Visualizzazione post con etichetta santi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta santi. Mostra tutti i post

sabato 28 aprile 2018

Preghiera di intercessione a santa Gianna Beretta Molla, memoria liturgica 28 aprile

“Dell’amore divino Gianna Beretta Molla fu semplice, ma quanto mai significativa messaggera. Pochi giorni prima del matrimonio, in una lettera al futuro marito, ebbe a scrivere: “L’amore è il sentimento più bello che il Signore ha posto nell’animo degli uomini”. “Sull’esempio di Cristo, che “avendo amato i suoi... li amò sino alla fine” (Gv 13,1), questa santa madre di famiglia, si mantenne eroicamente fedele all’impegno assunto il giorno del matrimonio. Il sacrificio estremo che suggellò la sua vita testimonia come solo chi ha il coraggio di donarsi totalmente a Dio e ai fratelli realizzi se stesso. 
Possa la nostra epoca riscoprire, attraverso l’esempio di Gianna Beretta Molla, la bellezza pura, casta e feconda dell’amore coniugale, vissuto come risposta alla chiamata divina!” “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. (Gv 14,28)

- san Giovanni Paolo II, papa - 



Il 24 aprile 1994 Sua Santità Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro, proclama Gianna Beretta Molla Beata come “madre di famiglia”.
Il giorno dopo la Beatificazione, nel discorso durante l’udienza ai pellegrini nell’aula “Paolo VI”, Sua Santità dice di Gianna “Quale eroica testimonianza è la sua, vero canto alla vita, in stridente contrasto con una certa mentalità oggi dilagante! Possa il suo sacrificio infondere coraggio in quanti si adoperano, mediante l’impegno personale e comunitario, nel Movimento per la Vita e in altri simili organismi, perché la dignità intangibile di ogni umana esistenza sia riconosciuta, dal momento del concepimento sino al naturale tramonto, come valore prioritario e fondante rispetto ad ogni altro diritto umano e sociale.”…

Giovanni Paolo II con le figlie e il marito di Gianna Beretta Molla durante la beatificazione

Dio, che ci sei Padre,
ti diamo lode e ti benediciamo
perché in santa Gianna Beretta Molla
ci hai donato e fatto conoscere
una donna testimone del Vangelo
come giovane, sposa, madre e medico.

Ti ringraziamo perché,
anche attraverso il dono della sua vita,
ci fai imparare ad accogliere e onorare
ogni creatura umana.

Tu, Signore Gesù,
sei stato per lei riferimento privilegiato.

Ti ha saputo riconoscere
nella bellezza della natura.

Mentre si interrogava
sulla sua scelta di vita,
andava alla ricerca di Te
e del modo migliore per servirti.

Attraverso l'amore coniugale,
si è fatta segno del tuo amore
per la Chiesa e per l'umanità.

Come Te, buon samaritano,
si è fermata accanto a ogni
persona malata, piccola e debole.

Sul tuo esempio e per amore,
ha donato tutta se stessa,
generando nuova vita.

Spirito Santo, fonte di ogni perfezione,
dona anche a noi sapienza, intelligenza
e coraggio perché, sull’esempio di santa
Gianna e per sua intercessione, nella vita
personale, familiare, professionale, sappiamo
metterci al servizio di ogni uomo e donna
e crescere così nell’amore e nella santità.
Amen!



Preghiera di Santa Gianna 

Gesù, eccomi qui.
Gesù, entra, rimani sempre con me.

Ho tanto bisogno che Tu mi illumini,
che mi faccia diventare migliore.

Dammi la tua grazia,
infiammami del tuo Amore.


Per ottenere grazie, con la sua intercessione

O Dio, nostro Padre, tu hai donato alla tua Chiesa santa Gianna Beretta Molla, che nella sua giovinezza ha cercato amorevolmente te, e a te ha portato altre giovani, impegnandole apostolicamente in testimonianza e azione cattolica e collocandole accanto a malati e anziani per essere loro di aiuto e di conforto.
Ti ringraziamo per questo dono di giovane amorevolmente impegnata e, sul suo esempio, donaci di consacrare la nostra vita al tuo servizio e alla gioia dei fratelli. 

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

O Gesù, Redentore degli uomini, tu chiamasti santa Gianna a svolgere la missione di medico, a sollievo dei corpi e delle anime, vedendo te stesso nei fratelli sofferenti e nei piccoli indifesi.
Ti ringraziamo per esserti mostrato in questa tua Serva come “uno che serve” e che lenisce il dolore degli uomini. Accogliendo la sua lezione, fa di noi generosi cristiani al servizio dei fratelli, particolarmente di coloro ai quali partecipi la tua croce.

