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martedì 30 dicembre 2014

La medaglia più bella - Gerry Niskern -

"Una fredda mattina di una domenica di dicembre noi ragazze del gruppo di undici anni ci ritrovammo tutte elettrizzate alla fermata dell'autobus per aspettare la nostra capogruppo, la signora Taylor.
Avevamo con noi dei sacchetti di carta dove avevamo messo pentole, ciotole e vari viveri. In quel giorno, che tutte aspettavamo con ansia, noi ragazze della truppa 11 ci saremmo guadagnate la medaglia per la cucina.
"Non c'è niente di più buono del primo pasto che si cucina da soli, specialmente se si prepara su un fuoco da campo" ci diceva sorridendo la signora Taylor.
Dovemmo cambiare tre autobus per arrivare fino ai margini del deserto. Mentre salivamo a bordo stringevamo i nostri sacchetti come se fossero pieni di gioielli. Diverse mamme avevano generosamente rinunciato alle loro preziose tessere per le razioni di modo che potessimo comprare il necessario per una colazione completa a base di frittelle fatte con vero burro, pancetta e persino zucchero di canna per fare lo sciroppo da mettere sulle frittelle!
Ci saremmo guadagnate le nostre medaglie nonostante il duro lavoro, nonostante la guerra. Eravamo convinte che non avremmo soltanto imparato a cucinare con mezzi di fortuna, ma che avremmo contribuito anche noi a far sì che la vita continuasse sul fronte casalingo.
Alla fine arrivammo al Papango Park, una meravigliosa riserva naturale disseminata di arbusti e cespugli legnosi e di enormi rocce massicce, come è tipico delle zone desertiche. Mentre eravamo in marcia sul sentiero polveroso che conduceva all'interno della riserva, un camion dell'esercito americano ci superò. Era pieno di prigionieri di guerra tedeschi e andava verso la riserva.
"Ecco dove vanno a finire quei tedeschi!" disse soddisfatta una delle ragazze. "Li odio!"
"Perchè hanno cominciato la guerra?" seguì a ruota un'altra. "Mio padre è partito da tanto tempo".
Tutte noi avevamo padri, zii o altri parenti che stavano combattendo in Europa.
Proseguimmo imperterrite fino al nostro campo e di lì a poco la pancetta friggeva già allegramente in padella e le frittelle cominciavano a prendere un bel colorito dorato.
Quella colazione fu un successo. Le previsioni gastronomiche della signora Taylor si rivelarono corrette. Dopo mangiato cominciammo a ripulire la zona dove avevamo cucinato mentre una delle ragazze intonava una canzone scout. Una dopo l'altra seguimmo tutte il suo esempio e ci mettemmo a cantare. Poi la nostra capogruppo intonò un'altra canzone e tutte facemmo lo stesso cantando con gioia.
Ad un certo punto, del tutto inaspettatamente, sentimmo in lontananza un coro di voci maschili. Stavano cantando una bellissima melodia dai toni forti e profondi che riempiva l'aria di quella mattina di dicembre e volava fino a noi.

Alzammo lo sguardo e vedemmo la caverna naturale scavata nella roccia rossa che veniva chiamata "buco nella roccia". Era piena di prigionieri tedeschi e di guardie.

Quando quegli uomini terminarono la canzone noi ne cominciammo un'altra e loro ricambiarono intonando un'altra struggente melodia. Non capivamo una parola di quelle canzoni ma continuammo quel piacevole scambio in quella limpida mattina nel deserto.

Poi una delle ragazze intonò Astro del ciel e tutte noi la seguimmo per cantare in coro quel bellissimo canto di Natale. Seguì qualche momento di silenzio e poi sentimmo quella melodia familiare tornare verso di noi.
Stille Nacht, Heilige nacht...
"Come fanno a sapere il nostro canto di Natale?" chiese una di noi alla capogruppo. Era incredibile! Loro erano i nostri nemici!

Ascoltammo quel canto ammutolite per lo stupore. Per uno strano, indimenticabile momento quegli uomini nella caverna diventarono padri e fratelli di qualcuno, proprio come noi eravamo figlie e sorelle di qualcuno che ci amava.

Probabilmente negli anni che seguirono altre persone videro le nostre medaglie come una prova della nostra capacità di cucinare su un fuoco da campo. 

Però per noi quelle medaglie erano il ricordo del bisogno di pace che tutti provavamo a quel tempo e del profondo cambiamento che avvenne in noi durante quelle vacanze di Natale." 

