Visualizzazione post con etichetta comunità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta comunità. Mostra tutti i post

domenica 6 maggio 2018

Le delusioni - Jean Vanier

Seguendo Gesù, Pietro è stato deluso tre volte.
Immagino che sia stato deluso quando Gesù l'ha chiamato; una parte di lui doveva rimpiangere la sua vita di pescatore e la sua vita familiare. Ma il suo amore per Gesù e la sua speranza gli hanno permesso di superare questa prima delusione.

Poi è stato deluso perché Gesù non era esattamente come lui avrebbe voluto che fosse. Avrebbe preferito un Gesù profetico e messianico, che non gli lavasse i piedi e non parlasse di morire.

Infine, la sua più grande delusione è stata che Gesù accettasse di diventare debole e di morire, e allora l'ha rinnegato.

Sono le tre delusioni della vita comunitaria.

La prima delusione, che è sicuramente la meno difficile, è quando vi si entra. 
Ci sono sempre in noi delle parti che restano attaccate ai valori che si sono lasciati.

La seconda delusione è quella di scoprire che la comunità non è così perfetta come si era creduto, che ha delle debolezze e dei difetti. 
L'ideale e le illusioni cadono, si è davanti alla realtà.

La terza delusione è la più dolorosa, quando ci si sente mal compresi e perfino respinti dalla comunità, quando per esempio non si è rieletti responsabili, o non ci vengono date le funzioni che avevamo sperato. 
E questa terza delusione ne porta un'altra, quando si sentono sorgere in noi la collera e le frustrazioni.

Per arrivare all'integrazione totale in una comunità, occorre saper passare attraverso le diverse delusioni che sono tutte dei nuovi approfondimenti, dei passaggi verso la liberazione interiore.

- Jean Vanier -
Fonte: “La comunità luogo del perdono e della festa” di Jean Vanier, Ed.JakaBook, 1991





Chi non ha patria all’est come all’Ovest è colui che riconosce la presenza di Cristo...nella propria vita, nella trama dei propri rapporti dentro la società in cui vive; e La riconosce fino al punto che è tale presenza a determinare la sua modalità di percezione, di vedute , di giudizio su tutta la realtà.

- don Luigi Giussani -




Io amo il mio prossimo quando voglio appassionatamente che egli viva, di quella vera vita, unica per lui, che egli riceve da Dio, il solo Padre. 
Io mi impegno a servire il suo camminare in quella vita, a non avere progetto alcuno su di lui, alcuna volontà se non che viva quella vita che gli appartiene. 

- Jean-Pierre Brice Olivier - 




Buona giornata a tutti. :-)




martedì 13 febbraio 2018

Il fascio di frecce e pietre e calce per un muro solido

Un re buono si trova in punto di morte. Riuniti tutti i sudditi, ordina che gli venga portata una freccia e chiede al meno forte di loro di spezzarla. Questi soddisfa la richiesta con facilità. Poi fa portare un fascio di frecce legate assieme, e chiede al più forte di romperle. Costui, però, malgrado mille sforzi, non ci riesce.
Allora il sovrano dice ai sudditi: «Ecco cosa vi lascio come eredità; l'unione tra voi. Siate uniti gli uni con gli altri. Questo vi darà una grande forza, alla quale, da soli, non sareste mai capace di attingere».

- Storia ebraica -  



Pietre e calce per un muro solido

Quando devi fare un muro di pietre, devi prenderle una per una e lavorarle per bene. 
Se riesci a squadrarle bene, ci vuole meno calce per farle combaciare. 
La calce che ci tiene insieme è la carità.
Se ognuno rimane con gli spigoli che ha, ci vuole molta più calce per tenerci insieme. Se lavoriamo su noi stessi cercando di smussare gli spigoli, ci vuole meno fatica per farci stare uniti.

"Carissimi, stringendovi a Cristo, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale." (1 Pt 2,4-5)



Con te che sei la nostra pace

Signore Gesù, tu hai detto:
Vi lascio la mia pace,
ve la do in modo diverso
da come la dà il mondo.
Hai anche detto
che dove alcuni sono uniti nel tuo nome,
Tu sarai certamente con loro.
Tu sei dunque qui in mezzo a noi.
Aiutaci a vivere insieme con te,
nello scorrere dei giorni:
con te che sei la nostra pace.

