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venerdì 26 maggio 2023

Amore - Piero Gribaudi

C'era una volta un uomo di nome George Thomas, era pastore protestante e viveva in un piccolo paese. Una mattina della Domenica di Pasqua stava recandosi in Chiesa, portando con sé una gabbia arrugginita. La sistemò vicino al pulpito. La gente era alquanto scioccata. Come risposta alla motivazione, il pastore cominciò a parlare...
Ieri stavo passeggiando, quando vidi un ragazzo con questa gabbia. Nella gabbia c'erano tre uccellini, tremavano dal freddo e per lo spavento. Fermai il ragazzo e gli chiesi:
"Cos'hai lì, figliolo?" "Tre vecchi uccelli" fu la risposta.
"Cosa farai di loro?" Chiese
"Li porterò a casa e mi divertirò con loro", rispose il ragazzo.
"Li stuzzicherò e strapperò le piume così litigheranno. Mi divertirò tantissimo".
"Ma presto o tardi ti stancherai di loro. Allora cosa farai?"
"Oh, ho dei gatti," disse il ragazzo." A loro piacciono gli uccelli, li darò a loro".
Il pastore rimase in silenzio per un momento." Quanto vuoi per questi uccelli, figliolo?"
"Cosa!? Perché, mica li vuoi, Signore, sono uccelli di campo, niente di speciale. Non cantano. Non sono nemmeno belli!"
"Quanto?" Chiese di nuovo il pastore.
Pensando fosse pazzo il ragazzo disse: "10$".
Il pastore prese 10$ dalla sua tasca e li mise in mano al ragazzo.
Come un fulmine il ragazzo sparì. Il pastore prese la gabbia e con delicatezza andò in un campo dove c'erano alberi e erba. Aprì la gabbia e con gentilezza lasciò liberi gli uccellini. Cosi si spiega il motivo per la gabbia vuota accanto al pulpito. Poi iniziò a raccontare questa storia.

Un giorno Satana e Gesù stavano conversando. Satana era appena ritornato dal Giardino di Eden, era borioso e si gonfiava di superbia.
"Sì, Signore, ho appena catturato l'intera umanità. Ho usato una trappola che sapevo non avrebbe trovato resistenza, ho usato un'esca che sapevo ottima. Li ho presi tutti!"
"Cosa farai con loro?" Chiese Gesù.
Satana rispose: "Oh, mi divertirò con loro! Gli insegnerò come odiare e farsi male a vicenda, come bere e fumare e bestemmiare. Gli insegnerò a fabbricare armi da guerra, fucili e bombe e ammazzarsi fra di loro. Mi divertirò un mondo!"
"E poi, quanto hai finito di giocare con loro, cosa ne farai?" , chiese Gesù.
"Oh, li ucciderò!" Esclamò Satana con superbia.
"Quanto vuoi per loro?" Chiese Gesù.
"Ma va, non la vuoi questa gente. Non sono per niente buoni, sono cattivi. Li prenderai e ti odieranno. Ti sputeranno addosso, ti bestemmieranno e ti uccideranno. No, non puoi volerli!"
"Quanto?" Chiese di nuovo Gesù.
Satana guardò Gesù e sogghignando disse: "Tutto il tuo sangue, tutte le tue lacrime e la tua vita."
Gesù disse: "affare fatto!"
E poi pagò il prezzo. Il pastore prese la gabbia e lasciò il pulpito.

- Piero Gribaudi - 

dal libro "Il libro della saggezza interiore. 99 storie intorno all'uomo" di Piero Gribaudi




La sete 

Un giovane si presentò a un sacerdote e gli disse: "Cerco Dio".
Il reverendo gli propinò un sermone. Concluso il sermone, il giovane se ne andò triste in cerca del vescovo. "Cerco Dio".
Monsignore gli lesse una sua lettera pastorale. 

Terminata la lettura, il giovane, sempre più triste, si recò dal papa. "Cerco Dio".
Sua santità cominciò a riassumergli la sua ultima enciclica, ma il giovane scoppiò in singhiozzi.
"Perché piangi?", gli chiese il papa del tutto sconcertato. 

"Cerco Dio e mi offrono parole."
Quella notte il sacerdote, il vescovo e il papa fecero un medesimo sogno. Sognarono che morivano di sete e che qualcuno cercava di dar loro sollievo con un lungo discorso sull'acqua.

da: "Agenda Missionaria"



Senza comunione non può esserci testimonianza: la grande testimonianza è proprio la vita di comunione. Lo disse chiaramente Gesù: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). 
Questa comunione è la vita stessa di Dio che si comunica nello Spirito Santo, mediante Gesù Cristo. 
E’ dunque un dono, non qualcosa che dobbiamo anzitutto costruire noi con le nostre forze. 
Ed è proprio per questo che interpella la nostra libertà e attende la nostra risposta: la comunione ci chiede sempre conversione, come dono che va sempre meglio accolto e realizzato.

