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martedì 31 dicembre 2019

Oroscopo cristiano - Buon anno!!

Se siete nati tra il 1° gennaio e il 31 dicembre, siete sotto il Segno della Grazia di Dio ( Tito 2,11 )

Astro dominante : la brillante stella del mattino, Gesù Cristo, che verrà a visitarvi dall'alto come sole che sorge ( Lc 1,78 )

In Amore : sempre felici di essere amati da Dio e di amare, perché nulla può separarvi dall'amore di Dio manifestato in Gesù Cristo ( Rm 8,39 )

I vostri viaggi : l'Eterno custodirà la vostra partenza e il vostro arrivo, da ora e per sempre ( Salmo 121,8 )

La vostra salute : questa parola è certa: se morirete con Lui, vivrete anche con Lui ( 2 Tim 2,11 )

Il vostro denaro : Dio provvederà a tutte le vostre necessità secondo la sua ricchezza ( Fil 4,19 ); non angustiatevi per il domani ( Mt 6,34 )

Avvenimenti internazionali : sentirete parlare di guerra: guardatevi dall'agitarvi, perché bisogna che queste cose accadano (Mt 24,6); ma la buona novella del Regno di Dio sarà predicata nel mondo intero per servire di testimonianza a tutte le nazioni (Mt 24,11)

Avvenimenti particolari : il vostro destino è nelle Sue mani (Salmo 31); tutto concorre al bene di coloro che amano Dio (Rm 8,28)

dal web.

Auguro a tutti voi un sereno 2020!! 



A voi tutti l'augurio di entrare nel Nuovo Anno con letizia, allegria, speranza, stupore, meraviglia, fiducia, idee, progetti nuovi, affetti veri. 
Senza paura... di fronte a sfide o a forze che sembrano più imponenti di noi. Come vuole dimostrare la scultura di questa bambina coraggiosa, di fronte alla potenza del toro, emblema della logica economica sfrenata e disumanizzante. 
Con fede e coraggio. Il pericolo, le fragilità, i rischi fanno parte di questa vita. Ma anche l'amore, la bontà, la bellezza, l'incanto, la creatività ne fanno parte. E il Signore non ci abbandona mai, anche quando resta in silenzio! 
Auguri!!



(Arturo Di Modica, autore della scultura del toro; 
Kristen Visbal, l'autrice della scultura della bambina - 2017 - New York)



Che la pace sia con voi!


Carissimi amici ed amiche, 
dopo un anno di cammino, ci voltiamo indietro e guardiamo le orme dei nostri passi. 
Non cancelliamo il percorso fatto, ma lo rileggiamo con il senno di poi.

Guardiamo in faccia i successi e gli errori e troviamo il coraggio di chiamarli con il loro nome. 
Senza presunzione e senza falsa umiltà.
Quindi si può ripartire.


Con un cuore meno vecchio.
Con un'anima più trasparente. 
Sbaglieremo ancora.
Ancora usciremo di strada. 

Ancora ripartiremo.

Chi ha accettato nella propria vita il dono della fede percorrerà il proprio cammino con la speranza che c'è una meta: un Dio di misericordia - Padre, Figlio e Spirito Santo - che ancora si ostina ad amarci. 

Vivere in questa speranza è il miglior augurio che io possa formulare per il nuovo anno.



Buon anno a tutti! 
Quanto amore!!!
Stefania





mercoledì 4 dicembre 2019

Ma perché un figlio sappia a chi appartiene, bisogna che anche il padre sappia a chi appartiene - Franco Nembrini

"Ma perché un figlio sappia a chi appartiene, bisogna che anche il padre sappia a chi appartiene."