Aiutaci a riconoscerti in ognuno
che incontriamo.
Aiuta il nostro cuore
a passare nel tuo Cuore che, unito al Padre,
è aperto a ogni uomo, a ogni creatura
nell'alito vivificante dello Spirito Santo.

Aiuta gli occhi del nostro cuore
a riconoscerti sempre
nel volto di chi gioisce e di chi piange,
di chi ha successo nella vita
e di chi, stanco e deluso,
si scoraggia e deprime.

Aiutaci a credere che la tua pace
può abbattere il reticolato
delle nostre diffidenze e discordie,
può fiorire anche
nelle aride sabbie dei nostri egoismi
scoperchiati dalla tua Parola e vinti dalla Tua grazia.

Aiutaci, Gesù nostra Pace,
a presentarci al mondo con un volto da salvati,
con occhi pensosi ma vividi di speranza
con progetti di collaborazione
costruttiva con quanti,
da qualsiasi sponda religiosa politica razziale provengano,
siano come noi sinceramente decisi a volere il bene di tutti.

Aiutaci a fare della tua pace
il nostro stile di approccio relazionale
con ogni uomo e donna,
con ogni giovane e anziano
che scopre nell'adesione al tuo volere
la profonda e vera radice della pace.


Aiutaci, o Signore, a percorrere
tutti i sentieri della vita
nel sole della tua presenza
perché, sorretti dalla preghiera
dalla vita sacramentale
e da un rapporto positivo con ogni creatura,
giungiamo a bussare alla porta
della tua e nostra casa.
Proprio perché arriveremo insieme 
a tanti fratelli e sorelle da te pacificati,
noi lo sappiamo: tu ci spalancherai la porta
della pace e della gioia senza fine.


Comunità FMA dell'Eremo San Biagio
La Voce di San Biagio


Buona giornata a tutti. :-)





sabato 10 febbraio 2018

da: "L’arte del silenzio" – Abate Joseph Dinouart

1. Si deve smettere di tacere solo quando si abbia qualcosa da dire che valga più del silenzio.
2. C’è un tempo per tacere, così come c’è un tempo per parlare.
3. In ordine di priorità, il tempo di tacere viene sempre per primo; non si            impara a parlare bene, se prima non si è imparato a tacere.
4. Se si è costretti a parlare, tacere è un segno di debolezza o di imprudenza. Ma parlare quando si deve tacere è segno certo di leggerezza e di indiscrezione.
5. E’ certo che, in linea generale, si rischia meno a tacere che a parlare.
6. Mai l’uomo è padrone di sé come nel silenzio: fuori di lì, sembra effondersi, per così dire, fuori da se stesso e parlando dissipa se stesso, in modo che sembra appartenere meno a sé e più agli altri.
7. Quando si deve dire una cosa importante, è necessaria un’attenzione particolare: bisogna dirla a se stessi, e dopo questa precauzione, ripetersela, per timore di pentirsi allorché  non si sarà più padroni di trattenere ciò che si è dichiarato.
8.  Se si tratta di mantenere un segreto, non si tace mai abbastanza: il silenzio allora è una delle cose che meno si deve temere.
9. Il riserbo, necessario per saper mantenere il silenzio nelle situazioni ordinarie della vita, non è virtù minore dell’abilità e dell’applicazione necessarie per ben parlare e non vi è più merito a spiegare  ciò che si sa che a tacere su ciò che si ignora. Il silenzio del saggio, talvolta, vale più del ragionamento del filosofo; il silenzio del primo, è una lezione per gli impertinenti e una punizione per i colpevoli.
10. Il silenzio talvolta può sostituire la saggezza in un uomo ottuso e la conoscenza in un ignorante.
11. Si è naturalmente inclini a credere che un uomo che parla poco non sia un genio, e che uno che parla troppo sia uno stordito  o un pazzo. E’ meglio passare per uno che non è un genio di prim’ordine, rimanendo spesso in silenzio, che passare per un pazzo, abbandonandosi alla troppa  voglia di parlare.
12. Il carattere disgiuntivo di un uomo coraggioso è parlare poco e compiere grandi imprese. Il carattere disgiuntivo di un uomo di buon senso è parlare poco e dire sempre cose sensate.
13. Qualunque disposizione si abbia al silenzio, è bene sempre diffidare di sé stessi e, se si ha troppa voglia di dire una cosa, ciò sarà spesso motivo sufficiente per decidere di non dirla.
14. Il silenzio è necessario in molte occasioni, ma occorre essere sempre sinceri: si può talvolta nascondere un pensiero, ma non si deve mai camuffarlo. Vi sono molti modi di tacere senza per questo nascondere il proprio pensiero, di essere discreti senza essere cupi o taciturni, di nascondere una verità senza per questo coprirla di menzogna.

