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lunedì 16 marzo 2020

Il figliol prodigo – Padre Silvano Fausti

In quel tempo, si avvicinavano Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

(Luca, 15 1-3)



Il Padre era sempre lì a guardare, non lo ha mai lasciato: dove andare lontano da lui? Lo vide e poi si commosse.
Non è che lo vide e si arrabbiò, Dio non si arrabbia.
Si commosse.

Proprio il commuoversi in greco fa riferimento alle viscere materne cioè tutto il suo amore gli si muove dentro (come un figlio nel grem­bo della madre) nel vedere il figlio che aspettava da sempre. E dopo questa commozione corre, gli cade sul collo e poi conti­nua a baciarlo, anzi in greco sarebbe letteralmente "lo strabaciava" questo figlio.
Ma poteva almeno far finta di essere un po' sdegnato, di addurre un motivo pedagogico, di girarsi dall'altra parte, di non farsi vedere, di farsi cercare un po', di fargli quel giusto rimprovero per il suo bene, ovviamente.

Perché non lo ha fatto? Perché già diciamo sempre: "Dio ti vede, ti puni­sce...", ed è importante, invece, vedere che Dio fa di tutto per smentire questa immagine che abbiamo di lui.

- Padre Silvano Fausti -



Questo testo è così importante che è chiamato il Vangelo nel Vangelo, cioè se perdessimo tutto il Vangelo e restasse solo questa pagina, sapendo di cosa parla, ed è abbastanza facile, capiremmo chi è Dio e chi siamo noi. 
State attenti, il senso di questo testo è la conversione più radicale che ci sia, non è la conversione del peccatore, non ha bisogno di convertirsi…è la conversione del giusto che è chiamato a convertirsi dalla sua giustizia alla misericordia. 
E’ quello che per Paolo è il passaggio dalla Legge al Vangelo. 
Noi pensiamo che Dio ci salvi perché siamo bravi, perché osserviamo la Legge, quindi bisogna osservare la Legge, andare a Messa, far questo…quest’altro…quest’altro…se no Dio ti punisce…così si dice, così si pensa, così pensa il minore, e allora dice: è meglio andarsene da casa che fare una vita così tutta ossequiante, una vita castrata per l’esistenza intera, senza libertà, senza piacere, senza niente. 
Ed è il Dio che tutte le religioni predicano, che tiene schiavo l’uomo dei suoi doveri…Il minore si ribella, il maggiore lo serve da schiavo, per cui i due fratelli in realtà rappresentano…i fratelli hanno questo…che sono uguali. Tutti e due hanno la stessa falsa immagine di Dio, sia chi fa il bravo religioso, sia chi si ribella…spiego: Satana ha suggerito a tutti che Dio è padrone di tutto, che è legislatore, che è giudice, che ti vede anche dentro e che è boia, cioè ti condanna alla morte eterna se non fai la legge che lui ha stabilito. 
Questa è l’immagine di Dio che tutte le religioni più o meno hanno e la religione prospera su questa immagine di Dio. 
L’ateo cosa fa? O il ribelle… nega questo Dio che le religioni affermano. 
Se Dio è così, io voglio la mia libertà e fare una vita umana, non da schiavo. Bene, il Vangelo ci presenta l’uscita e dall’ateismo e dalla religione della Legge del servilismo per arrivare alla libertà dei figli di Dio e alla religione dell’Amore, la cui unica Legge è l’Amore, che è legge a se stesso ed è libertà. Questa conversione dura tutta la vita e anche tutto l’Antico Testamento è preparazione a questo. Ed è la difficile conversione di Paolo…e Gesù durante il Vangelo non riuscì a convertire nessun fariseo, solo dopo morto ci riesce con uno. 
Il pericolo costante del cristiano, lo vediamo nelle Lettere di Paolo, la lettera ai Romani, la lettera ai Galati è quello di dimenticarsi del Vangelo e dire: “Osservo le norme, basta, sono a posto!”. 
Noi che le osserviamo siamo i bravi, gli altri sono tutti da ammazzare perché sono cattivi, quindi facciamo le Crociate, difendiamo la nostra Legge, difendiamo le nostre cose a tutti i livelli, col potere, con tutti i mezzi e così facciamo i bravi, eliminando possibilmente i cattivi con qualche Crociata…se non si possono più fare i roghi, pazienza..ma verranno i tempi che si faranno ancora e allora riusciremo a trionfare noi col bene. 
Ecco, questa parabola che leggiamo è l’uscita da questa religiosità comune a tutti e ci fa capire l’essenza del Vangelo.

