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domenica 12 novembre 2023

Le 5 cose da non rimpiangere in punto di morte - Alessandro D'Avenia

 “Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire. Non saranno i viaggi confinati nelle vetrine delle agenzie che rimpiangeremo, e neanche una macchina nuova, una donna o un uomo da sogno o uno stipendio migliore.

La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato.

Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni.

Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza ”ti amo” a chi avevamo accanto, ”sono fiero di te” ai figli, ”scusa” quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi.

Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L’abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati, incapaci di fare anche solo una telefonata e chiedere come stai.

Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall'abitudine, dall'accidia, dall'egoismo, invece di amare come i poeti, invece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori.”

- Alessandro D'Avenia - 

da: “Ciò che inferno non è”

Etica e morale

 

E un giorno ti accorgerai che non esiste più quel trambusto infantile che logora tanto; e quel caos armonico è silenzio rumoroso perché le foglie del calendario non perdonano.

Ed è all'improvviso... all'improvviso la vasca non è più un baule pieno di giocattoli, e che non ti hanno lasciato nel lavandino quella palla di gommapiuma, non ci sono bambole sul divano, né playmobils sparsi per casa...

E un giorno ti accorgerai che non ci sono corse interminabili per i corridoi, niente risate a frullate nel letto per sfidare il sonno; niente racconti da leggere, niente lenzuola da scoprire a mezzanotte, niente anime respirando sogni...

E un giorno capirai che la dispensa è piena di ricordi e che avanzano piatti a tavola; e che tutto è in ordine... senza zaini sul pavimento dell'ingresso, senza matite disordinate. Neanche quei vestiti che non entrano nel cesto e che i letti non si disfano...

E un giorno... sarai orfano dei tuoi figli cresciuti con il permesso della vita. E ti siederai sulla poltrona, con un libro che sente la mancanza di una voce innocente che lo interrompe. E ogni pagina che passi, leggila con attenzione perché quella... non torna più. È la vita.

- Emilio Leiva - 


Buona giornata a tutti :-)


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domenica 23 aprile 2023

Amici... - Vinicius De Moraes

 Ho amici che non sanno quanto sono miei amici.
Non percepiscono tutto l'amore che sento per loro né quanto siano necessari per me.
L'amicizia è un sentimento più nobile dell'amore. Questo fa sì che il suo oggetto si divida tra altri affetti, mentre l'amore è imprescindibile dalla gelosia, che non ammette rivalità.
Potrei sopportare, anche se non senza dolore, la morte di tutti i miei amori, ma impazzirei se morissero tutti i miei amici!
Anche quelli che non capiscono quanto siano miei amici e quanto la mia vita dipenda dalla loro esistenza...
Non cerco alcuni di loro, mi basta sapere che esistono. Questa semplice condizione mi incoraggia a proseguire la mia vita. Ma, proprio perché non li cerco con assiduità, non posso dir loro quanto io li ami. Loro non mi crederebbero.
Molti di loro, leggendo adesso questa "crônica" non sanno di essere inclusi nella sacra lista dei miei amici. Ma è delizioso che io sappia e senta che li amo, anche se non lo dichiaro e non li cerco.
E a volte, quando li cerco, noto che loro non hanno la benché minima nozione di quanto mi siano necessari, di quanto siano indispensabili al mio equilibrio vitale, perché loro fanno parte del mondo che io faticosamente ho costruito, e sono divenuti i pilastri del mio incanto per la vita.
Se uno di loro morisse io diventerei storto.
Se tutti morissero io crollerei.
E' per questo che, a loro insaputa, io prego per la loro vita.
E mi vergogno perché questa mia preghiera è in fondo rivolta al mio proprio benessere. Essa è forse il frutto del mio egoismo.
A volte mi ritrovo a pensare intensamente a qualcuno di loro. Quando viaggio e sono di fronte a posti meravigliosi, mi cade una lacrima perché non sono con me a condividere quel piacere...
Se qualcosa mi consuma e mi invecchia è perché la furibonda ruota della vita non mi permette di avere sempre con me, mentre parlo, mentre cammino, vivendo, tutti i miei amici, e soprattutto quelli che solo sospettano o forse non sapranno mai che sono miei amici.
Un amico non si fa, si riconosce.

di Vinicius De Moraes



Io cerco la persona che sia capace di amare l’altro senza per questo punirlo, senza renderlo prigioniero o dissuaderlo; cerco questa persona del futuro che sappia realizzare un amore indipendente dai vantaggi o svantaggi sociali, affinché l’amore sia sempre fine a se stesso e non solo il mezzo in vista di uno scopo.

