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domenica 10 dicembre 2023

Sul pianeta degli alberi di Natale e altri racconti - Gianni Rodari

 Dove sono i bambini che non hanno
l'albero di Natale
con la neve d'argento, i lumini
e i frutti di cioccolata?
Presto, presto, adunata, si va
nel pianeta degli alberi di Natale,
io so dove sta.

Che strano, beato pianeta .
Qui è Natale ogni giorno.
Ma guardatevi attorno:
gli alberi della foresta,
illuminati a festa,
sono carichi di doni.

Crescono sulle siepi i panettoni,
i platani del viale
sono platani di Natale.
Perfino l'ortica,
non punge mica,
ma tiene su ogni foglia
un campanello d'argento
che si dondola al vento.

In piazza c'è il mercato dei balocchi.
Un mercato coi fiocchi,
ad ogni banco lasceresti gli occhi.
E non si paga niente, tutto gratis.
Osservi, scegli, prendi e te ne vai.
Anzi, anzi, il padrone
ti fa l'inchino e dice: "Grazie assai,
torni ancora domani, per favore:
per me sarà un onore ."

Che belle le vetrine senza vetri!
Senza vetri, s'intende,
così ciascuno prende
quello che più gli piace: e non si passa
mica alla cassa, perché
la cassa non c'è.

Un bel pianeta davvero
anche se qualcuno insiste
a dire che non esiste .
Ebbene, se non esiste esisterà:
che differenza fa?

(Gianni Rodari)



Quest'anno mi voglio fare
un albero di Natale
di tipo speciale,
ma bello veramente.
Non lo farò in tinello,
lo farò nella mente,
con centomila rami
e un miliardo di lampadine,
e tutti i doni
che non stanno nelle vetrine.


Un raggio di sole
per il passero che trema,
un ciuffo di viole
per il prato gelato,
un aumento di pensione
per il vecchio pensionato.


E poi giochi,
giocattoli, balocchi
quanti ne puoi contare
a spalancare gli occhi:
un milione, cento milioni
di bellissimi doni
per quei bambini
che non ebbero mai
un regalo di Natale,
e per loro ogni giorno
all’altro è uguale,
e non è mai festa.


Perché se un bimbo
resta senza niente,
anche uno solo, piccolo,
che piangere non si sente,
Natale è tutto sbagliato.

- Gianni Rodari -



In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Fate attenzione, vegliate...". 
Vivere attenti. Ma a che cosa? Attenti alle persone, alle loro parole, ai loro silenzi, alle domande mute, ad ogni offerta di tenerezza, alla bellezza del loro essere vite incinte di Dio.
Attenti al mondo, nostro pianeta barbaro e magnifico, alle sue creature più piccole e indispensabili: l’acqua, l’aria, le piante.
Attenti a ciò che accade nel cuore e nel piccolo spazio di realtà in cui mi muovo.

- Padre Ermes M. Ronchi -

Honthorst Gerrit van Mocking -"Il Processo a Cristo mentre si beffano di Lui "

«Un punto-chiave in cui Dio e l’uomo si differenziano è l’orgoglio: in Dio non c’è orgoglio, perché Egli è tutta la pienezza ed è tutto proteso ad amare e donare vita; in noi uomini, invece, l’orgoglio è intimamente radicato e richiede costante vigilanza e purificazione. 
Noi, che siamo piccoli, aspiriamo ad apparire grandi, ad essere i primi, 
mentre Dio, che è realmente grande, non teme di abbassarsi e di farsi ultimo. 
E la Vergine Maria è perfettamente “sintonizzata” con Dio: invochiamola con fiducia, affinché ci insegni a seguire fedelmente Gesù sulla via dell’amore e dell’umiltà».

- Papa Benedetto XVI -





Buona giornata a tutti. :-)



