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domenica 13 settembre 2015

da: "Una stanza tutta per sè" - Virginia Woolf

"Per secoli le donne hanno avuto la funzione di specchi dal potere magico e delizioso di riflettere la figura dell’uomo ingrandita fino a due volte le sue dimensioni normali. 
Senza quel potere la terra forse sarebbe ancora tutta giungla e paludi. 
Le glorie di tutte le nostre guerre sarebbero sconosciute. 
Staremmo ancora a graffiare la sagoma di un cervo sui resti di ossa di montone e a barattare selci con pelli di pecora o con qualsiasi semplice ornamento attraesse il nostro gusto non sofisticato. 
Non sarebbero mai esistiti Superuomini o Figli del Destino. 
Lo Zar o il Kaiser non avrebbero mai portato corone sul capo né le avrebbero perdute. Quale che sia l’uso che se ne fa nelle società civili, gli specchi sono indispensabili ad ogni azione violenta od eroica. 
E’ questa la ragione per la quale sia Napoleone che Mussolini insistono con tanta enfasi sulla inferiorità delle donne, perché, se queste non fossero inferiori, verrebbe meno la loro capacità di ingrandire. 
Ciò serve a spiegare in parte la necessità che tanto spesso gli uomini hanno delle donne. E serve anche a spiegare perché gli uomini diventano così inquieti quando vengono criticati da una donna; e come sia impossibile per una donna dire loro questo libro è brutto, questo dipinto è debole, o qualunque altra cosa, senza procurargli molto più dolore e suscitare molta più rabbia di quanta non ne susciterebbe un uomo che facesse la stessa critica.
Perché se lei comincia a dire la verità, la figura nello specchio si rimpicciolisce; la capacità maschile di adattarsi alla vita viene sminuita. Come farebbe lui a continuare ad emettere giudizi, a civilizzare indigeni, a promulgare leggi, a scrivere libri, a vestirsi elegante e pronunciare discorsi nei banchetti, se non fosse più in grado di vedere se stesso, a colazione e a cena, ingrandito almeno due volte la stessa taglia? 
A questo pensavo, mentre riducevo il pane in briciole e giravo il caffè e di tanto in tanto guardavo la gente che passava per strada."


- Virginia Woolf  - 
da: "Una stanza tutta per sé" (Saggio basato su due conferenze tenute dall’autrice presso la Arts Society di Newnham e la Odtaa di Girton nell’ottobre del 1928)





Il mio spirito è avido soltanto di verdi campi,
di sole, di vino; di starmene seduta a non far niente.



- Virginia Woolf -




E pensavo com’è spiacevole rimanere chiusi fuori; e poi quanto sia forse peggio rimanere chiusi dentro; e pensando alla sicurezza e alla prosperità di uno dei due sessi e alla povertà e all’insicurezza dell’altro, e all’effetto della tradizione e della mancanza di tradizione sulla mente dello scrittore, decisi infine che era il momento di arrotolare la pergamena sgualcita del giorno, con le sue discussioni, le sue impressioni, la sua rabbia e la sua gioia, e di gettarla nella siepe. 
Mille stelle scintillavano nei deserti azzurri del cielo. 
Ci si sentiva soli in mezzo a un’imperscrutabile compagnia. 
Tutti gli esseri umani erano già addormentati: distesi, orizzontali, silenziosi.

- Virginia Woolf  -



Che fonte inesauribile di piacere sono i libri per me! 
Credo che potrei vivere qui beatamente, 
leggendo in eterno.

- Virginia Woolf -


Una donna deve avere soldi e una stanza suoi propri se vuole scrivere romanzi. 
Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna?

