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sabato 31 agosto 2013

Il Narratore - Jairo Aníbal Niño -


Il tiranno venne un giorno a sapere che tra le montagne viveva un formidabile cantastorie e ordinò al suo ministro della guerra di catturarlo.
I soldati lo acchiapparono mentre navigava su una zattera di giunchi odorosi in un lago color della notte.
Lo condussero in catene al palazzo. Il despota osservò con minuziosa attenzione le sue mani callose, la sua pelle brunita, le sue larghe e forti spalle. Quando lo guardò negli occhi, l'autocrate si sentì turbato. In quello sguardo scoprì qualcosa di simile a un nuotatore dorato e bronzeo nell'acqua della pupilla. 

Ordinò allora all'uomo che raccontasse una storia. Il narratore, minacciato dalle guardie armate, disse con una voce dura da uomo di mare: "Non si può raccontare nessun racconto quando si è incatenati".
Il tiranno fece un cenno con la testa e l'uomo fu liberato dai ferri.
"Racconterò una storia delle terre calde", annunciò il narratore.
Quando cominciò a parlare del viaggio di Fátima Montes e Pedro María Valiente verso il posto dove cresceva il cespuglio dell'allegria, allo scopo di raccogliere i suoi semi e spargere la sua musica e il suo aroma per ogni recesso della fangosa palude, il grande salone del palazzo si trasformò in un luogo in cui scorreva un fiume navigabile e i presenti videro i personaggi della favola viaggiare sotto un cielo d'aironi fino a giungere in un luogo dove s'accamparono, nelle vicinanze di un boschetto d'alberi di guayaba, accanto a delle rosse e succose pere, e s'inumidirono le labbra con la generosa dolcezza delle amarene. Fátima e Pedro stesero una tovaglia bianca sull'erba e apparvero i fiocchi delle focaccine di manioca e come una pioggia d'oro le palline delle uova dei pesci del fiume. Dopo mangiato, Fátima cantò la romanza del povero che s'era innamorato di una principessa molto ricca e molto bella. Triste e adirato per il disprezzo e le crudeltà della nobildonna, una notte in cui la luna si mutò nella pupilla di un cavallo magico, il povero immerse il ritratto della principessa in un bicchiere di vino e se la bevve. In quel preciso istante lei si liquefece nei suoi appartamenti del palazzo e dovette continuare a navigare nelle viscere del povero per tutta la vita. Quando terminò la melodia, nel salone sorse la pelle di fiore di Fátima Montes e s'intravvidero i suoi occhi d'un nero incandescente, mentre serena e tranquilla si coricava accanto al suo amante sulla sabbia del tropico.
Poi scese la notte sul fiume, cedendo il passo a un gigantesco giaguaro farfalla con fattezze umane che avanzava verso la corrente per abbeverarsi. Il giaguaro restò inebetito a guardare il corpo nudo della ragazza, sentì una pioggerella dolce suoi suoi occhi celesti e stupefatto volle palpare il meraviglioso eccitamento che avvertiva per la prima volta nella parte più oscura del petto. Con le sue unghie d'acciaio si fece un taglio profondo e, mentre sveniva, il cuore insanguinato gli galoppava tra gli artigli.
Il despota, affascinato dall'abilità del narratore nel convertire in vita le parole e spinto dalla sua grande cupidigia, esclamò: "Adesso ti ordino di raccontare la storia delle miniere del re Salomone".
L'uomo disse: "Non si può mai lasciare una narrazione a metà. Prima bisogna finire questo racconto".
Il tiranno sguainò la spada e grugnì: "E va bene. Finiscilo. Ma alla svelta".
Il cantastorie replicò: "Lo concluderò e avrà un lieto fine".
Il narratore parlò allora delle battaglie che sostennero Fátima e Pedro contro le colombe di vetro che cavano gli occhi agli uomini per alimentarsi con tutte le figure da essi viste durante la vita, che se ne stanno acquattate nel centro della pupilla, e narrò l'incontro con il fiore canterino e le interminabili notti d'attesa tenendosi ben stretti lungo tutto l'orlo del mondo, fino al giorno in cui giunsero a un cascinale illuminato e lì, in un patio verdemare, trovarono il cespuglio dell'allegria.
Il narratore lasciò che i suoi carcerieri, attratti dalla ingioiellata presenza del cespuglio dell'allegria, entrassero poco a poco nel racconto. 

