«Lasciatemi andare alla casa del Padre».
Cosa
daremmo per averle potute sentire di persona queste parole sussurrate da
Giovanni Paolo II con quel poco di respiro che gli restava, le ultime uscite
dalla sua bocca stando al documento apparso ieri sugli Acta Apostolicae Sedis,
la gazzetta ufficiale vaticana.
Erano quasi le 15.30 di sabato 2 aprile, sei
ore prima della morte.
La voce era «debolissima», la parola «biascicata», come
dicono ora le pagine che ripercorrono le settimane precedenti la morte di Papa
Wojtyla con la precisione del documento destinato a far testo e insieme con una
toccante devozione che sborda dalle righe della ricostruzione storica. Il Papa
era ormai «morente», ma «in lingua polacca» chiedeva appunto di non trattenerlo
più. Una richiesta che collideva con l'affetto di chi l'accudiva, ma così ferma
da non ammettere obiezione.
Quella era la sua ora, alla quale si andava
preparando da lungo tempo: una volta giunta, la stava vivendo sino in fondo,
senza ombra di paura e anzi con la dedizione consapevole che si mette quando si
è nel pieno delle proprie forze. La coscienza gli si faceva sempre più flebile
(poco prima delle 19 di quel tristissimo sabato viene annotato «il progressivo
esaurimento delle funzioni vitali»), ma Karol Wojtyla con quell'ultima frase
sembra voler pronunciare anche lui il suo «consummatum est», tutto è compiuto,
conformandosi sino all'ultimo istante al Cristo che l'aveva chiamato a portare
la sua stessa croce, a mostrare al mondo le sue piaghe.
È la cronistoria
ufficiale a ricorrere all'immagine della Via Crucis mentre mette in fila gli
eventi dal 31 gennaio alla morte: e la sofferta benedizione dalla finestra
dello studio privato mercoledì 30 marzo diventa «l'ultima statio pubblica» di
una via «penosa», il commiato dal mondo.
Il resto filtrerà dalla sala stampa
vaticana nei tre giorni dell'agonia, in un succedersi di bollettini via via
sempre più drammatici, angosciosi. Noi qui a scrutare quella finestra, sperando
in una nuova prodigiosa ripresa dell'uomo che aveva condotto la storia a
seguire un corso inaspettato, capace di sprigionare un'energia interiore che ce
lo fa quasi credere immortale. Lui che, intanto, presente il Padre ad
aspettarlo nella sua casa per un abbraccio che ora scorge davvero vicino, forse
mai come in quelle ore desiderato, atteso con l'ansia di chi l'ha interiormente
preparato in ogni dettaglio.
Lasciatemi andare, dice infatti, come a voler
fermare dolcemente l'affaccendarsi dei medici che ne monitorano i parametri
vitali e li vedono spegnersi, almeno secondo gli standard clinici, proprio
mentre un'altra vita non rilevabile ai monitor prende possesso della sua anima.
Gli Acta intrecciano precisione medica e delicatezza umana, l'impronta della
scienza e quella della santità, regalandoci un testo contrappuntato dalla
commovente fedeltà del Papa a una vita spesa nella preghiera, sino all'estremo.
La «visibile partecipazione» con la quale segue gli atti liturgici, le letture,
il ripetersi di consuetudini spirituali alle quali mai è venuto meno è
documentata fino al sopraggiungere del coma finale. Avremmo voluto esserci in
quell'ultima ora, e in realtà tutti eravamo lì, in quella stanza, con la
preghiera.
Queste poche pagine semplicemente ora completano quel che già si
sapeva e ci consentono di vedere la scena, nitidamente: «Secondo una tradizione
polacca, un piccolo cero acceso illuminava la penombra della camera, ove il
Papa andava spegnendosi».
Lasciamolo andare, allora: è lui a chiedercelo, e al
Papa non si può dir di no.
Quella luce nella nostra penombra - lo sappiamo - è
destinata a non consumarsi più.
L'ultimo passo, senza paura
Diario ufficiale dell'addio di Giovanni Paolo II
Francesco Ognibene -"Avvenire" 19 settembre 2005
Nell'esprimere affettuosa solidarietà a
coloro che soffrono, li invito a contemplare con fede il mistero di Cristo,
crocifisso e risorto, per arrivare a scoprire nelle proprie vicende dolorose
l'amorevole disegno di Dio.
- san Giovanni Paolo II, papa -
Beata Vergine Maria,
la tua nascita ci riempie tutti di grande gioia.
In te rifulge l’aurora della redenzione;
perché tu hai partorito per noi Cristo, sole di giustizia.
Come Madre del Salvatore del mondo e come Madre della Chiesa
tu ci aiuti ad incontrare nella nostra vita il Cristo.
Tu, Vergine sempre pura e senza macchia,
ci guidi sulla via sicura
e ci fai uscire dalle tenebre del peccato e della morte
verso la divina luce del tuo Figlio,
che nello Spirito Santo ci ha riconciliati con il Padre celeste
e, attraverso il servizio della Chiesa,
continua a riconciliarci con lui.
In te rifulge l’aurora della redenzione;
perché tu hai partorito per noi Cristo, sole di giustizia.
Come Madre del Salvatore del mondo e come Madre della Chiesa
tu ci aiuti ad incontrare nella nostra vita il Cristo.
