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domenica 21 settembre 2014

Don Tonino Bello - biografia

Don Tonino Bello, oggi più che mai, è una figura radiosa, un segno di


speranza a cui possiamo rivolgerci.
Nel suo libro “Le mie notti insonni” descrive il comune sentimento degli uomini di oggi, che nonostante il progresso, la scienza, l’economia, sono in balia dell’angoscia di non riuscire a stare al passo con i tempi.

Egli ha sempre annunciato, con il suo linguaggio poetico e fermo nello stesso tempo, la Buona Novella del Vangelo, come rimedio per le paure e le ansie del mondo.

La sua sensibilità per i poveri e per gli ultimi lo portava, nonostante fosse Vescovo, a “mescolarsi” Alla gente comune, nelle strade, nei bar, negli autobus. Nonostante l’alto incarico ecclesiale, Don Tonino Bello era affabile e disponibile con chiunque bussava alla sua porta per chiedere una parola di conforto, un aiuto materiale, un momento di ristoro per l’anima. Ogni singola situazione veniva presa a cuore, affrontata con determinazione.



Coniugava i suoi doveri di Vescovo con una vita radicalmente evangelica, un Vangelo vissuto “senza sconto” come soleva dire.

Scrive nel suo libro “La stola e il grembiule” 

“La cosa più importante, comunque, non è introdurre il "grembiule" nell'armadio dei paramenti sacri, ma comprendere che la stola ed il grembiule sono quasi il diritto ed il rovescio di un unico simbolo sacerdotale. Anzi, meglio ancora, sono come l'altezza e la larghezza di un unico panno di servizio: il servizio reso a Dio e quello offerto al prossimo. La stola senza il grembiule resterebbe semplicemente calligrafica. Il grembiule senza la stola sarebbe fatalmente sterile.”





La sua dignità di Vescovo brillava nella sua fedeltà a Dio, alla Chiesa, nell’amore grande per la Madonna, di cui ha lasciato scritti bellissimi, e nelle sue opere di carità squisitamente evangeliche,

Sostava a lungo davanti al Tabernacolo dove scriveva le sue omelie, prendeva le decisioni più difficili e attingeva la forza per la sua difficile missione di Vescovo e di testimone della Pax Christi.





Era nato a Lecce nel 1935, ordinato sacerdote nel 1957, consacrato vescovo di Molfetta, in Puglia nel 1982, e nel 1985 presidente del Movimento internazionale “Pax Christi”.

Colpito da un male inguaribile, non cessò un solo attimo di affrontare anche le sofferenze di chi chiedeva aiuto o desiderava una risposta convincente sull’assurdità del dolore. 

Diceva:
“C’è anche il caso, comunque, ed è molto frequente, che il dolore rafforzi l’intimità col Signore: il quale viene riscoperto non tanto come estremo rifugio di consolazione, ma come colui che "ben conosce il patire" e che sa solidarizzare fino in fondo con tutta la nostra esperienza”.

Passò i suoi ultimi mesi di vita tra la sua gente, tra i suoi poveri, tra gli inascoltati gridi della “gente comune”. 

La morte colse prematuramente Don Tonino Bello il 20 aprile del 1993 a 58 anni, in fama di santità.
Ai funerali hanno partecipato decine di migliaia di persone accorse dall'Italia e dall'estero. Il cimitero di Alessano, dove oggi riposano le sue spoglie, è costante meta di pellegrinaggio. Non si contano le persone, i gruppi, le comunità che si ispirano al suo messaggio; così come le scuole, le strade, le piazze, le realtà aggregative che si intitolano al suo nome.

Il 27 novembre 2007 la Congregazione per le Cause dei Santi ha avviato il processo di beatificazione di don Tonino Bello. In data 30 aprile 2010 si è tenuta la prima seduta pubblica nella cattedrale di Molfetta (Bari)




Buona giornata a tutti. :-)



mercoledì 29 gennaio 2014

Virginia Woolf - biografia


Virginia Woolf nata Adeline Virginia Stephen (Londra, 25 gennaio 1882 – Rodmell, 28 marzo 1941) è stata una scrittrice e saggista britannica.
Nasce a Londra da Sir Leslie Stephen e Julia Prinsep Stephen. 
I suoi genitori, entrambi vedovi, si sposano e prendono casa al 22 di Hyde Park Gate, Kensington, dove si trasferiscono coi rispettivi figli di primo letto. Dal loro matrimonio nascono altri quattro figli: Vanessa Stephen (1879–1961); Thoby Stephen (1880–1906); Virginia e Adrian Stephen (1883–1948). 
Ebbe un’educazione molto tradizionale in un tipico ambiente familiare vittoriano. Nel 1895, a soli 13 anni Virginia è colpita da un grave lutto: muore la madre. Solo due anni dopo muore invece la sorellastra, Stella. Questi eventi la portano al primo serio crollo nervoso. 
Nel racconto autobiografico “Moments of Being” riportò che lei e la sorella Vanessa Bell subirono abusi sessuali da parte dei fratellastri George e Gerald Duckworth.

Questo ha sicuramente influito sui frequenti esaurimenti nervosi, sulle crisi depressive e sui forti sbalzi d’umore che hanno caratterizzato la vita della scrittrice e che la porteranno, dopo diversi tentativi, al suicidio.

