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sabato 2 dicembre 2023

L'Angelo e la favola

 Degli angeli che calarono a frotte dal più alto dei cieli a cantare il “Gloria” sulla capanna dove nacque Gesù Bambino, uno si perse. 
Era un angelo distratto, sempre assorto nei suoi pensieri. Fu così che, quando scese sulla terra in quella notte fatale, l’angelo favolista vide, poco discosto da Betlemme, un gruppo di ragazzini che, dopo aver anch’essi fatto visita a Gesù, se ne tornavano a casa. 
Quale magnifica occasione. Sceso accanto a loro in veste di pellegrino dalla barba bianca, incominciò uno dei suoi racconti. 
Ed era l’alba quando i bambini furono costretti dalle grida delle mamme a tornare a casa, con la fantasia ed il cuore accesi da decine di meravigliose fiabe che l’anziano pellegrino aveva raccontato loro.
Il sole stava sorgendo e per Gesù iniziava la prima giornata terrestre. 
L’angelo pellegrino era in ritardo, molto in ritardo. E per di più non ricordava più, assolutamente, come si facesse a ridiventare angelo: una formula? Ma quali parole? Un pensiero chiave? Ma quale?
L’unica soluzione era andare da Gesù, chiedergli scusa e raccontargli tutto. Ma Gesù ora non era che un bimbetto in fasce, un bimbo di donna. 
E il Bimbo e la Donna, alle parole del pellegrino, non seppero proprio cosa rispondere: il Bimbo perché sorrideva soltanto e non sapeva ancora parlare; la Donna perché non conosceva che il Mistero che portava stretto al petto.
Fu così che l’angelo—pellegrino cominciò il suo girovagare terreno. 
E tanto gli piacque narrar favole ai bambini di quaggiù che il Signore, quando fu tornato nei Cieli e lo vide attorniato da bambini con gli occhi spalancati e la bocca aperta per la meraviglia, ce lo lasciò. 
Ancor oggi di tanto in tanto appare. 
E’ talmente invecchiato che la sua veste umana gli si è logorata completamente. 
Ma ben lo conoscono le mamme, quando suggerisce loro le più belle favole; ben lo conoscono i poeti, quando sussurra al loro cuore i versi più ricchi di fantasia e di colore; ed anche qualche prete, quando sente nel cuore un certo pizzicorino che lo spinge a dire — finalmente — cose meravigliose. 
Ma tutti lo conosceremo, se saremo stati buoni, nel momento del nostro volo verso il cielo. 
Quel momento buio sarà illuminato dalla Favola più bella ch’egli solo sa raccontare così bene perché così bene egli solo la conosce. 
Ci ricorderemo d’invocarlo, almeno allora?

(Riduzione da un racconto di Piero Gribaudi)













Se noi avessimo gli occhi degli Angeli nel guardare nostro Signore Gesù Cristo che è presente sull’altare e che ci guarda, come Lo ameremmo! 

 - San Giovanni Maria Vianney - Curato d’Ars - 


La pesatura delle anime. 
Lunetta della chiesa di San Biagio a Talignano (PR)

L'istante è come l'Avvento, poiché l'istante non è ancora il compimento. E se è già compiuto, perché Cristo è venuto, se l'istante porta nel suo grembo un "già", anche in questo senso è ancora attesa del compimento, o meglio, è attesa che si manifesti ciò che è già avvenuto, e che esso porta nel suo grembo.
La parola più amica dell'istante, perciò, è la parola "Avvento". E il sentimento che domina l'istante e lo fa diventare ricco di pace, carico di vigilanza e produttivo, è proprio l'attesa."

- Don Luigi Giussani - 




L’Avvento, come la Quaresima, è una stagione per la preghiera e per l’emendamento dei nostri cuori. 
Dal momento che arriva in inverno, il fuoco è un segno adatto per aiutarci a celebrare l’Avvento. 
Se Cristo sta per venire più pienamente nelle nostre vite in questo Natale, se Dio sta per incarnarsi realmente per noi, allora il fuoco dovrà essere presente nella nostra preghiera. 
Il nostro culto e la nostra devozione dovranno alimentare quel genere di fuoco nelle nostre anime che può davvero cambiare i nostri cuori. 
La nostra è una grande responsabilità per non sprecare questo tempo di Avvento.