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

O Dio, Spirito santificatore, che ami la Chiesa quale tua Sposa, tu infondesti nel cuore di santa Gianna un po’ del tuo amore, da effondere in una chiesa domestica per collaborare nel tuo meraviglioso piano di creazione donandoti nuovi figli, affinché ti potessero conoscere e amare.
Ti ringraziamo per questo modello di sposa e, per la sua incoraggiante testimonianza.
Dona alle nostre famiglie la serena e cristiana presenza di spose impegnate a trasformare le nostre case di uomini in cenacoli di fede e di amore, in generosa operosità e santificante servizio.

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

O Dio, creatore e amante dell’essere vivente, tu fosti accanto a santa Gianna, quando si trovò nel dilemma di salvare o la propria vita o quella della creatura che, quale dono atteso, portava nel grembo.
Fidando solo in te e richiamando il tuo comandamento a difesa della vita, trovò il coraggio di compiere il suo dovere di mamma e dire “sì” alla nuova vita, sacrificando generosamente la propria, coronando una vita cristiana esemplare.  
Per intercessione di Maria, Madre di Gesù e sull’esempio di Gianna, disponi tutte le madri ad accogliere con amore ogni vita nascente e sostienici tutti nel rispetto ad ogni vita.

Donaci la grazia che attendiamo………(dire la grazia)…..
e la gioia di ispirarci a santa Gianna quale modello di giovane, di sposa, di madre e di medico che, sull’esempio di Gesù, sacrificò se stessa per la vita del prossimo. 

Ave, o Maria… 
Buona giornata a tutti. :-)

www.lapreghieraquotidiana.blogspot.it

www.efuseraefumattina.blogspot.it


martedì 5 dicembre 2017

Dalla «Lettera» di Alice Alington a Margaret Roper (figlia di Tommaso Moro), sul colloquio avuto in carcere con il padre

Mia cara Margherita, io so che la mia cattiveria, meriterei di essere abbandonato da Dio, tuttavia non posso che confidare nella sua misericordiosa bontà, poiché la sua grazia mi ha fortificato sino ad ora e ha dato tanta serenità e gioia al mio cuore, da rendermi del tutto disposto a perdere i beni, la patria e persino la vita, piuttosto che giurare contro la mia coscienza. 
Egli ha reso il re favorevole verso di me, tanto che finora si è limitato a togliermi solo la libertà. Dirò di più. 
La grazia di Dio mi ha fatto cosi gran bene e dato tale forza spirituale, da farmi considerare la carcerazione come principale dei benefici elargitimi. 
Non posso, perciò dubitare della grazia di Dio. Se egli lo vorrà, potrà mantenere benevolo il re nei miei riguardi, al fine che non mi faccia alcun male. Ma se decide ch'io soffra per i miei peccati, la sua grazia mi darà certo la forza di accettare tutto pazientemente, e forse anche gioiosamente. 
La sua infinita bontà, per i meriti della sua amarissima passione, farà sì che le mie sofferenze servano a liberarmi dalle pene del purgatorio e anzi a ottenermi la ricompensa desiderata in cielo.

Dubitare di lui, mia piccola Margherita, io non posso e non voglio, sebbene mi senta tanto debole. E quand'anche io dovessi sentire paura al punto da esser sopraffatto, allora mi ricorderei di san Pietro, che per la sua poca fede cominciò ad affondare nel lago al primo colpo di vento, e farei come fece lui, invocherei cioè Cristo e lo pregherei di aiutarmi. 

Senza dubbio allora egli mi porgerebbe la sua santa mano per impedirmi di annegare nel mare tempestoso. Se poi egli dovesse permettere che imiti ancora in peggio san Pietro, nel cedere, giurare e spergiurare (me ne scampi e liberi nostro Signore per la sua amorosissima passione, e piuttosto mi faccia perdere, che vincere a prezzo di tanta bassezza), anche in questo caso non cesserei di confidare nella sua bontà, sicuro che egli porrebbe su di me il suo pietosissimo occhio, come fece con san Pietro, e mi aiuterebbe a rialzarmi e confessare nuovamente la verità, che sento nella mia coscienza. 
Mi farebbe sentire qui in terra la vergogna e il dolore per il mio peccato.

A ogni modo, mia Margherita, io so bene che senza mia colpa egli non permetterà mai che io perisca. 

Per questo mi rimetto interamente in lui pieno della più forte fiducia. Ma facendo anche l'ipotesi della mia perdizione per i miei peccati, anche allora io servirei a lode della giustizia divina.

Ho però ferma fiducia, Margherita, e nutro certa speranza che la tenerissima pietà di Dio salverà la mia povera anima e mi concederà di lodare la sua misericordia. Perciò, mia buona figlia, non turbare mai il tuo cuore per alcunché mi possa accadere in questo mondo. 

