venerdì 1 agosto 2025

Come San Francesco chiese ed ottenne l’indulgenza del Perdono

 Una notte dell'anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l'altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli.

Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore!

Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime.
La risposta di Francesco fu immediata: "Signore, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe".

"Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio Vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza".

E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta.

Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: "Per quanti anni vuoi questa indulgenza?".
Francesco scattando rispose: "Padre Santo, non domando anni, ma anime".

E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: "Come, non vuoi nessun documento?". E Francesco: "Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l'opera sua; io non ho bisogno di alcun documento: questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni".

E qualche giorno più tardi, insieme ai Vescovi dell'Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: "Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!".

La predica davanti a Papa Onorio III - Basilica Superiore di Assisi, Italy

L'Indulgenza: che cosa è?
I peccati non solo distruggono o feriscono la comunione con Dio, ma compromettono anche l'equilibrio interiore della persona e il suo ordinato rapporto con le creature. Per un risanamento totale, non occorrono solo il pentimento e la remissione delle colpe, ma anche una riparazione del disordine provocato, che di solito continua a sussistere.
In questo impegno di purificazione il penitente non è isolato. Si trova inserito in un mistero di solidarietà, per cui la santità di Cristo e dei santi giova anche a lui. Dio gli comunica le grazie da altri meritate con l'immenso valore della loro esistenza, per rendere più rapida ed efficace la sua riparazione.
La Chiesa ha sempre esortato i fedeli a offrire preghiere, opere buone e sofferenze come intercessione per i peccatori e suffragio per i defunti.
Nei primi secoli i Vescovi riducevano ai penitenti la durata e il rigore della penitenza pubblica per intercessione dei testimoni della fede sopravvissuti ai supplizi. Progressivamente è cresciuta la consapevolezza che il potere di legare e sciogliere, ricevuto dal Signore, include la facoltà di liberare i penitenti anche dei residui lasciati dai peccati già perdonati, applicando loro i meriti di Cristo e dei santi, in modo da ottenere la grazia di una fervente carità. I pastori concedono tale beneficio a chi ha le dovute disposizioni interiori e compie alcuni atti prescritti. Questo loro intervento nel cammino penitenziale è la concessione dell'indulgenza.

(C.E.l. - Catechismo degli adulti, n. 710)




Il Perdono di Assisi (dal 28 Luglio al 4 Agosto)

Come ottenere l'Indulgenza Plenaria del Perdono d'Assisi

(Per sé o per i defunti)

Dal mezzogiorno del primo agosto alla mezzanotte del giorno seguente (2 agosto), oppure, col permesso dell'Ordinario (Vescovo), nella domenica precedente o seguente (a decorrere dal mezzogiorno del sabato fino alla mezzanotte della domenica) si può lucrare una volta sola l'indulgenza plenaria.

CONDIZIONI RICHIESTE:

1 - Visita, entro il tempo prescritto, a una chiesa Cattedrale o Parrocchiale o ad altra che ne abbia l'indulto e recita del “Padre Nostro” (per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo) e del “Credo” (con cui si rinnova la propria professione di fede).

2 - Confessione Sacramentale per essere in Grazia di Dio (negli otto giorni precedenti o seguenti).

3 - Partecipazione alla Santa Messa e Comunione Eucaristica.

4 - Una preghiera secondo le intenzioni del Papa (almeno un “Padre Nostro” e un'“Ave Maria” o altre preghiere a scelta), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice.

5 - Disposizione d'animo che escluda ogni affetto al peccato, anche veniale.

Le condizioni di cui ai nn. 2, 3 e 4 possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti quello in cui si visita la chiesa; tuttavia è conveniente che la Santa Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa siano fatte nello stesso giorno in cui si compie la visita.


Preghiera per il Perdono di Assisi

 Signore mio Gesù Cristo, vi adoro presente nel Santissimo Sacramento e,
pentito delle mie colpe, vi prego di concedermi la santa Indulgenza
del Perdono di Assisi, che applico a beneficio dell'anima mia
ed a suffragio delle anime sante del Purgatorio.
Vi prego secondo l'intenzione del Sommo Pontefice per l'esaltazione
della Santa Chiesa e per la conversione dei poveri peccatori.