Carl Gustav Jung a Sabina Spielrein



Ogni relazione si deve basare sulla fiducia, a partire dalle relazioni di amore, fino a tutte le altre. 
Se si vive una vita basata sulla fiducia nell’altro, si vive più pienamente e si riescono a sviluppare le nostre e le altrui potenzialità.

- Roberto Mancini -


L'amore e l'amicizia hanno tre cose in comune:

Nascono dallo stesso seme:''La stima"
Crescono sotto la stessa luce: "Il rispetto"
E per vivere hanno bisogno della stessa linfa: "Esserci"

G. Donadei




Buona giornata a tutti. :-)







sabato 15 gennaio 2022

Strettamente confidenziale

Ho sentito raccontare la storia di Pinocchio dalla finestra di una scuola, mentre ero intento a brucare, sul piazzale antistante, un po’ d’erba bruciacchiata. 
Mi secca il fatto che abbiano scelto me come esempio di svogliatezza e somaraggine, perché è un luogo comune fasullo e ormai da cancellare. 
Mi dispiace invece per quel povero burattino, che mi sta pure simpatico. Però devo dirti che i guai te li sei proprio cercati, caro Pinocchio! Nella vita gli errori si pagano. 
Quando si trascurano le parole di Babbo Geppetto, della Fatina Azzurra, del Grillo Parlante, per quanto antipatico possa essere, e si crede alle parole di Lucignolo, del Gatto e della Volpe, si sa presto dove si andrà a finire!... 
Però, questa storia di Pinocchio mi sembra parli più ai grandi che ai piccini. Oggi il mondo è pieno di Lucignoli, di Gatti e Volpi, e di tanti altri brutti ceffi. Chi insegna a questi bimbi a riconoscerli? Chi dice loro che il mondo non è una fiaba e nella vita non ci sono Fatine Azzurre? 
Oggi si tende a rendere tutto facile, tutto liscio, tutto comodo. 
Ma se si presenta la vita come una lunga vacanza nel Paese dei Balocchi, quando essa si rivelerà in tutta la sua crudezza, come faranno questi figli ad affrontarla? 
Se ai vostri bambini continuerete a dire sempre “sì!”, sempre “sì!”, sempre “sì!!!”, quando la vita sbatterà loro in faccia in modo brutale, spietato ed anche ingiusto i suoi “no!”, come faranno a reggere? 
La pianta comincia ad affrontare l’inclemenza del tempo e le tempeste fin da piccola, prima riparata dalle altre piante più grandi, poi in modo sempre più autonomo. È la legge dell’esistenza, non si può eludere. 

“Padre pietoso, figlio vizioso”! 
Chi ha orecchi per intendere intenda.



“La strada piana non porta mai in alto”. È un detto che mi porto dietro fin dall’adolescenza; uno dei primi che ho fissato nella memoria e che mi ha fatto a lungo fantasticare nei giorni storti e nelle notti insonni. Poi dal Vangelo ho imparato che vi sono due strade: una larga e comoda, dove s’incontrano tanti falsi profeti (tanti Lucignolo) che fanno intendere lucciole per lanterne e che porta alla perdizione, e sono molti quelli che la prendono; e una strada stretta e faticosa, che sono in pochi a percorrerla: ma è la via della Vita. 
È impossibile per noi, fragili creature umane, non percepire il fascino di ambedue queste strade, anche se sono convinto che imboccare la via “larga” non significhi necessariamente perdervisi: il Padre Celeste veglia su di noi, e sa trovare mille vie d’uscita per rimetterci, in qualsiasi momento, sul retto cammino. Ma noi frati abbiamo anche un’altra chance, meravigliosa. Abbiamo dei compagni di viaggio pronti a ricordarci, qualora fosse necessario: «Fratello, fai attenzione: la nostra strada è questa!».

dal Calendario di Frate Indovino


Un cero avanza in una processione, mentre la fiammella è scossa dal vento fino al rischio di estinguersi.