- Virginia Woolf -



Buona giornata a tutti. :-)


sabato 12 settembre 2015

da: "Cent' anni di solitudine" - Gabriel Garcia Marquez -

Quando il pirata Francis Drake prese d'assalto Riohacha, nel sedicesimo secolo, la bisnonna di Ursula Iguaràn si spaventò tanto per il suono della campana a martello e per il rimbombo dei cannoni, che perse il controllo dei nervi e si sedette su un focolare acceso. 
Le bruciature la lasciarono ridotta a una sposa inutile per tutta la vita. 
Non poteva sedersi se non di costa, sistemata su un mucchio di cuscini, e doveva esserle rimasto qualcosa di strano nel modo di muoversi, perché non si fece mai più vedere a camminare in pubblico. 
Rinunciò a ogni sorta di impegni sociali ossessionata dalla idea che il suo corpo emanasse un odore di bruciaticcio. L'alba la sorprendeva nel patio; non osava dormire perché sognava che gli inglesi coi loro feroci cani d'assalto entravano dalla finestra della stanza da letto e la sottoponevano a ingiuriose torture con ferri incandescenti. Suo marito, un commerciante aragonese dal quale aveva avuto due figli, spese mezzo negozio in medicine e divertimenti cercando il modo di alleviare i suoi terrori. 
Alla fine liquidò gli affari e portò la famiglia a vivere lontano dal mare, in un villaggio di indios pacifici situato sui contrafforti della sierra, dove fece costruire a sua moglie una stanza da letto senza finestre in modo che i pirati dei suoi incubi non avessero da dove entrare. 
Nel villaggio sperduto viveva da molto tempo prima un creolo coltivatore di tabacco, don José Arcadio Buendìa, col qua le il bisnonno di Ursula stabilì una società così proficua che in pochi anni fecero una fortuna. 
Diversi secoli più tardi, il bisnipote del creolo si sposò con la bisnipote dell'aragonese. 
Per questo, ogni volta che Ursula perdeva le staffe per qualche pazzia di suo marito, sorvolando trecento anni di accidenti, malediceva l'ora in cui Francis Drake aveva preso d'assalto Riohacha. 
Era un semplice sfogo, perché in realtà erano legati fino alla morte da un vincolo più solido dell'amore: un comune rimorso di coscienza. Erano cugini tra loro. Avevano trascorsa l'infanzia insieme nell'antico villaggio che i loro reciproci antenati avevano trasformato col loro lavoro e le loro buone abitudini in uno dei migliori borghi della provincia. 
Anche se quel matrimonio era prevedibile fin dal giorno della loro nascita, quando essi espressero la volontà di sposarsi, i parenti cercarono di impedirlo. Avevano paura che quei sani boccioli di due razze secolarmente incrociate patissero l'onta di concepire delle iguane. 
Esisteva già un precedente terribile. Una zia di Ursula, che si era sposata con uno zio di José Arcadio Buendìa, aveva dato alla luce un figlio che aveva passato tutta la vita con dei pantaloni gonfi e flosci, e che era morto dissanguato dopo essere vissuto per quarantadue anni nel puro stato di verginità, perché era nato e cresciuto con una coda cartilaginosa a forma di cavaturacciolo e con un pennello di setole sulla punta. 
Una coda di maiale che non fece mai vedere a nessuna donna, e che gli costò la vita quando un macellaio amico suo gli fece il favore di mozzarla con un marrancio. 
José Arcadio Buendìa, con la leggerezza propria dei suoi diciannove anni, risolse il problema con una sola frase: "Non mi importa di mettere al mondo dei porcelli, purché possano parlare." E così si sposarono con una festa di banda e petardi che durò tre giorni. Sarebbero stati felici subito se la madre di Ursula non l'avesse terrorizzata con ogni sorta di sinistri pronostici sulla sua discendenza, fino al punto di convincerla a non consumare il matrimonio. 
Temendo che il corpulento e voglioso marito la violasse nel sonno, Ursula si infilava prima di coricarsi un paio di calzoni rudimentali che sua madre le aveva fabbricato con tela per vele e rinforzato con un sistema di cinghie incrociate, che si chiudeva sul davanti con una grossa fibbia di ferro. Così rimasero per parecchi mesi. 
Di giorno, lui allevava i suoi galli da combattimento e lei ricamava a telaio con sua madre. Durante la notte, si dibattevano per diverse ore con una ansiosa violenza che sembrava già un surrogato dell'atto d'amore, finché l'intuizione popolare subodorò che stava succedendo qualcosa di irregolare, e fece correre la chiacchiera che Ursula fosse ancora vergine a un anno dalle nozze, perché suo marito era impotente. 
José Arcadia Buendìa fu l'ultimo ad essere informato della insinuazione. "Vedi, Ursula, cosa va dicendo la gente," disse a sua moglie con molta calma. "Lascia che parlino," disse lei. "Noi sappiamo che non è vero." Di modo che la situazione continuò senza cambiare per altri sei mesi, fino alla tragica domenica in cui José Arcadio Buendìa vinse un combattimento di galli contro Prudencio Aguilar. Furioso, eccitato dal sangue del suo animale, il perdente si scostò da José Arcadio Buendìa in modo che tutta l'arena potesse sentire quello che gli stava per dire. "Complimenti," gridò. "Vediamo un po' se quel gallo glielo farà finalmente il favore a tua moglie." 
José Arcadio Buendìà, sereno, prese il suo gallo. "Torno subito," disse a tutti. E poi, a Prudencio Aguilar: "E tu, va' a casa tua e armati, perché sto per ammazzarti. " Dieci minuti dopo tornò con la lancia di suo nonno già esperta di sangue. 
Sulla soglia dell'arena, dove si era concentrato mezzo villaggio, Prudencio Aguilar lo aspettava. Non ebbe tempo di difendersi. La lancia di José Arcadio Buendìa, scagliata con la forza di un toro e con la stessa mira sicura con la quale il primo Aureliano Buendìa aveva sterminato le tigri della regione, gli trapassò la gola. 
Quella notte, mentre si vegliava il cadavere nell'arena dei galli, José Arcadio Buendìa entrò nella stanza da letto mentre sua moglie si stava infilando i calzoni di castità. 
Brandendo la lancia davanti a lei, le ordinò: "Togliti quella roba." 
Ursula non mise in dubbio la fermezza di suo marito. "Sarai il responsabile di quello che succederà," mormorò. José Arcadio Buendìa piantò la lancia nel pavimento di terra battuta. 
"Se dovrai mettere al mondo delle iguane, alleveremo delle iguane," disse. "Ma in questo paese non ci saranno più morti per colpa tua."