Le moderne tecniche diagnostiche hanno portato ad una postuma diagnosi di disturbo bipolare. Dopo la morte del padre, Sir Leslie Stephen, un noto editore e critico letterario, avvenuta nel 1904, si trasferì con la sorella a Bloomsbury, dove diedero vita al primo nucleo del circolo intellettuale noto come Bloomsbury Group. Cominciò a scrivere nel 1905, inizialmente, per il supplemento letterario del Times.

Nel 1912 sposò Leonard Woolf, un teorico della politica. 
Il suo primo libro The Voyage Out, fu pubblicato nel 1915. 
Ebbe relazioni con alcune donne come  Violet Dickinson, Vita Sackville-West, Ethel Smyth, che influenzarono profondamente la sua vita e le sue opera letterarie. 
Virginia conosceva Violet fin dall’infanzia; ma la corrispondenza intima prende avvio nel 1902, quando Virginia ha vent’anni e Violet trentasette. Sulle prime, Virginia dissimula a fatica la passione che ha concepito per questa donna goffa ma amabile. Le inventa un marito, che probabilmente è Ozzie, un vicino di casa di cui si finge gelosissima. 
Virginia scrive e sollecita lettere che definisce “appassionate”. 
“ Tu sei la sola donna comprensiva al mondo. Ecco perché tutti vengono da te coi loro guai.” Da Violet Virginia si rifugia per tre mesi durante una crisi di follia nell’estate del 1904.
Impegnata nella lotta per la parità di diritti tra i due sessi (come ha affermato nel saggio “Le tre ghinee”, non si reputava una “femminista”, poiché riteneva che tale termine già negli anni ’30 fosse superato), nel periodo fra le due guerre fu un importante personaggio nell’ambiente letterario londinese e membro del Bloomsbury Group.

Il 28 marzo del 1941, si riempì le tasche di sassi e si annegò nel fiume Ouse, non lontano da casa, nei pressi di Rodmell.

Lasciò una toccante nota al marito. Le sue ceneri sono state seppellite nel giardino della Monk’s House, a Rodmell (Sussex, Inghilterra) sotto un olmo.




















































giovedì 12 dicembre 2013

Ti amo.... - Nazim Hikmet -

Ti amo come se mangiassi il pane 
spruzzandolo di sale
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l'acqua con le labbra sul rubinetto
ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi pieno di gioia
pieno di sospetto agitato
ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
ti amo come qualche cosa che si muove in me quando
il crepuscolo scende su Istanbul poco a poco
ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.



(Nazim Hikmet)
un pò di biografia: http://leggoerifletto.blogspot.it/2010/09/nazim-hikmet-biografia.html



Se nessuno ci avesse mai toccato saremmo infermi. 
Se nessuno ci avesse mai parlato saremmo muti. 
Se nessuno ci avesse mai sorriso e guardato saremmo ciechi. 
Se nessuno ci avesse mai amato non saremmo persone. 

- Paul Baudiquey -




“D’un tratto mi resi conto che avevo finalmente trovato un posto dove volevo rimanere.”

- Vanessa Diffenbaugh -





Come levare via il profumo al fiore? 

Come togliere al vento l'armonia?

Come negar che ti amo vita mia?

Come levar dall'anima questa passione?!..


Come levare alle stelle via il bagliore?
Come impedir che corra il fiume al mare?
Come negar che ti amo vita mia?
Come levar dall'anima questa passione?!


Vinicio Capossela 
Pena de l'Alma







Amo in te - Nazim Hikmet

Amo in te
l’avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l’audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l’impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.
amo in te l’impossibile
ma non la disperazione.


Buona giornata a tutti :-)
www.leggoerifletto.it

sabato 7 dicembre 2013

Cerca, o Signore, la tua pecora stanca – 7 dicembre Sant’Ambrogio Vescovo e Dottore della Chiesa -


Vieni dunque, Signore Gesù, cerca il tuo servo
cerca la tua pecora stanca.
Vieni, pastore,
cerca, come Giuseppe cercava le pecore
Ha errato la tua pecora,
mentre tu indugi, mentre ti aggiri sui monti.
Lascia andare le tue novantanove pecore
e vieni a cercare la sola pecora che ha errato.
Vieni senza cani, vieni senza cattivi operai,
vieni senza il servo mercenario,
che non sa passare per la porta.
Vieni senza aiutante, senza messaggero.
Già da tempo aspetto la tua venuta.
Infatti so che verrai,
«poiché non ho dimenticato i tuoi comandamenti».
Vieni non «con la verga,
ma con carità e in spirito di mansuetudine» .
Non esitare a lasciare sui monti le tue novantanove pecore,
poiché i lupi rapaci 
non possono attaccarle finché stanno sui monti.
Nel paradiso il serpente è riuscito a nuocere solo una volta,
ma dopo che Adamo ne è stato scacciato
ha perduto l’esca e là non potrà più nuocere.
Vieni da me, che sono tormentato dall’attacco di lupi pericolosi.
Vieni da me, che sono stato scacciato dal paradiso
e le cui piaghe sono da tempo penetrate dai veleni del serpente,
da me che ho errato lontano dalle tue greggi su quei monti.
Anche me tu avevi collocato qui,
ma il lupo notturno mi ha allontanato dai tuoi ovili.
Cercami, poiché io ti cerco,
cercami, trovami, prendimi, portami.
Tu puoi trovare colui che cerchi,
ti degni di prendere colui che hai trovato,
ti porti sulle spalle colui che hai preso.
Non ti infastidisce un peso che ti ispira pietà,
non ti pesa un trasporto di giustizia.
Vieni dunque, Signore, poiché anche se ho errato,
tuttavia «non ho dimenticato i tuoi comandamenti»
e conservo la speranza della medicina.
Vieni, Signore, perché tu solo sei in grado
di far tornare indietro la pecora errante
e non rattristerai quelli da cui ti sei allontanato.
E anche loro si rallegreranno del ritorno del peccatore.
Vieni ad attuare la salvezza sulla terra, la gioia nel cielo.
Vieni, dunque, e cerca la tua pecora
non per mezzo dei servitori,
non per mezzo dei mercenari,
ma tu in persona.
Accoglimi nella carne che è caduta in Adamo.
Accoglimi non da Sara, 
ma da Maria,
perché sia non soltanto una vergine inviolata,
ma una vergine immune, per effetto della grazia,
da ogni macchia di peccato.
Portami sulla croce che da la salvezza agli erranti,
soltanto nella quale c’è riposo per gli affaticati,
soltanto nella quale vivranno tutti quelli che muoiono.

