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mercoledì 21 aprile 2021

Il ragno distratto

Un piccolo ragnetto, portato dal vento, approdò sulla cima di un albero. 
Ma quel luogo non era adatto e discese su una grande siepe spinosa. 
Qui c’erano rami e germogli in abbondanza per tesservi una tela. 
E il ragno si mise subito al lavoro, lasciando che il filo, lungo il quale era disceso, reggesse la punta superiore della ragnatela. Filo dopo filo, nodo dopo nodo, la tela del ragnetto si fece bellissima. Mosche e moscerini incappavano numerosi. 
Al mattino, dopo la rugiada, i fili sembravano collane di brillanti e il ragno era orgoglioso del suo capolavoro. Lavorava alla sua tela tutti i giorni ed era diventato un ragno commendatore, grande e grosso. Aveva la più bella e redditizia tela di tutto il bosco. 
Un mattino, però, si svegliò di cattivo umore o forse scese dal letto con le quattro zampe sbagliate. Fece un giro della tela per far colazione con qualche moscerino, ma non ne trovò. 
Nella notte aveva gelato e questo aumentò il suo umore nero. 
Nell’aria non volava neanche una mosca. 
Ispezionò la tela per passare il tempo, tirò qualche filo che si era allentato e, gira e rigira, finì col notare un filo strano. 
Apparentemente non si attaccava da nessuna parte. Sembrava finisse nelle nuvole. Più lo guardava, più si arrabbiava. “Sta a vedere”, pensò, “che da quel filo vengono giù dei concorrenti a mangiarsi le mie prede”. “E’ uno stupido filo buono a nulla”, ruminava tra sé. E con un colpo secco delle robuste mandibole lo tagliò. 
Tutta la tela cedette e si trasformò in un umido cencio che avviluppava il ragno. 
Troppo tardi il poverino sì ricordò che, in un sereno giorno di settembre, era sceso giù da quel filo e quanto gli era stato utile, proprio quel filo, per tessere e allargare la sua tela.


La preghiera è il “filo dall’alto” del ragno distratto. I nostri giorni sono i fili della tela  che incessantemente intrecciamo: scuola, famiglia, lavoro, divertimento, sonno… 
Tutto questo, senza quel “filo verso l’alto”, che è il nostro rapporto con Dio tradotto nella preghiera, rischia  di essere un cencio  senza senso.

E’ Dio che ci ha creati (siamo scesi  da quel filo); dimenticarci di lui è privare la nostra vita del suo significato.



Al mattino comincia col dire a te stesso: incontrerò un indiscreto, un ingrato, un prepotente, un impostore, un invidioso, un individualista. Il loro comportamento deriva ogni volta dall'ignoranza di ciò che è bene e ciò che è male. 
Quanto a me, poiché riflettendo sulla natura del bene e del male ho concluso che si tratta rispettivamente di ciò che è bello o brutto in senso morale, e, riflettendo sulla natura di chi sbaglia, ho concluso che si tratta di un mio parente, non perché derivi dallo stesso sangue o dallo stesso seme, ma in quanto compartecipe dell'intelletto e di una particella divina, ebbene, io non posso ricevere danno da nessuno di essi, perché nessuno potrà coinvolgermi in turpitudini, e nemmeno posso adirarmi con un parente né odiarlo. 
Infatti siamo nati per la collaborazione, come i piedi, le mani, le palpebre, i denti superiori e inferiori. 
Pertanto agire l'uno contro l'altro è contro natura: e adirarsi e respingere sdegnosamente qualcuno è agire contro di lui.

- Marco Aurelio -
A se stesso, 2,1




"La vita non e' un cammino semplice e lineare lungo il quale possiamo procedere liberamente e senza intoppi, piuttosto un intricato labirinto attraverso il quale dobbiamo trovare la nostra strada.
Spesso ci si sente smarriti e confusi, talvolta imprigionati in un vicolo cieco, ma sempre davanti a noi si aprirà una porta, forse non quella che ci saremmo aspettati, ma certamente quella che alla fine si rivelerà la migliore per noi." 

- Archibald J. Cronin -




Buona giornata a tutti. :-)



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lunedì 20 luglio 2015

Il ragno distratto -

Un piccolo ragnetto, portato dal vento, approdò sulla cima di un albero. 
Ma quel luogo non era adatto e discese su una grande siepe spinosa. 
Qui c’erano rami e germogli in abbondanza per tesservi una tela. 
E il ragno si mise subito al lavoro, lasciando che il filo, lungo il quale era disceso, reggesse la punta superiore della ragnatela. Filo dopo filo, nodo dopo nodo, la tela del ragnetto si fece bellissima. Mosche e moscerini incappavano numerosi. 
Al mattino, dopo la rugiada, i fili sembravano collane di brillanti e il ragno era orgoglioso del suo capolavoro. Lavorava alla sua tela tutti i giorni ed era diventato un ragno commendatore, grande e grosso. Aveva la più bella e redditizia tela di tutto il bosco. 
Un mattino, però, si svegliò di cattivo umore o forse scese dal letto con le quattro zampe sbagliate. Fece un giro della tela per far colazione con qualche moscerino, ma non ne trovò. 
Nella notte aveva gelato e questo aumentò il suo umore nero. 
Nell’aria non volava neanche una mosca. 
Ispezionò la tela per passare il tempo, tirò qualche filo che si era allentato e, gira e rigira, finì col notare un filo strano. 
Apparentemente non si attaccava da nessuna parte. Sembrava finisse nelle nuvole. Più lo guardava, più si arrabbiava. “Sta a vedere”, pensò, “che da quel filo vengono giù dei concorrenti a mangiarsi le mie prede”. “E’ uno stupido filo buono a nulla”, ruminava tra sé. E con un colpo secco delle robuste mandibole lo tagliò. 
Tutta la tela cedette e si trasformò in un umido cencio che avviluppava il ragno. 
Troppo tardi il poverino sì ricordò che, in un sereno giorno di settembre, era sceso giù da quel filo e quanto gli era stato utile, proprio quel filo, per tessere e allargare la sua tela.