sabato 2 dicembre 2023

L'Angelo e la favola

 Degli angeli che calarono a frotte dal più alto dei cieli a cantare il “Gloria” sulla capanna dove nacque Gesù Bambino, uno si perse. 
Era un angelo distratto, sempre assorto nei suoi pensieri. Fu così che, quando scese sulla terra in quella notte fatale, l’angelo favolista vide, poco discosto da Betlemme, un gruppo di ragazzini che, dopo aver anch’essi fatto visita a Gesù, se ne tornavano a casa. 
Quale magnifica occasione. Sceso accanto a loro in veste di pellegrino dalla barba bianca, incominciò uno dei suoi racconti. 
Ed era l’alba quando i bambini furono costretti dalle grida delle mamme a tornare a casa, con la fantasia ed il cuore accesi da decine di meravigliose fiabe che l’anziano pellegrino aveva raccontato loro.
Il sole stava sorgendo e per Gesù iniziava la prima giornata terrestre. 
L’angelo pellegrino era in ritardo, molto in ritardo. E per di più non ricordava più, assolutamente, come si facesse a ridiventare angelo: una formula? Ma quali parole? Un pensiero chiave? Ma quale?
L’unica soluzione era andare da Gesù, chiedergli scusa e raccontargli tutto. Ma Gesù ora non era che un bimbetto in fasce, un bimbo di donna. 
E il Bimbo e la Donna, alle parole del pellegrino, non seppero proprio cosa rispondere: il Bimbo perché sorrideva soltanto e non sapeva ancora parlare; la Donna perché non conosceva che il Mistero che portava stretto al petto.
Fu così che l’angelo—pellegrino cominciò il suo girovagare terreno. 
E tanto gli piacque narrar favole ai bambini di quaggiù che il Signore, quando fu tornato nei Cieli e lo vide attorniato da bambini con gli occhi spalancati e la bocca aperta per la meraviglia, ce lo lasciò. 
Ancor oggi di tanto in tanto appare. 
E’ talmente invecchiato che la sua veste umana gli si è logorata completamente. 
Ma ben lo conoscono le mamme, quando suggerisce loro le più belle favole; ben lo conoscono i poeti, quando sussurra al loro cuore i versi più ricchi di fantasia e di colore; ed anche qualche prete, quando sente nel cuore un certo pizzicorino che lo spinge a dire — finalmente — cose meravigliose. 
Ma tutti lo conosceremo, se saremo stati buoni, nel momento del nostro volo verso il cielo. 
Quel momento buio sarà illuminato dalla Favola più bella ch’egli solo sa raccontare così bene perché così bene egli solo la conosce. 
Ci ricorderemo d’invocarlo, almeno allora?

(Riduzione da un racconto di Piero Gribaudi)













Se noi avessimo gli occhi degli Angeli nel guardare nostro Signore Gesù Cristo che è presente sull’altare e che ci guarda, come Lo ameremmo! 

 - San Giovanni Maria Vianney - Curato d’Ars - 


La pesatura delle anime. 
Lunetta della chiesa di San Biagio a Talignano (PR)

L'istante è come l'Avvento, poiché l'istante non è ancora il compimento. E se è già compiuto, perché Cristo è venuto, se l'istante porta nel suo grembo un "già", anche in questo senso è ancora attesa del compimento, o meglio, è attesa che si manifesti ciò che è già avvenuto, e che esso porta nel suo grembo.
La parola più amica dell'istante, perciò, è la parola "Avvento". E il sentimento che domina l'istante e lo fa diventare ricco di pace, carico di vigilanza e produttivo, è proprio l'attesa."

- Don Luigi Giussani - 




L’Avvento, come la Quaresima, è una stagione per la preghiera e per l’emendamento dei nostri cuori. 
Dal momento che arriva in inverno, il fuoco è un segno adatto per aiutarci a celebrare l’Avvento. 
Se Cristo sta per venire più pienamente nelle nostre vite in questo Natale, se Dio sta per incarnarsi realmente per noi, allora il fuoco dovrà essere presente nella nostra preghiera. 
Il nostro culto e la nostra devozione dovranno alimentare quel genere di fuoco nelle nostre anime che può davvero cambiare i nostri cuori. 
La nostra è una grande responsabilità per non sprecare questo tempo di Avvento.

- Edward Hays - 
Sacerdote contemplativo cattolico, Nebraska - U.S.A.



Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 30 novembre 2023

Il regalo di Babbo Natale

Babbo Natale partì dal Polo Nord il giorno della vigilia. I folletti quel dì ebbero un gran da fare per finire di preparare i giocattoli e incartarli in bei pacchettini, così da riempire la slitta. 
Finalmente partì. Il viaggio fu abbastanza movimentato e pieno di soste. In una di queste incontrò un ragazzo povero, ma entusiasta del Natale che lo aspettava con ansia. 
A Babbo Natale, quando vide la gioia negli occhi di quel bambino, gli si riempi il cuore di felicità; gli piaceva consegnare i doni soprattutto se come ricompensa riceveva allegria dai bambini. Finalmente, il Buon Vecchio dalla barba bianca, arrivò alle porte della città a bordo della sua tintinnante e scintillante slitta. 
Babbo Natale non vedeva l'ora di consegnare tutti quei regali ai bambini e di godersi la gioia dei loro visetti al momento di scartarli. Incitò le sue renne e a gran velocità entrò allegramente sotto l'arco della porta principale. Era notte fonda. 
Cominciò a vedere qualcosa di strano, non riusciva a distinguere in giro neanche un segno del Natale: non c'erano alberi addobbati, nessuna stella cometa fatta di lampadine, le vetrine erano tutte buie. Quando poi la sua slitta passò sotto le finestre della scuola elementare il suo sbalordimento fu davvero grande; non c'era niente alle finestre, neanche un piccolo disegno. Babbo Natale fu preso dallo sconforto e cominciò a pensare che si fossero dimenticati di lui, ma subito si riprese e bussò ad una porta per chiedere spiegazioni. 
Venne ad aprire un vecchio malandato che lo guardò con occhi assenti e spiegò a Babbo Natale che anche quel giorno avevano subito dei bombardamenti, perché quella città era in guerra e quindi la gente avendo paura di morire si rinchiudeva nei cunicoli più protetti e profondi. 
Per questo i bambini non andavano a scuola e si erano nascosti, e tutte le luci della città erano spente per non farsi vedere dal nemico. A queste parole Babbo Natale si rattristò moltissimo e allo stesso tempo pensò che doveva regalare un po' di felicità. Tirò fuori dal sacco un enorme mantello nero e lo distese sopra la città, coprendola tutta, per nasconderla al nemico. 
Suonò la campana e raccolse ogni abitante in piazza dove addobbò il più grosso albero di Natale, illuminò la città per intero con mille luci e distribuì tanti doni, a piccoli e grandi.