Nulla accade che Dio non voglia, e io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio.

Da: «Lettere», Alberto Castelli - a cura di Francesco Rognoni, Ed. Vita e Pensiero. 






Mi sembra significativo che Newman, nella gerarchia delle virtù sottolinei il primato della verità sulla bontà o, per esprimerci più chiaramente: egli mette in risalto il primato della verità sul consenso, sulla capacità di accomodazione di gruppo.
Direi quindi: quando parliamo di un uomo di coscienza, intendiamo qualcuno dotato di tali disposizioni interiori. 
Un uomo di coscienza è uno che non compra mai, a prezzo della rinuncia alla verità, l’andar d’accordo, il benessere, il successo, la considerazione sociale e l’approvazione da parte dell’opinione dominante. 
In questo Newman si ricollega all’altro grande testimone britannico della coscienza: Tommaso Moro, per il quale la coscienza non fu in alcun modo espressione di una sua testardaggine soggettiva o di eroismo caparbio.
Egli stesso si pose nel numero di quei martiri angosciati, che solo dopo esitazioni e molte domande hanno costretto se stessi ad obbedire alla coscienza: ad obbedire a quella verità, che deve stare più in alto di qualsiasi istanza sociale e di qualsiasi forma di gusto personale. 
Si evidenziano così due criteri per discernere la presenza di un’autentica voce della coscienza: essa non coincide con i propri desideri e coi propri gusti; essa non si identifica con ciò che è socialmente più vantaggioso, col consenso di gruppo o con le esigenze del potere politico o sociale.


- card. Joseph Ratzinger -
da: "La Chiesa una comunità sempre in cammino", pp.123


Buona giornata a tutti. :-)








giovedì 23 novembre 2017

Parafrasi del Padre Nostro - San Francesco d’Assisi

O santissimo Padre nostrocreatore, redentore, consolatore e salvatore nostro.
Che sei nei cielinegli angeli e nei santi, illuminandoli alla conoscenza, perché tu, Signore, sei luce, infiammandoli all'amore, perché tu, Signore, sei amore, ponendo la tua dimora in loro e riempiendoli di beatitudine, perché tu, Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale proviene ogni bene e senza il quale non esiste alcun bene.
Sia santificato il tuo nomesi faccia luminosa in noi la conoscenza di te, affinché possiamo conoscere l'ampiezza dei tuoi benefici, l'estensione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà e la profondità dei tuoi giudizi.
Venga il tuo regnoperché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci faccia giungere nel tuo regno, ove la visione di te è senza veli,
l'amore di te è perfetto,
la comunione di te è beata, 
il godimento di te senza fine. 

Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terraaffinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l'anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell'anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno.
Il nostro pane quotidianoil tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, dà a noi oggi: in memoria, comprensione e reverenza dell'amore che egli ebbe per noi e di tutto quello che per noi disse, fece e patì.
E rimetti a noi i nostri debitiper la tua ineffabile misericordia, per la potenza della passione del tuo Figlio diletto e per i meriti e l'intercessione della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti.
Come noi li rimettiamo ai nostri debitori: e quello che non sappiamo pienamente perdonare, tu, Signore, fa' che pienamente perdoniamo sì che, per amor tuo, amiamo veramente i nemici e devotamente intercediamo presso di te, non rendendo a nessuno male per male e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti.
E non ci indurre in tentazionenascosta o manifesta, improvvisa o insistente.
Ma liberaci dal malepassato, presente e futuro.

- San Francesco d’Assisi -




La cosiddetta «Parafrasi del Padre Nostro» di San Francesco è una delle preghiere che manifestano meglio la radice evangelica della sua spiritualità. Francesco portava inciso nell’anima un profondo sentimento della paternità di Dio. 
Per lui era come l’aria che respirava e il clima che avvolgeva la sua vita di ogni giorno. 
Non c’è dunque niente di strano che nella sua preghiera si rivolga in primo luogo al Padre. 
Nei suoi scritti lo menziona più di cento volte.


“Nel sorgere del sole, ogni uomo dovrebbe lodare Dio per aver creato questo astro, che durante il giorno dà agli occhi la loro luce; la sera quando viene la notte, ogni uomo dovrebbe lodare Dio per quest’altra creatura, nostro fratello fuoco, che, nelle tenebre, permette ai nostri occhi di vedere la luce. Siamo tutti come dei ciechi, e per mezzo di queste due creature, Dio ci dà la luce. Per questo, per queste creature e per le altre che ci servono ogni giorno, dobbiamo lodare particolarmente il loro glorioso Creatore!”