È un’immagine semplice che diventa una parabola della vita.
E’ la rappresentazione di ogni esperienza spirituale, che è spesso tensione tra ciò che siamo e ciò che dovremmo essere, tra materia e spirito, tra male e bene, tra vizio e virtù.
Il fremito del soffio divino in molti, purtroppo, viene quasi azzerato.
Il peso dell’esteriorità ottunde il respiro dell’anima.
In ogni cuore non si estingue mai completamente il vibrare dello spirito!
Per questo, bisogna sempre credere nella rinascita, nella risurrezione, nella vita che torna a pulsare, tremando come un cero vacillante.

(Fraternità Francescana Secolare)



"Se vostro figlio non segue le vostre pratiche religiose non significa che abbia perso Dio, né tanto meno che Dio abbia perso lui.
In fondo voi non sapete niente di cosa accada nel suo intimo.
Non dovete soprattutto sentirvi in colpa.
La fede ha le sue stagioni, segue percorsi misteriosi.
Ma se voi avete seminato il seme del buon Vangelo, anche se ora è inverno e tutto sembra morto, il seme spunterà, la primavera tornerà.
Il profeta Isaia assicura che le cose di Dio non torneranno a Dio senza aver portato frutto. 
Perché la forza non è nel buon seminatore, ma nel buon seme. 
La forza non è nel predicatore, ma nel Vangelo predicato.
La forza non è nella bravura del genitore, ma nella forza intima, buona ed imbattibile di ciò che egli ha trasmesso ai figli."

- Cardinale Jean-Marie Lustiger -



Buona giornata a tutti. :-)

venerdì 27 settembre 2019

"L'uomo non è libero" - Georges Ivanovič Gurdjieff

"Ogni uomo viene al mondo simile a un foglio di carta bianca; ma le circostanze e le persone che gli stanno intorno fanno a gara per imbrattare questo foglio e per ricoprirlo di ogni genere di scritte. 
Ed ecco intervenire l'educazione, le lezioni di morale, il sapere che chiamiamo conoscenza, tutti i sentimenti di dovere, onore, coscienza ecc. [...] 
A poco a poco il foglio si macchia, e più è macchiato di pretese «conoscenze», più l'uomo è considerato intelligente. 
Più sono numerose le scritte nel posto chiamato «dovere», più il possessore è considerato onesto; e così via per ogni cosa. 
Il foglio così sporcato, accorgendosi che le macchie vengono scambiate per meriti, le considera preziose. 
Ecco un esempio di ciò che chiamiamo «uomo», cui aggiungiamo spesso delle parole come «talento» e «genio». Eppure il nostro «genio» vedrà il suo umore guastarsi per tutto il giorno se al mattino, svegliandosi, non trova le pantofole accanto al letto.
L'uomo non è libero, tanto nelle sue manifestazioni che nella vita. 
Non può essere ciò che vorrebbe essere, e nemmeno ciò che crede di essere. 
Non somiglia all'immagine che ha di se stesso [...].
«Uomo»: una parola altisonante, ma dobbiamo chiederci di che tipo di uomo si tratta. 

Non certo l'uomo che si irrita per delle sciocchezze, che presta attenzione a delle meschinità e si lascia coinvolgere da tutto ciò che gli succede intorno. Per avere il diritto di chiamarsi uomo, bisogna essere un uomo [...].
Qualcuno vi loda, e voi siete contenti; qualcuno vi rimprovera, e il vostro umore si guasta. 

Qualche novità vi attira, e immediatamente dimenticate ciò che tanto vi interessava un attimo prima [...]. 
È questo che ci lega e ci impedisce di essere liberi. E, quel che è peggio, questo fatto assorbe tutte le nostre forze e il nostro tempo, e ci toglie ogni possibilità di essere oggettivi e liberi [...].
Chiedetevi: «Sono libero?». [...]
Ognuno di voi non è che un banale esemplare di automa animato. Probabilmente pensate che, per fare ciò che fate e per vivere come vivete, siano necessari un'«anima» e persino uno «spirito». Ma forse basta una chiavetta per ricaricare la molla del vostro meccanismo [...] a rinnovare continuamente l'inutile sarabanda delle vostre associazioni. 