- Papa Benedetto XVI - 
Omelia, 10 ottobre 2010



Buona giornata a tutti. :-)


martedì 1 febbraio 2022

Il Diavolo Berlicche - Clive Staples Lewis

Mio caro Malacoda,

ho notato con profondo dispiacere che il tuo paziente si è fatto cristiano. 
Non nutrire speranza alcuna di sfuggire alle punizioni che si solgono infliggere in questi casi. 
Sono certo del resto che, nei tuoi momenti migliori, neppure tu lo desidereresti. Centinaia di codesti convertiti adulti sono stati recuperati nel campo del Nemico ed ora sono con noi. 
Tutte le abitudini del paziente, tanto le mentali quanto le spirituali, ci sono ancora favorevoli.
Uno dei nostri grandi alleati, al presente, è la stessa chiesa. 
Cerca di non fraintendermi. Non intendo alludere alla chiesa come la si vede espandersi attraverso il tempo e lo spazio, e gettare le radici nell'eternità, terribile come un esercito a bandiere spiegate. Confesso che questo è uno spettacolo che rende nervosi i nostri più ardimentosi tentatori. 
Ma fortunatamente essa è del tutto invisibile a codesti esseri umani. Tutto ciò che il tuo paziente vede è quel palazzo, finito solo a metà, di stile gotico spurio, che si erge su quel nuovo terreno. 
Quando entra vi trova il droghiere locale, con un'espressione untuosa sul volto, che si dà da fare per offrirgli un librino lustro lustro che contiene una liturgia che nessuno di loro due capisce, e un altro libricino frusto, che contiene corrotti di un certo numero di liriche religiose, la maggior parte orrende, e stampate a caratteri fittissimi. 
Entra nel banco, e, guardandosi intorno, s'incontra proprio con quella cernita di quei suoi vicini che finora aveva cercato di evitare. Devi far leva più che puoi su quei vicini. Fa' in modo che la sua mente svolazzi qua e là fra un espressione quale <<il corpo di Cristo>> e le facce che gli si presentano nel banco accanto.
Importa pochissimo, naturalmente, la razza di gente che in realtà s'è messa nel banco vicino. Tu puoi sapere magari che uno di loro è un grande combattente dalla parte del Nemico. Non importa. Il tuo paziente, grazie al Nostro Padre Laggiù, è uno sciocco. Se uno qualsiasi di questi vicini canta con voce stonata, se ha le scarpe che gli scricchiolano, o la pappagorgia, o se porta vestiti strani, il paziente crederà con la massima facilità che perciò la loro religione deve essere qualcosa di ridicolo. 
Vedi, nella fase in cui si trova al presente, egli ha in mente una certa idea dei 'cristiani', che crede sia spirituale, ma che, di fatto, è per molta parte pittoresca. 
Ha la mente piena di toghe, di sandali, di corazze e di gambe nude, il solo fatto che l'altra gente in chiesa porta vestiti moderni è per lui una seria difficoltà, quantunque, naturalmente, inconscia. Non permettere mai che venga alla superficie; non permettere che si domandi a che cosa s'aspettava che fossero uguali. Fa' in modo che ogni cosa rimanga ora nebulosa nella sua mente, e avrai a disposizione tutta l'eternità per divertirti a produrre in lui quella speciale chiarezza che l'Inferno offre.
Lavora indefessamente, dunque, sulla disillusione e il disappunto che sorprenderà senza dubbio il tuo paziente nelle primissime settimane che si recherà in chiesa. Il nemico permette che un disappunto di tal genere si presenti sulla soglia di ogni sforzo umano. Esso sorge quando un ragazzo, che da fanciullo s'era acceso d'entusiasmo per i racconti dell'Odissea, si mette seriamente a studiare il greco. Sorge quando i fidanzati sono sposati e cominciano il compito serio di imparare a vivere insieme. 
In ogni settore della vita esso segna il passaggio dalla sognante aspirazione alla fatica del fare. Il Nemico si prende questo rischio perché nutre il curioso ghiribizzo di fare di tutti codesti disgustosi vermiciattoli umani, altrettanti, come dice Lui, suoi 'liberi' amanti e servitori, e 'figli' è la parola che adopera, secondo l'inveterato gusto che ha di degradare tutto il mondo spirituale per mezzo di legami innaturali con gli animali di due gambe. Volendo la loro libertà, Egli si rifiuta di portarli di peso, facendo soltanto delle loro affezioni e delle loro abitudini, al raggiungimento di quegli scopi che pone loro innanzi, ma lascia che 'li raggiungano essi stessi'. Ed è in questo che ci si offre un vantaggio. Ma anche, ricordalo, un pericolo. se per caso riescono a superare con successo quest'aridità iniziale, la loro dipendenza dall'emozione diventa molto minore, ed è perciò più difficile tentarli.
Quando sono venuto esponendo finora vale la pena nella ipotesi che la gente del banco vicino non offra alcun motivo ragionevolmente di disillusione. E' chiaro che se invece lo offrono - se il paziente sa che quella donna con quel cappellino assurdo è una fanatica giocatrice di bridge, che qual signore con le scarpe scricchiolanti è un avaro e uno strozzino - allora il compito ti sarà molto più facile. 
Si ridurrà a tenergli lontano dalla mente questa domanda: <<se io, essendo ciò che sono, posso in qualche senso ritenermi cristiano, per quale motivo i vizi diversi di quella gente che sta lì in quel banco dovrebbero essere un a prova che la loro religione non è che ipocrisia e convenzione?>>. 
Forse mi chiederai se è possibile tener lontano perfino dalla mente umana un pensiero così evidente. 
Si, Malacoda, si, è possibile! 
Trattalo come deve essere trattato, e vedrai che non gli passerà neppure per l'anticamera del cervello. Non è ancora stato a sufficienza con il Nemico per possedere già una vera umiltà. Le parole che ripete, anche in ginocchio, sui suoi numerosi peccati, le ripete pappagallescamente. 
In fondo crede ancora che lasciandosi convertire, ha fatto salire di molto un saldo attivo in suo favore nel libro maestro del Nemico, e crede di dimostrare grande umiltà e degnazione solo andando in chiesa con codesti 'compiaciuti' vicini, gente comune. Mantienigli la mente in questo stato il più a lungo possibile.