- Gabriel García Márquez -
da: "Cent'anni di solitudine", Oscar Mondadori, pagg. 10-11





Se un giorno avrai voglia di piangere, chiamami:
non prometto di farti ridere ma potrò piangere con te…
Se un giorno riuscirai a fuggire, non esitare a chiamarmi:
non prometto di chiederti di rimanere, ma potrò fuggire con te…
Se un giorno non avrai voglia di parlare con nessuno, chiamami:
staremo in silenzio…
Ma se un giorno mi chiamerai e non risponderò, vieni correndo da me: perché di certo avrò bisogno di te.

- Gabriel García Márquez -


«Il domani non è assicurato a nessuno, giovane o vecchio. 
Oggi può essere l’ultimo giorno che vedi coloro che ami. 
Perciò non aspettare più, fallo oggi, perché se il domani non dovesse mai arrivare, sicuramente lamenterai il giorno che non hai preso tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio, e che sarai stato troppo occupato per concedere un ultimo desiderio».

- Gabriel García Márquez -



Avevo sempre creduto che morire d’amore non fosse altro che una licenza poetica. Quel pomeriggio, di nuovo a casa senza il gatto e senza lei, constatai che non solo era possibile morire, ma che io stesso, vecchio e senza nessuno, stavo morendo d’amore. 

- Gabriel Garcia Marquez -
da "Memoria delle mie puttane tristi"




La gente corre dietro agli attimi, e non si accorge che è la propria esistenza che se ne va."