(Sant'Ambrogio, vescovo di Milano)
              dal Commento al Salmo CXVIII 22, 28-30 di S. Ambrogio di Milano
        Ps. 118, 176: Quaere servum tuum, quia mandata tua non sum oblitus...


«Il giusto, all'inizio del suo discorso, accusa se stesso».

- Sant’Ambrogio - 


Treviri, Germania, c. 340 - Milano, 4 aprile 397

Aveva scelto la carriera di magistrato – seguendo le orme del papà, prefetto romano della Gallia – e a trent’anni si trovava già ad essere Console di Milano, città che era allora capitale dell’Impero.

Così, quel 7 dicembre dell’anno 374, in cui cattolici e ariani si contendevano il diritto di nominare il nuovo Vescovo, toccava a lui garantire in città l’ordine pubblico, e impedire che scoppiassero tumulti.
L’imprevedibile accadde quando egli parlò alla folla con tanto buon senso e autorevolezza che si levò un grido: «Ambrogio Vescovo!». E pensare che era soltanto un catecumeno in attesa del Battesimo! Cedette, quando comprese che quella era anche la volontà di Dio che lo voleva al suo servizio. Cominciò distribuendo i suoi beni ai poveri e dedicandosi a uno studio sistematico della Sacra Scrittura. Imparò a predicare, divenendo uno dei più celebri oratori del suo tempo, capace di incantare perfino un intellettuale raffinato come Agostino di Tagaste, che si convertì grazie a lui. Da Ambrogio la Chiesa di Milano ricevette un’impronta che si conserva ancor oggi, anche nel campo liturgico e musicale. Mantenne stretti e buoni rapporti con l’imperatore, ma era capace di resistergli quand’era necessario, ricordando a tutti che «l’imperatore è dentro la Chiesa, non sopra la Chiesa». E quando seppe che Teodosio il Grande aveva ordinato una violenta e ingiusta repressione a Tessalonica, non temette di esigere dal sovrano una pubblica espiazione. Dicono che al termine della sua vita abbia confidato: «Non ho paura di morire, perché abbiamo un Signore buono!». Alla sua Chiesa lasciava un ricco tesoro di insegnamenti soprattutto nel campo della vita morale e sociale.




Il corpo di sant'Ambrogio riposa nella cripta della sua Basilica, sotto l'altare
tra i santi fratelli gemelli martiri Gervasio e Protasio

Il Signore che ha cancellato il vostro peccato e ha perdonato le vostre colpe, è in grado di proteggervi e di custodirvi contro le insidie del diavolo che è il vostro avversario, perché il nemico che suole generare la colpa, non vi sorprenda. Ma chi si affida a Dio, non teme il diavolo. "Se infatti Dio è dalla nostra parte, chi sarà contro di noi?” (Rm 8,31).  

Sant'Ambrogio - 


Tutto è per noi Cristo 

Tutto è per noi Cristo.
Se desideri medicare le tue ferite,
egli è medico.
Se bruci di febbre,
egli è la sorgente ristoratrice.
Se sei oppresso dalla colpa,
egli è la giustizia.
Se hai bisogno di aiuto,
egli è la forza.
Se temi la morte,
egli è la vita.
Se desideri il cielo,
egli è la via.
Se fuggi le tenebre,
egli è la luce.
Se cerchi il cibo,
egli è il nutrimento.
Gustate, dunque, e vedete
quanto è buono il Signore;
felice l'uomo che spera in lui.