- Edward Hays - 
Sacerdote contemplativo cattolico, Nebraska - U.S.A.



Buona giornata a tutti. :-)


venerdì 26 maggio 2023

Amore - Piero Gribaudi

C'era una volta un uomo di nome George Thomas, era pastore protestante e viveva in un piccolo paese. Una mattina della Domenica di Pasqua stava recandosi in Chiesa, portando con sé una gabbia arrugginita. La sistemò vicino al pulpito. La gente era alquanto scioccata. Come risposta alla motivazione, il pastore cominciò a parlare...
Ieri stavo passeggiando, quando vidi un ragazzo con questa gabbia. Nella gabbia c'erano tre uccellini, tremavano dal freddo e per lo spavento. Fermai il ragazzo e gli chiesi:
"Cos'hai lì, figliolo?" "Tre vecchi uccelli" fu la risposta.
"Cosa farai di loro?" Chiese
"Li porterò a casa e mi divertirò con loro", rispose il ragazzo.
"Li stuzzicherò e strapperò le piume così litigheranno. Mi divertirò tantissimo".
"Ma presto o tardi ti stancherai di loro. Allora cosa farai?"
"Oh, ho dei gatti," disse il ragazzo." A loro piacciono gli uccelli, li darò a loro".
Il pastore rimase in silenzio per un momento." Quanto vuoi per questi uccelli, figliolo?"
"Cosa!? Perché, mica li vuoi, Signore, sono uccelli di campo, niente di speciale. Non cantano. Non sono nemmeno belli!"
"Quanto?" Chiese di nuovo il pastore.
Pensando fosse pazzo il ragazzo disse: "10$".
Il pastore prese 10$ dalla sua tasca e li mise in mano al ragazzo.
Come un fulmine il ragazzo sparì. Il pastore prese la gabbia e con delicatezza andò in un campo dove c'erano alberi e erba. Aprì la gabbia e con gentilezza lasciò liberi gli uccellini. Cosi si spiega il motivo per la gabbia vuota accanto al pulpito. Poi iniziò a raccontare questa storia.

Un giorno Satana e Gesù stavano conversando. Satana era appena ritornato dal Giardino di Eden, era borioso e si gonfiava di superbia.
"Sì, Signore, ho appena catturato l'intera umanità. Ho usato una trappola che sapevo non avrebbe trovato resistenza, ho usato un'esca che sapevo ottima. Li ho presi tutti!"
"Cosa farai con loro?" Chiese Gesù.
Satana rispose: "Oh, mi divertirò con loro! Gli insegnerò come odiare e farsi male a vicenda, come bere e fumare e bestemmiare. Gli insegnerò a fabbricare armi da guerra, fucili e bombe e ammazzarsi fra di loro. Mi divertirò un mondo!"
"E poi, quanto hai finito di giocare con loro, cosa ne farai?" , chiese Gesù.
"Oh, li ucciderò!" Esclamò Satana con superbia.
"Quanto vuoi per loro?" Chiese Gesù.
"Ma va, non la vuoi questa gente. Non sono per niente buoni, sono cattivi. Li prenderai e ti odieranno. Ti sputeranno addosso, ti bestemmieranno e ti uccideranno. No, non puoi volerli!"
"Quanto?" Chiese di nuovo Gesù.
Satana guardò Gesù e sogghignando disse: "Tutto il tuo sangue, tutte le tue lacrime e la tua vita."
Gesù disse: "affare fatto!"
E poi pagò il prezzo. Il pastore prese la gabbia e lasciò il pulpito.

- Piero Gribaudi - 

dal libro "Il libro della saggezza interiore. 99 storie intorno all'uomo" di Piero Gribaudi




La sete 

Un giovane si presentò a un sacerdote e gli disse: "Cerco Dio".
Il reverendo gli propinò un sermone. Concluso il sermone, il giovane se ne andò triste in cerca del vescovo. "Cerco Dio".
Monsignore gli lesse una sua lettera pastorale. 

Terminata la lettura, il giovane, sempre più triste, si recò dal papa. "Cerco Dio".
Sua santità cominciò a riassumergli la sua ultima enciclica, ma il giovane scoppiò in singhiozzi.
"Perché piangi?", gli chiese il papa del tutto sconcertato. 