Frate Francesco d'Assisi


Buona giornata a tutti. :-)




sabato 11 novembre 2017

San Martino 11 novembre 2017

Eravamo in cammino con lui, mentre visitava le parrocchie. 
Per la strada sopraggiungeva una carrozza del fisco carica di soldati. Ma appena le mule videro Martino ricoperto di un’ispida veste e di un mantello nero, spaventate si spostarono un po’ dall’altra parte. 
Quindi ingarbugliarono le funi in cui stavano imbrigliate. Adirati per questo torto, i soldati saltarono a terra e cominciarono a picchiare Martino con flagelli e bastoni, mentre quello, senza far parola e con incredibile sopportazione, presentava il dorso a quelli che lo battevano e faceva così montare il furore in quei miserabili, che ancor più si adiravano per il fatto che lui, quasi non le sentisse, disprezzava le percosse ricevute. 
Dopo aver così sfogato la loro rabbia, comandarono alle mule di riprendere il viaggio. Tutte queste però si bloccarono e rimasero inchiodate a terra come statue di bronzo e, per quanto i guidatori alzassero la voce, per quanto risuonassero le sferze, non si muovevano per nulla. 
Quei miseri uomini non sapevano più che cosa fare, e non potevano più fare a meno di riconoscere che erano trattenuti da una potenza divina, per quanto lo riconoscessero nelle loro coscienze abbrutite. 
Cominciarono a chiedersi chi fosse quel tale che poco prima avevano malmenato in quel luogo quando, indagando un po’, vengono a sapere dai viandanti di aver percosso tanto crudelmente proprio Martino. E allora divenne per tutti lampante la situazione e non potevano più ignorare di essere bloccati per l’ingiuria arrecata a quell’uomo. 
Pertanto ci vengono dietro di corsa, consci dell’errore e della colpa, piangendo con il capo e il volto cosparsi di polvere, si gettano ai piedi di Martino, invocando il suo perdono e supplicandolo che li lasciasse ripartire. 
Il santo concesse loro con clemenza il perdono e permise agli stessi di partire, dopo che gli animali tornarono a muoversi. 

(Sulpicio Severo, Vita di san Martino)


Dalla cappa di San Martino ai cappellani, il passo è breve.   
Che fine ha fatto la cappa di San Martino?

Mantello, in latino, si dice cappa. Ma trattandosi del mantello corto dei militari si parlava, al diminutivo, di cappella (cappa corta).
Questa cappella venne conservata come insigne reliquia ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi.
I Franchi la portavano come stendardo in guerra, davanti alle truppe, fidando nella protezione del santo patrono.
Da Carlomagno la cappa di san Martino venne inviata all'oratorio palatino di Aquisgrana, che da allora si chiamerà, in francese Aix-la-chapelle (Aachen, in tedesco). Infatti, il termine latino, dal significare la reliquia del mantello di san Martino, passò per estensione ad indicare l'oratorio che la conteneva; le persone incaricate di conservare tale insigne reliquia vennero chiamate: "cappellani"!
E fu così la chiesetta del palazzo reale di Carlomagno divenne una "cappella" in senso moderno.

Il nome, in seguito, identificherà per ulteriore estensione tutte le chiesette e saranno chiamati cappellani tutti i sacerdoti ad esse preposti, anche se non avevano più nulla a che fare con il prodigioso indumento del santo vescovo di Tours.
Dalla cappa di Martino prende nome, perfino, la dinastia reale francese dei "Capetingi".
Una vera e propria devota fissazione!
Pezzetti del mantello di san Martino erano nel medioevo reliquie ambitissime (e parecchio diffuse), vere e proprie narrazioni reificate dell'esempio di carità del primo santo non martire dell'Occidente cristiano.




Una lettura teologica e sociale del gesto di amore disinteressato di san Martino, l'ha data papa Benedetto XVI nel messaggio dell'Angelus dell'11 novembre 2007, dove, tra l'altro, diceva:

“Cari fratelli e sorelle, il gesto caritatevole di san Martino si iscrive nella stessa logica che spinse Gesù a moltiplicare i pani per le folle affamate, ma soprattutto a lasciare se stesso in cibo all’umanità nell’Eucaristia, Segno supremo dell’amore di Dio, Sacramentum caritatis. E’ la logica della condivisione, con cui si esprime in modo autentico l’amore per il prossimo. Ci aiuti san Martino a comprendere che soltanto attraverso un comune impegno di condivisione, è possibile rispondere alla grande sfida del nostro tempo: quella cioè di costruire un mondo di pace e di giustizia, in cui ogni uomo possa vivere con dignità. Questo può avvenire se prevale un modello mondiale di autentica solidarietà, in grado di assicurare a tutti gli abitanti del pianeta il cibo, l’acqua, le cure mediche necessarie, ma anche il lavoro e le risorse energetiche, come pure i beni culturali, il sapere scientifico e tecnologico.”
Testo preso da: Cantuale Antonianum


Buona giornata a tutti. :-)





domenica 15 ottobre 2017

da: "Libro della vita" - Santa Teresa d'Avila (15 ottobre)


Alcune esclamazioni tratte dal suo“Libro della vita”:

Dal Capitolo 6
Teresa è debitrice al Signore per averle dato di accettare la le sue grandi sofferenze.