- Gabriel García Márquez -






Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it





venerdì 4 settembre 2015

La forza della comunità - Martin Buber -

Una volta, la sera dopo il Giorno del Perdono, la luna rimase coperta dalle nuvole, e il Baalshem non poté uscire a dire la benedizione della luna. 
Ciò l’angustiava molto perché sentiva che un destino imponderabile era affidato all’opera delle sue labbra. 
Invano diresse la sua profonda forza verso la luce del pianeta, per aiutarlo a gettare i suoi gravi veli; ogni volta che mandava qualcuno a vedere, sempre gli veniva risposto che le nuvole s’erano ancora infittite. 
Alla fine perse la speranza.
Intanto i suoi discepoli, che non sapevano della pena del loro maestro, si erano riuniti nella parte più esterna della casa e avevano incominciato a danzare, perché in tal modo erano soliti festeggiare il perdono appena ricevuto.
Quando la gioia crebbe, invasero danzando la camera del Baalshem. 
Presto il fervore li sopraffece, presero per le mani colui che sedeva afflitto e lo tirarono nel loro girotondo. In quel momento di fuori risuonò un grido. Improvvisamente la notte s’era rischiarata; in uno splendore mai visto la luna si librava nel cielo purissimo.

- Martin Buber -
Da: "I racconti dei chassidim"




Un giorno in cui riceveva degli ospiti eruditi, Rabbi Mendel di Kozk li stupì chiedendo loro a bruciapelo: ”Dove abita Dio?”. 
Quelli risero di lui. “Ma che vi prende? Il mondo non è forse pieno della sua gloria?”.
Ma il Rabbi diede lui la risposta alla domanda: “Dio abita dove lo si lascia entrare”.
Ecco ciò che conta in ultima analisi: lasciar entrare Dio. Ma lo si può lasciar entrare solo là dove ci si trova e dove ci si trova realmente, dove si vive e dove si vive una vita autentica.
Se instauriamo un rapporto santo con il piccolo mondo che ci è affidato, se, nell’ambito della creazione con la quale viviamo, noi aiutiamo la santa essenza spirituale a giungere a compimento, allora prepariamo a Dio una dimora nel nostro luogo, allora lasciamo entrare Dio.

- Martin Buber - 
Da: “Il cammino dell’uomo”






Gli esseri umani non procedono tenendosi per mano per tutto il cammino della vita. C’è una foresta vergine in ciascuno di noi, un campo di neve dove anche l’impronta delle zampe d’uccello è sconosciuta. 
Qui ci addentriamo da soli e preferiamo che sia così. 
Avere sempre la solidarietà, essere sempre accompagnati, essere sempre compresi, sarebbe intollerabile.

- Virginia Woolf -




Il nostro tempo e il tempo di Dio non vengono misurati con lo stesso orologio. 

- Charles Spurgeon -

 1834-1892, predicatore battista riformato britannico






Buona giornata a tutti. :-)







mercoledì 2 settembre 2015

Il lato ombra - Kerri Ryan -

L'ombra contiene tutte le parti di noi che cerchiamo di nascondere, negare o reprimere. È il guardiano di tutti gli aspetti di noi che non ci piacciono e delle qualità che giudichiamo inaccettabili. L'ombra indossa molte facce: è arrabbiata, critica, timorosa, pigra, egoista, debole, patetica. Queste sono le facce che non vogliamo mostrare al mondo e le facce che non vogliamo mostrare a noi stessi. La maggior parte delle persone spendono enormi quantità di energia, cercando di eliminare o controllare questi aspetti indesiderati di sé. Ci auguriamo che nascondendo le nostre "cattive qualità" troveremo la pace, il successo e la felicità che desideriamo. La maggior parte delle persone sono convinte che sono imperfette e inadeguate, così diventano maestri del travestimento e fanno di tutto per nascondere le cattive qualità a quelli intorno a loro ma anche a loro stessi.
Il risultato di voltare le spalle al nostro lato oscuro? Una vita vissuta a metà. Sogni che non sono mai stati realizzati, o peggio, che giacciono sepolti sotto anni di rassegnazione e di vergogna. Fino a quando non facciamo pace con la nostra ombra continueremo ad essere in guerra con noi stessi. E il nostro mondo esteriore rispecchierà la nostra lotta interiore. Ciò che a cui resistiamo persiste – e creiamo ed attraiamo dagli altri ciò che non amiamo in noi. 
Fino a quando non proveremo un' autentica compassione per ogni aspetto di noi stessi, noi continueremo ad attrarre persone ed eventi che rispecchiano i sentimenti negativi che abbiamo di noi.
Fino a quando non reclamiamo il nostro potere e perdoniamo in noi la parte umana, attiriamo persone che spingeranno i pulsanti in noi per riattivare le nostre ferite emotive.
Finche ' non troviamo il coraggio di amare noi stessi completamente, non saremo mai veramente in grado di sperimentare l'amore da chi ci circonda.
Tutto quello che dobbiamo fare è osservare come ci tratta il mondo esterno. 