E, come per incanto, anche gli occhi delle persone tornarono a brillare!



L'albero di Natale sei tu quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita.

- Papa Francesco -



Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l'anno.

- Charles Dickens -




Tempo di Avvento ...
I doni di Gesù Cristo non ci aspettano solo in un puro “futuro” ma sono presenti già fin dentro il “presente”…

...Uno dei caratteri fondamentali dell'Avvento è "l'attendere", che è nel contempo anche uno "sperare"...
Nella sua vita, l'uomo è l'essere che attende: e che l'uomo sia un essere che attende, mai diviene così palese come nel tempo della malattia e della sofferenza. E allo stesso modo l'attendere è un fardello troppo gravoso da portare quando resta del tutto incerto se sia lecito aspettarsi qualcosa. Ma se il tempo stesso possiede un senso, se in ogni istante è racchiuso qualcosa di peculiare e che ha davvero valore, allora il presentimento di letizia per ciò che di meglio il domani recherà rende ancora più prezioso quanto è già presente, e ci conduce come un'invisibile forza attraverso il fluire del tempo.
L'Avvento cristiano ci vuole insegnare ad attendere proprio in questo modo: esso anzi è la forma specificamente cristiana dell'attendere e dello sperare. I doni di Gesù Cristo, infatti, non ci aspettano solo in un puro "futuro", ma penetrano già fin dentro il presente. Egli è presente già ora, in modo velato, e mi parla in molti modi: attraverso la sacra Scrittura, attraverso l'anno liturgico, attraverso i santi, attraverso gli innumerevoli eventi di ogni giorno, attraverso l'intera creazione...
Io posso rivolgergli la parola, posso elevargli il mio lamento e porre innanzi a lui le mie sofferenze, la mia impazienza e le mie domande, consapevole che egli è sempre lì ad ascoltarmi...

- Card. Joseph Ratzinger - 
da:  "Licht, dans uns leuchtet" 





Buona giornata a tutti. :-)



lunedì 20 novembre 2023

Che cos'è la vita

 Un caldo giorno d'estate, verso la metà della giornata, il bosco fu avvolto, da un profondo silenzio!
Gli uccelli piegarono la testa, sotto l'ala...
Tutto, riposava!
Solo il fringuello, alzò il capo, e domandò:
«Che cos'è, la vita?».
Tutti furono colpiti, da questa difficile domanda. Una rosa, che aveva appena messo fuori un bocciolo, e dispiegato un petalo, dopo l'altro, disse:
«La vita, è sbocciare!».
Una farfalla che, dal mattino, non si era fermata, e volava felice, da un fiore all'altro, assaggiando, qua, e là, disse:
«La vita, è tutta gioia, e sole!».
Una formica, che si affannava a trascinare una pagliuzza, lunga dieci volte lei, disse:
«La vita, è lavoro, e stanchezza!».
Un'ape, affaccendata a caricare nettare, da un fiore, ronzò:
«La vita, è un miscuglio di lavoro, e di piacere!».
Il discorso diventava sapiente, e la talpa, messa fuori la testa, dalla terra, disse:
«La vita, è un combattimento, nell'oscurità!».
La gazza, che vive per giocare brutti tiri, al prossimo, osservò:
«Ma che razza, di discorsi! dovremmo chiedere il parere, di persone intelligenti!».
Si accese, allora, una vivace disputa, finché fu interrogata una pioggerellina sottile, che sentenziò:
«La vita, è fatta di lacrime: nient'altro, che lacrime!».
Poco lontano, rombava il mare , le onde si alzavano, imponenti, e si abbattevano, con veemenza inaudita, contro le rocce, e gli scogli: poi, indietreggiavano, quasi, per riprendere forza, e tornare ad assalire il granito, delle rive! Anche le onde, espressero il loro parere:
«La vita, è una sempre inutile lotta, verso la libertà!».
Nel vasto cielo azzurro, un'aquila reale tracciava i suoi cerchi e, fieramente, esultò:
«La vita, è conquistare le altezze!».
Un salice flessuoso intervenne:
«La vita, è sapersi piegare, sotto le bufere!».
Cadde la notte , un gufo espresse il suo parere:
«La vita, è approfittare dell'occasione, mentre tutti gli altri dormono!».
Per un po', ci fu un grande silenzio Un giovane, che tornava a casa, a notte fonda, sbottò:
«La vita, è una continua ricerca della felicità, e una catena di delusioni!».
Finalmente, sorse una fiammeggiante aurora. Si dispiegò, in tutta la sua gloria, e disse:
«Come io, l'aurora, sono l'inizio, del giorno, che viene, così, la vita è l'inizio, dell'eternità!».
Dio ha mille anni, per fare un giorno; io ho solo un giorno, per fare qualcosa di eterno: oggi!”



