E ancora una cosa. Nella notte di
Natale, la Madre che doveva partorire (“Virgo paritura”) non trovò per sé un
tetto. Non trovò le condizioni, in cui si attua normalmente quel grande divino
e insieme umano Mistero del dare alla luce un uomo.
Permettete che mi serva della logica
della fede e della logica di un conseguente umanesimo. Questo fatto di cui
parlo è un grande grido, è una permanente sfida ai singoli e a tutti, particolarmente
forse nella nostra epoca, in cui alla madre in attesa viene spesso richiesta
una grande prova di coerenza morale. Infatti, ciò che viene eufemisticamente
definito come “interruzione della gravidanza” (aborto) non può essere valutato
con altre categorie autenticamente umane, che non siano quelle della legge
morale, cioè della coscienza. Molto potrebbero a tale proposito dire, se non le
confidenze fatte nei confessionali, certamente quelle nei consultori per la
maternità responsabile.
Di conseguenza, non si può lasciare
sola la madre che deve partorire, lasciarla con i suoi dubbi, difficoltà,
tentazioni. Dobbiamo starle accanto, perché abbia sufficiente coraggio e
fiducia, perché non aggravi la sua coscienza, perché non sia distrutto il più fondamentale
vincolo di rispetto dell’uomo per l’uomo. Difatti, tale è il vincolo, che ha
inizio al momento del concepimento, per cui tutti dobbiamo, in un certo modo,
essere con ogni madre che deve partorire; e dobbiamo offrirle ogni aiuto
possibile.
Guardiamo a Maria: “Virgo paritura”
(Vergine partoriente). Guardiamo noi Chiesa, noi uomini, e cerchiamo di capire
meglio quale responsabilità porti con sé il Natale del Signore verso ciascun
uomo che deve nascere sulla terra. Per ora ci fermiamo a questo punto e
interrompiamo queste considerazioni: certamente dovremo, e non una sola volta,
ritornarvi ancora.
la verità di Dio che sorprendentemente ci ama
ed è venuto a farsi uno di noi.
Dio ormai non ci lascia più;
non siamo più soli: i compagni, gli amici, i parenti
ci possono abbandonare.
Ma il Dio che ha tanto amato il mondo
da dare il suo unico Figlio,
unito personalmente per sempre alla nostra natura
di creature fragili e dolenti,
non ci abbandonerà mai alle nostre tristezze,
alla nostra inquietudine,
al nostro peccato.
Non è una fiaba, è una notizia,
cioè l'informazione su un fatto avvenuto;
non è un bel sogno,
è una realtà ancora più bella
di ciò che desidereremmo sognare.
Nessun uomo ormai può sfuggire al suo Creatore,
che lo insegue,
lo vuol raggiungere e legare a sè.
Non possiamo sfuggirgli,
perché il suo amore corre più veloce di noi."
(Giacomo Biffi, teologo e cardinale emerito)