Se non riceviamo sempre il rispetto, l'amore e l'apprezzamento che desideriamo , è più che probabile che non stiamo dando queste cose a noi stessi. Questa è la benevolenza dell'universo in azione. 
Il mondo intero è uno specchio della nostra coscienza, e quando facciamo la pace con gli aspetti che abbiamo rinnegato di noi, facciamo pace con il mondo.

- Kerri Ryan -



L'uomo é irrazionale e vive più nell'opinione altrui che nella propria, cioé pensa più a impressionare gli altri che coltivare se stesso. 
Vuole apparire, non essere. Agisce più per vanitá che per necessitá. 
Così si crea una quantità infinita di bisogni inutili o superflui, che gli complicano l'esistenza.


"L'uomo è un animale imitativo. La facoltà di imitazione, che rappresenta una parte così importante nella vita dei nostri cugini, le scimmie, è molto pronunciata anche nella razza umana. 
Molte delle persone che si offenderebbero a un simile paragone, provano un desiderio costante di imitare e seguire le azioni, i pensieri e l'aspetto di coloro che li circondano. 
Una spiccata individualità è molto più rara di quello che generalmente si crede. 
Infatti, chi mostra di avere un gusto e un modo di agire individuale, viene considerato dalla maggioranza un "eccentrico" che si evita perchè "fuori dell'ordinario", a meno che non sia abbastanza forte da imporre le sue idee alla folla, che finirà per imitarlo. 
Viviamo in un'era di imitazione, malgrado la nostra pretesa d'individualità. La società attuale richiede che si indossi lo stesso tipo di abito, che si adotti lo stesso cappello, lo stesso modo di portare i capelli e l'identico colore della cravatta, se non si vuole essere considerati degli "eccentrici". 
Le idee, come gli abiti, hanno la loro moda. 
Filosofie, teorie, scuole di pensiero e sistemi religiosi, vengono accettati perchè sono di moda. 
Perfino i nostri pensieri e le nostre opinioni sono, in gran parte, il risultato dei pensieri e delle opinioni altrui che noi accettiamo."

- William Atkinson - 
da: "Suggestione e Autosuggestione"


Non so dire quale sarebbe la giusta proporzione, ma ho sempre avuto una sorta di intuizione, che per ogni ora passata in compagnia di un altro essere umano si ha bisogno di un numero indeterminato di ore da soli.

- Glenn Gould - 



Buona giornata a tutti. :-)






