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venerdì 11 dicembre 2015

La stella verde - Don Angelo Saporiti -

In cielo c'erano migliaia di stelle di tutti i colori: bianche, argentate, dorate, rosse, blu e verdi.
Un giorno andarono da Dio e dissero: "Desideriamo andare sulla terra e poter vivere tra la gente".
"Così sia", rispose Dio. "Io vi lascio così piccole come siete, così che discretamente possiate scendere sulla terra".
E così, in quella notte, ci fu una meravigliosa pioggia di stelle. Qualcuna si fermò sul campanile, qualcun'altra volò con le lucciole sopra i campi, qualcun'altra ancora si mescolò tra i giocattoli dei bimbi, così che la terra era meravigliosamente scintillante.
Con il passare del tempo però le stelle decisero di lasciare la gente sulla terra e di fare ritorno in cielo.
"Perché siete tornate indietro?" chiese loro Dio.
"Signore, non potevamo stare sulla terra, dove c'è così tanta miseria, ingiustizia e violenza".
"Sì", disse Dio, "il vostro posto è qui in cielo. La terra è il luogo delle illusioni, il cielo è invece il luogo dell'eternità e della vita senza fine".
Quando tutte le stelle furono tornate indietro, Dio le contò e si accorse che ne mancava una. "Manca una di voi. Ha forse preso la strada sbagliata?"
Un angelo, che era nelle vicinanze, disse: "No, Signore, una stella ha deciso di rimanere tra la gente. Ha scoperto che il suo posto era là, dove c'è l'imperfezione, il limite, la miseria e il dolore".
"E chi è quindi questa stella?", volle sapere Dio.
"E' la stella verde, l'unica con questo colore, la stella della speranza".
Così quando ogni sera le stelle guardavano di sotto vedevano la terra meravigliosamente illuminata, perché in ogni dolore umano c'era una stella verde.
Prendi ora questa stella, la stella verde nel tuo cuore.
La stella della speranza non lasciarla andare via. Non lasciare che si spenga!
Stai sicuro: lei brillerà sul tuo cammino e con il tuo cuore illuminato contagerà altre persone.

- Don Angelo Saporiti -
Da: Commento sul Natale



Gesù Bambino nel presepio alla Santa Casa di Loreto


A Luigi Giussani

Come cantare il Natale se non nell’evidenza semplice di quell’avvenimento che ha cambiato la storia?
Il Figlio di Dio si è fatto uomo fra gli uomini 
per donare a ciascuno la felicità senza fine. 
Non luci sfavillanti che affogano 
nella melassa dei buoni sentimenti 
la notizia più rivoluzionaria mai udita, 
ma il miracolo di Dio che sceglie 
la forma più fragile di umanità 
per farsi compagno di strada a ciascuno di noi. 
E noi, moderni pastori 
spesso frastornati da tante parole vane 
ascoltiamo ancora una volta la notizia della salvezza: 
"Ecco, vi annunzio una grande gioia". 
L’unica nella vita capace di asciugare ogni lacrima.
Corrono i pastori,
corrono gli uomini di buona volontà. 
E corre il cuore, 
che trema di letizia nell’abbraccio di quel Bimbo. 
Non più lacrime, 
ma una compagnia quotidiana 
del bene che non finisce. 
Buon Natale. Natale santo.

da: CulturaCattolica




Tempo di Avvento ...
..."L'ardire " di parlare con Dio ... presentare a lui il fardello e la miseria della nostra esistenza è il tratto essenziale dell’essere cristiano ...

...L'Avvento non è un gioco santo della liturgia in cui essa, per così dire, ci fa ripercorrere ancora una volta le vie del passato, ci mostra di nuovo chiaramente la situazione di un tempo affinché noi ora possiamo tanto più gioiosamente e beatamente gustare la salvezza di oggi. Dovremmo piuttosto riconoscere che l'Avvento non è un puro ricordo o una rappresentazione del passato, bensì che il nostro presente e la nostra realtà odierna sono anch'essi "Avvento": la Chiesa non gioca ma ci richiama a ciò che rappresenta la verità anche della nostra esistenza cristiana...
E' perciò un tratto essenziale dell'esistenza cristiana anche l'ardire di parlare con Dio - come ha fatto l'uomo Giobbe - da "dentro" il moto di ribellione e di contestazione del nostro male. E' un fattore essenziale il non ritenere che si possa presentare a Dio solo una metà della nostra esistenza e gli si debba risparmiare l'altra, perché forse con ciò potremmo irritarlo. No: proprio davanti a Lui, noi possiamo e dobbiamo disporre, in tutta sincerità, il fardello e la miseria della nostra esistenza...

