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martedì 6 agosto 2019

I Vangeli per guarire di Alejandro Jodorowsky

La ricerca di conferme è sintomo di insicurezza personale se trovi qualcuno che te la aggrava....il problema del "basso" è suo non tuo...spetta a noi stessi riacquistare sicurezza e non permettere mai a nessuno di sminuirci!

Che caratteristiche deve avere una persona per guarire qualcuno? 

(Javier Esteban - intervistatore)

- Alejandro Jodorowsky -
da “Lezioni per Mutanti” Interviste con Javier Esteban

In realtà la maggior parte dei problemi che ci tormentano sono quelli che vogliamo avere. Siamo vincolati alle nostre difficoltà in quanto sono loro che formano la nostra identità, sono loro che ci permettono di definirci in quanto persone ...con un determinato carattere. La gente vuole smettere di soffrire ma non è disposta a pagarne il prezzo, a cambiare, e desidera continuare a vivere in funzione dei suoi adorati problemi. 

- Alejandro Jodorowsky - 







Che consigli daresti per vincere le paure di cui soffriamo?

Ogni caso è diverso dall'altro, ma ho sempre detto che bisogna esprimere le paure in forma psicomagica. 

Bisogna scoprire che cosa ci impaurisce e farlo. Se una persona teme di morire, le organizzo una funzione funebre, la seppellisco simbolicamente. 

Chi ha paura di essere povero, lo mando in un altra città a chiedere l'elemosina per un giorno. Faccio sì che si collochino sul limite di quello che temono. Che lo affrontino.

Georg Groddeck ha detto una cosa che mi è piaciuta molto: “hai paura di ciò che desideri”. 

Se una persona ha paura di essere omosessuale, lo mando abbigliato come un travestito in un bar per omosessuali.

Per sconfiggere la paura, bisogna far sì che entri nella tua vita in maniera concreta.


-Alejandro Jodorowsky -
da "Psicomagia"




Sono profondamente convinto della magia della vita.
La magia non è superstizione, la magia è la natura del mondo. Il mondo non è logico nè razionale, è magico, ed esiste un legame stretto tra tutto ciò che accade.
Il tempo non è lineare, gli effetti a volte si producono prima delle cause, alcune cose sono inspiegabili... la realtà è miracolosa, è magica.
Segue principi che non sono scientifici. La realtà non è scientifica.
Questa vita che noi vorremmo logica è in realtà folle, scioccante, meravigliosa e crudele. Il nostro comportamento che pretendiamo logico e consapevole, di fatto è irrazionale, pazzo, contraddittorio.
La realtà è come un sogno nel quale dobbiamo lavorare per poter passare progressivamente dal sogno inconscio, che può sempre trasformarsi in incubo, al sogno "lucido". Se osserviamo lucidamente la nostra realtà scopriamo che è poetica, illogica, esuberante. 

- Alejandro Jodorowsky -


Buona giornata a tutti. :-)


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mercoledì 24 aprile 2019

Preghiera per la guarigione fisica - Padre Emiliano Tardif

Signore Gesù, credo che sei vivo e risorto.
Credo che sei presente realmente nel Santissimo Sacramento dell'altare e in ciascuno di noi che crediamo in te.
Ti lodo e ti adoro.
Ti rendo grazie, Signore, per essere venuto da me, come Pane vivo disceso dal cielo.
Tu sei la pienezza della vita, tu sei la risurrezione e la vita, tu Signore, sei la salute dei malati.
Oggi ti voglio presentare tutti i miei mali, perché tu sei uguale ieri, oggi e sempre e tu stesso mi raggiungi dove mi trovo.
Tu sei l'eterno presente e mi conosci.
Ora, Signore, ti chiedo d'aver compassione di me.
Visitami per il tuo vangelo, affinché tutti riconoscano che tu sei vivo, nella tua Chiesa, oggi; e che si rinnovi la mia fede e la mia anima.
Abbi compassione delle sofferenze del mio corpo, del mio cuore e della mia anima.
Abbi compassione di me, Signore, benedicimi e fa che possa riacquistare la salute.
Che cresca la mia fede e che mi apra alle meraviglie del tuo amore, perché sia anche testimone della tua potenza e della tua compassione.
Te lo chiedo, Gesù, per il potere delle tue sante piaghe per la tua santa Croce e per il tuo Preziosissimo Sangue.
Guariscimi, Signore!
Guariscimi nel corpo, guariscimi nel cuore, guariscimi nell'anima.
Dammi la vita, la vita in abbondanza.
Te lo chiedo per l'intercessione di Maria Santissima, tua Madre, la vergine
dei dolori, che era presente, in piedi, presso la tua croce; che fu la prima a contemplare le tue sante piaghe, e che ci hai dato per Madre.