lunedì 31 agosto 2015

Non lamentarti -

Non incolpare nessuno,
non lamentarti mai di nessuno, di niente,
perché in fondo
Tu hai fatto quello che volevi nella vita.
Accetta la difficoltà di costruire te stesso
ed il valore di cominciare a correggerti.
Il trionfo del vero uomo
proviene delle ceneri del suo errore.
Non lamentarti mai della tua solitudine o della tua sorte,
affrontala con valore e accettala.
In un modo o in un altro
è il risultato delle tue azioni e la prova
che Tu sempre devi vincere.
Non amareggiarti del tuo fallimento
e non attribuirlo agli altri.
Accettati adesso
o continuerai a giustificarti come un bimbo.
Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare
e che nessuno è così terribile per cedere.
Non dimenticare
che la causa del tuo presente è il tuo passato,
come la causa del tuo futuro sarà il tuo presente.
Apprendi dagli audaci,
dai forti
da chi non accetta compromessi,
da chi vivrà malgrado tutto.
Pensa meno ai tuoi problemi
e più al tuo lavoro.
I tuoi problemi, senza alimentarli, moriranno.
Impara a nascere dal dolore
e ad essere più grande, che è
il più grande degli ostacoli.
Guarda te stesso allo specchio
e sarai libero e forte
e finirai di essere una marionetta delle circostanze,
perché tu stesso sei il tuo destino.

Alzati e guarda il sole nelle mattine
e respira la luce dell’alba.
Tu sei la parte della forza della tua vita.
Adesso svegliati, combatti, cammina,
deciditi e trionferai nella vita;
Non pensare mai al destino,
perché il destino
è il pretesto dei falliti.

Attribuita molto spesso a Neruda. La Fondazione Neruda esclude lo sia. Potete leggere qui:          http://www.fundacionneruda.org/it


I sogni hanno questo di volgare: che tutti sognano.

-  Pessoa -


Credo che le cose più importanti delle tua vita saranno le coccole che hai fatto e ricevuto, le notti passate a fantasticare sotto le stelle, le volte che ti sei rotolato nella neve, le prima gocce di pioggia estiva che hai catturato con la lingua e i momenti in cui qualcuno di veramente speciale ti ha sussurrato "Ti amo". 
Non sprecare il presente a preoccuparti del futuro. 
Arriverà presto, te lo prometto.
 Nel frattempo, su la testa, infilati le scarpe e segui il tuo cuore fino in capo al mondo. 
E mentre cammini, ricorda sempre che ogni giorno è un dono prezioso: se riesci a godertelo per quello che è e a coglierne il meglio, che tu ci creda o no ti aspetta un altro straordinario regalo: Domani. 

- Braidley Trevor Greive -




La gente pensa che la cosa peggiore sia perdere una persona a cui si vuole bene. Si sbaglia... La cosa peggiore è perdere se stessi mentre si vuole troppo bene a qualcuno, ... dimenticarsi che anche noi siamo importanti.

- Fabio Volo -
Da: Un posto nel mondo




Buona giornata a tutti. :-)








martedì 21 luglio 2015

Poesie mondane - Pier Paolo Pasolini -

Ci vediamo in proiezione, ed ecco
la città, in una sua povera ora nuda,
terrificante come ogni nudità.
Terra incendiata il cui incendio
spento stasera o da millenni,
è una cerchia infinita di ruderi rosa,
carboni e ossa biancheggianti, impalcature
dilavate dall'acqua e poi bruciate
da nuovo sole. La radiosa Appia
che formicola di migliaia di insetti
- gli uomini d'oggi - i neorealistici
ossessi delle Cronache in volgare.
Poi compare Testaccio, in quella luce
di miele proiettata sulla terra
dall'oltretomba. Forse è scoppiata,
la Bomba, fuori dalla mia coscienza.
Anzi, è così certamente. E la fine
del Mondo è già accaduta: una cosa
muta, calata nel controluce del crepuscolo.
Ombra, chi opera in questa èra.
Ah, sacro Novecento, regione dell'anima
in cui l'Apocalisse è un vecchio evento!
Il Pontormo con un operatore
meticoloso, ha disposto cantoni
di case giallastre, a tagliare
questa luce friabile e molle,
che dal cielo giallo si fa marrone
impolverato d'oro sul mondo cittadino...
e come piante senza radice, case e uomini,
creano solo muti monumenti di luce
e d'ombra, in movimento: perché
la loro morte è nel loro moto.
Vanno, come senza alcuna colonna sonora,
automobili e camion, sotto gli archi,
sull 'asfalto, contro il gasometro,
nell'ora, d'oro, di Hiroscima,
dopo vent'anni, sempre più dentro
in quella loro morte gesticolante: e io
ritardatario sulla morte, in anticipo
sulla vita vera, bevo l'incubo
della luce come un vino smagliante.
Nazione senza speranze! L'Apocalisse
esploso fuori dalle coscienze
nella malinconia dell'Italia dei Manieristi,
ha ucciso tutti: guardateli - ombre
grondanti d'oro nell'oro dell'agonia.