 Qualunque ora lieta il dio ti abbia concesso, tu accettala con riconoscenza e non rinviare a domani le cose belle, di modo che dovunque tu sia di te si dica che sei vissuto bene.  

- Orazio -
(Epistole)


La sofferenza dell’altro costituisce un richiamo alla conversione, perché il bisogno del fratello mi ricorda la fragilità della mia vita, la mia dipendenza da Dio e dai fratelli. Se umilmente chiediamo la grazia di Dio e accettiamo i limiti delle nostre possibilità, allora confideremo nelle infinite possibilità che ha in serbo l’amore di Dio. 

- Papa Francesco - 



La volontà di Dio è verità d’amore ..

...Alla fine la gloria di Dio, la sua signoria, la sua volontà è sempre più importante e più vera che il mio pensiero e la mia volontà. Ed è questo l’essenziale nella nostra preghiera e nella nostra vita: apprendere questo ordine giusto della realtà, accettarlo intimamente; confidare in Dio e credere che Egli sta facendo la cosa giusta; che la sua volontà è la verità e l’amore; che la mia vita diventa buona se imparo ad aderire a quest’ordine. Vita, morte e risurrezione di Gesù sono per noi la garanzia che possiamo veramente fidarci di Dio. È in questo modo che si realizza il suo Regno...

- Papa Benedetto XVI - 
dalla "Omelia del 05 Aprile 2009" 




Buona giornata a tutti. :-)


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domenica 22 ottobre 2023

C'era una volta, un punto interrogativo - don Bruno Ferrero

 Era molto grazioso e, come tutti i punti interrogativi, aveva l'aria molto intelligente.
Da un po' di tempo, però, girava per il paese sconsolato, amareggiato, deluso e depresso.
Apparentemente, nessuno lo voleva più! Tutti ricorrevano, con sempre maggiore frequenza, al suo nemico acerrimo:
il punto esclamativo!
Tutti gridavano: «Avanti! Fermi! Muoviti! Togliti dai piedi!». 

Il "punto esclamativo" è tipico dei prepotenti, e oramai i prepotenti dominano il mondo. 
Anche per le strade e le vie cittadine, dove un tempo il "punto interrogativo" si sentiva un re, non c'era più nessuno che chiedeva: «Come stai?»; sostituito da: «Ehilà!».
Non c'era più nessuno che fermava l'auto, abbassava il finestrino e chiedeva: «Per favore, vado bene per Bergamo?». Ora, usavano tutti il "navigatore satellitare", che impartisce gli ordini con decisione: «Alla prima uscita, svoltare a destra!». Stanco di girovagare, si rifugiò in una famiglia. 
I bambini hanno sempre amato i punti interrogativi. Ma, anche là, trovò un padre ed un figlio adolescente, che duellavano tutto il giorno, con i punti esclamativi...
«Non mi ascolti mai!».
«Non m'importa che cosa pensi! Qui comando io!».
«Basta! Me ne vado per sempre!».
Alla fine, il padre era spossato e deluso; il figlio mortificato e scoraggiato, quindi aggressivo.
E soffrivano, perché non c'è niente di più lacerante, che essere vicini fisicamente e lontani spiritualmente.
Il punto interrogativo si appostò sotto il lampadario, ed alla prima occasione entrò in azione... 

Accigliato e con i pugni chiusi, il padre era pronto allo scontro, ma dalla sua bocca uscì un: «Che ne pensi?», che stupì anche lui.
Il figlio tacque, sorpreso. «Davvero lo vuoi sapere, papà?». Il padre annuì. Parlarono.
Alla fine, dissero quasi all'unisono: «Mi vuoi ancora bene?».
Il "punto interrogativo", felice, faceva le capriole sopra il lampadario! 