Che è ciò, Signor mio? Dobbiamo vivere una vita così piena di pericoli? 
Mentre scrivo questo, mi sembra che con il vostro aiuto e per vostra misericordia potrei dire, anche se non con la stessa perfezione, ciò che ha detto san Paolo: Non sono più io che vivo, ma voi, mio Creatore, che vivete in me. 
Da alcuni anni, voi mi reggete con la vostra mano.
Mi guidate nei desideri e propositi, che mi avete fatto attuare e dar prova in molte circostanze in questi anni tanto da concedermi di non far nulla contro la vostra volontà, neppure la minima cosa. 
Certo, credo di arrecare ugualmente molte offese a Vostra Maestà senza rendermene conto. 
Credo anche, però, di essere risolutamente decisa a non trascurare nulla di quanto mi si presenti di fare per amor vostro, e in alcune circostanze voi mi avete apertamente aiutato a riuscirvi. 
Non amo il mondo né cosa alcuna che gli appartenga, né credo che mi allieti nulla che non venga da voi e il resto mi appare, anzi, come una pesante croce. 
È vero che mi posso ingannare, e forse non ho i sentimenti che ho detto; ma voi certo vedete, mio Signore, che a me non sembra di mentire e temo che non abbiate di nuovo ad abbandonarmi, perché ormai so fin dove arrivino la mia debole forza e la mia scarsa virtù se voi non continuate sempre a darmela aiutandomi a non lasciarvi. 
Piaccia a Vostra Maestà di non abbandonarmi neanche adesso in cui mi sembra rispondere al vero quanto ho detto di me. 
Non so come si desideri vivere, essendo tutto così incerto. 
Mi pareva ormai impossibile abbandonarvi interamente, mio Signore; ma, poiché tante volte vi ho abbandonato, non posso cessar di temere, ben sapendo che non appena vi allontanavate un poco da me, stramazzavo a terra. 
Siate benedetto per sempre, anche se io vi abbandonavo, voi non mi lasciaste mai così totalmente che io non tornassi a rialzarmi, con l’aiuto della vostra mano. 
E spesso, Signore, io non la volevo, né volevo capire che molte volte voi mi chiamavate di nuovo.




Dal Capitolo 8
Teresa, chiede al Signore la grazia di non lasciare l'orazione pur sentendosene indegna.

Oh, bontà infinita del mio Dio, mi sembra di vedere chi siete voi e vedo anche quanto misera cosa sia io! 
Oh, delizia degli angeli, vedendo questa enorme differenza, vorrei consumarmi tutta d’amore per voi. 
Com’è vero: voi sopportate chi ha difficoltà di stare con voi. 
Oh, con quanta pazienza, vi comportate da buon amico, Signor mio e come cominciate subito a favorirlo aspettando che si conformi alla vostra condizione!
Voi tenete conto, mio Signore, di tutti i momenti che dedica ad amarvi, e per un attimo di pentimento dimenticate quanto vi abbia offeso! 
So questo chiaramente per esperienza personale, e non capisco, o mio Creatore, perché tutti non cerchino di giungere a voi per mezzo di questa particolare amicizia. 
I cattivi, che non sono della vostra condizione, dovrebbero avvicinarvi per diventare buoni, acconsentendo che stiate con loro, benché essi stiano con voi turbati da mille sollecitudini e pensieri mondani, come facevo io. 
Per la violenza che essi devono farsi a voler rimanere in così incomparabile compagnia, voi costringete, Signore, i demoni a non assalirli. Anzi fate loro diminuire di giorno in giorno le forze contro di essi, a cui, invece, le date perché vincano. 
No, vita di tutte le vite, voi non uccidete nessuno di quelli che confidano in voi e vi vogliono per amico, anzi sostenete la vita del corpo con maggior salute, dandola all’anima.




Dal Capitolo 14
Teresa ringrazia il Signore per una sua straordinaria presenza, oltre a quella che contempla nell'Eucarestia.

