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venerdì 31 luglio 2015

da: "Guardare i volti di una classe è faticoso ma non mi stanca" - Alessandro D'Avenia

"Guardare tutti i volti di una classe ogni giorno in modo unico è faticoso, ma non stanca. 
Allattare il bimbo è faticoso, ma riempie. 
Questo guardare il rinnovarsi di tutte le cose che tocchiamo è ciò che abbiamo da dare ad un mondo stanco. 
Un cristiano che non prega (veglia) in ogni istante, attraverso ciò che sta facendo, rapidamente perde smalto, perché ha perso il suo legame con la fonte, con la vite/a. 
Non ha più nulla che lo rinnovi, non può vedere più nulla, perché non guarda più nulla. 
La meraviglia di una continua novità, quella che ci prende di fronte ad un panorama alla fine di una lunga camminata, quella che ci afferra nelle movenze della donna di cui ci innamoriamo, quella che ci spiazza nel sorriso di un bambino, è la possibilità data in ogni momento a ciascuno di noi. 
È quello che la strada chiede a quella donna affacciata al balcone nel quadro di Boccioni: dare senso e casa al caos di quella strada. 
Grazie a quel «guarda» ogni giorno mi stanco, ma non mi annoio. 
Ho il cuore e gli occhi pieni di una meraviglia che nessuno può strapparmi, perché non l’ho messa io nelle cose: il loro reale rinnovarsi è lì disponibile per i miei occhi liberati dalle squame. 
Il mio compito, a volte faticoso, è goderne. E poi raccontarla."

- Alessandro D'Avenia - 
Da: "Guardare i volti di una classe è faticoso ma non mi stanca"





Perché ripetiamo ancora ai maschi «non piangere come una femminuccia»? 
E come mai le femmine si sentono dire da parenti e insegnanti «una bambina non fa questo» se strillano troppo? 
Noi adulti non consentiamo ai bambini ed alle bambine di crescere secondo le loro inclinazioni; ma li ingabbiamo nei nostri schemi di virilità e femminilità. Sembriamo sicuri che sia utile dividere i giochi, i colori e le collane letterarie per maschi da quelle per femmine. 
Spesso indirizziamo i nostri figli persino nella scelta degli studi come quando scoraggiamo le femmine che vorrebbero occuparsi di fisica nucleare e i maschi attratti dall’insegnamento. 
Eppure il meglio che possa accadere nella vita è scegliere senza condizionamenti e che le scelte siano il frutto dei nostri desideri e non di pregiudizi e gabbie predefinite per sesso, orientamento sessuale, età ed etnia.

da: 27esimaora.corriere.it/




Concediamo ai bambini un tempo in cui il loro spirito possa svilupparsi senza la continua pressione di dover dimostrare di valere e di essere i migliori.



Una prova della correttezza del nostro agire educativo è la felicità del bambino.

 - Maria Montessori - 




Buona giornata a tutti. :-)









