La riconciliazione con quelli che mi
hanno ferito nel corso della mia vita, non è semplicemente una decisione della
volontà. È piuttosto un processo che secondo me avviene in cinque fasi.
Il primo passo richiede che io lasci
spazio al dolore.
Non debbo scusare troppo presto colui che mi ha ferito. È del
tutto indifferente se l’altro mi ha ferito apposta oppure non poteva fare
altrimenti: il fatto è che mi ha fatto soffrire. E questo dolore devo
nuovamente percepirlo nella sua realtà. Mi sono sentito abbandonato, sminuito,
preso non seriamente in considerazione.
Il secondo passo consiste nel lasciar
spazio alla collera (rabbia).
La collera è la forza di buttare fuori da me
colui che mi ha ferito.
Collera non vuol dire mettermi a gridare contro l’altro
oppure ferirlo a mia volta. Essa consiste invece nel prendere una sana distanza
dall’altro.
Posso dirmi per esempio: non penso più continuamente a lui; gli
impedisco di entrare in casa mia, cioè gli proibisco di abitare nel mio intimo,
di occuparmi continuamente di lui nei miei pensieri.
Nello stesso tempo devo
trasformare in energia questa collera: posso vivere da me stesso; non ho
bisogno dell’altro perché la mia vita abbia un esito positivo.
Il terzo passo si riferisce al
guardare oggettivamente ciò che è accaduto.
Cerco ora di comprendere perché
l’altro mi ha ferito. Forse non ha fatto altro che trasmettere le ferite che a
sua volta aveva ricevuto. Mi sforzo quindi di capire me stesso: per quale
motivo il comportamento dell’altro mi ha fatto soffrire così tanto. Forse
l’altro ha toccato in me un’antica piaga, un posto dove non mi sono ancora
riconciliato con me stesso. Questa riflessione diventa un invito a occuparmi di
questa zona così vulnerabile e ad accettare me stesso con questa mia
vulnerabilità.
Il quarto passo della riconciliazione
con l’altro consiste propriamente nell’atto del perdono.
Perdonare significa
che mi libero dal legame con l’altro.
Lascio che il suo comportamento rimanga
in lui e così mi distacco dall’altro. Il perdono è sempre un segno di forza e
non di debolezza.
Rinuncio a girare continuamente attorno alle mie ferite. Se
queste sono però troppo profonde, non riesco ancora a incontrarmi con l’altro,
nonostante il mio perdono.
Devo allora accettare i miei limiti.
Ho perdonato
all’altro, ma non sono ancora capace di costruire con lui un rapporto normale.
Molti psicologi hanno sperimentato, tra le altre cose, che il perdono è un atto
terapeutico, che rende possibile la guarigione delle proprie piaghe e ci libera
dal rimuginare continuamente il nostro passato. Il perdono ci rende capaci di
impegnarci nel momento presente con tutto il nostro essere.
Il quinto passo della riconciliazione
trasforma le piaghe in perle.
Ildegarda di Bingen sostiene che la riuscita
della vita dipende dal fatto che le nostre piaghe vengano trasformate in perle.
Se compissi soltanto i primi quattro passi, avrei sempre la sensazione di
subire un danno, poiché ero stato ferito in modo veramente grave. Il quinto
passo mi mostra che nelle mie ferite si trova un tesoro prezioso. Là dove mi
hanno ferito sono crollate le mie maschere e ho potuto mettermi in contatto col
mio vero Sé.
Le piaghe mi fanno sentire vivo, mantengono sveglia in me la
nostalgia di Dio e mi aprono verso le persone con le loro ferite. Dato che io
stesso sono stato ferito, posso meglio comprendere le altre persone con le loro
piaghe.
Molti terapeuti e pastori d’anime hanno trasformato le loro piaghe in
perle. Gli antichi greci sapevano già che solo il medico ferito poteva
veramente guarire.
Se le mie piaghe vengono
trasformate in perle, non porto più rancore contro quelli che mi hanno ferito.
Allora il perdono non è soltanto qualcosa di passivo, ma rende possibile la
scoperta delle mie energie e mi dà fiducia di imprimere in questo mondo la
traccia inconfondibile e del tutto personale della mia vita.
- Anselm
Grün -
Alla sera
Dio misericordioso,
oggi sto qui davanti
a te a mani vuote.
Ho la sensazione
che oggi niente mi
sia riuscito.
Non posso esibirti
alcun risultato.
Oggi è stato
difficile con tutte le cose
che mi sono piovute
addosso.
Mi sento stanco.
Non posso dirti
molto.
Non so come devo
giudicare
tutto ciò che è
successo oggi.
Non riesco a classificarlo.
Ma non sono nemmeno
obbligato a farlo.
Lo rimetto a te,
confidando
che tu volgi tutto al
bene.
Prendi quanto è stato
incompiuto
e fragile in questa
giornata e trasformalo,
in modo che diventi
una benedizione
per me e per gli
altri.
Invia ora il tuo
Spirito a quelle persone
con cui ho parlato,
nei cui confronti
sono rimasto debitore
di qualcosa.
Ora non posso
cambiare le cose,
né porvi riparo.
Tocca il cuore di
quelle persone,
affinché non si
sentano paralizzate
dai malintesi, ma
imparino da essi
a trovare soltanto in
te
il loro fondamento.
Oh Dio, manda anche a
me
il tuo Santo Spirito,
affinché io mi faccia
guidare a te
da questa giornata
stancante e
deludente.
Oggi mi hai mostrato
che non posso contare
sulla mia abilità,
sulla mia volontà,
sul mio operato,
che non posso vivere
di successo
e riconoscimento,
ma soltanto del tuo
amore.
Ricolmami ora del tuo
amore,
affinché possa
dormire in pace,
sorretto dalle tue braccia amorevoli,
calmato dai tuoi angeli,
che mi invii
per mostrarmi
la tua vicinanza d'amore.
- Anselm Grün -
Buona giornata a tutti. :-)
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