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venerdì 10 marzo 2023

Da: Il libro di sabbia di Jorge Luis Borges

 La linea è costituita da un numero infinito di punti; il piano, da un numero infinito di linee; il volume, da un numero infinito di piani; l'ipervolume, da un numero infinito di ipervolumi... No, decisamente non è questo, more geometrico, il modo migliore di iniziare il mio racconto. È diventata ormai una convenzione affermare che ogni racconto fantastico è veridico; il mio, tuttavia, è veridico.

Vivo solo, a un quarto piano di calle Belgrano. Qualche mese fa, verso sera, sentii bussare alla porta. Aprii ed entrò uno sconosciuto. Era un uomo alto, dai lineamenti indistinti. Forse era la mia miopia a vederli così. Tutto il suo aspetto lasciava trasparire una dignitosa povertà. Era vestito di grigio e aveva in mano una valigia grigia. Intuii subito che era straniero. All'inizio mi parve vecchio, poi mi resi conto che ero stato tratto in inganno dai suoi radi capelli biondi, quasi bianchi, come quelli degli scandinavi. Nel corso della nostra conversazione, che non sarebbe durata neppure un'ora, seppi che veniva dalle Orcadi.

Gli indicai una sedia. L'uomo tardò a parlare. Emanava un senso di malinconia, come me adesso. «Vendo Bibbie, » spiegò. Non senza pedanteria gli risposi: «In questa casa ci sono varie Bibbie inglesi, compresa la prima, quella di John Wiclif. Ho anche quella di Cipriano de Valer, quella di Lutero, che letterariamente è la peggiore, e un esemplare della vulgata latina. Come vede, non sono esattamente le Bibbie a mancarmi». Dopo un attimo di silenzio ribatté: «Non vendo solo Bibbie. Posso mostrarle un libro sacro che forse le interesserà. L'ho acquistato ai confini di Bikaner».

Aprì la valigia e la posò sopra il tavolo. Era un volume in ottavo, rilegato in tela. Senza dubbio era passato per molte mani. Lo esaminai; il suo insolito peso mi meravigliò. Sul dorso c'era scritto Holy Writ, e sotto Bombay. «Sarà del diciannovesimo secolo » osservai. «Non lo so. Non l'ho mai saputo» rispose. Lo aprii a caso. La scrittura mi era sconosciuta. Le pagine, che mi sembrarono logore e povere dal punto di vista tipografico, erano stampate su due colonne alla maniera di una Bibbia. Il testo era fitto e disposto in versetti. Negli angoli in alto comparivano numeri arabi. Attrasse la mia attenzione il fatto che la pagina pari portasse (mettiamo) il numero 40.514 e quella dispari, successiva, il 999. La voltai: il verso aveva una numerazione a otto cifre. C'era anche una piccola illustrazione, come si usa nei dizionari: un'ancora disegnata a penna, come dalla mano goffa di un bambino. Fu allora che lo sconosciuto mi disse: «La guardi bene. Non la vedrà mai più.»

C'era una minaccia nell'affermazione, ma non nella voce. Guardai bene il punto esatto e chiusi il volume. Poi lo riaprii immediatamente. Cercai invano la figura dell'ancora, pagina dopo pagina. Per nascondere il mio sconcerto, gli chiesi: 

«Si tratta di una versione delle Scritture in qualche lingua indostanica , non è vero?» 

«No» rispose. Poi abbassò la voce come per confidarmi un segreto: «L’ho acquistato in un villaggio della pianura, in cambio di qualche rupia e della Bibbia. Il proprietario non sapeva leggere. Ho il sospetto che nel Libro dei Libri vedesse un amuleto. Apparteneva alla casta più bassa; nessuno poteva calpestare la sua ombra senza contaminarsi.» Mi disse che il suo libro si chiamava il Libro di Sabbia, perché né il libro né la sabbia hanno principio o fine.