Oh, mio Signore e mio bene! Io non posso dire questo senza lacrime e grande gioia della mia anima, se penso che voi vogliate, Signore, starvene così con noi, quando dobbiamo credere in modo certo, che già siete presente nel santissimo Sacramento! 
Se non è per colpa nostra, possiamo godere di voi come voi di noi, poiché avete detto che la vostra delizia è stare con i figli degli uomini. 
Oh, Signor mio! cosa è mai questo? Ogni volta che ascolto queste parole ne provo gran conforto. 
È possibile, Signore, che ci sia un’anima la quale, giunta a ricevere da voi simili grazie e doni, e a capire che voi godete di essa, torni ad offendervi, dopo tanti favori e così grandi prove del vostro amore? 
Sì, c’è sicuramente, e sono io. 
Piaccia alla vostra bontà, Signore, che sia io sola l’ingrata, quella che ha commesso così grande iniquità, che si è resa colpevole di così smisurata ingratitudine.
Anche da lei, però, la vostra infinita bontà ha già ricavato qualche bene: quanto maggiore è il male, tanto più risplende il bene delle vostre misericordie. E con quanta ragione io le posso cantare per sempre!
Vi supplico, mio Dio, di concedermi che ciò avvenga e che io possa cantarle in eterno, visto che vi siete compiaciuto di elargirmele così straordinariamente grandi da farmi spesso trasecolare. 
Mi effondo nelle vostre lodi. Poiché sola e senza di voi io non potrei far altro che strappare di nuovo i fiori del mio giardino, in modo che questa mia terra miserabile si ridurrebbe allo stato di un letamaio come prima.
Non permettetelo, Signore, né vogliate che si perda un’anima che a prezzo di tante sofferenze avete redento e che tante volte siete tornato a riscattare strappandola alle fauci dello spaventoso dragone.




Dal Capitolo 19
Teresa deplora lo stato di peccato dopo avere ricevuto tante grazie e esalta la misericordia del Signore.


Oh, Gesù mio! Che spettacolo vedere come a un’anima caduta in peccato, dopo aver tanto pregato, voi, per vostra misericordia, tornate a dar la mano sollevandola! 
Come si rende essa conto allora delle infinite vostre grandezze e misericordie e della propria miseria!
È questo il momento in cui, riconoscendo la vostra magnanimità, si sente davvero annientare; 
E' il momento in cui non osa alzare gli occhi o li alza solo per vedere ciò che vi deve; 
E' il momento in cui si fa devota della Regina del cielo perché vi plachi; 
E' il momento in cui invoca i santi che caddero dopo essere stati da voi chiamati, perché l’aiutino; 
E' il momento in cui le sembra troppo quel che le date, perché sa di non meritare neanche la terra che calpesta; 
E' il momento di accostarsi ai sacramenti, per la fede viva che la anima nel vedere la virtù che avete in essi riposta, 
E' il momento di profondere lodi perché avete lasciato per le nostre piaghe medicina e unguento tali che non le rimarginano solo superficialmente, ma le fanno sparire del tutto. 
Questo la riempie di stupore, e chi, Signore dell’anima mia, non ha da stupirsi di una misericordia così grande e di così accresciuto favore a compenso di un tradimento così ripugnante ed esecrabile? 
Sono perversa se, scrivendo queste cose, non mi si spezza il cuore.





Dal Capitolo 25
Esclamazioni di Teresa dopo aver sentito dal Signore: «Non aver paura, figlia mia, sono io e non ti abbandonerò, non temere».