Cinque Pater, Ave e Gloria, secondo l'intenzione del Santo Pontefice, per i bisogni della Chiesa. Un Pater, Ave e Gloria per l'acquisto delle SS. Indulgenze.




Buona giornata a tutti. :-)





giovedì 31 luglio 2025

Sant' Ignazio di Loyola, Sacerdote, 31 luglio

 Il Maligno somiglia a coloro che fanno la voce grossa coi deboli, ma si indeboliscono dinanzi ai forti: "E' proprio del nemico indebolirsi, perdersi d'animo e indietreggiare con le sue tentazioni quando la persona che si esercita nelle cose spirituali si oppone con fermezza alle sue tentazioni. 
Ma se, al contrario, la persona comincia ad avere timore o a perdersi d'animo nel fronteggiare le tentazioni, non c'è sulla faccia della terra bestia più feroce di lui". 
Molto spesso, quindi, Satana gioca le sue carte da bravo illusionista per ingenerare nel nostro animo lo scoraggiamento. 
Non c'è niente che gli torni più utile, visto che lui può aumentare la sua forza nella misura in cui diminuisce la resistenza del battezzato nel combattimento spirituale. 
Quando ci fa credere di avere la situazione in pugno è invece il segno della sua debolezza: appunto perché percepisce il suo indebolimento, fa in modo che la persona si perda d'animo, così da recuperare il terreno perduto precedentemente nella lotta.

- Sant'ignazio di Loyola - 


Gli esercizi spirituali: un dono di Maria

Sant’Ignazio «volendo inaugurare degnamente la sua nuova vita militare, vegliò tutta una notte in armi all’altare della Vergine; e poco dopo, ritiratosi nella grotta di Manresa, ammaestrato dalla stessa Madre di Dio nell’arte di combattere le battaglie del Signore, ricevette come dalle mani di Lei quel perfetto codice di leggi (perché così con tutta verità possiamo chiamarlo) di cui deve far uso ogni buon soldato di Gesù Cristo. 
Alludiamo agli Esercizi spirituali, dal cielo - secondo la tradizione - dati a sant’Ignazio; non quasi che si debbano disprezzare altri metodi di esercizi da altri usati; ma in quelli che si compiono secondo il metodo ignaziano, tutto il disegno è così sapientemente combinato, ogni parte è così strettamente connessa con l’altra, che ove non si resista alla grazia divina, rinnovano l’uomo, per così dire, radicalmente e lo rendono tutto sottomesso alla volontà divina».

- papa Pio XI - 

Lettera apostolica "Meditantibus nobis", 3 dicembre 1922



Anima di Cristo, santificami. 
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua dei costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, esaudiscimi.
Fra le tue piaghe ascondimi.
Non permettere ch'io mi separi da te.
Dal nemico maligno difendimi.
Nell'ora della morte chiamami.
E comanda che io venga a te.
Affinché ti lodi con i tuoi santi nei secoli eterni.
Così sia.

- Preghiera di Sant' Ignazio -



Accogli Signore la mia totale libertà. 
Ricevi la memoria, l’intelligenza, la volontà. 
Quanto ho e possiedo, mi è stato donato da te. 
A te lo riconsegno, a te lo affido. 
Guidami secondo la tua volontà. 
Regalami soltanto l’amore a te, Signore. 
Questo mi basta. 
Non ti chiedo altro. 


