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sabato 27 luglio 2013

Come potrei dirgli di no? - Patrizio Righero


Non so che farmene di un dio solenne,
di un dio spettacolare,
di un dio giustiziere,
di un dio che mette tutti a tacere.
Il mio
è un Dio
che non ce la fa
nemmeno a portare la sua croce
e non si vergogna di
chiedere aiuto.
Questo è il mio Dio.
Un Dio che comprende
le mie umiliazioni,
i miei limiti,
le mie inadeguatezze.
Questo è il mio Dio.
Un Dio
che vuole essere amato da me.
E me lo chiede in ginocchio.
Come potrei dirgli di no?

(Patrizio Righero)

Fonte: A. Margarino, P. Righero, "La via della vita", Elledici
http://www.campedel.it/schede/257099.PHP



Se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Entra dunque in gioco il perdono. Ma «è tanto difficile perdonare gli altri» ha ripetuto il Santo Padre; è difficile davvero, perché noi portiamo sempre dentro il rammarico per quello che ci hanno fatto, per il torto subito.
Non si può pregare conservando nel cuore astio per i nemici.
«Questo — ha sottolineato il Pontefice — è difficile. Sì è difficile, non è facile». Ma, ha concluso, «Gesù ci ha promesso lo Spirito Santo.
È lui che ci insegna da dentro, dal cuore, come dire “Padre” e come dire “nostro”», e come dirlo: «facendo la pace con tutti i nostri nemici».

- Papa Francesco, Omelia 20 giugno 2013 -


Credo in un Dio minuscolo che si è fatto cellula per  dare vita ad ogni vita, che si è fatto Spirito per essere ospite di ogni anima. 
Credo in un Dio minuscolo che ha creato tutte le cose e poi - timido - si è nascosto negli anfratti dell'invisibile. 
Credo in un Dio minuscolo, che si è fatto piccolo per farci grandi.

- Emily Shenker - 



Preghiera della sera

….Signore questa sera ti offro,
per tutte le persone che non ti conoscono,
o per tutte quelle che non pensano a pregare,
questa biancheria candida, più morbida,
più vaporosa,
questa biancheria che profuma
dell’amore delle mamme
e di quello delle spose.
Ti offro tutti questi gesti quotidiani che,
ripetuti mille volte,
intessono nell’ ombra belle vite,
vite meravigliose di umili
che sanno che amare significa resistere,
ben al di là delle fatiche.

(Risponde il Signore)

“Figliola, te l’ho mai detto?
Te lo dico, e tu dillo ai tuoi fratelli:
il Regno dei Cieli assomiglia ad una donna
che, per tutta la vita,
della biancheria sporca fa biancheria pulita,
e non per il potere del detersivo miracoloso,
ma col miracolo dell’amore,
Ogni giorno silenziosamente donato”.

Padre Michel Quoist








mercoledì 24 aprile 2013

Parlami d’Amore - Padre Michel Quoist -

L'amore non è la folgorazione della bellezza
davanti a un volto che d'improvviso s'illumina per te,
perché la vera bellezza è il riflesso dell'anima,
ma l'anima è oltre, e la cerchi tremando.

L'amore non è seduzione di un'intelligenza viva e sciolta
che scorre in parole e idee per piacerti,
perché l'intelligenza può splendere di mille barbagli
senza essere autentico diamante nascosto nelle profondità dell'amato.

L'amore non è l'emozione di fronte a un cuore
che batte per te
più di quanto non batta per gli altri,
né quella meraviglia d'essere scelto, eletto,
senza motivo ai tuoi occhi
che valga questa follia,
perché un cuore può un giorno turbarsi per un altro,
e lasciarti sanguinare, in lacrime,
senza che il tuo amore muoia.

L'amore non è voglia di catturare, di afferrare
l'oggetto del tuo desiderio,
sia esso cuore, corpo, mente o tutti e tre insieme,
perché l'altro non è "oggetto";
e se lo prendi per te, lo mangi e lo distruggi,
è te che ami credendo di amare l'altro.

Folgorazione e seduzione, fame e fremiti,
emozione e sgorgare di desideri,
tutto ciò è bello e necessario, nell'uomo, nella donna,
ma soltanto per aiutare ad amare chi accetta di amare.

