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venerdì 8 dicembre 2017

Immacolata Concezione – 8 dicembre 2017

ECCO, CONCEPIRAI UN FIGLIO E LO DARAI ALLA LUCE

[In quel tempo,] l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. (
Lc 1,26-38)


1. Il papa Pio IX l’8 dicembre 1854 definì il dogma dell’Immacolata, che afferma: “la beatissima Vergine Maria fu preservata immune da ogni macchia di colpa originale nel primo istante della sua concezione…” (Denz. Hün., 2803). Questa dottrina è stata dibattuta per secoli nella Chiesa. 
Perché c’erano autori importanti, come Tommaso d’Aquino, che avevano detto che la Vergine Maria ebbe il peccato originale, poiché la salvezza di Cristo è universale e quindi anche Maria doveva essere salvata da Cristo. Alla fine si impose la dottrina dei difensori dell’Immacolata.
2. Il dogma dell’Immacolata presuppone l’idea del peccato originale che fu creata nella sessione V del Concilio di Trento (17.VI.1546). 
Ma è opportuno sapere che l’insegnamento di Trento si basa su un’idea del peccato di Adamo come fatto storico (Denz. Hün., 1511-1513), ignorando il fatto che il racconto di Gen 2-3 non narra un fatto storico, ma è un mito, cosa che oggi accetta la comunità teologica e scientifica meglio accreditata.
3. L’importante in questa festa è comprendere l’esempio che è per tutti i cristiani l’intera vita di Maria, la madre di Gesù: lei ci insegna l’aspetto più esemplare e degno della condizione umana. Perché è stata l’alveo umano attraverso cui Dio si è umanizzato in Gesù. 
Ed anche perché è stata una madre di tale qualità che ha saputo allevare ed educare suo figlio in maniera perfettamente esemplare che dalle sue viscere e dalla sua casa ci ha dato Gesù. 
Per questo sembra corretto dire che, per quanto si riferisce alla nostra relazione con Maria, la madre di Gesù, noi cristiani abbiamo il pericolo di incentivare molto l’«ammirazione» e la «devozione», ma forse non incentiviamo alla stesso modo l’«imitazione». È bene fidarsi di Maria e confidare in lei. Ma è più importante somigliare a lei e vivere come lei ha vissuto, nella misura del possibile.

Commento al Vangelo di p. José María CASTILLO


Commento di Paolo Curtaz su Lc 1,26-38
Luca riprende lo schema delle tante "annunciazioni" presenti nella Bibbia. Poco importa come si siano svolti i fatti: così Luca ce li racconta. E ci stupisce. Non la moglie dell'imperatore, o il premio Nobel per la medicina, non una donna manager dinamica dei nostri giorni, sceglie Dio, ma la piccola adolescente Mariam (la bella). A lei chiede di diventare la porta d'ingresso per Dio nel mondo. Cosa direste se domattina vi arrivasse una figlia o una nipote adolescente dicendo: Dio mi ha chiesto di aiutarlo a salvare il mondo? Appunto. Invece Maria ci sta, ci crede e tutti noi non sappiamo se ridere o scuotere la testa davanti a tanta splendida incoscienza, tutti restiamo basiti (noi, razionali figli di Piero Angela) davanti alla sconcertante semplicità di questo dialogo, davanti all'ardire di una figlia di Sion che parla alla pari con l'Assoluto, che gli chiede spiegazioni e chiarimenti. Scegliere Nazareth, un paese occupato dall'Impero romano, ai confini della storia, ai margini della geografia del tempo, in un'epoca sprovvista di mezzi di comunicazione, per incarnarsi, ci rivela ancora una volta la logica di Dio, logica basata sull'essenziale, sul mistero, sulla profezia, sulla verità di sé, sui risultati imprevisti (e sconcertanti).



Piena di grazia" Tu sei, Maria, che accogliendo con il tuo "sì" i progetti del Creatore, ci hai aperto la strada della salvezza. 
Alla tua scuola, insegnaci a pronunciare anche noi il nostro "sì" alla volontà del Signore. 
Un "sì" che si unisce al tuo "sì" senza riserve e senza ombre, di cui il Padre celeste ha voluto aver bisogno per generare l’Uomo nuovo, il Cristo, unico Salvatore del mondo e della storia. 
Dacci il coraggio di dire "no" agli inganni del potere, del denaro, del piacere; ai guadagni disonesti, alla corruzione e all’ipocrisia, all’egoismo e alla violenza. "No" al Maligno, principe ingannatore di questo mondo. 
"Sì" a Cristo, che distrugge la potenza del male con l’onnipotenza dell’amore. Noi sappiamo che solo cuori convertiti all’Amore, che è Dio, possono costruire un futuro migliore per tutti.. .