"Cerco Dio e mi offrono parole."
Quella notte il sacerdote, il vescovo e il papa fecero un medesimo sogno. Sognarono che morivano di sete e che qualcuno cercava di dar loro sollievo con un lungo discorso sull'acqua.

da: "Agenda Missionaria"



Senza comunione non può esserci testimonianza: la grande testimonianza è proprio la vita di comunione. Lo disse chiaramente Gesù: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). 
Questa comunione è la vita stessa di Dio che si comunica nello Spirito Santo, mediante Gesù Cristo. 
E’ dunque un dono, non qualcosa che dobbiamo anzitutto costruire noi con le nostre forze. 
Ed è proprio per questo che interpella la nostra libertà e attende la nostra risposta: la comunione ci chiede sempre conversione, come dono che va sempre meglio accolto e realizzato.

- Papa Benedetto XVI - 
Omelia, 10 ottobre 2010



Buona giornata a tutti. :-)


sabato 17 dicembre 2022

Per ultima venne la morte – Piero Gribaudi -

La morte non voleva credere alle proprie orecchie quando le fu comunicato che il suo dominio universale stava per finire. 
Pur riconoscendosi la più inamabile di tutte le creature, un po' di riguardo l'avrebbe gradito da parte dell'Arcangelo messaggero. Non era mica l'ultima delle ancelle di Dio, anzi. Il suo ruolo nei piani del Creatore era fondamentale.
«E continuerà ad esserlo», le aveva garantito il messo celeste, «per tutte le creature viventi, tranne che per l'uomo».
«Perché?», gli aveva domandato la Morte, «diventerà immortale?».
«Non fare troppe domande... tu non capiresti».
Era stato a questo punto che la Morte si era gravemente offesa. Che oltre a fare un lavoraccio infame, la si giudicasse imbecille, non lo poteva tollerare! 
Di essere perdente non le importava affatto, tanto il suo lavoro le era ingrato, ma come sarebbe avvenuta la metamorfosi?
Le bastò uno sguardo circolare sulla superficie terrestre per individuare il punto. Forse nessuno, davanti alla grotta di Betlemme, provò maggior sbalordimento della Morte. Eppure, ora che lo aveva davanti, il progetto le appariva chiaro e di un'incredibile semplicità: quel batuffolo di carne, per il solo fatto di essere vita, era già sua preda. La Morte desiderò a quel punto che il Creatore avesse scelto un'altra strada, per non essere chiamata in causa. 
Ma fu allora che, dal sonno profondo in cui era immerso, il Bimbo le sorrise. 
E la Morte si sentì vinta e capì come sarebbe stata vinta: da un amore talmente intenso che proprio attraverso di lei sarebbe passato, per dimostrare all'universo la propria potenza e la propria vastità.

- Piero Gribaudi - 
Da: Fiabe della Notte Santa, Effatà Casa editrice


Noi ti attendiamo …

 Scrutando nell'oscura notte del nostro tempo,
in cui più insidioso si nasconde il nemico,
noi ti attendiamo, o Cristo,
luce del nuovo giorno!
Vieni, sorgi quale sole di speranza
sugli uomini divorati dall'angoscia!
Dinanzi a te prostrati, ti adoriamo
e dando voce a ogni creatura
a te gridiamo, Signore della vita:
apri i nostri occhi alla tua luce,
i nostri orecchi alla tua voce,
i nostri cuori alla tua pace.
Amen.
 
(Avvento 2003 – inedito)

- Madre Anna Maria Cànopi -


Buona giornata a tutti :-)