Quando si erano ormai addentrati per varie miglia verso il centro del racconto, il cantastorie esclamò: "Fátima Montes e Pedro María Valiente raccolsero i semi che brillavano nelle loro mani come diamanti e non si resero conto che i loro nemici stavano lentamente stringendo l'accerchiamento fatale. All'improvviso, da uno dei semi scaturì una luce che andò crescendo fino a trasformarsi in in un tapiro gigantesco che sprizzava fiamme dalla proboscide e che si scagliò, in difesa di Fátima e Pedro, contro i loro avversari, distruggendoli".
Il cantastorie scorse, in mezzo all'immensa nuvola di polvere del palazzo abbattuto, il tiranno e i suoi sgherri carbonizzati e disse: "Il racconto è finito".
Guardò il cielo stellato, sorrise e si mise in cammino verso le montagne.

(Jairo Aníbal Niño)
Fonte:  "Preguntario", 1998




Una cultura diventa dominante quando il suo contenuto è così sistematicamente veicolato dai mezzi di comunicazione che non è possibile che, per una veloce osmosi, non giunga ad informare inconsapevolmente la mentalità comune.

(Luigi Giussani - Un avvenimento di vita )





Non ci si accorge mai abbastanza presto di quanto non si è indispensabili per il mondo. Che persone importanti crediamo di essere! Immaginiamo di essere i soli ad animare la sfera in cui operiamo; pensiamo che, assenti noi, si fermi ogni cosa: vita, nutrimento e respiro; e non ci accorgiamo che la lacuna che lasciamo si colma molto in fretta, anzi spesso non diventa che il luogo per qualcosa, se non di migliore, per lo meno di più gradevole.

Johann Wolfgang Goethe



Il Vangelo non autorizza affatto l’uso della forza per diffondere la fede. E’ proprio il contrario: la vera forza del cristiano è la forza della verità e dell’amore, che comporta rinunciare ad ogni violenza.
Fede e violenza sono incompatibili!
Fede e violenza sono incompatibili!
Invece fede e fortezza vanno insieme, Il cristiano non è violento, ma è forte. E con che fortezza? Quella della mitezza, la forza della mitezza, la forza dell’amore”.
(Angelus del 18 agosto 2013)




Preghiera della sera


Eterno Padre, io vi offro oggi tutte le virtù, gli atti,
gli affetti del Cuore del vostro caro Gesù.
Accettateli per me e per i suoi meriti;
concedetemi quelle grazie che Gesù vi domanda per me.
Con questi meriti io vi ringrazio di tante misericordie usatemi.
Con questi soddisfo quello che vi debbo per i miei peccati.
Per questi spero ogni grazia da voi, il perdono, la perseveranza, il paradiso,
e sopra tutto il sommo dono del vostro puro amore.
Vedo già che sono io che a tutto pongo impedimento,
ma a ciò ancora voi rimediate.
Io vi prego per amore di Gesù Cristo il quale ha promesso:
 Si quid petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis.
Dunque non me lo potete negare. Signore, io non voglio che amarvi,
che donarmi a voi intieramente, 
e non vedermi più ingrato come sono stato sinora.
Guardatemi ed esauditemi;
fate che oggi sia il giorno ch'io tutto mi converta a voi,
per non lasciare mai più d'amarvi.
V'amo, mio Dio, v'amo, bontà infinita;
v'amo, mio amore, mio paradiso, mio bene, mia vita, mio tutto.
Gesù mio, tutto mio; voi mi volete, io vi voglio.

(Sant’Alfonso Maria de Liguori)



Buona giornata a tutti. :-)

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martedì 2 luglio 2013

Dio non ti chiederà........

Dio non ti chiederà che modello di auto usavi…
ti chiederà a quanta gente hai dato un passaggio.