- Sant' Ignazio di Loyola - 



"Per essere certi in tutto, dobbiamo sempre tenere questo criterio: quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la Chiesa gerarchica. Infatti noi crediamo che lo Spirito che ci governa e che guida le nostre anime alla salvezza è lo stesso in Cristo nostro Signore, lo sposo, e nella Chiesa sua sposa; poiché la nostra santa madre Chiesa è guidata e governata dallo stesso Spirito e signore nostro che diede i dieci comandamenti"

- Sant' Ignazio di Loyola - 

da: Esercizi Spirituali, tredicesima Regola per sentire con la Chiesa



Buona giornata a tutti. :-)

martedì 29 luglio 2025

Il tempo è uno splendido regalo - Padre Michel Quoist

 Il tempo è uno splendido regalo che Dio ci fa.
Egli ne domanderà il conto esatto.
Ma non temere, Dio non è un cattivo padrone.
Non ci dà nessun lavoro senza offrirci i mezzi per compierlo.
Si ha sempre il tempo di fare ciò che Dio ci dà da fare.
Quando ti manca il tempo per eseguire tutto,
fermati qualche istante e prega.
Poi stabilisci l'impiego della tua giornata sotto lo sguardo di Dio.
Tralascia ciò che lealmente sai di non poter portare a termine,
anche se gli uomini vi insistono e non comprendono,
perché Dio non te lo dà da fare.
Tu non hai, quindi, mai troppo lavoro da compiere.
Quando hai scoperto ciò che Dio desidera vederti fare,
allora lascia tutto e dedicati interamente a questo compito,
Dio ti aspetta là, in quel momento, in quel posto e in nessun altro luogo.

- Padre Michel Quoist -

Salvator Dalì - Esplosione



Bisogna regalare ai genitori i nostri giorni, il nostro tempo, 
quello che si dice di non avere mai... 
Ma allora quale tempo in più ci regala Dio?
Quello che noi regaliamo e che doniamo agli altri, 
che ci torna indietro decuplicato.
"Cerca dentro di te i giorni che non credevi di avere, cercali... 
Io te li ho dati".

- Roberto Benigni -









Più l'acqua passa lentamente nella caffettiera,
migliore è il caffè.

Prendi il tempo necessario
per far passare la tua vita attraverso il filtro
del tuo spirito e della tua coscienza,
e la tua vita sarà realizzata.

E’ vivendo più personalmente che diventerai
sempre meno un individuo,
sempre più una persona.

Se tu aiuti un altro a riflettere su un film,
un articolo, una persona…
Se lo aiuti a “prendere coscienza”
di una situazione concreta,
di un avvenimento che lo aspetta…
Se lo aiuti ad essere più presente
in una certa circostanza della sua vita,
lo aiuti a crescere…