Tuo affezionatissimo zio.
Berlicche

- Clive Staples Lewis - 

Questo racconto è tratto dal libro 'Le lettere di Berlicche' (Racconto II) di C.S. Lewis; è una lettera che Berlicche, il capo dei diavoli, scrive a suo nipote Malacoda offrendogli preziosi consigli su come tentare il suo 'paziente', un giovane uomo che cercava di vivere bene.



Ci sono state delle volte in cui ho pensato che non desideriamo il Cielo, ma più spesso mi trovo a chiedermi se, nel fondo del cuore, non abbiamo mai desiderato altro. …

- Clive Staples Lewis - 



"Comincio a sospettare che il mondo si divida non solo in felici e infelici, ma in chi ama la felicità e in chi, per quanto strano possa sembrare, non la ama affatto. [...]
Siamo creature superficiali che giocano con l’alcol, il sesso e l’ambizione quando invece ci viene offerta una gioia infinita; come un bambino ignorante che vuole continuare a fare formine di sabbia in un vicolo, perchè non immagina nemmeno cosa sia la prospettiva di una vacanza al mare.
Ci accontentiamo troppo facilmente”.

- Clive Staples Lewis -



“Essere un cristiano significa perdonare l’imperdonabile,
perché Dio ha perdonato l’imperdonabile in te.”

Clive Staples Lewis 

(1898 – 1963)



Buona giornata a tutti. :-)

giovedì 20 agosto 2020

La difesa e la promozione dei principi non negoziabili esige una militanza


"Lo spirito del male dice: 'Riposati. Che farai nella mischia? Altri combatteranno abbastanza. Tu che sei savio, non iscomodare le tue abitudini. Il male, continua il diavolo, è sempre esistito ed esisterà sempre nelle stesse proporzioni. 
I pazzi che vogliono combatterlo non guadagnano nulla e perdono il loro riposo. 
Tu che sei savio, dà ad ogni cosa la sua parte e non dichiarare a niente la guerra. 
È impossibile illuminare gli uomini. Perché dunque tentarlo? 
Fa pace con le opinioni che non sono tue. Non sono esse tutte ugualmente legittime?'.
Così parla il demonio; e l'uomo separato dalla verità, perché ha paura di lei, che è l'Atto puro, l'uomo, insensibilmente e a sua insaputa, si unisce all'errore […] discende a poco a poco, durante il suo sonno, in quell'indifferenza glaciale, placida e tollerante, che non s'indigna di niente, perché non ama niente, e che si crede dolce perché è morta.
E il demonio vedendo quest'uomo immobile, gli dice: 'Tu gusti il riposo del savio'; vedendolo neutro tra la verità e l'errore, gli dice: 'Tu li domini entrambi'; vedendolo inattivo, gli dice: 'Tu non fai del male'; vedendolo senza risorsa, senza vita, senza reazione contro la menzogna e il male […], gli dice 'Io t'ho ispirato una filosofia savia, una dolce tolleranza, tu hai trovato la calma nella carità', perché il demonio pronunzia spesso le parole di tolleranza e di carità.
L'uomo vivo, l'uomo attivo che ama e che è unito all'unità, afferra il rapporto delle cose, e unisce fra loro le verità.
L'uomo morto ha perduto il senso dell'unità. Non unisce più verità fra di loro: non concilia più, per la contemplazione dell'armonia, le cose che devono esser conciliate, le cose vere, buone e belle.
Ma in cambio, compone una parodia satanica dell'unità; cerca di amare insieme il vero e il falso, il bene e il male, il bello e il brutto; non sempre si adira, almeno in apparenza, se si affermano i dogmi, ma preferisce che si neghino.
Non avendo voluto unire ciò che è unito, credere a tutta la verità, conciliare quel che è conciliabile, cerca di unire ciò che è necessariamente ed eternamente contraddittorio, di credere insieme alla verità e all'errore, di conciliare il Sì e il No; non avendo voluto amare Dio tutto intiero, cerca di amare Dio e il diavolo: ma è l'ultimo che preferisce".
"Che si direbbe d'un medico il quale, per carità, avesse riguardi verso la malattia del suo cliente? Immaginate questo tenero personaggio. 
Direbbe al malato: Dopo tutto, amico mio, bisogna essere caritatevole. 
Il cancro che vi corrode è forse in buona fede. Suvvia, siate gentile, fate con lui un po' d'amicizia; non bisogna essere intrattabili; fate la parte del suo carattere. In questo cancro, esiste forse una bestia; essa si nutre della vostra carne e del vostro sangue, avreste il coraggio di rifiutarle quanto le occorre? 
La povera bestia morirebbe di fame. Del resto, io sono condotto a credere che il cancro è in buona fede e adempio presso di voi ad una missione di carità.
È il delitto del secolo quello di non odiare il male, e di fargli delle preposizioni. 
Non vi ha che una proposizione da fargli, è di scomparire. Ogni accomodamento concluso con lui somiglia neppure al suo trionfo parziale, ma al suo trionfo completo, perché il male non sempre domanda di scacciare il bene, domanda il permesso di coabitare con lui. 
Un istinto segreto lo avverte che domandando qualche cosa, domanda tutto. Appena non è più odiato, si sente adorato".