- Padre Silvano Fausti -


Buona giornata a tutti. :-)






giovedì 24 ottobre 2019

Trasmettere la gioia del Vangelo

Beati quelli che sono nel pianto perché saranno consolati» (Mt 5,4): sono nel pianto le persone che soffrono la solitudine, l'emarginazione, la perdita di una persona cara, la consapevolezza degli errori commessi; ma anche chi è malato, povero, deluso dalle sue relazioni familiari e sociali, ecc. Gesù promette consolazione, perché i suoi discepoli nei secoli hanno perpetuato l'azione misericordiosa del loro Signore: san Vincenzo de' Paoli, san Francesco d'Assisi, madre Teresa di Calcutta, ecc. 
Tanti cristiani nella vita quotidia­na offrono una mano tesa agli «afflitti» e un cuore aperto a chi cerca conforto. 
Abbiamo molte esperienze attorno a noi: raccogliamone qualcuna affinché ci permetta di avere uno sguardo più positivo sul mondo di oggi e la gioia del Vangelo.

Papa Francesco afferma nella Bolla per il Giubileo della Misericordia: «In questo Anno Santo, potremo fare l'esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate pe­riferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. 
Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell'indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l'olio della consolazione, fa­sciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l'attenzione dovuta. 
Non cadiamo nell'indifferenza che umilia, nell'abitudinarietà che anestetizza l'animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. 
Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiria­moli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell'amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l'ipocrisia e l'egoismo» (MV, n. 15).

2.      La Parola di Dio ci guida

Sono tre i testi più importanti proposti dalla Bibbia per la consolazione degli afflitti: il primo è Is 4,1-11 «Consolate, consolate il mio popolo - dice il vostro Dio - parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata [...]. 
Come un pastore il Signore fa pascolare il suo gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri». 
Il profeta con immagini di inesprimibile te­nerezza invita a cercare consolazione nel Signore, che sempre si prende cura di noi. 
Anche se non si sostituisce a noi, Egli ci sostiene in ogni afflizione.
Il secondo testo è un inno alla sorgente della consolazione per il cristiano: Dio stesso per mezzo di Gesù e del suo Spirito. La consolazione per san Paolo consiste nella speranza che Cristo, il Messia atteso, porta con sé la pace e la gioia interiore. Tale consolazione non è solo atteggiamento passivo, ma anche conforto, incoraggiamento, esortazione condivisa con gli altri. 2 Cor 1, 3-7: «Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! 
Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. 
Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazio­ne e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale vi dà forza nel sop­portare le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. 
La nostra speranza nei vostri riguardi è salda: sappiamo che, come siete partecipi delle sofferenze, così lo siete anche della consolazione».
Infine, il terzo testo è la Lettera di Giacomo, il quale ci invita a compiere gesti concreti di consolazione (Gc 2,15-17): «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti o sprovvisti di cibo quoti­diano e uno di voi dice loro: —Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi—ma non date loro il ne­cessario per il corpo, a che cosa serve? 
Così la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta».

