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sabato 17 luglio 2021

La santa libertà dei Figli di Dio - Don Romano Guardini

Quando creasti l’uomo tu, o Signore, gli desti la libertà.
Quel che vive altrimenti è legato alle leggi della natura.
La pianta cresce come deve 
e l’animale segue la necessità del suo essere;
all’uomo invece hai dato il segreto dell’intimo principio.
Egli può agire da sé: così il suo fare gli appartiene 
e nel suo fare possiede se stesso.
In questa libertà doveva servirti, 
ma egli l’ha usata per ribellarsi contro di te.
Allora essa si è corrotta ed egli è diventato schiavo. 
Tu però non l’hai abbandonato a se stesso.
Hai mandato tuo Figlio nel mondo 
ed egli ha annunziato all’uomo una libertà nuova e più alta.
Egli chiama ciascuno di noi e gli porge la mano,
affinché creda in lui, 
gli obbedisca e vinca così la schiavitù.
Dammi il tuo Spirito affinché io intuisca 
la divina libertà in cui sta il Cristo
e senta il desiderio della «gloriosa libertà dei Figli di Dio», 
che egli solo è in potere di dare.
Io sono in questo mondo ed esso mi spinge e mi lega;
sono pieno delle forze della mia natura 
ed esse mi agitano e mi illudono.
Mi dia lo Spirito la persuasione 
che io sono chiamato all’eterna libertà in te.
Egli mi aiuti nelle esigenze 
e nei bisogni d’ogni ora a lottare per essa 
e a far posto alla sua santità.
E in ogni concatenazione di eventi, 
in ogni miseria e apparente inutilità
mi doni l’indomita speranza di quel giorno, 
nel quale cadranno tutti i lacci
ed io sarò partecipe della «santa libertà dei Figli di Dio». Amen.

- Don Romano Guardini - 



Un cannibale è ingenuo: prima mangia qualche missionario, poi, avendo provato che in fin dei conti non sono così buoni da mangiare come lo sono da sentire, si mette ad ascoltarne la predicazione.

Ma con uno scristianizzato è molto dura: crede di sapere già chi è Cristo e quindi non ti ascolta più.
È la peggiore ignoranza!
Non quella del primitivo che sa di ignorare e giunge già alla sapienza più feconda, che è quella dell'ascolto. 
Ma quella del mezzo-sapiente, che crede di sapere mentre non sa, e quindi ignora di ignorare.

- Fabrice Hadjaji -
Come parlare di Dio oggi?


«Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua. Però riconosco che la gioia non si vive allo stesso modo in tutte le tappe e circostanze della vita, a volte molto dure. 
Si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto. 
Capisco le persone che inclinano alla tristezza per le gravi difficoltà che devono patire, però poco alla volta bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi, come una segreta ma ferma fiducia, anche in mezzo alle peggiori angustie: 
Sono rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere. 
Questo intendo richiamare al mio cuore, e per questo voglio riprendere speranza. 
Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie. Si rinnovano ogni mattina, grande è la sua fedeltà. 
È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore.»

(dalla Lettera Apostolica "Evangelii Gaudium" di Papa Francesco, 2013)




"Tanto il credente quanto l’incredulo, ognuno a suo modo, condividono dubbio e fede, sempre che non cerchino di sfuggire a se stessi e alla verità della loro esistenza. 
Nessuno può sfuggire completamente al dubbio, ma nemmeno alla fede; per l’uno la fede si rende presente contro il dubbio, per l’altro attraverso il dubbio e sotto forma di dubbio."


- Joseph Ratzinger -
Introduzione al cristianesimo, 2005

























Buona giornata a tutti :-)

sabato 15 maggio 2021

Com’è difficile essere padri - Franco Nembrini

1)"La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, 
si burla dell'autorità e non ha alcun rispetto degli anziani.
I bambini di oggi sono dei tiranni, non si alzano 
quando un vecchio entra in una stanza, 
rispondono male ai genitori, in una parola; sono cattivi."

