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giovedì 14 marzo 2024

Fiorita di marzo - Ada Negri

La fioritura vostra è troppo breve,
o rosei peschi, o gracili albicocchi
nudi sotto i bei petali di neve.
Troppo rapido è il passo con cui tocchi
il suolo—e al tuo passar l’erba germoglia
o Primavera, o gioja de’ miei occhi.
Mentre io contemplo, ferma sulla soglia
dell’orto, il pio miracolo dei fiori
sbocciati sulle rame senza foglia,
essi, ne’ loro tenui colori,
tremano già del vento alla carezza,
volan per l’aria densa di languori;
e se ne va così la tua bellezza
come una nube, e come un sogno muori,
o fiorita di Marzo, o Giovinezza

- Ada Negri -
Evelyn Pickering De Morgan [Pittrice preraffaellita inglese, 1855-1919]
Olio su tela - 78 x 34 pollici - Dalla Fondazione Morgan
 
Una Luce esiste in Primavera
 
Non presente in qualsiasi altro periodo
Dell’anno
Quando Marzo è a malapena qui
Un Colore sta là fuori
Su Campi Solitari
Che la Scienza non può cogliere
Ma la Natura Umana avvertire.

- Emily Dickinson -
Édouard Vuillard - Il vaso blu [1932] - PC Villa Flora, Wintherthur CH
Il miracolo 

In un campo ho veduto una ghianda: sembrava così morta, inutile.
E in primavera ho visto quella ghianda mettere radici e innalzarsi, giovane quercia verso il sole.
Un miracolo, potresti dire: eppure questo miracolo si produce mille migliaia di
volte nel sonno di ogni autunno e nella passione di ogni primavera.
Perché non dovrebbe prodursi nel cuore dell'uomo?

- Kahlil Gibran -

Sopra Vétheuil, effetto primaverile (C Monet ) Olio su tela, 60 x 100 cm, 1880

Buona giornata a tutti :-)


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martedì 21 marzo 2023

La leggenda di Proserpina e la nascita delle stagioni

In un tempo che tempo non è, gli dei dell’Olimpo popolavano il pianeta dal cielo alla terra, per mari e per monti, fino al regno dell’aldilà.

Sovrano indiscusso dell’Olimpo era il potente Zeus, un Dio pieno di sé che non amava essere disobbedito né contraddetto.

Come tutti i potenti sovrani, Zeus, aveva gusti difficili, non solo riguardo al cibo ma anche in amore. Il sogno di tutte le dee era quello di essere la prescelta sposa del sovrano, ma Zeus sembrava non decidersi mai. Fino a ché un bel giorno una dea bellissima catturò la sua attenzione e conquistò il suo amore. La dea si chiamava Demetra ed era figlia di Crono, re dei Titani, e di sua moglie Rea.

Zeus rimasto estasiato da tanta bellezza chiese la mano di Demetra e la ottenne in sposa.

Nell’Olimpo Zeus e Demetra regnavano felici e contenti. Demetra era ben voluta da tutti gli dei e anche particolarmente amata dagli uomini della Terra. Era la dea dell’agricoltura e della semina, proteggeva i campi, faceva maturare i frutti e biondeggiare il grano, ricopriva la terra di fiori e di erbe. Durante i primi mesi di nozze trascorse il suo tempo a fare quello che sapeva fare meglio, così sulla terra i frutti abbondavano e deliziavano il palato degli uomini, mentre i fiori coloravano e profumavano l’atmosfera, dandole un tocco magico.

Zeus era felice del suo matrimonio e amava profondamente la sua sposa, per questo dopo pochi mesi le chiese di avere un figlio da lei. Il nascituro sarebbe stato il frutto del loro amore e il futuro sovrano dell’Olimpo. Dopo qualche mese la vita matrimoniale di Zeus e Demetra fu allietata dalla nascita di una bambina alla quale diedero il nome di Proserpina, dal latino “ proserpere” (emergere) a simboleggiare la crescita del grano. Il padre Zeus, nonostante avesse desiderato un figlio maschio, alla vista della bambina si innamorò subito di quella piccola creatura che era il riflesso della madre.

