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sabato 15 aprile 2017

Il Sabato Santo

Il Sabato Santo è il terzo e ultimo giorno del Triduo Pasquale.
Il culto cristiano celebra il mistero della discesa agli inferi del Signore Gesù dopo la Sua morte, avvenuta il giorno precedente alle tre del pomeriggio.
Gesù discese dopo la sua morte agli inferi con la sua divinità e con la sua anima umana, ma non con il suo corpo, che incorrotto per azione dello Spirito Santo, riposava nella tomba.
Gesù ha conosciuto la morte come tutti gli uomini e li ha raggiunti con la sua anima nella dimora dei morti.
Ma Lui vi è disceso come Dio e ha liberato gli spiriti buoni che vi si trovavano prigionieri aprendo loro il Paradiso.
Infatti tutti quelli che vi si trovavano erano privati della visione di Dio in quanto, nell'attesa del Redentore, questa era la sorte di tutti i morti, cattivi o giusti.
Ottiene con tale discesa la sua vittoria sulla morte e sul diavolo. 
Si legge nel Catechismo cattolico che Gesù, «l'Autore della vita», ha ridotto «all'impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo», liberando «così tutti quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita».
Compiuta tale missione, la divinità e l'anima di Gesù si ricongiungono al Corpo nel sepolcro: e ciò costituisce il mistero della resurrezione, centro della fede di tutti i Cristiani.



Nei giorni del venerdì e del sabato santo, la Chiesa non celebra alcuna messa e l'Eucarestia non è conservata nel Tabernacolo, che è spalancato, per simboleggiare che Gesù oggi non è nel mondo.
Sono i giorni del digiuno nei quali lo Sposo le è tolto (Mt 9,15). Il sabato santo, la Chiesa si ferma presso il sepolcro del Signore, meditandone la passione e morte, segno efficace di un Amore che non conobbe limiti (“li amò – dice san Giovanni – sino alla fine”: Gv 13,1), 
Sempre in segno di lutto le luci e le candele sono spente, gli altari sono spogli, senza fiori e paramenti, le campane mute. In molte chiese rimane esposta la Croce, simbolo di Salvezza dalla morte eterna, per tutti coloro che credono.
 Ci si prepara però a celebrare, nella notte, la grande Veglia pasquale, “madre di tutte le veglie” (sant’Agostino). 
Questa, per una tradizione antichissima, è “la notte di veglia in onore del Signore” (Es 12,42). I fedeli porteranno in mano la fiaccola – secondo l’ammonizione del Maestro (Lc 12,35ss) – per somigliare a coloro che, fedeli al vangelo, attendono vigili il ritorno del Signore.

- Felice Accrocca -
Arcivescovo di Benevento




La celebrazione del lucernario iniziale è particolarmente suggestiva: la chiesa è vuota, completamente al buio; le tenebre, discese sulla terra durante le ultime ore di vita del Salvatore, sembrano prevalere. Fuori della chiesa è acceso un fuoco divampante, dal quale il sacerdote accenderà il nuovo cero pasquale. Dopo il saluto, il sacerdote rivolge un’esortazione ai presenti, quindi benedice il fuoco con queste parole: “O Padre, che per mezzo del tuo Figlio ci hai comunicato la fiamma viva della tua gloria, benedici questo fuoco nuovo. Fa’ che le feste pasquali accendano in noi il desiderio del cielo, e ci guidino, rinnovati nello spirito, alla festa dello splendore eterno. Per Cristo nostro Signore”.




C’è una scena nel Vangelo che anticipa in maniera straordinaria il silenzio del Sabato santo e appare quindi ancora una volta come il ritratto del nostro momento storico. Cristo dorme in una barca che, sbattuta dalla tempesta, sta per affondare. 
Il profeta Elia aveva una volta irriso i preti di Baal, che inutilmente invocavano a gran voce il loro dio perché volesse far discendere il fuoco sul sacrificio, esortandoli a gridare più forte, caso mai il loro dio stesse a dormire. Ma Dio non dorme realmente? Lo scherno del profeta non tocca alla fin fine anche i credenti del Dio di Israele che viaggiano con lui in una barca che sta per affondare? 

