Visualizzazione post con etichetta pensiero. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta pensiero. Mostra tutti i post

giovedì 3 agosto 2017

Estratto dal libro "Parola di Forza" - Fosco del Nero

"L'uomo è due uomini; l'uno è sveglio nel buio, l'altro è addormentato nella luce." 
- Kahlil Gibran - 

Il tema dell'addormentamento è presente in molte tradizioni spirituali o esoteriche, ed è praticamente un luogo comune negli insegnamenti dei più grandi maestri, da Buddha a Gesù, da Gurdjieff a Krishnamurti.
Gibran in questo breve brano sottolinea la natura duale dell'esperienza umana: da un lato, quello dell'apparente veglia nella luce diurna e delle normali cose della vita, l'uomo è addormentato, perché essenzialmente inconsapevole; dall'altro lato, quello notturno del buio, l'uomo, stavolta inteso non come personalità ma come anima, è sveglio e presente... giacché l'anima è sempre presente.
Nella luce del giorno dunque va in giro la personalità addormentata, inconsapevole, i cui occhi sono ancora chiusi.
Nel buio della notte invece, quando la personalità si addormenta anche nel corpo oltre che nella mente, l'anima esce fuori per quanto le è consentito. 
E infatti suggerisce, sotto forma di sogni o sensazioni.
Il compito della personalità è quello di farsi da parte per far emergere l'anima, in modo che vi siano solo veglia e consapevolezza, e non più addormentamento e incoscienza.
Alla fine, vi sarà un solo uomo, sveglio nel buio e nella luce.

Estratto dal libro "Parola di Forza" - Fosco Del Nero, L'Età dell'Acquario Edizioni


"Il miracolo non è camminare sull'acqua o sul fuoco. Il miracolo è risvegliarsi.
Il resto sono tutte sciocchezze." - Osho -

Tante persone, di qualunque tradizione religiosa, spirituale, esoterica, e di qualunque disciplina e convinzione interiore, si perdono dietro cose futili, sostituendo gli interessi e i passatempi comuni con interessi e passatempi «spirituali».
Ecco che così moltissimi si dedicano alle vite passate, ai poteri mentali, ai registri dell'Akasha, all'aura, e così via: c'è solo l'imbarazzo nella scelta nello stilare un simile elenco.
Tutti coloro si dimenticano che la spiritualità non ha a che fare né con quello in cui si crede, né con quello che si pratica, né con quello che si sa fare, ma solo e semplicemente con il proprio stato di consapevolezza.
Camminare sull'acqua o camminare sul fuoco non ha alcuna importanza, come non l'hanno altri fatti clamorosi, veri o falsi che siano.
L'unica cosa rilevante in questa esistenza è quanto si è svegli e quanto ancora si dorme.
Anche perché tutto il resto discende a cascata, è una semplice conseguenza del proprio livello di consapevolezza.
Per questo motivo, la cosa più importante, invero l'unica cosa importante, è curare il proprio percorso evolutivo, fare passi avanti verso il risveglio.
E davvero non c'è altro da fare, il resto sono tutte sciocchezze.

Estratto dal libro "Parola di Forza" - Fosco Del Nero, L'Età dell'Acquario Edizioni


"Se ti ami, osservati. Veglia durante una parte della notte." - Buddha - 

La notte è ovviamente l'inconsapevolezza in cui è immerso l'uomo comune.
E l'invito di Buddha, l'invito più bello e commovente che possa esistere, è quello di vegliare, di essere presenti, di non perdersi nel buio della notte.
Chi si ama, dunque, veglia.
E, di conseguenza, chi non tiene a sé non ci bada, non veglia, non si osserva, lascia che la sua vita trascorra nella totale inconsapevolezza, nel totale automatismo, perso nel buio della notte.
L'esortazione di Buddha peraltro, oltre che amorevole, è anche molto tenera, poiché non invita a un'osservazione costante e feroce, da guerriero indomito, consiglio che sarebbe pur validissimo e magari adatto a certe persone, ma si limita a proporre di vegliare almeno «durante una parte della notte».
Ossia, fai quello che riesci a fare, amati per quanto ora riesci ad amarti, sii osservatore per quanto ora te lo consente la tua forza interiore.
Amati, e osservati, altrimenti sarà sempre notte e sarà sempre oscurità.