- papa Benedetto XVI - 
dal "Discorso in Piazza di Spagna" - 08 dicembre 2006


Buona giornata a tutti. :-)






martedì 24 ottobre 2017

Fraternità che resta umana - Madeleine Delbrel

La nostra vita comune non deve essere una parvenza di fraternità umana, in nome della fraternità “soprannaturale” che è. 
Sarà un’autentica fraternità soprannaturale soltanto se è una fraternità umana autentica. 
L’interdipendenza che lega i membri della fraternità li sottomette gli uni agli altri. 
Ognuno deve considerare gli altri come persone che gli sono affidate, tutti devono essere consapevoli che ognuno dei fratelli gli è stato affidato; affidato come si affida qualcuno ad un amico prima di morire. 
E’ vero che questa responsabilità è compito particolare dei responsabili; ma nessun responsabile potrebbe assumerla se prima non possiede questo senso della fraternità, e se nella comunità stessa fosse assente questo senso concreto ed esigente della fraternità. 
E’ estremamente facile dilapidare questo tesoro. 
Bastano dei comportamenti inumani: accettare delle fatiche oltre le proprie possibilità, accettare per altri condizioni di vita anormali che non si condividono con loro e alle quali non si cerca di rimediare dando un aiuto eccezionale fornito dalle nostre persone. 
L’umile campo della casa e della tavola, se sono in comune, sono da soli una miniera di carità. 
Non dimentichiamo che nulla ci è di aiuto, né delle abitudini comuni, né una comune origine geografica, né un atavismo e neppure una età comuni. 
Si potrebbe essere tentati di ricercare un’atmosfera prossima all’amicizia, ma si sceglierebbe una strada sbagliata. L’amicizia infatti ha una base di conoscenza; nasce da una conoscenza reciproca. 
Nella fraternità si parte da un fatto reale: la scelta da parte di qualcuno, che fino a ieri non conoscevamo, del nostro medesimo fine. 
Questa scelta ci lega in una medesima volontà di Dio. 
Noi dobbiamo sempre agire in funzione di un cuore che esiste. Siamo cattivi figli di Dio se noi non cerchiamo di assomigliargli nel cercare di essere per i nostri fratelli causa di gioia. Ci facciamo delle illusioni se pensiamo di poter adottare una specie di immobilismo neutrale. 
Quando non diamo felicità, è raro che non causiamo almeno un po’ di disagio, un po’ di disturbo. 
Soprattutto dobbiamo puntare al cuore quando un fratello ha qualche cosa che, normalmente, può farlo soffrire. Non è bello soffrire soli quando Dio non lo ha espressamente voluto. Anche il Signore ha cercato di non soffrire da solo. Egli ha gridato contro l’abbandono di Dio dopo aver subito l’abbandono degli uomini. 
Davanti alla sofferenza non dobbiamo allontanarci da una duplice linea di condotta: - non bisogna negare che i nostri fratelli soffrano di cose di cui noi non soffriremmo noi - almeno così crediamo; - quando li colpisce un avvenimento doloroso, non bisogna aspettare che ci manifestino la loro sofferenza per aiutarli. 
Infine, non è forse inutile aggiungere che, per essere fraterna, la compassione deve comprendere il corpo e l’anima ed immedesimarsi totalmente nel dolore che compatisce. 
Nella fraternità, deve essere considerato sbagliato e ingiusto, giudicare uno di noi in base all’intelligenza o alla sua cultura. 
Quello che vale è l’equilibrio fra la mente e il cuore, e più ancora la trasformazione della propria cultura in carità. 
In questa prospettiva acquisterà il suo valore ogni conoscenza, e non soltanto quella dei libri.

- Madeleine Delbrel - 
da: "Comunità secondo il vangelo", Gribaudi, 1996 



La passione delle pazienze 


La passione, la nostra passione, sì, noi l'attendiamo.
Noi sappiamo che deve venire, e naturalmente intendiamo
viverla con una certa grandezza.
Il sacrificio di noi stessi:
noi non aspettiamo altro che ne scocchi l'ora.
Come un ceppo nel fuoco,
così noi sappiamo di dover essere consumati.
Come un filo di lana tagliato dalle forbici,
così dobbiamo essere separati.
Come un giovane animale che viene sgozzato,
così dobbiamo essere uccisi.
La passione, noi l'attendiamo.
Noi l'attendiamo, ed essa non viene.