venerdì 17 luglio 2015

Chi sono io è importante - Helice Bridges -

Un’insegnante di New York decise di onorare i suoi studenti dell’ultimo anno delle superiori spiegando perché fosse importante ciascuno di essi. Utilizzando un procedimento elaborato da Helice Bridges di Del Mar, California, chiamò ogni studente davanti alla classe, uno per volta. 
Prima disse in che modo lo studente fosse importante per lei e per la classe. Poi consegnò a ciascuno un nastro azzurro su cui era stampata a lettere d’oro la dicitura: “Chi sono io è importante”. 
In seguito l’insegnante decise di avviare una ricerca in classe per vedere quale impatto avrebbe avuto questo riconoscimento nella comunità. Consegnò a ciascuno studente altri tre nastri e incaricò tutti di andare a diffondere questa cerimonia di riconoscimento. 
Quindi avrebbero dovuto controllare i risultati, vedere chi avesse conferito e ricevuto il riconoscimento e riferire in classe dopo circa una settimana. 
Uno dei ragazzi della classe andò da un giovane funzionario di un’azienda nei dintorni e gli diede il riconoscimento per averlo aiutato nella pianificazione degli studi. Gli diede il nastro azzurro e glielo appuntò sulla camicia. 
Poi gli consegnò altri due nastri dicendogli: “Stiamo facendo una ricerca in classe sul riconoscimento e vorremmo che lei trovasse qualcuno da onorare, gli consegnasse un nastro azzurro e un altro in più perché questi possa onorare un terza persona per proseguire questa cerimonia di riconoscimento. 
Poi dovrebbe per favore riferirmi quello che è successo.” Più tardi, lo stesso giorno, il funzionario si presentò dal suo capo, che era noto fra l’altro per essere un tipo piuttosto brontolone. Lo fece sedere e gli disse che lo ammirava profondamente perché era un genio creativo. Il capo sembrò molto sorpreso. 
Il funzionario gli domandò il permesso di consegnargli il dono del nastro azzurro e di appuntarglielo. Il capo, sorpreso, rispose: “Beh, certo”. 
Il funzionario prese il nastro azzurro e lo appuntò sulla giacca del capo, giusto sopra il cuore. Consegnandogli l’altro nastro gli chiese: “Mi farebbe un favore? Potrebbe prendere quest’altro nastro e usarlo per onorare qualcuno? 
Il ragazzo che mi ha dato i nastri sta facendo una ricerca a scuola e si vuole proseguire questa cerimonia di riconoscimento e scoprire come influenzi la gente”. Quella sera il capo tornò a casa dal figlio quattordicenne e lo fece sedere. Gli raccontò: “Oggi mi è successa la cosa più incredibile. 
Ero in ufficio e uno dei funzionari entra e mi dice che mi ammira e mi dà una nastro azzurro perché sono un genio creativo. 
Immagina… Mi considera un genio creativo. 
Poi mi mette sulla giacca, sopra il cuore, questo nastro azzurro che dice “Chi sono io è importante”. Mi dà un altro nastro e mi chiede di trovare qualcun altro da onorare. 
Tornando a casa in macchina, stasera, ho cominciato a pensare chi onorare con questo nastro e ho pensato a te. Voglio onorare te. Le mie giornate sono davvero frenetiche e quando torno a casa non ti presto molta attenzione. 
A volte ti sgrido perché non hai voti abbastanza buoni a scuola e perché la tua camera è un caos, ma in qualche modo stasera volevo proprio sedermi qui e, beh, farti sapere che per me sei davvero importante. Assieme a tua madre, sei la persona più importante della mia vita. Sei un ottimo ragazzo e ti voglio bene!” 
Il ragazzo sbalordito cominciò a singhiozzare e non finiva più di piangere. Tremava con tutto il corpo. Guardò suo padre e disse fra le lacrime: “Prevedevo di suicidarmi domani, papà, perché pensavo che non mi volessi bene. Adesso non serve”. 

- Helice Bridges - 
Tratto da “Brodo caldo per l’anima”, Vol. I, di Jack Canfield e Mark V. Hansen – pag. 29-31, edizioni Armenia




Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti...
Se ancora non l’avete trovato, continuate a cercare.
Non accontentatevi. 

- Steve Jobs -



Quando si lotta per qualcosa di importante bisogna circondarsi di persone che sostengono il nostro lavoro. È una trappola e un veleno avere intorno persone che hanno le nostre stesse ferite ma non il desiderio vero di guarirle...

- Clarissa Pinkola Estes - 
da: "Donne che corrono coi lupi"



Credi alla forza dei tuoi sogni e loro diventeranno realtà.

- Sergio Bambarén -
da: "Onda Perfetta"


Buona giornata a tutti. :-)