Ernest Hello (1828 -1885) 
nell'opera L'homme del 1872




[…] La difesa e la promozione dei principi non negoziabili esige una militanza. 
Ora, nella mente di tanti cristiani, questo concetto non c’è più. 
Si pensa, per esempio, che sia più giusto, opportuno e anche più cristiano, presentare la bellezza della fede cristiana piuttosto che prendere di petto le cose sbagliate. 
Si pensa che la fede, in questo modo, venga percepita come una opposizione, una negazione, un dire dei no a questo e a quello, più che un annuncio. 
Molti pensano che una coppia di genitori cristiani dovrebbe testimoniare la bellezza di esserlo, più che scendere in piazza per impedire agli altri di non esserlo.

A mio avviso, questo richiamo alla positività dell’annuncio è vero e importante. Prima viene l’annuncio e poi la denuncia. Il positivo ha sempre il primato. Però è impossibile annunciare il bene senza anche contrastare il male.
Senza questa componente, la testimonianza della positività diventa alibi al disimpegno. 
I principi non negoziabili, poi, sono radicali, ossia la loro negazione riguarda punti essenziali della persona e della vita in società, con danni drammatici e irreparabili se non viene contrastata. 
Non si può, perché concentrati a testimoniare nella nostra vita il positivo, non vedere che ci sono antropologie in conflitto e alcune dí queste sono disumane. 
Non ci si può chiudere nella torre dorata della nostra coerenza personale o familiare e lasciare che la società vada alla deriva.

- mons. Giampaolo Crepaldi -
da:   “A compromesso alcuno” (Cantagalli 2015)

Hans Tichy (Brno 1861-Vienna 1925)
Donna e bambino


Buona giornata a tutti. :-)






martedì 7 luglio 2020

La fiera del diavolo – don Bruno Ferrero

Un giorno, il diavolo organizzò una fiera per l’esposizione e la vendita delle sue armi e dei più sofisticati strumenti per tentare gli esseri umani.
Per giorni, i suoi  dipendenti si erano dati da fare per allestire gli stand, collegare fari e luci, srotolare la moquette, stendere tappeti ed esporre in modo allettante le ultime invenzioni diaboliche. 
C’erano congegni e dispositivi per tutte le categorie di peccati. 
Soprattutto per i sette peccati capitali: kit lussuosi per  eccitare alla superbia, all’avarizia, alla golosità, all’ira, alla lussuria, all’invidia, all’accidia.
E insieme ai dispositivi, montagne di cataloghi patinati, video, cd.
E diavolesse conturbanti, naturalmente. I cartellini con i prezzi erano ben visibili, con lo sconto, come in ogni fiera che si rispetti.
Ma nel grande e sontuoso stand c’era una vetrinetta misteriosa.
Conteneva una piccola chiave dorata, su un cuscinetto di velluto rosso.
Era l’unico oggetto che invece del solito cartellino aveva una targhetta che diceva: «Non in vendita».
Un visitatore sbandierando una carta di credito dorata voleva a tutti i costi sapere a che cosa serviva e sbraitava di essere disposto a pagare qualsiasi prezzo. Di fronte alla sua ostinata insistenza fu chiamato il Principale. Dopo un bel po’ d’attesa, Satana arrivò preceduto dall’ inconfondibile odore di zolfo. Con i suoi modi sottili e falsamente gentili, Satana disse al cliente visibilmente interessato che quella chiave gli era oltremodo cara, che non aveva prezzo e che lui ci teneva tanto, perché gli permetteva di entrare nell’anima di chiunque, fosse laico, prete, religioso, anche vescovo o cardinale. Qualunque fosse il grado della sua fede, della sua santità, della sua età, quella chiave prodigiosa funzionava sempre.
Il cliente era molto insistente e alla fine Satana, nonostante la sua astuzia, non riuscì a mantenere il segreto e a mezza voce, confessò: 
«Questa chiave è lo scoraggiamento».

Chi è scoraggiato mortifica, odia se stesso e gli altri, perché chi è ferito ferisce. 
Lo scoraggiamento è il contrario della fede. “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi” (Romani 8,31)

- Don Bruno Ferrero -
Fonte: I fiori semplicemente fioriscono (pag.74,75) Ed. Elledici





Tutti siamo tentati, perchè la legge della vita spirituale, la nostra vita cristiana, è una lotta: una lotta. 
Perchè il principe di questo mondo, il diavolo, non vuole la nostra santità, non vuole che noi seguiamo Cristo. 
Guardate che il diavolo c'è! Il diavolo c'è. Anche nel secolo  XXI! 
E non dobbiamo essere ingenui, eh? Dobbiamo imparare dal Vangelo come si fa la lotta contro di lui.

- papa Francesco -



Il tentatore non è così rozzo da proporci direttamente di adorare il diavolo. Ci propone soltanto di deciderci per ciò che è razionale, per la priorità di un mondo pianificato e organizzato, in cui Dio, come questione privata, può avere un suo posto, ma non deve interferire nei nostri propositi essenziali.

- papa Benedetto XVI -






Buona giornata a tutti. :-)


mercoledì 15 gennaio 2020

Mons. Andrea Gemma e l'esorcismo

Nel processo di scristianizzazione in atto in Occidente, cioè di perdita di senso religioso della vita, a farne le spese sono stati anche gli angeli, nel senso che non se ne parla più né di quelli buoni né di quelli maligni. 

