Andrée Geulen è stata un’insegnante belga che
salvò quasi mille bambini ebrei dall’orrore della Shoah.
Nel 1942 aveva vent’anni quando un giorno
nella scuola elementare dove insegnava, alcuni studenti ebrei si presentarono
in classe con la stella gialla cucita sui vestiti. Quella stella che
evidenziava con disprezzo l’appartenenza ad un popolo catapultò Andrée in una
realtà che fino a quel momento osservava distrattamente e nonostante il
suo nome non fosse legato ad alcun movimento politico, decise di agire.
Prima di tutto ordinò a tutti i suoi studenti
di indossare un grembiule affinché si coprissero le stelle gialle dei suoi
studenti ebrei per evitare episodi di bullismo. Poi fece conoscenza con Ida
Sterno, una ragazza ebrea affiliata ad un gruppo clandestino che si occupava di
trovare rifugi sicuri per i bambini ebrei.
Un giorno nel mezzo della notte i nazisti
fecero irruzione nella scuola portando via dodici bambini ebrei che erano stati
nascosti dalla preside. Andrée non nascose il suo sdegno e dopo che un soldato
tedesco le domandò come avesse potuto fare l’insegnante degli ebrei, rispose:«E
tu non ti vergogni di fare la guerra ai bambini ebrei?».
Con i bambini anche la
preside e suo marito finirono nei campi di sterminio dove furono trucidati.
Per oltre due anni Andrée continuò la sua
battaglia contro la follia dei nazisti. Radunò centinaia di bambini ebrei anche
di due, tre anni per trasferirli in monasteri o nelle case di famiglie
cristiane.
«Ancora piango quando penso ai momenti in cui sono stata costretta a
sottrarre i bambini dai loro genitori – racconta Andree che oggi ha 97 anni (nata il 6 settembre 1921 ndr) – senza dire loro dove li avrei portati».
Quando la guerra finì, Andrée s’impegnò per i
ricongiungimenti familiari, a volte capitò che i figli non ritrovarono più i loro
genitori perché finiti nelle camere a gas.
Per anni Andrée continuò a mantenere
i contatti con i suoi bambini e nel 1989 Israele l’inserì tra i Giusti fra le
Nazioni conferendole la cittadinanza onoraria.«Quello che ho fatto è stato solo
il mio dovere. Disobbedire alle leggi di allora era la sola cosa normale da
fare».
La paura
Di nuovo l’orrore ha colpito il ghetto,
un male crudele che ne scaccia ogni altro.
La morte, demone folle, brandisce una gelida falce
che decapita intorno le sue vittime.
I cuori dei padri battono oggi di paura
e le madri nascondono il viso nel grembo.
La vipera del tifo strangola i bambini
e preleva le sue decime dal branco.
Oggi il mio sangue pulsa ancora,
ma i miei compagni mi muoiono accanto.
Piuttosto di vederli morire
vorrei io stesso trovare la morte.
Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere!
Non vogliamo vuoti nelle nostre file.
Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore.
Vogliamo fare qualcosa. E’ vietato morire!
Aiutami a pregare
e a raccogliere i miei pensieri su di te;
da solo non sono capace.
C'è buio in me,
in te invece c'è luce;
sono solo, ma tu non m'abbandoni;
non ho coraggio, ma tu mi sei d'aiuto;
sono inquieto, ma in te c'è la pace;
c'è amarezza in me, in te pazienza;
non capisco le tue vie,
ma tu sai qual è la mia strada.
Padre del cielo,
siano lode e grazie a te
per la quiete della notte,
siano lode e grazie a te
per il nuovo giorno.
Signore,
qualunque cosa rechi questo giorno,
il tuo nome sia lodato!
Amen.
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