Gli anni passavano e Proserpina cresceva bella, forte e sana. Anche lei come la madre era ben voluta da tutti gli dei dell’Olimpo e dalle piccole ninfe che facevano a gara per poter giocare con lei. Fin da piccolissima intraprese varie attività come voleva la tradizione di corte, infatti tutte le principesse affiancavano ai normali studi classici lezioni di arte, musica, dipinto, ricamo e quant’altro fosse di loro gradimento. 

Proserpina amava molto dipingere e trascorreva parte delle sue giornate a raffigurare sulla tela tutti i magnifici paesaggi dell’Olimpo. Tra le altre cose le piaceva molto disegnare abiti che poi la madre faceva realizzare dalla sarta di corte e che lei indossava nelle serate danzanti organizzate dal padre o in quelle dove andavano ospiti. La madre le aveva trasmesso la passione per i gioielli e gli ornamenti vari e lei l’aveva coltivata ottenendo, anche in questa, discreti risultati. 

Crescendo la sua curiosità iniziò a spostarsi verso la terra e tutto ciò che ne faceva parte. La madre negli anni le aveva parlato di paesaggi bellissimi e fiori dai mille colori, che lei aveva sempre immaginato e provato a raffigurare nelle sue tele, sognando il giorno in cui avrebbe finalmente potuto vederli. Sognava di passare pomeriggi immersa nel verde a dipingere paesaggi e a raccogliere fiori che avrebbe usato da ornamento per i suoi abiti, o per creare collane e gioielli. Gli anni passavano ma i genitori non le permettevano di scendere sulla terra poiché temevano potesse essere pericoloso, finché un giorno, con grande stupore della madre e della ragazza, Zeus acconsentì a mandarla con alcune ninfe sulla terra. La madre, che non voleva contraddire il marito, non si oppose alla scelta di Zeus né provò a convincere la figlia a non andare, poiché sapeva che questa volta non l’avrebbe ascoltata.

Era ormai divenuta una fanciulla soave, sempre sorridente, con i capelli biondi e due occhi grandi e profondi.

<< Ora è grande abbastanza per poter scendere con le altre ninfe sulla terra. >> Disse Zeus, mentre guardava la moglie che aveva un’aria preoccupata.

<< Non si è mai abbastanza grandi per incorrere in qualche pericolo, ma non discuterò la tua decisione, poiché so che non metteresti mai a repentaglio la vita di nostra figlia. >> Rispose Demetra.

Davanti all’affermazione di Demetra, Zeus, si sentì come in colpa, ma non lo diede a vedere per non insospettire la moglie.

Preoccupata Demetra chiese al marito di poter essere lei ad accompagnare la figlia nel suo primo viaggio sulla terra, ma questo non acconsentì e con aria adirata le disse che era arrivato il tempo che permettesse alla figlia di vivere come a tutte le ragazze della sua età. Prima di andar via disse a Demetra di stare tranquilla, perché anche se Proserpina non si era mai allontanata dall’Olimpo, con lei ci sarebbero state le ninfe, che conoscevano bene la terra, dove si recavano quasi ogni giorno.

Arrivò il giorno successivo. Il sole quel mattino era più radioso che mai. Proserpina non stava più nella pelle all’idea di scendere finalmente a visitare la terra. Mise uno dei suoi abiti più belli e insieme ad altre ninfe sue amiche andò a fare una passeggiata sulle sponde del lago di Pergusa, nel cuore della Sicilia. Giunti lì si misero a raccogliere rose, giacinti e viole che sarebbero serviti per fare delle ghirlande che avrebbero adornato le loro vesti. Mentre ridevano e si divertivano improvvisamente udirono un forte boato che lacerò l’aria. Le fanciulle iniziarono a gridare e provarono a fuggire, ma la terra si spaccò e dai sottofondi uscì, su un cocchio d’oro trainato da quattro cavalli neri, un Dio bello ma dallo sguardo triste. Era Plutone, Dio delle tenebre, che si era innamorato di Proserpina e aveva chiesto a Zeus di poterla sposare. Quel giorno, dopo aver ottenuto il consenso di Zeus, era salito sulla terra per portarla con sé.