Vengono, invece, le pazienze.
Le pazienze, queste briciole di passione,
che hanno lo scopo di ucciderci lentamente per la tua gloria,
di ucciderci senza la nostra gloria.

Fin dal mattino esse vengono davanti a noi:
sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti,
è l'autobus che passa affollato,
il latte che trabocca, gli spazzacamini che vengono,
i bambini che imbrogliano tutto.
Sono gl'invitati che nostro marito porta in casa
e quell'amico che, proprio lui, non viene;
è  il telefono che si scatena;
quelli che noi amiamo e non ci amano più;
è la voglia di tacere e il dover parlare,
è la voglia di parlare e la necessità di tacere;
è voler uscire quando si è chiusi
è rimanere in casa quando bisogna uscire;
è il marito al quale vorremmo appoggiarci
e che diventa il più fragile dei bambini;
è il disgusto della nostra parte quotidiana,
è il desiderio febbrile di quanto non ci appartiene.

Così vengono le nostro pazienze,
in ranghi serrati o in fila indiana,
e dimenticano sempre di dirci
che sono il martirio preparato per noi.

E noi le lasciamo passare con disprezzo,
aspettando – per dare la nostra vita –
un'occasione che ne valga la pena.
Perché abbiamo dimenticato che
come ci sono rami che si distruggono col fuoco,
così ci son tavole che i passi lentamente logorano
e che cadono in fine segatura.
Perché abbiamo dimenticato che
se ci son fili di lana tagliati netti dalle forbici,
ci son fili di maglia che giorno per giorno
si consumano sul dorso di quelli che l'indossano.
Ogni riscatto è un martirio,
ma non ogni martirio è sanguinoso:
ce ne sono di sgranati da un capo all'altro della vita.

E' la passione delle pazienze.

- Madeleine Delbrel -
Tratto da Madeleine Delbrêl, Il piccolo monaco, P.Gribaudi editore, Torino, 1990


Buona giornata a tutti. :-)







venerdì 20 ottobre 2017

Perdonare è dimenticare - Madeleine Delbrel

La vita comune è fatta di piccoli perdoni e di conseguenza di piccoli oblii. 
Il non volere dimenticare ci irrigidisce ed il nostro irrigidimento radica ancor più il nostro fratello nell’atteggiamento che ci ha ferito. 
Quasi tutti siamo suscettibili. 
La suscettibilità è un rifiuto della nostra croce personale. 
Essere riconoscenti per un atteggiamento che ci ferisce è una ricetta insuperabile per vincere la suscettibilità. 
Non prendere ciò che è umano per ciò che è soprannaturale, ma neppure scambiare malumori umani per mancanza di carità. 
Ci si può amare molto e sinceramente anche se vi sono malumori. 
Bisogna lottare contro di essi valutandoli per quello che sono: delle piccole cose. 
Considerarli cose grosse, può suscitare delle tentazioni a mancare gravemente di carità. 
La carità, qui come altrove, ha sempre come base la verità. 
La suscettibilità richiama tenerezza: rischia invece di richiamare l’educazione e l’educazione rovina tutto. 
L’educazione è quasi un istinto difesa contro reazioni che noi temiamo. 
La tenerezza è l’amore del cuore di Gesù verso i nostri fratelli e sorelle sempre infermi. 
La rigidità è un altro istinto di difesa. Sembra dire: “attenzione!”. 
Il cuore di Gesù non ci dice “attenzione”, esso è disposto in partenza ad accogliere le piccole sofferenze che ripara soffrendole. 
Il dimenticare le pene sopportate da noi o da coloro che amiamo ci colloca nella semplicità di un cuore “liberale”, cioè libero verso ogni ricordo, fuorchè il ricordo del cuore di Cristo che sempre si dona, che sempre mostra benevolenza e fiducia, che sempre spera il meglio dal cuore che incontra.


- Madeleine Delbrel - 
da: "Comunità secondo il vangelo", Gribaudi, 1996 



Ciò che logora le nostre anime nel modo più rapido e peggiore possibile è perdonare senza dimenticare.