3. Proposte di vita

Quante persone «tristi» ci sono attorno a noi? 
Persone che hanno perso il coniuge da poco, uomini e donne che sono in crisi matrimoniale, anziani che vivono nella solitudine, lavoratori che sono umiliati sul posto di lavoro, disoccupati e vittime di violenze, adole­scenti feriti negli affetti o in crisi esistenziale, ecc. 
È facile essere amici con quelli che stanno bene, più diffìcile stare accanto a chi soffre le delusioni e le sconfitte della vita. Dobbiamo coltivare in noi «gli stessi sentimenti di Gesù» che ha sempre accolto e consola­to i sofferenti e gli emarginati. 
Papa Francesco spesso ci ricorda che dobbiamo «uscire» per stare accanto a chi è nel pianto per manifestare a tutti la misericordia del Signore.
Nel quartiere o nel paese sicuramente ci sono organismi di volontariato che si occupano delle situazioni di disagio sociale: confrontiamoci con loro, invitiamoli a farci conoscere le loro iniziative, partecipiamo con il nostro contributo per quanto ci è possibile. 
A volte, anche vicini di casa patiscono le afflizioni della vita: se vogliamo diventare «buoni vicini» occupiamoci di loro, senza invadenza, andando loro incontro come il cuore ci suggerisce.
Nelle nostre parrocchie, stanno nascendo sempre più incontri non solo per anziani, ma anche per chi vivere la solitudine dello stato vedovile o per chi è divorziato, convivente, risposato. 
A tutti dobbiamo annunciare la misericordia di Dio, il Padre, e proporre un cammino di fede affinché la loro afflizione sia consolata e la loro presenza nella comuni­tà sia vissuta come partecipazione viva e doverosa per sentirsi amati da noi e da Dio.
«È vivo il desiderio di "includere persone disabili, immigrati, emarginati" e le loro fami­glie. 
Occorre acquisire la competenza necessaria per aiutare, sostenere, accompagnare e annunciare la speranza di una vita nuova e la dolcezza di un Gesù amico che non abban­dona. 
In ogni contesto ambientale (scuola, lavoro, università, ospedali, carceri, Social Me­dia) ed esistenziale (disagi psichici, crisi coniugali, problemi educativi) in cui si trovano. 
Confrontarsi con la malattia, il disagio fisico e psichico, la disabilità e la fragilità costringe a fare i conti con la realtà di un'esistenza che non fa sconti a nessuno. Lo stesso dicasi per molte famiglie che vivono varie forme di fragilità nel rapporto tra i coniugi e nel confron­to con i figli. 
Includere è il modo di testimoniare Gesù che si curva sugli ultimi».
Nei tempi più oscuri di violenze, attentati sanguinari, terrorismo, nascono iniziative di solidarietà con manifestazioni diverse. 
Mentre anche noi vi partecipiamo, non dimen­tichiamo i conflitti altrettanto violenti che accadono in Paesi lontani da noi, spesso di­menticati dalla cronaca quotidiana di giornali e televisioni. 
Dobbiamo essere solidali con tutti, non solo con i più vicini.

4. Preghiera

Maria, Madre della consolazione, è Colei alla quale, attraverso la preghiera, ci affidiamo per cercare consolazione nei momenti difficili. 
Visitando una persona anziana o in difficoltà proponiamo con franchezza di pregare insieme la Madonna. Possiamo recitare con lui/lei il santo Rosario di Lourdes per essere aiutati nella preghiera. Oppure, una preghiera spontanea. 
La preghiera più indicata può essere la Salve Regina:

Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza, speranza nostra, salve.
A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo, gementi e piangenti
in questa valle di lacrime.
Orsù, dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno.
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Maria, Madre della Consolazione, prega per noi!


Buona giornata a tutti. :-)


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venerdì 20 settembre 2019

La grande quercia - Pino Pellegrino

Una madre soffri moltissimo a staccarsi dai suoi figli.
Sapeva però che solo lasciandoli andare
per le loro strade sarebbero stati felici.
Così, nascose la sua sofferenza in una grande buca
nel bosco e, quando l’ultimo figlio partì, chiuse la buca
e vi piantò un virgulto dì quercia.
La quercia, come tutte le querce,
crebbe molto lentamente.
Quando la madre morì,
non era che un alberello adolescente.
Oggi è una quercia immensa,
la più grande e nobile di tutta la foresta.
Gli altri alberi la guardano intimoriti
e gli uomini vengono da ogni parte ad ammirarla.
Ogni tanto la grande quercia ha un fremito:
accade quando fra coloro
che vengono a goderne la maestà e la frescura,
c’è qualche figlio, del figlio, del figlio,
di qualche figlio di colei che la piantò.
Poiché la sofferenza di una madre
che rende liberi i suoi figli si dilata all’infinito.
È tra i doni più ricchi che si possa fare all’umanità.

- Pino Pellegrino - 


Ogni bambino che ci viene incontro È un insieme di possibilità che attendono di fiorire e che noi dovremmo lasciar fiorire, e invece potiamo, tagliamo, fino a chè il bambino non rassomiglia, malinconicamente, a noi.


 - Don Ernesto Balducci - 


In ogni bambino c'è una scintilla di vita: questo impulso verso la crescita e lo sviluppo fa parte di lui,  è qualcosa con cui è nato e che lo sollecita ad andare avanti in modi che non dobbiamo nemmeno cercare di capire.