Estratto dal libro "Parola di Forza" - Fosco Del Nero, L'Età dell'Acquario Edizioni




"Che la preghiera sia la vostra preoccupazione costante, che sia il principio e la fine della vostra giornata e della vostra vita."

- Sri Ramakrishna -

Ciò che Sri Ramakrishna intende con «preghiera» non è ovviamente la preghiera cristiana a mani giunte e in ginocchio, e nemmeno la preghiera islamica rivolta a un segno cardinale, per non parlare di quella ebraica faccia al muro, ma, molto più in generale, lo stato di preghiera interiore, ciò che poi è l'essenza dello stato meditativo, e che va a coincidere con lo stato di presenza vigile e attenta.
In tal senso, dire meditazione, dire preghiera, dire stato di presenza, dire stato di consapevolezza, è sostanzialmente la stessa cosa.
Tale stato dev'essere l'obiettivo costante dell'essere umano, che egli vi arrivi dopo una pratica meditativa o dopo una disciplina interiore.
Quando ti svegli la mattina, il tuo primo pensiero deve essere la presenza e il tuo percorso evolutivo.
Quando vai a coricarti la notte, il tuo ultimo pensiero deve essere la tua consapevolezza.
E ciò che vale per l'arco della giornata vale anche per l'arco dell'intera vita: lo stato di consapevolezza è l'unica cosa che importa, e dunque è l'unica cosa meritevole della nostra preoccupazione e cura.
La «preghiera» deve essere la nostra preoccupazione costante perché non c'è letteralmente altro di cui preoccuparsi.

Estratto dal libro "Parola di Forza" - Fosco Del Nero, L'Età dell'Acquario Edizioni



Buona giornata a tutti. :-)







giovedì 20 luglio 2017

La domanda essenziale - Padre Anthony de Mello

C’era un uomo che non dava tregua al buon Dio con richieste di ogni genere.
Un giorno Dio gli apparve e gli disse: "Non ne posso più! Ho deciso di concederti tre desideri, e non uno di più".
L'uomo, incredulo, chiese: "Mi concederesti davvero qualsiasi cosa io chieda?.
"Sì", rispose il Signore, "ma solo tre richieste e basta!".
"Be'", disse l'uomo, "mi vergogno un po' a dirtelo, ma non sopporto più mia moglie. È una rompiscatole senza eguali. Vorrei davvero liberarmene".
E Dio disse: "Che il tuo desiderio sia esaudito". E sua moglie morì. 
L'uomo era felicissimo. Si sentiva un po' in colpa, ma il sollievo per l'assenza della moglie era enorme, e lui pensò: "Sposerò un'altra donna, e più giovane!". Quando i parenti si riunirono per il funerale iniziarono ad elogiare la defunta e a decantarne le virtù, e l'uomo capì all'improvviso che cosa aveva fatto. Pianse e si disperò, dicendosi: "Avevo una donna fedele, che mi amava, e non me ne sono accorto, non l'ho saputa apprezzare!". 
Si appartò con Dio e gli chiese: "Ti prego, riportala in vita!". 
Dio rispose: "Va bene. Secondo desiderio accordato".

Ora non gli rimaneva che un desiderio, e non sapeva cosa chiedere.

Consultò amici e parenti. Alcuni proposero: "Chiedi i soldi. Con i soldi si può ottenere ciò che si vuole". 
Altri dissero: "A che servono i soldi se non hai la salute? Chiedi la salute. 
Un altro amico gli disse: "A che serve la salute se prima o poi devi morire? Chiedi l'immortalità!". E un altro ancora: "A che serve l'immortalità se non hai nessuno che ti ami? Chiedi l'amore!" Così l'uomo riflettette, ragionò, si arrovellò e passò un anno. 
Poi ne passarono cinque, poi dieci, e alla fine Dio si presentò e gli chiese: "Quando ti deciderai a chiedermi il tuo terzo desiderio?". 
L'uomo rispose, contrito: "Signore, sono tutto confuso, non so cosa chiedere. Potresti suggerirmi cosa chiedere?".

Il Signore rise e disse: "E va bene, ti dirò io cosa chiedere: chiedi di essere felice qualsiasi cosa possa capitarti. Qui sta il segreto!".