- Arthur Schnitzler -
Aphorismen und Betrachtungen



Preghiera per restare svegli

O Signore,
che continuamente c'incitasti
a star svegli
a scrutare l'aurora
a tenere i calzari
e le pantofole,
fa' che non ci appisoliamo
sulle nostre poltrone
nei nostri anfratti
nelle culle in cui ci dondola
questo mondo di pezza,
ma siamo sempre attenti a percepire
il mormorio della tua Voce,
che continuamente passa
tra fronde della vita
a portare frescura e novità.
Fa' che la nostra sonnolenza
non divenga giaciglio di morte
e - caso mai - dacci Tu un calcio
per star desti
e ripartire sempre.

- Madeleine Delbrel -


Buona giornata a tutti. :-)





martedì 24 gennaio 2017

Vergine Maria proteggi il tuo popolo

O Maria, che sei invocata quale Rifugio dei Peccatori, 
rivolgi il Tuo sguardo pietoso sulla nostra amata Italia, 
che porta in sé la grande eredità dei santi Apostoli, 
dei Martiri, dei Pastori, delle beate Vergini 
e di tanti discepoli del tuo Figlio Gesù: 
è vero, questa nostra Patria ormai da troppo tempo tiene 
in dispregio le leggi divine e i mandati del Divin Redentore, 
per cui i pubblici flagelli che in questi tempi 
ci opprimono sono espiazione di quelle colpe onde le pubbliche autorità 
e le nazioni si sono allontanate da Dio, 
però noi egualmente peccatori, ma figli Tuoi, ci rivolgiamo a Te.
Guarda con benevolenza il popolo italiano 
che in larghe sue parti soffre oggidì per la recrudescenza del terremoto, 
per il freddo intenso ed il gelo: 
a te sono noti i suoi peccati e le sue virtù, 
le sue ricchezze e le sue miserie, 
le sue debolezze e i suoi gesti di bontà e per questo trattieni, 
o Madre pietosissima, ancora una volta il braccio di Dio onnipotente, 
che guarda la terra e la fa tremare, che comanda agli elementi e li placa.
Intercedi per noi, o Vergine Maria, 
affinchè Iddio perdoni a quelli che lo temono, 
usi misericordia con chi lo supplica, cosicché, 
come paventiamo la Sua ira che scuote le fondamenta della terra, 
così sperimentiamo la Sua clemenza nel ripararne le rovine.
Prega per le anime delle vittime, 
asciuga le lacrime di chi ha perso i suoi cari, 
soccorri coloro che sono nella tribolazione, 
aiuta quelli che con sincera generosità cercano di portare ausilio 
in questi giorni di calamità 
senza precedenti alle popolazioni martoriate e non negare, 
o Vergine benedetta, che la tua materna protezione 
ci accompagni ogni giorno, in questa valle di lacrime.


Salve Regina.



„Tutti dovettero avere una grande superbia, un grande orgoglio, un alto senso si sé, di sé come individui e di sé come comunità, se subito dopo il terremoto vollero e seppero ricostruire miracolosamente quelle città, con quelle topografie, con quelle architetture barocche: scenografiche, ardite, abbaglianti concretizzazioni di sogni, realizzazioni di fantastiche utopie. 
Sembrano nei loro incredibili movimenti, nelle loro aeree, apparenti fragilità, una suprema provocazione, una sfida ad ogni futuro sommovimento della terra, ad ogni ulteriore terremoto; e sembrano insieme, le facciate di quelle chiese, di quei conventi, di quei palazzi pubblici e privati, nei loro movimenti, nel loro ondeggiare e traballare "a guisa di mare", nel loro gonfiarsi e vibrare come vele al vento, la rappresentazione, la pietrificazione, l'immagine, apotropaica o scaramantica, del terremoto stesso: la distruzione volta in costruzione, la paura in coraggio, l'oscuro in luce, l'orrore in bellezza, l'irrazionale in fantasia creatrice, l'anarchia incontrollabile della natura nella leibniziana, illuministica anarchia creatrice; il caos in logos, infine, che è sempre il cammino della civiltà e della storia.“

– Vincenzo Consolo - 
scrittore e saggista italiano 1933-2012



„Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. 
Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. 
Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. 
Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l'angelo disse alle donne: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. 
Ecco, io ve l'ho detto". Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. 
Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: "Salute a voi". Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno". (28, 1 – 10)“

– Matteo apostolo ed evangelista -




Ti prego, Signore,
di fronte al triste spettacolo
delle rovine causate dal terremoto.
Dio onnipotente,
buono sempre
anche quando permetti
che i tuoi figli siano colpiti dal dolore,
concedi riposo eterno
alle vittime,
rassegnazione e fortezza
ai sopravvissuti,
larghezza di cuore a tutti,
nel venire incontro
alle necessità di tanti fratelli
che sono nel bisogno.

