Oro, incenso. Mirra anche. Furono tra le prime cose che vide, venendo alla luce. Non che gli importasse granché delle ricchezze: in seguito l'ebbe a dimostrare. Doveva comunque essere uno spettacolo da perderci gli occhi.
Il luccichio dei doni traboccanti dalle consunte bisacce da viaggio, contrapposto all'estrema frugalità del ricovero ove era nato. Gli effluvi stordenti delle resine aromatiche, spandendosi, andavano a mescolarsi con l'odore secco e pronunciato dello stallatico.
Non di meno l'omaggio più gradito e inatteso fu certo la devozione che quegli uomini ricchi e distinti dimostrarono per il Neonato.
Chissà lo sgomento provato da Maria e Giuseppe. Abituati com'erano all'unica
compagnia dei pastori, si trovarono quei signori sontuosamente vestiti, chini
in adorazione del Bambino.
Si dice fossero sapienti venuti da oriente: stranieri dunque. Scrutando il cielo, o forse dentro se stessi, videro una stella che tracciò loro la via. A noi, che sperimentiamo tempi di soluzioni facili e di frastuoni diffusi, piace pensare fosse una stella grande. Enorme, con la coda pure. Dimentichi che il rapporto autentico con Dio può instaurarsi e maturare solo nel silenzio di un cuore disposto a sentirne il potente sussurro.
Nel deserto, luogo privo di inutili
echi, radunò il Signore il popolo eletto per manifestare la Sua volontà. Sempre
in luoghi solitari si sarebbe ritirato Gesù, per pregare il Padre.
Con
o senza l'aiuto degli astri, ma sicuramente con la promessa di Dio nel
cuore, i Magi intrapresero il
lungo e faticoso cammino. Solo chi lo desidera con passione, giunge a vedere il
volto di Cristo.
- Kociss Fava -
I doni dei Re Magi custodiscono in sé una simbologia molto profonda, che
racchiude nientemeno che il mistero della duplice natura di Gesù, Uomo e Dio.
Nei secoli
molti teologi hanno cercato di individuare il vero significato simbolico dei
doni dei Re Magi. Alcuni hanno scritto che l’oro simboleggia la fede, l’incenso
la santità, la mirra la passione.
Per altri i
tre doni coincidono con le tre virtù teologali: l’oro è la carità, l’incenso la
fede, la mirra la libera volontà.
L’incenso, offerto da Gaspare, il più giovane del Re Magi, è una resina
ricavata dalla corteccia delle piante della famiglia delle Burseraceae,
chiamata anche “gomma di olibano” o olibano.
Il fumo che
saliva dall’incenso bruciato era considerato un’offerta gradita agli dei e
favoriva la meditazione e la purificazione.
La mirra, o incenso di mirra, portata in dono da Baldassarre, è anch'essa
una resina. Il termine “mirra” deriva dalla parola semitica murr che vuol dire
“amaro”.
Fin
dall’antichità la mirra era conosciuta e apprezzata per le sue proprietà
antisettiche e antibatteriche. Veniva usata soprattutto allo stato liquido, o
in polvere, mescolata con olio e balsami.