Da questo sfondo emergono dei pensieri slegati, che voi cercate di connettere insieme presentandoli come preziosi e personali. E, altrettanto, coi sentimenti e le sensazioni passeggere, con gli umori e le esperienze vissute, ci creiamo il miraggio di una vita interiore. 
Ci vantiamo di essere coscienti, capaci di ragionamento, parliamo di Dio, dell'eternità, della vita eterna, e di argomenti elevati; parliamo di tutto ciò che si può immaginare, discutiamo, definiamo e valutiamo, ma omettiamo di parlare di noi stessi e del nostro reale valore oggettivo. [...]
Ma mano che un uomo comincia a conoscersi, scopre continuamente dentro di sé nuove zone di meccanicità, che chiameremo automatismo: zone in cui la sua volontà, il suo «io voglio» non ha alcun potere, e dove tutto è così confuso e sfuggente." 

- Georges Ivanovič Gurdjieff -
Tratto da Vedute sul mondo reale, che raccoglie alcune conferenze che tenne Gurdjieff ai suoi allievi tra il 1917 e il 1931 (pp. 49-55).




Ci affidiamo a te, Signore

Guardiamo il cielo
e ci affidiamo a te, Signore.
Contempliamo l’eterno scorrere del tempo,
il sorgere del sole,
il nascere di ogni creatura,
e ci affidiamo a te,
Dio del cielo e della terra.
Sappiamo di essere nelle tue mani
come perla preziosa
che tu custodisci.
Siamo sul palmo della tua mano, Signore,
e nulla ci spaventa:
né il presente né il futuro
perché tu sei con noi e ci ami
Amen.

Suor Mariangela Tassielli, fsp




Buona giornata a tutti. :-)


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martedì 3 marzo 2015

Amici... - Vinicius De Moraes -

Ho amici che non sanno quanto sono miei amici.
Non percepiscono tutto l'amore che sento per loro né quanto siano necessari per me.
L'amicizia è un sentimento più nobile dell'amore. Questo fa sì che il suo oggetto si divida tra altri affetti, mentre l'amore è imprescindibile dalla gelosia, che non ammette rivalità.
Potrei sopportare, anche se non senza dolore, la morte di tutti i miei amori, ma impazzirei se morissero tutti i miei amici!
Anche quelli che non capiscono quanto siano miei amici e quanto la mia vita dipenda dalla loro esistenza...
Non cerco alcuni di loro, mi basta sapere che esistono. Questa semplice condizione mi incoraggia a proseguire la mia vita. Ma, proprio perché non li cerco con assiduità, non posso dir loro quanto io li ami. Loro non mi crederebbero.
Molti di loro, leggendo adesso questa "crônica" non sanno di essere inclusi nella sacra lista dei miei amici. Ma è delizioso che io sappia e senta che li amo, anche se non lo dichiaro e non li cerco.
E a volte, quando li cerco, noto che loro non hanno la benché minima nozione di quanto mi siano necessari, di quanto siano indispensabili al mio equilibrio vitale, perché loro fanno parte del mondo che io faticosamente ho costruito, e sono divenuti i pilastri del mio incanto per la vita.
Se uno di loro morisse io diventerei storto.
Se tutti morissero io crollerei.
E' per questo che, a loro insaputa, io prego per la loro vita.
E mi vergogno perché questa mia preghiera è in fondo rivolta al mio proprio benessere. Essa è forse il frutto del mio egoismo.
A volte mi ritrovo a pensare intensamente a qualcuno di loro. Quando viaggio e sono di fronte a posti meravigliosi, mi cade una lacrima perché non sono con me a condividere quel piacere...
Se qualcosa mi consuma e mi invecchia è perché la furibonda ruota della vita non mi permette di avere sempre con me, mentre parlo, mentre cammino, vivendo, tutti i miei amici, e soprattutto quelli che solo sospettano o forse non sapranno mai che sono miei amici.
Un amico non si fa, si riconosce.

di Vinicius De Moraes



Io cerco la persona che sia capace di amare l’altro senza per questo punirlo, senza renderlo prigioniero o dissuaderlo; cerco questa persona del futuro che sappia realizzare un amore indipendente dai vantaggi o svantaggi sociali, affinché l’amore sia sempre fine a se stesso e non solo il mezzo in vista di uno scopo.