2)"Non c'è più alcuna speranza 
per l'avvenire del nostro paese 
se la gioventù di oggi prenderà il potere domani, 
poiché questa gioventù è insopportabile, 
senza ritegno, terribile."

3)"Il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico, 
i ragazzi non ascoltano più i loro genitori:
la fine del mondo non può essere lontana."

4)"Questa gioventù è marcia nel profondo del cuore.
I giovani sono maligni e pigri,
non saranno mai come la gioventù di una volta;
quelli di oggi non saranno capaci 
di mantenere la nostra cultura."

La prima è di Socrate (470 a.C.),
la seconda è di Esiodo (720 a.C.), 
la terza è di un sacerdote dell’antico Egitto (2000 a.C.) 
e l’ultima è un’incisione su un vaso di argilla 
dell’antica Babilonia (3000 a.C.). 
_____________________________________
È solo per dire: piantiamola di farci del male; 
l’educazione è in questa situazione da mò!!!


- Franco Nembrini -
in “Com’è difficile essere padri” 
Centro culturale di Milano 

Franco Nembrini



"...e che ti vedano lieto e forte davanti alla realtà è l’unico modo che hai di educarli."
"Il problema coi figli o con gli alunni non può essere farli diventare cristiani, farli pregare, farli andare in Chiesa. Se ti poni così sentiranno questo come una pretesa da cui difendersi e da cui prendere le distanze.
Tutto il segreto dell’educazione mi pare che sia questo: i tuoi figli ti guardano: quando giocano non giocano mai soltanto, qualsiasi cosa facciano in realtà con la coda dell’occhio ti guardano sempre, e che ti vedano lieto e forte davanti alla realtà è l’unico modo che hai di educarli.
Lieto e forte non perché sei perfetto (tanto non lo crederanno mai, e come è patetico e triste il genitore che cerca di nascondere ai figli il proprio male) ma perché sei tu il primo a chiedere e ad ottenere ogni giorno di essere perdonato.
Così tra l’altro con loro sei libero, anche di sbagliare, libero dall’angoscia di dover far vedere una coerenza impossibile, perché il tuo compito di padre è semplicemente quello di guardare un ideale grande, sempre, e loro ti tentano, loro tendono l’elastico, ti mettono alla prova sempre: sono tutti figliol prodighi."

- Franco Nembrini - 
da: "Di padre in figlio. Conversazioni sul rischio di educare"




A un concorso di 10 posti di impiegato si presentano a volte in 200.000. Quanto studio! Quanto impegno e fatica! Per il corso matrimoniale, niente o quasi: ci si sposa senza aver letto, neppure per mezz’ora, un libro sull’educazione o aver discusso su di essa. Per costruire un ponte si richiedono titoli e onestà professionale. E per impiantare un uomo? E’ incredibile la leggerezza con cui vengono affrontate la maternità e la paternità ai nostri giorni! Si è fatto tanto per il controllo delle nascite, e per il controllo dei genitori? 

- Pino Pellegrino - 




"Ma pensiamo che le prime vittime, le vittime più importanti, le vittime che soffrono di più in una separazione sono i figli. 
Se sperimenti fin da piccolo che il matrimonio è un legame “a tempo determinato”, inconsciamente per te sarà così. In effetti, molti giovani sono portati a rinunciare al progetto stesso di un legame irrevocabile e di una famiglia duratura. Credo che dobbiamo riflettere con grande serietà sul perché tanti giovani “non se la sentono” di sposarsi. C’è questa cultura del provvisorio … tutto è provvisorio, sembra che non c’è qualcosa di definitivo”.

Papa Francesco, Udienza Generale, mercoledì 29 aprile 2015



Buona giornata a tutti. :-)


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lunedì 18 gennaio 2021

Il nodo dell'amore - Patricia Morgado Tapia

 In una scuola, durante una riunione con i genitori degli alunni, la Direttrice metteva in risalto l’appoggio che i genitori devono dare ai loro figli. 