Tu ci hai rivelato d'aver preso su di te i nostri dolori e per le tue sante piaghe siamo stati guariti.
Oggi, Signore, ti presento con fede tutti i miei mali e ti chiedo di guarirmi completamente.
Ti chiedo, per la gloria del Padre del cielo, di guarire anche i mali della mia famiglia e i miei amici.
Fa che crescano nella fede, nella speranza e che riacquistino la salute per la gloria del tuo nome.
Perché il tuo regno continui ad estendersi sempre più nei cuori attraverso
i segni e i prodigi del tuo amore.
Tutto questo, Gesù, te lo chiedo perché sei Gesù.
Tu sei il Buon Pastore e noi siamo le pecorelle del tuo gregge.
Sono così sicuro del tuo amore, che prima ancora di conoscere il risultato della mia preghiera, ti dico con fede:
grazie, Gesù, per tutto quello che farai per me e per ciascuno di loro.
Grazie per i malati che stai guarendo ora, grazie per quelli che stai visitando con la tua Misericordia.

- Padre Emiliano Tardif -


O Signore,
non sono degno di partecipare alla tua mensa:
ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato.

"Quale gioia per un cristiano che ha la fede, che, alzandosi dalla Santa Mensa, se ne va con tutto il Cielo nel suo cuore!

- S. Curato d'Ars -


«Durante un esorcismo, attraverso la persona posseduta, Satana mi ha detto: Ogni Ave Maria del Rosario, è per me una mazzata in testa; se i cristiani conoscessero la potenza del Rosario, per me sarebbe finita!»

- Don Gabriele Amorth - 



Lui mi fa: Io, capisci, la vita la vedo così: se qualcuno fosse venuto da me e mi avesse chiesto se volevo nascere, credo che gli avrei risposto di no. 
Sono sicuro che gli avrei risposto di no. Però nessuno me l’ha chiesto. 
Non sono qui per volontà mia. 
Nemmeno la maggior parte delle cose che mi capitano sono volontà mia. 
E quindi ecco che cosa mi dico tutto il tempo: 
"Non hai chiesto tu di nascere, non hai fatto tu il mondo così com’è, non ti sei fatto tu così come sei. Perché tormentarti? Perché non prendere la vita come viene e basta? Ne hai il diritto; non sei uno dei colpevoli." 
Quando non sei ricco o forte o potente, non sei colpevole. 
E hai il diritto di prendere la vita come viene e basta ad essere più felice che puoi.


- Jean Rhys -
da: Good Morning, Midnight (Buongiorno, mezzanotte)



Buona giornata a tutti. :-)












sabato 24 novembre 2018

Dagli inizi dell’umanità ci si è posto l’interrogativo: perché il male? Perché le malattie?

Oggi i giornali, le tv, i media esibiscono quotidianamente uomini e donne giovani, belli, sani: questi per loro sono l'uomo o la donna! 
La cultura di massa nasconde costante­mente la sofferenza e il disagio, mostrando i valori esteriori all'uomo, la produttività, l'efficienza, l'apparenza ecc. 
Nonostante i proclami ufficiali e le leggi, spesso i malati e gli anziani sono trattati come «oggetti»: si cura la malattia, non la persona malata. 

A volte la disperazione porta ad attribuire a Dio, il Padre, la nostra sofferenza: «Che cosa ho fatto di male perché Dio mi debba castigare così?». Sia nelle prediche sia nelle preghiere è ancora presente la concezione che «fare la volontà di Dio» sia rassegnazione passiva all'ingiu­stizia, ai mali dell'esistenza, alla fatalità. 
Anche appellarsi al destino come a un fattore predeterminante, al di fuori di ogni razionalità, pesa sull'esistenza di molti cristiani che, come i pagani, prestano fede ai luoghi comuni: «È stato il destino!».