Dio non ti chiederà i metri quadrati della tua casa…
ti chiederà quanta gente hai ospitato.

Dio non ti chiederà la marca dei vestiti nel tuo armadio…
ti chiederà quanta gente hai aiutato a vestirsi.

Dio non ti chiederà quanto era alto il tuo stipendio…
ti chiederà se hai venduto la tua coscienza per ottenerlo.

Dio non ti chiederà qual era il tuo titolo di studio…
ti chiederà se hai fatto il tuo lavoro al meglio delle tue capacità.

Dio non ti chiederà quanti amici avevi…
ti chiederà quanta gente ti considerava suo amico.

Dio non ti chiederà in che quartiere vivevi…
ti chiederà come trattavi i tuoi vicini.

Dio non ti chiederà il colore della tua pelle…
ti chiederà la purezza della tua anima.

Dio non ti chiederà perché hai tardato tanto a cercare la salvezza…
ti porterà con amore alla tua casa in Cielo, e non alle porte dell’ Inferno.


Dio pensa in un modo diverso da noi.




Allo stesso modo in cui un giardiniere coltiva il proprio terreno, togliendo l’erba gramigna e piantando i fiori e i frutti di cui ha bisogno, così un uomo può curare il giardino della sua mente, ripulendolo da tutti i pensieri negativi, inutili e impuri e coltivando amorevolmente i fiori e i frutti dei pensieri positivi, utili e puri.

- James Allen -




Noi buttiamo sempre fuori la spazzatura, ma per il nostro mondo, il fuori non esiste.
Per questo stiamo facendo del mondo un bidone immenso di rifiuti.



Finché ci sarà un uomo che dorme per la strada, quando il pianeta avrebbe risorse per ognuno, sarà la dimostrazione lampante che qualsiasi governo è fallimentare






“Niente è più farisaico dello stracciarsi le vesti per un dovere compiuto in vista di un premio, niente è più schiavizzante del cosiddetto dovere per il dovere.

La coincidenza del dovere con la felicità è la cosa più concreta che, sia pure per approssimazioni, la natura ci insinui”. 

- Luigi Giussani -



Preghiera della sera

E' buio dentro di me, 
ma presso di te c'è luce. 

Sono solo, 
ma tu non mi abbandoni. 

Sono impaurito, 
ma presso di te c'è aiuto. 

Sono inquieto, 
ma presso di te c'è pace. 

In me c'è amarezza, 
ma presso di te c'è pazienza. 

Io non comprendo le tue vie, 
ma tu conosci la mia via.


(Dietrich Bonhoeffer)















giovedì 27 giugno 2013

Note sulla tristezza - Don Luigi Giussani -

«La tristezza è una nota inevitabile e significativa della vita, perché nella vita, in ogni suo momento tu hai la percezione di qualcosa che ancora ti manca; la tristezza è un’assenza sofferta. 
Che cosa rende buona la tristezza? 
Riconoscerla come strumento significativo del disegno di Dio. 
Il disegno di Dio implica questo: che la vita sia sempre, in qualsiasi caso … soggetta alla percezione di qualcosa che manca. 
Ed è provvidenziale questo … 
Che la vita sia triste è l’argomento più affascinante per farci capire che il nostro destino è qualcosa di più grande, è il mistero più grande. 
E quando questo mistero ci viene incontro diventando un uomo, allora questo fascino diventa cento volte più grande. 
Non ti toglie la tristezza, perché il modo con cui Dio diventa uomo è tale che l’hai senza averlo, l’hai già e non l’hai ancora. … 
Non lo vediamo – io non vedo Lui come vedo te – , so che Lui è qui perché ci sei tu, perché ci siamo noi …

La tristezza è la condizione che Dio ha collocato nel cuore dell’esistenza umana, perché l’uomo non si illuda mai tranquillamente che quello che ha gli può bastare. 
La tristezza è parte integrante, non della natura del destino dell’uomo, ma dell’esistenza dell’uomo, cioè del cammino al destino, ed è presente ad ogni passo. Quanto più questo passo è bello per te, quanto più è incantevole per te, quanto più è tuo, tanto più capisci che ti manca quello che più aspetti».