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sabato 13 giugno 2015

Segui il tuo sogno - Jack Canfield -

"Ho un amico di nome Monty Roberts che possiede una tenuta con allevamento di cavalli a San Ysidro. Mi lascia usare la sua casa per organizzare manifestazioni volte a raccogliere fondi per programmi a favore dei giovani a rischio.
L'ultima volta che ero lì mi presentò dicendo: "Voglio spiegarvi perché lascio che Jack usi la mia casa." 
Tutto risale alla storia di un giovane che era figlio di un addestratore di cavalli itinerante, il quale andava di stalla in stalla, di pista in pista, di fattoria in fattoria e di allevamento in allevamento per addestrare i cavalli.
Di conseguenza la frequenza scolastica del ragazzo alle superiori era continuamente interrotta. Quando fu all'ultimo anno gli fu assegnato un compito su cosa volesse fare da grande.
Quella sera scrisse un tema di sette pagine descrivendo il suo obiettivo di possedere un giorno un allevamento di cavalli. Descrisse con dovizia di particolari il suo sogno e addirittura disegnò lo schema di una tenuta di ottanta ettari, indicando l'ubicazione di tutti gli edifici, delle stalle e della pista.
Poi disegnò la pianta dettagliata di una casa di 400 metri quadri da inserire nella tenuta di sogno di ottanta ettari. Elaborò con passione il progetto e il giorno successivo lo consegnò all'insegnante.
Due giorni dopo il compito gli fu riconsegnato. Sulla prima pagina vi era in rosso una insufficienza con un appunto che diceva: "Vieni da me dopo la lezione."
Il ragazzo che aveva il sogno andò dall'insegnante dopo la lezione e domandò: "Perché ho preso un'insufficienza?" 
L’insegnante rispose:
"È un sogno irrealistico per un ragazzo come te. Non hai soldi. Provieni da una famiglia itinerante. Non hai risorse. Possedere un allevamento di cavalli richiede un sacco di soldi.
Devi acquistare il terreno. Devi pagare le fattrici e poi spendere molti soldi per gli stalloni. Non hai nessuna possibilità di farcela."
Poi l’insegnante aggiunse: "Se riscrivi il compito con un obiettivo più realistico, rivedrò il tuo voto."
Il ragazzo andò a casa e ci pensò su a lungo. Domandò a suo padre cosa fare. Il padre rispose: "Guarda, figliolo, devi decidere tu da solo. Tuttavia penso che sia una decisione importante per te."
Infine, dopo una settimana di riflessione, il ragazzo riconsegnò lo stesso compito, senza alcun cambiamento, dichiarando: "Può tenersi l'insufficienza, IO MI TERRO' IL MIO SOGNO."

Monty si rivolse poi al gruppo riunito e disse: "Vi racconto questa storia perché voi vi trovate nella mia casa di 400 metri quadri in mezzo alla mia tenuta di ottanta ettari. Ho ancora quel compito di scuola incorniciato sopra il caminetto."
Aggiunse: "La parte più bella della storia è che due estati fa quello stesso insegnante portò trenta ragazzi in campeggio nella mia tenuta per una settimana. Nell'andarsene, l'insegnante mi disse:
"Vedi, Monty, adesso posso dirtelo.Quando ero il tuo insegnante ero una specie di ladro di sogni. In quegli anni ho rubato molti sogni ai ragazzi.
Fortunatamente tu hai avuto abbastanza fegato da NON RINUNCIARE al tuo." 

Non lasciate che vi rubino i sogni. Seguite il vostro cuore, accada quel che accada." 

- Jack Canfield & Mark Victor Hansen -
Fonte: “Brodo caldo per l'anima” di  Jack Canfìeid e  Mark Victor Hansen,  Armenia Edizioni, 2004



Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro.
Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone.
Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore.
E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione.
In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario. 

- Steve Jobs - 




Arrendersi e prendersela con Dio, con la vita o con gli altri non richiede alcuno sforzo. 
Rimettersi in piedi assumendosi la responsabilità della propria vita e della propria felicità spesso ne richiede uno grosso, ma questa è la differenza fra vivere e sopravvivere.

- Claudia Rainville - 
da "Cambia la Tua Vita"


E allora impara a vivere. 
Tagliati una bella porzione di torta con le posate d’argento. 
Impara come fanno le foglie a crescere sugli alberi. 
Apri gli occhi. 
Impara come fa la luna a tramontare nel gelo della notte prima di Natale. Apri le narici. Annusa la neve. Lascia che la vita accada. 

- Sylvia Plath -






Buona giornata a tutti. :-)






domenica 31 maggio 2015

Com’è difficile essere padri - Franco Nembrini -

1)"La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, 
si burla dell'autorità e non ha alcun rispetto degli anziani.
I bambini di oggi sono dei tiranni, non si alzano 
quando un vecchio entra in una stanza, 
rispondono male ai genitori, in una parola; sono cattivi."

2)"Non c'è più alcuna speranza 
per l'avvenire del nostro paese 
se la gioventù di oggi prenderà il potere domani, 
poiché questa gioventù è insopportabile, 
senza ritegno, terribile."

3)"Il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico, 
i ragazzi non ascoltano più i loro genitori:
la fine del mondo non può essere lontana."

4)"Questa gioventù è marcia nel profondo del cuore.
I giovani sono maligni e pigri,
non saranno mai come la gioventù di una volta;
quelli di oggi non saranno capaci 
di mantenere la nostra cultura."

La prima è di Socrate (470 a.C.),
la seconda è di Esiodo (720 a.C.), 
la terza è di un sacerdote dell’antico Egitto (2000 a.C.) 
e l’ultima è un’incisione su un vaso di argilla 
dell’antica Babilonia (3000 a.C.). 
_____________________________________
È solo per dire: piantiamola di farci del male; 
l’educazione è in questa situazione da mò!!!


