Halloween è un’ antica festa cattolica, come
dice con semplicità la sua etimologia:
hallows=santi (ricordate il Padre
nostro in inglese Hallowed
be thy name), een=vigilia (da evening=sera, vigilia),
cioè Halloween=sera/vigilia dei
Santi.
Non c’è dunque nessun bisogno di inventare il
neologismo Holyween, perché
Halloween significa esattamente questo.
Ma chi lo spiega ai bambini e, prima di
loro, ai maestri e ai genitori? Halloween è la festa cristiana della vigilia
dei Santi, cioè l’inizio della festa dei Santi perché le grandi feste (vedi
Natale e Pasqua) iniziano nella notte.
I cristiani – grandi maestri della gioia e
del festeggiare – inventarono la festa dei santi (e la commemorazione dei
morti) per celebrare il fatto che la morte era vinta e che il duro male era
ormai sconfitto.
Di questo dobbiamo parlare ai bambini, spiegando il nome
Halloween.
Gli irlandesi cattolici iniziarono a celebrare l’illuminazione della
notte, le zucche che mettevano in fuga il male, il cielo che visitava la terra,
i dolcetti che i morti portavano ai loro discendenti come segno del loro amore
sempre presente e della loro intercessione per i loro cari presso Dio, la sconfitta
del male.
La tradizione, peraltro, non è solo
nord-europea, ma anche mediterraneo-cattolica, tanto è vero che in tanti paesi
della Sicilia e della Sardegna ci sono i “dolci dei morti”. Se fosse vero che
gli irlandesi cattolici cristianizzarono una precedente festa celtica, si può
spiegare ai bambini che questo è il genio del cristianesimo: mentre i pagani,
che erano pur sempre credenti, pensavano che i morti potessero venire a
visitarli solo un giorno all’anno nella festa di Sanhedrin i cristiani annunciarono
loro che essi ci visitavano tutti i giorni grazie alla comunione che esiste in
Gesù tra i vivi ed i morti.
Solo 30 anni fa, in un periodo molto recente
quindi, si impadronirono di questo rito meraviglioso – che ci permette di
celebrare la comunione fra il cielo e la terra – gli ambienti irrazionalisti
che credono nella magia, il mondo capitalistico che governa la finanza e vuole
vendere oggetti e, in qualche rarissimo caso, anche gli ambienti satanisti che,
comunque, con la loro fede distorta, ci ricordano che il diavolo esiste e che,
a maggior ragione, esiste Dio!
Orbene è del significato della festa di
Halloween che dobbiamo parlare e non delle cavolate sovrapposte da questi
gruppi minoritari.
Dobbiamo parlare del fatto che Halloween ci ricorda che la
vita eterna esiste, che i morti (compresi nonni e bisnonni defunti) e,
soprattutto, i santi ci accompagnano con la loro dolcezza.
Dobbiamo parlare
pure del fatto che la morte e il diavolo esistono, ma che Cristo li ha
sconfitti.
Una volta che i bambini hanno parlato dei morti, hanno capito che i
morti ci amano e pregano per noi presso Dio, che i santi ci proteggono, che il
male esiste, ma che è la prova che la scienza non basta e che, per fortuna, Dio
è ben più forte di lui, facciano un po’ quello che vogliono, tanto ormai sono
vaccinati…
Ormai è tardi per scrivere questo post
quest’anno, ma ricordatevelo per il prossimo anno (noi lavoriamo per il
futuro)… nelle scuole e nella catechesi, l’anno prossimo, una settimana prima
di Halloween, lezione su Halloween, sui morti, sui santi, sugli irlandesi, e
sulle indebite appropriazioni degli ambienti neo-magici e capitalistici… e poi
ognuno faccia ciò che vuole!
Concludo, a chi non fosse bastato quanto già
detto, un magnifico passaggio ricordato da Giovanna Jacob tratto da Kristin figlia di Lavrans di
Sigrid Undset.
Contemplando
un dipinto che raffigura una santa alle prese con un drago, Kristin dice: «Mi pare che il drago sia molto piccolo (…) non sembra in grado
di potere ingoiare la Vergine».
E il frate che l’ha dipinto risponde: «E
infatti non c’è riuscito. Eppure non era più grande di così. I draghi e tutti
gli strumenti del diavolo ci sembrano grandi finché la paura ci possiede, ma se
una creatura aspira a Dio con tutta l’anima sua fino a potersi avvicinare alla
sua potenza, la forza del diavolo di colpo viene abbattuta, tanto che i suoi
strumenti diventano piccoli e impotenti.