Capiva che, la maggior parte dei genitori della comunità erano lavoratori, ma chiedeva loro di passare il maggior tempo possibile con i propri figli, per ascoltarli e capirli.

Tuttavia, la direttrice rimase sorpresa quando un padre si alzò e spiegò, in maniera umile, che lui non aveva il tempo di parlare con suo figlio durante la settimana. Quando rientrava dal lavoro, molto tardi, il figlio era ormai addormentato. Quando usciva per andare al lavoro, era molto presto e suo figlio stava ancora dormendo. Spiegò, inoltre, che doveva lavorare in questo modo per provvedere al sostentamento della famiglia.

Dichiarò anche che non avere il tempo per suo figlio, l’angosciava molto e cercava di rimediare andando tutte le notti a baciarlo, quando arrivava a casa e, affinché suo figlio sapesse della sua presenza, faceva un nodo alla punta del lenzuolo. Questo succedeva religiosamente ogni notte in cui si recava a baciarlo. Quando il figlio si svegliava e vedeva il nodo, sapeva che suo papà era stato lì e lo aveva baciato. Il nodo era il mezzo di comunicazione fra loro.

La direttrice si emozionò per quella storia singolare e si sorprese ancora di più quando constatò che suo figlio, era uno dei migliori alunni della scuola.

Il fatto ci fa riflettere sulle molteplici forme in cui le persone possono essere presenti e comunicare con gli altri. Quel padre aveva trovato la sua maniera, che era semplice ma efficacie. E la cosa più importante era che suo figlio percepiva, attraverso il nodo affettivo, quello che suo papà gli stava dicendo.

Certe volte ci preoccupiamo per il modo in cui diciamo le cose e dimentichiamo che la cosa principale è la comunicazione attraverso il sentimento. Semplici dettagli come un bacio e un nodo alla punta del lenzuolo, significavano, per quel figlio, molto di più che regali e scuse varie. È importante che ci preoccupiamo per le persone ma è più importante che esse lo sappiano, che possano sentirlo.

Affinché esista la comunicazione, è necessario che le persone “ascoltino” il linguaggio del nostro cuore, poiché, in materia di affetto, i sentimenti parlano sempre più forte delle parole. È per questo motivo che un bacio, rivestito del più puro affetto, cura il mal di testa, l’abrasione al ginocchio, la paura per il buio.

Le persone qualche volta non capiscono il significato di molte parole, però sanno registrare un gesto d’amore. Anche se il gesto è solamente un nodo. 
Un nodo pieno d’affetto e amore...


- Patricia Morgado Tapia -
da: "Un Regalo Para Ti" 




Il sorriso di una maternità fresca è antidoto alla disperazione. 
Personale. Sociale. Anche economica. 
Giovani madri coraggiosamente incoscienti come tante loro nonne e bisnonne. Maria è madre. Regina di tutte le madri. Alleata della maternità. Maria madre di Gesù vero uomo. Le immagini della Madonna del ‘300-‘400 in cui Maria offre a Gesù Bambino un vero seno di carne hanno difeso la fede dall’odio per la storia. La carne umana di Maria antidoto a ogni spiritualismo di “madonne” senza volto e senza forma. 
Maria antidoto con il suo seno di vera donna al veleno di ecologismi animalisti che più o meno sottilmente amano tutta la natura tranne quella umana.