Mi disse di cercare la prima pagina. Appoggiai la mano sinistra sopra il frontespizio e aprii il volume con il pollice quasi attaccato all'indice. Fu tutto inutile: tra il frontespizio e la mano c'erano sempre varie pagine. Era come se spuntassero dal libro. «Adesso cerchi la fine.» Fu un altro fallimento; riuscii appena a balbettare con una voce che non era la mia: «Non è possibile.» Sempre sottovoce, il venditore di Bibbie mi disse: «Non è possibile, ma è. Il numero di pagine di questo libro è esattamente infinito. Nessuna è la prima, nessuna l'ultima. Non so perché siano numerate in questo modo arbitrario. Forse per suggerire che i termini di una serie infinita ammettono qualsiasi numero.»

Poi, come se pensasse a voce alta: «Se lo spazio è infinito, siamo in qualsiasi punto dello spazio. Se il tempo è infinito, siamo in qualsiasi punto del tempo.» Le sue considerazioni mi irritarono. Gli domandai: «Lei è religioso, non è vero?»

«Sì, sono presbiteriano. La mia coscienza è limpida. Sono sicuro di non avere imbrogliato l'indigeno quando gli diedi la Parola del Signore in cambio del suo libro diabolico.» Gli assicurai che non aveva nulla da rimproverarsi e gli chiesi se era di passaggio in città. Mi rispose che di lì a pochi giorni pensava di ritornare in Patria. Fu allora che seppi che era scozzese, delle isole Orcadi. Gli dissi che personalmente amavo molto la Scozia per via di Stevenson e di Hume. «E di Robbie Burns» mi corresse. Mentre parlavamo io continuavo a esplorare il libro infinito. Con finta indifferenza gli chiesi: «Ha intenzione di offrire questo bizzarro esemplare al Museo Britannico?» «No. Lo offro a lei» mi replicò, e fissò una cifra elevata. Gli risposi, con tutta sincerità, che quella somma era inaccessibile per me e rimasi a pensare. In pochi minuti il mio piano era pronto. «Le propongo uno scambio » gli dissi. «Lei ha ottenuto questo volume per qualche rupia e per le Sacre Scritture; io le offro l'ammontare della mia liquidazione che ho appena riscosso, e la Bibbia di Wiclif in caratteri gotici. L'ho ereditata dai miei genitori.» « A black letter Wiclif! » mormorò. Andai nella mia stanza da letto a prendere il denaro e il libro. Sfogliò le pagine e studiò la copertina con fervore di bibliofilo. «Affare fatto » mi disse. Mi meravigliai che non mercanteggiasse. Soltanto in seguito compresi che era entrato in casa mia deciso a vendere il libro. Mise in tasca le banconote, senza neppure contarle. Parlammo dell'India, delle Orcadi e degli jarls norvegesi che le avevano governate. Era già notte quando l'uomo se ne andò. Non l'ho più rivisto né ho mai saputo il suo nome. Pensai di mettere il Libro di Sabbia nello spazio vuoto lasciato dal Wiclif, ma alla fine decisi di nasconderlo dietro alcuni volumi scompagnati delle Mille e Una Notte. Andai a letto e non dormii. Verso le tre o le quattro del mattino accesi la luce. Andai a prendere il libro impossibile e iniziai a sfogliarlo. Su una pagina vidi l'incisione di una maschera. Nell'angolo in alto c'era un numero, non ricordo quale, elevato alla nona potenza. Non mostrai a nessuno il mio tesoro. Alla gioia di possederlo si aggiunse il timore che me lo rubassero, e poi il sospetto che non fosse davvero infinito. Queste due inquietudini aggravarono la mia ormai antica misantropia. Mi erano rimasti alcuni amici; smisi di vederli. Prigioniero del libro, quasi non mettevo piede fuori di casa. Esaminai con una lente il dorso logoro e le copertine, ed esclusi la possibilità di un trucco. Scoprii che le piccole illustrazioni distavano duemila pagine l'una dall'altra. Incominciai ad annotarle pian piano in una rubrica, che in poco tempo riempii. Non si ripetevano mai. Di notte, durante i brevi intervalli che mi concedeva l'insonnia, sognavo il libro. Verso la fine dell'estate compresi che il libro era mostruoso. A nulla valse considerare che non meno mostruoso ero io, che lo percepivo con occhi e lo palpavo con dieci dita provviste di unghie. Sentii che era un oggetto da incubo, una cosa oscena che infamava e corrompeva la realtà. Pensai al fuoco, ma ebbi paura che la combustione di un libro infinito fosse altrettanto infinita e soffocasse il pianeta nel fumo. Ricordai di avere letto che il luogo migliore per nascondere una foglia è un bosco. Prima di andare in pensione lavoravo nella Biblioteca Nazionale, che conserva novecentomila libri; so che a destra dell'atrio una scala curva si immerge nel seminterrato, dove si trovano i periodici e le carte geografiche. Approfittai di una distrazione degli impiegati per abbandonare il Libro di Sabbia su uno di quegli umidi scaffali. Cercai di non far caso né a che altezza né a quale distanza dalla porta. Mi sento un po' sollevato, ma non voglio nemmeno passare per calle México.