- don Bruno Ferrero - 



"No. Non c'è nessuna società perfetta, nessuna religione perfetta.
E' importante però sapere che noi intravvediamo la perfezione e che, qualche volta individualmente, qualche volta anche collettivamente, vi possiamo andare di un infinitesimo più vicini.
Noi vorremmo che la grande, assoluta felicità di cui sentiamo il desiderio ci venisse data, noi vorremmo raggiungere subito, ora, il porto luminoso della pace.
Giorno dopo giorno, in questa attesa, guardiamo sempre al domani, ma ci restano in mano solo briciole.
Io non credo che la natura, l'architetto dell'evoluzione, ci abbia messo nell'anima questo stimolo senza un senso. Esso ci costringe a creare sempre e creare migliaia, milioni, miliardi di esperienze, di esperimenti. 
La natura scopre solo attraverso una incredibile dissipazione.
Miliardi di miliardi di stelle per produrre la vita sulla terra, miliardi di uova per produrre un pesce, miliardi di miliardi di tentativi per produrre un passo in avanti.
Non siamo noi, è la natura che cerca. Se quella è la speranza, quella è la direzione. D'altra parte lo sappiamo anche noi, nella nostra vita individuale, che questo è l'unico modo di procedere. 
E' solo quando il desiderio diventa doloroso ed il presente invivibile che noi riusciamo a spezzare gli ostacoli esterni ed interni e a correre avanti. 
Il desiderio che ci brucia è veramente il fuoco della vita; il dolore è il caos primordiale da cui emerge il mondo, l'angoscia del molteplice, del diviso che tende all'unità. 
Quando, alla sera, noi sentiamo una nostalgia di non sappiamo che, è la vita che cerca la sua mèta: il giardino delle rose che è il suo destino." 

- Francesco Alberoni -
Da: L'albero della vita, ed. Garzanti


Se vuoi raggiungere la serenità, prendi la decisione di abbandonare tre cose:

1) Il bisogno di controllare tutto.
2) La necessità di essere approvati.
3) Il bisogno di giudicare gli altri.

Detto Zen



Buona giornata a tutti. :-)


sabato 5 agosto 2023

Una cosa che comincia per elle - Dino Buzzati

Arrivato al paese di Sisto e sceso alla solita locanda, dove soleva capitare due tre volte all’anno, Cristoforo Schroder, mercante in legnami, andò subito a letto, perché non si sentiva bene. Mandò poi a chiamare il medico dottor Lugosi, ch’egli conosceva da anni. Il medico venne e sembrò rimanere perplesso. Escluse che ci fossero cose gravi, si fece dare una bottiglietta di orina per esaminarla e promise di tornare il giorno stesso.

Il mattino dopo lo Schroder si sentiva molto meglio, tanto che volle alzarsi senza aspettare il dottore. In maniche di camicia stava facendosi la barba quando fu bussato all’uscio. Era il medico. Lo Schroder disse di entrare. “Sto benone stamattina” disse il mercante senza neppure voltarsi, continuando a radersi dinanzi allo specchio. ”Grazie di essere venuto, ma adesso potete andare.” “Che furia, che furia!” disse il medico, e poi fece un colpettino di tosse a esprimere un certo imbarazzo. ” Sono qui con un amico, questa mattina. ”

Lo Schroder si voltò e vide sulla soglia, di fianco al dottore, un signore sulla quarantina, solido, rossiccio in volto e piuttosto volgare, che sorrideva insinuante. Il mercante, uomo sempre soddisfatto di sé e solito a far da padrone, guardò seccato il medico con aria interrogativa.

“Un mio amico ” ripeté il Lugosi ” Don Valerio Melito. Più tardi dobbiamo andare insieme da un malato e così gli ho detto di accompagnarmi. ”

” Servitor suo ” fece lo Schroder freddamente. ” Sedete, sedete.”

” Tanto ” proseguì il medico per giustificarsi maggiormente ” oggi, a quanto pare, non c’è più bisogno di visita. Tutto bene, le orine. Solo vorrei farvi un piccolo salasso. ”

” Un salasso? E perché un salasso? ”

” Vi farà bene” spiegò il medico. ” Vi sentirete un altro, dopo. Fa sempre bene ai temperamenti sanguigni. E poi è questione di due minuti. ”

Così disse e trasse fuori dalla mantella un vasetto di vetro contenente tre sanguisughe. L’appoggiò ad un tavolo e aggiunse: ” Mettetevene una per polso. Basta tenerle ferme un momento e si attaccano subito. E vi prego, di fare da voi. Cosa volete che vi dica? Da vent’anni che faccio il medico, non sono mai stato capace di prendere in mano una sanguisuga “.

” Date qua ” disse lo Schroder con quella sua irritante aria di superiorità. Prese il vasetto, si sedette sul letto e si applicò ai polsi le due sanguisughe come se non avesse fatto altro in vita sua.

Intanto il visitatore estraneo, senza togliersi l’ampio mantello, aveva deposto sul tavolo il cappello e un pacchetto oblungo che mandò un rumore metallico. Lo Schroder notò, con un senso di vago malessere, che l’uomo si era seduto quasi sulla soglia come se gli premesse di stare lontano da lui.

” Don Valerio, voi non lo immaginate, ma vi conosce già ” disse allo Schroder il medico, sedendosi pure lui, chissà perché, vicino alla porta.