Dagli inizi dell’umanità ci si è posto l’interrogativo: perché il male? 
Perché le malattie?
Non potendo trovare la risposta nell’umano, si è ricercata nel divino, nella religione anziché nella condizione esistenziale dell’uomo. E la risposta della religione fu che esistevano due divinità, una buona, ed era il Dio Creatore, quello della Vita, del Benessere, della Salute, e una divinità malvagia, ed era il Dio della Morte, della Malattia, della Povertà. 
Questa spiegazione era molto semplice, ma risolveva efficacemente il problema del perché della malattia, e della morte……
…. Questa relazione tra la malattia e la colpa dell’uomo è penetrata mettendo le radici nell’intimo delle persone, e nonostante Gesù abbia smentito categoricamente alcuna relazione tra la malattia e il peccato, questo fa che le persone quando vengono a conoscenza di essere affette da una malattia hanno dapprima una reazione di incredulità (Non è possibile!), poi di rifiuto/rabbia (Perché proprio a me?) e infine il devastante senso di colpa: Che cosa ho fatto di male per meritare questo?
Enorme è la responsabilità della Chiesa che ignorando il messaggio evangelico ha favorito la categoria veterotestamentaria della malattia come conseguenza del peccato. E così il concetto del castigo divino è stato inculcato generazione dopo generazione fin dalla più tenera età, cominciando dai bambini, che venivano al mondo già gravati da una colpa, il peccato originale, e ai quali veniva fin dalla più tenera età insegnato l’Atto di Dolore: Mi pento con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi… 
Questa orazione, strettamente legata al sacramento della Confessione, è stata trasmessa inalterata di generazione in generazione con l’unica leggera variante del passaggio dal voi al tu (da vostri a tuoi castighi).

- Padre Alberto Maggi -
da: "Sacralità della vita o dell'uomo"
12 novembre 2016, Congresso AIPO, Civitanova Marche (Italy)


Il cristiano guarda agli infermi con realismo, partecipando con tutto il cuore alle loro sofferenze: tuttavia, non può diventare un consolatore stucchevole. Va loro incontro con amore: esprime, con la sua sollecitudine, la fiducia nella Provvidenza che tutto dispone nell'esistenza per il nostro bene. 
Non sappiamo spiegare il «perché» della sofferenza: non è una punizione né una fatalità. 
Appartiene a un disegno misterioso, nascosto per ora alla nostra comprensione. 
Solo la fede ci aiuta a infondere nei malati la speranza nella Provvidenza e nella presenza del Signore Gesù che dà la forza di affrontare ogni situazione, affidandosi a Lui.
Il Signore non sempre ci libera dalla sofferenza, ma ci pre­serva nella tribolazione.




Nella Bibbia alcuni passi del libro di Giobbe ci illuminano, presentandoci la sua fidu­cia che Dio non lo abbandonerà anche nelle prove della vita, nonostante le discussioni e le provocazioni degli amici: 42,1-6. 
Anche il libro di Tobia ci racconta la storia edificante di un uomo colpito dalla sofferenza e dalle disgrazie, ma sempre accompagnato da Dio in ogni mo­mento. 
Alcuni Salmi ci offrono parole di conforto per rivolgerci a Dio: 41, «Beato l'uomo che ha cura del debole»; 71, «In te, Signore, mi sono rifugiato»; 121, «Alzo gli occhi verso i monti».
Gesù non ha prodotto nessuna teoria sul «perché» della sofferenza. 
Egli ha agito gua­rendo i malati, integrando gli emarginati, vincendo la morte. Come Figlio di Dio si è fatto solidale con la nostra sofferenza, assumendola. Ci ha rivelato la «bella notizia» che anche i malati possono essere felici, se confidano in Dio. 
Nel testo di Giacomo 5,14-15 si parla espressamente della cura della comunità verso i malati, attraverso laici e sacerdoti; si esprime la convinzione che i credenti non accolgono la sofferenza né con la rassegnazione passiva né come punizione di Dio, ma con la cura, la sollecitudine e la solidarietà sia nella preghiera sia nel comportamento pratico. 
La misericordia di Dio si manifesta nella solida­rietà del Figlio di Dio e nell'accoglienza della Chiesa verso i malati.