I draghi e gli spiriti malvagi sprofondano e non sono più grandi
di rane, di gatti e di cornacchie».
- don
Andrea Lonardo -
fonte: gliscritti.it
Agostino Comerio, la Donna e il Drago, affresco del 1824
nel Santuario della Madonna della Bocciola, Ameno (Novara) - Italy
Vestiamo i figli come i Santi e come i Morti,
non nel senso di travestirli da cadavere: prima o poi tutti moriremo non c’è
bisogno di anticipare.
Tra i Santi consiglio San Michele Arcangelo, armato di
spada, San Giorgio, armato di lancia, e San Giuseppe che ha un’ascia (mite, ma
non disarmato: I due Misteri più preziosi sono stati affidati non a un fornaio
o a un sarto, ma a un uomo che aveva un'ascia). Ovviamente ha un’ascia.
Usiamo
come travestimento gli abiti degli uomini e delle donne che ci hanno preceduto,
che hanno creato questa civiltà straordinaria, che stiamo buttando via,
annegata negli spinelli, nei preservativi e nelle maschere da morto di Halloween,
consegnata gratuitamente come qualcosa di senza valore a chiunque voglia
calpestarla.
Vestiamoli come i contadini medioevali, che hanno dissodato un
continente di selve e di rovi per lasciarci in eredità frutteti e campi di
grano, vestiamoli come i capomastri semianalfabeti che hanno eretto cattedrali
di una bellezza sublime che sfidano i secoli, come le donne nerovestite che
disastro dopo disastro hanno pregato nelle cattedrali durante le guerre e le
carestie, per la peste del 1300, le città bombardate.
Vestiamoli con il camice
bianco degli uomini e le donne che hanno sconfitto il vaiolo e la peste, con le
tute da astronauti degli uomini e delle donne che hanno sfidato il cielo, con
la divisa dei pompieri che tirano fuori i bambini vivi da sotto le macerie.
Vestiamoli da guerrieri, perché i popoli che non sanno combattere, che credono
che la libertà sia gratis, si candidano a essere popoli di morti o popoli di
schiavi: vestiamoli da guerrieri, e sugli scudi niente insulse porcate come
metalupi e draghi a tre teste. Mettiamoci roba seria: lo stemma della
Serenissima, per esempio.
Vestiamoli da guerrieri delle guerre che abbiamo
combattuto, vestiamoli come gli uomini che hanno vinto a Lepanto, che sia il
leone il loro angelo alato, il cuore a San Marco, il vento alle vele il fuoco
alle micce dei cannoni.
A Lepanto i nostri morti hanno combattuto ed è per
questo che siamo liberi e possiamo festeggiare Ognissanti.
Oppure ricordiamo la
Battaglia di Vienna, 11 settembre 1683, quando il re di Polonia ha spaccato
l’assedio.
Possono travestirsi come il Beato Marco D’Aviano (tonaca da
francescano, non è difficile, e poi una tazza di cappuccino in mano) che per
primo entrò in Vienna: gli offrirono il caffè che avevano imparato a fare dai
turchi. Lui lo trovò orrendo e aggiunse latte fino a che ebbe lo stesso colore
della propria tonaca da cappuccino. Il cappuccino è nato quel giorno.
Possiamo
vestirli come il fornaio di Vienna che durante l’assedio si accorse in tempo,
sentendoli lavorare di notte, che i turchi stavano scavando una galleria per
mettere la polvere da sparo, farla esplodere e fare una breccia nelle mura.
Quel fornaio ebbe l’esclusiva della pasta sfoglia, che lui fece un dolcino a
forma di croissant, in francese crescente, luna crescente, la bandiera turca:
non mi hai sconfitto, non mi hai invaso, la tua bandiera me la mangio a
colazione. Anche lui non è difficile: grembiule bianco da fornaio e un
croissant in mano.
Gli diciamo che il giorno dopo si va alla
Messa il giorno di Ognissanti: è una Messa bellissima, dove si legge anche un
brano dell’Apocalisse che vale la pena di conoscere.
I nostri figli portiamoli
a Messa anche se siamo laici o molto atei, perché non si tira su una
generazione senza dare un’identità.
La nostra identità è la nostra storia.
Siete
atei? Restate nipoti di bisnonne che aspettavano i mariti dispersi in guerra o
la guarigione del figlio con la polmonite dicendo il Rosario.
Nessun popolo può
vivere staccato dalla propria storia.
Halloween è nato cristiano, anzi cattolico.
Fonte: Blog di Silvana De Mari, 02 -11 -2017
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