Dio sta a dormire mentre le sue cose stanno per affondare, non è questa l’esperienza della nostra vita? 
La Chiesa, la fe­de, non assomigliano a una piccola barca che sta per affondare, che lotta inutilmente contro le onde e il vento, mentre Dio è assente? 
I discepoli gridano nella disperazione estrema e scuotono il Signore per svegliarlo, ma egli si mostra meravigliato e rimprovera la loro poca fede. Ma è diversamente per noi? Quando la tempesta sarà passata, ci accorgeremo di quanto la nostra poca fede fosse carica di stoltezza. E tuttavia, o Signore, non possiamo fare a meno di scuotere te, Dio che stai in silenzio e dormi, e gridarti: svegliati, non vedi che affondiamo? 
Destati, non lasciar durare in eterno l’oscurità del Sabato santo, lascia cadere un raggio di Pasqua anche sui nostri giorni, accompàgnati a noi quando ci avviamo disperati verso Emmaus perché il nostro cuore possa accendersi alla tua vicinanza. 
Tu che hai guidato in maniera nascosta le vie di Israele per essere finalmente uomo con gli uomini, non ci lasciare nel buio, non permettere che la tua parola si perda nel gran sciupio di parole di questi tempi. 
Signore, dacci il tuo aiuto, perché senza di te affonderemo. 
Amen. 

- papa Benedetto XVI - 
da: Meditazioni sul Sabato Santo


... silenzio ...


venerdì 14 aprile 2017

E pure il tuo figlio e altre preghiere per il Venerdì Santo - Padre Davide Maria Turoldo

E pure il tuo figlio 
il divino tuo figlio, il figlio 
che ti incarna, l'amato 
unico figlio uguale 
a nessuno, anche lui 
ha gridato 
alto sul mondo: 
“Perché...?”
Era l'urlo degli oceani 
l'urlo dell'animale ferito 
l'urlo del ventre squarciato 
della partoriente 
urlo della stessa morte: 
“perché?”
E tu non puoi rispondere 
non puoi...
Condizionata onnipotenza sei!
Pretendere altro è vano.
T'invocava con tenerissimo nome:
la faccia a terra 
e sassi e terra bagnati 
da gocce di sangue:
le mani stringevano zolle 
di erba e fango:
ripeteva la preghiera del mondo: 
“Padre, abbà, se possibile”...
Solo un ramoscello d'olivo 
dondolava sopra il suo capo 
a un silenzioso vento...
Ma non una spina Tu 
gli levasti dalla corona.
Trafitto anche il pensiero: 
non può, non può lassù 
il pensiero non sanguinare!
Oh, le ferite della mente!
E non una mano 
gli schiodasti dal legno:
che si tergesse 
dagli occhi il sangue
e gli fosse dato 
di vedere 
almeno la Madre
là,
sola...
Perfino potenti 
e maestri di ferocia 
e gente, al vederlo 
si coprivan la faccia.
E lui a fluttuare 
dentro una nuvola:
dentro 
la nuvola del divino 
Nulla!
E dopo 
solo dopo 
Tu e noi 
a ridargli la vita
No, credere a Pasqua non è 
giusta fede: 
troppo bello sei a Pasqua!
Fede vera 
è al venerdì santo 
quando Tu non c'eri 
lassù!
Quando non una eco 
risponde 
al suo alto grido
e a stento il Nulla 
dà forma
alla tua assenza…

 - padre Davide Maria Turoldo -



Siamo qui, o signore Gesù.
Siamo venuti come i colpevoli
ritornano sul luogo del delitto,

siamo venuti come colui che Ti ha seguito,
ma Ti ha anche tradito,

tante volte fedeli e tante volte infedeli,

siamo venuti
per riconoscere il misterioso rapporto

fra i nostri peccati e la Tua Passione:

l'opera nostra e l'opera Tua,

siamo venuti per batterci il petto,
per domandarti perdono,

per implorare la Tua misericordia,

siamo venuti
perchè sappiamo che Tu puoi,

che Tu vuoi perdonarci,

perchè Tu hai espiato per noi.

Tu sei la nostra redenzione
e la nostra speranza.


- Beato Paolo VI, papa  -


Davanti alla Croce 

Noi ti adoriamo, Cristo Gesù.
Ci mettiamo in ginocchio

e non troviamo parole sufficienti

per esprimere quel che proviamo
davanti alla tua morte in croce.
Noi desideriamo, o Cristo,
gridare oggi verso la tua misericordia
più grande di ogni forza e potenza
alla quale possa appoggiarsi l'uomo.
La potenza del tuo amore
si dimostri ancora una volta più grande
del male che ci minaccia.
Si dimostri più grande dei molteplici peccati
che si arrogano in forma sempre più assoluta
la cittadinanza nella vita degli uomini.