(Luigi Giussani, Si può vivere così?, p. 338)



Il cammino del Signore è semplice come quello di Giovanni e Andrea, di Simone e Filippo, che hanno cominciato ad andare dietro a Cristo: per curiosità e desiderio. 
Non c'è altra strada, al fondo, oltre questa curiosità desiderosa destata dal presentimento del vero.
(da Alla ricerca del volto umano, Rizzoli)




“Non solo la terra è stata data da Dio all’uomo, che deve usarla rispettando l’intenzione originaria di bene, secondo la quale gli è stata donata; ma l’uomo è stato donato a se stesso da Dio e deve, perciò, rispettare la struttura naturale e morale, di cui è stato dotato”. 

Beato Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Centesimus annus




Chiediamo oggi al Signore Gesù che ci dia questa grazia di non immischiarci mai nella vita degli altri, di non diventare cristiani di buone maniere e cattive abitudini, di seguire Gesù, di andare dietro Gesù, sulla sua strada. E questo basta!”.

Papa Francesco Omelia Santa Marta, 18 Maggio 2013



Preghiera per la sera

Mi addormenterò nella pace,
il tuo sangue vegli su di me;
all' anima che hai plasmato secondo la tua immagine, 
concedi la libertà.


Posa la mano sul corpo che hai impastato,
e le tue misericordie siano per lui come mura di difesa
e come un potente scudo.


Quando il corpo si riposerà
la tua forza lo protegga,
il mio riposo sia davanti a te,
come profumo d'incenso.


Il Maligno non si avvicini al mio giaciglio,
per l'intercessione di tua Madre,
e per il tuo sacrificio per noi;
allontana il demone della paura che mi nuoce.



Buona giornata a tutti. :-)

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mercoledì 1 maggio 2013

Riparami Signore - Eric Pearlman -


Riparami, Signore.
Come si ripara
un motore in avaria,
una radio muta,
un vetro frantumato.
Riparami, perché in me
c’è qualcosa che non funziona.
C’è un difetto di fabbricazione
che mi rende
incomprensibile a me stesso.
Io non faccio quello che voglio
ma quello che detesto.
In me c'è in me il desiderio
di fare il bene
ma mi manca la capacità
di metterlo in pratica
e ad ogni ostacolo
scivolo e frano a terra.
Di fronte al male
la mia volontà si scioglie.
Vorrei essere acqua
e divento fango,
vorrei esser cielo
e divento fumo.
Non compio il bene che voglio
ma il male che non voglio.
Perché, Signore?
Chi manovra i fili
della mia vita?
Quando voglio fare il bene,
il male è accanto a me.
Ti dico di sì,
e un attimo dopo
ti volto le spalle.
Voglio la pace
e sono guerra.
Chi mi liberà da questa schiavitù?
Portami in braccio.
Di più.
Riparami dal di dentro.
Di più.
Rimettimi a nuovo.
Per essere me,
come tu mi hai pensato.


(Eric Pearlman)




"Abbiamo la pazienza del tempo, non un’impazienza irritata o scandalizzata perché le parole non danno immediatamente, non esprimono immediatamente il loro significato o, come è stato detto e citato, non ci lasciano innamorati dell’Infinito. Il tempo che passa ci farà innamorati dell’Infinito in ogni cosa finita in cui noi ci imbatteremo!

Dobbiamo chiedere alla Madonna la grazia di essere parte della sua maternità, perché per questo siamo fatti e questa è la scoperta che forse abbiamo compiuto nei raduni di quest’anno; la scoperta che la vita ci è data, ci è richiamata, la vita ci è data perché fossimo richiamati a questo grande fatto: un bambino appena concepito sta nel cuore di sua madre." 


- Luigi Giussani - 


“Cari giovani, lasciatevi condurre dalla forza dell’amore di Dio, lasciate che questo amore vinca la tendenza a chiudersi nel proprio mondo, nei propri problemi, nelle proprie abitudini; abbiate il coraggio di “partire” da voi stessi per “andare” verso gli altri e guidarli all’incontro con Dio.”