Oh, mio Signore, quale vero amico voi siete, e quanto potente, poiché potete ciò che volete, e non smettete mai di amare chi vi ama! 
Vi lodino tutte le creature, Signore dell’universo! 
Oh, poter gridare al mondo intero quanto voi siete fedele ai vostri amici! 
Tutte le cose mancano, ma voi, Signore di tutte, non mancate mai! 
È poco ciò che lasciate patire a chi vi ama. Oh, mio Signore, con quanta delicata cura, con quanta dolcezza li sapete trattare! 
Oh, felice chi non ha mai esitato ad amare altri che voi! 
Sembra, o Signore, che voi mettiate rigorosamente alla prova chi vi ama, affinché nell’eccesso del patimento si intenda l’eccesso ancor più grande del vostro amore. 
Oh, Dio mio, potessi avere ingegno, dottrina, e disporre di parole nuove per esaltare le vostre opere come lo sente l’anima mia! Mi manca tutto, mio Signore, ma se voi non mi lasciate senza la vostra protezione, io non mancherò a voi. 
Si levino pure contro di me tutti i dotti, mi perseguitino tutte le creature, mi tormentino tutti i demoni, ma non mancatemi voi, Signore, perché ho già fatto esperienza del guadagno che si ricava dal confidare solo in voi.
Oh, Dio mio, come si rafforza la fede e cresce l’amore!
Dal CAPITOLO 35
Teresa ringrazia il Signore perché la sta conducendo per la strada dell'umiltà.
Oh, mio Signore, come è evidente la vostra potenza! 
Non c’è bisogno di cercare ragioni per indurci a fare quello che volete!
Al di sopra di ogni umana ragione, voi rendete ogni cosa possibile in modo così chiaro che fate ben vedere come non occorra altro, per trovare tutto facile, se non amarvi sinceramente e abbandonare davvero tutto per voi. 
Cade qui a proposito dire che fingete di renderci gravosa la legge.
Io non la vedo tale, Signore, né vedo come sia stretto il sentiero che conduce a voi. 
Non è un sentiero, ma una strada maestra, una strada su cui, chi l’intraprenda, va innanzi con maggiore sicurezza. 
Sono molto lontani le gole e i dirupi ove poter cadere, cioè le occasioni di offendervi. …
Chi vi ama veramente, o mio Bene, cammina con sicurezza per un’ampia strada maestra; lungi sta il burrone.
Al minimo inciampo voi, Signore, gli date la mano. 
A perderlo non basta né una caduta né molte, se ama voi e non le cose del mondo, perché cammina nella valle dell’umiltà.





Dal Capitolo 37 
Maestà e grandezza nell'Eucarestia.


Oh, Re della gloria e Signore di tutti i re, il vostro regno non è difeso da fragili barriere, perché è eterno, e per voi non c’è bisogno di intermediari! 
Basta guardarvi per vedere, dalla maestà che mostrate, che voi solo meritate il nome di Signore e non avete bisogno di scorta né di guardie perché vi riconoscano Re.
Oh, Signor mio, oh, mio Re! Se qui si potesse descrivere la Vostra Maestà! 
È impossibile riconoscere che siete la stessa Maestà, la cui contemplazione fa restare sbigottiti.
Stupisce, Signor mio, insieme con essa, vedere la vostra umiltà e l’amore che dimostrate a una creatura come me. 
Passato quel primo senso di timore e di sbigottimento che nasce dalla vista della Maestà Vostra, si può trattare con voi e parlarvi liberamente di ogni cosa.
Resta solo un più grande timore, quello di offendervi, ma non per paura del castigo, mio Signore, perché questo non ha alcuna importanza in confronto al timore di perdervi.
Oh, Signor mio, se voi non velaste nel santissimo Sacramento la vostra grandezza, chi oserebbe venire a voi tante volte per unire con la vostra immensa Maestà un’anima così piena di sozzure e di miserie? 
Siate benedetto, Signore! Vi lodino gli angeli e tutte le creature per aver commisurato tutto alla nostra debolezza, in modo che, godendo di così sovrane grazie, non ci atterrisca la vostra gran potenza, tanto da non farci osare di goderne, deboli e misere creature come siamo.





Oh, ricchezza dei poveri, come mirabilmente sapete sostentare le anime a cui, senza che vedano d’un colpo così grandi ricchezze, le andate mostrando a poco a poco! Io, nel contemplare una così grande maestà celata in così piccola cosa come è un’ostia, non posso fare a meno di ammirare la vostra grande sapienza.




Buona giornata a tutti. :-)