(Sant'Ambrogio)

Buona giornata a tutti. :-)



giovedì 26 settembre 2013

San Giovanni-Maria Vianney (Curato d’Ars) - Biografia, preghiere

Nato in una famiglia di agricoltori, ebbe l’infanzia e la fanciullezza segnata dalla Rivoluzione francese. Farà la prima confessione ai piedi del grande orologio, nella sala comune della sua casa natale e non nella chiesa del villaggio, e ad impartire l’assoluzione sarà un prete
 « clandestino ».
Due anni più tardi arriverà il momento della prima comunione, questa volta in un granaio, durante una Messa clandestina, celebrata da un prete « refrattario » (che non aveva giurato fedeltà alla Rivoluzione). A 17 anni Giovanni-Maria decide di rispondere alla chiamata di Dio: «
Vorrei guadagnare delle anime al Buon Dio
», confiderà alla madre, Maria Béluze. Ma per due anni suo padre si oppone a questo progetto : c’è bisogno di braccia per mandare avanti il lavoro dei campi.
Così è a 20 anni che Giovanni-Maria comincia a prepararsi al sacerdozio, presso l'abbé Balley, parroco d'Écully. Fu ordinato prete nel 1815.Risvegliò la fede dei suoi parrocchiani attraverso la predicazione, lo stile di vita, la cura dei poveri. Ma soprattutto la sua fama di confessore attira da lui numerosi pellegrini che cercano il perdono di Dio e la pace del cuore. La sua unica preoccupazione è la salvezza delle anime. Fu un martire del confessionale: arrivò a starvi anche 18 ore al giorno. Benedetto XVI, sull’esempio di Vianney, invita a rimettere al centro delle preoccupazioni pastorali la confessione. Le sue lezioni di catechismo e le sue omelie parlano soprattutto della bontà e della misericordia di Dio. Sacerdote che si consuma d’amore davanti al Santissimo Sacramento, si dona interamente a Dio, ai suoi parrocchiani e ai pellegrini. Muore il 4 agosto 1859, dopo essersi votato fino in fondo all’Amore. La sua povertà era sincera e reale. Beatificato l’8 gennaio 1905, nello stesso anno viene dichiarato “patrono dei preti francesi”. canonizzato nel 1925 da Pio XI (lo stesso anno di Santa Teresina del Bambino Gesù), nel 1929 sarà proclamato “patrono di tutti i parroci del mondo”. Nel 1986, il venerabile Giovanni Paolo II, nel bicentenario della nascita del santo, andò in pellegrinaggio ad Ars.
Oggi Ars accoglie ogni anno 450.000 pellegrini e il Santuario propone diverse attività. Il Cuore incorrotto dell’abbé Vianney è custodito in un reliquiario donato, in occasione del centenario della beatificazione, dalla parrocchia di San Giovanni Maria Vianney (località Borghesiana) di Roma al Santuario di Ars. L'opera, in bronzo argentato, è stata fusa nella fonderia dei laboratori della Domus Dei di Albano su progetto dell'artista Alessia Bernabei di Roma. Il reliquiario è stato ideato prendendo spunto da una frase tratta dalle omelie del Curato: «Il cuore dei santi é saldo come una roccia tra i flutti del mare», e rielabora il portale della Cappella del Cuore di Ars, trasformandolo in un tempietto, edificato sopra una roccia, che si erge tra le onde del mare. Nel 1986 ad Ars è stato aperto un seminario, che forma i futuri preti alla scuola di Giovanni-Maria Vianney. Perché là dove passano i santi, Dio passa assieme a loro!



 fonte: http://santibeati.it/dettaglio/23900



"Ti amo, mio Dio, e il mio desiderio
é di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita.
Ti amo, o Dio infinitamente amabile,
e preferisco morire amandoti,
piuttosto che vivere un solo istante senza amarti.
Ti amo, Signore, e l’unica grazia che ti chiedo
è di amarti eternamente.
Ti amo, mio Dio, e desidero il cielo,
soltanto per avere la felicità di amarti perfettamente.
Mio Dio, se la mia lingua non può dire ad ogni istante: ti amo,
voglio che il mio cuore te lo ripeta ogni volta che respiro.
Ti amo, mio divino Salvatore, perché sei stato crocifisso per me,
e mi tieni quaggiù crocifisso con te
Mio Dio, fammi la grazia di morire amandoti
e sapendo che ti amo".

Preghiera di S. Giovanni Maria Vianney




Diceva il Santo Curato d'Ars:

“Come mai fratelli miei, quando una persona non pensa affatto alla sua salvezza, ma vive nel peccato, non è per nulla tentata, mentre contro colui che decide di cambiare vita e di donarsi completamente al buon Dio, tutto l’inferno si scaglia contro ? 

Ascoltate quello che S. Agostino ci dice:

“Ecco, egli dice, come il demonio si comporta verso il peccatore: fa come un carceriere che custodisce nella sua prigione molti carcerati, ma avendo nelle sue tasche le chiavi, li lascia tranquilli, sapendo che non possono uscire.

E’ questo, dunque, il suo modo di agire, verso un peccatore che non intende lasciare il suo peccato: non si scomoda affatto per tentarlo, sarebbe tempo perso, dal momento che il peccatore, non solo non abbandona il peccato, ma ogni giorno che passa, rafforza le sue catene. 

Perciò, sarebbe inutile tentarlo, e allora lo lascia vivere in pace, ammesso che stando in peccato si possa godere la pace.

Gli nasconde il suo stato fino alla morte, quando si ripromette di mostrargli il quadro più orribile della sua vita, e così sprofondarlo nella disperazione. Ben altro discorso merita colui che ha deciso di cambiare vita e di donarsi tutto al buon Dio. 

(Santo Curato D'Ars)



Buona giornata a tutti. :-)














martedì 19 marzo 2013

San Giuseppe, preghiere di intercessione, biografia, storia della festa -

San Giuseppe Patrono della Chiesa Universale  

O beato Giuseppe, che Dio ha scelto per portare il nome e svolgere il ruolo di padre agli occhi di Gesù, tu che sei stato dato da Lui come sposo purissimo a Maria sempre Vergine e come capo della Santa Famiglia sulla terra, tu che il Vicario di Cristo ha scelto come Patrono ed Avvocato della Chiesa universale, fondata da Cristo Signore stesso, con la fiducia più grande possibile io imploro il tuo aiuto potentissimo per questa stessa Chiesa che lotta sulla terra.

