sguardo posto al futuro.
VII
Però, sopra ogni cosa,
L’uomo che mi ami
dovrà amare il popolo
non come una parola astratta
estratta dalla manica,
ma come qualcosa di reale, concreto,

al quale rendere omaggio con azioni
e dare la vita se è necessario.
VIII
L’uomo che mi ami
riconoscerà il mio viso nella trincea
ginocchio in terra mi amerà
mentre spariamo insieme
contro il nemico.
IX
L’amore del mio uomo
non conoscerà la paura del darsi,
né temerà scoprirsi alla magia dell’innamoramento
in una piazza piena di gente.
Potrà gridare - ti amo -
o mettere striscioni dall’alto delle case
proclamando il suo diritto a sentire

il più bello e umano dei sentimenti.
X
L’amore del mio uomo
non fuggirà dalle cucine,
né dai panni del figlio,
sarà come un vento fresco
portando via tra le nubi del sogno e del passato,
le debolezze che, per secoli, ci hanno tenuti separati
come esseri di distinta statura.
XI
L’amore del mio uomo
non vorrà definirmi o etichettarmi,
mi darà aria, spazio,
alimento per crescere ed essere migliore,
come una Rivoluzione
che faccia di ogni giorno
l’inizio di una nuova vittoria.


- Gioconda Belli -

Rupert Bunny (1864-1947), Idyll

                                                             Sono qui,
nuda,
sulle lenzuola solitarie
di questo letto in cui ti desidero.
Guardo il mio corpo,
liscio e rosato nello specchio,
il mio corpo
che è stato avido territorio dei tuoi baci,
questo corpo pieno di ricordo
della tua incontenibile passione
sul quale hai combattuto sudate battaglie
nelle lunghe notti di gemiti e di risa
e di sudori dalle mie cavità profonde.
Guardo i miei seni
che sistemavi sorridendo
nel palmo della tua mano,
che stringevi come uccellini nelle tue gabbie di cinque sbarre,
mentre un fiore mi si accendeva
e arrestava la sua dura corolla
contro la tua dolce carne.
Guardo le mie gambe,
lunghe e lente conoscitrici delle tue carezze,
che ruotavano rapide e nervose sui loro cardini
per aprirti il sentiero della perdizione
proprio verso il mio centro
verso la dolce vegetazione del campo
dove hai ordito taciti combattimenti
coronati dal piacere,
annunciati da raffiche di fucile
e da arcaici tuoni.
Mi guardo e mi vedo,
è lo specchio di te che si tende dolente
su questa solitudine domenicale,
uno specchio rosato,
un calco vuoto che cerca l'altro suo emisfero.
Piove a dirotto sul mio volto
e penso soltanto al tuo amore lontano
mentre difendo
con tutte le mie forze,
la speranza.

- Gioconda Belli -

Louise d'Aussy-Pintaud (1900-1990), Repos du modèle


Buona giornata a tutti. :-)