- Padre Michel Quoist -



Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it

domenica 27 luglio 2025

Devi diventare Uno! - Osho

 Il Maestro Zen Gutei era solito alzare un dito ogni volta che rispondeva alle domande dei suoi discepoli.
Prova a osservare la tua vita: se stai facendo qualcosa e tutto a un tratto smetti, chi se ne accorge?
Ti tieni occupato con cose banali dalla mattina alla sera, e come unico risultato alla sera sei stanco morto e te ne vai a dormire.
Al mattino poi sei pronto a ricominciare tutto da capo – ancora le stesse cose inutili. È un circolo vizioso: vivi una vita non-essenziale, ti incontri con altri esseri non-essenziali, ti ci attacchi…
Ma hai una tale paura a dare un’occhiata alla banalità di questa vita, che continui a volgere le spalle, è troppo deprimente rendersi conto della banalità della tua vita – «Ma che sto facendo?»
E se poi ti accorgi che tutto quello che stai facendo è assolutamente inutile, il tuo ego va a pezzi, perché l’ego si sente importante solo quando fai qualcosa che giudichi di capitale importanza.
E così ti inventi dei significati per le cose insulse che continui a fare. Devi credere che stai facendo il tuo dovere di cittadino, che stai servendo la patria, la famiglia, l’umanità – come se senza di te le cose non potessero andare avanti. In realtà niente di quello che stai facendo è importante, ma tu devi dargli un significato, come potrebbe altrimenti sopravvivere il tuo ego?
Vivi nell’ignoranza e continui a fare cose non-essenziali. E qualunque cosa tu faccia, persino le tue meditazioni, le tue preghiere, il tuo andare a messa… tutto è futile.
Anche se preghi non può essere una cosa più profonda che leggere il giornale, perché il problema non è quello che fai, il problema è come sei tu. Se tu hai profondità, allora dovunque tu vada, qualunque cosa tu faccia, le tue azioni saranno essenziali, profonde.
Ma se tu sei superficiale, anche se vai a messa o preghi tutto il giorno, non fa nessuna differenza: entri in chiesa allo stesso modo in cui entreresti al cinema. Tu sei lo stesso, perciò che sia un cinema o una chiesa non può fare molta differenza.
Perché Gutei alzava un dito ogni volta che rispondeva alle domande dei suoi discepoli?
Tutti i tuoi problemi nascono perché non sei uno, sei frammentato, diviso, in conflitto. Tutti i tuoi problemi sorgono perché c’è il caso dentro di te, non c’è nessuna armonia.
Quando la tua mente è divisa non riesci a pregare, non sei in grado di meditare, perché c’è sempre un conflitto dentro di te.
E ricordati questo: la parte in cui ti stai impegnando di più perde energia ogni momento che passa, e la parte avversa, che è poi la parte critica, diventa sempre più forte e alla fine sarà quella che deciderà il tuo comportamento.
Pazienza significa che sei pronto ad aspettare all’infinito. E se sei veramente pronto ad attendere all’infinito, non ti sfiorerà più il pensiero che non è ancora successo niente.
Non ha più alcun senso chiedersi perché si sta sprecando tanto tempo… se sei pronto ad aspettare all’infinito non c’è più niente che vada sprecato, e se la tua attesa è eterna, infinita, l’altra parte non avrà più niente da dire, viene automaticamente resa impotente.
È necessario raggiungere l’unità, annullare la continua lotta interiore. Ecco perché Gutei era solito alzare un dito ogni volta che parlava dello Zen. Con questo gesto intendeva dire: «Sii uno! – e tutti i tuoi problemi saranno risolti».
Vi sono molte religioni, molti cammini spirituali, molti metodi, ma il punto essenziale è sempre lo stesso: devi diventare uno.
Qualunque cosa tu scelga di essere diventa uno, e se riesci ad essere infinitamente paziente, se puoi abbandonarti totalmente, diventerai uno.
Se entrerai in silenzio profondo, se non vi saranno più pensieri e sarai in stato di meditazione, raggiungerai l’unità. Se preghi Iddio e la tua preghiera diventa così intensa che tu non esisti più, ti sei completamente dissolto nella preghiera, questo basterà.
Potando il tuo giardino, se riesci a farti assorbire totalmente da quello che stai facendo, e non vi è più spazio o pensiero per nient’altro – allora sei in meditazione, allora colui che medita è diventato la meditazione – e improvvisamente tutte le onde del maya scompaiono, e tutte le illusioni cadono.
Sei pervenuto tutto a un tratto a un livello diverso, hai raggiunto un differente spazio dell’essere, sei arrivato all’Uno.
Quando tu sei uno, ecco che raggiungi l’Uno, il Supremo.
Quando sei molte persone, quando sei diviso, sei nel mondo. I mondi sono tanti e Dio è Uno.
Ma per conoscere quell’Uno devi prima diventare tu uno, prima d’allora non potrai mai conoscerlo”

- Osho Rajneesh - 
da: "Dieci storie zen", pp. 119-124 



Nella serietà non puoi mai essere libero; nella serietà sarai sempre perseguitato dall’ansia; nella serietà hai sempre paura che qualcosa possa andare storto.
Con me niente può andare storto perché non c’è niente che sia dritto.
Se c’è qualcosa di dritto, allora qualcosa può andare storto; se non c’è niente di dritto, niente può andare storto.
Questo è il significato del concetto orientale di “leela”, gioco.
Sei stato un po’ troppo serio di recente, seriamente… è tempo di lasciar perdere!
Fatti una bella risata e metti da parte i tuoi bei piani.
Davvero non ne hai bisogno.
Ciò che dovrà accadere accadrà e tu hai una scelta: andarci insieme o andarci contro.


- Osho Rajneesh - 



A volte cerchi pietre.
A volte cerchi farfalle.
A volte cerchi fiori.
A volte cerchi la verità.
Ma ricorda sempre:
la bellezza sta nel cercare, non in ciò che trovi.
Quella è soltanto una scusa.