"La tragedia del nostro tempo è che non c’è più educazione. Siamo forse la prima generazione di adulti che vive in modo così drammatico il problema della tradizione, cioè della consegna da una generazione all’altra di un patrimonio di conoscenze, di valori, di certezze, di positività, di un’idea buona della vita. 
Non è più così scontato, non è più così facile che avvenga quel miracolo che sempre è stata l’educazione e che ha garantito, nel bene e nel male, anche in momenti terribili della storia, che il mondo andasse avanti. 
Evidentemente ci sono delle ragioni. Per esempio, è stata troppo sistematicamente distrutta, da parte di una certa cultura, l’idea del padre. Perché è attorno a questo nodo che si gioca la partita dell’educazione: l’educazione c’è se in primo luogo c’è l’adulto.
Una certa cultura prima ha distrutto l’idea stessa di Dio, di una Paternità grande a cui l’uomo appartiene o è desideroso di appartenere; ma così si è tarlata la certezza stessa dell’uomo di avere qualche cosa di buono e di intelligente da dire ai propri figli, in casa sua. 
Il problema è il cinismo di una cultura che ha distrutto l’unica cosa di cui i nostri figli hanno bisogno: sapere a chi appartengono, cioè avere un padre e una madre. 
Sapere di chi sono, perché è l’unica cosa che li educa e li preserva, anche psicologicamente, da tutte le patologie da cui sono ormai massacrati. 
Ma perché un figlio sappia a chi appartiene, bisogna che anche il padre sappia a chi appartiene."

- Franco Nembrini -
 in Il Sussidiario. net



1. Padre nostro che sei nei cieli
Dio onnipotente, ogni cosa viene da te: il tempo, gli uomini, le cose. Ma tu non sei una fonte senza nome, né una forza bruta, cieca, impersonale.
Tu porti un nome: Padre.
Sì, tu sei Padre e noi siamo tuoi figli, Tuo Figlio è venuto per dircelo.
Che mai il tuo nome sia cancellato dalla nostra memoria. 
Qualunque cosa accada, ricordacelo senza posa.
Nelle ore di scoraggiamento o di rivolta torna a dire a ciascuno una parola della speranza, la parola di liberazione: «Non aver paura: Io sono tuo Padre. Una madre dimenticherebbe forse il suo bambino? 
Io non ti dimenticherò mai. Io resto per te un Padre oggi e per sempre».
2. Sia santificato il tuo nome
Signore, fin dalle origini hai rivelato il tuo nome al tuo popolo.
Gli hai detto: «Il mio nome è Jahwé», 
che vuol dire: lo sono sempre con te. Non ti abbandono mai e su di te si volge per sempre il mio sguardo. «Il mio nome è Jahwé, il Signore», che vuol dire: lo ti salvo. Io ti libero dai tuoi oppressori, ma quando voglio e come io voglio: perché non sono legato da nulla, se non dal mio amore infinito per te, o popolo mio. «Sì, il mio nome è Jahwé», che vuol dire: Al di fuori di me non c'è altro Dio. 
Non appoggiarti, dunque, su nessun altro perché io non posso soffrire rivali e distruggo ogni idolo. 
Conta soltanto su di me e sul mio nome: «Jahwé, il Signore». 
Sì, o Padre, che il tuo nome sia santificato.

3. Venga il tuo Regno
Padre, il tuo Regno viene. Noi lo crediamo sulla tua parola anche se lo percepiamo appena, anche se qualche volta esso ci è completamente nascosto. Perdonaci se ci lamentiamo: «Dove sono l'amore, la gioia, la giustizia e la pace del tuo Regno? Dove sono i doni del tuo Spirito? Dove la messe biondeggiante che il Cristo ci ha promesso?». Padre, ci sono tante cose in questo mondo che ci fanno chiedere se è proprio vero che il tuo Regno viene: sofferenze e ferite che - come il tuo Figlio nell'ora della croce ci fanno gridare: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?». 
Resta con noi, Signore, nelle difficili ore del dubbio. 
Non lasciarci soccombere all'angoscia del giardino degli ulivi ma fortificaci nella certezza che niente può ritardare l'ora del tuo Regno di giustizia, d'amore e di pace.