La ninfa Ciane nel tentativo di salvarla si aggrappò al cocchio di Plutone cercando di trattenerlo dal tornare sottoterra, ma non poté impedirlo. Questo suo gesto scatenò la collera di Plutone che la percosse con il suo scettro e la trasformò in una sorgente.

Attirato dalle urla arrivò sul posto il giovane Anapo, innamorato della ninfa Ciane, che vedendosi liquefatta la fidanzata si fece trasformare anch’egli in un fiume. Questo ancora oggi al termine del suo percorso si unisce alle acque del fiume Ciane, per poi sfociare con lui nel Porto Grande di Siracusa.

A nulla servirono le grida disperate di Proserpina e la richiesta d’aiuto al padre Zeus, che non poté far nulla dopo che aveva acconsentito a Plutone di sposarla. Prima di sprofondare sottoterra la fanciulla levò un ultimo grido alla madre, le montagne tremarono e i boschi fecero eco alla sua voce, permettendo a Demetra di udirle.

Demetra dall’Olimpo accorse sulla terra in aiuto della figlia. Poco prima di giungere sul lago incontrò le altre ninfe che scappavano e le fermò. Queste le raccontarono di essere fuggite via dopo un forte boato che aveva lacerato la terra e di non avere idea di dove fosse finita Proserpina. A quel punto ritenendole colpevoli della scomparsa della figlia, per non aver fatto nulla, le trasformò in sirene e andò via. Sconvolta cercò ovunque l’adorata figlia, vagando in un lungo e largo per nove giorni. Chiese all’Aurora e al tramonto, ai fiumi e ai mari, ma nessuno le rivelò cosa fosse accaduto alla figlia. All’alba del decimo giorno, dopo le vane ricerche, interrogò il sole nella speranza di ricevere una risposta su quanto accaduto. Il sole nel vederla così triste le rivelò che a rapirla era stato Plutone, dio delle tenebre, per farla sua sposa. Prima che Demetra andasse via, per provare a consolarla, aggiunse che ora Proserpina con il suo sorriso rallegrava il triste mondo degli inferi.

Demetra disperata andò via e si rifugiò a Eleusi, in un tempio a lei consacrato, dimenticandosi della terra.

I giorni passavano e sulla terra i campi iniziarono ad ingiallire, i frutti marcirono, i fiori appassirono e le spighe si seccarono. La terra divenne spoglia e brutta. Gli uomini iniziarono a lamentarsi e a buttare al cielo e agli dei maledizioni di ogni sorta. Non avevano più nulla, i loro campi ormai erano aridi e non davano più alcun frutto. Molte famiglie di contadini non avendo più di che vivere caddero in una profonda disperazione. Gli animali da pascolo andarono in sofferenza per la mancanza di erba da poter mangiare e anche il loro latte ne risentì, al punto che alcune mucche e alcune capre non riuscirono a sfamare i loro cuccioli, alcuni dei quali denutriti morirono. La situazione sulla terra ormai era critica. Occorreva fare subito qualcosa per bloccare la carestia che da lì a poco avrebbe finito per uccidere tutti, animali e uomini.

A quel punto Zeus, avendo compassione degli uomini per tutto quello che stava accadendo sulla terra, mandò la dea Iride da Demetra per chiederle di tornare tra gli dei, ma questa non ottenne risposta. Nei giorni successivi tutti gli dei dell’Olimpo si recarono da Demetra a supplicarla di tornare sulla terra, ma questa rispose loro che sarebbe tornata solo se avesse riavuto sua figlia.

A quel punto per impedire una catastrofe sulla terra, Zeus, mandò Mercurio dal re degli inferi Plutone, per dirgli di restituire la figlia, poiché solo il suo ritorno avrebbe potuto salvare la terra.

Plutone acconsentì e lasciò che Mercurio riportasse Proserpina da sua madre, anche se in cuor suo non voleva perderla per sempre. Mentre la fanciulla si apprestava a salire sul carro,  Mercurio, escogitò un modo per far si che questa dovesse tornare di tanto in tanto agli inferi. Le offrì dei chicchi di Melograno che la fanciulla mangiò, ignara del fatto che secondo un’antica legge divina chiunque mangiasse i chicchi rossi di quel frutto sarebbe rimasto legato al mondo degli inferi per sempre.