- Osho Rajneesh -
da: "Trova la tua voce interiore"


Buona giornata a tutti.:-)




venerdì 25 luglio 2025

da: "Vivendo nella carne" - don Luigi Giussani

 "...Per cui l'origine della strozzatura, l'origine dell'aridità, l'origine dell'inutilità del tempo che si usa, che si passa, è data da due cose. 

Prima cosa, la mancanza della fede: "Simone, mi ami tu più di costoro?" e lui per tutta la vita si è sentito ripercuotere da quella domanda: quello era un uomo che viveva la fede. O Zaccheo, che ha vissuto tutta la vita sentendo la ripercussione di quella parola. 
" Zaccheo!" - che gli ha detto quell'individuo, strano o altrimenti estraneo. "Anche se non capisco cosa vogliono dire, però sono parole che mi hai detto tu, o Signore. M'hai detto tu di dirle, me le suggerisci tu, attraverso il tuo corpo che è la Chiesa. E' la compagnia che tu mi hai data che mi suggerisce queste parole, per cui devono essere importanti": già questo ti obbliga a una pietas che altrimenti non conosceresti.
E il secondo fattore (il primo è la mancanza di fede) è la mancanza dell'umano, perchè non si possono dire delle parole che non abbiano senso per la mia esistenza: è un'onta, una vigliaccheria,  è una meschinità, è ripugnante. Invece delle parole potete mettere le azioni della giornata, potete mettere il lavoro della giornata. Per questo dicevo che anche il tagliare le fette nello scantinato semibuio (dove regnano i topi!) può essere una cosa grande. I

n che senso è una cosa grande?
Uno, se non si domanda questo non procede più - come abbiamo detto la prima sera gli Esercizi- non cammina più. Ma con che coraggio ripeti certe cose, se non t'accorgi da che cosa insorgono, che cosa giudicano e come cambiano la tua esperienza? " E', se cambia".

- Don Luigi Giussani -
da:  "Vivendo nella carne", pag. 38-39, ed. La Feltrinelli




"Dunque è stato detto che basta ripetere e si capisce di più.
Certamente questa è un'intuizione vera: ripetere fa capire di più, tant'è vero che bisogna scrivere; dicevano gli antichi ai propri scolari : "Semel scriptum, bis lectum": 
Però non è automatico: tu puoi alzarti e ripetere l'Angelus, ripetere le Lodi, ripetere... senza che niente di te si muova. Si muove, per esempio, soltanto la superficie di te: "Com'è bello questo inno. Nel primo chiarore del giorno"! : soltanto un aspetto cutaneo - come quando c'è un brivido che fa venire i brividi - ma non muove nè la mens, questa profonda misura delle cose, nè l'affectus, e tu resti sempre con i piedi impantanati dove sei.
La ripetizione in questo aggrava il tuo problema, non lo diminuisce: "Ho continuamente ripetuto e non ho mai capito, capisco di meno".
Invece occorre - ho detto- che tu sposti: quando ti alzi, devi spostarti.

Spostare che cosa? Spostare l'attenzione della tua mente, che è tesa al niente o sottesa violentemente da immagini non giudicative, non utili, almeno non necessarie. Da questa distrazione in cui normalmente l'uomo vive, devi
"spostarti" a fissare, da una parte, le grandi parole che sull'esperienza umana sono state dette da Gesù e, dall'altra parte, il sanguinoso bisogno che l'esperienza umana ha di parole consimili."