 (Abate Joseph Antoine Toussaint Dinouart)

Fonte: "L'Arte del Silenzio" , 1771, Ed. La Spiga, serie Libri di una sera, pagg.5,6



Preghiera contro la maldicenza

O Vergine del silenzio
Fai tacere i mormorii
Che affondano la loro lancia
Nel dorso senza armatura,
Nel fianco senza difesa!
O verginale Regina
Purifica pienamente
Queste lingue sotterranee
Dai neri brusii,
Con la tua Alba serena!
O Santa Vigilanza,
Che la tua casta statura
Cacci i fetori
Venuti da voci oscure
sozze di malevolenza.
O Virtù di Pazienza
Dall'abito frusciante,
Che la tua mano venga a medicare
Le vittime del rumore
e dell'agitazione.
O muta Presenza
Che medita nel suo Cuore,
Rinvia le maldicenze
Nel vuoto dei loro autori
E colma le loro mancanze!
O Guardiana delle epoche,
Che la tua suprema posa
zittisca le chiacchiere
E che la tua Pace si posi
sulle bocche senza senno.
O Madre dell'Amore
E della quiete,
Che questi divulgatori sordi
Abbiano il tuo atteggiamento
ricco di ornamenti calmanti!
O Silenziosa Vergine,
Che il tuo dito sulle labbra
Li chiami alla tua sponda,
Che venga a mescolare la loro febbre
Al bisbiglio delle candele.
O Icona dell'abbondanza,
Che la tua Educazione
Ci lasci senza parole
nella contemplazione
della santa Parola!

- Ronald Barakat -


Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 1 febbraio 2018

Gli abeti - don Bruno Ferrero

Una pigna gonfia e matura si staccò da un ramo di abete e rotolò giù per il costone della montagna, rimbalzò su una roccia sporgente e finì con un tonfo in un avvallamento umido e ben esposto. Una manciata di semi venne sbalzata fuori dal suo comodo alloggio e si sparse sul terreno. 
"Urrà!" gridarono i semi all'unisono. "Il momento è venuto!" 
Cominciarono con entusiasmo ad annidarsi nel terreno, ma scoprirono ben presto che l'essere in tanti provocava qualche difficoltà. 
"Fatti un po' più in là, per favore!". 
"Attento! Mi hai messo il germoglio in un occhio!". 
E così via. Comunque, urtandosi e sgomitando, tutti i semi si trovarono un posticino per germogliare. 
Tutti meno uno. 
Un seme bello e robusto dichiarò chiaramente le sue intenzioni: "Mi sembrate un branco di inetti! Pigiati come siete, vi rubate il terreno l'un con l'altro e crescerete rachitici e stentati. Non voglio avere niente a che fare con voi. Da solo potrò diventare un albero grande, nobile e imponente. Da solo!". 
Con l'aiuto della pioggia e del vento, il seme riuscì ad allontanarsi dai suoi fratelli e piantò le radici, solitario, sul crinale della montagna. 
Dopo qualche stagione, grazie alla neve, alla pioggia e al sole divenne un magnifico giovane abete che dominava la valletta in cui i suoi fratelli erano invece diventati un bel bosco che offriva ombra e fresco riposo ai viandanti e agli animali della montagna. 
Anche se i problemi non mancavano. 
"Stai fermo con quei rami! Mi fai cadere gli aghi". 
"Mi rubi il sole! Fatti più in là…". 
"La smetti di scompigliarmi la chioma?". 
L'abete solitario li guardava ironico e superbo. Lui aveva tutto il sole e lo spazio che desiderava. 
Ma una notte di fine agosto, le stelle e la luna sparirono sotto una cavalcata di nuvoloni minacciosi. 