Proserpina era felicissima all’idea di riabbracciare la madre e con Mercurio si recò a Eleusi.

Appena Demetra vide arrivare la figlia si rincuorò e corse ad abbracciarla. Madre e figlia, che finalmente si erano ritrovate, parlarono a lungo. Dai racconti della figlia Demetra comprese che ormai il suo legame con Plutone era indissolubile, poiché lei era legata agli inferi e di conseguenza al loro Dio. Non potendo accettare di perdere di nuovo sua figlia, invitò Proserpina ad andare un po’ a riposare, dopo di che si recò da Zeus per convincerlo a fare qualcosa. Giunta da Zeus gli chiese di poter tenere con sé la figlia almeno una parte dell’anno e lui acconsentì, per amore della moglie, della figlia e per far ritornare la terra al suo splendore. 

Da quel giorno, ogni volta che Proserpina torna dalla madre, i prati si ricoprono di fiori, i frutti cominciano a maturare e il grano a germogliare. 

Quel periodo è quello che sulla terra chiamiamo la primavera. Nei restanti mesi dell’anno, invece, quando Proserpina si ricongiunge con Plutone, la terra inizia a sfiorire. Questo periodo ha inizio con l’autunno e dura fino al ritorno della primavera, quando Proserpina e la madre si ricongiungono. La leggenda, difatti, narra che le stagioni nascono proprio dal rapimento di Proserpina.

Il giorno seguente quando Demetra e la figlia fecero ritorno all’Olimpo, in loro onore, ci fu una grande festa. In cielo e in terra finalmente tutto tornò al suo posto e uomini e Dei ricominciarono a vivere felici.


Una luce c’è in primavera

Una luce c’è in primavera
non presente nel resto dell’anno
in qualsiasi altra stagione –
Quando marzo è appena arrivato
un colore appare fuori
sui campi solitari
che la scienza non può sorpassare
ma la natura umana sente.
Indugia sopra il prato,
delinea l’albero più lontano
sul più lontano pendio che tu sappia
quasi sembra parlarti.
Poi come orizzonti arretrano
o il mezzogiorno trascorre,
senza formula di suono
esso passa e noi restiamo –
e una qualità di perdita
tocca il nostro sentimento
come se a un tratto il guadagno
profanasse un sacramento.

(Emily Dickinson)


Buona primavera 2023 (nonostante i venti di guerra....)!!!


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domenica 21 marzo 2021

La primavera e altre poesie – Grazia Deledda

L'inverno aveva rinfrescato anche

il colore delle rocce.

Dai monti scendevano,

vene d'argento, mille rivoletti silenziosi,

scintillanti tra il verde vivido dell'erba.

Il torrente sussultava in fondo alla valle tra

i peschi e i mandorli fioriti,

e tutto era puro,

giovane, fresco,

sotto la luce argentea del cielo.

 - Grazia Deledda -

 

Chi sei tu, lettore, che leggerai le mie poesie
tra cento anni?
Non posso mandarti un solo fiore di questa ricca primavera,
né darti un solo raggio d’oro delle nuvole
che mi sovrastano.
Apri le tue porte, guardati intorno.
Nel tuo giardino in fiore cogli i fragranti ricordi
dei fiori sbocciati cento anni fa.
Nella gioia del tuo cuore che tu possa sentire
la vivente gioia che cantò, in un mattino di primavera,
mandando la sua voce lieta, attraverso cento anni.

- Rabindranath Tagore - 


Il pesco 
  
Colmo di fiori è il pesco,
non tutti diventeranno frutto,
splendono limpidi come schiuma di rose
per l'azzurra fuga delle nubi.

- Hermann Hesse - 



Mandorli in fiore 

Con stupore infinito vi guardo, beati, guardo il vostro contegno
e come l'ornamento effimero portate con spirito d'eterno.
Ah, chi sapesse fiorire: il suo cuore sarebbe d'un balzo
al di là dei pericoli vili, e fermo dinanzi al pericolo grande.