- Messaggio di papa Benedetto XVI per la 28^ Giornata Mondiale della Gioventù -




‎... ci sono momenti... che non vuoi la compagnia... 
nemmeno della tua ombra...

Oggi è la festa di San Giuseppe lavoratore  
e primo giorno del mese di maggio dedicato alla Vergine Maria



Fioretto

Oggi, in onore della Madonna e di San Giuseppe, sposo castissimo della Beata Vergine e protettore dei lavoratori, quello che facciamo a livello di lavoro materiale, spirituale, culturale e di qualsiasi altro genere, facciamo per amore di Dio e per servire disinteressatamente i fratelli, senza attenderci alcuna ricompensa. Un tempo della nostra giornata dedichiamo agli altri senza attenderci compensi e premi.


Buona giornata a tutti :-) 

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giovedì 7 marzo 2013

“Atto solenne di preparazione per morire santamente” dalle opere di S. Alfonso de’ Liguori

Mio Dio, essendo certa la mia morte, e non sapendo quando sarà, intendo da ora di prepararmi a quella, che è il momento più bello della vita di un cristiano perché attua l’incontro definitivo con Cristo Amore; e perciò affermo di credere quanto crede la S. Chiesa, e specialmente il mistero della SS. Trinità, l'Incarnazione e Morte di Gesu-Cristo, il paradiso e l'inferno, perché tutto l'avete rivelato Voi che siete la stessa Verità. Io merito mille inferni, ma spero dalla vostra pietà per i meriti di Gesu-Cristo il perdono, la perseveranza finale e la gloria gioiosa del paradiso. 

Vi benedico per quanto mi avete donato finora e per quanto volete donarmi. 

Affermo che v'amo sopra tutte le cose, perché siete un bene infinito; e perché v'amo, mi pento sopra ogni male di tutte le offese che vi ho fatte, e propongo prima morire e perdere tutto piuttosto che più offendervi. 

Vi prego a levarmi la vita e tutto quello che ho piuttosto che permettere ch'io v'abbia da perdere con un altro peccato.

Vi ringrazio, Gesù mio, di tutte le pene che avete patite per me, e di tante misericordie che mi avete usate, dopo che vi ho tanto offeso. 

Amato mio Signore, mi rallegro che siete infinitamente beato. 

Godo che siete amato da tante anime in cielo ed in terra. 

Vorrei che tutti vi conoscessero e vi amassero. 

Affermo che qualunque persona m'avesse offeso, io la perdono per amor vostro, o Gesù mio; e vi prego a farle bene fin d’ora. 

Affermo che desidero in vita ed in morte i SS. Sacramenti; ed intendo da ora di cercare l'assoluzione delle mie colpe, quando in morte non potrò darne segno. 

Accetto con pace la mia morte e tutti i dolori che l'accompagneranno, in unione della morte e dolori, che patì Gesù sulla croce. Ed accetto, mio Dio, tutte le pene e tribolazioni, che prima di morire mi verranno dalle vostre mani. 

Fate di me e di tutte le cose mie tutto quel che vi piace. 

Datemi il vostro amore e la santa perseveranza, e niente più vi domando. 

Madre mia Maria, assistetemi sempre, ma specialmente nella mia morte; e frattanto aiutatemi a conservarmi in grazia di Dio. Voi siete la speranza mia. 
Sotto il vostro manto voglio vivere e morire. 

S. Giuseppe, S. Michele Arcangelo, Angelo mio Custode, soccorretemi sempre, ma soprattutto nell'ora della mia morte. E voi mio caro Gesù, voi che per ottenere a me una buona morte, avete voluto fare una morte così amara, non m'abbandonate allora. 

Io da ora a Voi m'abbraccio, per morire abbracciato con Voi. 

Io merito l'inferno, ma mi abbandono alla vostra misericordia, sperando nel sangue vostro di morire nella vostra amicizia e di ricevere da Voi la benedizione, nella prima volta che vi vedrò da misericordioso giudice mio. Nelle vostre mani impiagate per mio amore raccomando l'anima mia. 
In Voi spero di non essere allora condannato all'inferno e di essere ammesso alla gloria e alla gioia del Paradiso. «In te, Signore , ho sperato, non sia confuso in eterno». 