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mercoledì 15 giugno 2022

L'abbraccio - Piero Gribaudi

 Un giorno al diavolo saltò l’uzzolo di prender moglie. E siccome la voleva da par suo, si mise a cercarla sulla terra. In realtà molte donne avevano di che piacergli: la loro malizia era tanta che non lo avrebbero fatto sfigurare. Ma in tutte — anche nelle più diaboliche — egli vedeva emergere, in determinate occasioni, un sentimento molto pericoloso: la tenerezza, che è sempre un preludio alla bontà. 
Era dunque necessario trovare una donna che non conoscesse tale sentimento; meglio, che lo avesse a tal punto stravolto da non esserne più assolutamente capace. 
Cammina, cammina, un giorno il diavolo la trovò: era una donna mercenaria, dura e fredda, che per tutta la sua vita aveva speculato sulla tenerezza, facendone un miraggio per gli allocchi. 
Il diavolo la prese con sé e convolò a nozze. Ma la sua felicità fu presto turbata da un’ombra. 
La donna, pur degna in tutto di lui, aveva conservato un’abitudine contratta col lavoro: un gesto meccanico, intenzionale, ma subdolo: ogni tanto, senza accorgersene, apriva le braccia come per accogliere qualcuno. 
E quel gesto, quell’abbozzo di abbraccio, che in un primo tempo lo aveva solo stupito, poco alla volta sembrava attiralo; quel gesto meccanico pareva avesse in sé qualcosa d’irresistibile. 
Fu così che quando, un giorno, il diavolo si sorprese ad imitarlo, allarmatissimo rimandò la donna. 
E sprangò per sempre le porte dell’inferno ad ogni tentazione. 

- Piero Gribaudi - 



Certi amori, quelli sbagliati, sono come le sigarette: meglio smettere.



«Io cerco la persona che sia capace di amare l’altro senza per questo punirlo, senza renderlo prigioniero o dissuaderlo; cerco questa persona del futuro che sappia realizzare un amore indipendente dai vantaggi o svantaggi sociali, affinché l’amore sia sempre fine a se stesso e non solo il mezzo in vista di uno scopo.»

- Carl Gustav Jung a Sabina Spielrein - 




Cercate le anime con cui vibrate in sintonia, e rafforzate i legami che vi uniscono a loro. 
Ricordatevi che il vostro tempo sulla Terra è stato scelto con grande attenzione per permettervi di lavorare tranquillamente con gli altri gruppi di anime che partecipano allo sviluppo del pianeta. 
Non formulate alcun giudizio su chi vi sta intorno, e lasciate che continui a percorrere il suo sentiero. 
Entrate in sintonia con tutti coloro che riconoscete o che suscitano in voi un forte senso di risonanza. 
La vostra ricettività a incontrare gli altri su un sentiero spirituale li attira verso di voi, e la vostra quota di consapevolezza vi aiuta telepaticamente a raggiungere scopi umanitari su scala globale.


- James Ridfield -



Buona giornata a tutti. :-)

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mercoledì 22 dicembre 2021

L'Angelo e la favola - Riduzione da un racconto di Piero Gribaudi

Degli angeli che calarono a frotte dal più alto dei cieli a cantare il “Gloria” stilla capanna dove nacque Gesù Bambino, uno si perse. Era un angelo distratto, sempre assorto nei suoi pensieri. Fu così che, quando scese sulla terra in quella notte fatale, l’angelo favolista vide, poco discosto da Betlemme, un gruppo di ragazzini che, dopo aver anch’essi fatto visita a Gesù, se ne tornavano a casa. Quale magnifica occasione. Sceso accanto a loro in veste di pellegrino dalla barba bianca, incominciò uno dei suoi racconti. Ed era l’alba quando i bambini furono costretti dalle grida delle mamme a tornare a casa, con la fantasia ed il cuore accesi da decine di meravigliose fiabe che l’anziano pellegrino aveva raccontato loro.

Il sole stava sorgendo e per Gesù iniziava la prima giornata terrestre. L’angelo pellegrino era in ritardo, molto in ritardo. E per di più non ricordava più, assolutamente, come si facesse a ridiventare angelo: una formula? ma quali parole? un pensiero chiave? ma quale?

L’unica soluzione era andare da Gesù, chiedergli scusa e raccontargli tutto. Ma Gesù ora non era che un bimbetto in fasce, un bimbo di donna. E il Bimbo e la Donna, alle parole del pellegrino, non seppero proprio cosa rispondere: il Bimbo perché sorrideva soltanto e non sapeva ancora parlare; la Donna perché non conosceva che il Mistero che portava stretto al petto.

Fu così che l’angelo—pellegrino cominciò il suo girovagare terreno. E tanto gli piacque narrar favole ai bambini di quaggiù che il Signore, quando fu tornato nei Cieli e lo vide attorniato da bambini con gli occhi spalancati e la bocca aperta per la meraviglia, ce lo lasciò. 