- Rilke Rainer Maria - 

Spring
Giuseppe Arcimboldo (1527-1593)
Louvre Museum, Paris, France

Piogge di primavera 

Mentre cammini, una nuvola si apre
all'improvviso, viene giù acqua.
La pioggia, però, finisce quasi subito.
Allora, camminando sul selciato
della città, si vedono le strade scintillare
sotto il sole.

- Gustave Flaubert -


Vincent Van Gogh,Albicocchi in fiore, 1888
Museum, Amsterdam


Dall'inverno alla Primavera 

Quando l'inverno muore lentamente
nella primavera, nelle sere di quei bei giorni limpidi,
lieti, senza vento, su cui si tengono spalancate
per le prime volte le finestre e si portano sulle
terrazze i vasi dei fiori, le città offrono uno
spettacolo gentile e pieno d'allegrezza e di poesia.
A passeggiare per le vie si sente, di tratto
in tratto, sul viso,
un'ondata d'aria tiepida, odorosa.
Di che? di quali fiori? di quali
erbe? Chi lo sa!

- Edmondo De Amicis - 




Prima di primavera

Prima di primavera ci sono dei giorni
che alita già sotto la neve il prato,
e sussurrano i rami disadorni
e c'è un vento tenero ed alato.

- Anna Achmatova - 


Unconscious Rivals, 1893
Lawrence Alma-Tadema (1836–1912)
Bristol Museum and Art Gallery, UK


È un mattino di primavera, di giorno in giorno, il cielo diventa più azzurro e splendente si fa il sole, che rende l’aria più tiepida. 
La neve finisce di sciogliersi sulle montagne e scivola gorgogliosa giù in ruscelli per buttarsi nei fiumi o nei campi arati. Spuntano le gemme sui rami. Il fiore di pesco, già sbocciato a marzo, ha inondato di nuvole rosa i prati di tenera e verde erba. Le prime violette spandono il loro profumo e stormi di rondini sono tornate a far giochi di voli nel sole. Le eteree eppur variopinte farfalle, invece, volteggiano intorno alla chioma fiorita dell’albicocco. 
La sera, appare la luna a illuminare il mare, i vicoli, i boschi, i campi, le vette e le valli, bianca – grande – luminosa, fatta di silenzio e di pace. 
Tutt’intorno è un palpitare nuovo: colori, profumi, suoni. 
La Terra canta la Vita che rinasce in un miracolo che si rinnova ogni anno.

È arrivata la Primavera!


Eclissi di sole, 20 marzo 2015, ore 10.20
La cupola di San Pietro a Roma (Italy) foto dal web


Buon inizio di primavera a tutti..... e buona giornata. :-)

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www.efuseraefumattina.blogspot.it

sabato 20 marzo 2021

C'è un altro cielo - Emily Dickinson

C'è un altro cielo,
sempre sereno e bello,
c'è un'altra luce del sole,
sebbene sia buio là -
non badare alle foreste disseccate,
non badare ai campi silenziosi -
qui è la piccola foresta
la cui foglia è sempre verde -
qui è un giardino più luminoso -
dove il gelo non è mai stato,
tra i suoi fiori mai appassiti
odo la luminosa ape ronzare,
ti prego, Fratello mio,
vieni nel mio giardino!

- Emily Dickinson -




"Penso spesso che la notte è più viva e intensamente colorata del giorno."
(Vincent van Gogh, Notte stellata sul Rodano, 1888)



Immagine: Teodor Axentowicz (1859-1938), Spring

Non so incontrare la Primavera - con distacco -
Sento l'antico desiderio
Un'urgenza a un protrarsi, mescolata,
Una licenza d'esser bella
Una competizione nei miei sensi
Con qualcosa, nascosta in Lei 
E quando svanisce, il rimorso
Di non aver visto di più di Lei.

- Emily Dickinson -


Lottare a voce piena

Lottare a voce piena, è coraggioso
ma so più generoso
chi attacca dentro il petto
la cavalleria del dolore 
chi vince, e le nazioni non vedono
chi soccombe – e nessuno osserva
i cui occhi morenti nessun paese
guarda con amore di patria 
Confidiamo che in piumata processione
gli angeli sfilino per loro
schiera dopo schiera, con i passi a cadenza
e le uniformi di neve.