- San Giovanni Paolo II, papa - 



Preghiera per il Venerdì Santo 

Dio Redentore, eccoci alle porte della fede,
eccoci alle porte della morte,

eccoci di fronte all’albero della croce.

Solo Maria resta in piedi
nell’ora voluta dal Padre, nell’ora della fede.
Tutto è compiuto,ma, allo sguardo umano,
a sconfitta sembra completa.
Sul ruvido legno della croce, tu fondi la chiesa:
affidi Giovanni come figlio
a tua madre, e tua madre, da questo momento
entra nella casa di Giovanni.
Tutto è compiuto. Tu hai dato la vita,
apri il nostro cuore a questo dono totale.
Sul legno hai elevato tutto a te.
O Signore,
disceso dalla croce raggiungi l’uomo in lacrime,
per dirgli che l’hai amato fino in fondo.

- don Romano Guardini - 



Ci siamo
anche noi
ai piedi
della tua croce.
Siamo venuti
per chiederti
ancora qualcosa:
un ultimo favore,
un aiuto per oggi,
qualche briciola
di benessere
in più.
E tu,
con l’ultimo
sorso di vita,
invece
di assecondare
i nostri
sciocchi
capricci
ci doni
una madre.
La tua.
La nostra.
____________________________
XII stazione. Gesù in croce, la madre e il discepolo (Giovanni 19,26-27)

- Patrizio Righero - 




Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
in cielo, in terra e sottoterra,
perché Gesù si è fatto obbediente
fino alla morte, alla morte di croce:
per questo Gesù Cristo è il Signore,
a gloria di Dio Padre.



Silenzio e digiuno






giovedì 13 aprile 2017

Dall'«Omelia sulla Pasqua» di Melitone di Sardi (II sec.), vescovo


Molte cose sono state predette dai profeti riguardanti il mistero della Pasqua, che è Cristo, «al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen» (Gal 1, 5 ecc.). Egli scese dai cieli sulla terra per l'umanità sofferente; si rivestì della nostra umanità nel grembo della Vergine e nacque come uomo. Prese su di sé le sofferenze dell'uomo sofferente attraverso il corpo soggetto alla sofferenza, e distrusse le passioni della carne. Con lo Spirito immortale distrusse la morte omicida.
Egli infatti fu condotto e ucciso dai suoi carnefici come un agnello, ci liberò dal modo di vivere del mondo come dall'Egitto, e ci salvò dalla schiavitù del demonio come dalla mano del Faraone. Contrassegnò le nostre anime con il proprio Spirito e le membra del nostro corpo con il suo sangue.
Egli è colui che coprì di confusione la morte e gettò nel pianto il diavolo, come Mosè il faraone. Egli è colui che percosse l'iniquità e l'ingiustizia, come Mosè condannò alla sterilità l'Egitto.
Egli è colui che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dalla tirannia al regno eterno. Ha fatto di noi un sacerdozio nuovo e un popolo eletto per sempre. Egli è la Pasqua della nostra salvezza.
Egli è colui che prese su di sé le sofferenze di tutti. Egli è colui che fu ucciso in Abele, e in Isacco fu legato ai piedi. Andò pellegrinando in Giacobbe, e in Giuseppe fu venduto. Fu esposto sulle acque in Mosè, e nell'agnello fu sgozzato.
Fu perseguitato in Davide e nei profeti fu disonorato.
Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e, risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli. Egli è l'agnello che non apre bocca, egli è l'agnello ucciso, egli è nato da Maria, agnello senza macchia. Egli fu preso dal gregge, condotto all'uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. Sulla croce non gli fu spezzato osso e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione.
Egli risuscitò dai morti e fece risorgere l'umanità dal profondo del sepolcro.
Icona di Cristo Pantocratore, V sec. Monastero di Santa Caterina nel Sinai, Egitto.

