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giovedì 25 marzo 2021

L'Annuncio a Maria - Giancarlo Ravasi

L'Annuncio a Maria
Quale dev'essere la nostra risposta al dono supremo? Nel racconto dell'annunciazione la risposta è formulata attraverso una autodefinizione di Maria: "Io sono la serva del Signore".
L’ aspetto di umiltà in quella parola "serva" è stato spesso sottolineato e non sempre felicemente, dirottato spesso verso consapevoli o inconsce conclusioni antifemminili: l'umiltà, il nascondimento, la discrezione devono essere le doti della donna che vuole imitare Maria.
In realtà il titolo è solenne, è quello che esprime dignità della sposa ed è anche il titolo classico dei personaggi che devono espletare una funzione decisiva nella storia della salvezza: servo del Signore è Abramo, è Mose, Giosuè, è Davide, sono i profeti e "Servo del Signore" per eccellenza sarà il Messia: Maria ha la coscienza che in lei, donna semplice e comune, Dio ha realizzato l'intervento grandioso e definitivo della salvezza "attesa da tutte le generazioni".
Maria afferma, quindi, la piena coscienza della sua vocazione e del suo destino: E da questo momento in avanti la sua missione è quella di accogliere il dono sublime di quel figlio: "avvenga di me quello che hai detto". 
Con questa adesione nella fede e nell'amore Maria diventa l'emblema del vero discepolo di Dio.

- card. Gianfranco Ravasi -



“L’unica cosa che lo Spirito Santo richiede da noi è solo di dargli il nostro tempo, anche se all’inizio esso dovesse sembrare tempo perso. Io non dimenticherò mai la lezione che un giorno mi fu data a questo riguardo. Dicevo a Dio: “Signore, dammi il fervore e io ti darò tutto il tempo che vuoi per la preghiera”.
Nel mio cuore trovai la risposta: “Dammi il tuo tempo e io ti darò tutto il fervore che vuoi nella preghiera.”

- padre Raniero Cantalamessa -


 E' difficile vivere dei tuoi annunci, Dio.

"Il Signore è con te".
Messaggio da ricordare nelle veglie e all'aurora.
Desiderio che Lui cresca e io diminuisca.
Disponibilità totale a lasciarlo crescere, dentro di te.
E dentro ogni uomo che lo riconosca
Emanuele: Dio con noi, ieri, oggi e sempre.
"Come è possibile?"
Eterno dubbio, per chi ha difetti e paure.
Per chi preferisce scegliere le sue rinunce.
E cercar regole esatte e sentieri ben noti.
Per paura di dar "tutto
quanto è indispensabile per vivere."

"E l'angelo partì da lei."
E’ sempre faticoso accettare le partenze.
E credere che è bene che Tu vada.
Perchè verrà uno Spirito consolatore.
E l’Altissimo tutto coprirà: con la sua ombra e potenza.

"Hai guardato l'umiltà della tua serva."
Con uno sguardo che scava fino al punto di giuntura.
Ora siamo noi "schiavi e figli della tua schiava".
Chiamati a fissare lo sguardo del cuore in Te.
In attesa che ci sia possibile vedere.
Il tuo volto che splende, su ogni uomo che cerca la pace.
E nell’attesa, credere.
Che la tua legge è perfetta e rinfranca il cuore.
E che è dentro di noi, non troppo in alto o aldilà del mare.
Fissare lo sguardo. Fino a non veder più.
Nulla intorno. Cose mutevoli e persone che giudicano.
Libertà totale, libertà interiore.
Semplificazione totale, che tutto riduce ad una sola cosa.
In Te siamo, in Te esistiamo.
Che Tu sia tutto in tutti.