Sibillando e turbinando il vento scaricò una serie di raffiche sempre più violente, finché devastante sulla montagna si abbattè la bufera. 
Gli abeti nel bosco si strinsero l'un l'altro, tremando, ma proteggendosi e sostenendosi a vicenda. 
Quando la tempesta si placò, gli abeti erano estenuati per la lunga lotta, ma erano salvi. 
Del superbo abete solitario non restava che un mozzicone scheggiato e malinconico sul crinale della montagna. 

Dio non ha creato "io". Ha creato "noi". 


- don Bruno Ferrero -
Dal libro "C'è ancora qualcuno che danza" di Bruno Ferrero, ed. Elledicì, Milano



Gli occhiali

Non vedo molto bene da vicino, Signore.

Almeno le cose che mi riguardano:
i miei errori, i miei difetti.

Mentre inquadro benissimo quelli degli altri:
per me non ne azzeccano una giusta,
sbagliano sempre.

Per caso, secondo te, ho problemi di vista?
Sarà per questo che non distinguo i contorni,
non capisco chi ha bisogno di me.
Confondo le illusioni con le cose importanti.
Trovo che è più importante
apparire una brava persona
piuttosto che esserlo veramente.
Devo avere anche un po' di strabismo.
Vorrei andare di qua e, invece, vado di là,
seguire il bene e cado nella trappola del male.
Se continuerò così, Signore, perderò del tutto la vista.
È ora che mi regali un paio di occhiali nuovi
che mi facciano inquadrare chi sono io veramente.
Mi aiutino ad accorgermi
di chi mi passa accanto perché lo senta come fratello o sorella.
Mi facciano vedere che chi chiede una mano
non è un peso ma una possibilità
per restituire quanto ho ricevuto da te,
che chi non mi è simpatico
rappresenta un'occasione per dimostrare
che esiste un altro modo di stare con gli altri.
Fai in modo, Signore, che con i tuoi occhiali
io ti veda in ogni azione della mia giornata,
da passare in tua compagnia.

ACR, Cammino 2006-2007, Appendice 12-14




Buona giornata a tutti. :-)







giovedì 25 gennaio 2018

Ignorare è un'arte

Si dice che una volta, un uomo si avvicinò a Buddha e, senza dire una parola, gli sputò in faccia. I suoi discepoli si arrabbiarono.
Ananda, il discepolo più vicino, chiese a Buddha:

- Dammi il permesso di dare a quest’uomo ciò che merita! -
Buddha si asciugò con calma e rispose ad Ananda:

- No. Io parlerò con lui.-

E unendo i palmi delle mani in segno di riverenza, disse all'uomo:
- Grazie. Con il tuo gesto mi hai permesso di vedere che la rabbia mi ha abbandonato. Ti sono estremamente grato. Il tuo gesto ha anche dimostrato che Ananda e gli altri discepoli possono essere ancora assaliti dalla rabbia. Grazie! Ti siamo molto grati! -

Ovviamente, l'uomo non credette a ciò che udì, si sentì commosso e angosciato.

Questo racconto ci mostra che cosa significa esattamente ignorare, una parola che spesso ha un significato negativo e può farci sentire "cattive persone" per ignorare gli altri.
Ignorare significa semplicemente non permettere che parole, atteggiamenti e comportamenti dannosi di altri possano intaccare il nostro equilibrio interiore. Non è necessario ricorrere alla violenza velata o all’aggressività, è sufficiente creare un involucro protettivo intorno a noi.
Si tratta di imparare a ignorare certe persone in certi momenti, e non è neppure necessario allontanarsi da loro, perché, dopo tutto, tutti abbiamo luci e ombre. Ignorare non è una forma di vendetta o un modo per far sentire inferiore l’altro, è solo un modo per proteggerci.