- D.W. Winnicot -



Ogni bambino che ci viene incontro
È un insieme di possibilità che attendono di fiorire
e che noi dovremmo lasciar fiorire,
e invece potiamo, tagliamo, fino a chè il bambino
non rassomiglia, malinconicamente, a noi.


- Don Ernesto Balducci -




“E preso un bambino lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me”


 - San Marco 9,37 -



"Penso alle mamme che soffrono per i figli in carcere o in situazioni difficili: non si domandano se siano colpevoli o no, continuano ad amarli e spesso subiscono umiliazioni, ma non hanno paura, non smettono di donarsi.
La Chiesa è così, è una mamma misericordiosa, che capisce, che cerca sempre di aiutare, di incoraggiare anche di fronte ai suoi figli che hanno sbagliato e che sbagliano, non chiude mai le porte della Casa; non giudica, ma offre il perdono di Dio, offre il suo amore che invita a riprendere il cammino anche a quei suoi figli che sono caduti in un baratro profondo, la mamma non ha paura di entrare nella loro notte per dare speranza... "

- papa Francesco - 


Buona giornata a tutti. :-)



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domenica 11 febbraio 2018

Perchè ci si riunisce in comunità? - Madeleine Delbrel

Se dei cristiani vivono in comunità hanno come primo intento quello di essere una risposta a quella proposta di amore che il Cristo ha rivolto ai cristiani: ci si riunisce insieme per vivere, spingendosi il più lontano possibile, il vero amore del Cristo, il vero amore degli altri. 
Ci si riunisce per fare corpo con il Cristo che può cambiare il mondo. 
Una debolezza per la comunità sarebbe quella di accontentarsi dell’amicizia, del cameratismo, dell’affetto: deve essere l’amore di Cristo a cementarci gli uni agli altri. 
La fortuna della comunità sta nell’incontrare persone che sono decise ad amarsi insieme fino in fondo, senza cedere ad inutili indulgenze degli uni verso gli altri. 
Affinché il regno di Dio venga, è necessario che vi sia unità: una comunità viva è una piccola parte del Regno di Dio e non può quindi esservi vero conflitto tra missione e comunità. 
Il gruppo rischia la consuetudine, l’invecchiamento, se si riduce a rapporti di gentilezza. 
Una delle sue regole è il principio: “chi perde, vince”; nessuno ha dei diritti sulla comunità, ma la comunità deve assumersi i diritti di ognuno. 
L’amore non fa rivendicazioni. Naturalmente bisogna anche bene mettersi in testa che unità non vuol dire uniformità : esiste, più o meno, sempre la tentazione dell’unità confortevole, in cui tutti avrebbero voglia di fare tutto nello stesso modo e nello stesso momento. 
Dobbiamo invece cercare di vedere la personalità di ognuno nel Signore e di sbarazzarci di tutti i pregiudizi che si hanno sugli altri. 
Il mondo ha diritto che le nostre comunità siano sane e sante: quando un gruppo cessa di essere tale, significa che la presenza del Signore è scomparsa... Non esistono ricette per essere persone che amano; bisogna scendere fino al cuore di Cristo per scoprirne il modo. Tutto il resto non è che espediente.

- Madeleine Delbrel - 
da: "Comunità secondo il vangelo", Gribaudi, 1996 



Quando si vuole cambiare le persone, invece di amarle come esse sono, si corre sempre il rischio di un rifiuto da parte loro.

- Jean Vanier - 



Il catino di acqua sporca….


Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione
prenderei proprio quel catino colmo d’acqua sporca.
Girare il mondo con quel recipiente
e ad ogni piede cingermi dell’asciugatoio
e curvarmi giù in basso,
non alzando mai la testa oltre il polpaccio
per non distinguere i nemici dagli amici
e lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo, del drogato,
del carcerato, dell’omicida, di chi non mi saluta più,
di quel compagno per cui non prego mai,
in silenzio,
finché tutti abbiano capito nel mio
il tuo Amore.