- Stefania Perna -


annunciazione del Beato Angelico

Buona giornata a tutti. :-)





sabato 29 ottobre 2016

La storia di un uomo che voleva dannarsi, ma non aveva fatto i conti con la Madonna... - Tito Casini

C'era anticamente un uomo il quale si voleva dannare.
Non dico che si fosse proprio proposto di andare all'inferno: dico che s'era messo per una strada da finire in quel brutto posto. 
Da buon cristiano qual era stato in principio, s'era a poco a poco voltato al male, e, facendo un giorno peggio dell'altro, dì cristiano non aveva ormai più che il battesimo. 
Niente più messe (figurarsi le funzioni), né per Pasqua né per Natale, niente più prediche né vangeli, niente più confessioni né comunioni, niente più vigilie né quaresime né quattro tempora, niente più divozioni, niente più preghiere, e al posto di tutto questo tutti e sette i vizi del catechismo...
Dite se non è questa la strada che mena alla dannazione.
Vero è che per dannarsi bisogna fare i conti con la Madonna, vale a dire con una mamma. Una mamma! Io mi ricordo di quand'ero piccino e, qualche volta, per un capriccio, per rabbia ch'essa m'avesse tirato via da un pericolo, levato di mano un vetro o un coltello, raccattavo un sasso o un bacchetto e facevo l'atto di andarle contro per picchiarla. 
Nel movermi inciampicavo, andavo in terra, piangevo, e mamma lesta a rizzarmi, pigliarmi in collo, baciarmi, picchiare e chiamar brutto, cattivo, il sasso o il bacchetto che m'aveva fatto cascare, che aveva fatto cascare il suo bambino tanto buono... 
La Madonna è una mamma.
L'unica cosa di cui non si fosse proprio del tutto scordato, quest'uomo che si ricordava di Dio e dei santi soltanto per bestemmiarli, era giust'appunto la Madonna.
A volerle bene e a pregarla in modo speciale lo aveva avvezzato fin da piccino la sua mamma, ripetendogli di continuo, e con discorsi e con esempi, che non sarebbe finito del tutto a male chi si fosse mantenuto in qualche maniera devoto della Madonna.
La Madonna, infatti è la porta del paradiso, è il rifugio dei peccatori, è la nostra avvocata - e il tale per aver detto così, e la tale per aver fatto in quel modo, e i tali perché so io, s'erano tutti salvati...
Un po' per il ricordo della sua mamma, un po' perché le cose imparate da piccini è difficile che qualche cosa non lascino, questo pover uomo, mentre faceva di tutto per andare all'inferno, pregava ancora la Madonna e teneva la sua immagine a capo del letto.
La pregava a quel modo. Il rosario, che la Madonna ha tanto gusto a sentirselo dire, nemmen si ricordava che cosa fosse; aveva a poco a poco dimenticato le litanie, la salveregina; non sapeva più che l'avemmaria, e due o tre avemmarie borbottate fra lo svestirsi e l'addormentarsi, ogni sera, eran tutte le sue divozioni...
Arrivò al punto, camminando sempre per quella strada sciagurata, di scordare anche quella, e della Madonna non gli rimase che il nome, Maria, forse perché era scritto ai piedi della sua immagine, che gli pendeva sopra il letto... Se fosse stato meno duro, avrebbe sentito, da quell'immagine, le lacrime gocciargli sul viso, mentre dormiva.