- Franco Nembrini -
in “Com’è difficile essere padri” 
Centro culturale di Milano 

Franco Nembrini



"...e che ti vedano lieto e forte davanti alla realtà è l’unico modo che hai di educarli."
"Il problema coi figli o con gli alunni non può essere farli diventare cristiani, farli pregare, farli andare in Chiesa. Se ti poni così sentiranno questo come una pretesa da cui difendersi e da cui prendere le distanze.
Tutto il segreto dell’educazione mi pare che sia questo: i tuoi figli ti guardano: quando giocano non giocano mai soltanto, qualsiasi cosa facciano in realtà con la coda dell’occhio ti guardano sempre, e che ti vedano lieto e forte davanti alla realtà è l’unico modo che hai di educarli.
Lieto e forte non perché sei perfetto (tanto non lo crederanno mai, e come è patetico e triste il genitore che cerca di nascondere ai figli il proprio male) ma perché sei tu il primo a chiedere e ad ottenere ogni giorno di essere perdonato.
Così tra l’altro con loro sei libero, anche di sbagliare, libero dall’angoscia di dover far vedere una coerenza impossibile, perché il tuo compito di padre è semplicemente quello di guardare un ideale grande, sempre, e loro ti tentano, loro tendono l’elastico, ti mettono alla prova sempre: sono tutti figliol prodighi."

- Franco Nembrini - 
da: "Di padre in figlio. Conversazioni sul rischio di educare"





A un concorso di 10 posti di impiegato si presentano a volte in 200.000. Quanto studio! Quanto impegno e fatica! Per il corso matrimoniale, niente o quasi: ci si sposa senza aver letto, neppure per mezz’ora, un libro sull’educazione o aver discusso su di essa. Per costruire un ponte si richiedono titoli e onestà professionale. E per impiantare un uomo? E’ incredibile la leggerezza con cui vengono affrontate la maternità e la paternità ai nostri giorni! Si è fatto tanto per il controllo delle nascite, e per il controllo dei genitori? 

- Pino Pellegrino - 





"Ma pensiamo che le prime vittime, le vittime più importanti, le vittime che soffrono di più in una separazione sono i figli. Se sperimenti fin da piccolo che il matrimonio è un legame “a tempo determinato”, inconsciamente per te sarà così. In effetti, molti giovani sono portati a rinunciare al progetto stesso di un legame irrevocabile e di una famiglia duratura. Credo che dobbiamo riflettere con grande serietà sul perché tanti giovani “non se la sentono” di sposarsi. C’è questa cultura del provvisorio … tutto è provvisorio, sembra che non c’è qualcosa di definitivo”.


Papa Francesco, Udienza Generale, mercoledì 29 aprile 2015



Buona giornata a tutti. :-)







mercoledì 13 maggio 2015

"Si chiama speranza" - Franco Nembrini

"Si chiama speranza questa cosa che è l’unica cosa che i nostri figli ci chiedono."
"Tutto il segreto, tutta la meraviglia, tutta la bellezza dell’educazione sta in questo: che un figlio possa guardare suo padre e sua madre e sentire che c’è una promessa di bene nella vita di cui il padre e la madre sono testimonianza. 
Una promessa che lo incoraggia, che lo tiene su, che lo fa camminare speditamente, che lo tira fuori dalle sabbie mobili di un’incertezza che invece è la malattia del secolo: l’incertezza, l’insicurezza, una paura della realtà. 
E perciò, inevitabilmente, una cattiveria. 
Quante volte ce lo siamo ricordati: non si può rimanere a lungo tristi senza diventare cattivi, senza cedere a quell’istintività che spinge a diventare cattivi. 
Che cosa dunque aiuta l’uomo a governare la propria istintività? L’educazione!
Anni e anni di educazione paziente, cioè di un paziente lavoro per cui uno arriva a diciott’anni e ha visto tanto bene che gli è più facile praticare la virtù, come diceva il buon Dante:
«Quella cara gioia sopra la quale ogni virtù si fonda».
La virtù, essere virtuosi, essere buoni è possibile se si è molto felici; solo se si è molto felici si può provare a essere buoni. 