E' la porta socchiusa e le finestre spalancate,
è il vento che entra a folate,
è il richiamo del largo, è il mormorio di Dio
che invitano a uscire dalla casa sbarrata
per andare verso un altro
che hai scelto per colmare la tua vita
perché lo ami e lo vuoi amare.

Amare è volere l'altro libero e non sedurlo,
è liberarlo dai suoi lacci se ne rimane prigioniero,
perché anche lui possa dire: ti amo,
senza esservi spinto dai suoi desideri non domati.

Amare è con tutte le forze volere il bene dell'altro,
anche prima del tuo,
è fare di tutto perché l'amato cresca, e poi sbocci e fiorisca
diventando ogni giorno l'uomo che deve essere
e non quello che tu vuoi modellare
sull'immagine dei tuoi sogni.

Amare è dare il tuo corpo, e non prendere il suo,
ma accogliere il suo quando si offre per essere condiviso,
è raccoglierti, arricchirti,
per offrire all'amato più che mille carezze e folli abbracci,
la tua vita intera raccolta nelle braccia del tuo "io".

Amare è offrirti all'altro,
anche se questi ad un certo momento si rifiuta,
è dare senza tenere il conto di quello che l'altro ti dà,
pagando il prezzo alto senza mai reclamare il resto,
ed è supremo amore perdonare
quando l'amato purtroppo si sottrae,
tentando di consegnare ad altri ciò che ti aveva promesso.

Amare è credere nell'altro e dargli fiducia,
credere nelle sue forze nascoste, nella vita che ha in sé;
e quali che siano le pietre da tagliare
per appianare la strada,
è decidere da uomo ragionevole
di avviarsi coraggiosamente per il viaggio del tempo.

Non per cento giorni, per mille, e neppure per diecimila,
ma per un pellegrinaggio che non finirà,
perché è un pellegrinaggio che durerà
"sempre"…

Se amare è questo, come potrò riuscirci?
Ero scoraggiato…
Non avevo ancora capito…
che l'amore era un fine da raggiungere
e non un punto di partenza
e che, per cercare di riuscirci,
bisognava lottare per tutto il tempo della vita.
Io volevo tutto e subito.

Questo era il mio errore.
Dovevo accettare di adottare
il passo lento e regolare,
il passo dell'autentico montanaro.



(Padre Michel Quoist)
Fonte: Parlami d'amore, Sei, Torino 1987, pp. 104-107




Dobbiamo impegnarci in scelte di percorso, in tabelle di marcia: non possiamo parlare di pace indicando le tappe ultime e saltando le intermedie!
Se non siamo capaci di piccoli perdoni quotidiani fra individuo e individuo, tra familiari, tra comunità e comunità... è tutto inutile!
La pace non è soltanto un pio sospiro, un gemito favoloso, un pensiero romantico... è, soprattutto, prassi.

- Don Tonino Bello -



I delitti sono proporzionati alla purezza della coscienza, e quello che per certi cuori è soltanto un errore, per alcune anime candide assume le proporzioni di un delitto.


- Honoré de Balzac -





‎"Carissimi amici, il Regno di Dio non è una questione di onori e di apparenze, ma, come scrive San Paolo è "giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo". (Rm 14,17).
Al Signore sta a cuore il nostro bene, cioè che ogni uomo abbia la vita, e che specialmente i suoi figli più "piccoli" possano accedere al banchetto che Lui ha preparato per tutti. Perciò, non sa che farsene di quelle forme ipocrite di chi dice: "Signore, Signore" e poi trascura i suoi comandamenti".

- Papa Benedetto XVI - 



Stavo pensando che di tutte le piste di questa vita 
la più importante è quella che conduce all'essere umano. 
Penso che tu sei su questa pista e questo è bene.

Uccello scalciante (Graham Greene)
Dal film "Balla coi lupi"






Buona giornata :-)



martedì 23 aprile 2013

La speranza - Karl Rahner -

Signore,
questa esistenza io l'accetto,
e l'accetto in speranza.

Una speranza

che tutto comprende e sopporta,
una speranza che non so mai
se la posseggo davvero.
Una speranza
che nasce al mio profondo,
una speranza totale
che non posso sostituire
con angosce inconfessate e cose possedute.
Questa speranza assoluta
io me la riconosco e voglio averla:
di essa devo rispondere
come del compito più grande
della mia vita.
Io so, Signore,
che essa non è un'utopia,
ma viene da te,
nasce da te e abbraccia tutto
e tutto comprende come promessa
che l'umanità arriverà
alla pienezza di vita
e ogni uomo potrà davvero
non vergognarsi d'essere uomo.