La Madonna piangeva su quel figliolo che le tornava ogni notte con l'anima sempre più nera, col cuore sempre più chiuso alle sue ispirazioni, ai suoi amorosi rimproveri; e vegliandolo, come una mamma il suo piccino malato, perché la morte non lo venisse a pigliare mentr'era così in disgrazia di Dio, pregava, diceva per lui le divozioni, il confiteor, l'atto di contrizione.
Ma, se la Madonna piangeva, nemmeno lui, il figliol prodigo, era contento. Eh, no, alla tavola del diavolo la vera allegrezza non si trova, per quanto possano sul principio parer dolci i suoi vini.
È la dolcezza del veleno, che si converte in amarezza appena dal palato è disceso in corpo. Se tanti, Purtroppo, seguitano e seguitano a bere, è perché il diavolo li ha ormai ubriacati e credono che il rimedio consista nel bere ancora dell'altro, finché tanto ne bevono che finiscono per scoppiare.
Se avesse dato retta ai rimorsi che sentiva in sé dopo ogni stravizio; se avesse ascoltato il cuore che gli metteva a confronto il suo stato d'ora (dico quanto a esser contento) col suo stato di prima, di quando andava alla messa, alle funzioni, alle prediche, di quando si confessava e comunicava, diceva il rosario e le divozioni, di quando insomma era un buon cristiano, l'uomo si sarebbe forse ravvisto, e la Madonna avrebbe cessato di versare quelle sue lacrime di mamma, di cui il demonio rideva. Invece, per acchetare i rimorsi, per non sentir que' paragoni, egli si buttava da un peccato in un altro, da uno stravizio in uno stravizio peggiore - e la morte intanto si avvicinava.
Anche il pozzo dei peccati però ha un fondo, dopo il quale non c'è che tornare a galla o sprofondar senza rimedio in casa del diavolo, Che Dio ci guardi dall'arrivare a quel limite; e se per disgrazia ci s'arrivasse, ci guardi almeno dalla disperazion di salvarci, che sarebbe uno dei peccati contro lo Spirito Santo, il peccato che condusse Giuda a impiccarsi quando ancora poteva chieder perdono a Gesù!
Se non era ancora arrivato a questo, l'uomo si trovava già coi piedi sulla botola dell'inferno. La disperazione era prossima, e si sarebbe buttato ormai allo sbaraglio se non era... Eh, chi poteva essere se non quella santissima Vergine, cui egli non alzava più neppure uno sguardo, ne pronunziava appena il nome, Maria, con quella stessa bocca con cui aveva per tutto il giorno bestemmiato il suo Figliolo e i suoi santi? Fatto sta che una notte, dopo essersi involtolato nel male più di un rospo nella belletta di un pantano, rientrò in casa, cotto dal vino, rovinato dal gioco, con un gran disgusto di sé, con la disperazione nel cuore e la tentazione di ammazzarsi.
Figuratevi se pensò a dire le divozioni! Nell'atto però di cominciare a svestirsi, alzò, per caso o per abitudine, gli occhi all'immagine sopra il letto e cercò la parola, il nome, le cinque lettere a cui s'era ridotta la sua preghiera, la sua fede, la sua speranza: Maria.
Ma gli occhi - disorientati forse dal vino? - videro in altr'ordine le cinque note che suonarono tanto dolci in bocca all'arcangelo Gabriele, e lessero, invece di Maria: Riama.
Provvido errore - se fu errore! Al suo spirito, che, incerto fra la morte e la vita, riluttante a quella per il disgusto e a questa per il terrore, si chiedeva gemendo che cosa fare, quella parola, quel nome invertito fu la risposta, la risposta illuminante, consolante, acquietante: Riama.
Riama: ama di nuovo, ama come una volta, come quand'eri bambino, come quando dicev i le divozioni...