4. Sia fatta la tua volontà
Padre, il tuo Figlio ha detto sempre di sì. Attraverso la sua croce e la sua risurrezione, una volta per tutte, egli ha piantato sulla nostra terra il «sì» che eternamente egli proferisce davanti al tuo volto. 
Così, anche noi possiamo dire «sì», anche noi, dopo di lui, in lui, nella forza del suo cuore obbediente. 
Il suo «sì» ci ha preceduti, come quello di sua madre che è madre di tutti: Maria. Anche e soprattutto nei momenti in cui ci domandiamo, con angoscia e perplessità: «Come avverrà questo?». 
Padre, donaci la grazia di credere che per te tutto è possibile, e donaci la gioia di dire: «Sia fatto di noi secondo la tua parola».

5. Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Padre, non ti chiediamo l'abbondanza che ci mette al sicuro da ogni rischio, ma ti chiediamo il pane quotidiano che ci basta per oggi. Mentre il tuo popolo camminava nel deserto - nel paese della morte - tu gli hai offerto ogni giorno la manna, pane venuto dal cielo che non si poteva conservare. Ed ogni giorno il tuo popolo mangiava secondo la sua fame confidando, l'indomani, in altro nutrimento. 
Insegnaci a vivere in questa confidenza sempre rinnovata. 
Metti nei nostri cuori la fede audace che ci permetterà di camminare sui tuoi sentieri, senza altra assicurazione che la tua promessa e la certezza d'essere amati da te.

6. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori
Padre, non c'è niente di tanto difficile come offrire un vero perdono, soprattutto a quanti ci sono vicini e che ci hanno davvero fatto soffrire. 
Tanti pretesti percorrono la mente: «Non tocca a me cominciare. Ne vale la pena? No, oggi non posso... Forse domani...». Non solo ci costa perdonare, ma ci chiediamo anche se il perdono è davvero possibile. 
Padre, noi lo sappiamo, la riconciliazione e il perdono non possono venire che da te. Allora, donaci la grazia del perdono, la forza di riconciliarci con quanti ci sono vicini, sotto il nostro tetto; con quelli che sono lontani. 
Facci amare anche i nostri nemici. Non permettere che il sole tramonti sopra la nostra collera o i nostri rancori. 
Facci la grazia di fare il primo passo e ti rassomiglieremo.

7. Non ci indurre in tentazione
Padre, non sei tu che induci in tentazione. Siamo noi che soccombiamo per debolezza o disimpegno, dopo una lotta ardente o una timida resistenza. Siamo così fragili, così deboli davanti agli innumerevoli idoli che ci attirano lontano da te! Noi restiamo come sospesi tra la tua grazia e la nostra libertà così precaria. 
Ti preghiamo, Padre, salvaci dalla tentazione, strappaci dalla trappola del denaro, degli onori, del potere. 
Resta con noi con la forza del tuo Spirito agli innumerevoli incroci dove siamo chiamati a scegliere tra la via della vita e quella che conduce alla morte. 
Resta con noi, Signore.

8. Ma liberaci dal male
Padre, un male dai molteplici volti ci assedia: l'egoismo forsennato che si installa nell'intimo dell'uomo o si annida nelle strutture della nostra società, la violenza, l'odio... Ma questo male che percorre un mondo che sembra alla deriva, abita anche i nostri cuori: perché è proprio là che esso nasce. Padre, ricordaci ancora che il male non è una semplice forza cieca, ma una potenza intelligente, calcolatrice e raffinata. 
Esso è Qualcuno: il Maligno, principe della menzogna; il Diavolo: colui che fin dall'inizio semina la discordia nei cuori, nelle famiglie, tra i popoli, tre le grandi potenze. 
Padre, liberaci dal Male.
Amen.
Padre nostro
- Card. Godfried Danneels -
Arcivescovo di Malines - Bruxelles


Buona giornata a tutti :-)