Carl Gustav Jung a Sabina Spielrein



Ogni relazione si deve basare sulla fiducia, a partire dalle relazioni di amore, fino a tutte le altre. 
Se si vive una vita basata sulla fiducia nell’altro, si vive più pienamente e si riescono a sviluppare le nostre e le altrui potenzialità.

- Roberto Mancini -




L'amore e l'amicizia hanno tre cose in comune:

Nascono dallo stesso seme:''La stima"
Crescono sotto la stessa luce: "Il rispetto"
E per vivere hanno bisogno della stessa linfa: "Esserci"

G. Donadei




Buona giornata a tutti. :-)






sabato 21 febbraio 2015

La fiammella impertinente - Maria Maddalena Covassi -

Era una calda giornata d'estate: l'erba dei prati, i fiori e le foglie degli alberi erano ingiallite da un sole infuocato.
La gente se ne stava chiusa in casa e gli animali non uscivano dalle loro tane.
Nel cielo non si vedeva nemmeno l'ombra di una nuvola, ma solo il bagliore accecante dei raggi del sole.
In primavera quando l'aria era tiepida, gli uomini avevano passato molto tempo all'aria aperta.
Nei giorni di festa si organizzavano merende nei prati colmi d'erbe e di fiori profumati.
I bambini si divertivano un mondo a correre e a giocare.
Al tramonto tutti ritornavano felici nelle loro case lasciando le tracce ..... del loro passaggio.
Spesso si dimenticavano barattoli, bottiglie e cartacce che nessuno si preoccupava di raccogliere.
Fu così che accadde.......e all'inizio nessuno se ne accorse!!!!!
Si udì solo uno stridio, una scintilla ed ecco........ che da un pezzo di vetro di bottiglia dimenticato nel bosco e, diventato incandescente, dai raggi del sole, si sprigionò una piccola fiammella.  
"Dove sono!" - disse la fiamma impaurita guardandosi in giro -   perché mi trovo qui da sola?"
"E' una fortuna che non ci siano le tue sorelle" - rispose una foglia che stava lì vicino.
"Guarda che cosa hai combinato, ci stai bruciando con il tuo calore vai via .....vuoi farci morire tutte?!"
"Non sono stata certo io.... a scegliere di nascere qui!" - replicò la fiammella indispettita da tale arroganza - "e adesso che ci sono, non ho nessuna voglia di andarmene!!!
Voglio diventare grande, bella e risplendente così tutti mi guarderanno e mi   ammireranno."
"Vattene!!!"- dissero in coro gli alberi agitando i rami per scacciarla.
"Non siate sciocchi! Lasciatemi in pace! Io posso fare   quello che voglio e di certo non mi fermerete voi!! Che non vi potete neanche muovere".
E così dicendo iniziò a spostarsi e, camminando, diventava sempre  più grande e colorata di rosso, di giallo, di arancio.
Si nutriva dell'erba secca, delle foglie e dei rami caduti dagli alberi, divorando tutto nel suo cammino.
"Dobbiamo andarcene, o moriremo" - dicevano gli scoiattoli saltando impauriti tra i rami degli alberi.   
Il gufo saggio, che se ne stava appollaiato sul ramo di una quercia, non aveva nessuna voglia di lasciare il suo nido.
"Aspettate"- disse - mi è venuta un'idea! Chiediamo al vento di aiutarci".
Il vento si stava riposando, negli ultimi tempi aveva lavorato parecchio e non desiderava essere disturbato.
"Caro vento, aiutaci a salvare il bosco! Dissero in coro gli animaletti. Soffia, soffia forte, spazza via quella fiammella impertinente che sta minacciando di distruggerci".
Allora il vento brontolando cercò di recuperare tutte le sue forze, e soffiando raggiunse la fiammella, che aveva delle lingue di fuoco cosi grandi.... da far paura.
La sollevò, e facendola danzare nell'aria la trasportò lontano.
"Aiuto st'ò volando, mi gira la testa! Lasciami stare vento dispettoso mettimi giù!".
Il vento non la ascoltò e continuò a soffiare.
Volteggiando nel cielo la fiammella arrivò sopra il tetto di una casa.
"Ecco sei arrivata! Ora me ne vado" - disse il vento - e andandosene fece cadere la fiammella dentro il camino.
Il buio la ingoiò: - "Non ci vedo"- disse la fiammella che lentamente si stava spegnendo per la mancanza d'aria.
Alla fine della corsa, tra la cenere di in una stufa, ritrovò le sue compagne che dormivano un lungo sonno.
Aspettavano di essere svegliate, per riscaldare e illuminare d'inverno le case degli uomini.