- Padre  Maurizio Botta -




Il Bambino Gesù con sua Madre Maria e con san Giuseppe sono un’icona familiare semplice ma tanto luminosa. La luce che essa irradia è luce di misericordia e di salvezza per il mondo intero, luce di verità per ogni uomo, per la famiglia umana e per le singole famiglie. Questa luce che viene dalla Santa Famiglia ci incoraggia ad offrire calore umano in quelle situazioni familiari in cui, per vari motivi, manca la pace, manca l’armonia, manca il perdono. La nostra concreta solidarietà non venga meno specialmente nei confronti delle famiglie che stanno vivendo situazioni più difficili per le malattie, la mancanza di lavoro, le discriminazioni, la necessità di emigrare…..
Affidiamo a Maria, Regina e madre della famiglia, tutte le famiglie del mondo, affinché possano vivere nella fede, nella concordia, nell’aiuto reciproco, e per questo invoco su di esse la materna protezione di Colei che fu madre e figlia del suo Figlio.

Papa Francesco Angelus Piazza San Pietro
Domenica, 28 dicembre 2014




“L’ istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo...”

- Nelson Mandela -


Buona giornata a tutti :-)


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sabato 12 settembre 2020

Come rovinare tuo figlio in 10 mosse


1) Dare al bambino fin da piccolo tutto ciò che desidera. Così crescerà convinto che il mondo gli sia debitore di ciò che gli serve per soddisfare i suoi capricci.
2) Sorridere divertiti quando ripete le “parolacce” imparate. Così si convincerà di essere molto spiritoso e aumenterà la dose.
3) Non dargli alcuna educazione spirituale e religiosa, almeno finché non sia grande e possa quindi decidere da sé. Con la stessa logica, non si dovrebbe insegnargli l’italiano: da grande preferirà parlare bantù.
4) Lodarlo in presenza di amici e conoscenti, così si convincerà di essere il più intelligente dei suoi coetanei.
5) Evitare l’uso del termine “male”: potrebbe sviluppare nel bambino un senso di colpa. Così, da grande, quando sarà giustamente punito per le sue colpe, crederà che la società è contro di lui e che lo perseguita.
6) Raccogliere ciò che lascia in disordine: scarpe, libri, vestiti. Fare per lui ogni cosa, in modo da abituarlo a scaricare sugli altri tutti i propri pesi.
7) Lasciargli leggere, vedere, pensare tutto ciò che desidera. Dargli tazze dorate, senza preoccuparsi di che cosa ci sia dentro da bere.
8) Litigare spesso in sua presenza. Così farà anch’egli nella sua futura famiglia.

9) Dargli tutto il denaro che desidera. Non lasciate che se lo guadagni. Che sia felice intanto che è giovane.
10) Difenderlo sempre, di fronte a maestri, vicini, poliziotti… dicendo che tutti hanno pregiudizi contro di lui.

Quando poi da grande il bambino si comporterà male veramente, vi difenderete dicendo: "Con lui non siamo mai riusciti ad ottenere nulla."

Da: Don Mazzi "Come rovinare un figlio in 10 mosse" (San Paolo ed.)



Dammi un figlio, Signore,
che sia abbastanza forte
da riconoscere la sua debolezza
e abbastanza coraggioso
da affrontare se stesso davanti alla paura.
Dagli la forza di restare in piedi,
dopo una sconfitta onorevole,
così come la forza di restare umile
e semplice dopo la vittoria.
Dammi un figlio, Signore,
in cui i desideri non rimpiazzino le azioni,
un figlio che conosca Te e sappia
conoscere se stesso.
Fa che percorra, Te ne prego,
non il sentiero dell’agiatezza
e della comodità,
ma quello dello sforzo e della sfida
nella lotta contro le difficoltà.
Insegnagli a tenersi dritto nella tempesta,
ma ad avere comprensione per coloro
che sono deboli.
Dammi un figlio che abbia un cuore puro
e un ideale elevato,
un figlio che sappia dominarsi prima
di voler dominare gli altri,
un figlio che sappia ridere
senza dimenticare come si fa a piangere,
che avanzi verso il futuro senza dimenticarsi il passato.
E dopo tutto questo Signore,
dagli, Te ne prego, il senso dell’umorismo,
così che viva con serietà, ma sappia
guardare se stesso senza mai prendersi
troppo sul serio.
Dagli l’umiltà che gli ricordi sempre
la semplicità della vera grandezza,
l’apertura di spirito della vera sapienza,
e la dolcezza della vera forza.
E allora io, sua madre, potrò mormorare.
“Non ho vissuto invano”.