Ti supplico, proteggi, con una sollecitudine particolare e con questo amore veramente paterno di cui ardi, il Pontefice romano, tutti i vescovi ed i preti uniti alla Santa Sede di Pietro.

Sii il difensore di tutti quelli che penano per salvare le anime che sono angosciate ed immerse nelle avversità di questa vita.

Fà in modo che le persone si sottomettano spontaneamente alla Chiesa che è il mezzo assolutamente necessario per ottenere la salvezza.

Degnati di accettare, santissimo Giuseppe, il dono che ti faccio. Mi voto completamente a te, affinché tu voglia essere, sempre, per me un padre, un protettore ed una guida lungo il cammino della salvezza. Dammi un cuore puro, un amore ardente per la vita interiore. Fa' che io stesso segua le tue tracce e che rivolga tutte le mie azioni alla grande gloria di Dio, unendole agli affetti del Divino Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato della Vergine Madre.

Prega infine per me, affinché io possa partecipare alla pace ed alla gioia di cui tu hai goduto un tempo, morendo così santamente. 

Amen.



Consacrazione a San Giuseppe

San Giuseppe, padre putativo di Gesù Cri­sto e vero sposo di Maria Vergine, prega per noi che fiduciosi ti invochiamo! 

Desideriamo amarti con l'amore stesso di Gesù e di Maria! 

Come il Padre celeste affidò qui in terra alle tue cure paterne il Figlio suo, Gesù Cristo, così noi ci affidiamo totalmente al tuo patrocinio. 

Difendici, custodiscici, proteggi e salvaci come un giorno hai fatto per Gesù e Maria. In­segnaci a conoscerli e ad amarli qui in terra co­me Tu li hai conosciuti ed amati. 

Proteggi e difendi la Chiesa di Dio e le nostre famiglie. Tu, che fosti maestro di lavoro al Figlio di Dio, insegna a tutti i lavoratori a valorizzare le loro fatiche per la vita e per l'eternità. Confor­ta con la tua particolare presenza gli agonizzan­ti, ottieni loro con la tua potente intercessione in quel supremo momento, la misericordia divina e la materna protezione di Maria Ss.ma. 

Intercedi per tutti i Vescovi e i sacerdoti del mondo fedeltà e santità, perché sul tuo esempio e con il tuo aiuto custodiscano, proteggano e di­fendano con amore tutti i figli di Dio. Amen.






Preghiera a San Giuseppe per trovare lavoro 



Caro San Giuseppe, come sei stato

una volta di fronte alla responsabilità

di fornire le necessità della vita a Gesù e Maria,
guarda con paterna compassione verso di me
nel mio attuale bisogno di mantenere la mia famiglia.

Ti prego, aiutami a trovare un lavoro retribuito molto presto,
in modo che questo pesante fardello di preoccupazione
verrà tolto dal mio cuore
e presto sarò in grado di provvedere
a coloro che Dio ha affidato alle mie cure.

Beato San Giuseppe, patrono di tutti i lavoratori,
ottienimi la grazia di lavoro.

Aiutami ad essere coscienzioso nel mio lavoro
così che io possa dare totalmente cio’ che ho ricevuto.
Fa che io possa lavorare in uno spirito di gratitudine e di gioia,
sempre consapevole di tutti i doni che ho ricevuto da Dio
che mi consentono di vivere serenamente.

Permettimi di lavorare in pace, pazienza e moderazione,
tenendo a mente il conto che devo presentare un giorno
di perdite di tempo e talenti inutilizzati, in modo fatale per l’opera di Dio.

Glorioso San Giuseppe, 
il mio lavoro può essere
tutto per Gesù,
tutto per mezzo di Maria,
e tutto dopo il tuo esempio,
santo nella vita e nella morte.
Amen


Preghiera a San Giuseppe per gli agonizzanti
(Dal Rituale Romano)

A Te ricorro, San Giuseppe, patrono dei morenti;
e a Te, al cui beato transito 
assistettero vigili Gesù e Maria,
fervidamente raccomando,
per questo preziosissimo pegno di entrambi,
l'anima di questo servo impegnato nella lotta estrema,
affinché sia liberato, per la tua protezione,
dalle insidie del diavolo e dalla morte eterna,
e meriti di giungere ai gaudi eterni.
Amen.




La Festa di San Giuseppe 

Marzo è il mese di San Giuseppe, patrono della Chiesa Universale.