(Maria Maddalena Covassi)




Dio si serve dei venti contrari per portarci in porto.

- Charles de Foucauld -



Papa Francesco: Dio si cerca, i cristiani “seduti” non lo vedono.

Per incontrare Dio bisogna mettersi in cammino, perché un cristiano “quieto” non potrà “mai conoscere” il volto di Dio. 

Per incontrare Dio bisogna rischiare e mettersi in cammino, perché un cristiano “quieto” non potrà “mai conoscere” il volto del Padre.
Se un cristiano vuole conoscere la sua identità, non può starsene comodo in poltrona a sfogliare un libro perché al mondo “non c’è un catalogo” con dentro “l’immagine di Dio”. E nemmeno può disegnarsi un Dio di comodo obbedendo a regole che con Dio non hanno niente a che fare.

Papa Francesco, omelia 13 febbraio 2015, cappella di Casa S. Marta


"Se c'è qualcosa di peggio dell'odierno indebolirsi dei grandi principi morali, è l'odierno irrigidirsi dei piccoli principi morali. "

(G.K. Chesterton)




Un uomo cercava una buona chiesa da frequentare ed entrò per caso in una chiesa in cui i fedeli e il prete stavano leggendo il loro libro di preghiere.
E dicevano:
"Non abbiamo fatto queste cose che avremmo dovuto fare, e abbiamo fatto queste altre cose che non avremmo dovuto fare."
L'uomo si lasciò cadere in un banco e sospirò sollevato dicendo:
"Grazie a Dio, ho finalmente trovato la mia gente."
Tutti abbiamo bisogno del perdono di Dio e degli altri, nessuno escluso.
Chi pensa o dice il contrario è solo bugiardo!





 Maria, Madre degli infermi

Rimani, Maria, accanto a tutti gli ammalati del mondo,
di colo­ro che in questo momento,
hanno perso conoscenza e stanno per morire;
di coloro che stanno iniziando una lunga agonia,
di coloro che hanno perso ogni speranza di guarigione;
di coloro che gridano e piangono per la sofferenza;
di coloro che non possono curarsi per­ché poveri;
di quelli che vorrebbero camminare
e devono restare immobili;
di quelli che vorrebbero riposare
e la miseria costringe a lavorare ancora.
Di quelli che cercano una sistemazione meno dolorosa
nella loro vita e non la trovano;
di quelli che sono tormentati dal pensiero
di una famiglia in miseria;
di quanti devono rinunciare ai loro proget­ti più cari per il futuro;
di quanti soprattutto non credono in una vita migliore;
di quanti si ribellano e bestemmiano Dio;
di quanti non sanno o non ricordano
che il Cristo ha sofferto come loro.
Amen.



Buona giornata a tutti. :-)