Questo, però, diciamo noi teologi, è un’estensione impropria. 
È vero che nella Bibbia ogni tanto si dice “l’angelo del Signore” per indicare un intervento di Dio. Però questo non significa che non si debba riconoscere che esistano nella creazione anche gli spiriti angelici. Basterebbe ricordare la vicenda di Tobia, cioè l’apparizione dell’angelo Raffaele. 
Basterebbe ricordare, venendo al Nuovo Testamento, l’annuncio a Maria da parte dell’angelo Gabriele. E via dicendo. 

Resta il fatto che questa preoccupazione di non esagerare nell’intervento angelico ha portato a una quasi cancellazione della loro missione, del loro intervento, della loro realtà. Se, invece, scorriamo la agiografia, cioè la vita dei santi, vediamo che l’intervento angelico è frequentissimo. 

Io sono devotissimo d’una santa abbastanza moderna, santa Gemma Galgani, la quale vedeva abitualmente il suo angelo custode. 

Tanto è vero che, spesso, il demonio che la voleva ingannare prendeva addirittura le forme del suo angelo custode. Sennonché, per una di quelle stupidità dello spirito maligno, esso si faceva facilmente riconoscere. 
Tempo fà un posseduto gridava e mi diceva: “Tu hai una grande forza, perché hai suscitato una generale ripresa del discorso sul demonio, mentre noi stavamo tanto bene quando questo discorso era velato”. 
Ecco, adesso sembrerebbe quasi colpa di noi esorcisti... Parlo al plurale. 
Io non mi metto in prima fila.
Comunque, l’aver taciuto sul demonio è stata una sua parziale vittoria. 

Il posseduto di cui ho parlato diceva: “Noi stavamo tanto bene, tranquilli. Mentre, invece, questo lungo discorso che voi state facendo ci sta provocando molto male”. 
Non dobbiamo dimenticare, e anche questa domanda l’ho fatta parecchie volte ai posseduti, che gli spiriti ribelli sono innumerevoli. 
Basterebbe ricordare l’episodio evangelico del demonio che si professa legione, dicendo “siamo in tanti”. 
La stessa cosa hanno confessato al sottoscritto parecchi dei posseduti che sono venuti sotto le mie mani. Proprio qui sorge un’ulteriore domanda. Papa Leone XIII ebbe quel famoso sogno sull’influenza del demonio nella società moderna, che lo portò a istituire l’Esorcismo breve che si recitava dopo la Messa, poi cancellato dalle riforme liturgiche. 
Papa Paolo VI parlò del “fumo di Satana” che era penetrato perfino nel tempio di Dio. Se c’è una coscienza di questa presenza maligna, perché non c’è una coscienza altrettanto forte del bisogno di contrastarla?

Questa è una grave deficienza della pastorale della nostra Chiesa. E io lo dico senza timore di essere smentito. 

Molti vescovi, devo dirlo sinceramente, non sentono questa necessità. Io ho domandato ad un posseduto che mi rimproverava, appunto, l’essere io un po’ fuori dal comune: “Perché molti dei miei confratelli non fanno la stessa cosa?” Sapete qual è stata la risposta del posseduto? “Perché molti dei tuoi confratelli hanno paura”. 
Non eseguono quello che hanno promesso, quello che sta nel loro potere. 
Se non interviene il vescovo, se non si interessa il vescovo, chi lo deve fare? Se è vero, come è vero, che l’ufficio di esorcista è stato affidato dall’autorità ecclesiastica ai vescovi. Il vescovo è, di natura sua, un esorcista. Quindi, sarebbe molto bello che tutti i vescovi, almeno saltuariamente, esercitassero questo ministero. 
Il demonio mi ha detto: se tutti i vescovi facessero come te, noi saremmo sconfitti.

Il guaio è che non tutti i vescovi fanno questo. Perché non lo fanno? 

Hanno molto da fare? Può darsi. Ma io penso che in questo caso lo spirito della menzogna abbia detto il vero. Non mantengono fede alle promesse che hanno fatto perché hanno paura, una paura misteriosa. Quasi come se trattare di questa materia significasse entrare in qualcosa di tenebroso, di misterioso, di esoterico. 

Invece no. Io esco dagli esorcismi, a parte un po’ di stanchezza fisica, ma esco sereno, tranquillo, contento. 

Padre Amorth suole dire: "io non ho paura del demonio, è lui che ha paura di me!"


- Mons Andrea Gemma -




Può il diavolo portare sfortuna?

Questa è una delle domande più frequenti che la gente fa ai sacerdoti perché pensano che soffrono di qualsiasi tipo di malattia. 
La prima cosa da rispondere è che, visto dalla prospettiva cristiana, parlare di fortuna o sfortuna, è un modo molto superficiale di vedere la cose.
Ho detto superficiale, anche se bisogna dire che parlando normalmente si potrebbe accettare, ma parlando teologicamente, no.

Tutto ciò che esternamente appare come sfortuna deve essere considerato come una prova; e tutto ciò che esternamente appare come fortuna deve essere considerato come una benedizione. 

In effetti Dio permette il male ed anche tutto ciò che è come il male, incluso il diavolo.
Ma come si può sapere se il diavolo è infiltrato in mezzo a tutti i mali che ci accadono?