Da: Il libro di sabbia di Jorge Luis Borges 


“La stampa, ora abolita, è stata uno dei peggiori mali dell’uomo, perché tendeva a moltiplicare testi superflui fino alla vertigine.”

- Jorge Luis Borges - 


“Per vedere una cosa bisogna comprenderla.” 

- Jorge Luis Borges -

venerdì 25 febbraio 2022

Il rimorso - Jorge Luis Borges

Ho commesso il peggiore dei peccati
che un uomo possa commettere. 
Non sono stato felice. 
Che i ghiacciai dell'oblio
possano travolgermi e disperdermi, senza pietà.

I miei mi generarono per il gioco
rischioso e stupendo della vita,
per la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco.
Li frodai. Non fui felice. 

Realizzata non fu la giovane loro volontà. 
La mia mente si applicò alle 
simmetriche ostinatezze
dell’arte che intreccia inezie.

Ereditai valore. Non fui valoroso.
Non mi abbandona, mi sta sempre a lato
l’ombra d’essere stato un disgraziato.

- Jorge Luis Borges -


Il bello dell'alzarsi al mattino
è che noi non siamo lasciati da soli
con il nostro niente,
con il nostro sentimento,
con il nostro stato d'animo,
con la nostra percezione.
Oggi siamo qui e il Signore
ci è venuto incontro in tanti modi
da quando abbiamo aperto gli occhi questa mattina:
dalla bellezza del reale che ci circonda
al volto degli amici...
Il Signore ricomincia la lotta contro il dualismo,
contro il nichilismo,
ogni mattina,
venendo incontro a noi:
non ci lascia soli.

Juliàn Carròn
da "Qualcosa dentro qualcosa"
- La Thuile - 27-31 ago 2005



Imparare ad accettarsi-. "...La professione mi possiede, la società mi possiede, il divertimento mi possiede, ma io non possiedo me stesso. E così mi imbarbarisco a poco a poco anche intimamente.
Le cose mi travolgono, sono soltanto una funzione nel loro grande trambusto.
Ma ecco che adesso Dio mi ha tratto fuori. 
Devo stare in silenzio. Devo aspettare.
Sono costretto a riflettere su me stesso, a sopportare la solitudine, a sopportare il dolore e ad accettarmi. Tutto questo è difficile.
Ma non potrebbe essere che Dio mi aspetta proprio in questo silenzio? 
Non potrebbe essere che adesso egli compie quanto sta scritto nella parabola della vite, e cioé che pota i rami che portano frutto, affinché ne porti ancora di più (Gv 15,2)?
Se imparo ad accettarmi in questi giorni di silenzio, se accetto di buon grado la sofferenza, perché il Signore con essa mi purifica, non sono diventato più ricco che se avessi guadagnato molto denaro? 
In me non è allora accaduto qualcosa che è più consistente e fruttifero delle cose che posso contare e calcolare?