Vedo già che la causa delle mie cadute è stata il non ricorrere a voi, quando io ero tentato, a domandarvi la santa perseveranza. 

Per l'avvenire propongo fermamente di raccomandarmi sempre a voi, e specialmente quando mi vedrò in pericolo di ritornare ad offendervi. 

Propongo di ricorrere sempre alla vostra misericordia, invocando sempre i Ss. Nomi di Gesù e di Maria: sicuro che pregando non lascerete voi allora di darmi la forza ch'io non ho di resistere a' miei nemici. 

O Maria, Madre ottenetemi la grazia di raccomandarmi in tutt'i miei bisogni e per sempre al vostro Figlio, ed a voi. 

O Signore Gesù aiutatemi sempre, e specialmente nella mia morte; fate ch'io spiri amandovi, sicché l'ultimo respiro della mia vita sia un atto d'amore, che mi trasporti da questa terra ad amarvi in eterno nella gioia del paradiso. 

Gesù, Giuseppe, e Maria, assistetemi nella mia agonia. 
Gesù, Giuseppe, e Maria, a voi mi dono, e voi ricevete in quel punto l'anima mia.

(dalle opere di S. Alfonso de’ Liguori)



Albrecht Altdorfer (1480-1538), Gesù benedicente

Veni Sancte Spiritus. Veni per Mariam


"Ripetete questa formula tutti i giorni, tutte le ore, quando il Signore vi sceglie per farsi sentire: è un momento in cui tutto si ricollega e riconquista, tutto si rende misteriosamente una cosa sola e bella." 

- Luigi Giussani - 



“I miracoli della storia umana sono quelli in cui Dio ha parlato agli uomini. 
Per i cristiani, il miracolo supremo è la Resurrezione. 
Accadde qualcosa a quei pochi che conoscevano Gesù che li portò a credere che Gesù era ancora vivo, con una tale intensità e convinzione che questa fede rimane la base della Chiesa di Cristo duemila anni dopo”. 

(Nevill Francis Mott, Nobel per la fisica, da “Margenau and Varghese”).


Preghiera per la sera

Accogli, o Padre buono,
il canto dei fedeli
nel giorno che declina.

Tu al sorger della luce
ci chiamasti al lavoro
nella mistica vigna;

or che il sole tramonta,
largisci agli operai
la mercede promessa.

Da' ristoro alle membra
e diffondi nei cuori
la pace del tuo Spirito.

La tua grazia sia pegno
della gioia perfetta
nella gloria dei santi.

A te sia lode, o Padre,
al Figlio e al Santo Spirito
nei secoli dei secoli. Amen







venerdì 19 ottobre 2012

Preghiera per implorare una Grazia da don Giussani


 O Padre Misericordioso, Ti ringraziamo
di aver donato alla Tua Chiesa e al mondo
il Servo di Dio don Luigi Giussani.
Egli, con la sua vita appassionata,
ci ha insegnato a conoscere e amare
Gesù Cristo presente qui ed ora,
a chiederGli con umile certezza che
«l’inizio di ogni giornata sia un sì al Signore
che ci abbraccia e rende fertile
il terreno del nostro cuore
per il compiersi della Sua opera nel mondo,
che è la vittoria sulla morte e sul male».
Concedici, o Padre,
per l’intercessione di don Giussani,
secondo la Tua volontà,
la grazia che imploriamo,
nella speranza che egli
sia presto annoverato tra i Tuoi santi.
Per Cristo, nostro Signore. Amen
Veni Sancte Spiritus.
Veni per Mariam
 