E le antiche divozioni rifiorirono come per miracolo prima nel cuore e poi sui labbri bruciati dalla bestemmia: Ave, Maria, gratia plena...
Piegato a terra da una forza dolce e invisibile, l'uomo abbandonò fra le mani il viso sulla sponda del letto, sotto l'immagine, e pianse, e pianse, e pianse.
E la Madonna cessò di piangere; la Madonna sorrise, perché quel suo figliolo era salvo.

- Tito Casini - 

Madonna della Misericordia, 1472
Domenico Ghirlandaio, Cappella Vespucci,
Chiesa di Ognissanti, Firenze, Italy


Maria è la stella dell'evangelizzazione perché non ha portato una parola particolare a un popolo particolare [...] ha portato la Parola fatta carne a l'ha portata (anche fisicamente) al mondo intero! Non ha mai predicato, non ha pronunziato che pochissime parole, ma era piena di Gesù e dovunque andava ne spandeva il profumo.

- Padre Raniero Cantalamessa -


"Se qualche volta non sai come parlargli o che cosa dirgli, oppure non osi cercare Gesù dentro di te, rivolgiti a Maria, "tota pulchra" – tutta pura, meravigliosa –, per confidarle: Madonna, Madre nostra, il Signore ha voluto che fossi tu, con le tue mani, a guidare Dio: insegnami – insegna a tutti noi – a parlare a tuo Figlio!"

- San Josemaría Escrivà de Balaguer -


Tutta bella sei Maria
E la macchia originale non è in te
Tu gloria di Gerusalemme
Tu letizia di Israele
Tu onore del nostro populo
Tu avvocata dei peccatori
O Maria, o Maria,
Vergine prudentissima, Madre clementissima
Prega per noi Gesù,
Intercedi per noi presso il Signore Gesù Cristo.


Buona giornata a tutti. :-)







lunedì 16 giugno 2014

Calma – Padre Michel Quoist -

Signore,
fa' che con calma
riempia le mie giornate,
come il mare lentamente
ricopre tutta la spiaggia;



illumina la mia vita
come i raggi del tuo sole
fanno cantare
la superficie delle acque.

(Padre Michel Quoist)




“L’unica cosa che lo Spirito Santo richiede da noi è solo di dargli il nostro tempo, anche se all’inizio esso dovesse sembrare tempo perso.

Io non dimenticherò mai la lezione che un giorno mi fu data a questo riguardo. Dicevo a Dio: “Signore, dammi il fervore e io ti darò tutto il tempo che vuoi per la preghiera”.

Nel mio cuore trovai la risposta: “Dammi il tuo tempo e io ti darò tutto il fervore che vuoi nella preghiera”.



( Padre Raniero Cantalamessa)


Jean Guitton (Saint-Etienne 18 agosto 1901 – Parigi 21 marzo 1999) 
L’ultima cena di Gesù, partenza di Giuda
acquarello

Insegnami il tempo

Dio mio,
insegnami ad usare bene il tempo che tu mi dai
e ad impiegarlo bene, senza sciuparne.
Insegnami a prevedere senza tormentarmi,
insegnami a trarre profitto dagli errori passati,
senza lasciarmi prendere dagli scrupoli.
Insegnami ad immaginare l'avvenire
senza disperarmi che non possa essere
quale io l'immagino.
Insegnami a piangere sulle mie colpe
senza cadere nell'inquietudine.
Insegnami ad agire senza fretta,
e ad affrettarmi senza precipitazione.
Insegnami ad unire la fretta alla lentezza,
la serenità al fervore, lo zelo alla pace.
Aiutami quando comincio,
perché è  proprio allora che io sono debole.
Veglia sulla mia attenzione quando lavoro,
e soprattutto riempi Tu i vuoti delle mie opere.
Fa' che io ami il tempo
che tanto assomiglia alla Tua grazia
perché esso porta tutte le opere alla loro fine
e alla loro perfezione
senza che noi abbiamo l'impressione
di parteciparvi in qualche modo.

(Jean Guitton)




….Signore questa sera ti offro, 
per tutte le persone che non ti conoscono, 
o per tutte quelle che non pensano a pregare, 
questa biancheria candida, più morbida, 
più vaporosa, 
questa biancheria che profuma 
dell’amore delle mamme 
e di quello delle spose.
Ti offro tutti questi gesti quotidiani che,
ripetuti mille volte,
intessono nell’ ombra belle vite, 
vite meravigliose di umili
che sanno che amare significa resistere, 
ben al di là delle fatiche.


(Risponde il Signore) 

“Figliola, te l’ho mai detto? 
Te lo dico, e tu dillo ai tuoi fratelli: 
il Regno dei Cieli assomiglia ad una donna 
che, per tutta la vita, 
della biancheria sporca fa biancheria pulita, 
e non per il potere del detersivo miracoloso, 
ma col miracolo dell’amore, 
Ogni giorno silenziosamente donato”.

- Padre Michel Quoist -




Buona giornata a tutti. :-)

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