Ancor oggi di tanto in tanto appare. E’ talmente invecchiato che la sua veste umana gli si è logorata completamente. Ma ben lo conoscono le mamme, quando suggerisce loro le più belle favole; ben lo conoscono i poeti, quando sussurra al loro cuore i versi più ricchi di fantasia e di colore; ed anche qualche prete, quando sente nel cuore un certo pizzicorino che lo spinge a dire — finalmente — cose meravigliose. Ma tutti lo conosceremo, se saremo stati buoni, nel momento del nostro volo verso il cielo. 

Quel momento buio sarà illuminato dalla Favola più bella ch’egli solo sa raccontare così bene perché così bene egli solo la conosce. 

Ci ricorderemo d’invocarlo, almeno allora?

 (Riduzione da un racconto di Piero Gribaudi)



 Maria pose il suo bimbo neonato in una mangiatoia (cfr. Lc 2,7)


Da ciò si è dedotto con ragione che Gesù è nato in una stalla, in un ambiente poco accogliente - si sarebbe tentati di dire: indegno - che comunque offriva la necessaria riservatezza per l’evento santo....... Maria avvolse il bimbo in fasce...
Senza alcun sentimentalismo, possiamo immaginare con quale amore Maria sarà andata incontro alla sua ora, avrà preparato la nascita del suo Figlio.
La tradizione delle icone, in base alla teologia dei Padri, ha interpretato mangiatoia e fasce anche teologicamente.
Il bimbo strettamente avvolto nelle fasce appare come un rimando anticipato all’ora della sua morte: Egli è fin dall’inizio l’Immolato, come vedremo ancora più dettagliatamente riflettendo sulla parola circa il primogenito. 
Così la mangiatoia veniva raffigurata come una sorta di altare. 
Agostino ha interpretato il significato della mangiatoia con un pensiero che, in un primo momento, appare quasi sconveniente, ma, esaminato in modo più attento, contiene invece una profonda verità. 
La mangiatoia è il luogo in cui gli animali trovano il loro nutrimento. Ora, però, giace nella mangiatoia Colui che ha indicato se stesso come il vero pane disceso dal cielo - come il vero nutrimento di cui l’uomo ha bisogno per il suo essere persona umana.
È il nutrimento che dona all’uomo la vita vera, quella eterna. In questo modo, la mangiatoia diventa un rimando alla mensa di Dio a cui l’uomo è invitato, per ricevere il pane di Dio. Nella povertà della nascita di Gesù si delinea la grande realtà, in cui si attua in modo misterioso la redenzione degli uomini. La mangiatoia rimanda - come si è detto - ad animali, per i quali essa è il luogo del nutrimento. Nel Vangelo non si parla qui di animali. 
Ma la meditazione guidata dalla fede, leggendo l’Antico e il Nuovo Testamento collegati tra loro, ha ben presto colmato questa lacuna, rinviando ad Isaia 1,3: «Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende».

Joseph Ratzinger  - papa Benedetto  XVI
da: "L'infanzia di Gesù", 2012


Buona giornata a tutti. :-)

 