(Card. Joseph Ratzinger)


Abbracciami Signore

Abbracciami Signore,
trafiggimi, consumami col fuoco della carità,
perché io sia in te e tu in me!
Cieli, terra, angeli, santi,
aiutatemi a lodare il Signore.
Spiriti infuocati, serafini,
voi che conoscete l’amore e la sua potenza,
venite in mio aiuto, perché languo d’amore.
Mia unica speranza!
Mia gloria, mio rifugio e mia gioia,
mio amato, dolcezza del mio cuore,
aurora felice dell’eternità,
luce splendente del mio paradiso interiore,
unico principe degno d’essere amato!
Quando mi chiamerai a te?
Quando mi trarrai a te
per essere con te un solo spirito?
O amato, amato del mio essere,
dolcezza della mia vita, esaudiscimi;
non guardare alla mia indegnità,
e la tua misericordia sia in me.

(San Pietro di Alcantara)

Buona giornata a tutti. :-)

                                                                    www.leggoerifletto.it 

domenica 26 luglio 2020

Il rimorso - Jorge Luis Borges -

Ho commesso il peggiore dei peccati
che un uomo possa commettere. 
Non sono stato felice. 
Che i ghiacciai dell'oblio
possano travolgermi e disperdermi, senza pietà.

I miei mi generarono per il gioco
rischioso e stupendo della vita,
per la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco.
Li frodai. Non fui felice. 

Realizzata non fu la giovane loro volontà. 
La mia mente si applicò alle 
simmetriche ostinatezze
dell’arte che intreccia inezie.

Ereditai valore. Non fui valoroso.
Non mi abbandona, mi sta sempre a lato
l’ombra d’essere stato un disgraziato.
- Jorge Luis Borges -


Il bello dell'alzarsi al mattino
è che noi non siamo lasciati da soli
con il nostro niente,
con il nostro sentimento,
con il nostro stato d'animo,
con la nostra percezione.
Oggi siamo qui e il Signore
ci è venuto incontro in tanti modi
da quando abbiamo aperto gli occhi questa mattina:
dalla bellezza del reale che ci circonda
al volto degli amici...
Il Signore ricomincia la lotta contro il dualismo,
contro il nichilismo,
ogni mattina,
venendo incontro a noi:
non ci lascia soli.

Juliàn Carròn
da "Qualcosa dentro qualcosa"
- La Thuile - 27-31 ago 2005



Imparare ad accettarsi-. "...La professione mi possiede, la società mi possiede, il divertimento mi possiede, ma io non possiedo me stesso. E così mi imbarbarisco a poco a poco anche intimamente.
Le cose mi travolgono, sono soltanto una funzione nel loro grande trambusto.
Ma ecco che adesso Dio mi ha tratto fuori. 
Devo stare in silenzio. Devo aspettare.
Sono costretto a riflettere su me stesso, a sopportare la solitudine, a sopportare il dolore e ad accettarmi. Tutto questo è difficile.
Ma non potrebbe essere che Dio mi aspetta proprio in questo silenzio? 
Non potrebbe essere che adesso egli compie quanto sta scritto nella parabole della vite, e cioé che pota i rami che portano frutto, affinché ne porti ancora di più (Gv 15,2)?
Se imparo ad accettarmi in questi giorni di silenzio, se accetto di buon grado la sofferenza, perché il Signore con essa mi purifica, non sono diventato più ricco che se avessi guadagnato molto denaro? 
In me non è allora accaduto qualcosa che è più consistente e fruttifero delle cose che posso contare e calcolare?

(Card. Joseph Ratzinger)


Abbracciami Signore

Abbracciami Signore,
trafiggimi, consumami col fuoco della carità,
perché io sia in te e tu in me!
Cieli, terra, angeli, santi,
aiutatemi a lodare il Signore.
Spiriti infuocati, serafini,
voi che conoscete l’amore e la sua potenza,
venite in mio aiuto, perché languo d’amore.
Mia unica speranza!
Mia gloria, mio rifugio e mia gioia,
mio amato, dolcezza del mio cuore,
aurora felice dell’eternità,
luce splendente del mio paradiso interiore,
unico principe degno d’essere amato!
Quando mi chiamerai a te?
Quando mi trarrai a te
per essere con te un solo spirito?
O amato, amato del mio essere,
dolcezza della mia vita, esaudiscimi;
non guardare alla mia indegnità,
e la tua misericordia sia in me.



