Suor Maria Laura, al secolo Teresina Mainetti, era una persona semplice, umile, volitiva, aperta, sorridente e determinata a portare fino in fondo ciò che riteneva il bene.
Non aveva nulla di straordinario, era una donna del quotidiano, dell’ordinario, ma l’amore no, l’amore che metteva in tutto il suo essere ed il suo agire, era davvero straordinario.
Amava la vita in tutte le sue espressioni, perché la sua mamma era morta dandola alla luce. La sua esistenza può, quindi, essere considerata un inno alla vita, ma sempre nel silenzio e nel nascondimento. Infatti, solo dopo il 6 giugno 2000, la sera in cui fu barbaramente uccisa, la sua persona è venuta alla ribalta.
Cosa era successo quella sera?
Suor Maria Laura era stata ingannata da tre giovani minorenni che, mentendo, avevano chiesto il suo aiuto per evitare, diceva una di loro, un aborto imposto dopo una violenza sessuale, facendo leva sulla sua disponibilità ad aiutare chiunque avesse bisogno, soprattutto se giovani.
Così l’avevano attirata in un appuntamento e, nonostante i suoi due tentativi di incontrarle alla presenza di altre persone, prima con una operatrice del Centro di Aiuto per la vita e poi col Parroco, erano riuscite a mettere in atto il loro diabolico stratagemma: portarla, da sola, appena fuori città per sacrificarla a Satana.
In Via Poiatengo, quando Suor Maria Laura si accorge di essere stata ingannata dalle sue predilette, quando viene colpita a tradimento con pietre di porfido, e cerca ancora, invano, di far leva su ciò che di buono può annidarsi in fondo ad ogni cuore umano: “Ma cosa fate? Lasciatemi andare! Non dirò nulla a nessuno…”, si sente rispondere: “No, bastarda, devi morire!”.
A questo punto, per confessione delle stesse ragazze durante i primi interrogatori, Suor Maria Laura si abbandona nelle mani di Dio e, in ginocchio (gesto simbolico di sottomissione a Satana, imposto dalle ragazze) pronuncia queste parole: “Signore, perdonale”.
Ma le tre ragazze, imperterrite, si passano il coltello da cucina, prelevato da casa, e la colpiscono 6 volte + 6 + 6 come richiede il rito satanico. Erroneamente la feriscono 19 volte. Poi la lasciano nel sangue, sola, al buio.
Lavano il coltello alla fontana vicina, lo ripongono e vanno insieme al Luna Park.
Questo è il fatto di cronaca ricostruito nel processo. Ma c’è sicuramente una cronaca nascosta, nota a Dio solo.
Cosa avrà pensato, detto, pregato Suor Maria Laura quando si è trovata sola davanti a se stessa e a Dio?
Giustamente Mons. Maggiolini, allora Vescovo di Como, chiederà una sua biografia perché, scriveva: “Non si capisce un tramonto, se non a partire dall’alba… Non si decifra una vita, se non segnandone i vari passaggi e identificandone il cominciamento…”.
E concluderà, dopo aver conosciuto alcuni aspetti della sua vita: “…se il suo morire verrà giudicato un martirio, si sappia che l’epilogo è preceduto da una sorta di martirio di ogni giorno”.
Quale è stato questo martirio quotidiano?
Fondamentalmente il suo itinerario umano è stato un dono silenzioso e incessante, un inno alla vita nelle sue diverse espressioni: dal nascere al suo tramonto.
Si dedicava ai piccoli, ai giovani, alle famiglie, agli ammalati, alle persone sole e anziane, a tutti coloro che erano bisognosi di qualcosa. E tutto, con il sorriso e la gioia in cuore e sul volto.
La sua vita era una missione e così era definita da lei stessa: “La tua missione? Sei mandata. Non importa se al vertice o in fondo. L’amore potenzia tutto. Umiltà nel lasciarlo agire… La missione consiste essenzialmente nel lasciarsi “disturbare”. Cioè accogliere, ascoltare, intervenire come e dove si può, coi mezzi che si hanno a disposizione”.
Del resto, non aveva raccontato ad un gruppo di giovani che la sua vocazione era nata quando un sacerdote durante una confessione le aveva detto: “Devi fare della tua vita qualcosa di bello per gli altri” ?