Non si può sapere, visto che pur essendo reale è invisibile. 
Solamente quando i fatti sono completamente inspiegabili, sia per il modo in cui sono successi, sia per l'impossibile concatenazione fra di essi, allora si potrebbe pensare che c'è un qualsiasi tipo di causa diabolica.

Quindi il sacerdote deve rispondere che non si può sapere se questi avvenimenti sono prodotti dal diavolo o no. Ma se c'è un influsso maligno, l'unico modo di fermarlo è con la preghiera.
La preghiera, bisognerà rispondere, è ciò che attrae la benedizione divina e allontanerà il demonio. Sicuramente le persone chiederanno quante preghiere bisogna fare e quali.

La mia risposta è sempre questa: Quanto più si preghi tanto più attirerà la benedizione di Dio su di lei e sui suoi.La gente cerca modi complicati e quasi magici per trovare la pace, bisogna spiegargli che Dio è un Dio semplice. 

- Mons. Andrea Gemma - 

Il Crocifisso resti! 

Dieci anni sono stati necessari
per fare sì che il crocifisso santo
restasse esposto fra i simboli più cari
nei luoghi pubblici. Così pertanto 
ufficialmente si è risposto ai vari
indegni oltraggiatori il cui sol vanto
è d’esserne inflessibili avversari
d’ogni riferimento a Dio. In pianto
raccogliamo le voci d’espiazione
verso te, Signore, in riparazione
della pubblica offesa. Noi ti amiamo
o Martire divino, e ti adoriamo
perché con il tuo sangue ci hai redenti.
Abbi pietà di tutti i delinquenti.


Buona giornata a tutti. :-)


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domenica 11 agosto 2019

L'11 agosto 1890 il Cardinale John Henry Newman tornava alla Casa del Padre

«Newman ha esposto nell’idea dello sviluppo la propria esperienza personale d’una conversione mai conclusa, e così ci ha offerto l’interpretazione non solo del cammino della dottrina cristiana, ma anche della vita cristiana. 
Il segno caratteristico del grande dottore nella Chiesa mi sembra essere quello che egli non insegna solo con il suo pensiero e i suoi discorsi, ma anche con la sua vita, poiché in lui pensiero e vita si compenetrano e si determinano reciprocamente. 
Se ciò è vero, allora davvero Newman appartiene ai grandi dottori della Chiesa, perché egli nello stesso tempo tocca il nostro cuore e illumina il nostro pensiero.»

- papa Benedetto XVI - 



«Pensi che (il Principe della menzogna) sia così inesperto del suo mestiere, tanto da chiederti apertamente e chiaramente di unirti a lui nella sua guerra contro la Verità? No, egli prima ti offre un’esca per tentarti. 
Ti promette libertà civili; ti promette uguaglianza, ti promette commercio e ricchezza, promette sgravi delle imposte; egli ti promette riforme. 
Questo è il modo in cui nasconde da te il tipo di opera nella quale ti sta cacciando; egli tenta farti andare contro i governanti e i superiori; fa così egli stesso per primo, e t’induce a imitarlo; oppure ti promette illuminazione, - ti offre conoscenza, scienza, e filosofia, allargamento delle tue visioni. Schernisce i tempi andati, e schernisce ogni istituzione li tenga in onore. 
E’ lui a suggerirti cosa dire, e poi ti ascolta, ti loda, e ti incoraggia. Egli ti invita a salire in alto. Ti mostra in che modo diventare come Dio. 
Poi ride e scherza con te, e diventa tuo intimo amico; poi ti prende per mano, e intreccia le sue dita tra le tue, le afferra, e allora sei diventato suo». 

+ Cardinale John Henry Newman





Gesù, aiutaci a diffondere il tuo profumo ovunque noi andiamo;
inondaci del tuo spirito e della tua vita;
prendi possesso del nostro essere così pienamente,
che tutta la nostra vita sia soltanto un' irradiazione della tua;
risplendi in noi e attraverso di noi;
che chiunque ci avvicini senta in noi la tua presenza;
chi viene a noi cerchi Te e veda soltanto Te;
resta con noi, così cominceremo a risplendere come risplendi Tu,
così da essere luce per gli altri;
la luce, Gesù, verrà tutta da Te, e nulla di essa  sarà  nostra  proprietà;
sarai Tu ad illuminare attraverso di noi;
fa che noi Ti lodiamo nel modo che piace a Te,
effondendo la Tua luce su quanti ci stanno attorno;
che noi predichiamo di te, senza predicare,
ma con il nostro esempio, con la forza che trascina,
con il suadente influsso del nostro operare,
con l'evidente pienezza dell'amore di cui il nostro cuore trabocca.
Amen. 



+ Cardinale John Henry Newman


Buona giornata a tutti. :)