(San Pietro di Alcantara)

Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 25 aprile 2019

Amicizia - Jorge Luis Borges

Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,
Però posso ascoltarli e dividerli con te
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro
Però quando serve starò vicino a te
Non posso evitarti di precipitare,
Solamente posso offrirti la mia mano
Perchè ti sostenga e non cadi
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei
Però gioisco sinceramente quando ti vedo felice
Non giudico le decisioni che prendi nella vita
Mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi
Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
Però posso offrirti lo spazio necessario per crescere
Non posso evitare la tua sofferenza,
Quando qualche pena ti tocca il cuore
Però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere
Solamente posso volerti come sei ed essere tuo Amico.
In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico
In quel momento sei apparso tu...
Non sei né sopra né sotto né in mezzo
non sei né in testa né alla fine della lista
Non sei ne il numero 1 né il numero finale e
Tanto meno ho la pretesa
Di essere il 1° il 2° o il 3° della tua lista
Basta che mi vuoi come amico
Non sono gran cosa,
Però sono tutto quello che posso essere.

- Jorge Luis Borges -




Ogni amico costituisce un mondo dentro di noi, 
un mondo mai nato fino al suo arrivo, ed
è solo tramite questo incontro che nasce un nuovo mondo.

- Anaïs Nin -


Il mio obiettivo è l'amicizia con il mondo intero, e io posso conciliare il massimo amore con la più severa opposizione all'ingiustizia.

- Mahatma Gandhi -


Chi trascura di educare il proprio figlio all'amicizia, 
lo perderà non appena avrà finito di essere bambino. 

- Charles Péguy -


Per il Sacramento dell'Amicizia

O Signore,
fa’ che tutti possano comprendere
che l’amicizia è sacramento
perché tu sei nostro Amico.
Fa’ che tutti possano conoscere
la gioia dell’amicizia con te,
in modo che possano essere amici
di tutti gli uomini
e di tutte le donne
in cammino sulle strade del mondo
e della vita.
Amen.

- San Giovanni Paolo II, papa -



mercoledì 6 marzo 2019

L’amicizia – Paulo Coelho


Un uomo, il suo cavallo ed il suo cane camminavano lungo una strada.

Mentre passavano vicino ad un albero gigantesco, un fulmine li colpì, uccidendoli all'istante.
Ma il viandante non si accorse di aver lasciato questo mondo e continuò a camminare, accompagnato dai suoi animali.


A volte, i morti impiegano qualche tempo per rendersi conto della loro nuova condizione...
Il cammino era molto lungo; dovevano salire una collina, il sole picchiava forte ed erano sudati e assetati.


A una curva della strada, videro un portone magnifico, di marmo, che conduceva a una piazza pavimentata con blocchi d'oro, al centro della quale s'innalzava una fontana da cui sgorgava dell'acqua cristallina.
Il viandante si rivolse all'uomo che sorvegliava l'entrata.
"Buongiorno"
"Buongiorno" rispose il guardiano.
"Che luogo è mai questo, tanto bello?"
"E' il cielo."
"Che bello essere arrivati in cielo, abbiamo tanta sete!"
"Puoi entrare e bere a volontà."
Il guardiano indicò la fontana.
"Anche il mio cavallo ed il mio cane hanno sete."
"Mi dispiace molto", disse il guardiano, "ma qui non è permesso l'entrata agli animali."
L'uomo fu molto deluso: la sua sete era grande, ma non avrebbe mai bevuto da solo.
Ringraziò il guardiano e proseguì.
Dopo avere camminato a lungo su per la collina, il viandante e gli animali giunsero in un luogo il cui ingresso era costituito da una vecchia porta, che si apriva su un sentiero di terra battuta, fiancheggiato da alberi.
All'ombra di uno di essi era sdraiato un uomo che portava un cappello; probabilmente era addormentato.
"Buongiorno" disse il viandante.
L'uomo fece un cenno con il capo.
"Io, il mio cavallo ed il mio cane abbiamo molta sete."
"C'è una fonte fra quei massi", disse l'uomo, indicando il luogo, e aggiunse: "Potete bere a volontà." L'uomo, il cavallo ed il cane si avvicinarono alla fonte e si dissetarono.
Il viandante andò a ringraziare.
"Tornate quando volete", rispose l'uomo.
"A proposito, come si chiama questo posto?"
"Cielo."
"Cielo? Ma il guardiano del portone di marmo ha detto che il cielo era quello là!"
"Quello non è il cielo, è l'inferno."
Il viandante rimase perplesso.
"Dovreste proibire loro di utilizzare il vostro nome! Di certo, questa falsa informazione causa grandi confusioni!"
"Assolutamente no. In realtà, ci fanno un grande favore. Perché là si fermano tutti quelli che non esitano ad abbandonare i loro migliori amici...."