Dall'«Omelia sulla Pasqua» di Melitone di Sardi (II sec.), vescovo
(Capp. 65-67; SC 123, 95-101)



Giovedì Santo

Parole potenti questa sera. Gesù sa che è l'ora. Sa che il Padre gli ha dato tutto. Sa che viene da lui e a Dio ritorna. La piena comunione col Padre è la fonte della sua pace, anche nell'ora dell'angoscia. Si parla di morte dicendo che tutto "passa al Padre", facendo Pasqua.
Giovanni non riporta l'Ultima Cena, ma la lavanda dei piedi .
Il gesto è quello del servo. Perciò Pietro si oppone. Però è soprattutto, un gesto che purifica e libera, infinitamente misericordioso. 
Una misericordia divina data a tutti, anche a Giuda, citato in modo anonimo alla fine. Anche a lui che lo tradiva Gesù lava i piedi; il suo perdono è più forte di ogni nostra infedeltà, di ogni nostro tradimento. 
Per lavare i piedi Gesù prima si toglie le vesti e poi le riprende. Penso alla sua spogliazione sulla croce e alla gloria che lo riveste nella resurrezione. 
È l'abbassamento che precede l'innalzamento, l'umiliazione prima della signoria manifesta e gloriosa.

- don Tonino Bini




Il giorno del Giovedì Santo è riservato a due distinte celebrazioni liturgiche, al mattino nelle Cattedrali, il vescovo con solenne cerimonia consacra il sacro crisma, cioè l’olio benedetto da usare per tutto l’anno per i Sacramenti del Battesimo, Cresima e Ordine Sacro e gli altri tre oli usati per il Battesimo, Unzione degli Infermi e per ungere i Catecumeni. 
A tale cerimonia partecipano i sacerdoti e i diaconi, che si radunano attorno al loro vescovo, quale visibile conferma della Chiesa e del sacerdozio fondato da Cristo; accingendosi a partecipare poi nelle singole chiese e parrocchie, con la liturgia propria, alla celebrazione delle ultime fasi della vita di Gesù con la Passione, morte e Resurrezione. 
Nel tardo pomeriggio c’è la celebrazione della Messa in “Cena Domini”, cioè la ‘Cena del Signore’. Non è una cena qualsiasi, è l’Ultima Cena che Gesù tenne insieme ai suoi Apostoli, importantissima per le sue parole e per gli atti scaturiti; tutti e quattro i Vangeli riferiscono che Gesù, avvicinandosi la festa degli ‘Azzimi’, chiamata Pasqua ebraica, mandò alcuni discepoli a preparare la tavola per la rituale cena, in casa di un loro seguace. 






"Spirito del Signore, dono del Risorto agli apostoli del cenacolo, gonfia di passione la vita dei tuoi presbiteri.
Riempi di amicizie discrete la loro solitudine.
Rendili innamorati della terra e capaci di misericordia per tutte le sue debolezze.
Confortali con la gratitudine della gente e con l'olio della comunione fraterna.
Ristora la loro stanchezza, perchè non trovino appoggio più dolce per il loro riposo se non sulla spalla del Maestro.
Liberali dalla paura di non farcela più.
Dai loro occhi partano inviti a sovrumane trasparenze.
Dal Loro cuore si sprigioni audacia mista a tenerezza.
Dalle loro mani grondi il crisma su tutto ciò che accarezzano.
Fa' risplendere di gioia i loro corpi.
Rivestili di abiti nuziali.
E cingili con cinture di luce.
Perchè, per essi e per tutti, lo Sposo non tarderà.

( + Tonino Bello )



Buon Giovedì Santo :-)