- Emily Dickinson -
Da: Centoquattro poesie, Einaudi, 2011
Traduzione di Silvia Bre



Buona giornata a tutti. :-)

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sabato 21 marzo 2020

Primavera di Boris Pasternak - Aprile di Giovanni Prati - I mandorli in fiore di Rainer Maria Rilke


Primavera, io vengo dalla via, dove il pioppo è stupito,
dove la lontananza sbigottisce, dove la casa teme di crollare,
dove l'aria è azzurra come il fagottino della biancheria
di colui che è dimesso dall'ospedale!

Dove la sera è vuota come un racconto interrotto,
lasciato da una stella senza continuazione
per rendere perplessi mille occhi tumultuosi,
insondabili e privi di espressione.

- Boris Pasternak - 

Waiting for spring
-Edward Killingworth Johnson-1880 ca.

Aprile

Sotto il piè della mandra e de’ coloni
van screpolando i ghiadi ultimi e lassi;
nel flauto de’ pastor sembra che passi
una celeste novità di suoni.

Il cornio e il biancospin fiorito fassi;
per ogni parte il ciel reca i suoi doni;
sin de’ verdi ramarri i codrioni
allegri a meriggiar pendon da i sassi.

Giovinetti e fanciulle, in tonda schiera,
cantate Aprile. Pur deluso e stanco,
voglio udirmi cantar la primavera.

L’ingrato verno ho nel pensier: ma poi
Passa un raggio di sol sul mio crin bianco,
quando vedo le rose, e ascolto voi.

- Giovanni Prati -

Shepherdess carrying a bunch of grapes
-Francesco Paolo Michetti, 1880 ca-

I mandorli in fiore 

I mandorli in fiore: tutto quanto qui possiamo fare
è riconoscerci senza residuo nella terrena sembianza.

Con stupore infinito vi guardo, beati,
guardo il vostro contegno
e come l'ornamento effimero
portate in spirito d'eterno.

Ah, chi sapesse fiorire:
il suo cuore sarebbe un balzo
di là dai pericoli vili,
e fermo dinanzi al pericolo più grande.

- Rainer Maria Rilke -


The howe in spring
-Charles Conder, 1900 ca.-

Speriamo che la primavera e un po più di caldo 
si portino via questo virus micidiale.




giovedì 21 marzo 2019

Il prato e altre poesie sulla primavera - Antonia Pozzi

Tutto il prato è un traforo
di luci a cento a cento!
Son ranuncoli d'oro,
son viburni d'argento:
son corimbi sospesi
sul velluto dell'erba:
son gli occhietti accesi
dell'estate superba.
E così sembra il prato,
trapunto di colori,
un cielo costellato
che ha per stelle i fiori.

- Antonia Pozzi - 


Vento di primavera

Il vento scendeva
rosso
dall'accesa collina
e diventava verde verde
sul fiume.
Poi diventava viola
giallo e...
sarà sui seminati
un arcobaleno teso.

- Federico Garcia Lorca - 


Interroga la bellezza della terra, 
interroga la bellezza del mare, 
interroga la bellezza dell’aria diffusa e soffusa. 
Interroga la bellezza del cielo, 
interroga l’ordine delle stelle, interroga il sole, che col suo splendore rischiara il giorno; interroga la luna, che col suo chiarore modera le tenebre della notte. Interroga le fiere che si muovono nell’acqua, che camminano sulla terra, che volano nell’aria: anime che si nascondono, corpi che si mostrano; visibile che si fa guidare, invisibile che guida. 
Interrogali! 
Tutti risponderanno: Guardaci: siamo belli! 
La loro bellezza li fa conoscere. 
Questa bellezza mutevole chi l’ha creata, se non la Bellezza Immutabile?

San’Agostino (354-430)




Ho visto la primavera.
E’ verde
come una mela selvatica,
è allegra
come la coda di uno scoiattolo.
Parla
con parole di vento.
Quando credi che pianga
è solo una goccia di pioggia.

- Anonimo -
Poesia finlandese


Buona primavera! :-)