- Padre Anthony de Mello -




Non dovete fare niente per essere felici. Non potete acquistare la felicità. Sapete perché? Perché ce l'avete già. Ce l'avete proprio ora, ma continuate ad ostacolarla con la vostra stupidità.

- Padre Anthony De Mello -
Da: Messaggio per un pesciolino che ha sempre sete, Editore Piemme



Buona giornata a tutti. :-)





martedì 18 luglio 2017

Fortezze ma non di pietra – don Bruno Ferrero

C'era una volta un sovrano potente. Sapeva che il numero dei giorni che gli restavano da vivere diminuiva inesorabilmente. Che cosa sarebbe diventato il suo bel impero, quando sarebbe stato costretto ad abbandonarlo con tutti i nemici che lo circondavano da ogni lato? Che avrebbe potuto fare il giovane principe, quel figlio troppo giovane e inesperto che il sovrano aveva avuto, ahimè, in tarda età? Dove poteva rifugiarsi? Chi lo avrebbe protetto?
Questi pensieri tormentavano il vecchio re, tanto che un giorno disse al principe:
«Figlio mio, io non regnerò più per molto tempo e ignoro ciò che accadrà dopo la mia morte. Ci sono molti nemici intorno al trono. Ho tanta paura per l'impero che ho costruito e anche per te. Morirei tranquillo se sapessi che hai un rifugio sicuro che ti protegga in caso di pericolo. Per questo ti consiglio di andare per il regno e di costruire fortezze in tutti gli angoli possibili, per tutti i confini del paese».
Obbediente, il giovane si mise immediatamente in cammino. Percorse tutto il Paese, per monti e per valli, e dove trovava il posto conveniente, faceva costruire grandi fortezze solide e imponenti. 
Le fortezze sorsero nelle profondità delle foreste, nelle valli più nascoste, sulla sommità delle colline, nei deserti, in riva ai fiumi e sui fianchi delle montagne. Questo costò molto denaro, ma il principe non badava a spese: erano in gioco la sua vita e il suo trono.
Dopo un certo tempo, il giovane ritornò nel palazzo del re suo padre. Stanco, dimagrito, ma soddisfatto d'aver portato a termine il compito, corse a presentarsi dal padre. 

«Ebbene, figlio mio, com'è andata? Hai fatto ciò che io ti avevo detto?" gli domandò il re.
«Sì, padre», rispose il principe. «In tutto il paese si innalzano fortezze imprendibili: nei deserti, sulle montagne, nel profondo delle foreste».


Ma il vecchio re, il più potente che la storia abbia mai conosciuto, invece di congratularsi con il figlio per tutti i suoi sforzi, scuoteva la testa come in preda ad un forte dispiacere.
«Non è questo, figlio mio, che avevo in mente io. Devi tornare indietro e ricominciare», disse: «Le fortezze che tu hai costruito non ti proteggeranno assolutamente in caso di pericolo: tu sarai solo e non per quei muri e quelle pietre potrai sfuggire alle imboscate e alle trappole dei tuoi nemici. Tu devi costruirti dei rifugi nel cuore delle persone oneste e buone. Devi cercare queste persone, e guadagnarti la loro amicizia: soltanto allora saprai dove rifugiarti nei momenti difficili. Là dove un uomo ha un amico sincero, là trova un tetto sotto cui ripararsi». 

Il principe si rimise in cammino. Non più per i deserti, i dirupi, le foreste selvagge, ma per andare verso la gente, tra loro, per costruire dei rifugi come immaginava suo padre, il vecchio re pieno di saggezza.
E questo richiese molti più sforzi e fatiche.
Ma il principe non li rimpianse mai.
Perché, quando dopo un certo tempo il vecchio sovrano si spense e lasciò questo mondo, il principe non aveva più nessun nemico da temere.



- don Bruno Ferrero -

Fonte: " A volte basta un raggio di sole" di Bruno Ferrero


                                       
Un giorno, una giovane donna ricevette una dozzina di rose con un biglietto che diceva: "Una persona che ti vuole bene».

