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sabato 26 maggio 2018

Come Maria di don Bruno Ferrero e Preghiera di affidamento dell’Italia alla Madonna

Una notte ho fatto un sogno splendido. Vidi una strada lunga, una strada che si snodava dalla terra e saliva su nell'aria, fino a perdersi tra le nuvole, diretta in cielo. Ma non era una strada comoda, anzi era una strada piena di ostacoli, cosparsa di chiodi arrugginiti, pietre taglienti e appuntite, pezzi di vetro. La gente camminava su quella strada a piedi scalzi. I chiodi si conficcavano nella carne, molti avevano i piedi sanguinanti. Le persone però non desistevano: volevano arrivare in cielo. Ma ogni passo costava sofferenza e il cammino era lento e penoso. Ma poi, nel mio sogno, vidi Gesù che avanzava. Era anche lui a piedi scalzi. Camminava lentamente, ma in modo risoluto. E neppure una volta si ferì i piedi.

Gesù saliva e saliva. Finalmente giunse al cielo e là si sedette su un grande trono dorato. Guardava in giù, verso quelli che si sforzavano di salire. Con lo sguardo e i gesti li incoraggiava. Subito dopo di lui, avanzava Maria, la sua mamma. Maria camminava ancora più veloce di Gesù.

Sapete perché? Metteva i suoi piedi nelle impronte lasciate da Gesù. Così arrivò presto accanto a suo Figlio, che la fece sedere su una grande poltrona alla sua destra.

Anche Maria si mise ad incoraggiare quelli che stavano salendo e invitava anche loro a camminare nelle orme lasciate da Gesù, come aveva fatto lei.

Gli uomini più saggi facevano proprio così e procedevano spediti verso il cielo. Gli altri si lamentavano per le ferite, si fermavano spesso, qualche volta desistevano del tutto e si accasciavano sul bordo della strada sopraffatti dalla tristezza.

Una mattina un professore di cardiologia condusse gli alunni al laboratorio di anatomia umana dell'Università. Stavano osservando alcuni organi, quando notarono un cuore smisuratamente grande. Il professore chiese ai ragazzi se sapevano dire a chi fosse appartenuto, intendendo quale malattia avesse causato la morte di quella persona.
"Io lo so" disse un ragazzo, in tono molto serio. "Era il cuore di una madre".


- don Bruno Ferrero -
da: "A volte basta un raggio di sole", ed. Elledici



O Maria, Madre Tuttasanta,
che hai dato alla luce il Re dell’ eterna gloria
e, dopo averlo seguito fedelmente fino al Calvario,
hai atteso intrepida la sua risurrezione,
rivolgi il tuo sguardo alla nostra amata Italia,
che porta in sé la grande eredità dei santi Apostoli, dei Martiri,
dei Pastori, delle beate Vergini e di tanti generosi discepoli del tuo Figlio.
A te, o Maria, affidiamo la nostra Nazione,
che ti riconosce e ti invoca come Madre.

R/. Maria, piena di grazia, intercedi per noi

Guarda con benevolenza il popolo italiano:
a te sono noti i suoi peccati e le sue virtù,
le sue ricchezze e le sue miserie,
le sue debolezze e i suoi gesti di bontà.
Veglia sulle case e sulle famiglie,
sui quartieri e sulle comunità,
sulle scuole e gli ospedali,
le industrie, gli uffici, i cantieri
e tutte le molteplici espressioni
dell’operosità quotidiana.
Assisti i giovani, i disoccupati,
i poveri, gli emarginati,
che cercano uno spazio di vita
e un soffio di speranza.

R/. Maria, piena di grazia, intercedi per noi.

Fa’ che non si estingua nelle nuove generazioni
la fede trasmessa dai Padri;
resti vivo e coerente
il senso dell’onestà e della generosità,
la concordia operosa,
l’attenzione ai piccoli, agli anziani e agli ammalati,
la premurosa apertura verso tutta l’umanità,
che in ogni parte del mondo soffre e lotta,
e spera verso un avvenire di giustizia e di pace.
Intercedi per noi, o Vergine Maria, Madre dell’unità,
insieme ai santi Patroni d’Italia:
Francesco e Caterina da Siena,
i santi della nostra Chiesa particolare
e tutti i testimoni del Vangelo,
i cui nomi sono nel libro della vita.

R/. Maria, piena di grazia, intercedi per noi.