mercoledì 12 aprile 2017

Perchè quel Crocifisso ci rappresenta tutti - Natalia Ginzburg

«Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. 
Tace. 
È l'immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l'idea dell'uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo?
II crocifisso non genera nessuna discriminazione. È muto e silenzioso. 
C'è stato sempre. Per i cattolici, è un simbolo religioso. 
Per altri, può essere niente, una parte del muro. Per altri, invece, può implicare una riflessione sulla storia, la cultura e l'identità italiana e sui valori condivisi della nostra società. 
E infine per qualcuno, per una minoranza minima, o magari per un solo bambino, può essere qualcosa di particolare, che suscita pensieri contrastanti. I diritti delle minoranze vanno rispettati; ma riflettiamo.
Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe, possono sentirsi offesi gli scolari ebrei. Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato, e non è forse morto nel martirio, come è accaduto a milioni di ebrei nei lager? 
II crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non esistono altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino.
Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l'immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo, cancella l'idea di Dio ma conserva l'idea del prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c'è immagine. È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? 
Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli: tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini. E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede o ideali, nella vita può succedere a tutti. A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola.
Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto o accade di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. 
A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l'idea della croce nel nostro pensiero. Tutti, cattolici e laici, portiamo o porteremo il peso di una sventura, versando sangue e lacrime e cercando di non crollare. 
Questo dice il crocifisso. Lo dice a tutti, mica solo ai cattolici. 
Alcune parole di Cristo, le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. 
Ha detto "ama il prossimo tuo come te stesso". Erano parole già scritte nell'Antico Testamento, ma sono divenute il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. Sono il contrario di tutte le guerre. 
Il contrario degli aerei che gettano le bombe sulla gente indifesa. 
Il contrario degli stupri e dell'indifferenza che tanto spesso circonda le donne violentate nelle strade. 
Il contrario di ogni male, il più grande inno alla pace. Questo è il grandioso significato universale della croce, ecco perché quel crocifisso merita di essere esposto e difeso, sempre ed ovunque, da tutti ».

- Natalia Ginzburg -

(1916-1991), scrittrice di origine ebraica, atea, parlamentare del Partito Comunista. Tratto da "Lessico Familiare".




Vorrei che potessimo liberarci dai macigni che ci opprimono, ogni giorno: Pasqua è la festa dei macigni rotolati. E' la festa del terremoto.
La mattina di Pasqua le donne, giunte nell'orto, videro il macigno rimosso dal sepolcro.
Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme messa all'imboccatura dell'anima che non lascia filtrare l'ossigeno, che opprime in una morsa di gelo; che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l'altro.
E' il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell'odio, della disperazione del peccato.
Siamo tombe alienate. Ognuno con il suo sigillo di morte.
Pasqua allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l'inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi e se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la resurrezione di Cristo.

- don Tonino Bello - 
Fonte : Pietre di Scarto di don Tonino Bello




“Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” (Gv 19,37). Guardare un pezzo di legno dove un Dio si è lasciato inchiodare al posto nostro. Ma è un Dio che parla. Forse quel Crocifisso che oggi hanno tolto dagli ospedali e dalle scuole, forse non parlava più. O meglio, Lui parlava, ma nessuno lo ascoltava più. Chiediamoci allora cosa pensiamo noi della Croce. E chiediamoci anche quanto siamo disposti a pagare per essere accanto a tutti gli uomini e donne “crocifissi”. Crocifissi nella loro malattia, nella loro solitudine, nella povertà ed emarginazione, crocifissi nel loro problemi, nei disastri familiari, nei figli drogati, nei vecchi abbandonati. O Cristo, Tu con la tua croce sollevi l’umanità dal peccato, fà che noi, con le nostre azioni, aiutiamo a sollevare l’umanità dalle sue croci.

- don Tonino Bello - 


Tratto da: Vegliare nella notte,don Tonino Bello, Edizioni San Paolo, 1995



Buona giornata a tutti. :-)







martedì 11 aprile 2017

Santa Caterina e il Sangue di Cristo

Dio ci creò a sua immagine e somiglianza (Gn 1,26), dandoci l'essere perché godessimo il sommo ed eterno bene, che ha in se stesso, ma noi non la comprendemmo bene questa verità nuova. Volendo Dio compiere questo disegno sull'uomo, e farglielo intendere, mandò a noi il dolce e amoroso Verbo vestito della nostra umanità che percosse le nostre iniquità sopra l’incudine del suo corpo; e ci ricreò per grazia nel suo sangue, così che il sangue di nuovo ci ha manifestato questa verità.
Nel sangue troviamo la fonte della misericordia, nel sangue la clemenza, nel sangue il fuoco, nel sangue la pietà, nel sangue è fatta giustizia delle colpe nostre, nel sangue è saziata la misericordia, nel sangue si dissolve la nostra durezza, nel sangue le cose amare diventano dolci, e i grandi pesi leggeri. 
E perciò quelli che col lume della fede ammirano questo sangue, portano il grave peso dell'obbedienza con dolcezza e soavità. 
E perché nel sangue sono maturate le virtù, perciò l'anima che se ne inebria e annega nel sangue si veste delle vere e reali virtù, per onore di Dio, e per compiere in sé il disegno eterno di Dio nuovamente rivelato per mezzo del sangue (Lettera 315).