- Pier Paolo Pasolini - 






L'occhio guarda, per questo è fondamentale. 
È l’unico che può accorgersi della bellezza. 
La visione può essere simmetrica lineare o parallela in perfetto affiancamento con l’orizzonte. Ma può essere anche asimmetrica, sghemba, capricciosa, non importa, perché la bellezza può passare per le più strane vie, anche quelle non codificate dal senso comune. E dunque la bellezza si vede perché è viva e quindi reale. 
Diciamo meglio che può capitare di vederla. Dipende da dove si svela. Ma che certe volte si sveli non c’è dubbio […]. 
Il problema è avere occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono, nemmeno l’ordito minimo della realtà. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la bellezza esista. 
Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio.

- Pier Paolo Pasolini -




Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell'esperienza speciale che è la cultura.

- Pier Paolo Pasolini -







Buona giornata a tutti. :-)









giovedì 18 giugno 2015

Preghiera per trovare lavoro

Signore Gesù, tu che sei buono e misericordioso,
tu che tutto puoi e a nessuno neghi il tuo aiuto;
mi trovo qui davanti a te con il cuore in mano a
chiedere il tuo soccorso. Tu che hai moltiplicato
“quel pane” e hai detto “prendetene e mangiatene tutti”,
ora più che mai Signore ho bisogno di essere saziato.
Ti prego aiutami a trovare un lavoro; togli dal mio cuore
tutte le preoccupazioni e donami quella stabilità
che da tempo cerco; non voglio ricchezze,
ma solo quello che basta per vivere dignitosamente
e per poter essere in grado di provvedere al bene
di tutti i miei cari e di tutte le persone che
mi sono state affidate. Signore Gesù abbi pietà di me,
concedimi questa grazia; te ne sarò riconoscente
aiutando il prossimo in difficoltà
ed innalzerò un rendimento di grazie
per la tua misericordia senza limiti.

Amen.



«La vera tristezza non è quando, la sera, non sei atteso da nessuno al tuo rientro in casa, ma quando tu non attendi più nulla dalla vita. 
E la solitudine più nera, la soffri non quando trovi il focolare spento, ma quando non lo vuoi accendere più: neppure per un eventuale ospite di passaggio» 

+don Tonino Bello




Signore,

liberami dalle cose che considero mio possesso,
poiché sono esse che mi possiedono e mi rendono depresso.
Liberami dall'autosufficienza; essa mi sfigura e mi diminuisce.
Liberami dalla cupidigia, che mi intossica e mi abbruttisce.

Signore,

liberami da questo desiderio subdolo e mascherato delle cose, le quali non riescono mai a soddisfarmi, ma anzi continuano ad accrescere la mia fame insensata.




Resta con me
Resta con me, Signore,
ora che il giorno volge al tramonto.
Il mondo è una via che porta a te
e ancora sto camminando.
Più che mai cercherò di allontanare
ogni falsità dai miei pensieri,
ogni ombra dai miei affetti,
sapendo che tu mi sei vicino
e mi rendi degno
della tua amicizia.
L’occhio ancora scruta,
ma non sempre vede.
L’orecchio ancora ascolta,
ma non sempre ode.
Il piede ancora si muove,
ma il passo è incerto.

Ora che il giorno sta per finire,
rimani con me, Signore:
la mia mano nella tua
sulla strada che porta al tuo cielo.
Amen.



Buona giornata a tutti. :-)