- Paulo Coelho -
Fonte: "Il diavolo e la Signorina Prym" di Paulo Coelho



Le occasioni di amicizia, di amicizia vera sono rare; ecco perché dobbiamo essere attenti. 
L'amicizia va sognata, desiderata, cercata, trovata, realizzata. 
L'amicizia non deve avere secondi fini. L'amicizia va "coccolata", curata, difesa. 
L'amicizia non ha età, sesso, religione, razza, condizione economica. 
L'amicizia deve essere voluta; bisogna desiderarla almeno in due. 
L'amicizia è preziosa, non ha valore. 
Soprattutto, l'amicizia va conquistata e meritata. 
Che parola grossa... amicizia.

- D. De Patre - 



Un amico

Se potessi prendere un arcobaleno, lo farei proprio per te e condividerei con te la sua bellezza, nei giorni in cui tu fossi malinconico. 
Se potessi, costruirei una montagna, che potresti considerare di tua piena proprietà, un posto dove trovare serenità, un posto dove stare da soli. 
Se potessi prendere i tuoi problemi, li lancerei nel mare. 
Ma sto trovando che tutte queste cose sono impossibili per me: non posso costruire una montagna o prendere un arcobaleno luminoso, ma lasciami essere ciò che so essere di più: Un amico sempre presente.



Chi trova un amico trova un tesoro. 
- Siracide - 

Buona giornata a tutti. :-)














mercoledì 23 gennaio 2019

Edera di Charles Dickens e Sono i fiumi - Jorge Louis Borges

Oh, è pur quest'edera la cara pianta
Che le macerie cerca ed agguanta
Vuol mura dirute, pietre smussate,
Archi decrepiti, torri smozzate,
E della polvere soltanto è ghiotta
Dai mille secoli insiem ridotta.
Dovunque l'anima manca e la vita
Verdeggia l'edera, fresca, nutrita.
Pianta fantastica, pianta curiosa
È pur quest'edera, verde ed annosa.
S'alza, s'inerpica, dà la scalata,
Va fino al vertice, nè certo è alata.
Che amplessi teneri la quercia antica
Prende dall'edera, fedele amica!
Umile striscia, nessun la vede,
Perfin dei tumuli s'attacca al piede,
E là s'abbarbica, s'alza più forte,
E par che giubili sopra la morte.
Pianta fantastica, pianta curiosa
È pur quest'edera, verde ed annosa.
Batte dei secoli l'ala funesta,
I regni cadono, l'edera resta.
È sempre vegeta, è sempre verde,
E il suo rigoglio non scema o perde.
Nulla ne stuzzica l'acre appetito
Come la polvere, cibo squisito.
Ingorda pascesi a due palmenti
Sopra il più solido dei monumenti.
Pianta fantastica, pianta curiosa
È pur quest'edera, giovane e annosa.

- Charles Dickens -
L'edera verde, come la descrive Dickens ne Il circolo Pickwick


E il tuo ricordo è come brace viva
che non lascio cadere
anche se mi brucia le mani.

- Jorge Luis Borges -




Siamo il tempo. Siamo la famosa
parabola di Eràclito l’Oscuro.
Siamo l’acqua, non il diamante duro,
che si perde, non quella che riposa.
Siamo il fiume e siamo anche quel greco
che si guarda nel fiume. 