(Karl Rahner)


Preghiera per custodire la Fede

"Signore custodisci la mia fede, falla crescere,
che la mia fede sia forte, coraggiosa,
e aiutami nei momenti in cui – come Pietro e Giovanni – 
devo renderla pubblica.
Dammi il coraggio.
Che il Signore ci aiuti a custodire la fede,
a portarla avanti, ad essere, noi, donne e uomini di fede.
Così sia”.

Papa Francesco


Non occorrono molti bagagli per mettersi in viaggio nella vita....basta amare!!

- Michel Quoist -




Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota. 
Come il libro ha bisogno di ogni parola. 
Come la casa ha bisogno di ogni pietra. 
Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua. 
Come la messe ha bisogno di ogni chicco. 
Come l'annuncio del vangelo ha bisogno di martiri 
L'umanità intera ha bisogno di te, qui dove sei, 
unico, e perciò insostituibile.

(Padre Michel Quoist)





Preghiera per la sera

In te, santo Signore,
noi cerchiamo il riposo
dall'umana fatica,
al termine del giorno.
Se i nostri occhi si chiudono,
veglia in te il nostro cuore;
la tua mano protegga
coloro che in te sperano.
Difendi, o Salvatore,
dalle insidie del male
i figli che hai redenti
col tuo sangue prezioso.
Amen



Buona giornata a tutti. :-)

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lunedì 26 novembre 2012

Era in mezzo alla strada, vacillante – Padre Michel Quoist

Era in mezzo alla strada, vacillante.
Cantava a squarciagola con la sua voce rauca
da ubriacone inveterato.
La gente si voltava, si fermava, si divertiva.
È arrivato un vigile, silenzioso, alle spalle.
Lo ha preso brutalmente per la spalla e portato dentro.
Cantava ancora.
La gente rideva.
Non ho riso.

 
Ho pensato, o Signore, alla donna che questa sera
attenderebbe invano.
Ho pensato a tutti gli altri ubriaconi della città,
quelli dei bar e dei caffè,
quelli dei ritrovi e dei night-club.
Ho pensato al loro ritorno, alla sera, in casa,
ai bimbi spaventati,
al portafoglio vuoto,
ai colpi,
alle grida,
alle lacrime,
ai bambini che nascerebbero dalle strette puzzolenti.
 
Ora hai steso la tua notte sulla città, o Signore.
E mentre s'intrecciano e snodano drammi
gli uomini che hanno difeso l'alcool,
fabbricato l'alcool,
venduto l'alcool,
nella stessa notte s'addormentano in pace.
 
Penso a tutti questi, mi fanno pietà;
hanno fabbricato e venduto miseria,
hanno fabbricato e venduto peccato.
Penso a tutti gli altri, la folla degli altri che lavorano
per distruggere e non per costruire,
per insozzare e non per nobilitare,
per istupidire e non per rasserenare,
per avvilire e non per accrescere.
 
Penso particolarmente, o Signore, a quella moltitudine
che lavora per la guerra,
che per nutrire la famiglia deve lavorare e distruggerne altre,
che per vivere deve preparare la morte.
Non ti chiedo di strapparli tutti al loro lavoro: non è possibile.
Ma fa', o Signore, che si pongano dei problemi,
che non dormano tranquilli,
che lottino in questo mondo in disordine,
che siano fermento,
che siano redentori.
 
Per tutti i feriti nell'anima e nel corpo, vittime del lavoro
dei loro fratelli.
Per tutti i morti, di cui migliaia di uomini hanno
coscienziosamente preparato la morte.
Per quell'ubriacone, grottesco clown in mezzo alla strada.
Per l'umiliazione e le lacrime della moglie.
Per la paura e le grida dei bambini.
Signore, abbi pietà di me troppo spesso sonnolento.
Abbi pietà degli infelici completamente addormentati e complici di un mondo in cui fratelli si uccidono tra loro per guadagnare il pane.


