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lunedì 1 aprile 2019

Con che cosa identifichi la felicità? - Omar Faltworth

Con che cosa identifichi la felicità?
Con il “Dio denaro” che ti regalerà una carta di credito senza limiti per comprare tutto ciò che desideri? 
Con il genio della lampada di Aladino che ti consegnerà la chiave magica che apre le porte della felicità?
Con il tuo angelo custode che ha deciso di scendere sulla terra per condurti alla sorgente della beatitudine? 
Con la persona dei tuoi sogni che apparirà davanti a te esclamando: “Eccomi qui! Adesso farò diventare meravigliosa la tua vita”? NO…
Tutte queste preziose presenze non danno la MIGLIORE FELICITA’: quella squisita, quella piena, quella incantevole.
Danno soltanto la Sufficiente-Felicità degli uomini d’oggi. 
Quella felicità costretta ad aggirarsi tra i centri commerciali pieni di tanta bella roba da comprare… quella felicità costretta a nutrirsi di grossolani piaceri, di grossolane soddisfazioni, di grossolane gratificazioni…quella felicità costretta a venir fuori dalla sua dimora soltanto se si raggiungono obiettivi economici-sociali…quella felicità costretta, insomma, ad albergare sulla terra, a camminare per terra, a strisciare per terra.
La MIGLIORE FELICITA’ è qualcosa di meglio, qualcosa di più. 
E’ quella felicità che ogni tanto cammina tra gli sfavillanti negozi dell’Avere, ma per buona parte del suo tempo vola nei cieli azzurri dell’ESSERE.

- Omar Faltworth - 


Tutto cambia…
Ciò che oggi ritieni giusto, domani potrai considerare sbagliato…ciò che oggi approvi, domani potrai disapprovare…ciò che oggi ti piace tanto, domani potrà disgustarti…ciò che oggi scansi come dannoso, domani potrai cercare come vantaggioso…ciò che oggi ami, domani potrai odiare…Non dare mai niente per certo. Finché vivi niente resta immutato.
Ciò che non cambia muore.
Se vuoi vivere, cambia....

- Omar Falworth -






Le grandi cose al mondo, non sono state fatte dai saggi, dai filosofi o da coloro che riescono abilmente a solcare il mare della vita senza troppe tempeste, ma dagli uomini appassionati ed energici che le sfidano....

- Benedetto Croce -



Il segreto del successo è imparare a usare il piacere e il dolore, invece che lasciarsi usare dal piacere e dal dolore. Se ci riuscirete, avrete raggiunto il controllo della vostra vita. Altrimenti, sarà la vita a controllare voi....
  

- Anthony Robbins -




Non guardare gli uomini piccoli che ti girano attorno, ma guarda l’uomo grande che è in te. 
Vivi apprezzandoti e fai silenzio. 
Vedrai che ritroverai la calma e la serenità. 
In mezzo al rumore non si avvertono nè i respiri, nè i sospiri delle persone che vi vogliono bene. 
Fai in modo di non sentire la cattiveria degli uomini, ma di apprezzare la loro bontà.

- Romano Battaglia -
da “Il Fiume della Vita” 



Significa riuscire a perdonarci. 

Friedrich Nietzsche afferma:
Getta via il malcontento sul tuo essere, perdo­na a te stesso.
Soltanto quando riusciamo a perdona­re le nostre debolezze, le fragilità relazionali, spirituali, caratteriali queste perderanno la loro forza distruttiva e si trasformeranno in punti di forza.

da:Umano, troppo umano. Frammenti postumi, in Opere di Friedrich Nietzsche, a cura di G. Colli, M. Montanari, Adelphi. Milano 1965, 4/II, p. 201.


Buona giornata a tutti. :-)




sabato 26 gennaio 2019

Al Tramonto - don Bruno Ferrero

Tanto tempo fa un missionario attraversava le Montagne Rocciose con un giovane indiano che gli faceva da guida.
Tutte le sere, ad un preciso momento del tramonto, il giovane indiano si appartava, si voltava verso il sole e cominciava a muovere ritmicamente i piedi e a cantare sottovoce una canzone dolcissima, soffusa di nostalgia.
Quel giovane che danzava e cantava rivolto al sole morente era uno spettacolo che riempiva di ammirata curiosità il missionario.
Così, un giorno, chiese alla sua guida: “Qual è il significato di quella strana cerimonia che fai tutte le sere?”.
“Oh, è una cosa semplice” rispose il giovane.
“Io e mia moglie abbiamo composto insieme questa canzone. Quando siamo separati, ciascuno di noi, dovunque si trovi, si volta verso il sole un attimo prima che tramonti, e comincia a danzare e cantare. Così, ogni sera, anche se siamo lontani, cantiamo e balliamo insieme”.

Quando il sole tramonta, tu con chi balli?

- don Bruno Ferrero -
da: “Il segreto dei pesci rossi, editore Elledici


Nessuno può gettare sopra il fiume della vita il ponte sul quale tu devi passare, nessun altro che tu sola. 
Certo vi sono innumerevoli sentieri e ponti e semidei che vorrebbero farti attraversare il fiume; ma solo a prezzo di te stessa; ti daresti in pegno e ti perderesti. 
Al mondo vi è un’unica via che nessuno oltre a te può fare: dove porta? 
Non domandare, seguila. Ci fu chi disse: «Un uomo non si eleva mai tanto in alto come quando non sa dove la sua via può ancora portarlo»

- Friedrich Nietzsche -
da: Schopenhauer come educatore (Adelphi, 1985)



Leggete, studiate e lavorate sempre con etica e con passione.
Ragionate con la vostra testa e imparate a dire dei no.
Siate ribelli per giusta causa e difendete la natura e i più deboli.
Non siate conformisti e non accodatevi al carro del vincitore.
Siate forti e siate liberi, altrimenti quando sarete vecchi e deboli
rimpiangerete le montagne che non avete salito
e le battaglie che non avete combattuto.