Risplenda sempre il volto del Padre
sulla nostra Nazione, sulle nostre città,
sui nostri paesi;
la tua materna protezione, o Maria,
ci accompagni ogni giorno, nel cammino del tempo,
verso l’incontro finale con Cristo,
nella Patria futura.
Egli, risorto dai morti e asceso al cielo,
nostro avvocato e mediatore,
vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.

Il 26 maggio 2011, nella basilica di Santa Maria Maggiore,  Papa Benedetto XVI, insieme ai vescovi italiani ha rinnovato l’affidamento a Maria dell’Italia a centocinquant’anni dall’unità del Paese. 
In questa occasione la Chiesa ha desiderato affidare a Maria, invocata con il titolo di Mater Unitatis, tutto il popolo italiano. 
Successivamente il Consiglio Episcopale Permanente della Cei ha invitato tutte le diocesi italiane a proporre un momento di preghiera mariana.


Buona giornata a tutti. :-)




domenica 20 maggio 2018

Il sentiero - don Bruno Ferrero

Una bambina viveva felice con il suo papà e la sua mamma. Ma per una meschina vendetta, alcuni uomini perfidi la rapirono.
Arrivarono un giorno nei loro grandi mantelli e, sulla strada che portava alla scuola, s'impadronirono della bambina.
Galoppando di gran carriera su cavalli neri si allontanarono ben presto dal villaggio e presero la strada della foresta. 
La buia e tenebrosa foresta che ingoiava per sempre gli incauti che vi si avventuravano senza guida.
Quegli uomini dal cuore di pietra portarono la bambina nel cuore della foresta.
Volevano che si perdesse per sempre nella foresta.
La bambina piangeva terrorizzata. E ripeteva, quasi gridava, la preghiera che la mamma le aveva insegnato: «Ave Maria, piena di grazia...».
Giunsero dove la foresta era più intricata e impenetrabile. Là abbandonarono la bambina.
La poverina si accucciò ai piedi di un grande albero, continuando a ripetere tra i singhiozzi: «Ave Maria... Ave Maria...».
Improvvisamente, fra le lacrime, proprio ai suoi piedi scorse una rosa. 
Una rosa dai petali teneri come una carezza. 
Poco più avanti, ben visibile, tra l'erba e le foglie, c'era un'altra rosa, poi un'altra, un'altra ancora... formavano un sentiero che si snodava tra gli alberi.
La bambina cominciò a camminare da una rosa all'altra, prima esitante, poi quasi di corsa. Dopo un po' arrivò al margine della foresta e si trovò nelle braccia della mamma e del papà. Anche loro avevano visto il sentiero di rose ed erano partiti alla sua ricerca.
Perché anche la mamma e il papà avevano continuato a dire l'Ave Maria. 

E tutte quelle Ave Maria, quelle dei genitori e quelle della figlia, erano diventate un sentiero di rose. Che li aveva riportati tutti insieme.

Anche le nostre Ave Maria formano il sentiero che ci aiuta a non perderci nelle foreste di questo mondo. E che ci riporta al sicuro nelle braccia del Padre dei Cieli. 


- don Bruno Ferrero - 




...l'uomo che ha fede ed esercita una professione — intellettuale, tecnica o manuale — è e si sente unito agli altri, uguale agli altri, con gli stessi diritti e gli stessi obblighi, con lo stesso desiderio di migliorare e lo stesso slancio per affrontare e risolvere i problemi comuni.
Il cattolico, accettando tutto ciò, saprà fare della sua vita quotidiana una testimonianza di fede, di speranza, di carità; testimonianza semplice e spontanea che, senza manifestazioni vistose, ma attraverso la coerenza di vita, dà rilievo alla costante presenza della Chiesa nel mondo: giacché tutti i cattolici sono essi stessi Chiesa, membri a pieno diritto dell'unico Popolo di Dio.

- San Josemaría Escrivá -


Nella vita è facile perdere la strada della bontà, perdere la retta via e trovarsi nella selva oscura del male e della cattiveria. 
Cerchiamo, con la preghiera alla Vergine santa di riscoprire in noi la semplicità dei bambini.



Buona giornata a tutti. :-)






venerdì 20 aprile 2018

Il Giubileo in Famiglia - don Bruno Ferrero, Anna Peiretti

La riconoscenza

Esiste un sentimento che è costruttivo e indispensabile per la famiglia, i rapporti umani, l'educazione e la vita. 
Sembra una cosa da niente. 
È la fibra dell'amore e quasi nessuno ci pensa. 
La chiamano “gratitudine” e con un sinonimo molto bello “riconoscenza”. Per don Bosco era importantissima. Aveva perfino inventato una festa apposita.