Postulazione della causa:
segreteriapostulazione@luigigiussani.org
Via Porpora 127 – 20131 Milano (Italia)
Imprimatur in Curia Arch.
Mediolanensi, 13 aprile 2012
Angelo Mascheroni
Per rispondere a un’esigenza scaturita nella vita di tante persone a seguito della richiesta di introduzione della causa di beatificazione di don Giussani, e cioè quella di poterne invocare l’intercessione in modo ordinato e corrispondente alla vera natura del suo carisma, la Fraternità ha chiesto e ottenuto dall’autorità ecclesiastica competente l’approvazione di una invocazione, destinata – attenzione! – alla devozione privata, la sola ammessa dalla Chiesa nei confronti di un Servo di Dio, qual è ora don Giussani.
Vi raccomandiamo vivamente di evitare la composizione e la diffusione di altre forme di invocazione.
La Fraternità disapprova qualsiasi altra iniziativa.
(don Julián Carrón)
 
 
 

La sepoltura attuale è quella che accoglie le spoglie del fondatore di Comunione e Liberazione dopo che il Famedio non solo si è rivelato inadatto a ospitare il pellegrinaggio continuo di devoti, ciellini e semplici fedeli, ma è stato anche – la notte dell’8 giugno 2006 – teatro della profanazione della tomba del fondatore di don Giussani. I ladri hanno rubato gli ex voto in argento deposti davanti alla tomba. Per questo il comune ha concesso a Comunione e Liberazione uno spazio apposito. Una tomba dalle pareti trasparenti, con un enorme blocco di pietra atto contenere la bara di don Giussani.
“Oh Madonna, tu sei la sicurezza della nostra speranza” è il motto che accoglie i visitatori.
Qui la gente viene a pregare e lascia le sue intenzioni di preghiera, testimonianze, messaggi.
E’ durante i fine settimana che la tomba riceve le visite più numerose, anche con gruppi di fedeli che arrivano dall’estero. Vengono a ringraziare don Giussani per un’intercessione oppure a chiedere un aiuto per un male fisico, o per chiedere la fede per se o per un figlio. Vengono a mettersi sotto la sua protezione
 
«Noi siamo in un tale degrado universale che non esiste più niente di ricettivo del cristianesimo se non la brutta realtà creaturale.
Perciò è il momento degli inizi del cristianesimo, è il momento in cui il cristianesimo sorge, è il momento della resurrezione del cristianesimo.
E la resurrezione del cristianesimo ha un grande unico strumento. Che cosa? Il miracolo. È il tempo del miracolo.
Bisogna dire alla gente di invocare i santi perché sono stati fatti per questo». 
(Don Luigi Giussani)
 

mercoledì 26 ottobre 2011

Fontana vivace di speranza – don Luigi Giussani -

Maria, fra tutte le genti dell’universo
sei una sorgente permanente della speranza.
“Tu sei di speranza fontana vivace”:
la speranza è l’unica stazione
in cui il grande treno dell’Eterno
si ferma un istante.

Senza speranza, infatti,
non esiste possibilità di vita.

La vita dell’uomo è la speranza.

Maria, dentro i padiglioni dell’universo,
sei la sorgente di acqua che si sente,
che va giorno e notte.

Maria, che la gioia,
sebbene duri qualche istante,
sia l’emergenza
della verità di tutta la vita.

Aiutaci tu, che sei stata fatta
Madre del tuo Figlio!

Noi, figli tuoi,
vogliamo seguire te e rinascere
al sapore del tuo profumo e del tuo volto.


(don Luigi Giussani)
Fonte: “Maria e la Chiesa. Meditazioni e preghiere per un mese mariano” a cura di L. Guglielmoni, F. Negri, Ed. Paoline 2005
  L’Annunciazione , 1333
  Simone Martini
  Uffici, Firenze, Italy

Dalla bocca dell'angelo fuoriesce la scritta in caratteri dorati con la salutazione angelica.
L'Ave Maria (si chiama così sia in latino che in italiano), detta anche, in latino, salutatio angelica, è sia una antifona sia una delle più diffuse preghiere mariane.
 l testo originale latino è il seguente:


Ave Maria, gratia plena,
  Dominus tecum,
  benedicta tu in mulieribus,
  et benedictus fructus ventris tui, Iesus.
  Sancta Maria, mater Dei,
  ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae.
  Amen.


Buona giornata a tutti. :-)

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