- Mario Rigoni Stern -



Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 16 marzo 2017

Canzone a ballo - Friedrich Nietzsche

Una sera Zarathustra andava per il bosco con i suoi  discepoli; e proprio mentre cercava una fontana, ecco che giunse in un verde prato silenzioso, circondato da alberi e cespugli: là alcune fanciulle danzavano tra di loro. Appena le fanciulle riconobbero Zarathustra, smisero la danza; ma Zarathustra si avvicinò loro con amichevole saluto e disse queste parole:
"Non cessate la danza, o leggiadre fanciulle! Non venne a voi un guastafeste dallo sguardo malvagio, né un nemico delle fanciulle.
Io sono l'intercessore di Dio contro il demonio: lui invece è lo spirito della pesantezza. Come potrei essere, o voi lievi, nemico della divina danza? o dei piedi delle fanciulle dalle belle caviglie?
Io sono, è vero, una foresta e una notte di alberi neri: ma chi non ha paura della mia oscurità trova dei roseti sotto i miei cipressi.
E vi trova anche il piccolo dio che è tanto caro alle fanciulle: egli è disteso vicino alla fonte, zitto, con gli occhi chiusi.
In realtà, mi si è addormentato, quel fannullone! E forse andato troppo a caccia di farfalle?
Non siate in collera con me, o belle danzatrici, se punisco un poco il piccolo dio! Egli griderà e piangerà; ma è allegro anche nel pianto! 
E con le lacrime negli occhi vi chiederà un ballo; e io stesso voglio intonare un canto per la sua danza: una ballata e una canzone satirica sullo spirito della pesantezza, il mio altissimo e potentissimo demonio, di cui si dice che sia il padrone del mondo".
E questo è il canto che Zarathustra cantò, mentre Cupido e le fanciulle danzavano insieme:

Frédéric Soulacroix (1858 - 1933), Printemps

"Recentemente ti guardai negli occhi, o vita! E mi sembrò di sprofondare nell'imperscrutabile.
Ma tu mi riportasti sù con un amo d'oro; ridesti ironicamente quando ti chiamai imperscrutabile.
'Così parlano tutti i pesci' tu dicesti; 'ciò che essi non penetrano, è imperscrutabile.
Ma io sono solo mutevole e selvaggia e in tutto una femmina e fra l'altro non virtuosa:
Anche se da voi uomini vengo chiamata la profonda o la fedele, l'eterna, la misteriosa.
Voi uomini ci fate sempre dono delle vostre proprie virtù, ahimè, o virtuosi!'
Così rise, l'infida; ma io non mi fido mai di lei e del suo riso, quando parla male di se stessa.
E quando ebbi parlato a quattr'occhi con la mia selvaggia saggezza, essa mi disse adirata: 'Tu vuoi, tu desideri, tu ami; solo per questo tu lodi la vita!'
Stavo quasi per darle una cattiva risposta e dire la verità all'irata; non si può rispondere peggio di quando 'si dice la verità' alla propria saggezza.
Così stanno le cose tra noi tre. In fondo io amo solo la vita; tanto più, quando la odio!
Se tuttavia anche la saggezza mi è cara e spesso troppo cara: questo accade, perché essa mi rammenta troppo la vita!
Essa ha i suoi occhi, il suo sorriso e perfino il suo piccolo amo d'oro: che colpa ne ho io se tutt'e due sono così rassomiglianti?
E quando una volta la vita mi chiese: chi è mai questa, saggezza? allora io dissi premurosamente: 'Ahimè, sì! la saggezza!
Si ha sete di lei e non se ne diviene mai sazi, la si guarda attraverso i veli, e si cerca di afferrarla con la rete.
È bella? Che ne so io! Ma anche le più vecchie carpe vengono prese all'amo con essa.
È mutabile e caparbia; spesso l'ho veduta mordersi le labbra e adoperare il pettine contro il verso dei suoi capelli.
Forse essa è malvagia e falsa, e in tutto una femmina; ma quando parla male di se stessa, proprio allora mi seduce più di tutto'.
Appena ebbi detto questo alla vita, essa rise malignamente e chiuse gli occhi. 'Di chi parli?' disse di me, vero?
Anche se tu avessi ragione, mi si dice forse ciò, così, in faccia? Ma ora parla anche della tua saggezza!'
Ahimè, allora tu apristi di nuovo gli occhi, vita mia adorata! E a me sembrò di cadere di nuovo nell'imperscrutabile".


Franz von Stuck (1863 - 1928), An Der Quelle (Lauschende Nymphe)

Così cantò Zarathustra. Ma quando la danza ebbe fine e le fanciulle se ne furono andate, divenne triste. E disse:
"Il sole è da tempo tramontato, il prato è umido, dalla foresta viene frescura.
Un qualcosa di sconosciuto è intorno a me e guata pensoso. 
Che cosa? Vivi tu ancora, o Zarathustra?
Perché? per che cosa? per mezzo di che cosa? verso dove? dove? come?
Non è follia, vivere ancora?
Ahimè, amici miei, è la sera che così mi interroga. Perdonate la mia tristezza!
Si è fatta sera: perdonatemi, che si è fatta sera!"
Così parlò Zarathustra.

- Friedrich Nietzsche - 
da: "Così parlò Zarathustra"


Buona giornata a tutti. :-)