domenica 14 maggio 2017

Mamma... è poco dedicarti un solo giorno

Cara figlia mia,
voglio narrarti una storia. Molto tempo fa, un uomo che aveva ricevuto da Dio il dono di dipingere con pennelli e colori le meraviglie che vedeva attorno a sè, pensò che era giusto insegnare la sua arte ad altri giovani così che non morisse con lui.
Spiegò ai suoi allievi come usare i pennelli, a diluire i colori per ottenere le sfumature più infinite per rappresentare il creato. 
Quando, secondo lui, furono pronti, mostrò loro un suo dipinto e li esortò a riprodurlo il più fedelmente possibile, seguendo i suoi insegnamenti concedendo loro una settimana di tempo.
Trascorsi i sette giorni ogni allievo si recò da lui con la propria opera. 
Quale fu la meraviglia del maestro quando vide che ogni riproduzione era simile nei tratti alla sua originale, ma i toni e le sfumature li distinguevano una dall'altra. Deluso e amareggiato li rimproverò per non aver ascoltato i suoi insegnamenti.
Prima che gli allievi avessero modo di difendersi, intervenne la sposa del maestro pittore, che aveva assistito a tutto restando fino ad allora in disparte. "Marito mio, tu hai trasmesso a questi giovani il tuo dono, mostrando loro come usarlo, secondo il loro cuore e la loro anima. E sai bene che ogni anima è dono di Dio ed è unica. Come puoi chiedere, anche ad uno solo di loro, di guardare il mondo coi tuoi occhi...tu puoi insegnargli a osservare la natura e la tecnica per riprodurla, ma è con i suoi occhi che egli la vedrà e la esprimerà attraverso la sua anima, unica e ineguagliabile. E ogni opera che uscirà dalle sue mani, grazie al dono che tu gli hai fatto, sarà mirabile e unica, degna di onore e ammirazione. Tu hai donato loro il pennello per dipingere la vita... ma lascia che lo usino secondo il loro cuore e sii sempre e comunque fiero di loro".
Fu così che il pittore capì che se facciamo un dono non possiamo ipotecare l'uso che ne verrà fatto.
Ecco figlia mia Dio ha fatto dono ad ogni donna di cooperare alla creazione delle vita, attraverso la maternità e in tantissimi altri modi. 
Ogni madre userà il pennello avuto in dono, per insegnare ai figli a dipingere, secondo coscienza e amore, la vita che decideranno di avere per volontà e aspirazione.
Ogni opera sarà unica, frutto di insegnamenti ricevuti attraverso atti di amore, rispetto, compassione, riconoscenza, carità e umiltà. 
Poiché tutti siamo fallibili, gli errori nel tuo dipinto lo renderanno ancora più prezioso e unico.
Ma ricorda che col tuo pennello potrai dipingere qualunque cosa, secondo il tuo cuore e i tuoi desideri, in piena libertà. 
Ecco ora il pennello è tuo, è un dono, usalo come meglio senti di fare; ricorda i miei insegnamenti sempre, perché son frutto della vita che ho ricevuto e che ti ho dato, ma dipingi la tua vita coi colori che vedono i tuoi occhi, attraverso il cuore.
Fai lo stesso coi tuoi figli e quando verrà il momento lascia loro in dono questo pennello, come faccio ora con te. 
Così che in futuro tutti possano godere degli insegnamenti ma mantengano la libertà di utilizzarli.
Ciò che ti lascio, è la tela dove ho dipinto la mia vita, perché tu la possa osservare e prenderne spunto per dipingere la tua, secondo le tue sole aspirazioni;è la forza di camminare con le tue gambe, ma mai da sola, perché il filo con il quale il Padre ci ha legato non può essere spezzato e io sarò sempre parte di te come tu di me.
Prendi questo dono e sii sempre fiera delle tue capacità, in esso c'è anche il mio cuore che da sempre batte assieme al tuo, per l'eternità.
Con amore la tua mamma.

Dedicato a tutte le donne che insegnano a dipingere la vita attraverso la loro, e a tutte le mamme con e senza ali.




Cara mamma
Oggi ho fatto una riflessione:
ho pensato a quando sono nato.
Prima di nascere stavo benone
dentro al tuo pancione:
comodo e sicuro
non avevo paura, anche se ero allo scuro.
Nuotavo nell’acqua senza rumore
e ascoltavo il dolce”tuu tuu” del tuo cuore.
Mi ciucciavo il dito per un momento
ed era un gran divertimento.
Poi il grande giorno è arrivato
e io sono nato.
Che emozione uscire dal tuo pancione:
tu mi hai abbracciato
e tenuto al calduccio
stretto sul tuo petto.
Poi ti ho guardato e subito ti ho pensato.
“Evviva, questa è la mamma che ho sempre sognato”.



Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.

Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.

Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.

Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contributo che dai all'elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del «mistero», alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.

Grazie a te, donna-consacrata, che sull'esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando la Chiesa e l'intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta «sponsale», che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.

Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.

- san Giovanni Paolo II, papa - 
Fonte:  Lettera di Giovanni Paolo II alle donne del 1995






Grazie mamma

Grazie, mamma
perché mi hai dato 
la tenerezza delle tue carezze,
il bacio della buona notte,
il tuo sorriso premuroso,
la dolce tua mano che mi dà sicurezza. 
Hai asciugato in segreto le mie lacrime,
hai incoraggiato i miei passi,
hai corretto i miei errori,
hai protetto il mio cammino,
hai educato il mio spirito,
con saggezza e con amore
mi hai introdotto alla vita.
E mentre vegliavi con cura su di me 
trovavi il tempo
per i mille lavori di casa. 
Tu non hai mai pensato
di chiedere un grazie.
Grazie mamma.
 

- Judith Bond - 




Tantissimi Auguri a tutte le mamme del mondo!

Il Signore Vi Benedica e Vi protegga sempre per quello che fate ogni giorno. 
Un pensiero speciale anche per le mamme che sono in Cielo. 
E una preghiera alla nostra Mamma Celeste!

- Stefania -