giovedì 14 gennaio 2021

Un lampo - Piero Gribaudi

Quando vide che il tramonto stava dipingendo di viola le nubi, Eleazar si accorse, come ridestandosi da un sogno, di averla fatta grossa. 
Che cosa avrebbe detto a casa? Gli avrebbero creduto? Ma soprattutto che cosa avrebbero mangiato, quella sera, il babbo e la mamma?
Fu quest'ultimo pensiero a spingerlo di corsa verso i 12 canestri allineati accanto a un pozzo abbandonato. Vuoti! Vuoti anch'essi come la sua bisaccia, che sentiva rendergli sul fianco floscia come un pensiero inutile.
La sua bisaccia che poche ore prima conteneva un tesoro: cinque pani e due grandi pesci essiccati.
Che cosa era successo? Perché si era prestato con tanta spontaneità, lui - l'unico che avesse con sé un po' di cibo - a quell'incredibile gioco cui aveva assistito con stupore, gioia, emozione, sino a dimenticare il correre del tempo?
Stentava ancora a raccapezzarsi, in quel susseguirsi di eventi: la richiesta del suo prezioso cibo da parte dei discepoli di Gesù, il suo sì immediato, e poi il movimento continuo della mano del Rabbi nell'estrarre dalla sua bisaccia quel che non poteva contenere: migliaia di pani, migliaia di pesci, a saziare le migliaia di persone tra le quali si era infilato anche lui quasi per caso, per curiosità, per udire parole che solo in parte aveva capite ma che gli erano scese nel cuore come il più squisito dei cibi.
E poi, quell'allegro desinare in gruppi a forma di aiuole di cinquanta, cento persone, rese un po' ebbre dell'abbondanza del cibo spirituale e di quello materiale; al punto che il Rabbi, vedendo lo spreco dei rifiuti nell'erba, aveva ordinato di raccoglierli in dodici cesti.
Tutto straordinario, incredibile, quasi magico. Ma la conclusione? Lui, che pure si era saziato, aveva completamente dimenticato i suoi cinque pani e i suoi due pesci.
Ce n'erano talmente tanti! Ce n'erano, appunto... Ma adesso, che tutti se n'erano andati, pure i cesti degli avanzi erano stati svuotati. E lui che era costretto a tornare a casa a raccontare cose dell'altro mondo, però a mani vuote.
A Eleazar venne un groppo in gola, un grosso nodo di pianto e rabbia. 
E diede un gran calcio all'ultimo cesto. Vide così, acceso dall'ultimo raggio dell'ultimo sole, un piccolissimo lampo. Gli si avvicinò.
Era un pesciolino non più lungo del suo mignolo, rimasto incastrato fra le maglie del cesto. Lo raccolse, e fu allora che notò una formica trascinare una mollica di pane dieci volte più grande di lei.
Raccolse anche la mollica. Forse, mostrando a casa quei minuscoli avanzi, avrebbe potuto illustrare meglio tutte le meraviglie cui aveva assistito. 
Ne era assai poco convinto, Eleazar, ma tentar non nuoce.
Fu così che lo avrete già capito, Eleazar trasse quella sera a casa, sul povero tavolo disadorno, di fronte alle ghirlande di occhi dei fratellini e di mamma e papà, non uno ma diecimila pesciolini piccini e diecimila briciole di pane.
Sinché il tavolo fu colmo sino al soffitto, e i pesciolini scivolavano a terra e ai piedi del tavolo si moltiplicavano pure i gatti e le galline facendo un gran chiasso.

Alla fine, smise di affondare la mano nella bisaccia, perché le dita gli dolevano, il sole era ormai alto, i fratellini dormivano per la grande abbuffata. Mamma e papà continuavano a chiedergli di quell'uomo, Gesù, e di quale magia avesse fatto lui, il loro figliolo generoso e distratto. E lui non sapeva che rispondere, se non con un sorriso.

- Piero Gribaudi - 
da: "Bimbi del Vangelo"

Moltiplicazione dei pani e dei pesci 
mosaico in S. Apollinare Nuovo, Ravenna

È la vita a costituire l'unica realtà e il vero mistero. 
La vita è molto di più che semplice materia chimica, che nelle sue fluttuazioni assume quelle forme elevate che ci sono note. 
La vita persiste, passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla materia. 
Lo so. Io sono la vita. 
Sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni di anni, ho posseduto numerosi corpi. Io, che ho posseduto tali corpi, esisto ancora, sono la vita, sono la favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando di meraviglia la faccia del tempo, sempre padrone della mia volontà, sempre sfogando le mie passioni su quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e che io ho fuggevolmente abitato.

- Jack London - 




«Sulla vita affettiva, sulla personalità e lo sviluppo, sui diritti e sui doveri, gli "esperti" sanno tutto. E i genitori devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi. Privati del loro ruolo, essi diventano spesso eccessivamente appesantiti e possessivi nei confronti dei loro figli, fino a non correggerli. 
Tendono ad affidarli sempre più agli "esperti", anche per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli; e così i genitori oggi corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli. 
E questo è gravissimo!» 