Sì, tutte le testimonianze sono concordi nel dire che la sua vita è stata un bel dono per gli altri, per quei fratelli in cui lei diceva di vedere “il mio Gesù”, quel Gesù che aveva detto: “Quello che farete al più piccolo lo riterrò fatto a me”.
Infaticabile, attenta a rispondere ad ogni richiesta, come avrebbe potuto ignorare quel grido: “Vogliono farmi abortire, mi aiuti…”?
Sì, era un vigliacco tranello. Lei aveva preso tutte le precauzioni possibili per rispondere, ma il demonio si era impadronito di Veronica, Milena e Ambra… e come resistergli se non con la Croce di Gesù Cristo?
Erano tre ragazze come tante, della zona, iscritte alla scuola superiore, di famiglie apparentemente normali. Annoiate dalla vita monotona di una cittadina di frontiera, avevano cercato un diversivo nel satanismo, lasciandosi coinvolgere dai testi di Marilyn Manson, dai mass media e da informazioni che circolavano a scuola tra i ragazzi.
Avevano anche bruciato una Bibbia della Parrocchia e distrutto il Crocifisso della scuola; avevano riempito il diario di simboli e di frasi sataniche; avevano suggellato tra loro un patto di sangue, e praticavano un evidente autolesionismo… ma la scuola e la famiglia non si erano accorte di nulla...
Ogni sera, al bar, praticavano riti tesi ad incontrare satana. Infine, erano giunte a pensare di offrirgli in sacrificio una vittima, una vittima “pura”: ad esempio un feto, un bambino, un animale, un sacerdote…ma poi avevano ripiegato su una suora, Suor Maria Laura.
Volevano uscire dalla noia, affermando se stesse contro Dio, contro la morale e contro il limite di ogni autorità. Avevano scelto come culto la parodia blasfema della religione cattolica (ad es. recitavano il Padre nostro e l’Ave Maria al contrario) ma, come afferma lo psichiatra Vittorino Andreoli: “il satanismo rappresenta, per paradosso, un bisogno deviato di religione, di sacro. Perché i giovani non possono vivere senza trovare il senso dell’esistenza, un perché nell’agire”.
Ma queste povere ragazze avevano accanto degli educatori veri? Avevano ricevuto la proposta di valori contro il nichilismo ed il relativismo imperanti?
Martire Vittoriosa: come?
Quando, nel loro furore violento, si trovarono davanti una donna che persisteva a credere e a fare il bene, quando si resero conto che il male che le si scatenava addosso portava la Suora a pregare Dio e a chiedere perdono per le sue assassine, “ci rimasi male” ammetterà una di loro.
Loro malgrado, erano testimoni del trionfo del bene!
E una di loro testimonierà: “L’ho ingannata tirandola in una trappola e poi l’ho uccisa. Mentre facevamo questo, lei ci ha perdonato… Non posso avere, da parte sua, che un ricordo d’amore… In lei trovo conforto e grazia di sopportare… Sono sicura che mi aiuterà a diventare una persona migliore…”.
Diventava già realtà quanto è scritto sulla croce di pietra, posta sul luogo della sua morte: “Se il chicco di grano muore, porta frutto” (Gv. 12,24)
Sì, le hanno tolto la vita, ma non l’amore; la sua croce qui diventa già risurrezione.
Personaggi illustri, parlando di lei, scriveranno:
“Affascinante anomalìa… nessuno può umanamente, nel momento in cui viene ucciso, preoccuparsi del suo assassino…”.
“… figura rarissima… Prova che non tutto è materia, interesse personale, denaro, consumo… Finché ci sono queste figure, non muore la speranza nel futuro, sono luci nel mondo”.
Sì, Suor Maria Laura ha realizzato lo specifico del cristianesimo: non solo vincere il male con il bene, ma addirittura trasformare il male in bene.
E quanta vita è sgorgata dopo la sua morte! A Chiavenna, in Italia e all’estero. In suo nome tante opere sociali di carità che promuovono la vita.
Cosa direbbe Suor Maria Laura a chi si lascia irretire dal Satanismo?
Confiderebbe loro la propria esperienza:
“Fa’ della tua vita qualcosa di bello per gli altri! La risonanza di questo imperativo ti riempirà di gioia e la tua vita avrà un senso”.