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martedì 2 ottobre 2018

La colonna del diavolo - Leggenda medievale


Tanto tempo fa, durante un inverno molto freddo, nel quartiere più povero della periferia di Praga viveva un uomo a cui accadde un'incredibile avventura.
Il poveretto si era recato nel bosco per raccogliere della legna, sperando di riuscire almeno a scaldare un po' la casa. Stava proprio attraversando il bosco immerso in questi tristi pensieri quando udì alle sue spalle scricchiolare le foglie sul terreno. Si voltò sospettoso, chiedendosi chi mai poteva avventurarsi nel bosco in quella gelida giornata.
Vide allora che dietro di lui camminava un uomo avvolto in un enorme mantello nero orlato di pelliccia, con il volto seminascosto dal cappuccio e le mani dentro un manicotto.
Quell'alta figura aveva in sé qualcosa di sinistro!
Il poveretto, spaventato, affrettò il passo ma non riuscì a distanziare quell'oscura figura. Tanto valeva, allora, affrontare la situazione rivolgendogli la parola. 
Peggio di così non poteva andare! Si rivolse quindi all'uomo incappucciato chiedendogli cortesemente se avesse smarrito la strada e se poteva in quel caso essergli d'aiuto.
L'altro lo guardò da dentro il suo scuro rifugio e gli rispose con un accento straniero: «No, io non sono uno che si perde facilmente. Ma voi piuttosto, con addosso quella vostra giacchetta, non avete freddo?».
Al pover'uomo non parve vero trovare qualcuno a cui raccontare la propria angoscia e così sfogò tutta la sua amarezza e il suo dolore per quella vita piena di stenti e di sacrifici.
«Vedete, anche ora non posso che raccattare un po' di legna, ma non so come sfamerò i miei figli rientrando a casa.»
Lo straniero pareva interessato alla storia e annuiva di tanto in tanto pronunciando parole di comprensione.
Quando il racconto giunse al termine vi fu un attimo di silenzio, durante il quale il povero si domandò se non fosse stato disdicevole andare a spiattellare tutta la sua miseria ma, come se gli avesse letto nel pensiero, la nera figura gli disse: «Avete fatto bene ad aprire il vostro cuore, penso di poter fare qualcosa per voi!».
«Oh, ve ne sarei immensamente grato» rispose il povero, stupito e speranzoso per l'inaspettata proposta. «Naturalmente si tratta di un momento provvisorio, mi sdebiterò al più presto» si affrettò ad aggiungere.
«Non ce ne sarà bisogno. Io ti posso donare la ricchezza, ma solo se in cambio mi darai quello che tua moglie avrà in mano quando tornerai a casa». E, così dicendo, il misterioso personaggio estrasse dal manicotto una penna insieme a un contratto bell'e pronto.
"Che sarà mai!" pensò il povero. "Non possediamo nulla di prezioso: posso accontentare questa bizzarra richiesta senza perderci granché". 
Prese la penna ma non sapeva dove intingerla. L'altro allora estrasse svelto dal manicotto un coltellino dal manico intarsiato e, con quello, praticò una piccola incisione sul braccio dell'uomo, usando il suo sangue come inchiostro.
Sbrigata quella formalità, fece appena un gesto con il capo, si strinse nel mantello e scomparve tra gli alberi del bosco.
Il nostro uomo non sapeva cosa pensare. 
Aveva sentito narrare di maghi benefici che si aggiravano in quei boschi..., forse ne aveva proprio incontrato uno. Ma quale fu il suo stupore e la sua angoscia quando, entrando in casa, la moglie gli andò incontro tenendo fra le braccia il loro ultimo nato. 
Un terribile presentimento gli attraversò come un fulmine la mente: l'uomo del bosco era forse il diavolo?
Da quel momento effettivamente tutto volse al meglio e la fortuna entrò prepotentemente nella sua casa. 
Pareva che ogni occasione si trasformasse in maggior agiatezza per la sua famiglia. Ma lui non ebbe più pace. Si confidò con un vicino raccontandogli dello strano incontro e del dubbio che lo perseguitava.
L'amico non sapeva che consigliare, pensò e ripensò finché una sera bussò alla sua porta e gli disse: «L'unica cosa che si potrebbe fare è quella di battezzare al più presto tuo figlio con il nome di Pietro. Il grande santo sicuramente lo proteggerà più di quanto ormai possiamo fare noi».
E così fecero, ma questo non bastò per tranquillizzare il povero padre, che si sentiva terribilmente in colpa.
Una notte san Pietro, preso dalla compassione, gli apparve in sogno rassicurandolo sul fatto che si sarebbe curato del piccolo. 
Non fosse mai che il diavolo potesse spuntarla con lui!
Questo segno di benevolenza rassicurò il nostro uomo, ma non del tutto. Figurarsi quindi la sua gioia quando, diventato un ragazzo buono e intelligente, il figlio gli chiese il permesso di studiare in un convento per poter diventare sacerdote.
«Certo il diavolo non si porterà via un prete!» ripeteva fra sé, non vedendo l'ora che il figlio celebrasse la sua prima messa.
Il ragazzo si era dedicato allo studio con sincera devozione e buona volontà, così non tardò a prendere i santi voti e il giorno della sua prima celebrazione eucaristica fu finalmente fissato.
Il padre era al colmo della felicità: ora quel ragazzo apparteneva a Dio e il diavolo non avrebbe mai più osato interferire.
Per tutta la notte non aveva fatto che rigirarsi nel letto in attesa dell'alba, come se già l'apparizione della luce di quel giorno fosse una garanzia di salvezza. 
La mattina prestissimo si alzò e cominciò a prepararsi per la cerimonia quando, all'improvviso, il diavolo comparve per reclamare il suo credito.