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mercoledì 6 novembre 2019

“Buona giornata” – Erma Bombeck

L'espressione «buona giornata» fu coniata la settimana in cui finì la provvista di gasolio, l'acqua cominciò a scarseggiare, aumentarono le tariffe telefoniche, venne razionata la benzina e i prezzi della carne, del caffè e dello zucchero fecero il grande balzo in avanti. 
Era come se fosse finito il periodo di garanzia concesso al paese. 
«Buona giornata» era proprio l'espressione giusta.
Ecologia diventò la parola d'ordine. 
Mio marito si trasformò in un genio del riciclaggio. Fino a qualche anno prima credeva che il riciclaggio fosse un programma supplementare della lavatrice che gli strappava i bottoni dalle camicie e gli riduceva in brandelli la biancheria. Ora passa le giornate a trasformare in portasciugamani gli attaccapanni.
Un giorno mia figlia infilò la testa in cucina e mi disse che la situazione dell'ozono era precaria.
«Fammi capire», dissi. «La macchina perde l'antigelo? le mie cavità nasali stanno per emettere fumo? oppure qualcuno ha acceso l'accendino vicino alle carte ammucchiate nel seminterrato?»
«Sto parlando delle confezioni spray», gemette lei. «Non intendo più usarle e anche tu dovresti fare lo stesso. Ti rendi conto che il governo sta preparando un progetto di legge che proibirà l'uso dei prodotti spray contenenti fluorocarburi?» 
«Non mi sembra che ci fosse bisogno di sottoporre la questione al governo», dissi. «Mamma! Di certo hai potuto renderti conto da te di come i fluorocarburi contenuti nei prodotti spray stiano danneggiando lo strato atmosferico che protegge la terra dalle radiazioni solari.»
«Ma certo!» annuii. «Per non parlare di quando per sbaglio ci si spruzza il detersivo per il bagno sui denti. Voglio dire, chi vuole avere i denti schiumanti e deodorati?»
«Non posso crederci, mamma.» Sorrise. «Ti rendi conto che questa è la prima conversazione seria che io e te riusciamo a intavolare da anni?»
Passai in bagno e mi spruzzai le ascelle con un po' di deodorante. Può darsi che questi siano gli unici due ozoni che riuscirò mai ad avere, e ho intenzione di tenermeli stretti.
Buona giornata...


A mano a mano che la tecnologia della compagnia telefonica diventava più sofisticata, l'uso del telefono si faceva maledettamente complicato. 
Non mi ero mai resa conto del significato esatto della parola complicato fino a quando la compagnia dei telefoni lanciò una campagna pubblicitaria intesa a farmi risparmiare.
Tutte le volte che sollevavo il ricevitore, mi sembrava di vedere la faccia di un'impiegata della compagnia su un teleschermo, con mezza cornetta che le spuntava dall'orecchio. Diceva: «Usi la teleselezione. Risparmierà il sessanta per cento di notte e durante i fine settimana. Le tariffe diminuiscono con il diminuire della distanza. Ventidue minuti di conversazione con Nashville le costeranno come dieci minuti in un giorno feriale all'ora di punta».
Una domenica mi trovai a caricare la sveglia per le tre di notte, a chiamare in teleselezione un tizio di Nashville che non mi era mai andato a genio e a conversare con lui per quattro minuti, tutto questo per risparmiare un dollaro e venticinque cent. Era un'occasione che non potevo perdere. In effetti, nel corso di quattro settimane, riuscii a risparmiare abbastanza da telefonare a mia sorella nell'Ohio a un'ora civile, durante la settimana e con una centralinista ad annunciare la chiamata. Mi adattai alla situazione perché sapevo che si stavano facendo grandi progressi nel campo delle comunicazioni. Comunque la chiamata di una centralinista che mi chiedeva se avessi fatto una telefonata nel Nord Carolina e, nel caso di risposta affermativa, se potevo comunicarle il numero, perché non era stato registrato, mi colse assolutamente impreparata.
«Come ha fatto ad avere il mio numero?» le chiesi. «Non c'è, sulla guida.» «Dal servizio informazioni», disse lei.
«Vergogna», dissi io. «Che razza di spreco. E lo sa che se mi avesse telefonato durante il fine settimana, invece che all'ora di punta di un giorno lavorativo, avrebbe potuto risparmiare trentadue cent durante il primo minuto di conversazione?» «Ma io...»
«Non solo, se mi telefonerà per avere informazioni del genere altre tre volte questo mese, pagherà venti cent per ogni telefonata. Questi sono soldi. Suppongo che stia telefonando da un apparecchio d'ufficio, al cui numero viene addebitato l'intero costo del servizio, il che significa che ogni minuto di conversazione con me le viene a costare quaranta cent. Senta, mia cara, ora le farò un grosso favore e riattaccherò. Non credo che possa permettersi di parlare con me.»
Buona giornata...