Acquistiamo il diritto di criticare severamente una persona solo quando siamo riusciti a convincerla del nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere assolutamente irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato. In altre parole, per poter criticare, si dovrebbe avere un'amorevole capacità, una chiara intuizione e un'assoluta tolleranza

Mahatma Gandhi-



Tre situazioni che devi imparare a ignorare

1. Le critiche distruttive. 
Quando le critiche non sono destinate ad aiutarci a migliorare, ma solo a scoraggiarci e farci sentire inferiori, le dovremmo ignorare. Non lasciare che gli altri ti giudichino senza essersi prima messi nei tuoi panni, e non permettere che le loro critiche ti danneggino.

2. Le cattive azioni. 

Se una persona si comporta male con te non permettere che il suo comportamento alteri il tuo equilibrio psicologico, perché allora avrà raggiunto il suo obiettivo. 
Ricorda che può danneggiarti solo ciò a cui permetti di farlo. 
Se noti una cattiva azione, rivedi le tue aspettative relative a quella persona e vai avanti.

3. Le manipolazioni. 

Alcune persone cercheranno di controllarti attraverso la manipolazione emotiva. 
È importante che tu ne sia consapevole e impari a evitare i commenti che fanno leva sul tuo senso di responsabilità, il senso di colpa o anche l’affetto, per farti prendere decisioni che altrimenti non avresti preso. 
Quando impari a ignorare tali commenti diventi veramente libero di decidere ogni passo nella tua vita.


Buona giornata a tutti.:-)





domenica 5 novembre 2017

Il primo servizio: ascoltare l’altro - Dietrich Bonhoeffer

Il primo servizio che si deve agli altri nella comunione, consiste nel prestar loro ascolto. 
L’amore per Dio comincia con l’ascolto della sua parola, e analogamente l’amore per il fratello comincia con l’imparare ad ascoltarlo. 
L’amore di Dio agisce in noi, non limitandosi a darci la sua Parola, ma prestandoci anche ascolto. 
Allo stesso modo l’opera di Dio si riproduce nel nostro imparare a prestare ascolto al nostro fratello. 
I cristiani, soprattutto quelli impegnati nella predicazione, molto spesso pensano di dover “offrire” qualcosa agli altri con cui si incontrano, e ritengono che questo sia il loro unico compito. 
Dimenticano che l’ascoltare potrebbe essere un servizio più importante del parlare. 
Molti cercano un orecchio disposto ad ascoltarli, e non lo trovano fra i cristiani, che parlano sempre, anche quando sarebbe il caso di ascoltare. 
Ma chi non sa più ascoltare il fratello, prima o poi non sarà più nemmeno capace di ascoltare Dio, e anche al cospetto di Dio non farà che parlare.
Qui comincia la morte della vita spirituale, e alla fine non rimane che futile chiacchiericcio religioso, quella degnazione pretesca, che soffoca tutto il resto sotto un cumulo di parole devote. 
Chi non sa ascoltare a lungo e con pazienza, non sarà neppure capace di rivolgere veramente all’altro il proprio discorso, e alla fine non si accorgerà più nemmeno di lui. 
Chi pensa che il proprio tempo sia troppo prezioso perché sia speso nell’ascolto degli altri, non avrà mai tempo per Dio e per il fratello, ma lo riserverà solo a se stesso, per le proprie parole e i propri progetti ...
C’è anche un modo di ascoltare distrattamente, nella convinzione di sapere già ciò che l’altro vuole dire. 
È un modo di ascoltare impaziente, disattento, che disprezza il fratello e aspetta solo il momento di prendere la parola per liberarsi di lui. questo non è certo il modo di adempiere al nostro incarico, e anche qui il nostro modo di riferirci al fratelli rispecchia il modo di riferirci a Dio 

- Dietrich Bonhoeffer -
Vita comune, Queriniana, Brescia 2003, pp. 75-76)





Questo è un mondo senza misura e senza gloria, perché si è perso il dono e l'uso della contemplazione... civiltà del frastuono. 
Tempo senza preghiera. 
Senza silenzio e quindi senza ascolto... 
E il diluvio delle nostre parole soffoca l'appassionato suono della sua Parola.

- Padre David Maria Turoldo -



Quale meravigliosa "seduzione" emanava la persona di Gesù, che trascinava dietro di sé folle che dimenticavano persino di mangiare per essere accanto a lui ed ascoltare la sua parola! 
Quale desiderio irresistibile di avvicinarsi alla fonte della Vita per soddisfare le ansie più profonde del cuore umano! 
Che sensibilità ed umanità quelle di Gesù, al quale la predicazione del Regno di Dio non fa dimenticare il bisogno del sostentamento giornaliero di coloro che lo seguono!