Il demonio era coperto dallo stesso mantello e sotto il cappuccio non si poteva scorgere che un bagliore rossastro.
«Allora, dammi ciò che mi spetta!» ordinò perentorio con quel suo particolare accento.
Al pover'uomo parve mancare il cuore, si aggrappò al bordo del letto per non stramazzare sul pavimento e cercò disperatamente le parole adatte per guadagnare del tempo.
In quei pochi istanti di silenzio una gran luce si materializzò nella stanza e da essa prese forma san Pietro.
«Non ti sembra di esagerare?» disse rivolgendosi al diavolo. «Tu pretendi l'anima di un uomo che sta per essere consacrato a Dio. Bada che la Sua collera sarà terribile!».
«Ma che vai farneticando?» rispose svelto il Signore delle Tenebre. «Io sto solo esigendo ciò che mi spetta di diritto. Fra me e quest'uomo c'è stato un regolare contratto di cui io ho pienamente assolto i termini. Forse la correttezza non ha più alcun valore per te, mio caro Pietro?».
San Pietro non si lasciò certo prendere alla sprovvista e, conoscendo quanto il suo antagonista fosse attratto dalle sfide, lanciò il suo guanto: «Beh, facciamo così: se tu riuscirai a volare sino a Roma e a portarmi qui una colonna della cattedrale che porta il mio nome prima che la messa di consacrazione al sacerdozio sia conclusa, allora potrai andartene con l'anima che reclami senza altre questioni».
Il demonio non riusciva a sottrarsi al fascino di una scommessa e, inoltre, san Pietro dava a intendere che non sarebbe mai riuscito in quell'impresa, ma glielo avrebbe fatto vedere lui di cosa era capace! Così subito accettò.
Mentre il diavolo volava alla volta di Roma, il giovane prete iniziava pieno di emozione la celebrazione della sua prima messa. 
Satana non dubitava della sua vittoria; anzi, pensò di prendersi gioco del santo sradicando una colonna della chiesa di Santa Maria in Trastevere spacciandola per una colonna della cattedrale di San Pietro.
Ai santi però non la si fa così facilmente e San Pietro teneva d'occhio il viaggio del maligno, che nel frattempo si trovava già sopra Venezia con il suo pesante carico sulle spalle.
Cosa fare? Con quella velocità sarebbe stato di ritorno a Praga certamente prima della fine della messa. Pietro pensò allora di rivolgersi a san Marco e farsi aiutare da lui.
Le possenti ali del diavolo solcavano il cielo di Venezia come nuvole scure, mentre il sudore che gli scendeva dalla fronte cadeva sulla terra sotto forma di grossi chicchi di grandine.
I veneziani scrutavano pensierosi il cielo prevedendo un'imminente tempesta. Anche il diavolo alzò gli occhi, sentendosi sferzare il corpo da un vento impetuoso e assolutamente imprevisto.
Cosa stava succedendo? Si trovava nel mezzo di un vortice che lo trascinava sempre più in basso. Incredibilmente la sua forza non riusciva a contrastare l'uragano e, prima ancora che si rendesse realmente conto di quanto stava succedendo, la pesante colonna cadde in acqua con un tonfo spaventoso senza dargli il tempo di chiamare rinforzi dagli inferi. 
Il demonio fu preso da una rabbia incredibile, ma non poteva permettersi di perdere tempo. 
Si tuffò nelle acque della laguna e, fra sonore imprecazioni che tutti scambiarono per tuoni, riportò faticosamente la colonna in superficie. Se la caricò nuovamente sulle spalle e riprese il suo volo verso Praga. Sorvolò le Alpi e sentì all'improvviso un gran freddo. Anche se era il diavolo, ripescare quel pesante fardello di pietra gli era costato uno sforzo davvero notevole!
Pensò allora di chiedere rinforzi alle sue schiere infernali, ma non voleva dare spiegazioni su quello strano viaggio. 
Intanto il freddo che lo attanagliava era sempre più pungente. Piccole perle di ghiaccio si formavano sulle grandi ali che diventavano sempre più pesanti. Suo malgrado, dovette fermarsi proprio in vetta a un'alta montagna. 
Posò stanchissimo il suo carico che rischiò di rotolare a valle. E con cura alitò su tutto il proprio corpo una spessa cortina di densi fumi che prontamente l'avvolsero in una calda barriera protettiva.
Intanto, a Praga, il padre del giovane prete assisteva trepidante alla messa aspettando di udire, da un momento all'altro, lo sbattere di potenti ali in arrivo dalla lontana Italia.
Preso dall'ansia, era già uscito dalla chiesa più volte per scrutare il cielo, suscitando un coro di disapprovazioni.
Più lontano, protetto dal suo stesso alito, il diavolo era ripartito di gran carriera e ora veleggiava senza intoppi verso la città, sicuro di arrivare prima della fine di quella dannata messa.
Infatti, ecco la chiesa!
Mancavano solo pochi battiti d'ali e finalmente sarebbe stato là, quando il suo acutissimo udito percepì le parole di chiusura della funzione: «Ite, Missa Est!».
La rabbia lo accecò. Non poteva crederci: san Pietro aveva vinto la sfida per pochi attimi!
In preda all'ira, prese la colonna e la scagliò come una freccia proprio sulla cupola della chiesa. 
La grande volta fu letteralmente sfondata dal diabolico proiettile, che si frantumò con grande fragore in tre grossi massi e la terra tremò percorsa da un brivido. 
Satana questa volta aveva perso grazie alla bontà di san Pietro! 
Ma l'uomo sappia che la tentazione di fare un patto con il diavolo può portare a ben diverse conclusioni...

- Leggenda medievale - 
da: "Leggende Cristiane. Storie straordinarie di santi, martiri, eremiti e pellegrini", a cura di Roberta Bellinzaghi, © 2004 - Edizioni Piemme S.p.A. 


Buona giornata a tutti. :)