La preghiera è il “filo dall’alto” del ragno distratto. I nostri giorni sono i fili della tela  che incessantemente intrecciamo: scuola, famiglia, lavoro, divertimento, sonno… 
Tutto questo, senza quel “filo verso l’alto”, che è il nostro rapporto con Dio tradotto nella preghiera, rischia  di essere un cencio  senza senso.

E’ Dio che ci ha creati (siamo scesi  da quel filo); dimenticarci di lui è privare la nostra vita del suo significato.



Al mattino comincia col dire a te stesso: incontrerò un indiscreto, un ingrato, un prepotente, un impostore, un invidioso, un individualista. Il loro comportamento deriva ogni volta dall'ignoranza di ciò che è bene e ciò che è male. 
Quanto a me, poiché riflettendo sulla natura del bene e del male ho concluso che si tratta rispettivamente di ciò che è bello o brutto in senso morale, e, riflettendo sulla natura di chi sbaglia, ho concluso che si tratta di un mio parente, non perché derivi dallo stesso sangue o dallo stesso seme, ma in quanto compartecipe dell'intelletto e di una particella divina, ebbene, io non posso ricevere danno da nessuno di essi, perché nessuno potrà coinvolgermi in turpitudini, e nemmeno posso adirarmi con un parente né odiarlo. 
Infatti siamo nati per la collaborazione, come i piedi, le mani, le palpebre, i denti superiori e inferiori. 
Pertanto agire l'uno contro l'altro è contro natura: e adirarsi e respingere sdegnosamente qualcuno è agire contro di lui.

- Marco Aurelio -
A se stesso, 2,1




"La vita non e' un cammino semplice e lineare lungo il quale possiamo procedere liberamente e senza intoppi, piuttosto un intricato labirinto attraverso il quale dobbiamo trovare la nostra strada.
Spesso ci si sente smarriti e confusi, talvolta imprigionati in un vicolo cieco, ma sempre davanti a noi si aprirà una porta, forse non quella che ci saremmo aspettati, ma certamente quella che alla fine si rivelerà la migliore per noi." 

- Archibald J. Cronin -




Buona giornata a tutti. :-)







mercoledì 27 maggio 2015

Il Signor Nessuno - don Franco Locci -

Una delle cose che maggiormente mi mettono a disagio sono le sale mortuarie degli ospedali con tutti quei bei frigoriferi dove si possono conservare i morti per lungo tempo.
Qualche anno fa era morto un settantenne: un incidente, probabilmente stava camminando lungo una strada e qualche automobilista lo aveva investito, poi preso dalla paura, visto che nessuno lo aveva notato, aveva tirato dritto. 
Non aveva documenti in tasca. 
Per un po' di giorni si aspettò un parente, un vicino di casa che venisse a riconoscerlo: nessuno. 
Lo misero in un frigorifero speciale che gli operatori dell'obitorio chiamano il "frigo dei trovati" o anche "in attesa dei parenti". 
La polizia, nelle sue ricerche venne anche nella parrocchia e mi chiese di andare a vedere quel corpo, nel caso lo avessi riconosciuto. 
Nessuno lo riconobbe. Passato un certo periodo il magistrato diede il permesso di sepoltura. Quattro necrofori, una bara, un furgone e come oggetto smarrito, quell'uomo, viene portato al cimitero.
Anche Lui era unico, irripetibile, ma gli uomini della sua città lo avevano già sepolto prima e forse lui stesso si era già sepolto prima.

Quanta gente vive da morta, ammazzata dalla noia quotidiana, dalla ripetitività dei giorni della vita. 
Gente stanca di vivere: eppure in casa non manca nulla, il frigorifero è pieno, ci sarebbe anche la possibilità di divertirsi…
Eppure non c'è più il gusto dell'avventura, ci si rintana in casa per paura, per non voglia di comunicare e quei muri diventano spessi, freddi… 
E poi si ricorre al medico, allo psicologo, allo psichiatra….

- don Franco Locci -






Ci si illude di avere sempre tanto tempo davanti a noi e la nostra vita è sempre un rimandare, ma la vita non aspetta e se davvero vogliamo viverla allora non dobbiamo subirla passivamente ma viverla ....
ogni attimo che ci viene concesso...
Perchè quell'attimo non tornerà più e a noi rimarrà solo il rimorso di non averlo colto.

(Anna Curridori)




Il presente uguale per tutti

Anche se tu dovessi vivere tremila anni e dieci volte altrettanto, in ogni caso ricorda che nessuno perde altra vita se non questa che sta vivendo, né vive altra vita se non questa che va perdendo. 
Pertanto la durata più lunga e la più breve coincidono. 
Infatti il presente è uguale per tutti e quindi ciò che si consuma è uguale e la perdita risulta, così, insignificante.

- Marco Aurelio - 




Prendi per guanciale la morte quando vai a dormire e tienila sempre davanti agli occhi quando sei sveglio. 

(Detto musulmano)





Buona giornata a tutti. :-)