Card. Joseph Ratzinger  -
da: "Vom Sinn des Christseins" -



Pintoricchio - Natività



Buona giornata a tutti. :-)

domenica 6 dicembre 2015

Quel bambino - Chiara Lubich -

 Quando ti preghiamo, Gesù, nel nostro cuore, quando ti adoriamo nell'Ostia Santa dell'altare, quando conversiamo con te presente in Cielo, e a te diciamo il nostro grazie per la vita e su te versiamo il pentimento dei nostri sbagli, e da te invochiamo le grazie di cui abbiamo bisogno, sempre ti pensiamo adulto, Signore.
Ora ecco che, luce sempre nuova, ogni anno ritorna Natale e, come una rinnovata rivelazione, ti mostri a noi bambino, neonato in una culla, e un'onda di commozione ci invade. E non sappiamo più formulare parola, né osiamo chiedere, né ci sentiamo di pesare su tante minuscole forze seppur onnipotenti.
Il mistero ci ammutolisce ed il silenzio adorante dell'anima si confonde con quello di Maria, la quale, alla dichiarazione dei pastori che udirono il celeste canto degli angeli, "serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19).
Il Natale: quel Bambino sempre ci appare come uno dei misteri più sconcertanti della nostra fede, perché è principio della rivelazione dell'amore di Dio per noi che poi s'aprirà in tutta la sua divina, misericordiosa, onnipotente maestosità.

- Chiara Lubich -





 L'unico modo corretto di metterci di fronte al Signore - nella preghiera e nella vita - è quello di sentirsi costantemente bisognosi del suo perdono e del suo amore. Le opere buone le dobbiamo fare, ma non è il caso di calcolarle e tanto meno di vantarsene. Come pure non è il caso di fare confronti con gli altri. Il confronto con i peccati degli altri, per quanto veri essi siano, non ci avvicina al Signore.  



- Bruno Maggioni -
da: “Bisognava fare festa”, Ed. Messaggero






Buona giornata a tutti. :-)




domenica 29 novembre 2015

Il Dare - Kahlil Gibran -


Allora un uomo ricco disse: Parlaci del Dare.
E lui rispose:
Date poca cosa se date le vostre ricchezze.
E' quando date voi stessi che date veramente.
Che cosa sono le vostre ricchezze se non ciò che custodite e nascondete nel timore del domani?
E domani, che cosa porterà il domani al cane troppo previdente che sotterra l'osso nella sabbia senza traccia, mentre segue i pellegrini alla città santa?
E che cos'è la paura del bisogno se non bisogno esso stesso?
Non è forse sete insaziabile il terrore della sete quando il pozzo è colmo?
Vi sono quelli che danno poco del molto che possiedono, e per avere riconoscimento, e questo segreto desiderio contamina il loro dono.
E vi sono quelli che danno tutto il poco che hanno.
Essi hanno fede nella vita e nella sua munificenza, e la loro borsa non è mai vuota.
Vi sono quelli che danno con gioia e questa è la loro ricompensa.
Vi sono quelli che danno con rimpianto e questo rimpianto è il loro sacramento.
E vi sono quelli che danno senza rimpianto né gioia e senza curarsi del merito. Essi sono come il mirto che laggiù nella valle effonde nell'aria la sua fragranza. Attraverso le loro mani Dio parla, e attraverso i loro occhi sorride alla terra.
E' bene dare quando ci chiedono, ma meglio è comprendere e dare quando niente ci viene chiesto.
Per chi è generoso, cercare il povero è gioia più grande che dare.
E quale ricchezza vorreste serbare?
Tutto quanto possedete un giorno sarà dato.
Perciò date adesso, affinché la stagione dei doni possa essere vostra e non dei vostri eredi.
Spesso dite: "Vorrei dare ma solo ai meritevoli".
Le piante del vostro frutteto non si esprimono così né le greggi del vostro pascolo. Esse danno per vivere, perché serbare è perire.
Chi è degno di ricevere i giorni e le notti, è certo degno di ricevere ogni cosa da voi.
Chi merita di bere all'oceano della vita, può riempire la sua coppa al vostro piccolo ruscello.
E quale merito sarà grande quanto la fiducia, il coraggio, anzi la carità che sta nel ricevere?
E chi siete voi perché gli uomini vi mostrino il cuore, e tolgano il velo al proprio orgoglio così che possiate vedere il loro nudo valore e la loro imperturbata fierezza?
Siate prima voi stessi degni di essere colui che dà e allo stesso tempo uno strumento del dare.
Poiché in verità è la vita che dà alla vita, mentre voi, che vi stimate donatori, non siete che testimoni.
E voi che ricevete - e tutti ricevete - non permettete che il peso della gratitudine imponga un giogo a voi e a chi vi ha dato.
Piuttosto i suoi doni siano le ali su cui volerete insieme.
Poiché preoccuparsi troppo del debito è dubitare della sua generosità 
che ha come madre la terra feconda, e Dio come padre.

- Kahlil Gibran - 
da: " Il Profeta"



Tu presti fede a quel che senti dire.
Ma dovresti credere
a quanto non vien detto:
il silenzio dell'uomo
si accosta alla verità
più della sua parola.

- Kahlil Gibran -



Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia!


- Kahlil Gibran -



Buona giornata a tutti. :-)