” Non mi ricordo di aver avuto l’onore ” rispose lo Schroder che, seduto sul letto, teneva le braccia abbandonate sul materasso, le palme rivolte in su, mentre le sanguisughe gli succhiavano i polsi. Aggiunse: ” Ma dite, Lugosi, piove stamattina? Non ho ancora guardato fuori. Una bella seccatura se piove, dovrò andare in giro tutto il giorno. ”

“No, non piove ” disse il medico senza dare peso alla cosa. ” Ma don Valerio vi conosce davvero, era ansioso di rivedervi. ”

” Vi dirò ” fece il Melito con voce spiacevolmente cavernosa. ” Vi dirò: non ho mai avuto l’onore di incontrarvi personalmente, ma so qualche cosa di voi che certo non immaginate. ”

” Non saprei proprio ” rispose il mercante con assoluta indifferenza.

” Tre mesi fa? ” chiese il Melito. ” Cercate di ricordare: tre mesi fa non siete passato con la vostra carrozzella per la strada del Confine vecchio? ”

” Mah, può darsi ” fece lo Schroder. ” Può darsi benissimo, ma esattamente non ricordo. ”

” Bene. E non vi ricordate allora di essere slittato a una curva, di essere andato fuori strada? ”

” Già, è vero ” ammise il mercante, fissando gelidamente la nuova e non desiderata conoscenza.

” E una ruota è andata fuori di strada e il cavallo non riusciva a rimetterla in careggiata? ”

” Proprio così. Ma, voi, dove eravate? ”

” Ah, ve lo dirò dopo ” rispose il Melito scoppiando in una risata e ammiccando al dottore. ” E allora siete sceso, ma neanche voi riuscivate a tirar su la carrozzella. Non è stato così, dite un po’? ”

” Proprio così. E pioveva che Dio la mandava. ”

” Caspita se pioveva! ” continuò don Valerio, soddisfattissimo. ” E mentre stavate a faticare, non è venuto avanti un curioso tipo, un uomo lungo, tutto nero in faccia? ”

” Mah, adesso non ricordo bene ” interruppe lo Schroder. ” Scusate, dottore, ma ce ne vuole ancora molto di queste sanguisughe? Sono già gonfie come rospi. Ne ho abbastanza io. E poi vi ho detto che ho molte cose da fare. ”

” Ancora qualche minuto! ” esortò il medico. ” Un po’ di pazienza, caro Schroder! Dopo vi sentirete un altro, vedrete. Non sono neanche le dieci, diamine, c’è tutto il tempo che volete! ”

“Non era un uomo alto, tutto nero in faccia, con uno strano cappello a cilindro? ” insisteva don Valerio. ” E non aveva una specie di campanella? Non vi ricordate che continuava a suonare? ”

” Bene: sì, mi ricordo ” rispose scortesemente lo Schroder. ” E, scusate, dove volete andare a finire? ”

” Ma niente! ” fece il Melito. ” Solo per dirvi che vi conoscevo già. E che ho buona memoria. Purtroppo quel giorno ero lontano, al di là di un fosso, ero almeno cinquecento metri distante. Ero sotto un albero a ripararmi dalla pioggia e ho potuto vedere. ”

” E chi era quell’uomo, allora? ” chiese lo Schroder con asprezza, come per far capire che se il Melito aveva qualche cosa da dire, era meglio che lo dicesse subito.

” Ah, non lo so chi fosse, esattamente, l’ho visto da lontano! Voi, piuttosto, chi credete che fosse? ”

“Un povero disgraziato, doveva essere ” disse il mercante. ” Un sordomuto pareva. Quando l’ho pregato di venire ad aiutarmi, si è messo come a mugolare, non ho capito una parola. ”

” E allora voi gli siete andato incontro, e lui si è tirato indietro, e allora voi lo avete preso per un braccio, L’avete costretto a spingere la carrozza insieme a voi. Non è cosi? Dite la verità. ”

” Che cosa c’entra questo? ” ribatté lo Schroder insospettito. ” Non gli ho fatto niente di male. Anzi, dopo gli ho dato due lire. ”

” Avete sentito? ” sussurrò a bassa voce il Melito al medico; poi, più forte, rivolto al mercante: ” Niente di male, chi lo nega? Però ammetterete che ho visto tutto “.

” Non c’è niente da agitarsi, caro Schroder ” fece il medico a questo punto vedendo che il mercante faceva una faccia cattiva. ” L’ottimo don Valerio, qui presente, è un tipo scherzoso. Voleva semplicemente sbalordirvi. ”

Il Melito si volse al dottore, assentendo col capo. Nel movimento, i lembi del mantello si dischiusero un poco e lo Schroder, che lo fissava, divenne pallido in volto.