Senza però la firma.
Non essendo sposata, il suo pensiero andò agli uomini della sua vita: vecchie fiamme, nuove conoscenze. Oppure erano stati la mamma e il papà? Qualche collega di lavoro? Fece un rapido elenco mentale. Infine telefonò a un'amica perché l'aiutasse a scoprire il mistero.
Una frase dell'amica le fece all'improvviso balenare un'idea.
"Di', sei stata tu a mandarmi i fiori?".
"Sì".
"Perché?".
"Perché l'ultima volta che ci siamo parlate eri di umor nero. Volevo che trascorressi un giorno pensando a tutte le persone che ti vogliono bene".
E tu, quante fortezze hai costruito oggi?
- don Bruno Ferrero -
Fonte: " A volte basta un raggio di sole" di Bruno Ferrero


Buona giornata a tutti. :-)






martedì 11 luglio 2017

Il ponte

Questa è la storia di due fratelli che vissero insieme d'amore e d'accordo per molti anni. Vivevano in cascine separate, ma un giorno scoppiò una lite e questo fu il primo problema serio che sorse dopo 40 anni in cui avevano coltivato insieme la terra condividendo le macchine e gli attrezzi, scambiandosi i raccolti e i beni continuamente.
Cominciò con un piccolo malinteso e crebbe fino a che scoppiò un diverbio con uno scambio di parole amare a cui seguirono settimane di silenzio.
Una mattina qualcuno bussò alla porta di Luigi. Quando aprì si trovò davanti un uomo con gli utensili del falegname: "Sto cercando un lavoro per qualche giorno", disse il forestiero, "forse qui ci può essere bisogno di qualche piccola riparazione nella fattoria e io potrei esserle utile per questo".
"Sì", disse il maggiore dei due fratelli, "ho un lavoro per lei. Guardi là, dall'altra parte del fiume, in quella fattoria vive il mio vicino, beh! È il mio fratello minore. La settimana scorsa c'era una splendida prateria tra noi, ma lui ha deviato il letto del fiume perché ci separasse. Deve aver fatto questo per farmi andare su tutte le furie, ma io gliene farò una. Vede quella catasta di pezzi di legno vicino al granaio? Ebbene voglio che costruisca uno steccato di due metri circa di altezza, non voglio vederlo mai più". Il falegname rispose: "Mi sembra di capire la situazione".
Il fratello maggiore aiutò il falegname a riunire tutto il materiale necessario e se ne andò fuori per tutta la giornata per fare le spese in paese. Verso sera, quando il fattore ritornò, il falegname aveva appena finito il suo lavoro. Il fattore rimase con gli occhi spalancati e con la bocca aperta.
Non c'era nessuno steccato di due metri. Invece c'era un ponte che univa le due fattorie sopra il fiume. Era una autentica opera d'arte, molto fine, con corrimano e tutto.
In quel momento, il vicino, suo fratello minore, venne dalla sua fattoria e abbracciando il fratello maggiore gli disse: "Sei un tipo veramente in gamba. Ma guarda! Hai costruito questo ponte meravilloso dopo quello che io ti ho fatto e detto".
E così stavano facendo la pace i due fratelli, quando videro che il falegname prendeva i suoi arnesi. "No, no, aspetta; rimani per alcuni giorni ancora, ho parecchi lavori per te", disse il fratello maggiore al falegname. "Mi fermerei volentieri", rispose lui, "ma ho parecchi ponti da costruire".



Molte volte lasciamo che i malintesi e le stizze ci allontanino dalla gente a cui vogliamo bene, molte volte lasciamo che sia l'orgoglio a prevalere sui sentimenti.
- Non permettere che ciò succeda nella tua vita.
- Impara a perdonare e apprezza quanto hai. Ricorda che perdonare non cambia nulla del passato, ma del futuro sì. Non conservare rancore né sentimenti di amarezza che ti feriscono, ti allontanano da Dio e dalle persone che ti vogliono bene.
- Impara ad essere felice e a godere delle meraviglie che Dio ha creato. Egli ti ama e desidera che tu abbia una vita felice e piena di amore e armonia.
- Non permettere che un piccolo incidente rovini una grande amicizia.
- Ricorda che il silenzio, a volte, è la miglior risposta.
- Ciò che più importa è una casa felice. Fa' tutto quello che è nelle tue mani per creare un ambiente di pace e armonia.
- Ricorda che la miglior relazione è quella in cui l'amore tra due persone è più grande del bisogno che hanno l'una dell'altra.




Un amico fedele
è un balsamo nella vita,
è la più sicura protezione.

Potrai raccogliere tesori d’ogni genere
ma nulla vale quanto un amico sincero.