(Padre Michel Quoist)

 
 

Ci sono cose che vanno dette, non importa quanto possano sembrare stupide.
Per certe cose non si può aspettare il momento giusto.
Potrebbe non essercene un altro.
- Mary F. Pearson - “Dentro Jenna"
 
 
Pratica quello che predichi.
Prima di cercare di correggere gli altri fa una cosa più difficile: correggi te stesso.

 

Barbone a chi?
Oggi non è così difficile precipitare nell’indigenza assoluta….
e trovarsi per strada se si perdono il lavoro, la casa, e non si è supportati da risorse proprie o da familiari e amici.
La povertà estrema è ovunque intorno a noi nelle nostre città, nei nostri quartieri, lungo le strade che percorriamo ogni giorno.
 


 
 "La negazione o la limitazione dei diritti umani - quali, ad esempio, il diritto alla libertà religiosa, il diritto di partecipare alla costruzione della società, la libertà di associarsi, o di costituire sindacati, o di prendere iniziative in materia economica - non impoveriscono forse la persona umana altrettanto, se non maggiormente della privazione dei beni materiali?".

(Giovanni Paolo II)







 

domenica 22 luglio 2012

Tutto - Michel Quoist -

Questa sera, o Signore, ho paura.
Ho paura, perché il tuo Vangelo è tremendo.

E' facile sentirlo annunziare, ma è ben difficile viverlo.

Ho paura di sbagliarmi, o Signore.

Ho paura di essere soddisfatto della mia piccola vita discreta; ho paura di quello che do, che mi nasconde quello che non dono.
Ho paura, o Signore, perché c'è gente più povera di me, meno istruita di me, meno evoluta,
meno alloggiata, meno riscaldata, meno pagata, meno nutrita, meno accarezzata, meno amata.

Ho paura, o Signore, perché non faccio abbastanza per loro.

Non faccio tutto per loro. Bisognerebbe che io dessi tutto, fino a cancellare ogni sofferenza, ogni miseria, ogni peccato dal Mondo.

Allora, o Signore, bisognerebbe che io dessi tutto, tutto il mio tempo.

Bisognerebbe che io dessi la vita.

Eppure non è vero, Signore, non è vero per tutti, io esagero, bisogna essere ragionevoli.

Figliolo, non v'è che un comandamento, per tutti: "Amerai con TUTTO il cuore, con TUTTA l'anima, con TUTTE le forze".

(Padre Michel Quoist)


buona giornata a tutti. :-)




martedì 26 giugno 2012

O Signore, ti amo... . – Padre Michel Quoist -

O Signore, 

ti amo perché tu mi ami abbastanza da volermi libero 

e per questa libertà, rischiando la tua gloria, 
sei venuto da noi uomo senza potenza 


ma onnipotente d'Amore. 


O Signore, ti amo perché questa spaventosa libertà 


che tanto ci fa soffrire 

è la stessa meravigliosa libertà 


che ci permette di amare. 


Allora, quando, piegati sotto la croce delle nostre giornate, 


e talvolta cadendo, 

quando, piangendo, gridando, 


davanti alla croce del mondo, e talvolta urlando, 

noi saremo tentati di bestemmiare, di fuggire, 


o soltanto di sederci, 

dacci la forza di rialzarci e di camminare ancora, 
senza maledire la tua mano che si tende, 


ma non porta le nostre croci, 

se noi stessi non le portiamo, 
come Tu hai portato la tua.

(Padre Michel Quoist)

"Dico ai miei figli: colui che maledice, che odia, sta solo avvelenando il suo cuore. 
Che nessuno maledica, che nessuno odi, che non ci sia fra i vostri pensieri un solo pensiero cattivo. 
Perdonate come il Signore perdona, amate come il Signore vi ama, cercate la perfezione in Lui". 

(Messaggio della Madonna a Gladys Quiroga de Motta, San Nicolás)







"Quelli che oggi difendono in modo esplicito i veri valori della vita umana, anche in mezzo ad una opinione pubblica e politica arrogante e derisoria, sono i veri benefattori della società e delle future generazioni, sono gli eroi del nostro tempo. 
I loro nomi saranno iscritti un giorno non soltanto nella storia della civiltà umana, ma nel libro della vita davanti agli occhi di Dio."


(S. Emin. Mons. Atanasius Schneider)


Buona giornata a tutti. :-)


domenica 24 giugno 2012

Signore, perché mi hai detto di amare? – Padre Michel Quoist

Signore, perché mi hai detto di amare tutti gli uomini,
miei fratelli?
Ho cercato, ma torno a Te sgomento...

