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mercoledì 29 marzo 2023

Collocazione provvisoria – don Tonino Bello

 “Nel Duomo vecchio di Molfetta c’è un grande crocifisso di terracotta. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l’ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: collocazione provvisoria.
La scritta, che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell’opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso di lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito. Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce. La mia, la tua croce, non so quella di Cristo.
Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu che provi i morsi della solitudine. Abbi fiducia, tu che bevi al calice amaro dell’abbandono. Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da un male che non perdona. Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire. Coraggio.
La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre "collocazione provvisoria". Il Calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale. 
E il terreno di questa collina, dove si consuma la tua sofferenza, non si venderà mai come suolo edificatorio. Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce.
C’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo. "Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra". 
Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla terra. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell’orario, c’è divieto assoluto di parcheggio. 
Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. 
Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio.

Coraggio, fratello che soffri. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio.
Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.

(don Tonino Bello)
Tratto da : Don Tonino Bello, Alla Finestra la Speranza, Milano, Paoline editoriale libri, 1988


Tra le confusioni che il mondo ama, ce n’è una che ama in modo particolare: esso confonde il perdono con l’approvazione. 

Per il fatto che Gesù Cristo ha perdonato molti peccatori, il mondo ne vuole concludere che Gesù Cristo non detestava il peccato. 

Il crimine del diciannovesimo secolo è quello di non odiare il male e di fargli delle proposte. Non c’è che una proposta da fargli: quella di sparire. 

Ogni compromesso concluso con il male somiglia non solo al suo trionfo parziale, ma al suo trionfo completo, giacché Il male non chiede sempre di cacciare il bene, ma vuole il permesso di coabitare con lui. Un istinto segreto lo avverte che chiedendo qualcosa, chiede tutto  Appena non lo si odia più, esso si sente adorato.

(Ernest Hello)
1828 - 1885 da: L'uomo (L'homme)


giovedì 20 agosto 2020

La difesa e la promozione dei principi non negoziabili esige una militanza


"Lo spirito del male dice: 'Riposati. Che farai nella mischia? Altri combatteranno abbastanza. Tu che sei savio, non iscomodare le tue abitudini. Il male, continua il diavolo, è sempre esistito ed esisterà sempre nelle stesse proporzioni. 
I pazzi che vogliono combatterlo non guadagnano nulla e perdono il loro riposo. 
Tu che sei savio, dà ad ogni cosa la sua parte e non dichiarare a niente la guerra. 
È impossibile illuminare gli uomini. Perché dunque tentarlo? 
Fa pace con le opinioni che non sono tue. Non sono esse tutte ugualmente legittime?'.
Così parla il demonio; e l'uomo separato dalla verità, perché ha paura di lei, che è l'Atto puro, l'uomo, insensibilmente e a sua insaputa, si unisce all'errore […] discende a poco a poco, durante il suo sonno, in quell'indifferenza glaciale, placida e tollerante, che non s'indigna di niente, perché non ama niente, e che si crede dolce perché è morta.
E il demonio vedendo quest'uomo immobile, gli dice: 'Tu gusti il riposo del savio'; vedendolo neutro tra la verità e l'errore, gli dice: 'Tu li domini entrambi'; vedendolo inattivo, gli dice: 'Tu non fai del male'; vedendolo senza risorsa, senza vita, senza reazione contro la menzogna e il male […], gli dice 'Io t'ho ispirato una filosofia savia, una dolce tolleranza, tu hai trovato la calma nella carità', perché il demonio pronunzia spesso le parole di tolleranza e di carità.
L'uomo vivo, l'uomo attivo che ama e che è unito all'unità, afferra il rapporto delle cose, e unisce fra loro le verità.
L'uomo morto ha perduto il senso dell'unità. Non unisce più verità fra di loro: non concilia più, per la contemplazione dell'armonia, le cose che devono esser conciliate, le cose vere, buone e belle.
Ma in cambio, compone una parodia satanica dell'unità; cerca di amare insieme il vero e il falso, il bene e il male, il bello e il brutto; non sempre si adira, almeno in apparenza, se si affermano i dogmi, ma preferisce che si neghino.
Non avendo voluto unire ciò che è unito, credere a tutta la verità, conciliare quel che è conciliabile, cerca di unire ciò che è necessariamente ed eternamente contraddittorio, di credere insieme alla verità e all'errore, di conciliare il Sì e il No; non avendo voluto amare Dio tutto intiero, cerca di amare Dio e il diavolo: ma è l'ultimo che preferisce".
"Che si direbbe d'un medico il quale, per carità, avesse riguardi verso la malattia del suo cliente? Immaginate questo tenero personaggio. 
Direbbe al malato: Dopo tutto, amico mio, bisogna essere caritatevole. 
Il cancro che vi corrode è forse in buona fede. Suvvia, siate gentile, fate con lui un po' d'amicizia; non bisogna essere intrattabili; fate la parte del suo carattere. In questo cancro, esiste forse una bestia; essa si nutre della vostra carne e del vostro sangue, avreste il coraggio di rifiutarle quanto le occorre? 
La povera bestia morirebbe di fame. Del resto, io sono condotto a credere che il cancro è in buona fede e adempio presso di voi ad una missione di carità.
È il delitto del secolo quello di non odiare il male, e di fargli delle preposizioni. 
Non vi ha che una proposizione da fargli, è di scomparire. Ogni accomodamento concluso con lui somiglia neppure al suo trionfo parziale, ma al suo trionfo completo, perché il male non sempre domanda di scacciare il bene, domanda il permesso di coabitare con lui. 
Un istinto segreto lo avverte che domandando qualche cosa, domanda tutto. Appena non è più odiato, si sente adorato".

Ernest Hello (1828 -1885) 
nell'opera L'homme del 1872




[…] La difesa e la promozione dei principi non negoziabili esige una militanza. 
Ora, nella mente di tanti cristiani, questo concetto non c’è più. 
Si pensa, per esempio, che sia più giusto, opportuno e anche più cristiano, presentare la bellezza della fede cristiana piuttosto che prendere di petto le cose sbagliate. 
Si pensa che la fede, in questo modo, venga percepita come una opposizione, una negazione, un dire dei no a questo e a quello, più che un annuncio. 
Molti pensano che una coppia di genitori cristiani dovrebbe testimoniare la bellezza di esserlo, più che scendere in piazza per impedire agli altri di non esserlo.

A mio avviso, questo richiamo alla positività dell’annuncio è vero e importante. Prima viene l’annuncio e poi la denuncia. Il positivo ha sempre il primato. Però è impossibile annunciare il bene senza anche contrastare il male.
Senza questa componente, la testimonianza della positività diventa alibi al disimpegno. 
I principi non negoziabili, poi, sono radicali, ossia la loro negazione riguarda punti essenziali della persona e della vita in società, con danni drammatici e irreparabili se non viene contrastata. 
Non si può, perché concentrati a testimoniare nella nostra vita il positivo, non vedere che ci sono antropologie in conflitto e alcune dí queste sono disumane. 
Non ci si può chiudere nella torre dorata della nostra coerenza personale o familiare e lasciare che la società vada alla deriva.

- mons. Giampaolo Crepaldi -
da:   “A compromesso alcuno” (Cantagalli 2015)

Hans Tichy (Brno 1861-Vienna 1925)
Donna e bambino


Buona giornata a tutti. :-)