“Perché non dai un po’ del tuo tempo alle persone sole, anziane, a chi è nel bisogno? Scoprirai perché e come servire gli altri, e ne godrai, perché donando si riceve e, come ha detto Gesù: “Si prova più gioia nel dare che nel ricevere”. (Atti 20,35)
“Sii certo di una Presenza, quella di Cristo Risorto che, incarnata nella tua storia quotidiana, ti ama, ti perdona, ti rinnova e non ti abbandona mai”.
“Ama ogni persona in quanto tale e in quanto incarnazione del Cristo, particolarmente i piccoli, i giovani, i meno amati”.
E gli confesserà come anche per lei non tutto era chiaro, ma aveva una certezza: “Signore, non sempre ti capisco, ma so che mi vuoi bene”.
Vorrà ripetere quanto ha lasciato scritto:
“Parlare ai giovani e dire loro che Dio è amore: li ama, ama ciascuno come fosse unico”.
“Il Signore non ti chiede la riuscita, ma il sì dell’amore, della fedeltà, della fiducia”.
PROVACI!
suor Beniamina Mariani
congr. "Figlie della Croce"
Teresina - questo è il nome di battesimo della futura Suor Maria Laura - nasce a Colico, in provincia di Lecco, il 20 agosto 1939, decima figlia di mamma Marcellina e di papà Stefano.
Riceve il battesimo a Villatico di Colico il 22 agosto 1939.
Sappiamo quanto i primi mesi dei neonati, come il tempo della gestazione, siano fondamentali nella vita di una persona. Anche se inconsciamente, queste prime esperienze si imprimono in modo indelebile forgiando il carattere e l'identità dell'adulto. Teresina, a pochi giorni di vita, vive lo strappo doloroso dall'affetto materno, ma riceve anche tutta la forza dell'amore e del dono di sé: impara dalla sua mamma a "morire" per dare la vita, impara a crescere e a farsi strada dimenticandosi per gli altri.
Appena adolescente, Teresina intuisce la bellezza di una vita tutta donata nell'amore, e piano piano, il Cristo Crocifisso le apre orizzonti immensi di realizzazione, attirandola a sé. "Della tua vita devi fare una cosa bella per gli altri". Questo invito, rivoltole da un sacerdote durante una confessione, è decisivo. Teresina lo avverte come il progetto di Dio su di lei e risponde con disponibilità e prontezza. Ama la sua famiglia, il suo mondo, le sue vallate... ma altre "cime" l'attraggono irresistibilmente al dono totale di sé a Dio e ai fratelli.
A 18 anni fa la sua scelta: entra nella Congregazione delle Figlie della Croce. Quella frase rimarrà per Teresina - divenuta Suor Maria Laura nell'agosto 1959 - una luce vivida, una stella polare che orienterà e guiderà sempre la sua vita di Figlia della Croce.
A Roma inizia il postulato tra le Figlie della Croce il 22 agosto 1957.
Emette i primi voti il 15 agosto 1959 a Roma.
E' insegnante a Vasto (Chieti), Roma, Parma e Chiavenna (Sondrio).
Attingendo la sua forza dall'ascolto quotidiano della
Parola di Dio e dall'Eucaristia, Suor Maria Laura si dedica con gioia e
passione alla sua missione tra i bambini e i giovani, sempre disponibile verso
quanti hanno bisogno di attenzione e di amorevole cura, nella consapevolezza di
incontrare in ognuno "il mio Gesù".
Le Suore della sua comunità così la descrivono:
"Era instancabile: sempre svelta e leggera,
serena, come sospinta da una forza invisibile e invincibile. Sempre pronta ad
accogliere, a rimboccarsi le maniche per servire, a scomodarsi per recare aiuto
e conforto dov'era richiesto e dove scopriva una situazione di sofferenza, di
povertà, di disagio di qualunque tipo. Amava tutti, ma i suoi «prediletti»
erano gli ultimi. In loro vedeva il Cristo sofferente. «E' il mio Gesù», soleva
dire tra il serio e il faceto e accorreva senza farsi attendere”.
Il 21 marzo 2000 scrive ad una consorella :
"...ti auguro di cercare e trovare Gesù tra i tuoi
poveri e nella quotidianità. Sarai felice davvero!”.
La sera del 6 giugno 2000, mentre si accinge a prestare
l'aiuto richiesto da tre ragazze, viene uccisa dalle stesse.