Buona giornata a tutti. :-)







lunedì 12 novembre 2018

Ecco, chiudi gli occhi, io sono qui con te, penso a te, pre­go per te, ti voglio bene" - Henri J.M. Nouwen

Non è facile stare con un amico che sta soffrendo profonda­mente.

Ci mette a disagio. Non sappiamo cosa fare o cosa dire e siamo in ansia su come rispondere a quello che sentiamo. La nostra tentazione è quella di dire cose che provengono più dal­la nostra stessa paura che dalla sollecitudine per la persona che soffre.

Talvolta diciamo cose come: "Bene, stai molto meglio di ieri", oppure: "Sarai presto di nuovo quello di prima", anco­ra: "Sono sicuro che supererai tutto questo".
Ma spesso sap­piamo che quello che diciamo non è vero, e anche i nostri ami­ci lo sanno.

Non dobbiamo prendere gli altri in giro.

Possiamo semplice­mente dire: "Sono il tuo amico, e sono felice di stare con te".

Possiamo dirlo con le parole o con il tocco della mano, o con un silenzio pieno d'amore.

Talvolta è bene dire: "Non devi par­lare. Ecco, chiudi gli occhi, io sono qui con te, penso a te, pre­go per te, ti voglio bene".


- Henri J.M. Nouwen -
Fonte: “Pane per il Viaggio,pensieri di saggezza”di Henri J.M.Nouwen, ed. Queriniana



Essere se stessi

Spesso vorremmo essere altrove, e non dove siamo, o anche diventare un altro, diversi da quello che siamo.

Tendiamo a paragonarci continuamente agli altri e ci chiediamo perché non siamo ricchi, intelligenti, semplici, generosi o santi come loro. 
Questo paragone ci fa sentire colpevoli, pieni di vergogna, gelosi. 
È molto importante comprendere che la nostra vocazione è nascosta là dove siamo e in chi siamo. 
Siamo esseri umani unici, e ciascuno ha nella vita una sua chiamata da realizzare che nessun altro può adempiere, nel contesto concreto del nostro qui e ora.
Non troveremo mai la nostra vocazione cercando di figurarci se siamo meglio o peggio degli altri. 
Siamo abbastanza buoni per fare quello che siamo chiamati a fare. 
Sii te stesso.

- Henri J.M. Nouwen -
Fonte: “Pane per il Viaggio,pensieri di saggezza”di Henri J.M.Nouwen, ed. Queriniana





La vita vola via come un sogno e non si fa in tempo a far nulla in quell'attimo che è la vita, perciò bisogna apprendere l'arte del vivere, la più difficile e la più importante di tutte le arti: quella di riempire ogni ora di un contenuto sostanziale, pensando che quell'ora non tornerà più.

- Pavel Florenskij -





Buona giornata a tutti. :-)




giovedì 11 ottobre 2018

Non si guarisce qualcuno, si aiuta qualcuno a guarirsi - Alejandro Jodorowsky

Che caratteristiche deve avere una persona per guarire qualcuno? 
- Javier Esteban - intervistatore


Non si guarisce qualcuno, si aiuta qualcuno a guarirsi. 
Chi vuole guarire un altro è un vanitoso. Neppure l'altro guarisce se stesso. 
E' Dio che lo guarisce. 
Credo che il motore di tutto ciò sia la bontà. 
Quando una persona sviluppa in sé il sentimento della bontà, percepisce i sentimenti dell'altro e fa quello che può per toglierlo dal male. 
Bisogna mettersi nei panni dell'altro e fare il possibile perchè l'altro scopra come curarsi. Per questo è necessario che l'altro aumenti il proprio livello di coscienza e cambi la propria visione delle cose. 
Tutti noi percepiamo la vita da un certo punto di vista, più o meno variabile.
Quando cambiamo punto di vista, anche la nostra vita cambia.


Il terapista, per guarire, deve lasciar da parte la morale? 
- Javier Esteban - intervistatore


Deve essere amorale, ma non immorale. L'immoralità rivela una malattia. 
Essere amorale per il terapista significa non giudicare. 
Come un medico: se un assassino è ferito, il chirurgo lo aiuta e gli sutura la ferita. 
Il terapista deve agire nello stesso modo. Deve lasciare da parte i pregiudizi, e a maggior ragione deve farlo un terapista che si basa sulla psicologia.