Buona   giornata a tutti. :-)







lunedì 9 marzo 2020

Eh cosa vuoi che ti dica, sì, mio figlio non studia un …….. - Paola Mastrocola

Eh cosa vuoi che ti dica, sì, mio figlio non studia un accidenti , ma sai, ha un'insegnante che non sa proprio motivarlo, non è capace, non lo appassiona...

"...Vanno a scuola e non studiano. E' una specie di avversativa - concessiva: vanno a scuola, ma, ciò nonostante, non studiano.

Una paradossale aberrazione. Sarebbe come sedersi al ristorante e non ordinare niente, dicendo al cameriere: "No, grazie, guardi, stasera non mi va proprio di mangiare. Cosa pensate che direbbe il cameriere?
Invece, di fronte a ciò, noi adulti ce ne stiamo sereni come un cielo primaverile: non diciamo niente, non opponiamo un gesto, una sillaba, nulla, se non un blando disappunto, un pacato "non si fa così", un benevolo "non farlo più":

di fatto accettiamo l'indolenza e la "sfaticataggine" esibita dei nostri studenti.
Forse, in fondo, pensiamo che abbiano ragione, che la scuola sia davvero una pizza, una faccenda molto noiosa, una specie di tormento da cui davvero sarebbe il caso di esentare i nostri amati pargoli.
Pensiamo anche, noi insegnanti, che in fondo sia un po' colpa nostra! Abbiamo oggi maturato uno sconcertante, masochistico senso di colpa legato alla parola "motivazione": pensiamo che se i ragazzi non studiano sia perchè noi non siamo capaci di motivarli.
Paroletta magica che ha fornito un meraviglioso alibi e ai ragazzi più svogliati e ai genitori più indulgenti: "Eh cosa vuoi che ti dica, sì, mio figlio non studia un accidenti, ma sai, ha un'insegnante che non sa proprio motivarlo, non è capace, non lo appassiona..."

Ehi genitore e se fosse che tuo figlio non studia:


perchè non ne ha voglia,
perchè ha ben altro da fare,
perchè è pieno di soldi,
perchè non ci riesce,
perchè è un fagnano, o perchè semplicemente, non gli piace?

Queste sono le uniche ragioni che non si adducono mai, di fronte a un ragazzo che non studia. Sono ragioni vietate, indicibili, impronunciabili, sbagliate a priori."

- Paola Mastrocola -Fonte: " Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare"








Non pretendo che la vita sia facile. 
Non lo è mai stata per me, e non mi aspetto che vada liscia come l'olio nemmeno in futuro.
Non tutti condividono questa filosofia di vita, ma per me è molto importante, perchè quando le cose vanno male non ho bisogno di rivedere radicalmente le mie idee, come capita a quelli che non si lasciano scalfire da nulla e hanno la pretesa che il mondo garantisca loro un'esistenza radiosa. 


Joan Bauer - tratto da "Padri di carta"



Buona giornata a tutti. :-)




mercoledì 4 dicembre 2019

Ma perché un figlio sappia a chi appartiene, bisogna che anche il padre sappia a chi appartiene - Franco Nembrini

"Ma perché un figlio sappia a chi appartiene, bisogna che anche il padre sappia a chi appartiene."