Era vicino l'inizio della stagione dei monsoni e un uomo assai vecchio scavava buchi nel suo giardino. 
«Che cosa stai facendo?» gli chiesero. 
«Pianto alberi di mango» rispose. 
«Pensi di riuscire a mangiarne i frutti?» 
«No, io non vivrò abbastanza, ma gli alberi sì. Ho pensato che per tutta la vita ho gustato manghi piantati da altri. Questo è il modo di dimostrare la mia riconoscenza».

Ringraziare 

L'uomo moderno s'indigna, protesta, si vendica, raramente ringrazia. Eppure tutto quello che abbiamo, lo dobbiamo a qualcuno. 
Cominciando dalla vita. 
Una bellissima preghiera che un tempo conoscevano anche i bambini comincia così: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato». 

Dovremmo guardarci allo specchio ogni mattina e ogni sera ringraziando per ciò che siamo, ciò che abbiamo raggiunto, le gioie che abbiamo vissuto, i dolori che abbiamo superato e le lezioni che abbiamo appreso. 
Dovremmo “riscoprire” ogni giorno il miracolo dell'esistenza.




Meravigliarsi 

«Sì». 
«Sì? Ma ne hai mai visto uno?» 
«Un miracolo? Sì». 
«Quale?» 
«Tu». 
«Io? Un miracolo?» 
«Certo». 
«Come?» 
«Tu respiri. Hai una pelle morbida e calda. Il tuo cuore pulsa. Puoi vedere. Puoi udire. Corri. Mangi. Salti. Canti. Pensi. Ridi. Ami. Piangi...» 
«Aaah... Tutto qui?» 

Tutto qui. È tragico non essere capaci di meravigliarsi. 
Il bambino si apre alla vita attraverso una catena di “stupori” e di meraviglie. Il compito più importante di un educatore è conservare questa capacità nei ragazzi che crescono: sarà la qualità più preziosa della loro esistenza. 
Perché chi sa stupirsi non è indifferente: è aperto al mondo, all'umanità, all'esistenza. Si viene al mondo con questa sola dote: lo stupore di esistere. L'esistenza è un miracolo. Gli altri, gli animali, le piante, l'universo, ci parlano di questo miracolo. E noi siamo miracolosi come loro. 
Per questo dobbiamo essere attenti e rispettosi. 
Chi considera meravigliosa la vita, sente di amare l'umanità, la rispetta in sé e negli altri. Donando agli altri l'importanza che meritano, noi scopriamo la nostra importanza. La vita ha un valore, una dignità. Nessuno ha il diritto di deturparla.

Sentirsi amati 

Alessio, tre anni, chiede alla sorellina: «Raccontami la storia del lupo cattivo». 
Lisa, dieci anni, risponde: «Ma no, non esistono lupi cattivi, ci sono solo lupi infelici». 
Non esistono uomini cattivi. Gli esseri umani non sono cattivi, sono tristi. E i tristi diventano cattivi. Sono tristi perché non percepiscono la bellezza dell'esistenza. 
La gratitudine è una virtù che nasce dalla gioiosa umiltà di sentirsi amati e di lasciarsi amare. Non è merce di scambio e non è “dovere”, ma purissimo, gratuito amore. È il segreto della famiglia. Significa dirsi a vicenda “Grazie perché esisti!” Si tratta soprattutto di imparare a “vedere”, accorgersi del valore delle persone che vivono con noi, di ciò che ci è accaduto o di qualcosa che magari già era nostro e non sapevamo quanto meraviglioso fosse. 
In questo modo si formano due qualità essenziali dell'amore familiare. La prima è la stima. La seconda è il rispetto. Di qui nasce il vero collante della famiglia: il piacere di stare insieme.
Diventare persone riconoscenti 
Per coltivare la gratitudine nella quotidianità è necessario viverla come un allenamento. Occorre iniziare con piccoli pensieri quotidiani che vanno poi tradotti in parole, che conseguentemente si trasformano in azioni. Ecco alcuni semplici esercizi quotidiani. 
I tuoi genitori ti hanno donato quanto di più bello, importante e anche impegnativo esista: la vita. Prenditi cura di loro con piccoli gesti quotidiani (una telefonata, un sms, una sorpresa, ...) e sii loro grato per tutto ciò che hanno fatto per te, anche se e quando hanno commesso errori. 
Non invidiare chi consideri essere più fortunato, solo perché ritieni che abbia o sia di più di te. Apprezza ciò che nella tua esistenza c'è, non sottolineare ciò che manca. E ringrazia di cuore. 
Ogni persona che incontri sta combattendo contro dolori di cui tu non sai niente. Sii gentile, offri il tuo contributo e fa' in modo che la tua presenza sia sempre migliore della tua assenza. Sii grato anche per chi non ti piace o per chi ti fa arrabbiare: è proprio grazie a loro che puoi imparare, crescere, migliorare e mettere in pratica un po' di pazienza, compassione.
La notte precedente la sua esecuzione, Jacques Decour, un partigiano francese, scrive un'ultima lettera alla famiglia: «Ora che ci prepariamo a morire, pensiamo a ciò che verrà. È il momento di ricordarci dell'amore. Abbiamo amato abbastanza? Abbiamo passato molte ore del giorno a meravigliarci degli altri uomini, a essere felici insieme, a sentire il peso del contatto, il peso e il valore delle mani, degli occhi, del corpo?».