- Alejandro Jodorowsky -

da “Lezioni per Mutanti” Interviste con Javier Esteban



Quando, a New York, stavo montando il mio film “La Montagna Sacra”,
ho avuto problemi di tutti i tipi e ogni notte inzuppavo di sudore sei o sette magliette.
Sono andato a trovare un saggio cinese che mi avevano consigliato.
Era poeta, gran maestro di tai-chi e medico.
Non appena mi ha visto, mi ha domandato:
“Qual'è il suo scopo nella vita?”.Sono rimasto frastornato, privo di risposta.
Lui ha continuato: “Se lei non mi dice qual'è il suo scopo nella vita, non posso curarla”.
Allora ho capito che se un' imbarcazione attraversa la vita senza un fine non arriva in nessun porto.
Ciò che fa sì che la vita non ci divori è avere uno scopo.
Quanto più elevato sarà, tanto più lontano ci porterà.
Come mistico ho un unico scopo: conoscere Dio.
Non il Dio di cui si parla dappertutto, ma quella cosa incredibile che muove l'universo.
Non solo: il mio scopo è dissolvermi tranquillamente in lui.
Questo è il mio fine...


- Alejandro Jodorowsky -

da “Lezioni per Mutanti” Interviste con Javier Esteban




In realtà la maggior parte dei problemi che ci tormentano sono quelli che vogliamo avere. 
Siamo vincolati alle nostre difficoltà in quanto sono loro che formano la nostra identità, sono loro che ci permettono di definirci in quanto persone ...con un determinato carattere. 
La gente vuole smettere di soffrire ma non è disposta a pagarne il prezzo, a cambiare, e desidera continuare a vivere in funzione dei suoi adorati problemi. 

- Alejandro Jodorowsky -


Buona giornata a tutti. :)



venerdì 5 ottobre 2018

Le persone hanno diritto ad avere un mucchio di tenebre dentro di sé, il diritto ad essere diversi - Jean Vanier

Una delle più grandi difficoltà della vita comunitaria è che si obbligano a volte le persone a essere diverse da quello che sono; si appiccica su di loro un ideale al quale devono conformarsi.  
Se non arrivano a identificarsi all’immagine che si fa di loro,  temono di non essere amati o almeno di dare una delusione.
Se ci arrivano, credono di essere perfetti. 
Ora, in una comunità, non si tratta di avere delle persone perfette.
Una comunità è fatta di persone legate le une alle altre, ognuna fatta di quel miscuglio di bene e di male, di tenebre e di luce, di amore e di odio. 
E la comunità non è che la terra in cui ognuno può crescere senza paura verso la liberazione delle forme d’amore che sono nascoste in lui. 
Ma non ci può essere crescita che si riconosce che c’è possibilità di progresso, e dunque che c’è ancora in noi una quantità di cose da purificare, tenebre da trasformare in luce, paure da trasformare in fiducia.

Spesso, nella vita comunitaria, ci si aspetta troppo  dalle persone, e s’impedisce loro di riconoscersi e di accettarsi così come sono.
Le si giudica molto presto, o le si classifica in categorie. 
Esse sono allora obbligare a nascondersi dietro una certa maschera. Ma loro hanno il diritto di essere brutte, e di avere un mucchio di tenebre dentro di sé, e angoli ancora induriti nel loro cuore in cui si nasconde la gelosia e perfino l’odio!
Queste gelosie, queste insicurezze sono naturali; non sono “malattie vergognose”. Esse appartengono alla nostra natura ferita. 
E’ la nostra realtà. 
Bisogna impararle ad accettarle, a vivere con esse senza drammi, e a poco a poco, sapendosi  perdonati, a camminare  verso la liberazione.

Io vedo nelle comunità certe persone vivere una specie di colpevolezza inconscia; hanno l’impressione di non essere quello che dovrebbero essere. Hanno bisogno di essere confermate e incoraggiate alla fiducia. 
Hanno bisogno di sentire che possono condividere anche la loro debolezza senza essere respinte.