Il suo riflesso
muta nell’acqua del cangiante specchio,
nel cristallo che muta come il fuoco.
Noi siamo il vano fiume prefissato,
dritto al suo mare. 

L’ombra l’ha accerchiato.
Tutto ci disse addio, tutto svanisce.
La memoria non conia più monete.
E tuttavia qualcosa c’è che resta
e tuttavia qualcosa c’è che geme.


- Jorge Louis Borges - 
da: I congiurati, Lo Specchio, Mondadori, 1986



Buona giornata a tutti. :-)





venerdì 16 febbraio 2018

La gioia dell'amicizia - San Giovanni Crisostomo

Un amico fedele è un balsamo nella vita, è la più sicura protezione.
Potrai raccogliere tesori d’ogni genere ma nulla vale quanto un amico sincero. 
Al solo vederlo, l’amico suscita nel cuore una gioia che si diffonde in tutto l’essere.
Con lui si vive un’unione profonda che dona all’animo gioia inesprimibile.
Il suo ricordo ridesta la nostra mente e la libera da molte preoccupazioni.
Queste parole hanno senso solo per chi ha un vero amico; per chi, pur incontrandolo tutti i giorni, non ne avrebbe mai abbastanza.


- San Giovanni Crisostomo -
[Un prezioso ricordo del 2011]




Gli amici ti conosceranno meglio nel primo minuto dell'incontro di quanto 
gli estranei possano conoscerti in mille anni. 

- Richard Bach - 




L'albero dell'amicizia


Nelle nostre vite esistono persone che ci rendono felici per la semplice casualità di averle incrociate nel nostro cammino.
Alcune percorrono il cammino al nostro fianco, vedendo molte lune passare, altre che vediamo appena tra un passo e l’altro. 
Tutte le chiamiamo amici e ce ne sono di diversi tipi. Forse ogni foglia di un albero rappresenta uno dei nostri amici.
Il primo che nasce da un germoglio è il nostro amico papà e nostra amica mamma che ci mostrano com’è la vita. Poi vengono gli amici fratelli, con i quali dividiamo il nostro spazio perché possano fiorire come noi. 
Passiamo a conoscere tutta la famiglia di foglie che rispettiamo e alle quali auguriamo ogni bene.
Ma il destino ci presenta altri amici, che non sapevamo di incontrare nel nostro cammino . Molti di loro li chiamiamo amici dell’anima, del cuore. 
Sono sinceri, sono veri. Sanno quando non stiamo bene, sanno ciò che ci rende felici. E a volte uno di quegli amici dell’anima si installa nel nostro cuore e allora viene chiamato innamorato. Questo amico da luce ai nostri occhi, musica alle nostre labbra, salti ai nostri piedi.
Ma ci sono anche gli amici “del momento“, di una vacanza di alcuni giorni o di alcune ore. Sono soliti collocare molti sorrisi sul nostro volto, per tutto il tempo in cui siamo vicini. Parliamo di quelli vicino, non possiamo dimenticare gli amici lontani, quelli che sono nella punta dei rami e che quando soffia il vento appaiono sempre tra una foglia e l’altra. 
Il tempo passa, l ‘estate se ne va, l’autunno si avvicina e perdiamo alcune delle nostre foglie, alcune nascono un’altra estate e altre resteranno per molte stagioni.
Però ciò che ci rende più felici è che quelle che sono cadute continuano vicine, aumentando la nostra radice con allegria. 
Sono momenti di ricordi meravigliosi di quando le incontrammo nel nostro cammino.
Ti auguro, foglia del mio albero, pace, amore, salute, fortuna e prosperità. Oggi e sempre… semplicemente perché ogni persona che passa nella nostra vita è unica. Sempre lascia un po’ di sé, e si porta via un po’ di noi. 
Ci sarà chi si è portato via molto, ma non ci sarà mai chi non ci avrà lasciato nulla.
Questa è la più grande responsabilità della nostra vita e la prova evidente che due anime non si incontrano per caso.

- Jorge Luis Borges -


Buona giornata a tutti. :-)