don Bruno Ferrero - Anna Peiretti

da Bollettino salesiano, gennaio 2016



Preghiera del grazie 

Grazie è la preghiera felice 
Di chi fa quel che dice. 
Grazie è la preghiera forte 
Di chi del cuore apre le porte. 
Grazie è la preghiera grata 
Di chi risponde con la risata. 
Grazie è la preghiera quotidiana 
Di chi fa una vita buona e sana. 
Grazie è la preghiera migliore 
Di chi è capace d'amore. 



Buona giornata a tutti. :-)





martedì 3 aprile 2018

Il silenzio - don Bruno Ferrero

Un uomo si recò da un monaco di clausura. Gli chiese: «Che cosa impari mai dalla tua vita di silenzio?».

Il monaco stava attingendo acqua da un pozzo e disse al suo visitatore: «Guarda giù nel pozzo! Che cosa vedi?».

L’uomo guardò nel pozzo. «Non vedo niente».
Dopo un po’ di tempo, in cui rimase perfettamente immobile, il monaco disse al visitatore: «Guarda ora! Che cosa vedi nel pozzo?».
L’uomo ubbidì e rispose: «Ora vedo me stesso: mi specchio nell’acqua».
Il monaco disse: «Vedi, quando io immergo il secchio, l’acqua è agitata. Ora invece l’acqua è tranquilla. È questa l’esperienza del silenzio: l’uomo vede se stesso!».

Scegliti un angolo tranquillo e lasciati cullare dal silenzio.

- don Bruno Ferrero - 
da: "Il canto del grillo. Piccole storie per l'anima.



Molte volte, nella nostra preghiera, chiediamo a Dio di essere liberati dal male fisico e spirituale, e lo facciamo con grande fiducia. 
Tuttavia spesso abbiamo l’impressione di non essere ascoltati e allora rischiamo di scoraggiarci e di non perseverare. 
In realtà non c’è grido umano che non sia ascoltato da Dio e proprio nella preghiera costante e fedele comprendiamo con san Paolo che «le sofferenze del tempo presente non ostacolano la gloria futura che sarà rivelata in noi» (Rm 8,18). 

- papa Benedetto XVI - 
Udienza Generale del 16 maggio 2012


Il silenzio - San Giovanni della Croce

Il silenzio è mitezza:
Quando non rispondi alle offese
Quando non reclami i tuoi diritti
Quando lasci a Dio la difesa del tuo onore

Il silenzio è misericordia:
Quando non riveli le colpe dei fratelli
Quando perdoni senza indagare nel passato
Quando non condanni ma intercedi nell'intimo

Il silenzio è pazienza:
Quando soffri senza lamentarti
Quando non cerchi consolazione dagli uomini,
ma attendi che il seme germogli lentamente


Il silenzio è umiltà:
Quando taci per lasciare emergere i fratelli
Quando celi nel riserbo i doni di Dio
Quando lasci che il tuo agire sia interpretato male
Quando lasci ad altri la gloria dell'impresa
  
Il silenzio è fede:

Quando taci perché è Lui che agisce
Quando rinunci alle voce del mondo per stare alla Sua presenza
Quando non cerchi comprensione perché ti basta essere conosciuto da Lui.

Il silenzio è saggezza:
Quando ricorderai 
che dovremo rendere conto di ogni parola inutile,
Quando ricorderai 
che il diavolo è sempre in attesa 
di una tua parola imprudente 
per nuocerti e uccidere.

Infine, il silenzio è adorazione:

Quando abbracci la Croce, 
senza chiedere il perché, 
nell’intima certezza 
che questa è l’unica via giusta.


- San Giovanni della Croce -


Buona giornata a tutti. :-)