Voi ch’amate lo Criatore,
ponete mente a lo meo dolore.
Ch’io son Maria co’ lo cor tristo
La quale avea per figliuol Cristo:
la speme mia e dolce acquisto
fue crocifisso per li peccatori.
Capo bello e delicato,
come ti veggio stare enchinato;
li tuoi capelli di sangue intrecciati,
fin a la barba ne va irrigore
Bocca bella e delicata,
come ti veggio stare asserrata,
di fiele e aceto fosti abbeverata,
trista e dolente dentr’al mio core.
Voi ch’amate lo Criatore,
ponete mente a lo meo dolore.



"O notte più chiara del giorno!
O notte più luminosa del sole!
O notte più bianca della neve,
più illuminante delle nostre fiaccole,
più soave del Paradiso.
O notte che non conosce tenebre;
tu allontani il sonno,
e ci fai vegliare con gli Angeli.
O notte, terrore dei demoni,
notte pasquale, attesa per un'anno!
Notte nuziale della Chiesa
che dai la vita ai nuovi battezzati
e rendi innocuo il demonio intorpidito.
Notte in cui l'Erede introduce
gli eredi nell'eternità."

- Asterio, Vescovo di Amosea, 410 d.C. - 






Buona giornata a tutti quanti. :-)







lunedì 10 aprile 2017

Settimana Santa - Padre Matteo Munari

E’ una settimana piena di contraddizioni, o meglio di contrasti, una settimana di gioia e di dolore, una settimana di menzogna e di verità.
Una settimana che comincia con la gioia della Domenica delle Palme, momento in cui ci si illude che Gesù sia stato accolto. Una gioia già segnata dalla tristezza, dipinta sul volto di Gesù che sa che dovrà essere condannato, soffrire, essere flagellato, morire, fino alla gioia nuova e grande della Resurrezione.
Forse è la settimana in cui è stata fatta l’ingiustizia più grande nella nostra storia, la settimana in cui Dio è stato considerato un bestemmiatore. 
E’ la settimana nella quale un innocente viene dichiarato colpevole, è la settimana nella quale un giusto viene condannato a morte come malfattore. Però è anche una settimana di verità, perché è una settimana nella quale noi possiamo incontrare e conoscere il vero volto di Dio, cioè di un Dio che ci ama cosi tanto al punto di essere pronto a soffrire e morire in croce per noi. 
Ed è anche un Dio che fa trionfare la verità nel momento in cui risorge e ci dice che quell'uomo condannato come malfattore e come ingiusto in realtà era il figlio di Dio stesso che ci ama infinitamente ed è pronto a morire per noi e a risorgere per noi.

- Padre Matteo Munari , ofm - 
Studium Biblicum Franciscanum






Quando t'imbatti in una cosa bella, la racconti.
E quando t'imbatti in una cosa vera, la dici.

E se hai capito che la storia di Gesù ha illuminato il cammino del mondo e dell'uomo dandogli senso, allora lo racconti. 

Non puoi farne a meno.
E se l'incontro con Gesù ha cambiato la tua esistenza dandole forza, direzione, senso, allora inviti gli amici a condividerla.




- Bruno Maggioni - 



Ricordate che la Passione di Cristo termina sempre nella gioia della Risurrezione, così, quando sentite nel vostro cuore la sofferenza di Cristo, ricordate che deve venire la Resurrezione, deve sorgere la gioia della Pasqua. Non lasciatevi mai invadere in tal maniera dal dolore da dimenticare la gioia di Cristo risorto.

- Madre Teresa di Calcutta - 





Madre d’amore, Chiesa pellegrina
nella valle del pianto,
canta di gioia: il Re
ti ammanta della sua gloria.
Splendono le sue vesti come neve
e la sua luce fino a te discende;
tu dalla cima del monte
rifulgi ormai nei secoli.
Odi: la voce dei profeti antichi
parla di croce e di morte,
dal cielo la voce del Padre
esalta l’Unigenito.
Tale, Sposa fedele, è la tua sorte:
lacrime e sangue ti rigano il volto,
ma divina bellezza
arcanamente ti adorna.
Su Cristo si posa lo Spirito,
un solo mistero vi avvolge:
lucida nube vi cela
all’incredulo sguardo.
Lode a Gesù Signore
trasfigurato sul monte,
al Padre lode e allo Spirito Santo
canti gioiosa la Chiesa in eterno.


(Inno per la liturgia ambrosiana)