- don Luigi Giussani -
da: "Vivendo nella carne", pag. 42-43, ed. La Feltrinelli



"Il perdono è la misericordia, perchè è Dio, non uomo."
"Comunque, hai sottolineato la caratteristica più stupefacente dell'esperienza cristiana: il trionfo della letizia, il sopravvento della letizia. Non lo dico io, l'ha detto Gesù: "Questo vi ho detto perchè la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena."
Per esempio, il mugugno o il risentimento verso sè stessi perchè si è sbagliato, quando si è sbagliato è sbagliato! - come dice il profeta Osea la dove paragona Dio alla mamma con un bambino - Il bambino sbaglia, la mamma lo abbraccia e lo bacia. Se il bambino dicesse. " Va via, perchè io ho sbagliato", stonerebbe; la mamma risponderebbe: " Ma guarda che io sono mamma, non sono un bambino!
"E' quello che ha risposto Dio al profeta Osea "Sono Dio e non uomo".
Il perdono è la misericordia, perchè è Dio, non uomo.
Ti ringrazio dell'osservazione che hai fatto. Tu hai usato la parola...
Non c'è più tristezza...
Non c'è più tristezza. Ma questo è riverberato e indicato anche nei rapporti umani veri: in un rapporto umano vero di amore non c'è spazio per la tristezza; c'è spazio per il dolore, ma non per la tristezza."

- don Luigi Giussani -
da: "Vivendo nella carne", pag. 112-113, ed. La Feltrinelli



Buona giornata a tutti. :-)

mercoledì 23 luglio 2025

L'elefante incatenato - Jorge Bucay

 Quando ero piccolo adoravo il circo, ero attirato in particolar modo dall'elefante che, come scoprii più tardi, era l'animale preferito di tanti altri bambini.

Durante lo spettacolo faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune... ma dopo il suo numero, e fino ad un momento prima di entrare in scena, l'elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe. Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri. e anche se la catena era grossa mi pareva ovvio che un animale del genere potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire.

Che cosa lo teneva legato?

Chiesi in giro a tutte le persone che incontravo di risolvere il mistero dell'elefante; qualcuno mi disse che l'elefante non scappava perché era ammaestrato... allora posi la domanda ovvia: "se è ammaestrato, perché lo incatenano?". 

Non ricordo di aver ricevuto nessuna risposta coerente.

Con il passare del tempo dimenticai il mistero dell'elefante e del paletto. 

Per mia fortuna qualche anno fa ho scoperto che qualcuno era stato tanto saggio da trovare la risposta: l'elefante del circo non scappa perché è stato legato a un paletto simile fin da quando era molto, molto piccolo.

Chiusi gli occhi e immaginai l'elefantino indifeso appena nato, legato ad un paletto che provava a spingere, tirare e sudava nel tentativo di liberarsi, ma nonostante gli sforzi non ci riusciva perché quel paletto era troppo saldo per lui, così dopo vari tentativi un giorno si rassegnò alla propria impotenza. L'elefante enorme e possente che vediamo al circo non scappa perché crede di non poterlo fare: sulla sua pelle è impresso il ricordo dell'impotenza sperimentata e non è mai più ritornato a provare... non ha mai più messo alla prova di nuovo la sua forza... mai più!

A volte viviamo anche noi come l'elefante pensando che non possiamo fare un sacco di cose semplicemente perché una volta, un po' di tempo fa ci avevamo provato ed avevamo fallito, ed allora sulla pelle abbiamo inciso "non posso, non posso e non potrò mai".

L'unico modo per sapere se puoi farcela è provare di nuovo mettendoci tutto il cuore... tutto il tuo cuore!"

- Jorge Bucay - 
 da: "Déjame que te cuente" di Jorge Bucay - Ed. RBA



Non importa con quanto scrupolo seguirai le indicazioni: avrai sempre l'impressione di aver perso qualcosa, la sensazione sprofondata sotto la tua pelle di non aver vissuto tutto.
C'è quel sentimento di caduta nel cuore, per essere andato troppo in fretta nei momenti in cui avresti dovuto fare attenzione.

 - Chuck Palahniuk -
Il fiume della vita scorre tra le sponde del dolore e del piacere.
Il problema sorge solo quando la mente rifiuta di fluire con la vita e si arena sulle sponde.
Per fluire con la vita intendo l’accettazione: accogliere ciò che viene e lasciar andare ciò che va.