- Gerry  Niskern - 


Immagine by "Arteide"


Dipende da noi modellare il nostro temperamento come un giardino.
Piantarvi le esperienze, estirparne altre: costruire un tranquillo e bel viale dell’amicizia, conoscere segrete prospettive di silenzio – tenere pronti gli accessi a tutti questi begli angoli del proprio giardino perchè non ci venga a mancare quando ne abbiamo bisogno.

- Friedrich Nietzsche -



Le diverse civiltà sono diversi climi spirituali, ciascuno dei quali è particolarmente dannoso o benefico per questo o quell'organismo.

- Friedrich Nietzsche -
da: Il viandante e la sua ombra



"Si può perfettamente concepire un mondo dominato da una dittatura invisibile nel quale tuttavia siano state mantenute le forme esteriori del governo democratico."

- Kenneth Boulding - 




Buona giornata a tutti. :-)

Voglia di preghiera (qui c'è il link):  leggoerifletto

Sono presente anche su YouTube, (il link e il  nome del canale): LeggoeRifletto










domenica 28 dicembre 2014

Vestiti per i poveri . don Bruno Ferrero -

Il parroco di una delle sterminate periferie di Pa­rigi, incaricò un giorno la scrittrice Madeleine Del­brel, sua buona parrocchiana, di portare un pacco di vestiti ad una poverissima famiglia di non credenti.
Madeleine prese il pacchetto e si recò all'indiriz­zo che le aveva dato il parroco. Salì i cinque piani del freddo casermone di cemento e consegnò il 
pac­co alla donna dall'aria sciupata con un bambino ac­canto, che era venuta ad aprire la porta. La donna ringraziò e Madeleine riprese le scale. Era appena giunta a pianterreno che si sentì richiamare.
Era la donna del quinto piano che urlava: «Vieni a riprenderti il tuo pacchetto! Sono degli stracci schi­fosi! Siamo poveri, ma non viviamo di rifiuti!».
Madeleine risalì. Vide che la donna aveva ragio­ne: il pacco conteneva biancheria sporca. C'era sta­to qualche errore. Si scusò e ridiscese, addolorata. Non sapeva che cosa fare.
Passò davanti ad un negozio di fiori e vide un cesto di magnifiche rose rosse. Le comperò, ritornò sui suoi passi, incontrò il bambino della donna e gli diede i fiori, dicendogli: «Portali alla tua mamma».
Quel bambino fu il primo battezzato del quartiere.

*****
Un vecchietto ateo, non credente, andò da un noto sacerdote. Sperava di essere aiutato a risolvere i suoi problemi di fede. 
Non riusciva a convincersi che Gesù di Nazaret fosse veramente risorto. Cercava dei se­gni di questa affermata risurrezione... Quando entrò nella casa canonica, abitazione del sacerdote, c'era già qualcuno nello studio a collo­quio. Il prete intravide il vecchietto in piedi in corri­doio, e subito, sorridente, andò a porgergli una sedia.


Quando l'altro si congedò, il sacerdote fece en­trare l'anziano signore. Conosciuto il problema, gli parlò a lungo e dopo un fitto dialogo, l'anziano da ateo divenne credente, desiderando di ritornare alla parola di Dio, ai sacramenti e alla fiducia nella Madonna. 
Il sacerdote soddisfatto ma anche un po' meravi­gliato gli chiese: «Mi dica, del lungo colloquio qual è stato l'argomento che l'ha convinta che Cristo è veramente risorto e che Dio esiste?». 
«Il gesto con il quale mi ha porto la sedia perché non mi stancassi di aspettare», rispose il vecchietto.

- don Bruno Ferrero -
da: "C'è qualcuno lassù", ed. Elledici




"Dio è eterno, è nato da una donna e rimane con noi ogni giorno.
In questa fiducia viviamo, in questa fiducia troviamo la strada della nostra vita."

- San Cirillo di Alessandria -



"Da Betlemme è la luce
che illumina il mondo,
il Pane che sostenta
la vita degli uomini".

(San Luigi Guanella)




"Amo il presepe, 
questa gaudiosa rivincita del cuore
sulla specularità del pensiero.
Perché, se sui crinali scoscesi della rivelazione
la teologia si inerpica temerariamente,
il presepe, quello popolare dell'800,
non è da meno.
Anzi, la scavalca in arditezza:
col bilico dei Suoi ponti,
col paradosso delle Sue montagne,
con l'anacronismo delle Sue Città,
con la trasognata semplicità dei Suoi personaggi.
Per questo amo il presepe.
Ma lo amo, soprattutto, perché mi suggerisce
un'arditezza ancora più grande:
che Lui, il Signore,
è disposto a ricollocare la Sua culla,
ancora oggi,
tra le pietraie della mia anima inquieta".

- don Tonino Bello -







Buona giornata a tutti e tutte :-) 

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