La Pentecoste richiama e ripete la discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa primitiva radunata nel Cenacolo - quattro gatti, si direbbe, se non se ne conoscesse il seguito. Non pretendo di imbastire la spiegazione della festa che ha rilevanza estrema e molteplici aspetti. Mi limito a considerare lo Spirito che ci viene donato: lo Spirito che nel Vangelo di Giovanni è chiamato con un nome inconsueto: il Difensore, l'Avvocato: Paracleto significa appunto Avvocato. Già è strana la ricerca dello Spirito. Lo si penserebbe lontano, e invece vive e respira in noi, quando siamo in grazia. Forse se ne parla poco proprio per questo: non ci sta davanti, ci sta dentro, ed è lui stesso a farci parlare di lui...
Un poco - mi si perdoni il paragone -
come in certi gialli dove il colpevole non fugge dopo l'assassinio, ma si
nasconde tra la folla che assiste all'arrivo della polizia e fa gesto di
disapprovazione per l'accaduto e magari partecipa alle indagini così da far
perdere le piste...
Chiedo ancora scusa del paragone un po'
irriverente che m'è venuto così, senza motivo, e che non ho saputo ricacciar
giù. Volevo semplicemente notare che in questo gioco a mosca cieca che è la
vita di fede, non bisogna correre lontano all'impazzata per agguantare lo
Spirito: bisogna dolcemente rientrare in noi stessi e lasciarci possedere da
lui: ci attende nell'intimo più intimo di noi stessi, ci abita ancor prima che
ce ne avvediamo...
Ed è chiamato - dicevo - «Difensore»,
«Avvocato». Forse anche qui la terminologia non ci aiuta molto a penetrare in
un'atmosfera devota: ci fa pensare piuttosto ad un'aula di tribunale dove
troviamo, oltre l'imputato e il giudice, il pubblico ministero - quello che
accusa - e il difensore, appunto, l'avvocato che svolge la parte della difesa.
Lo Spirito Santo - ecco - avrebbe il compito di difendere. Difendere chi? Che
cosa?
Abbandoniamo l'immagine un po' fredda
e burocratica del Palazzo di Giustizia. Pensiamo a noi. Non è forse vero che
anche dentro di noi c'è un pubblico ministero che accusa spesso in modo globale
e implacabile? O, più precisamente, non è forse vero che anche noi stessi
abbiamo la requisitoria facile, un poco contro tutti e contro tutto? In certi
momenti neri - ma non solo – le persone che accostiamo ci appaiono come zerbini
da calpestare o mostri da evitare: non ci fidiamo, comunque, di loro; abbiamo
già stabilito che non meritano un pizzico di stima o che nascondono una segreta
intenzione di manipolarci, di giocarci; ne vediamo soltanto i limiti, i
difetti, le cattiverie... Un giudizio universale e senza possibilità d'appello:
una requisitoria senza scampo, appunto. Saremmo pronti talvolta a stizzirci non
solo perché l'autista del pullman guida a strattoni e il vigile tarda a dare
via libera, ma anche perché un collega d'ufficio ha i capelli castani e parla
farfugliando, come se fosse colpa sua. E così è per le situazioni in cui ci
troviamo: odiamo talvolta il nostro lavoro, il nostro modo di camminare e di
gestire, il timbro di voce, l'educazione ricevuta... Tutto. Tutto ci irrita e
ci innervosisce e ci umilia e ci spinge quasi a preparare la vendetta...
Vedete un poco, amici, se non abbiamo
bisogno d'un avvocato. Siamo pubblici ministeri arcigni, drastici, impietosi -
e un po' stolti -: un po' stolti perché anche gli orologi fermi sono esatti due
volte al giorno; e non c'è persona o situazione che non offra pure qualche
aspetto di positività e di bellezza...
Lo Spirito Santo in noi si assume
esattamente questa funzione ingrata e serena di difensore: ci riconcilia con
gli altri e con le cose; ci riappacifica con noi stessi; ci aiuta a
raggiungere, con il coraggio di cambiare, anche il coraggio di accettare il
mondo che ci sta attorno e che è dentro di noi; ci offre pure un senso di
umorismo che distende le ciglia aggrottate e ci rende capaci di sorridere.
L'umorismo è un gran dono di Dio. Consente quello splendido viaggio d'avventura
che è lo scoprire la nostra casa come un continente inesplorato; consente di
stupirci dei vicini più noti; di non prenderci troppo sul serio; di giungere
perfino a. prenderci gioco un poco di noi stessi...
Vieni, Spirito Santo!
(Alessandro Maggiolini)
«Nel giorno di Pentecoste fu dato ai
cristiani lo Spirito Santo nella grazia e nel giorno di Pentecoste i Giudei
ricevettero la legge nel timore: la legge dunque fa riconoscere peccatori, la
grazia libera dal peccato; la legge atterrisce, la grazia attrae; la legge
porta alla pena, la grazia offre la misericordia».
(Sant’Agostino)