Al solo vederlo, l’amico suscita nel cuore
una gioia che si diffonde in tutto l’essere.

Con lui si vive un’unione profonda
che dona all’animo gioia inesprimibile.

Il suo ricordo ridesta la nostra mente
e la libera da molte preoccupazioni.

Queste parole hanno senso
solo per chi ha un vero amico;
per chi, pur incontrandolo tutti i giorni,
non ne avrebbe mai abbastanza.

- San Giovanni Crisostomo -


Buona giornata a tutti. :-)






martedì 4 luglio 2017

Iniziare - Anselm Grün

"Iniziare"

Dell’abate Pior, l’abba Poemen diceva che iniziava ogni giorno da capo (Apo 659) 
È un racconto breve, anzi di una sola parola, che l’abba Poemen attribuisce al più anziano abba Pior.
Questi era un discepolo del grande Antonio, il primo dei monaci. 
Pior morì attorno al 360: era vissuto ogni giorno secondo gli insegnamenti della Bibbia e, alla pari di altri monaci, seguiva una dura ascesi liberamente da lui scelta. Ma ciò che lo distingueva era il nuovo inizio che si proponeva di fare ogni giorno.
Per noi questa è una parola che consola. Se già questi grandi monaci si ritenevano sempre soltanto dei principianti al servizio di Gesù, anche noi possiamo considerarci dei principianti che si mettono alla loro scuola. D’altra parte sappiamo che san Benedetto ha scritto la sua regola per i principianti.
Nessuno di noi è così avanzato sulla strada spirituale che non abbia bisogno ogni giorno di un nuovo inizio. Ricominciare è anche una grazia. Ogni
giorno posso iniziare di nuovo. Non sono bloccato a motivo del mio passato. In tedesco iniziare si dice anfangen, un termine che deriva da anfassen, anpacken [=afferrare, prendere in mano, cogliere].
Se siamo capaci di iniziare, vuol dire che prendiamo in mano la nostra vita e le diamo forma.
Smettiamo di lamentarci che non siamo capaci di fare nulla, perché la nostra educazione ci ha bloccati. Noi stessi abbiamo tra le mani ciò che vogliamo fare della nostra vita. Con quello che abbiamo ricevuto possiamo dare forma e figura alla nostra vita mediante l’opera delle nostre mani. Ma dobbiamo prender noi l’iniziativa.
Non possiamo aspettarci tutto solo dagli altri.
Ogni giorno incomincia dal mattino. Il ritmo della natura dovrebbe diventare anche il ritmo della nostra vita. Ogni nuovo giorno è una occasione favorevole per incominciare di nuovo anche interiormente
nel rapporto con Dio. Non dovremmo dire che comunque niente cambia per noi, che già tante volte abbiamo tentato di fare tutto nuovo. Nella parola
dell’abba Pior c’è la sfida di cominciare di nuovo ogni giorno senza giudicare il giorno precedente.
Non importa come siamo vissuti fino a questo momento, non è mai tardi per incominciare. Questa parola vale anche per colui che ha già speso molto
impegno per sé e per il suo cammino spirituale: non tener per nulla in conto ciò che hai raggiunto. Incomincia ogni giorno di nuovo. Solo allora rimarrai
vivo, solo allora sarai in grado di rispondere a ciò che Gesù esige da te. 

- Anselm Grün -
da: "La Sapienza del Deserto", Ed. Messaggero, pagg, 16-17

Detti dei Padri del deserto, a cura di L. Coco, Piemme, Casal Monferrato (AL) 1997: Poemen, nr. 85, p. 264. Il termine “abba” derivante dall’aramaico significa “padre”; così “amma” significa “madre” in riferimento alle monache che vivevano nel deserto. (ndt)



Per Macario l'esercizio più importante è il digiuno delle parole.
Non dovremmo mai dire qualcosa di cattivo nei confronti degli altri, nè giudicarli o valutarli. Sì, non dovremmo neppure pronunciare parole inutili.