L'Ammutinamento della Carne arrivò senza preavviso. Un giorno si mangiava di più e si pagava di meno, e quello dopo vennero immessi sul mercato duecentosettantotto prodotti per arricchire gli hamburger.
Le massaie non restarono con le mani in mano. Manifestarono davanti ai negozi, mangiando per protesta cibo per cani.
Alzarono cartelli con la scritta: BOICOTTATE LA CARNE. SUCCHIATEVI IL POLLICE.
E vennero pubblicati centinaia di libri di cucina povera per affrontare la crisi. (La cucina povera, $ 19.95.)
Da un giorno all'altro i macellai diventarono gli ospiti più ambiti ai cocktail e alle feste, al posto dei medici. Mi vergognavo come una ladra, ma non potei fare a meno di comportarmi come tutte le altre massaie.
«Com'è il filetto oggi, Fred?» chiesi un giorno al macellaio, quando chiamò il mio numero.
Si guardò intorno con aria circospetta. «Sei una mia buona cliente da due anni, Erma.
Mi hai curato il bambino quando c'era l'epidemia di influenza e mi hai prestato i soldi per aprire il negozio. Favori del genere non si dimenticano. (Feci un sorriso.)
Posso finanziarti l'acquisto di un filetto al sei per cento per trentasei mesi.»
«Ci vediamo a casa mia sabato sera?» dissi sorridendo.
«Puoi scommetterci», disse lui, agitando la mano in segno di saluto.
Avevo perso ogni pudore. «Ma guarda, è proprio Fred Astor. Odio tirare in ballo questo argomento a una festa, Fred, ma mi chiedevo se potessi darmi qualcosa per una bistecca dura. Il termometro segna normale e le ho già somministrato due cucchiai di 'ammorbidente'.»
Mi guardò con aria annoiata. «Dalle due aspirine e telefonami domattina», disse. «Ora, se vuoi scusarmi, stavo parlando con questa signora. Il suo girello ha un orzaiolo all'occhio.»
Restai lì, confusa. Chissà perché, mi sentivo meglio solo per aver toccato la mano dell'uomo che aveva toccato una costoletta...
Far la fila davanti al banco della carne un giorno dopo l'altro era molto deprimente.
Mi trovai a esaminare tagli di carne che in tempi normali avrei giudicato adatti a esser conservati in formalina al museo di storia naturale.
«Che cos'è quello?» chiesi un giorno a Fred. «Là nell'angolo.»
«Lingua.»
«Di chi?»
«Un anonimo benefattore», rispose lui seccamente. «E questa è trippa», disse, alzando un contenitore.
«Ah, davvero?» dissi io debolmente.
«Hai mai provato lo zampino di porco?»
«No, non si può mai sapere dove li hanno infilati.»
«Pollo?»
«Farò finta di non aver sentito.»
Feci segno a Fred di avvicinarsi: «Senti, Fred, ricordi quel filetto che mi hai finanziato la settimana scorsa? Be', dopo che gli hai tolto un po' di grasso, ha avuto uno choc e...»
«Non faccio visite a domicilio», disse lui freddamente.
«Allora perché non fai un salto a casa nostra domani sera», dissi. «Ci sarà un po' di gente e...»
«Il mercoledì gioco a golf», disse lui.
Buona giornata...
Quando il prezzo del caffè salì a due dollari l'etto, decisi di boicottarlo. Ci provai, ma sono fondamentalmente debole e non riesco a sopportare il dolore.
Ero conscia del fatto che sei etti di caffè costavano più del cappotto che avevo comprato ai tempi del mio matrimonio, ma non riuscivo a farne a meno.
Non potete immaginare le pressioni che esercitavano su di me le donne del quartiere.
Una mattina, mi trovai praticamente a correre a casa di Sara. Mi aveva invitato a far quattro chiacchiere davanti a una tazza da caffè.
Appena dentro la porta, Sara disse: «Vuoi una tazza?»
Mi mise in mano una tazza vuota.
«E il caffè dov'è?» chiesi.
«Non ho mai detto che ci sarebbe stato anche il caffè.»
«Senti, Sara, se è uno scherzo non è divertente. Hai idea di quello che darei per una tazza di caffè? Venderei i miei figli.»
«Saremmo tutte disposte a fare lo stesso.»
«Venderei il mio corpo.»
«Esagerata.»
«Sara, venderei il trofeo del bowling.»
«Vuoi cercare di darti una regolata? Dobbiamo restare unite, altrimenti il prezzo del caffè andrà alle stelle.»
«Senti», dissi, riacquistando la padronanza di me stessa, «non ho mai pensato che avrei finito con il fare un'ammissione del genere, ma io sono più vecchia di tutte voi e ricordo perfettamente la Grande Penuria di Caffeina del 1942, durante la guerra» «Non ne ho mai sentito parlare», disse Sara.
«Non sai quanto sei fortunata», dissi. «Io l'ho vista, mia madre, senza la tazza di caffè del mattino.
Lo spettacolo più penoso a cui abbia mai assistito. L'ho vista tostarsi e imburrarsi la mano e poi metterla nel piatto di mia sorella. L'ho vista sbattere la testa contro uno sgabello. L'ho sentita dire che c'era uno spiffero d'aria e invece aveva solo battuto le palpebre. Quando credeva che nessuno la stesse guardando, infilava la testa nel barattolo del caffè e inalava come una matta. Mio padre la sorprese mentre tentava di radersi la lingua. Uno spettacolo spaventoso.»
«Dev'esser stata un'esperienza terribile, per una bambina», cercò di confortarmi Sara, «ma fatti coraggio, non durerà a lungo.»
«Lo so», gemetti, «ma un giorno senza moka è un giorno senza sole.»
Non si può reggere a lungo una situazione del genere. Tornando da scuola dopo colazione, entrai di corsa in un bar e urlai: «Una tazza di caffè, per favore... posso pagare con un assegno di conto corrente?»
Buona giornata...