Signore, ero tanto tranquillo a casa mia,
avevo ordinato la mia vita, mi ero sistemato.
La mia casa era arredata e mi ci trovavo bene.

Solo, andavo d'accordo con me stesso.
Al riparo dal vento, dalla pioggia, dal fango.
Sarei rimasto puro, chiuso nella mia torre.
Ma nella mia fortezza, Signore, hai scoperto una falla,
mi hai costretto a socchiudere la porta.

Come una raffica d'acqua in viso, mi ha destato il grido degli uomini;
come un vento burrascoso, mi ha scosso un'amicizia;
come s'infiltra un raggio di sole, la Tua grazia mi ha inquietato
...ed imprudentemente ho lasciato socchiusa la porta.

Signore, ora son perduto!
Fuori gli uomini mi spiavano.
Non sapevo che fossero tanto vicini;
in questa casa, in questa via, in quest'ufficio;
il vicino, il collega, l'amico.
Non appena ho socchiuso, li ho visti,
con la mano tesa, lo sguardo teso, l'anima tesa
che chiedevano come mendicanti alle porte delle chiese.

I primi sono entrati in casa mia, Signore.
Vi era pure un po' di posto nel mio cuore.
Li ho accolti, li avrei curati, li avrei accarezzati, le mie pecorelle, il mio piccolo gregge.
Saresti rimasto contento, Signore, ben servito, ben onorato, con decoro, con finezza.
Fin lì, era ragionevole...

Ma quelli che seguivano, Signore, gli altri uomini, non li avevo veduti; i primi li nascondevano.
Erano più numerosi, erano più miserabili, mi hanno aggredito senza dar l'allarme.
È stato necessario restringersi, fare posto in casa mia.

Ora, son venuti da ogni dove, a ondate successive, che si sospingevano l'un l'altra, si urtavano.
Son venuti da ogni dove, dalla città tutta, dalla nazione, dal mondo; innumerabili, inesauribili.
Non son più isolati, ma a gruppi, in catena, legati gli uni agli altri, mescolati, saldati, come pezzi di umanità.

Non son più soli, ma carichi di pesanti bagagli;
bagagli d'ingiustizia, bagagli di rancore e di odio, bagagli di sofferenza e di peccato...
Trascinano il Mondo alla loro sequela, con tutto il suo materiale arrugginito e contorto,
o troppo nuovo e mal messo, mal impiegato.

Signore, mi fanno male!
Sono ingombranti, sono invadenti.
Hanno troppa fame, mi divorano!

Non posso più far nulla; quanto più entrano e tanto più spingono la porta e tanto più la porta si apre...
Ah, Signore! La mia porta è spalancata!
Non ne posso più! È troppo per me! Non è più una vita!
E la mia situazione?
E la mia famiglia?
E la mia tranquillità?
E la mia libertà?
Ed io?
Ah! Signore, ho perso tutto, non sono più mio;
non c'e più posto per me a casa mia.
Non temere nulla,  hai guadagnato TUTTO,
Perché mentre gli uomini entravano in casa tua,
Io tuo Padre,
Io, tuo Dio,
mi sono infiltrato tra loro.

(Padre Michel Quoist)

«Il secolo non sprofonda per mancanza di supporto materiale. L'universo non è mai stato così ricco, colmo di tanto benessere, grazie a una industrializzazione di tale efficacia produttiva. Non vi sono state mai tante risorse, né tanti beni disponibili. È il cuore dell'uomo, solo lui, ad essere in stato fallimentare. È per mancanza di amore, è per mancanza di fede e capacità di donarsi, che il mondo stesso si abbatte sotto i colpi che lo assassinano» (L. Degrelle)

giovedì 17 maggio 2012

Lo sguardo – Padre Michel Quoist -

Adesso Signore, sto per chiudere le mie palpebre,
perché i miei occhi questa sera hanno finito il loro lavoro,
e il mio sguardo sta per rientrare nella mia anima
dopo aver girato una giornata nel giardino degli uomini.


Grazie, Signore, per i miei occhi, finestre aperte sullo spazio.
Grazie per lo sguardo che trasporta la mia anima
come il raggio generoso conduce la luce e il calore del tuo sole.