"La tragedia del nostro tempo è che non c’è più educazione. Siamo forse la prima generazione di adulti che vive in modo così drammatico il problema della tradizione, cioè della consegna da una generazione all’altra di un patrimonio di conoscenze, di valori, di certezze, di positività, di un’idea buona della vita. 
Non è più così scontato, non è più così facile che avvenga quel miracolo che sempre è stata l’educazione e che ha garantito, nel bene e nel male, anche in momenti terribili della storia, che il mondo andasse avanti. 
Evidentemente ci sono delle ragioni. Per esempio, è stata troppo sistematicamente distrutta, da parte di una certa cultura, l’idea del padre. Perché è attorno a questo nodo che si gioca la partita dell’educazione: l’educazione c’è se in primo luogo c’è l’adulto.
Una certa cultura prima ha distrutto l’idea stessa di Dio, di una Paternità grande a cui l’uomo appartiene o è desideroso di appartenere; ma così si è tarlata la certezza stessa dell’uomo di avere qualche cosa di buono e di intelligente da dire ai propri figli, in casa sua. 
Il problema è il cinismo di una cultura che ha distrutto l’unica cosa di cui i nostri figli hanno bisogno: sapere a chi appartengono, cioè avere un padre e una madre. 
Sapere di chi sono, perché è l’unica cosa che li educa e li preserva, anche psicologicamente, da tutte le patologie da cui sono ormai massacrati. 
Ma perché un figlio sappia a chi appartiene, bisogna che anche il padre sappia a chi appartiene."

- Franco Nembrini -
 in Il Sussidiario. net



1. Padre nostro che sei nei cieli
Dio onnipotente, ogni cosa viene da te: il tempo, gli uomini, le cose. Ma tu non sei una fonte senza nome, né una forza bruta, cieca, impersonale.
Tu porti un nome: Padre.
Sì, tu sei Padre e noi siamo tuoi figli, Tuo Figlio è venuto per dircelo.
Che mai il tuo nome sia cancellato dalla nostra memoria. 
Qualunque cosa accada, ricordacelo senza posa.
Nelle ore di scoraggiamento o di rivolta torna a dire a ciascuno una parola della speranza, la parola di liberazione: «Non aver paura: Io sono tuo Padre. Una madre dimenticherebbe forse il suo bambino? 
Io non ti dimenticherò mai. Io resto per te un Padre oggi e per sempre».
2. Sia santificato il tuo nome
Signore, fin dalle origini hai rivelato il tuo nome al tuo popolo.
Gli hai detto: «Il mio nome è Jahwé», 
che vuol dire: lo sono sempre con te. Non ti abbandono mai e su di te si volge per sempre il mio sguardo. «Il mio nome è Jahwé, il Signore», che vuol dire: lo ti salvo. Io ti libero dai tuoi oppressori, ma quando voglio e come io voglio: perché non sono legato da nulla, se non dal mio amore infinito per te, o popolo mio. «Sì, il mio nome è Jahwé», che vuol dire: Al di fuori di me non c'è altro Dio. 
Non appoggiarti, dunque, su nessun altro perché io non posso soffrire rivali e distruggo ogni idolo. 
Conta soltanto su di me e sul mio nome: «Jahwé, il Signore». 
Sì, o Padre, che il tuo nome sia santificato.

3. Venga il tuo Regno
Padre, il tuo Regno viene. Noi lo crediamo sulla tua parola anche se lo percepiamo appena, anche se qualche volta esso ci è completamente nascosto. Perdonaci se ci lamentiamo: «Dove sono l'amore, la gioia, la giustizia e la pace del tuo Regno? Dove sono i doni del tuo Spirito? Dove la messe biondeggiante che il Cristo ci ha promesso?». Padre, ci sono tante cose in questo mondo che ci fanno chiedere se è proprio vero che il tuo Regno viene: sofferenze e ferite che - come il tuo Figlio nell'ora della croce ci fanno gridare: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?». 
Resta con noi, Signore, nelle difficili ore del dubbio. 
Non lasciarci soccombere all'angoscia del giardino degli ulivi ma fortificaci nella certezza che niente può ritardare l'ora del tuo Regno di giustizia, d'amore e di pace.