- San Giovanni Paolo II, papa -




Buona giornata a tutti. :-)





sabato 21 maggio 2016

Da: Il Quinto Evangelio, 1975 - Mario Pomilio

Dovete sapere che San Bartolomeo aveva scritto anche lui il suo bel Vangelo. Sapendo di dover morire mandò il libro ai Settanta, che sono i Settanta preti che hanno in custodia le Scritture. Appena costoro l'ebbero letto, cominciarono a lamentarsi: “E che faremo noi se questo Vangelo si divulga? Qui è scritto che dobbiamo fare penitenza e rinunziare ai beni del mondo e quello che abbiamo metterlo in comune con chi non ha.”
 Presero dunque quel libro e lo nascosero in una grotta. Ma li vide Gesù e subito li richiamo:  “Che cosa avete fatto delle mie verità? Esponetele invece in alto, che ognuno le possa leggere.”
Stavano tutti confusi, ma il più vecchio suggerì: “Portiamo dunque il libro in alto, secondo quanto ci è ordinato.”
Andarono allora in cima al Sinai e lo esposero su una rupe in modo bensì da potersi leggere, ma solo aggrappandosi alla rupe.
È così che il Vangelo di san Bartolomeo è rimasto sconosciuto e nessuno ne parla mai. Ma ogni tanto, quando più forte soffia il vento in cima al monte, un foglio se ne stacca e va a cadere in mezzo agli uomini. E coloro che lo raccolgono, lo guardano pieni di stupore, lo trovano bello come gli altri quattro Vangeli e vanno poi gridando in giro le verità d'amore che vi sono scritte.

- Mario Pomilio -
Il Quinto Evangelio, 1975, Rusconi Editore


«Si dice che all'interno dei quattro vangeli noti è come se ce ne fosse uno ancora sconosciuto. Ma ogni volta che la fede accenna a rifiorire, è segno che qualcuno ha intravisto quel Vangelo.» (pag 86)

- Mario Pomilio -
Il Quinto Evangelio, 1975, Rusconi Editore



"Una volta un dottore incontrò il Cristo Gesù: 'Signore, io so bene che tu fosti il Messia e quel che pronunziasti è pieno di sapienza. Ma come può essere che un sol libro basti in eterno a tanta gente?'. Gli rispose Gesù: 'Egli è vero quel che dici. Ma tu non sai che il popol mio lo riscrive ogni dì'" (pag. 87)

- Mario Pomilio -
Il Quinto Evangelio, 1975, Rusconi Editore



"Un uomo andava pellegrino cercando il quinto evangelio. Lo venne a sapere un santo vescovo e, per l'affetto di averlo veduto vecchio e stanco, gli mandò a dire queste parole: “Procura d'incontrare il Cristo e avrai trovato il quinto evangelio'"(pag. 323)

- Mario Pomilio -
Il Quinto Evangelio, 1975, Rusconi Editore



"La tradizione cristiana in fondo cos'altro è se non un lungo apocrifo, un andare cercando il Vangelo dei Vangeli?" (pag. 347) 

- Mario Pomilio -
Il Quinto Evangelio, 1975, Rusconi Editore




"... l'aspettativa quasi d'un altro libro che finisca quello che gli altri hanno lasciato incompiuto. E in pratica, mentalmente, lo veniamo scrivendo: ogni nuova domanda che ci poniamo intorno al Cristo che altro è, in definitiva, se non una pagina di quel libro?" (pag. 349)
- Mario Pomilio -
Il Quinto Evangelio, 1975, Rusconi Editore




Preghiera a Maria Addolorata

Regina dei martiri, 
che sostenesti i più atroci dolori 
e compisti nel tuo cuore il più eroico dei sacrifici, 
io voglio unire le mie pene alle tue.
Vorrei essere vicina a te come san Giovanni 
e le pie donne per consolarti della perdita del tuo Gesù. 
Purtroppo riconosco che anch'io con i miei peccati 
sono stato causa della morte del tuo Figlio diletto.
Ti chiedo perdono, o madre addolorata. 
Accetta in riparazione l'offerta che io ti faccio di me stesso, 
e il proposito di volerti sempre amare per l' avvenire.
Metto nelle tue mani tutta la mia vita; 
fa' che io possa farti amare anche da tante anime 
che vivono lontane del tuo Cuore materno. Amen.

Buona giornata a tutti. :-)