- Jean Vanier -
Fonte: La comunità luogo del perdono e della festa



"Sotto un punto di vista generale, per un cattolico tutto è e deve essere cristiano: la vita individuale, la famiglia, l'attività economica, la concezione filosofica, la creazione artistica, l'arte politica, sì da non esservi nessun angolo del proprio essere che non sia impregnato di cristianesimo.
Pertanto, la specifica denominazione di cristiano messa a democratico o afferma una concezione di vita del cristiano o non ha significato. 
Peggio, quel democristiano può degenerare in demicristiano, in quanto una politica sporca infetta la fede e la pratica cristiana del soggetto infedele al suo ideale di vita" 

- Don Luigi Sturzo -



Perdonatevi scambievolmente in modo tale da dimenticare il torto ricevuto.
Il ricordo, infatti, della malizia dell’offesa è complemento di furore, è riserva di peccato, odio della giustizia, freccia arrugginita, veleno dell’anima, dispersione delle virtù, verme della mente, distrazione della preghiera, lacerazione delle suppliche rivolte a Dio, alienazione della carità, chiodo fisso nell’anima, iniquità sempre desta, rimorso continuo, morte quotidiana. Siffatto vizio è su tutti gli altri tenebroso e detestabile.
Allontanate, dunque, l’ira spegnete il ricordo del torto ricevuto poiché se il padre vive genera il figlio; chi invece ha carità rigetta ogni vendetta: in una parola, chi fomenta inimicizie aumenta a se stesso un inutile affanno.

- San Francesco di Paola -



Buona giornata a tutti. :)






martedì 12 giugno 2018

da: "La danza della realtà" - Alejandro Jodorowsky,

Dietro ogni malattia c’è il divieto di fare qualcosa
che desideriamo oppure l’ordine di fare qualcosa
che non desideriamo.
Ogni cura esige la disobbedienza a questo divieto
o a quest’ordine.
E per disobbedire è necessario abbandonare la
paura infantile di non essere amati; vale a dire di
essere abbandonati.
Questa paura provoca una mancanza di coscienza:
non ci si rende conto di quello che si è davvero,
cercando di essere quello che gli altri si aspettano che noi siamo.
Se si persiste in questa attitudine, si trasforma la
propria bellezza interiore in malattia.
La salute si trova solo nell’autentico, non c’è bellezza senza
autenticità, ma per arrivare a quello che siamo
davvero dobbiamo eliminare quello che non siamo.
Essere quello che si è:
questa è la felicità più grande.

- Alejandro Jodorowsky - 




Sintomo è la manifestazione fisica di qualcosa al quale ci opponiamo al nostro interno.
Se rifiutiamo di assumere consapevolmente un principio, questo principio si introduce nel nostro corpo e si manifesta sotto forma di sintomo. 

Quasi sempre ci si richiede di modificare un comportamento per correggere uno squilibrio e questo è buono per la nostra evoluzione perché ci obbliga ad agire. Noi siamo come i pazienti che chiedono al dottore di curare i sintomi, per non essere costretti a confrontarsi con la causa del male. Sarebbe molto meglio che lavorassimo su noi stessi.

- Alejandro Jodorosky - 


Dobbiamo pensare che non siamo una generazione, ma varie generazioni, non siamo individui, siamo umanità... 

Dobbiamo capire che l'altro esiste e che quello che dai lo dai e basta.

- Alejandro Jodorosky - 




Compresi allora i soprusi che la mia famiglia mi aveva fatto subire. 

Vidi con esattezza la struttura dell'inganno. 
Mi attribuivano la colpa di ogni ferita che mi avevano inferto. 
Il boia non smette mai di proclamarsi vittima. 
Grazie a un abile sistema di negazioni, privandomi di ogni genere di informazione – e non sto parlando di informazione orale ma di esperienze per la maggior parte extraverbali – ero stato spogliato di ogni diritto, trattato come un mendicante senza terra al quale veniva offerto con bontà sdegnosa un frammento di vita. 
I miei genitori sapevano che cosa stavano commettendo? Assolutamente no. Senza volerlo, facevano a me quello che era stato fatto a loro. 
E così, reiterando di generazione in generazione i misfatti emozionali, l'albero di famiglia continuava ad accumulare una sofferenza che durava da parecchi secoli.

- Alejandro Jodorosky - 
da: La danza della realtà