- Anselm Grün -
da: "La Sapienza del Deserto", Ed. Messaggero



Buona giornata a tutti. :-)





sabato 1 luglio 2017

Un esercizio spirituale: la vacanza – Padre Anthony de Mello

Immagino di ritirarmi in un posto solitario per fare a me stesso il dono della solitudine, perché la solitudine è un tempo nel quale vedo le cose come sono.
Quali sono le piccole cose nella vita che la mancanza di solitudine ha eccessivamente ingigantito?
Quali sono le cose veramente importanti per le quali trovo troppo poco tempo?
La solitudine è un tempo per prendere decisioni.
Quali decisioni devo prendere o riconsiderare in questo particolare momento della mia vita?
Ora decido che tipo di giornata sarà oggi.
Sarà una giornata per fare?
Faccio un elenco delle cose che voglio veramente fare oggi.
Sarà anche una giornata per essere, nessuno sforzo per ottenere risultati, per fare cose, per guadagnare o possedere, ma solo per essere?
La mia vita non porterà frutto finché non avrò imparato l'arte di non coltivare, l'arte di "perdere" tempo in modo creativo.
Così decido quanto tempo dedicare al gioco, ad interessi senza scopo ed improduttivi, al silenzio, all'intimità, al riposo.
E domando a me stesso che cosa assaporerò oggi, che cosa toccherò, odorerò, ascolterò e vedrò.

- Anthony de Mello - 
Fonte: Alle sorgenti





«Non si caccia via l'oscurità con la scopa, si accende la luce».

Il modo migliore per dissipare il male non è combatterlo, ma far trionfare le forze del bene. 
Il risultato può sembrare lo stesso, ma lo spirito che ci anima è totalmente differente: combattere il male è lottare contro; difendere il bene è lottare per. Da un lato la messa in atto di un'energia negativa, dall'altro quella di un'energia positiva.
«Più lottiamo contro l'oscurità, più ci stanchiamo. Ma quando sprigioniamo la luce della coscienza, l'oscurità si dissolve».
Preoccupiamoci di rivestire le nostre battaglie di un'energia positiva e non smettiamo di accendere la luce della nostra coscienza.


- Padre Anthony de Mello -


Trova il tempo di riflettere,

è la fonte della forza.

Trova il tempo di giocare,

è il segreto della giovinezza.


Trova il tempo di leggere,

è la base del sapere.


Trova il tempo di essere gentile,

è la strada della felicità.


Trova il tempo di sognare,

è il sentiero che porta alle stelle.

Trova il tempo di amare,

è la vera gioia di vivere.

Trova il tempo d'esser contento,

è la musica dell'anima.


- Antica ballata irlandese - 






Buona giornata a tutti. :-)








sabato 27 maggio 2017

La rosa e la rana

C’era una volta una rosa rossa molto bella. 
Quanto le faceva piacere sapere di essere la rosa più bella del giardino! Tuttavia, si rendeva conto che la gente la guardava sempre e solo da lontano.
Un giorno si accorse che, accanto a lei, c’era sempre un rospo grande e scuro ed era per questo che nessuno si avvicinava per guardarla più da vicino. Indignata da ciò che aveva scoperto, ordinò al rospo di andarsene subito. 
Il rospo, molto ubbidiente, disse: “Va bene, se è ciò che vuoi”.
Un bel giorno, il rospo passò per il luogo dove stava la rosa e si sorprese nel vederla del tutto appassita, senza foglie e senza petali. 
Allora le disse: “Ti vedo proprio male. Cosa ti è successo?”. 
La rosa rispose: “Da quando te ne sei andato, le formiche hanno iniziato a mangiarmi, giorno dopo giorno, e non posso più tornare a essere bella come prima…”. Il rospo le rispose, semplicemente: “Ovvio, quando c’ero io, mangiavo le formiche e per questo sei sempre stata la più bella del giardino”.

La morale:

Spesso disprezziamo gli altri perché pensiamo di essere meglio di loro, più belli o semplicemente crediamo che non ci “servano a niente”. 
Tutti abbiamo qualcosa di speciale da fare, qualcosa da imparare dagli altri o qualcosa da insegnare e nessuno deve disprezzare nessun altro. 
Forse, quel qualcuno rappresenta per noi un beneficio e noi non lo sappiamo nemmeno.



Quelli che hanno ricevuto la libertà mettono a disposizione di Dio tutti i loro beni, dando gioiosamente e generosamente i beni più piccoli perché hanno la speranza dei beni più grandi, come la vedova povera che getta tutta la sua sostanza nel tesoro di Dio.

- Sant'Ireneo - 



Buona giornata a tutti. :-)