Tu, Vergine sempre pura e senza macchia,
ci guidi sulla via sicura
e ci fai uscire dalle tenebre del peccato e della morte
verso la divina luce del tuo Figlio,
che nello Spirito Santo ci ha riconciliati con il Padre celeste
e, attraverso il servizio della Chiesa,
continua a riconciliarci con lui.
Santa Madre di Dio, questo santuario a Dux
porta il tuo nome: “Maria della consolazione”.
Qui sei venerata come “Nostra Signora del Liechtenstein”.
Dinanzi alla tua amata immagine
porta il tuo nome: “Maria della consolazione”.
Qui sei venerata come “Nostra Signora del Liechtenstein”.
Dinanzi alla tua amata immagine
pregano i fedeli di tante generazioni.
Qui si è inginocchiato, in tempi difficili e perigliosi, il principe del Paese,
e ha affidato a te, consolatrice degli afflitti e Regina della pace,
a sua famiglia e tutto il popolo del Liechtenstein.
Oggi sono io, capo supremo della Chiesa di Cristo,
che mi inginocchio in questo santo luogo
e consacro al tuo cuore immacolato
la casa reale, il Paese e il popolo del Liechtenstein.
Pieno di fiducia affido a te le sue famiglie e comunità,
i responsabili della Chiesa, dello Stato e della società,
i bambini e i giovani, i malati e gli anziani,
i morti, che nelle tombe attendono la risurrezione.
Affido alla tua potente intercessione tutto il popolo di Dio
e professo che tu sei la “Mater fortior” per noi tutti.
Qui si è inginocchiato, in tempi difficili e perigliosi, il principe del Paese,
e ha affidato a te, consolatrice degli afflitti e Regina della pace,
a sua famiglia e tutto il popolo del Liechtenstein.
Oggi sono io, capo supremo della Chiesa di Cristo,
che mi inginocchio in questo santo luogo
e consacro al tuo cuore immacolato
la casa reale, il Paese e il popolo del Liechtenstein.
Pieno di fiducia affido a te le sue famiglie e comunità,
i responsabili della Chiesa, dello Stato e della società,
i bambini e i giovani, i malati e gli anziani,
i morti, che nelle tombe attendono la risurrezione.
Affido alla tua potente intercessione tutto il popolo di Dio
e professo che tu sei la “Mater fortior” per noi tutti.
Sì, la Madre più potente!
Tu, Madre di Dio, sei più forte di tutte le potenze nemiche di Dio,
che minacciano il nostro mondo e il nostro stesso Paese.
Tu sei più forte delle tentazioni e degli assalti,
che vogliono strappare l’uomo da Dio e dai suoi Comandamenti.
Tu sei più forte di ogni ambizione egoistica e personalistica,
che oscura all’uomo la visione di Dio e del suo prossimo.
Tu sei più forte, perché tu hai creduto,
hai sperato e hai pienamente amato.
Tu sei più forte, perché hai adempiuto totalmente la volontà di Dio
e hai seguito il cammino di tuo Figlio obbediente e fedele fino alla croce.
Tu sei più forte, perché partecipi con il corpo e con l’anima
alla vittoria pasquale del Signore.
In verità, tu sei più forte,
perché l’Onnipotente ha fatto grandi cose in te.
Tu, Madre di Dio, sei più forte di tutte le potenze nemiche di Dio,
che minacciano il nostro mondo e il nostro stesso Paese.
Tu sei più forte delle tentazioni e degli assalti,
che vogliono strappare l’uomo da Dio e dai suoi Comandamenti.
Tu sei più forte di ogni ambizione egoistica e personalistica,
che oscura all’uomo la visione di Dio e del suo prossimo.
Tu sei più forte, perché tu hai creduto,
hai sperato e hai pienamente amato.
Tu sei più forte, perché hai adempiuto totalmente la volontà di Dio
e hai seguito il cammino di tuo Figlio obbediente e fedele fino alla croce.
Tu sei più forte, perché partecipi con il corpo e con l’anima
alla vittoria pasquale del Signore.
In verità, tu sei più forte,
perché l’Onnipotente ha fatto grandi cose in te.
Il Paese e il principe e il popolo sono consacrati a te.
Stendi il tuo manto, o Madre, sopra tutti noi.
Ferventemente ti prego, insieme a tutti i fedeli:
“Vergine, Madre del mio Dio,
fa’ che io sia tutto tuo!
Tuo nella vita, tuo nella morte,
tuo nella sofferenza, nella paura e nella miseria;
tuo sulla croce e nel doloroso sconforto;
tuo nel tempo e nell’eternità.
Vergine, Madre del mio Dio,
fa’ che io sia tutto tuo!”. Amen.
Stendi il tuo manto, o Madre, sopra tutti noi.
Ferventemente ti prego, insieme a tutti i fedeli:
“Vergine, Madre del mio Dio,
fa’ che io sia tutto tuo!
Tuo nella vita, tuo nella morte,
tuo nella sofferenza, nella paura e nella miseria;
tuo sulla croce e nel doloroso sconforto;
tuo nel tempo e nell’eternità.
Vergine, Madre del mio Dio,
fa’ che io sia tutto tuo!”. Amen.
- Preghiera del Santo Padre Giovanni Paolo II -
nella chiesa di Santa Maria Consolatrice
Vaduz (Liechtenstein)
Domenica, 8 settembre 1985
Domenica, 8 settembre 1985
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