sabato 24 gennaio 2015

Strettamente confidenziale -

Ho sentito raccontare la storia di Pinocchio dalla finestra di una scuola, mentre ero intento a brucare, sul piazzale antistante, un po’ d’erba bruciacchiata. 
Mi secca il fatto che abbiano scelto me come esempio di svogliatezza e somaraggine, perché è un luogo comune fasullo e ormai da cancellare. 
Mi dispiace invece per quel povero burattino, che mi sta pure simpatico. Però devo dirti che i guai te li sei proprio cercati, caro Pinocchio! Nella vita gli errori si pagano. 
Quando si trascurano le parole di Babbo Geppetto, della Fatina Azzurra, del Grillo Parlante, per quanto antipatico possa essere, e si crede alle parole di Lucignolo, del Gatto e della Volpe, si sa presto dove si andrà a finire!... 
Però, questa storia di Pinocchio mi sembra parli più ai grandi che ai piccini. Oggi il mondo è pieno di Lucignoli, di Gatti e Volpi, e di tanti altri brutti ceffi. Chi insegna a questi bimbi a riconoscerli? Chi dice loro che il mondo non è una fiaba e nella vita non ci sono Fatine Azzurre? 
Oggi si tende a rendere tutto facile, tutto liscio, tutto comodo. 
Ma se si presenta la vita come una lunga vacanza nel Paese dei Balocchi, quando essa si rivelerà in tutta la sua crudezza, come faranno questi figli ad affrontarla? 
Se ai vostri bambini continuerete a dire sempre “sì!”, sempre “sì!”, sempre “sì!!!”, quando la vita sbatterà loro in faccia in modo brutale, spietato ed anche ingiusto i suoi “no!”, come faranno a reggere? 
La pianta comincia ad affrontare l’inclemenza del tempo e le tempeste fin da piccola, prima riparata dalle altre piante più grandi, poi in modo sempre più autonomo. È la legge dell’esistenza, non si può eludere. 

“Padre pietoso, figlio vizioso”! 
Chi ha orecchi per intendere intenda.




“La strada piana non porta mai in alto”. È un detto che mi porto dietro fin dall’adolescenza; uno dei primi che ho fissato nella memoria e che mi ha fatto a lungo fantasticare nei giorni storti e nelle notti insonni. Poi dal Vangelo ho imparato che vi sono due strade: una larga e comoda, dove s’incontrano tanti falsi profeti (tanti Lucignolo) che fanno intendere lucciole per lanterne e che porta alla perdizione, e sono molti quelli che la prendono; e una strada stretta e faticosa, che sono in pochi a percorrerla: ma è la via della Vita. 
È impossibile per noi, fragili creature umane, non percepire il fascino di ambedue queste strade, anche se sono convinto che imboccare la via “larga” non significhi necessariamente perdervisi: il Padre Celeste veglia su di noi, e sa trovare mille vie d’uscita per rimetterci, in qualsiasi momento, sul retto cammino. Ma noi frati abbiamo anche un’altra chance, meravigliosa. Abbiamo dei compagni di viaggio pronti a ricordarci, qualora fosse necessario: «Fratello, fai attenzione: la nostra strada è questa!».

dal Calendario di Frate Indovino


Un cero avanza in una processione, mentre la fiammella è scossa dal vento fino al rischio di estinguersi.

È un’immagine semplice che diventa una parabola della vita.
E’ la rappresentazione di ogni esperienza spirituale, che è spesso tensione tra ciò che siamo e ciò che dovremmo essere, tra materia e spirito, tra male e bene, tra vizio e virtù.
Il fremito del soffio divino in molti, purtroppo, viene quasi azzerato.
Il peso dell’esteriorità ottunde il respiro dell’anima.
In ogni cuore non si estingue mai completamente il vibrare dello spirito!
Per questo, bisogna sempre credere nella rinascita, nella risurrezione, nella vita che torna a pulsare, tremando come un cero vacillante.

(Fraternità Francescana Secolare)





"Se vostro figlio non segue le vostre pratiche religiose non significa che abbia perso Dio, né tanto meno che Dio abbia perso lui.
In fondo voi non sapete niente di cosa accada nel suo intimo.

Non dovete soprattutto sentirvi in colpa.

La fede ha le sue stagioni, segue percorsi misteriosi.
Ma se voi avete seminato il seme del buon Vangelo, anche se ora è inverno e tutto sembra morto, il seme spunterà, la primavera tornerà.
Il profeta Isaia assicura che le cose di Dio non torneranno a Dio senza aver portato frutto. 
Perché la forza non è nel buon seminatore, ma nel buon seme. 
La forza non è nel predicatore, ma nel Vangelo predicato.
La forza non è nella bravura del genitore, ma nella forza intima, buona ed imbattibile di ciò che egli ha trasmesso ai figli."

- Cardinale Jean-Marie Lustiger -





Buona giornata a tutti. :-)