È un lavoro lungo e paziente: il problema non è insistere con l’altro perché sia buono, l’altro è quel che è, esattamente come noi; bisogna insistere nel farlo felice, bisogna insistere non nel chiedergli questo e quello, non nelle regole che pure sono necessarie, ma nella testimonianza di un bene grande. 
Perché un cuore felice governa di più la propria istintività, governa di più la propria capacità di male; conosce di più, governa di più la propria libertà.
Bisogna accompagnarsi in questa testimonianza di bene.
«Figlio mio, fai quello che ti dico perché io e la mamma e i nostri amici facciamo queste cose per essere felici come appunto siamo oggi». 

Questa è la questione: poter guardare negli occhi i propri figli e – senza bisogno di discorsi, senza bisogno di dirlo – far vedere un bene grande, un bene possibile, una positività vissuta. 
Si chiama speranza questa cosa che è l’unica cosa che i nostri figli ci chiedono."

- Franco Nembrini -
da: " Di padre in figlio. Conversazioni sul rischi di educare"



«Non ho bisogno di insegnare qualcosa ai bambini: sono loro che, stando in un ambiente favorevole, mi insegnano.»
- Maria Montessori - 

«Le nostre scuole dimostrano che i bambini di età diverse si aiutano a vicenda. Ci sono molte cose che nessun maestro può trasmettere ad un bambino di tre anni, ma un bambino di cinque anni può farlo con facilità.»

- Maria Montessori -


"Ci sono giornate,che i pensieri ti fanno cosi male,
che l'unica cosa che vorresti è un abbraccio.
Perché l'abbraccio è come l'acqua, ti disseta..."



Buona giornata a tutti. :-)







lunedì 23 marzo 2015

...Lo dico serissimamente: siete i migliori genitori per i vostri figli – Franco Nembrini

...Lo dico serissimamente: siete i migliori genitori per i vostri figli. 
In barba a tutti gli psicologi, i sociologici, i pedagogisti e gli assistenti sociali. Su questo sono assolutamente radicale. 
Io assisto quotidianamente al processo di medicalizzazione, di ospedalizzazione del rapporto educativo: l'insegnante, che troppo spesso non regge il rapporto con i ragazzi, appena nasce un problema dice: " Non è compito mio, io sono qui per istruire, deve arrivare lo specialista. 
Per affrontare un problema che è educativo arrivano lo psicologo, il medico, lo sportello... 
Follia totale. La medicalizzazione del rapporto educativo è la distruzione dell'educazione. 
Invece sono la forza e la grandezza con cui Dio ti ha messo al mondo che ti fanno padre e madre degno, perciò capace di accogliere. 
Su questo non fate un passo indietro.

- Franco Nembrini  - 
in "Di padre in figlio. Conversazioni sul rischio di educare."


"...Dovreste essere curiosi, voi genitori, molto curiosi dei vostri figli."

" Forse è proprio questo, papà. Dovreste essere curiosi, voi genitori, molto curiosi dei vostri figli. Morire dalla curiosità di vedere come diavolo andrà a finire. Invece siete sempre così scontenti, così incontentabili. Sembra che conosciate già tutto. Non vi lasciate sorprendere. Peccato. Vi private di una grande felicità.

- Paola Mastrocola -
in " Non so niente di te"


"Per troppo tempo abbiamo accettato il giudizio degli altri. 
E questo ha influenzato il nostro comportamento. 
E ci ha rubato tanta infanzia, tanta vita. 
Dovremmo da subito accettare solo ancora il nostro giudizio. 
E non solo. Ma il nostro giudizio deve essere solo 
nostro e non influenzato dal passato. 
Ed ecco che tanti complessi e pensieri di mancanze spariscono. 
E potremo meravigliarci di noi. 
Ed essere soddisfatti. 
E capire che meritiamo veramente. 
Perché siamo unici. Unici."

- Gustav Birth -



"Sembra più facile convincere gli uomini a comportarsi nel modo più impensabile ed oltraggioso, piuttosto che convincerli ad imparare dall’ esperienza, a pensare e giudicare veramente, invece di applicare automaticamente categorie e formule pre-costituite nella nostra testa, che pur essendo coerenti sono oramai desuete ed inadeguate rispetto agli eventi che accadono realmente.”