” Scusate, don Valerio ” disse con una voce ben meno disinvolta del solito. ” Voi portate una pistola. Potevate lasciarla da basso, mi pare. Anche in questi paesi c’è l’usanza, se non mi inganno. ”

” Perdio! Scusatemi proprio! ” esclamò il Melito battendosi una mano sulla fronte a esprimere rincrescimento. ” Non so proprio come scusarmi! Me ne ero proprio dimenticato. Non la porto mai, di solito, è per questo che mi sono dimenticato. E oggi devo andare fuori in campagna a cavallo. ”

Pareva sincero, ma in realtà si tenne la pistola alla cintola; continuando a scuotere il capo. ” E dite ” aggiunse sempre rivolto allo Schroder. ” Che impressione vi ha fatto quel povero diavolo? ”

” Che impressione mi doveva fare? Un povero diavolo, un disgraziato. ”

” E quella campanella, quell’affare che continuava a suonare, non vi siete chiesto che cosa fosse? ”

” Mah ” rispose lo Schroder, controllando le parole per il presentimento di qualche insidia. ” Uno zingaro, poteva essere; per far venire gente li ho visti tante volte suonare una campana. ”

“Uno zingaro! ” gridò il Melito, mettendosi a ridere come se l’idea lo divertisse un mondo. ” Ah, L’avete creduto uno zingaro? ”

Lo Schroder si voltò verso il medico con irritazione. ” Che cosa c’è? ” chiese duramente. ” Che cosa vuol dire questo interrogatorio? Caro il mio Lugosi, questa storia non mi piace un bel niente! Spiegatevi, se volete qualcosa da me! ”

” Non agitatevi, vi prego… ” rispose il medico interdetto. ” Se volete dire che a questo vagabondo è capitato un accidente e la colpa è mia, parlate chiaro ” proseguì il mercante alzando sempre più la voce ” parlate chiaro, cari i miei signori. Vorreste dire che l’hanno ammazzato? ”

” Macché ammazzato! ” disse il Melito, sorridendo, completamente padrone della situazione ” ma che cosa vi siete messo in mente? Se vi ho disturbato mi spiace proprio. Il dottore mi ha detto: don Valerio, venite su anche voi, c’è il cavaliere Schroder. Ah lo conosco, gli ho detto io. Bene, mi ha detto lui, venite su anche voi, sarà lieto di vedervi. Mi dispiace proprio se sono riuscito importuno… ”

Il mercante si accorse di essersi lasciato portare.

” Scusate me, piuttosto, se ho perso la pazienza. Ma pareva quasi un interrogatorio in piena regola. Se c’è qualche cosa, ditela senza tanti riguardi. ”

” Ebbene ” intervenne il medico con molta cautela. ” Ebbene: c’è effettivamente qualche cosa. ”

” Una denuncia? ” chiese lo Schroder sempre più sicuro di sé, mentre cercava di riattaccarsi ai polsi le sanguisughe staccatesi durante la sfuriata di prima. ” C’è qualche sospetto contro di me? ”

” Don Valerio ” disse il medico. ” Forse è meglio che parliate voi. ”

” Bene ” cominciò il Melito. ” Sapete chi era quell’individuo che vi ha aiutato a tirar su la carrozza? ”

” Ma no, vi giuro, quante volte ve lo devo ripetere? ”

” Vi credo ” disse il Melito. ” Vi domando solo se immaginate chi fosse. ”

” Non so, uno zingaro, ho pensato, un vagabondo… ”

” No. Non era uno zingaro. O, se lo era stato una volta, non lo era più. Quell’uomo, per dirvelo chiaro, è una cosa che comincia per elle. ”

” Una cosa che comincia per elle? ” ripeté meccanicamente lo Schroder, cercando nella memoria, e un’ombra di apprensione gli si era distesa sul volto.

” Già. Comincia per elle ” confermò il Melito con un malizioso sorriso.

” Un ladro? volete dire? ” fece il mercante illuminandosi in volto per la sicurezza di aver indovinato.

Don Valerio scoppiò in una risata: ” Ah, un ladro! Buona davvero questa! Avevate ragione, dottore: una persona piena di spirito, il cavaliere Schroder! “. In quel momento si sentì fuori della finestra il rumore della pioggia.

” Vi saluto ” disse il mercante recisamente, togliendosi le due sanguisughe e rimettendole nel vasetto. ” Adesso piove. Io me ne devo andare, se no faccio tardi. ”

” Una cosa che comincia per elle ” insistette il Melito alzandosi anche lui in piedi e manovrando qualcosa sotto l’ampia mantella.

” Non so, vi dico. Gli indovinelli non sono per me. Decidetevi, se avete qualche cosa da dirmi… Una cosa che comincia per elle?… Un lanzichenecco forse?… ” aggiunse in tono di beffa.

Il Melito e il dottore, in piedi, si erano accostati l’un l’altro, appoggiando le schiene all’uscio. Nessuno dei due ora sorrideva più.

” Né un ladro né un lanzichenecco ” disse lentamente il Melito. ” Un lebbroso, era. ”

Il mercante guardò i due uomini, pallido come un morto. ” Ebbene? E se anche fosse stato un lebbroso? ”

” Lo era purtroppo di certo ” disse il medico, cercando pavidamente di ripararsi dietro le spalle di Don Valerio

” E adesso lo siete anche voi. ”

” Basta! ” urlò il mercante tremando per l’ira. ” Fuori di qua! Questi scherzi non mi vanno. Fuori di qua tutti e due! ” Allora il Melito insinuò fuori del mantello una canna della pistola.