domenica 19 agosto 2018

da: Biografia segreta - "La danza delle grandi madri" di Clarissa Pinkola Estès

Quando ero piccola, le scarpe non mi stavano mai bene. Lucide vesciche rosa sui talloni. Non ricordo, le scarpe erano forse troppo strette, o troppo larghe?
Con il cappello in mano i miei poveri genitori chiesero al dottore: ‘Sta bene?’
“I piedi non sono a posto”, rispose il dottore, “sono molto imperfetti”.
Così, i miei spesero i loro pochi soldi per un paio di scarpe correttive per i miei piedi sbagliati.
Il dottore minacciò: “Mai più a piedi scalzi!”
Con quelle scarpe di piombo, mi picchiavo involontariamente l’interno delle caviglie quando correvo o camminavo, quelle scarpe mi facevano sbattere le ginocchia, ossa che scricchiolano contro le ossa, caviglie che sanguinano. Eppure, senza quelle scarpe, senza nessun tipo di scarpe, io e i cani potevamo correre come il vento.
Ogni bambino ha una vita segreta lontana dagli adulti.
Così, d’estate o nella neve, non importava, sgattaiolavo via in una delle verdi sale del trono della foresta, e là slacciavo i mille lacci delle scarpe di ferro, spalancavo con forza le linguette alte e rigide, mi divincolavo da quelle scarpe da duecento chili che con un calcio potevano ammazzare un mulo. E poi me ne stavo seduta, a canticchiare ad alta voce come una bambina la-la e ascoltare con i piedi nudi che tenevano il ritmo.
Costretta a rientrare in quelle scarpe anno dopo anno, cominciai a pensare di tagliarmi i piedi solo per vedere svenire il dottore, solo per rispecchiare la sua brutale visione di come dovrebbero essere dei piedi “perfetti”.
“Non camminerà mai dritta per il resto della sua vita”, disse.
“Male. Molto male”, disse.
Un giorno sentii una madre ricca dire alla sua bomboniera di figlia in una toilette pubblica che esistevano posti dove dovevi pagare per avere il bagno pulito invece di quello sporco: “Non lasciare allargare i piedi; tieni sempre le scarpe, anche quando dormi…”. “Non devi avere piedi normali”, ammoniva la madre.
E allora mi chiedevo… “Si, ma un piede normale è così, voglio dire, così normalmente bello?”
“No! Non ha arcata”, disse il dottore…
“Male. Molto male”, disse.
Quelle scarpe di ferro… che dovevano evitare che la mia arcata toccasse il suolo, “… come un indiano con i piedi piatti”, aveva detto.
“Ma la mia genealogia”, bisbigliai…! “Io SONO un’indiana con i piedi piatti”, dissi.
E in seguito, una volta adulta, vedendo le mie antenate, e le loro piante dei piedi grandi e paffute, mi resi conto che i miei piedi erano fatti per camminare seminando i campi, per coprire miglia di fango nell’oscurità, per trarre nutrimento dalla terra, direttamente attraverso i piedi, e per incedere con sussiego e scivolare e volteggiare nel cerchio della danza.
Ma, ai tempi, nella cosiddetta “cultura civile delle foreste”, i piedi delle donne erano spesso destinati a diventare piccoli sacrifici umani, tenuti troppo piccoli, non liberati, ma in qualche modo cancellati. Incapaci di correre in salita, o in discesa, o… via. 
Risulta che… era proprio quello lo scopo… ma i miei piedi scapparono con me dentro comunque.
E oggi, niente più scarpe rinforzate per farmi “camminare bene”. 
Tanto, con o senza loro, non ho mai camminato dritta, … anche oggi, quando cammino per strada, sbando, per il desiderio improvviso di vedere una cosa, o imporre un certo passo, o riprendere questa notte, o parlare con questa o quella creatura, virare verso un fiore che cresce attraverso un sasso, chinarsi per discutere con un bambino, l’impresa molto importante di inseguire i conigli ai fini del riconoscimento accademico, o soltanto fermarsi e dondolare sulle gambe davanti a un innamorato.
Le mie gambe e i miei piedi appartengono allo Spirito della Danza che controlla anche i miei fianchi… e le scarpe correttive non hanno corretto nulla di cui la mia Anima aveva bisogno. Tutte le più importanti andature pause e falcate rimangono “mobili”.
Ora penso che le scarpe potrebbero essere una delle mie forme d’arte principali. Finalmente spero sia giusto che spesso indossi i più inappropriati e talvolta irriverenti tipi di scarpe possibili.
Mi scusi, potrei avere quelle nere con le rose rosse sopra o quelle con i cinturini che si attorcigliano intorno intorno alla caviglia, o quelle con quei vezzosi fiocchetti sul tallone, o i miei stivali da motociclista con la punta in acciaio o i miei mocassini di camoscio che mi lasciano sentire anche un semino sotto la suola?
Credo sia finalmente giunto il momento - e senza consultare alcun medico - di camminare anche scalza il più possibile per poter vedere e udire davvero...


- Clarissa Pinkola Estés -
Fonte: tratto da: Biografia segreta - "La danza delle grandi madri" di Clarissa Pinkola Estès


Rifiutati di cadere.
Se non puoi rifiutarti di cadere,
rifiutati di restare a terra.
Se non puoi rifiutarti di restare a terra,
leva il tuo cuore verso il cielo,
e come un accattone affamato,
chiedi che venga riempito,
e sarà riempito.
Puoi essere spinto giù.
Ti può essere impedito di risollevarti.
Ma nessuno può impedirti di levare il tuo cuore verso il cielo
- soltanto tu -
È nel pieno della sofferenza
che tanto si fa chiaro.
Colui che dice che nulla di buono
da ciò venne,
ancora non ascolta.