La festa di San Giuseppe che si celebra il 19 Marzo ha origini molto antiche, che risalgono alla tradizione pagana. Il 19 Marzo è a tutti gli effetti la vigilia dell’equinozio di primavera, quando si svolgevano i baccanali, i riti dionisiaci volti alla propiziazione della fertilità, caratterizzati da un’estrema licenziosità.
Nel mese di Marzo venivano svolti anche i riti di purificazione agraria. Tracce del legame con questo tipo di culti si ritrovano nella tradizione dei falò dei residui del raccolto dell’anno precedente ancora diffusi in molte regioni.
La festa di San Giuseppe è anche la festa del papà, ma non in tutto il mondo. Nei Paesi anglossassoni infatti la festa del papà viene celebrata la terza domenica di Giugno e non assume caratteri religiosi.
La festa del papà nasce in America all’inizio del Novecento come una festa improntata alla laicità. In Italia come in molti altri Paesi la festa si caratterizza per la sua collocazione nella dimensione cattolica, affondando le sue radici nella Chiesa dell’est e poi portata in Occidente.
Secondo la tradizione San Giuseppe, oltre ad essere il patrono dei falegnami e degli artigiani, è anche il protettore dei poveri, perchè a Giuseppe e Maria fu negato un riparo per il parto da poveri in fuga. Da ciò l’usanza presente in alcune regioni del Sud di invitare i poveri il 19 Marzo al banchetto di San Giuseppe. Il padrone di casa serviva i poveri, che siedevano alla tavola benedetta da un sacerdote. E’ per questo che un elemento importante legato alla festa di San Giuseppe è il pane, che ricorre spesso soprattutto nel contesto siciliano, soprattutto deposto sugli altari.
I falò e le tavole imbandite si ritrovano anche nel Salento, dove la festa è celebrata all’insegna degli elementi fondamentali del pellegrinaggio e dell’ospitalità.
L'8 dicembre  1870, papa Pio IX ha proclamato lo Sposo di Maria. Patrono della Chiesa Universale. 
Il 19 marzo Benedetto XVI festeggia il suo onomastico, san Giuseppe. Quest'anno siamo nel 50° della morte del beato Giovanni XXIII, 1963-2013, ossia Angelo Giuseppe Roncalli, devotissimo a san Giuseppe, tanto che volle inserire il suo nome nella preghiera eucaristica detta Canone Romano.


"Ama molto San Giuseppe, amalo con tutta l'anima, perché è la persona, assieme a Gesù, che ha amato di più la Madonna e che più è stato in rapporto con Dio: colui che più lo ha amato, dopo nostra Madre. — Merita il tuo affetto, e ti conviene frequentarlo, perché è Maestro di vita interiore, ed è molto potente presso il Signore e presso la Madre di Dio." 

(San Josémaria Escrivà de Balaguer, Forgia, 554)

Buona giornata a tutti. :-)







mercoledì 9 gennaio 2013

Suor Maria Laura Mainetti martire vittoriosa sul satanismo - suor Beniamina Mariani

Suor Maria Laura Mainetti, uccisa da tre giovani sataniste nella notte del 6 giugno del 2000 in Val Chiavenna, è una martire del nostro tempo. Nella sua vita non è stata un’eroina, se per eroina si intende chi compie gesti clamorosi, ma una religiosa umile e riservata che si è donata con semplicità ai bisogni degli altri nella quotidianità di ogni giorno. Lei stessa ha scritto: “Quanta pazienza! E tu, Gesù, ne hai poca con me?! Non mi sento un eroe. Sono un piccolo granellino di sabbia. Tutto ciò che di bello si realizza, con l’azione o con la collaborazione, è solo merito tuo”.

Suor Maria Laura, al secolo Teresina Mainetti, era una persona semplice, umile, volitiva, aperta, sorridente e determinata a portare fino in fondo ciò che riteneva il bene.

Non aveva nulla di straordinario, era una donna del quotidiano, dell’ordinario, ma l’amore no, l’amore che metteva in tutto il suo essere ed il suo agire, era davvero straordinario.

Amava la vita in tutte le sue espressioni, perché la sua mamma era morta dandola alla luce. La sua esistenza può, quindi, essere considerata un inno alla vita, ma sempre nel silenzio e nel nascondimento. Infatti, solo dopo il 6 giugno 2000, la sera in cui fu barbaramente uccisa, la sua persona è venuta alla ribalta.

Cosa era successo quella sera?

Suor Maria Laura era stata ingannata da tre giovani minorenni che, mentendo, avevano chiesto il suo aiuto per evitare, diceva una di loro, un aborto imposto dopo una violenza sessuale, facendo leva sulla sua disponibilità ad aiutare chiunque avesse bisogno, soprattutto se giovani.

Così l’avevano attirata in un appuntamento e, nonostante i suoi due tentativi di incontrarle alla presenza di altre persone, prima con una operatrice del Centro di Aiuto per la vita e poi col Parroco, erano riuscite a mettere in atto il loro diabolico stratagemma: portarla, da sola, appena fuori città per sacrificarla a Satana.

In Via Poiatengo, quando Suor Maria Laura si accorge di essere stata ingannata dalle sue predilette, quando viene colpita a tradimento con pietre di porfido, e cerca ancora, invano, di far leva su ciò che di buono può annidarsi in fondo ad ogni cuore umano: “Ma cosa fate? Lasciatemi andare! Non dirò nulla a nessuno…”, si sente rispondere: “No, bastarda, devi morire!”.

A questo punto, per confessione delle stesse ragazze durante i primi interrogatori, Suor Maria Laura si abbandona nelle mani di Dio e, in ginocchio (gesto simbolico di sottomissione a Satana, imposto dalle ragazze) pronuncia queste parole: “Signore, perdonale”.

Ma le tre ragazze, imperterrite, si passano il coltello da cucina, prelevato da casa, e la colpiscono 6 volte + 6 + 6 come richiede il rito satanico. Erroneamente la feriscono 19 volte. Poi la lasciano nel sangue, sola, al buio.