- Erma Bombeck -




Buona giornata a tutti :-)


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martedì 5 novembre 2019

Le cose che non hai fatto – don Bruno Ferrero

Ricordi il giorno che presi a prestito la tua macchina nuova e l'ammaccai? 
Credevo che mi avresti uccisa, ma tu non l'hai fatto.
E ricordi quella volta che ti trascinai alla spiaggia, e tu dicevi che sarebbe piovuto, e piovve?
Credevo che avresti esclamato: "Te l'avevo detto!". Ma tu non l'hai fatto.
Ricordi quella volta che civettavo con tutti per farti ingelosire, e ti eri ingelosito?
Credevo che mi avresti lasciata, ma tu non l'hai fatto.
Ricordi quella volta che rovesciai la torta di fragole sul tappetino della tua macchina?
Credevo che mi avresti picchiata, ma tu non l'hai fatto.
E ricordi quella volta che dimenticai di dirti che la festa era in abito da sera e ti presentasti in jeans?
Credevo che mi avresti mollata, ma tu non l'hai fatto.
Sì, ci sono tante cose che non hai fatto.
Ma avevi pazienza con me, e mi amavi, e mi proteggevi.
C'erano tante cose che volevo farmi perdonare quando tu saresti tornato dal Vietnam. Ma tu non l'hai fatto.
Ma tu non sei tornato.

Una regola d'oro: passeremo nel mondo una sola volta. Tutto il bene, dunque, che possiamo fare o la gentilezza che possiamo manifestare a qualunque essere umano, facciamoli subito.
Non rimandiamolo a più tardi, né trascuriamolo, poiché non passeremo nel mondo due volte.

