L'incontro fra Dio e noi
nell'orazione continua parte sempre dal silenzio. Dobbiamo imparare a
distinguere due generi di silenzio: il silenzio di Dio e il nostro silenzio
interiore.
Anzitutto il silenzio di Dio, spesso più difficile da sopportare del suo rifiuto, quel silenzio assente di cui già abbiamo detto.
In secondo luogo, il silenzio dell'uomo, più fecondo del nostro parlare, in una comunione più stretta con Dio di quella mediata da qualsiasi parola.
Anzitutto il silenzio di Dio, spesso più difficile da sopportare del suo rifiuto, quel silenzio assente di cui già abbiamo detto.
In secondo luogo, il silenzio dell'uomo, più fecondo del nostro parlare, in una comunione più stretta con Dio di quella mediata da qualsiasi parola.
Il silenzio di Dio di fronte alla
nostra preghiera può durare solo per un attimo, o può sembrare che vada avanti
all'infinito.
Cristo restò in silenzio di fronte alle suppliche della cananea, e questo lo condusse a raccogliere tutta la propria fede, la speranza e l'amore umano per offrirli a Dio, per far sì che egli potesse estendere i confini del suo regno al di là del popolo eletto.
Il si1enzio di Cristo suscitò quindi la risposta della donna, la fece crescere di qualità.
Cristo restò in silenzio di fronte alle suppliche della cananea, e questo lo condusse a raccogliere tutta la propria fede, la speranza e l'amore umano per offrirli a Dio, per far sì che egli potesse estendere i confini del suo regno al di là del popolo eletto.
Il si1enzio di Cristo suscitò quindi la risposta della donna, la fece crescere di qualità.
E Dio può fare lo stesso nei
nostri riguardi, con silenzi di maggiore o minore durata, che chiamano a
raccolta le nostre forze e la nostra fedeltà e ci conducono a un rapporto più
profondo con lui rispetto a quello che si sarebbe potuto realizzare se la via
fosse stata facile.
Ma a volte il silenzio per noi assume il suono tetro dell' irrevocabile.
Ma a volte il silenzio per noi assume il suono tetro dell' irrevocabile.
- Anthony Bloom -
(1914 – 2003)
Da “La preghiera giorno dopo
giorno” , Gribaudi Editore nella collana Meditazione e preghiera
"Bisogna essere sempre più parchi di parole insignificanti
per trovare quelle parole di cui si ha bisogno.
- Etty Hillesum -
Il silenzio deve alimentare
nuove possibilità di espressione.“
- Etty Hillesum -
Il silenzio dell'Uomo
Il silenzio di Dio e la sua assenza, ma anche
il silenzio e l'assenza dell'uomo. Un incontro non acquista spessore e pienezza
finché le due parti che convergono non diventano capaci di tacere l'una con
l'altra.
Fino a quando abbiamo bisogno di parole e azioni, di prove tangibili,
non abbiamo ancora raggiunto la profondità e la pienezza che cercavamo.
Non
abbiamo fatto esperienza di quel silenzio che avvolge due persone che
condividono una certa intimità. Va molto in profondità, assai più di quello che
credevamo, il silenzio interiore in cui incontriamo Dio, e con Dio e in Dio il
nostro prossimo.
In questo stato di quiete non c'è bisogno di
parole per sentirsi vicini al nostro compagno, per comunicare con lui nel
nostro essere più profondo, al di là di noi stessi in qualcosa che ci unisce.
E
quando il silenzio si fa sufficientemente profondo, possiamo iniziare a parlare
dalle sue profondità, pur con prudenza e cautela per non rovinarlo con il
disordine rumoroso che sta nelle nostre parole.
Allora, il nostro pensiero è
contemplazione.
La mente, invece di cercare di distinguere
fra forme molteplici, come è abituata a fare, cerca di farne emergere di
semplici e radiose dagli abissi del cuore.
La mente sta compiendo il suo vero
lavoro. Serve colui che esprime qualcosa di più grande di lei. Scrutiamo
profondità che ci trascendono e cerchiamo di esprimere qualche frammento di
quel che abbiamo trovato con timore e rispetto.
Parole di questo genere, quando
non rendono volgare o cerebrale quest'esperienza nel suo insieme, non rompono
il silenzio, ma lo esprimono.
- Anthony Bloom -
(1914 – 2003)
Da “La preghiera giorno dopo giorno” , Gribaudi Editore nella collana Meditazione e preghiera
Buona giornata a tutti. :-)