- Sri Nisargadatta Majarj -




Buona giornata a tutti. :-)


lunedì 21 luglio 2025

Donne Mie (prima parte) - Dacia Maraini

 Ovidio secoli fa insegnava ai maschi
giovani romani, soldati, servi, padroni,
come conquistare le donne, nei teatri,
ai mercati, sotto i portici, al mare, in città.
Li esortava a essere tenaci, furtivi, avidi,
rapaci di furbizia e di galanteria. “Sono le
piccole cose a conquistare le teste leggere
delle donne”, diceva. E poi ancora, invitando
a fare buon uso del vino: “sovente ai giovani
rapì la donna il cuore e fu nei vini come fiamma Amore
dentro la fiamma. Ma non ti fidare troppo
di un lume incerto di lucerna, la notte e il vino
nuocciono al giudizio. Chiedi alla luce se una
gemma è pura, se ben tinta di porpora è una lana,
chiedi al giorno se una donna vale. Ma al buio,
sappilo, tutte le donne sono belle uguali.
Ora io voglio rovesciare le tue parole.
Ovidio Nasone, poeta gentile e nemico.
La tua voce festosa io la faccio mia e dico:
se tra voi, donne mie giocate, c’è
qualcuna che non conosce l’arte dell’amore
legga questi versi, sciolti nell’acqua dell’orgoglio,
e fatta esperta, imponga il suo furore.
La mano di una madre selvatica, incontaminata
e secca ci ha guidate vigili al dovere sociale.
La madre tua assolata è una vestale, un carceriere
che ti indica la strada verso il tuo dovere donnesco.
Quella mano perversa e gentile che ti ha
lavato la faccia e il sedere, che ti ha imboccato
e pulito, carezzato e punito, quella mano è
la tua nemica più dura perché è una mano di donna
che ti insegna le regole dell’uomo, la mano
attenta e dolce del padrone sulla testa tua
che è sfottuta e tu non lo sai, donna mia cieca
e sorda, ardita e fiacca. Tu scavi nel tuo
ventre di terra un budello senza aria dove
nascondere e nutrire la tua anima asfittica incolore.
Buttiamo via le bende del pudore!
Gettiamo per una volta il dio del sacrificio
nell’immondizia e guardiamoci negli occhi
impauriti e viziosi per troppa servitù, donne mia amate.

Tu che nasci alla conoscenza del dolore
i calzettoni bianchi sotto il ginocchio,
la gonna corta a scacchi, i capelli a coperta
sulle spalle mingherline, a scuola, a casa,
nelle balere e sui motorini dietro al tuo ragazzo.
La tua bandiera è l’indifferenza truffaldina
degli occhi tuoi dolci di camelia affamata.
Delle altre donne non ti importa niente,
il nitore della pelle, il fulgore dei capelli,
il brillio dei denti ti fanno vincitrice senza
fatica e senza guerra, nell’onda naturale dell’età.
E vai e corri e sei beata di essere te perché
ti attacchi al suo torace fertile di maschio
sapendo che ti vuole come vuole il pane,
con serena languida passione, senza amore.

- Dacia Maraini - 



Eh sì, voi donne quando siete per la strada sembrate dei dipinti, ma siete campane nei salotti, gatte selvatiche in cucina, sante quando offendete, diavoli se vi offendono; prendete per gioco i lavori di casa e vi affaticate soltanto a letto.

- William Shakespeare -
"Otello" 


I 10 comandamenti al femminile

1. La mia libertà non finisce quando mi unisco a qualcun altro
2. Come madre non educo né maschi maschisti, né figlie sottomesse
3. Niente mi terrà zitta se qualcosa non mi piace
4. Non accetterò nessun tipo di violenza contro di me
5. Non mi tradirò mai smettendo di essere chi sono davvero
6. Nessuno, nemmeno il mio partner toccherà il mio corpo se io non voglio
7. Lavorerò per non dipendere economicamente da qualcuno
8. Le zitelle non esistono, io decido se sposarmi o no
9. Non farò io sola le faccende domestiche e questo non mi rende una cattiva    donna
10. Non mi accontenterò di un uomo qualsiasi solo perché i miei figli abbiano  un padre




Buona giornata a tutti. :-)