Io ti prego nella notte, affinché domani, Signore,
quando aprirò i miei occhi al chiarore del mattino,
essi siano pronti a servire la mia anima e il suo Dio.

Fa' che i miei occhi siano chiari, Signore,
e che il mio sguardo limpido dia fame di purezza.
Fa' che non sia sguardo deluso, disilluso, disperato.
Ma che sappia ammirare, estasiarsi, contemplare.

Concedi ai miei occhi di sapersi chiudere per ritrovarti meglio,
ma senza che si distolgano mai dal mondo perché essi ne hanno paura.

Concedi al mio sguardo di essere profondo
per riconoscere nel mondo la tua presenza.
E fa' che mai i miei occhi si chiudano sulla miseria degli uomini.
Che il mio sguardo, Signore, sia pulito e saldo,
ma sappia intenerirsi e che i miei occhi siano capaci di piangere.
Fa' che il mio sguardo non sporchi colui che tocca.
Che non disturbi ma plachi.
Che non rattristi ma comunichi Gioia.
Che non seduca per tener prigioniero,
ma sia invitante e aiuti a superare se stessi.
Fa' che disturbi il peccatore affinché vi riconosca la tua luce,
ma che sia solo un rimprovero per incoraggiare.
Fa' che il mio sguardo sconvolga, perché è un incontro, l'incontro con Dio.
Che sia l'appello, lo squillo di tromba
che mobilita tutto il mondo sulla soglia di casa,
non a causa mia, Signore, ma perché Tu stai per passare.

Affinché il mio sguardo sia tutto questo, Signore,

una volta di più, questa sera, io ti offro la mia anima.
Ti offro il mio corpo.
Ti offro i miei occhi così che guardando gli uomini, miei fratelli,
sia tu a guardarli,
e che attraverso me Tu faccia loro un richiamo.

                                                                       (Padre Michel Quoist)


Noi perdoniamo, ma in un angolo della nostra memoria conserviamo un po' di rancore. Noi perdoniamo ma in un angolo dell'anima diventiamo diffidenti verso quella persona. Perdoniamo, ma non riusciamo più a fidarci come prima. È difficilissimo perdonare di cuore. Bisogna scommettere sull'uomo. Ancora. Bisogna scommettere non come atto d'istinto ma come atto di fede. Bisogna dare credito all'altro, ...in base non al suo passato, ma in base al suo futuro. Bisogna dare credito non per un atto di intelligenza ma per un atto di speranza. Noi non riusciamo a perdonare di cuore. La nostra pace tante volte assomiglia alla tregua di due contendenti che si fermano a riprendere fiato. Tante volte noi perdoniamo, ma conserviamo le offese come munizioni pronte per la prossima contesa. Perdonare di cuore implica una purificazione, una verginità della memoria”. (Ermes Maria Ronchi, sacerdote e teologo)


Buona  giornata a tutti. :-)



sabato 25 febbraio 2012

Il foruncolo non era maturo, Signore, l'ho schiacciato troppo presto – Padre Michel Quoist -

  “Non giudicate, per non essere giudicati”.
“Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello,mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: “Permetti che tolga la pagliuzza del tuo occhio”, mentre nell’occhio tuo c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello!” (Matteo 7,1 e 3,4-5)

Gesù diceva:

“Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra. Dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produca spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura”. (Marco 4,26-29)

Signore, il foruncolo non era maturo,
l'ho schiacciato troppo presto.
Il malato ha sofferto,
le sue carni sono infiammate,
e gonfie del loro veleno.
Ho dovuto attendere,
e curarlo con dolcezza.
Attendere che il suo corpo fosse pronto,
e lui stesso abbastanza forte per respingere il male.
È così, Signore,
che di fronte all'altro e agli altri,
a coloro che soffrono nel loro cuore per qualcosa di marcio
dovrei essere molto paziente,
e pregare a lungo. 
Ma io,
tu lo sai,
sono impaziente,
 orgoglioso.
Vorrei salvare i miei fratelli
prima che loro stessi lo vogliano
e si difendano da soli
contro il male che è in loro.
Peggio ancora,
sicuro del mio potere,
fiero della mia devozione,
mi credo capace di guarire, da solo, il male
che soltanto tu puoi guarire. 
In primo luogo, o Signore, dammi
il rispetto per l’altro,
per i suoi sentimenti nascosti,
nei suoi lunghi cammini.
Non permettere mai che io mi introduca in casa di un estraneo,
o anche di mio fratello,
se lui stesso, dal di dentro,
non aprirà la porta.
Dammi la forza di attendere,
di non gettare le mie parole
come raffiche
contro le finestre di un cuore
che appena appena si socchiude,
poiché allora troppo spesso le mie parole si infrangerebbero
contro i muri,
senza raggiungere il cuore.
A meno che alcune di esse,
le più forti, le più sferzanti,
non penetrino nelle piaghe
e feriscano con maggiore crudeltà. 
Insegnami Signore
il silenzio,
non un silenzio vuoto
troppo spesso popolato dalle mie fantasie,
ma il silenzio che attende le parole dell’altro,
prima di lasciare dolcemente posto alle mie.
 