- san Giovanni Paolo II, papa - 
Omelia, 7 maggio 1990, Città del Messico


Buona giornata di ascolto a tutti. :-)







venerdì 3 novembre 2017

Agape e comunità - Martin Luter King

Agape non è amore debole, passivo. E’ amore in azione. 
Agape è amore che cerca di preservare e creare comunità. 
E’ cura perseverante per la comunità anche quando qualcuno cerca di frantumarla. 
Agape è la volontà di coprire qualunque distanza per restaurare la comunità. 
Non si ferma al primo miglio, ma percorre anche il secondo miglio per restaurare la comunità. 
E’ volontà di perdono, non sette volte, ma settanta volte sette per restaurare la comunità. 
La croce è l’espressione eterna della lunghezza del percorso che Dio farà per poter restaurare la comunità frantumata. 
La risurrezione è un simbolo del trionfo di Dio su quelle forze che cercano di bloccare la comunità. 
Lo Spirito santo è la realtà in movimento che continuamente crea comunità attraverso la storia. 
Chi opera contro la comunità opera contro l’insieme della creazione. Perciò, se io rispondo all’odio con un odio ricambiato, non faccio altro che intensificare la frattura nella comunità disgregata. 
Io posso solo colmare il divario nella comunità disgregata venendo incontro all’odio con l’amore. 
Se io rispondo all’odio con l’odio, mi spersonalizzo perché la creazione è fatta in modo che la mia personalità può essere pienamente realizzata solo nel contesto della comunità. Brooker Washington aveva ragione quando diceva: “Non lasciare che nessuno ti spinga tanto in basso da costringerti a odiarlo”. Quando ti spinge così in basso, ti porta al punto di resistere alla creazione, e quindi di spersonalizzarti. In ultima analisi, agape significa un riconoscimento del fatto che ogni vita è interrelata. 
Tutta l’umanità è coinvolta in un singolo processo, e tutti gli uomini sono fratelli. Fino al punto che se io faccio del male a mio fratello, qualsiasi cosa lui faccia a me, faccio del male a me stesso.

- Martin Luter King - 
in “An experiment in Love – A Testamento f Hope”




Ecco perché io ho ancora un sogno.
Ho il sogno che un giorno gli uomini si rizzeranno in piedi e si renderanno conto che sono stati creati per vivere insieme come fratelli. Questa mattina ho ancora il sogno che un giorno ogni negro nella nostra patria, ogni uomo di colore in tutto il mondo, sarà giudicato sulla base del suo carattere piuttosto che sul colore della sua pelle, e ogni uomo rispetterà la dignità ed il valore della personalità umana. Oggi ho ancora il sogno che la fraternità diventerà qualcosa di più che le poche parole alla fine di una preghiera, diventerà l'ordine del giorno di un uomo d'affari e la parola d'ordine dell'uomo di governo.
Ho ancora il sogno che un giorno la giustizia scorrerà come l'acqua e la rettitudine come una sorgente poderosa.
Ho ancora il sogno oggi che in tutti i municipi gli uomini saranno eletti per agire giustamente, per amare la misericordia e camminare umilmente accanto al loro Dio.
Ho ancora il sogno oggi che un giorno la guerra cesserà, che gli uomini muteranno le loro spade in aratri e che le nazioni non insorgeranno più contro le nazioni, e la guerra non sarà più neanche oggetto di studio.
Ho ancora il sogno che un giorno l'agnello e il leone saranno l'uno accanto all'altro e ogni uomo sederà sotto l'albero suo e non avrà più paura.
Ho ancora il sogno che un giorno ogni valle sarà innalzata e ogni montagna sarà spianata. E la gloria di Dio sarà rivelata e la carne tutta la contemplerà.
Ho ancora il sogno che con questa fede noi riusciremo a vincere la disperazione e a portare nuova luce per distruggere il pessimismo.

- Martin Luter King -
(Martin Luther King, 28 agosto 1963, Washington, discorso al Lincoln  Memorial durante la marcia per lavoro e libertà



Buona giornata a tutti. :-)