- don Bruno Ferrero -




“Quelli che mormorano, impareranno la lezione” (Is. 29)



“Non possiamo lamentarci sempre, come gente che non ha speranza” 

- Santa  Teresina -



“Io penso tante volte che noi quando succedono cose difficili,… corriamo questo pericolo di chiuderci nelle lamentele. E il Signore anche in questo momento è vicino a noi, ma non lo riconosciamo. E cammina con noi. Ma non lo riconosciamo… sembra più sicuro il lamento! 
E’ come una sicurezza: questa è la mia verità, il fallimento. Non c’è più speranza…
“Le lamentele sono cattive… perché ci tolgono la speranza. Non entriamo in questo gioco di vivere dei lamenti ma se qualcosa non va rifugiamoci nel Signore, confidiamoci con Lui:.
Non mangiamo lamentele, perché queste tolgono la speranza, tolgono l’orizzonte e ci chiudono come con un muro. E da lì non si può uscire. Ma il Signore ha pazienza e sa come farci uscire da questa situazione”….


- Papa Francesco -  
3 aprile 2013




Buona giornata a tutti :-)

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lunedì 14 ottobre 2019

Di padre in figlio - Franco Nembrini

L'altro errore che facciamo per non lasciarli andare, cioè per non patire la ferita della loro libertà, l'altro ragionamento assolutamente sbagliato che facciamo, preoccupati come siamo della sorte dei nostri figli, è quello di chiudere la casa e di dire: 
"Vengo anch'io con te" . Vado anch'io così lo tengo d'occhio. Così almeno è più vicino, è più sotto controllo.
Ma pensate quel figliol prodigo, se il giorno in cui si accorge di essere uno stolto che si è ridotto a mangiare le carrube che mangiano i porci , invece di un padre che lo aspetta dovesse avere il padre che è lì, poveraccio come lui, e la casa non c'è più. 
Che disperazione! Avere il desiderio di tornare a casa e tuo padre, per stare con te, ha chiuso la casa e l'ha venduta , e non abbiamo più una casa. 
Non c'è più chi ci perdona!

Come ne "I due orfani" di Pascoli, che don Giussani ci ha insegnato a leggere: "Non c'è più chi ci perdona": cioè non c'è più un padre nè una madre, non siamo più di nessuno, siamo orfani appunto. 

I due errori: chiudere la porta per non farli uscire, oppure uscire con loro.
Invece l'adulto è quello che sta. 
La mia povera mamma, quando il primo di noi dieci figli lasciò la famiglia, per mesi preparò un piatto in più e lo teneva in caldo. Noi altri le dicevamo: 
"Mamma, è andato, è andato, piantala!", e lei serissima replicava: 
"Potrebbe tornare questa sera. Potrebbe tornare stasera." 
E per mesi e mesi ha voluto preparare il posto per mio fratello, il primo, il posto tra quello di mio papà e quello del secondo figlio. 
Apparecchiava il posto perchè sarebbe potuto tornare quella sera.
Questa è la statura dei nostri genitori! Ed è la statura che chiedono a noi i nostri figli.
Gente che sta, che resta per la felicità che gode lui, per il bene che intravede lui, per la speranza che vive lui. 
Questa è l'unica cosa di cui hanno bisogno i nostri figli."


- Franco Nembrini -
Fonte: Di padre in figlio. Conversazioni sul rischio di educare", Edizioni Ares 2011




"Nella grande famiglia, che è la Chiesa cattolica, composta di tanti membri piccoli e grandi, i bambini sono i figli più cari. Sapete perché? Perché in voi si rispecchia più pura, più limpida, più trasparente l’immagine di Dio, il nostro Padre celeste, che ci ha creati per amore. E poi voi siete i piccoli amici di Gesù: cioè del Figlio eterno del Padre che si è fatto uomo, uno come noi, per la nostra salvezza: si è fatto bambino, uno come voi, per portare nel mondo i doni dell’amore, della bontà, della pace"