Lavano il coltello alla fontana vicina, lo ripongono e vanno insieme al Luna Park.

Questo è il fatto di cronaca ricostruito nel processo. Ma c’è sicuramente una cronaca nascosta, nota a Dio solo.

Cosa avrà pensato, detto, pregato Suor Maria Laura quando si è trovata sola davanti a se stessa e a Dio?

Giustamente Mons. Maggiolini, allora Vescovo di Como, chiederà una sua biografia perché, scriveva: “Non si capisce un tramonto, se non a partire dall’alba… Non si decifra una vita, se non segnandone i vari passaggi e identificandone il cominciamento…”.

E concluderà, dopo aver conosciuto alcuni aspetti della sua vita: “…se il suo morire verrà giudicato un martirio, si sappia che l’epilogo è preceduto da una sorta di martirio di ogni giorno”.

Quale è stato questo martirio quotidiano?
Fondamentalmente il suo itinerario umano è stato un dono silenzioso e incessante, un inno alla vita nelle sue diverse espressioni: dal nascere al suo tramonto.

Si dedicava ai piccoli, ai giovani, alle famiglie, agli ammalati, alle persone sole e anziane, a tutti coloro che erano bisognosi di qualcosa. E tutto, con il sorriso e la gioia in cuore e sul volto.

La sua vita era una missione e così era definita da lei stessa: “La tua missione? Sei mandata. Non importa se al vertice o in fondo. L’amore potenzia tutto. Umiltà nel lasciarlo agire… La missione consiste essenzialmente nel lasciarsi “disturbare”. Cioè accogliere, ascoltare, intervenire come e dove si può, coi mezzi che si hanno a disposizione”.

Del resto, non aveva raccontato ad un gruppo di giovani che la sua vocazione era nata quando un sacerdote durante una confessione le aveva detto: “Devi fare della tua vita qualcosa di bello per gli altri” ?

Sì, tutte le testimonianze sono concordi nel dire che la sua vita è stata un bel dono per gli altri, per quei fratelli in cui lei diceva di vedere “il mio Gesù”, quel Gesù che aveva detto: “Quello che farete al più piccolo lo riterrò fatto a me”.

Infaticabile, attenta a rispondere ad ogni richiesta, come avrebbe potuto ignorare quel grido: “Vogliono farmi abortire, mi aiuti…”?

Sì, era un vigliacco tranello. Lei aveva preso tutte le precauzioni possibili per rispondere, ma il demonio si era impadronito di Veronica, Milena e Ambra… e come resistergli se non con la Croce di Gesù Cristo?

Erano tre ragazze come tante, della zona, iscritte alla scuola superiore, di famiglie apparentemente normali. Annoiate dalla vita monotona di una cittadina di frontiera, avevano cercato un diversivo nel satanismo, lasciandosi coinvolgere dai testi di Marilyn Manson, dai mass media e da informazioni che circolavano a scuola tra i ragazzi.

Avevano anche bruciato una Bibbia della Parrocchia e distrutto il Crocifisso della scuola; avevano riempito il diario di simboli e di frasi sataniche; avevano suggellato tra loro un patto di sangue, e praticavano un evidente autolesionismo… ma la scuola e la famiglia non si erano accorte di nulla...

Ogni sera, al bar, praticavano riti tesi ad incontrare satana. Infine, erano giunte a pensare di offrirgli in sacrificio una vittima, una vittima “pura”: ad esempio un feto, un bambino, un animale, un sacerdote…ma poi avevano ripiegato su una suora, Suor Maria Laura.

Volevano uscire dalla noia, affermando se stesse contro Dio, contro la morale e contro il limite di ogni autorità. Avevano scelto come culto la parodia blasfema della religione cattolica (ad es. recitavano il Padre nostro e l’Ave Maria al contrario) ma, come afferma lo psichiatra Vittorino Andreoli: “il satanismo rappresenta, per paradosso, un bisogno deviato di religione, di sacro. Perché i giovani non possono vivere senza trovare il senso dell’esistenza, un perché nell’agire”.

Ma queste povere ragazze avevano accanto degli educatori veri? Avevano ricevuto la proposta di valori contro il nichilismo ed il relativismo imperanti?

Martire Vittoriosa: come? 




Quella sera le tre ragazze volevano dimostrare l’esistenza di satana, volevano provare che il male è più forte del bene.

Quando, nel loro furore violento, si trovarono davanti una donna che persisteva a credere e a fare il bene, quando si resero conto che il male che le si scatenava addosso portava la Suora a pregare Dio e a chiedere perdono per le sue assassine, “ci rimasi male” ammetterà una di loro.

Loro malgrado, erano testimoni del trionfo del bene!

E una di loro testimonierà: “L’ho ingannata tirandola in una trappola e poi l’ho uccisa. Mentre facevamo questo, lei ci ha perdonato… Non posso avere, da parte sua, che un ricordo d’amore… In lei trovo conforto e grazia di sopportare… Sono sicura che mi aiuterà a diventare una persona migliore…”.

Diventava già realtà quanto è scritto sulla croce di pietra, posta sul luogo della sua morte: “Se il chicco di grano muore, porta frutto” (Gv. 12,24)

Sì, le hanno tolto la vita, ma non l’amore; la sua croce qui diventa già risurrezione.