- Papa Francesco - 
20 maggio 2015



Preghiera all’angelo custode

"Angelo Santo, amato da Dio, 
ti prego, per amore a Gesù Cristo, 
che quando sarò ingrato e ostinatamente sordo ai tuoi consigli, 
tu non voglia, per questo abbandonarmi; 
al contrario, riportami subito sulla retta via, se ho deviato; 
insegnami, se sono ignorante; 
rialzami, se sono caduto; 
sostienimi, se sono in pericolo e conducimi alla felicità eterna. 
Amen."

- San Giovanni Berchmans -



Buona giornata a tutti. :-)

mercoledì 18 novembre 2020

Il lupo che divenne uomo - Piero Gribaudi

C'era una volta, in un bosco, un lupo molto feroce. 
Si nutriva di polli e di conigli e attaccava le greggi e gli armenti del villaggio. Anche i bambini non uscivano più a giocare. 
Il lupo era diventato il terrore di tutti. Si presero provvedimenti: gli animali dovevano vivere dentro recinti e trappole di ogni tipo vennero appostate nei dintorni. 
Il lupo cominciò a sentirsi braccato e vagava per il bosco, sempre più affamato.
Una sera, inaspettatamente, una stupenda luce illuminò il cielo e durò per tutta la notte. Ad un certo momento diversi gruppi di pastori cominciarono ad arrivare da ogni dove. Andavano tutti verso la medesima direzione. Che cosa stava succedendo?
Il lupo decise di seguirli, tenendosi a debita distanza. Li vide entrare in una grotta. Non si capiva che cosa vi trovassero. Quando uscirono, sembravano trasfigurati e anche una giovane donna comparve in mezzo a loro. 
Era un'occasione propizia. Il lupo furtivamente si intrufolò nella grotta.
Su una minuscola stuoia, un bambino molto piccolo stava disteso e giocava con un filo d'erba tra le dita. Il lupo si illuminò. Ecco il cibo sognato da tanto tempo. La mamma era ancora fuori con gli ospiti e non si sarebbe accorta. Avvicinò il muso al bambino. Sarebbe stata questione di un attimo. Ma successe qualcosa d'inaspettato. Il bambino non si spaventò, non pianse. Lo guardò, anzi, negli occhi, gli sorrise e allungando la manina accarezzò quel muso sporco di polvere. E gli disse: "Ti voglio bene".
Nessuno glielo aveva mai detto. La sua pelliccia di lupo si sfilacciò come una vecchia camicia. Dentro comparve un giovane uomo.

Chinato verso il bambino, trasformato, continuava a gridargli "Grazie! Grazie! Grazie!". Poi corse via. Che cos'altro poteva fare questo ex-lupo se non correre in ogni angolo della terra e raccontare a tutti ciò che quel bambino aveva fatto di lui?

- Piero Gribaudi - 
da: Fiabe della Notte Santa




Fratelli carissimi, il Signore nostro Gesù Cristo, creatore eterno di tutte le cose, oggi nascendo da una madre si è fatto nostro salvatore. E’ nato per noi oggi liberamente nel tempo per introdurci nell’eternità del Padre. Dio si è fatto uomo, perché l’uomo diventasse Dio. Perché l’uomo mangiasse il pane degli angeli, il Signore degli angeli si è fatto uomo… 
L’uomo ha peccato ed è divenuto reo: Dio è nato come uomo perché fosse liberato il reo. L’uomo cadde, ma Dio discese. Cadde l’uomo miseramente, discese Dio misericordiosamente; cadde l’uomo per la superbia, discese Dio con la grazia. 

Sant' Agostino (Discorso 13) 



...Non aveva bisogno di noi.

E anche Gesù non doveva che starsene ben tranquillo, nel ciel, prima di questa parte centrale, assiale, cardiaca della creazione, prima dell’Incarnazione, prima della redenzione.
È venuto, perché il mondo è venuto.
Diversamente, contrariamente, era tanto semplice, e presto fatto.
Era fatto in anticipo, non doveva che non creare il mondo, non rimaneva che non creare l’uomo.
Non c’era più alcuna storia, non c’era più alcun fastidio.
Tutto il mondo restava a casa sua.
Quanto bisogna che io sia grande, amico mio, per aver spostato tanto mondo, disturbato tanto mondo, e così gran mondo.
Un Dio, amico mio, Dio si è disturbato, Dio si è sacrificato per me.
Ecco il Cristianesimo.