- Clarissa Pinkola Estés - 
da: "Il giardiniere dell'anima"



Buona giornata a tutti. :-)




lunedì 9 luglio 2018

Prometto... - Simona Oberhammer

Prometto di credere in me stessa e valorizzarmi come una persona unica e speciale.
Prometto di amarmi senza coprirmi di critiche, se non assomiglio alla donna ideale del mio immaginario.
Prometto di non barattare una vita appassionata e creativa per una vita sicura ma in anestesia.
Prometto di amare, senza però farmi tagliare a fette, senza farmi infilare coltelli affilati nell'anima.
Prometto di piangere quando serve, senza però affogare nelle mie lacrime.
Prometto che smetterò di giustificarmi per ogni cosa che faccio, sentendomi sempre insicura delle mie scelte.
Prometto di spalancare le braccia al piacere, senza pensare che non me lo merito.
Prometto di non farmi spezzare la schiena dai sensi di colpa, se non sono sempre utile a tutti e tutto.
Prometto di far sentire le mie ragioni, senza cadere nelle trappole che mi spezzano le gambe.
Prometto di interessarmi a un uomo senza però aspettare disperata di fronte al telefono la sua chiamata.
Prometto di non usare più contro me stessa le parole come un rasoio, riempiendomi di tagli, senza ricordare che sotto quella pelle c'è una persona che merita amore.
Prometto di guardare le mie cicatrici come segni di una vita vissuta, senza piangere lacrime di autocommiserazione.
Prometto che non farò dipendere il mio valore solo da come mi guarda l'altro, senza considerare che c'è un insieme di aspetti dentro di me, non solo uno di quel momento.
Prometto di ridere, scherzare, gioire buttando nel cassonetto della spazzatura le facce tristi e grigie.
Prometto di sentire il mio pulsare creativo, senza lasciare che la vita di tutti giorni mi renda fredda e automatica.
Prometto che smetterò di fare l'arbitro implacabile di me stessa, facendomi perdere sempre, senza considerare che ho anche delle qualità.
Prometto di non abbandonare la mia natura istintuale, intuitiva e calda per trasformarmi in un automa senza vita.
Prometto di smettere di farmi cambiare dagli uomini, o di cambiare per tenermeli stretti, senza considerare che potrei essere interessante anche così come sono.
Prometto di nutrire il mio terreno interiore ogni giorno, senza lasciarlo diventare una terra arida, dove non cresce più niente.
Prometto di correre libera, fedele alla mia profonda natura.
Prometto di ascoltare la voce del femminile e di cantare insieme una canzone.
Prometto di essere la donna che voglio essere, per vivere intensamente la vita.
Prometto di vivere sempre accanto la mia anima… perché con il suo aiuto potrò mantenere tutte queste promesse…

- Simona Oberhammer -
Fonte: La Via Femminile di Simona Oberhammer



Certo che le donne sono un’altra razza. 
Con la bandana o gli sguardi catarifrangenti da Barbie, con le grandi pance davanti o con l’uomo sbagliato addosso, innamorate di un gatto o tradite dall’ombra della felicità, abbandonate all’angolo di una piazza o tagliate da un improvviso dolore, si fermano un istante per piangere, poi sollevano il capo e riprendono la strada.
Sono maestre di dignità le donne.
Non bisogna lasciarsi distrarre dall’ondeggiare dei fianchi se vogliamo capire qualcosa di loro, dobbiamo soltanto guardarle negli occhi perché i loro occhi dicono quello che le bocche sanno tacere.
Sì, le donne sono un’altra razza.
Spesso ci camminano a fianco così leggere che neanche ce ne accorgiamo.
Quasi sempre, però, ci precedono e basterebbe solo seguirle per capirne di più.
Seguirle con poco orgoglio e molto rispetto.
Per essere più uomini. Un po’ più uomini, almeno.

- Antonello De Sanctis -
da: "Nel mondo degli uomini"



Buona giornata a tutti :-)

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