4. Sia fatta la tua volontà
Padre, il tuo Figlio ha detto sempre di sì. Attraverso la sua croce e la sua risurrezione, una volta per tutte, egli ha piantato sulla nostra terra il «sì» che eternamente egli proferisce davanti al tuo volto. 
Così, anche noi possiamo dire «sì», anche noi, dopo di lui, in lui, nella forza del suo cuore obbediente. 
Il suo «sì» ci ha preceduti, come quello di sua madre che è madre di tutti: Maria. Anche e soprattutto nei momenti in cui ci domandiamo, con angoscia e perplessità: «Come avverrà questo?». 
Padre, donaci la grazia di credere che per te tutto è possibile, e donaci la gioia di dire: «Sia fatto di noi secondo la tua parola».

5. Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Padre, non ti chiediamo l'abbondanza che ci mette al sicuro da ogni rischio, ma ti chiediamo il pane quotidiano che ci basta per oggi. Mentre il tuo popolo camminava nel deserto - nel paese della morte - tu gli hai offerto ogni giorno la manna, pane venuto dal cielo che non si poteva conservare. Ed ogni giorno il tuo popolo mangiava secondo la sua fame confidando, l'indomani, in altro nutrimento. 
Insegnaci a vivere in questa confidenza sempre rinnovata. 
Metti nei nostri cuori la fede audace che ci permetterà di camminare sui tuoi sentieri, senza altra assicurazione che la tua promessa e la certezza d'essere amati da te.

6. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori
Padre, non c'è niente di tanto difficile come offrire un vero perdono, soprattutto a quanti ci sono vicini e che ci hanno davvero fatto soffrire. 
Tanti pretesti percorrono la mente: «Non tocca a me cominciare. Ne vale la pena? No, oggi non posso... Forse domani...». Non solo ci costa perdonare, ma ci chiediamo anche se il perdono è davvero possibile. 
Padre, noi lo sappiamo, la riconciliazione e il perdono non possono venire che da te. Allora, donaci la grazia del perdono, la forza di riconciliarci con quanti ci sono vicini, sotto il nostro tetto; con quelli che sono lontani. 
Facci amare anche i nostri nemici. Non permettere che il sole tramonti sopra la nostra collera o i nostri rancori. 
Facci la grazia di fare il primo passo e ti rassomiglieremo.

7. Non ci indurre in tentazione
Padre, non sei tu che induci in tentazione. Siamo noi che soccombiamo per debolezza o disimpegno, dopo una lotta ardente o una timida resistenza. Siamo così fragili, così deboli davanti agli innumerevoli idoli che ci attirano lontano da te! Noi restiamo come sospesi tra la tua grazia e la nostra libertà così precaria. 
Ti preghiamo, Padre, salvaci dalla tentazione, strappaci dalla trappola del denaro, degli onori, del potere. 
Resta con noi con la forza del tuo Spirito agli innumerevoli incroci dove siamo chiamati a scegliere tra la via della vita e quella che conduce alla morte. 
Resta con noi, Signore.

8. Ma liberaci dal male
Padre, un male dai molteplici volti ci assedia: l'egoismo forsennato che si installa nell'intimo dell'uomo o si annida nelle strutture della nostra società, la violenza, l'odio... Ma questo male che percorre un mondo che sembra alla deriva, abita anche i nostri cuori: perché è proprio là che esso nasce. Padre, ricordaci ancora che il male non è una semplice forza cieca, ma una potenza intelligente, calcolatrice e raffinata. 
Esso è Qualcuno: il Maligno, principe della menzogna; il Diavolo: colui che fin dall'inizio semina la discordia nei cuori, nelle famiglie, tra i popoli, tre le grandi potenze. 
Padre, liberaci dal Male.
Amen.
Padre nostro
- Card. Godfried Danneels -
Arcivescovo di Malines - Bruxelles


Buona giornata a tutti :-)


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