Concedimi l’umiltà:
a me, che così spesso mi sento ricco,
nonostante le mie arie di modestia.
Certo della mia buona volontà,
della mia sapienza di “educatore”
della mia esperienza
della mia generosità
e anche della mia amicizia
e del mio amore onnipotenti.
Ricco di fronte all’altro,
che per me è un povero,
che debbo arricchire con generose elemosine.
Aiutami a riconoscermi peccatore come lui.
Di fronte a lui.
Io, che mi credo puro.
Io che sono soddisfatto di una vita
che ritengo perbene,
e così fiero delle mie piccole virtù,
magro capitale che ho ricevuto,
molto più di quanto abbia meritato.
Insegnami infine, o Signore,
a pregare di fronte all'altro
offrendolo alla luce del tuo Amore di Salvezza.
A pregarti “nell'altro”.
Tu che vuoi crescere in lui
e in lui desideri stabilire
per sempre la tua dimora.
Perché io, Signore,
non ho nulla da offrirgli,
se non il tuo Amore,
nel mio povero amore.
E la mia mano, semplicemente
posata con dolcezza sulla sua,
e il mio sguardo sereno
come colui che veglia silenzioso
al capezzale di un malato,
e alcune parole, forse
che nasceranno nel suo cuore,
se sei Tu che
le hai messe di notte sulle mie labbra. 
Perché non sono che il tuo servo, Signore,
e se devo iniziare la mia opera,
fedelmente,
umilmente,
coscienziosamente,
attento ogni giorno ai sofferenti nell'anima
che incontro sul mio cammino
sei Tu solo che puoi colpire il male,
in loro,
in me.
Un male sepolto così a fondo
Che nessun dito umano che lo tocchi
può farlo uscire.
Poiché Tu solo
puoi cacciare gli “spiriti maligni”,
guarire i cuori,
e qualche volta i corpi, sanando i cuori.
Poiché “ Tu solo sei il Salvatore”,
e sei venuto per questo.

(Padre Michel Quoist)
Fonte: "Cammino di preghiera" di Michel Quoist, Ed. SEI Torino,1988; pagg.19,20,21,22,23,24

Gli educatori desiderano «formare» coloro di cui si occupano. I cristiani devoti e generosi desiderano «fare del bene» a coloro che li circondano. Gli uni e gli altri pensano di potere dare «dall'esterno» a queste persone ciò che a loro manca e liberarle da tutto ciò che è male in loro.        



La nostra buona volontà è spesso orgogliosa e indiscreta. Orgo­gliosa perché ci atteggiamo a ricchi che tutto sanno e tutto posseggono, di fronte a coloro che sono poveri.
Indiscreta perché l'altro è il primo responsabile della propria vita, e nessuna «pressione» esterna può essere giustificata. Dobbiamo prima di tutto credere negli altri, nella vita che ognuno ha dentro di sé. Bisogna fare l'impossibile perché riesca a darle un valore vero. Aiutarlo a svilupparla, piuttosto che perde­re tempo a correggere, scoprire il male e tentare di sradicarlo. L'erba buona che cresce, a poco a poco soffoca i rovi, dicono i contadini saggi. 
E soprattutto, noi cristiani, dobbiamo pensare e credere con tutte le nostre forze che il Signore ci precede negli altri. È a Lui, prima di tutto, che dobbiamo chiedere di agire. Perché Lui solo è il Salvatore che può distruggere il male «alla radice» e far nascere la vita, la sua Vita nella nostra vita. (Michel Quoist)

Buona giornata a tutti:-)