Personaggi illustri, parlando di lei, scriveranno:

“Affascinante anomalìa… nessuno può umanamente, nel momento in cui viene ucciso, preoccuparsi del suo assassino…”.

“… figura rarissima… Prova che non tutto è materia, interesse personale, denaro, consumo… Finché ci sono queste figure, non muore la speranza nel futuro, sono luci nel mondo”.

Sì, Suor Maria Laura ha realizzato lo specifico del cristianesimo: non solo vincere il male con il bene, ma addirittura trasformare il male in bene.

E quanta vita è sgorgata dopo la sua morte! A Chiavenna, in Italia e all’estero. In suo nome tante opere sociali di carità che promuovono la vita.
Cosa direbbe Suor Maria Laura a chi si lascia irretire dal Satanismo?

Confiderebbe loro la propria esperienza:

“Fa’ della tua vita qualcosa di bello per gli altri! La risonanza di questo imperativo ti riempirà di gioia e la tua vita avrà un senso”.

“Perché non dai un po’ del tuo tempo alle persone sole, anziane, a chi è nel bisogno? Scoprirai perché e come servire gli altri, e ne godrai, perché donando si riceve e, come ha detto Gesù: “Si prova più gioia nel dare che nel ricevere”. (Atti 20,35)

“Sii certo di una Presenza, quella di Cristo Risorto che, incarnata nella tua storia quotidiana, ti ama, ti perdona, ti rinnova e non ti abbandona mai”.

“Ama ogni persona in quanto tale e in quanto incarnazione del Cristo, particolarmente i piccoli, i giovani, i meno amati”.

E gli confesserà come anche per lei non tutto era chiaro, ma aveva una certezza: “Signore, non sempre ti capisco, ma so che mi vuoi bene”.

Vorrà ripetere quanto ha lasciato scritto:

“Parlare ai giovani e dire loro che Dio è amore: li ama, ama ciascuno come fosse unico”.

“Il Signore non ti chiede la riuscita, ma il sì dell’amore, della fedeltà, della fiducia”.
PROVACI!

suor Beniamina Mariani
congr. "Figlie della Croce"





Teresina Mainetti nasce a Colico (Lecco) il 20 agosto 1939. 

Teresina - questo è il nome di battesimo della futura Suor Maria Laura - nasce a Colico, in provincia di Lecco, il 20 agosto 1939, decima figlia di mamma Marcellina e di papà Stefano.
Riceve il battesimo a Villatico di Colico il 22 agosto 1939. 

Sappiamo quanto i primi mesi dei neonati, come il tempo della gestazione, siano fondamentali nella vita di una persona. Anche se inconsciamente, queste prime esperienze si imprimono in modo indelebile forgiando il carattere e l'identità dell'adulto. Teresina, a pochi giorni di vita, vive lo strappo doloroso dall'affetto materno, ma riceve anche tutta la forza dell'amore e del dono di sé: impara dalla sua mamma a "morire" per dare la vita, impara a crescere e a farsi strada dimenticandosi per gli altri. 
Appena adolescente, Teresina intuisce la bellezza di una vita tutta donata nell'amore, e piano piano, il Cristo Crocifisso le apre orizzonti immensi di realizzazione, attirandola a sé.  "Della tua vita devi fare una cosa bella per gli altri". Questo invito, rivoltole da un sacerdote durante una confessione, è decisivo. Teresina lo avverte come il progetto di Dio su di lei e risponde con disponibilità e prontezza. Ama la sua famiglia, il suo mondo, le sue vallate... ma altre "cime" l'attraggono irresistibilmente al dono totale di sé a Dio e ai fratelli.

A 18 anni fa la sua scelta: entra nella Congregazione delle Figlie della Croce. Quella frase rimarrà per Teresina - divenuta Suor Maria Laura nell'agosto 1959 - una luce vivida, una stella polare che orienterà e guiderà sempre la sua vita di Figlia della Croce.
A Roma inizia il postulato tra le Figlie della Croce il 22 agosto 1957.
Emette i primi voti il 15 agosto 1959 a Roma.




E' insegnante a Vasto (Chieti), Roma, Parma e Chiavenna (Sondrio).


Attingendo la sua forza dall'ascolto quotidiano della Parola di Dio e dall'Eucaristia, Suor Maria Laura si dedica con gioia e passione alla sua missione tra i bambini e i giovani, sempre disponibile verso quanti hanno bisogno di attenzione e di amorevole cura, nella consapevolezza di incontrare in ognuno "il mio Gesù".


Le Suore della sua comunità così la descrivono:
"Era instancabile: sempre svelta e leggera, serena, come sospinta da una forza invisibile e invincibile. Sempre pronta ad accogliere, a rimboccarsi le maniche per servire, a scomodarsi per recare aiuto e conforto dov'era richiesto e dove scopriva una situazione di sofferenza, di povertà, di disagio di qualunque tipo. Amava tutti, ma i suoi «prediletti» erano gli ultimi. In loro vedeva il Cristo sofferente. «E' il mio Gesù», soleva dire tra il serio e il faceto e accorreva senza farsi attendere”.
Il 21 marzo 2000 scrive ad una consorella :
"...ti auguro di cercare e trovare Gesù tra i tuoi poveri e nella quotidianità. Sarai felice davvero!”.
La sera del 6 giugno 2000, mentre si accinge a prestare l'aiuto richiesto da tre ragazze, viene uccisa dalle stesse.
Muore pregando e donando il suo perdono.