” Sono l’alcade, caro signore. Calmatevi, vi torna conto. ”

” Vi farò vedere io chi sono! ” urlava lo Schroder. ” Che cosa vorreste farmi, adesso? ”

Il Melito scrutava lo Schroder, pronto a prevenire un eventuale attacco. ” In quel pacchetto c’è la vostra campanella ” rispose. ” Uscirete immediatamente di qui e continuerete a suonarla, fino a che sarete uscito fuori del paese, e poi ancora, fino a che non sarete uscito dal regno. ”

” Ve la farò vedere io la campanella! ” ribatté lo Schroder, e tentava ancora di gridare ma la voce gli si era spenta in gola, l’orrore della rivelazione gli aveva agghiacciato il cuore. Finalmente capiva: il dottore, visitandolo il giorno prima, aveva avuto un sospetto ed era andato ad avvertire l’alcade. L’alcade per caso lo aveva visto afferrare per un braccio, tre mesi prima, un lebbroso di passaggio, ed ora lui, Schroder, era condannato. La storia delle sanguisughe era servita per guadagnar tempo. Disse ancora: ” Me ne vado senza bisogno dei vostri ordini, canaglie, vi farò vedere, vi farò vedere… ”

” Mettetevi la giacca ” ordinò il Melito, il suo volto essendosi illuminato di una diabolica compiacenza. ” La giacca, e poi fuori immediatamente. ”

” Aspetterete che prenda le mie robe ” disse lo Schroder, oh quanto meno fiero di un tempo. ” Appena ho impacchettato le mie robe me ne vado, statene pur sicuri. ”

” Le vostre robe devono essere bruciate ” avvertì sogghignando l’alcade. ” La campanella prenderete, e basta. ”

” Le mie robe almeno! ” esclamò lo Schroder, fino allora così soddisfatto e intrepido; e supplicava il magistrato come un bambino. ” I miei vestiti, i miei soldi, me li lascerete almeno! ”

” La giacca, la mantella, e basta. L’altro deve essere bruciato. Per la carrozza e il cavallo si è già provveduto. ”

” Come? Che cosa volete dire? ” balbettò il mercante.

” Carrozza e cavallo sono stati bruciati, come ordina la legge ” rispose l’alcade, godendo della sua disperazione.

“Non vi immaginerete che un lebbroso se ne vada in giro in carrozzella, no?” E diede in una triviale risata. Poi, brutalmente: ” Fuori! fuori di qua! ” urlava allo Schroder. “Non immaginerai che stia qui delle ore a discutere? Fuori immediatamente cane! ”

Lo Schroder tremava tutto, grande e grosso com’era, quando uscì dalla camera, sotto la canna puntata della pistola, la mascella cadente, lo sguardo inebetito.

” La campana! ” gli gridò ancora il Melito facendolo sobbalzare; e gli sbatté dinanzi, per terra, il pacchetto misterioso, che diede una risonanza metallica. ” Tirala fuori, e legatela al collo. ”

Si chinò lo Schroder, con la fatica di un vecchio cadente raccolse il pacchetto, spiegò lentamente gli spaghi, trasse fuori dell’involto una campanella di rame, col manico di legno tornito, nuova fiammante. ” Al collo! ” gli urlò il Melito. ” Se non ti sbrighi, perdio, ti sparo! ”

Le mani dello Schroder erano scosse da un tremito e non era facile eseguire l’ordine dell’alcade. Pure il mercante riuscì a passarsi attorno al collo la cinghia attaccata alla campanella, che gli pendette così sul ventre, risuonando ad ogni movimento.

“Prendila in mano, scuotila, perdio! Sarai buono, no? Un marcantonio come te. Va’ che bel lebbroso! ” infierì don Valerio, mentre il medico si tirava in un angolo, sbalordito dalla scena ripugnante.

Lo Schroder con passi da infermo cominciò a scendere le scale. Dondolava la testa da una parte e dall’altra come certi cretini che si incontrano lungo le grandi strade. Dopo due gradini si voltò cercando il medico e lo fissò lungamente negli occhi.

” La colpa non è mia! ” balbettò il dottor Lugosi. “è stata una disgrazia, una grande disgrazia! ”

” Avanti, avanti! ” incitava intanto l’alcade come a una bestia. ” Scuoti la campanella, ti dico, la gente deve sapere che arrivi! ”

Lo Schroder riprese a scendere le scale. Poco dopo egli comparve sulla porta della locanda e si avviò lentamente attraverso la piazza. Decine e decine di persone facevano ala al suo passaggio, ritraendosi indietro man mano che lui si avvicinava. La piazza era grande, lunga da attraversare. Con gesto rigido egli ora scuoteva la campanella che dava un suono limpido e festoso; den, den, faceva.

(Dino Buzzati)

riduzione da: "La boutique del mistero", ed. Mondadori, Milano


Buona giornata a tutti :-)