- Charles Péguy -
Clio, dialogue de l’histoire et de l’âme charnelle




Buona giornata a tutti. :-)

Voglia di preghiera:  leggoerifletto

Sono presente anche su YouTube, il nome del canale: LeggoeRifletto

giovedì 15 ottobre 2020

Seti - Gribaudi Piero

Non appena Dio creò l'uomo, si mise subito in ascolto, da buon padre, dei bisogni e delle richieste di quella sua nuova, inconsueta creatura.

Disse subito l'uomo :
"Ho fame e sete"

Dio gl'insegnò come cibarsi: gl'indicò le sorgenti, gli alberi da frutta e i favi delle api, i cespugli di bacche e mille altre leccornie prodotte dalla terra.
Ma l'uomo, saziata fame e sete, fece altre richieste e disse :
"Ho sete di protezione e di riposo"

Dio gl'insegnò come utilizzare le mani, cosa che non aveva mai fatto con nessun'altra delle sue creature. 
L'uomo si costruì una capanna ed un giaciglio, ed ebbe la soddisfazione di udire la pioggia tamburellare sul suo capo mentre lui, all'asciutto, lasciava vagabondare i suoi pensieri , ma l'uomo forse impigrito dal troppo dormire , disse ancora :
"Ho sete di piaceri"

Dio lo accontentò. Gli aguzzò i sensi, come fa un arciere con le punte della sua freccia; e l'uomo poté assaporare, in maniera tutta speciale, gusti, suoni, profumi, panorami e carezze.
Poiché queste ultime gli piacquero immensamente, l'uomo disse:
"Ho sete d'amore"

Dio fu contento di questa richiesta meno materiale delle altre e insufflò nell'anima dell'uomo un pizzico del suo soffio personale. L'uomo amò col cuore e con il corpo e fu tutt'uno con la persona amata, e comunicò con lei quasi nel modo in cui Dio, creandolo, aveva comunicato con lui.
Fu allora che Dio si sentì fare dall'uomo la richiesta a lui più cara, disse l'uomo :
"Ho sete di bellezza, d'armonia e d'eternità"

Dio fu felice. Cosparse l'anima dell'uomo di un suo polline specialissimo, che teneva in serbo dall'eternità per chi, seppure molto alla lontana, gli fosse simile. 
E, considerata terminata la sua opera, si allontanò.



L'uomo, però, aveva ancora una sete da saziare. Si trattava, benché non lo sapesse, di una sete impossibile da estinguere ma che, colmata anche solo in parte, gli avrebbe dato una soddisfazione tale da annullare tutte le altre. 
Essa però lo avrebbe divorato, a tal punto da trasformarlo in un'altra creatura, odiata ma temuta dai suoi simili più di tutte , disse l'uomo :
"Ho sete di potere"

Poiché Dio era assente, gli si presentò un demone pronto ad esaudirlo.

Di tutte le seti dell'uomo, quella di potere rinasce sempre insaziata nel suo cuore, ed ha sempre, non la benedizione di Dio, ma la voracità del suo nemico. 



- Piero Gribaudi -

 Fonte: Il Libro della Saggezza Interiore, Gribaudi Editore



In questi giorni il diavolo me ne fa di tutti i colori e specie, me ne va facendo quanto più ne può. Quest’infelice raddoppierà tutti i suoi sforzi a mio danno. Ma di niente ho paura se non dell’offesa di Dio. 
Sembrami che quest’infelice ce l’ha più con lei che con me, poiché vorrebbe privarmi della sua direzione. Difatti chi sa quanta forza debbo farmi nel comunicarle le mie cose. 
Dolori fortissimi di testa da non potere quasi vedere dove pongo la penna. Tutti i brutti fantasmi che il demonio mi va introducendo nella mente spariscono tutti allorché fiducioso mi abbandono nelle braccia di Gesù. Quindi se sono con Gesù crocifisso, cioè se medito i suoi affanni soffro immensamente, ma è un dolore che mi fa molto bene. Godo una pace ed una tranquillità da non potersi spiegare.

(29 marzo 1911, Benedetto da San Marco in Lamis - Ep. I, p. 216)


Buona giornata a tutti. :-)