- san Giovanni Paolo II, papa -




"L’esperienza della sofferenza segna l’umanità, segna anche la famiglia; quante volte il cammino si fa faticoso e difficile! 
Incomprensioni, divisioni, preoccupazione per il futuro dei figli, malattie, disagi di vario genere. 
In questo nostro tempo, poi, la situazione di molte famiglie è aggravata dalla precarietà del lavoro e dalle altre conseguenze negative provocate dalla crisi economica. 
La Croce di Gesù è il segno supremo dell’amore di Dio per ogni uomo, è la risposta sovrabbondante al bisogno che ha ogni persona di essere amata. Quando siamo nella prova, quando le nostre famiglie si trovano ad affrontare il dolore, la tribolazione, guardiamo alla Croce di Cristo: lì troviamo il coraggio per continuare a camminare; lì possiamo ripetere, con ferma speranza, le parole di san Paolo: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? 
Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati»". 


- Papa Benedetto XVI -





Buona giornata a tutti. :-)







giovedì 19 settembre 2019

L'Ultimo Posto – don Bruno Ferrero

L'Inferno era al completo ormai, e fuori della porta una lunga fila di persone attendeva ancora di entrare. Il diavolo fu costretto a bloccare all'ingresso tutti i nuovi aspiranti.

"E' rimasto un solo posto libero, e logicamente deve toccare al più grosso dei peccatori", proclamò.
"C'è almeno qualche pluriomicida tra voi?".
Per trovare il peggiore di tutti, il diavolo cominciò ad esaminare i peccatori in coda.
Dopo un po' ne vide uno di cui non si era accorto prima.
"Che cosa hai fatto tu?", gli chiese. "Niente. Io sono un uomo buono e sono qui solo per un equivoco".
"Hai fatto certamente qualcosa", ghignò il diavolo, "tutti fanno qualcosa."
"Ah, lo so bene", disse l'uomo convinto, "ma io mi sono sempre tenuto alla larga. Ho visto come gli uomini perseguitavano altri uomini, ma non ho partecipato a quella folle caccia. Lasciano morire di fame i bambini e li vendono come schiavi; hanno emarginato i deboli come spazzatura. Non fanno che escogitare perfidie e imbrogli per ingannarsi a vicenda. Io solo ho resistito alla tentazione e non ho fatto niente. Mai".
"Assolutamente niente?", chiese il diavolo incredulo. "Sei sicuro di aver visto tutto?".
"Con i miei occhi!".
"E non hai fatto niente?", ripeté il diavolo. "No!".
Il diavolo ridacchiò: "Entra, amico mio. Il posto è tuo!". 



Un sant'uomo passeggiava per la città quando si imbatté in una bambina dagli abiti laceri che chiedeva l'elemosina.
Rivolse il pensiero al Signore: "Dio, come puoi permettere una cosa del genere? Ti prego, fa' qualcosa".
Alla sera il telegiornale gli mostrò scene di morte, occhi di bambini moribondi e corpi straziati.
Di nuovo pregò: "Signore, quanta miseria. Fai qualcosa!".
Nella notte, il Signore gli disse chiaramente: "Io ho già fatto qualcosa: ho fatto te!".



“Amerai il tuo prossimo come te stesso”. 
L'indifferenza porta dritti.... all' inferno.

- Don Bruno Ferrero -
Fonte:  Solo il Vento lo sa di Bruno Ferreo, Casa Editrice: ElleDiCi



“Il peccato non è rivelatore dell'uomo, non dice chi siamo veramente; non è dal male che emerge la nostra realtà. L'uomo non coincide col suo peccato, ma con le sue possibilità, con ciò che può diventare, con i semi di vita, con il buon grano che ha in sé. 
Solo il positivo rivela l'uomo, solo la bellezza. La tua bellezza è la tua verità. 
Per questo Gesù perdona, perché vede noi oltre noi, ci vede in un giardino di possibilità. E vede la nostra vita "d'ora in avanti", come una vita che va di inizio in inizio. Di primavera in primavera. L'argomento del giudizio universale, l'argomento del contendere cosmico con Dio, non sarà il male ma il bene. 
Dio non ci chiederà conto di quanto male abbiamo commesso, ma di quanto bene abbiamo compiuto”. 

- Ermes Maria Ronchi -
sacerdote e teologo


Buona giornata a tutti. :-)


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