- Madeleine Delbrel -



Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it

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domenica 21 gennaio 2018

Perdono - Anthony Bloom

Il giudizio non porterebbe a noi null’altro che terrore se non avessimo la speranza certa del perdono. 
E il dono stesso del perdono è contenuto implicitamente nell’amore di Dio e in quello degli uomini. 
Tuttavia non basta che sia garantito il perdono, dobbiamo essere pronti ad accoglierlo, ad accettarlo.
Dobbiamo acconsentire a essere perdonati con un atto di fede coraggiosa e di generosa speranza, dobbiamo dare umilmente il benvenuto al dono ricevuto, come a un miracolo che solo l’amore, amore umano e divino, può operare, restando riconoscenti in ogni tempo per la sua gratuità, il suo potere di restaurare, di guarire, la sua forza rigenerante.
Non dobbiamo mai confondere il perdonare col dimenticare, o immaginare che queste cose procedano insieme. 
Esse non solo non si accompagnano l’una all’altra, ma si escludono a vicenda. Cancellare il passato ha ben poco a che vedere con un perdono costruttivo, ricco d’immaginazione, pieno di frutti; la sola cosa che deve andarsene, che dev’essere cancellata dal passato, è il veleno; l’amarezza, il risentimento, l’allontanamento; ma non la memoria.

Anthony Bloom - 
(1914 – 2003) Da “La preghiera giorno dopo giorno” , Gribaudi Editore. 

Anthony Bloom è stato vescovo della diocesi di Sourozh, nella chiesa ortodossa russa. È un autore spirituale molto conosciuto per i suoi scritti e predicazioni sulla preghiera e la vita cristiana, caratterizzati dalla semplicità coniugata alla profondità spirituale.



Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?". E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette". 

- dal Vangelo secondo Matteo 18, 21-22 - 



Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono. 

- san Papa Giovanni Paolo II, papa -


Buona giornata a tutti. :-)







venerdì 5 gennaio 2018

Vita comune e fraternità - Madeleine Delbrel

Come base e nerbo della nostra vita comune, noi non possiamo non contare che sulla carità fraterna. 
La comunione alla vita di Dio è la sola fonte di un amore reciproco per la particella della chiesa che noi siamo. 
Qualunque sia l’aspetto di questo amore che fra di noi abbia bisogno di venir rigenerato, non vi è che questa sorgente capace di rigenerarlo. 
La fraternità trae forza per noi dall’essere partecipi di un appello comune. 
La vita comune è sopra ogni altra cosa il terreno dove affonda le sue radici la nostra carità. 
Nella vita comune noi possiamo soprattutto verificare, fortificare, espandere il nostro stato di carità. 
Questo non avverrà mai a poco prezzo. Ma ogni difficoltà può essere, con l’aiuto di ognuno, meno difficile per ognuno, come può per ognuno divenire troppo difficile a causa di ognuno. 
Questa vita non deve renderci giudici gli uni degli altri. 
Dei fratelli non si giudicano fra di loro, ciò di cui possono dare un giudizio è se la vita di famiglia è lesa, deviata, disonorata. 
La gravità di un torto che si verifica nell’ambito della vita di una comunità non coincide necessariamente con una colpevolezza. 
Una piccola inezia può impedire di essere esternamente fedele dopo avere fornito un lungo e prolungato sforzo; una piccola inezia può permettere di essere fedele dopo sforzi minori; soltanto Dio conosce quanto gli è stato rifiutato. Spesso noi dimentichiamo di prendere a nostro carico la piccola inezia che ci ha impedito di essere fedeli fino in fondo nella misura del visibile. “Fare amare l’amore” in ognuno, ad ognuno nella vita comune, è tutta un’arte, una delle arti più belle che esistano. 
La sua iniziazione sarebbe lunga. Occorrerebbe la volontà di una certa apertura, di una certa attenzione, di scoprire ciò che è “altro” negli altri, persino nelle grazie di Dio.

- Madeleine Delbrel - 
da: "Comunità secondo il vangelo", Gribaudi editore, 1996 



La gioia di credere - Madeleine Delbrel

Poiché le parole non sono fatte per rimanere inerti nei nostri libri, ma per prenderci e correre il mondo in noi, lascia, o Signore, che di quella lezione di felicità, di quel fuoco di gioia che accendesti un giorno sul monte, alcune scintille ci tocchino, ci mordano, c'investano, ci invadano.
Fa' che da essi penetrati come "faville nelle stoppie" noi corriamo le strade di città accompagnando l'onda delle folle contagiosi di beatitudine, contagiosi di gioia.
Perché ne abbiamo veramente abbastanza di tutti i banditori di cattive notizie, di tristi notizie: essi fan talmente rumore che la tua parola non risuona più.
Fa' esplodere nel loro frastuono il nostro silenzio che palpita del tuo messaggio.

- Madeleine Delbrel -



Buona giornata a tutti. :-)