- Hannah Arendt -
da "Responsabilità e giudizio" 




«Spetta ora a voi, eredi di un glorioso passato e di un patrimonio spirituale di inestimabile valore, impegnarvi per trasmettere alle future generazioni la fiaccola di una così luminosa tradizione.
Voi ben sapete quanto sia urgente immettere nell'attuale contesto culturale il lievito evangelico».
- Papa Benedetto XVI -

(Discorso del Santo Padre, Piazza del Duomo, Milano, 1 giugno 2012)






Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 5 febbraio 2015

da:"Di padre in figlio. Conversazioni sul rischio di educare" - Franco Nembrini -

"...Che cosa era mancato nell’educazione che avevo ricevuto? Era successo ai miei genitori quel che sarebbe accaduto al padre di una mia alunna qualche anno dopo. Vi racconto brevemente l’episodio.
Una volta è venuto a trovarmi il papà di una mia alunna (un po’ strana, un po’ fuori di testa), molto preoccupato e addolorato per la figlia che lo faceva tribolare. Suonò il campanello quella sera a casa mia, cenammo insieme, e alla fine, affrontando il problema che gli stava a cuore scoppiò a piangere, si tirò su la manica della camicia facendomi vedere le vene e, quasi urlando disperatamente, mi disse (siccome aveva capito che tra me e sua figlia, invece, un po’ di feeling era nato, ci si intendeva, insomma), mi disse, battendosi la mano sul braccio: “Professore, io la fede ce l’ho nel sangue, ma non la so più dare a nessuno. Può farlo lei? Lei può farlo: lo faccia, per carità, perché io ce l’ho nel sangue, ma non la so più comunicare nemmeno a mia figlia”.
Ecco, lì m’è venuta l’idea che il problema della Chiesa fosse il metodo, la strada, che tutta la genialità del contributo che don Giussani offriva alla Chiesa e al mondo era questo: la scoperta che la fede, tornando ad essere un avvenimento presente, fosse finalmente dicibile, comunicabile.
Poi ho capito che tutto il dramma di quel genitore era questo: pensava che tra lui e sua figlia ci fosse una generazione di differenza, e invece s’erano infilati tra lui e sua figlia quattrocento anni, cinquecento anni di una cultura che aveva negato tutta la sua tradizione e le cose di cui lui viveva, e che televisione e scuola – dal secondo dopoguerra in poi – avevano infilato tra lui e sua figlia.
Ecco cosa era mancato ai miei genitori e a quel padre: la consapevolezza di questa distanza e il metodo, la strada per superarla. E la si poteva superare solo riproponendo il cristianesimo nella sua elementare radicalità: una presenza viva, capace di illuminare le contraddizioni dell’esistenza in modo convincente.
Non la soluzione dei problemi ma un nuovo punto di vista da cui affrontarli, non una teoria contrapposta ad altre teorie, ma, per dirla con Guardini “l’esperienza di un grande amore nel quale tutto diventa avvenimento nel suo ambito”

(Franco Nembrini)





“...che i bambini di oggi siano più intelligenti è una menzogna, sono solo iperstimolati dalla televisione e da tante altre cose, ma sono superficiali, non interiorizzano nulla, non hanno giudizi o criteri propri, sono totalmente nelle mani del potere, di chi grida di più, dei giornali che leggono, di quello che ascoltano. Così a trent'anni possono avere una certa opinione al mattino quando si alzano, possono aver cambiato opinione a mezzogiorno e averne un'altra ancora diversa alla sera. 
Il cuore dell'uomo desidera unicamente conoscere la verità, mentre questi ragazzi crescono in un relativismo che fa loro dire: «Beh, in qualunque caso la verità non esiste!». 
Il cuore dell'uomo ha la necessità di costruire qualcosa di buono, e invece questi ragazzi sono come impossibilitati a costruire, non portano a termine nulla, e per questo c'è uno scetticismo terribile e una paura grande ad affrontare la vita.”

- Franco Nembrini - 
"Di padre in figlio. Conversazioni sul rischio di educare"





"Ci servono amici per sostenere questo impegno, questo sforzo di un «io» che si addentra nel mondo. Se mi chiedessero qual è la ragione per cui Dio è venuto sulla terra, risponderei che è per dare la possibilità dell' amicizia tra gli uomini, qualcosa di apparentemente impossibile che comincia a essere possibile: «Vi ho chiamati amici!» (Gv 15, 15; tra l'altro nel Vangelo l'unico a cui Gesù si è rivolto chiamandolo direttamente «amico» è stato colui che lo ha tradito...).

- Franco Nembrini - 
Da "Di padre in figlio. Conversazioni sul rischio di educare"



«Le crisi di insegnamento non sono crisi di insegnamento; sono crisi di vita. Una società che non insegna è una società che non si ama, che non si stima; e questo è precisamente il caso della società moderna»

- Charles Peguy - 






Buona giornata a tutti. :-)